[Nonviolenza] Telegrammi. 5332



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5332 del 23 settembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Dire con chiarezza queste elementari verita'
2. Movimento Nonviolento: Obiezione alla guerra, scriviamolo su tutti i muri
3. Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier
4. Benito D'Ippolito: "Tengo famiglia"
5. Dei due tipi di poeti che scrivono di guerra
6. Un vecchio scrive
7. Istantanee
8. Omero Dellistorti: Una tautologia
9. Omero Dellistorti: Ad rivum eundem
10. Omero Dellistorti: Con questa pioggia
11. Omero Dellistorti: Scatoloni
12. Omero Dellistorti: L'ovvio
13. Omero Dellistorti: Queste storie che non finiscono
14. Severino Vardacampi: Fermare la guerra e' possibile
15. Enrico Peyretti presenta "L'educazione" di Danilo Dolci
16. Cantata per Danilo
17. Una breve notizia su Danilo Dolci
18. Alcune pubblicazioni di e su Hannah Arendt
19. Segnalazioni librarie
20. La "Carta" del Movimento Nonviolento
21. Per saperne di piu'

1. L'ORA. DIRE CON CHIAREZZA QUESTE ELEMENTARI VERITA'

Non seguire i guerrafondai nelle loro acrobatiche retoriche.
Non subire la loro viscida propaganda che porta all'abisso.
Dire con chiarezza queste elementari verita':
1. la guerra uccide gli esseri umani;
2. le armi uccidono gli esseri umani;
3. gli eserciti e tutte le organizzazioni armate uccidono gli esseri umani.
E quindi occorre insorgere nonviolentemente contro tutte le stragi.
E quindi occorre insorgere nonviolentemente contro tutte le uccisioni.
E quindi occorre insorgere nonviolentemente contro tutte le guerre, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*
L'Italia, sia direttamente che attraverso la Nato e l'Unione Europea, e' pienamente partecipe della guerra che fa strage di esseri umani in Ucraina ed ora anche in Russia.
Il governo italiano facendo partecipare alla guerra il nostro paese viola l'articolo 11 della Costituzione repubblicana: e' quindi non solo stragista ma anche golpista.
E' diritto e dovere dell'intero popolo italiano insorgere nonviolentemente contro la guerra.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: OBIEZIONE ALLA GUERRA, SCRIVIAMOLO SU TUTTI I MURI
[Riceviamo e diffondiamo]

La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale.
*
La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo:
un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta "Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla".
Il volantone, inviato a tutti gli iscritti e ai Centri del Movimento Nonviolento, agli abbonati alla rivista Azione nonviolenta e a tutti coloro che ne faranno richiesta, rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Il Movimento Nonviolento ha scelto di stare dalla loro parte, di sostenerli concretamente, di difendere il loro diritto umano alla vita e alla pace, e di chiedere all'Unione Europea e al Governo italiano di riconoscere, per loro e per chi firma la Dichiarazione, lo "status" di obiettori di coscienza.
La Campagna si sviluppa su due direttrici:
- la raccolta fondi per sostenere nelle loro attivita' i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina, le spese legali per i processi che obiettori e nonviolenti di quei paesi subiscono, per aiutare chi espatria per non farsi arruolare, per gli strumenti di informazione necessari a diffondere la scelta dell'obiezione;
- la diffusione della Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, il rifiuto della chiamata alle armi e fin da ora della futura mobilitazione militare. La procedura e' semplice: si compila e si sottoscrive la Dichiarazione (per tutti, giovani o adulti, donne e uomini ) rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio.
Sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it alla voce Obiezione alla guerra si trovano tutti gli aggiornamenti e la possibilita' di adesione e contribuzione.
Movimento Nonviolento
Settembre 2024
*
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8, 37123 Verona
Tel 045 8009803
Cell. 348 2863190
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
per sostegno e donazioni
Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

3. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER CHIEDERE LA GRAZIA PER LEONARD PELTIER

Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier.
E' consuetudine dei presidenti statunitensi giunti a fine mandato di concedere la grazia ad alcuni detenuti.
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
Leonard Peltier, che a settembre compira' 80 anni, da 48 anni e' detenuto per un crimine che non ha commesso.
Leonard Peltier e' gravemente malato, e le sue malattie non possono essere curate adeguatamente in carcere.
Affinche' non muoia in carcere un uomo innocente, affinche' Leonard Peltier possa tornare libero e trascorrere con i suoi familiari questo poco tempo che gli resta da vivere, la cosa piu' importante ed urgente da fare adesso e' scrivere a Biden per chiedere che conceda la grazia a Leonard Peltier.
*
Per scrivere a Biden la procedura e' la seguente.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia al signor Leonard Peltier.
Leonard Peltier ha quasi 80 anni ed e' affetto da plurime gravi patologie che non possono essere adeguatamente curate in carcere: gli resta poco da vivere.
Leonard Peltier ha subito gia' 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso: la sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela e da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama e da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di esseri umani.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
restituisca la liberta' a Leonard Peltier; non lasci che muoia in carcere un uomo innocente.
Distinti saluti.
*
Sollecitiamo chi legge questo comunicato ad aderire all'iniziativa e a diffondere l'informazione.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

4. MEMENTO. BENITO D'IPPOLITO: "TENGO FAMIGLIA"

Lo so che "tengo famiglia" e' il motto di tutti i pavidi
il motto di tutti gli arresi alla violenza

E mi ferisce il fatto che anch'io devo tenere conto
che devo dedicare le intere mie giornate
ormai da anni e anni a questa parte
ad assistere un anziano familiare non piu' autosufficiente

E quindi posso solo dire e non fare
cio' che sarebbe giusto e necessario
di fronte all'orrore della guerra

Ma anche il dire e' un fare
nell'impossibilita' di fare altro
e quindi il mio dire e' questo:

Occorre insorgere contro la guerra
occorre insorgere contro le armi
occorre insorgere contro gli eserciti

Salvare le vite e' il primo dovere
solo la nonviolenza puo' salvare
l'intera umanita' dalla catastrofe

5. MEMENTO. DEI DUE TIPI DI POETI CHE SCRIVONO DI GUERRA

C'e' quello che dulce et decorum
e che di solito scrive in salotto
e compare in tivu' e sui giornali
con la foto e i titoli e tutto.

E poi c'e' quello che e' morto in trincea
e siccome ormai e' morto e' inutile perderci tempo
a leggere gli spropositi comunisti che scriveva.

6. IDILLI. UN VECCHIO SCRIVE

Un vecchio scrive su un foglio con la bic
nella sala caffe' dell'ospedale
la gente che passa si chiede cosa faccia
qualcuno lo fotografa col telefonino
qualcuno e' in dubbio se occorra chiamare
la sicurezza
o un infermiere con i farmaci del caso.

7. HIC ET NUNC. ISTANTANEE

L'infinita tristezza delle pubblicita'
di banche automobili diete
prodotti di bellezza e cibi vari

e mentre blatera la televisione
rantola urla di dolore e muore
la gente chiusa in quest'ospedale

*

Trovo sul tavolo una rivista patinata
alla "Difesa" dedicata che esibisce
ogni genere d'armi come fossero
la meraviglia delle meraviglie
trionfo e culmine dell'ingegno umano
gioia e splendore della civilta'

*

Dalla televisione l'infinita
di salotti processione invita il pubblico
ad accettare il mondo come e'
sapendo che chi guarda vive misero
e non sortira' mai dalla miseria
ma nella scatola della televisione
vive un'umanita' senza pensieri
in cui specchiarsi ed affogare l'anima
e tanto basta. E questo e' gia' il fascismo.

*

Quante volte hai frodato e defraudato?
Quante volte hai mentito finanche senza motivo?
Quante volte sei venuto meno ai tuoi doveri?
Quante volte hai abbandonato chi chiedeva aiuto?
Quante volte hai tradito l'amico e l'estraneo?
Quante volte sei stato ipocrita e quante corruttore?
Dinanzi allo specchio mentre ti fai la barba
ti dici che e' meglio non pensarci.
Meglio continuare a godersi i soldi e il potere.
Meglio continuare a far scannare gli imbecilli.
E preparare il solenne discorso con il commosso elogio
di chi ha sacrificato la vita per la patria.

8. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UNA TAUTOLOGIA

- Mi scusi.
- Dica.
- Vedo che sta leggendo il giornale.
- Si'.
- C'e' mica la notizia di quello che ha ammazzato la moglie ieri sera?
- Non mi pare. Dove e' successo?
- Qui.
- Ah. No, non mi pare. Vuole guardare lei?
- No, non serve, se non l'ha vista lei vuol dire che la notizia non c'e', che poi e' successo di notte e magari il giornale non ha fatto in tempo a pubblicarla.
- Ah, e' probabile.
- Magari non se ne sono ancora accorti neppure i cosi, gli sbirri.
- La polizia.
- Si', la polizia.
- Puo' darsi.
- Puo' darsi si', magari non l'ha ancora trovata nessuno.
- trovata chi?
- Mia moglie, no?
- Mi scusi, ma intende dire...
- Cosa?
- Intende dire di essere lei quel marito?
- Quale marito?
- Il marito di sua moglie.
- Direi che e' tautologico, no?
- Gia', e' tautologico.
- E' bello poter usare la parola tautologico in una conversazione, non le pare?
- Si', in effetti si'.
- Gia'.
- Gia'.
- Beh, adesso la saluto. Buongiorno, eh.
- Buongiorno, buongiorno, e tante buone cose.
- Anche a lei, anche a lei.

9. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: AD RIVUM EUNDEM

- Mi scusi.
- Dica.
- Perche' mi guarda con astio?
- Io? Si sbaglia, non la guardavo affatto.
- Forse prima no, ma adesso si' che mi guarda, e mi guarda con astio, non lo neghi.
- Le assicuro che si sbaglia.
- Le sembro uno stupido?
- Non ho affatto detto questo; del resto neppure la conosco.
- E se non mi conosce, allora perche' mi offende?
- Non la sto offendendo.
- Abbia almeno il coraggio delle sue azioni.
- Cosa intende dire?
- Quello che ho detto.
- Guardi, le dico che si sbaglia e la prego di credermi.
- E pensi di cavartela cosi'?
- Come dice?
- Hai capito benissimo, pagliaccio.
- Senta, adesso sta proprio esagerando.
- Pagliaccio e vigliacco.
- Fingero' di non aver sentito.
- E finto. Pagliaccio, vigliacco e finto.
- Senta, per quanto mi riguarda questa conversazione finisce qui.
- E che lo decidi tu? Eh, fasullone, lo decidi tu?
- Non intendo risponderle.
- Ma chi ti credi di essere, eh?
- Si rivolga a qualcun altro, io non intendo piu' darle spago.
- Spago? Hai detto spago? A me? Adesso vedi.
- Ma cosa fa? Metta giu' quel coltello.
- Eccoti servito, e ecco, e ecco. Eh? Adesso si' che l'hai fatta finita, eh? Guarda che schifo tutte 'ste budella di fuori. Un pagliaccio di meno. E anche oggi la mia buona azione l'ho fatta.

10. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: CON QUESTA PIOGGIA

- Buonasera.
- Buonasera.
- Piove che domineddio la manda.
- Gia'.
- E fa pure un freddo cane.
- Si'.
- Anche lei e' qui che aspetta l'autobus?
- Si'.
- Anch'io.
- Gia'.
- Ha da accendere?
- Non fumo.
- Beato lei.
- Gia'.
- Sa a che ora passa il pullman?
- Dovrebbe passare tra poco.
- Per fortuna questa tettoia, eh?
- Gia'.
- Lei e' di qui?
- No.
- Ha una macchia sulla giacca.
- Si'?
- Si', vede? E un'altra. Sembra sangue.
- Gia'.
- Sangue fresco sembra.
- Si'.
- Ma lei e' ferito.
- In effetti.
- Bisognerebbe chiamare aiuto.
- No, non si disturbi.
- Per fermare l'emorragia.
- Non vale la pena, mi creda.
- Ma...
- Lasci stare.
- Non posso.
- Si' che puo'.
- No, guardi, proprio non posso.
- Si' che puo', non insista.
- In coscienza, in coscienza non posso proprio. Se permette chiamo un'ambulanza.
- Non lo faccia.
- Ma devo, lei sta morendo.
- Non lo faccia, le ho detto.
- Ma perche' no?
- Perche' no.
- Io chiamo un'ambulanza, col telefonino ci metto un attimo.
- Non lo faccia o le sparo.
- Cosa?
- Ha sentito, le sparo.
- Ma lei sta morendo.
- Esattamente, mi lasci morire da solo.
- Non posso.
- Allora moriremo insieme.
- Lei non dice davvero.
- Eccome se dico davvero. Non mi metta alla prova.
- Magari neppure ce l'ha una pistola per spararmi.
- Eccola.
- Ma non mi sparerebbe.
- Se lei se ne sta tranquillo e mi lascia morire in pace, no.
- Ma perche' vuole morire?
- Sono fatti miei, non le sembra?
- Ma adesso sono anche fatti miei.
- No, non lo sono, e quindi la smetta.
- Io non capisco.
- Non c'e' niente da capire, e adesso mi lasci in pace.
- Con questa pioggia...
- Gia', con questa pioggia.

11. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: SCATOLONI

- Permette?
- Prego.
- Grazie.
- Non c'e' di che.
- Dovrei andare a prendere un altro scatolone, non e' che potrebbe essere cosi' cortese da controllare che nessuno si porti via questo?
- Va bene.
- Grazie, ci metto un attimo.
- Prego.
*
- Eccomi di ritorno.
- Ha fatto presto.
- E due. Adesso dovrei andare a prenderne un altro.
- Faccia pure.
- Grazie ancora.
- Si figuri.
*
- E sono tre. Non immagina quanto pesino.
- Lo vedo. E' tutto sudato.
- E si'. Una faticaccia, mi creda.
- Lo credo bene.
- Magari vorrebbe sapere cosa c'e' dentro?
- No, no.
- Ma io voglio dirglielo lo stesso, visto che e' stato cosi' gentile.
- Allora dica.
- Teste.
- Teste?
- Si', teste.
- Intende dire teste umane?
- Certo, teste umane.
- Lei si burla di me.
- No, no. Vuole vedere?
- Per carita', no.
- Guardi che stanno ognuna dentro una busta sigillata. Trasparente ma resistente. E' tutto igienico, mi creda.
- le credo, le credo, ma preferisco non vedere.
- Come preferisce. Ah, il telefono. Sono una maledizione questi telefonini. Mi scusi, eh.
- Prego, risponda pure.
- Si', si'. Subito? Arrivo. Il tempo di arrivare, si'. Ecco fatto. Mi scusi, sa, le dovrei chiedere ancora una cortesia.
- Dica.
- Dovrei proprio andare per una commissione. Non staro' via molto. Se lei potesse sorvegliare i miei scatoloni fino al mio ritorno...
- D'accordo.
- Torno il prima possibile.
- Certo.
- Ah, vorrei darle qualcosa per il disturbo.
- Ma lei scherza, no, no, non c'e' bisogno.
- Allora grazie. Adesso vado. Vado e torno.
- Vada, vada.

12. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'OVVIO

Poi viene il giorno che diventi parte del paesaggio. Sembra ovvio che tu sia li'. Nessuno si chiede piu' chi sei e che ci fai. E invece sei quello che strangola la gente.

13. NUOVE STORIE DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: QUESTE STORIE CHE NON FINISCONO

- Di cosa parlano queste storie che non finiscono?
- Non lo so, lei che dice?
- Non lo so, pensavo che lo sapesse lei, visto che le racconta.
- Ah, ma io le racconto perche' le ho sentite dire, perche' mi ci sono trovato per caso. Mica lo so che significano.
- Ah no?
- No.
- Ah.
- Eh.
- Sembrano, sembrano metafore.
- E cosa c'e' che non sembri una metafora?
- Gia'.
- Gia'.
- Pero' mi pare che...
- Le pare che? Dica, dica.
- No, niente.
- Niente?
- Niente.
- Vede?
- Cosa?
- Niente, niente.
- Gia'.
- Gia'.

14. L'ORA. SEVERINO VARDACAMPI: FERMARE LA GUERRA E' POSSIBILE

Fermare la guerra e' possibile.
Ma solo con l'insurrezione nonviolenta dei popoli.
Con l'insurrezione nonviolenta per abolire gli eserciti e le armi.
Con l'insurrezione nonviolenta per far cessare tutte le uccisioni.
Solo l'insurrezione nonviolenta puo' salvare le vite che la guerra divora.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Cosa si aspetta ancora a insorgere?

15. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "L'EDUCAZIONE" DI DANILO DOLCI
[Riceviamo e diffondiamo]

Danilo Dolci, L'educazione, Edizioni di Comunita', 2024.
*
Tutti conoscono Garibaldi, pochi Danilo Dolci (1924-1997), che ha fatto ben di piu' per la Sicilia, per i diritti personali e sociali, per la nonviolenza attiva, per l'unita' d'Italia e non solo. In questo libretto egli rende conto della sua azione dal 1970, a Trappeto, con l'avvio di un centro educativo e iniziative artigianali ed artistiche. Non doveva essere una scuola, ma esperienza di ragazzi e adulti insieme, p. es. sui problemi della famiglia, interpellando "miniere di saggezza sprecate", oppure, su richiesta di una ragazzina, un seminario sulle stelle, tema dalle mille sfaccettature. "L'educatore e' essenzialmente un esperto di maieutica" (p. 16), chiarificazione teorica e pratica di gruppo, su base di esperienza e intuizione. Chi insegna parla della propria esperienza. "In fondo a tutto, la tensione dei perche'". Ci si educa a diverse forme di scoperta e di espressione. Il termine socratico maieutica, arte della levatrice, introdotto nel linguaggio pedagogico, non esisteva in lingua inglese. Nel gruppo, ognuno doveva giungere ad essere "maieuta" agli altri. Un altro passo, piu' avanzato, indispensabile, sarebbe affrontare insieme tre livelli di coscienza: individuale, di gruppo, dell'insieme sociale. Anche la matematica si puo' imparare con questa pedagogia. Si puo' scoprire che il silenzio ha molte piu' forme di quanto immagini.
Danilo Dolci riprende intuizioni di Tolstoj. Dai giochi locali si puo' intuire la grande diga necessaria al territorio e alla campagna locale, che Dolci realizzera' con la gente del luogo. La parola, la scrittura, la musica, il vangelo, si imparano interrogandosi, dialogando, facendo.
A sedici anni, Dolci si alzava alle quattro, prima della scuola, felice di divorare letture universali, di tutte le culture. Imparava quanto gli uomini hanno capito ed espresso attraverso i migliori. Fece poi l'esperienza di Nomadelfia (dove "la legge e' la fraternita'"). Poi in Sicilia, a Trappeto, il piu' misero dei paesi: analfabetismo, violenza mafiosa, disoccupazione, fame, rassegnazione: fin quando non si vede la possibilita' di cambiamenti, non ci si impegna. Lo stato negava lavoro e scuole, imprigionava e uccideva chi protestava, la polizia di fatto come i banditi e i mafiosi. Dolci descriveva nei suoi libri questa situazione. Ci voleva una diga per incanalare l'acqua per le campagne, ma non si sapeva cos'e' una diga. C'e' la possibilita' di vivere per tutti, ma non si sa che c'e'. Dallo star male la gente non sapeva uscire. Ci voleva organizzazione sociale democratica. Non basta chiedere, bisogna premere, senza violenza. Chi conserva "l'ordine" mette fuori gioco chi vuole il cambiamento. Responsabilita' e' cercare. "L'antitesi della pace non e' il conflitto, e' la violenza". "Un pacifismo senza radici nel socioeconomico si riduce per lo piu' a parole" (p. 55).
Dolci analizza il "sistema clientelare", dalla mafia alla corruzione del sistema democratico. Le cause sono il basso livello economico e culturale-politico di vaste masse, l'insufficiente capacita' di vita associativa o collaborazione, da cui viene ogni tipo di fascismo e monopolio. E dove c'e' grande sviluppo, il potere non e' nelle mani del politico, ma di chi fa massicci investimenti nella stampa e condiziona l'opinione pubblica. Accettare questo sistema e' gia' morire. Fatichiamo a uscire dal tempo primitivo, verso quello in cui "la tua vita e' la mia vita, e la mia e' anche la tua. Abbiamo appena iniziato ad apprendere che gli uomini possono davvero imparare solo se lo vogliono e se sanno cercare insieme. E che c'e' sempre il rischio di dimenticare quanto si sa".
Danilo Dolci ebbe il Premio Lenin per la Pace nel 1958 e investi' quei soldi nel Centro studi e iniziative per la piena occupazione. Fece "continuazione della Resistenza, senza sparare". Fu condannato a due anni di prigione, per la denuncia antimafia. Ma rivoluzionario e' il suo metodo: non fa il guru, ma coinvolge nella partecipazione, il vero cambiamento. Con l'idea della diga sul fiume Jato, e altre, realizzate, modifica la storia di migliaia di persone. Distingue il trasmettere dal comunicare, il potere dal dominio. Propone "all'educatore che e' in ognuno" la rifondazione dei rapporti sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo".

16. REPETITA IUVANT. CANTATA PER DANILO

Giunse Danilo da molto lontano
in questo paese senza speranza
ma la speranza c'era, solo mancava
Danilo per trovarcela nel cuore.

Giunse Danilo armato di niente
per vincere i signori potentissimi
ma non cosi' potenti erano poi,
solo occorreva che venisse Danilo.

Giunse Danilo e volle essere uno
di noi, come noi, senza apparecchi
ma ci voleva di essere Danilo
per averne la tenacia, che rompe la pietra.

Giunse Danilo e le conobbe tutte
le nostre sventure, la fame e la galera.
Ma fu cosi' che Danilo ci raggiunse
e resuscito' in noi la nostra forza.

Giunse Danilo inventando cose nuove
che erano quelle che sempre erano nostre:
il digiuno, la pazienza, l'ascolto per consiglio
e dopo la verifica in comune, il comune deliberare e il fare.

Giunse Danilo, e piu' non se ne ando'.
Quando mori' resto' con noi per sempre.

17. REPETITA IUVANT. UNA BREVE NOTIZIA SU DANILO DOLCI

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) il 28 giugno 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso il 30 dicembre 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recente e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006.

18. REPETITA IUVANT. ALCUNE PUBBLICAZIONI DI E SU HANNAH ARENDT

- Hannah Arendt, Il concetto d'amore in Agostino, Se, Milano 1992, pp. 168.
- Hannah Arendt, La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1964, 1993, pp. 318.
- Hannah Arendt, La vita della mente, Il Mulino, Bologna 1987, 1993, pp. 630.
- Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Comunita', Milano 1967, 1999, Einaudi, Torino 2004, Mondadori, Milano 2010, pp. LXXXIV + 710.
- Hannah Arendt, Rahel Varnhagen, Il Saggiatore, Milano 1988, 2004, pp. XLVI + 292 (+ un inserto fotografico di 16 pp.).
- Hannah Arendt, Sulla rivoluzione, Comunita', Milano 1983, 1996, pp. LXXVIII + 342.
- Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1991, pp. 312.
- Hannah Arendt, Vita Activa. La condizione umana, Bompiani, Milano 1964, 1994, pp. XXXIV + 286.
- Hannah Arendt, Antologia, Feltrinelli, Milano 2006, pp. XXXVIII + 246.
- Hannah Arendt, Il pensiero secondo. Pagine scelte, Rcs, Milano 1999, pp. II + 238.
- Hannah Arendt, Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001, pp. 272.
- Hannah Arendt, Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003, pp. XXVI + 230.
- Hannah Arendt, Alcune questioni di filosofia morale, trad. it., Einaudi, Torino 2003, pp. X + 116.
- Hannah Arendt, Che cos'e' la politica, Comunita', Milano 1995, 1997, Einaudi, Torino 2001, 2006, pp. XIV + 194.
- Hannah Arendt, Disobbedienza civile, Chiarelettere, Milano 2017, 2019, pp. XXIV + 72.
- Hannah Arendt, Ebraismo e modernita', Unicopli, Milano 1986, Feltrinelli, Milano 1993, pp. 232.
- Hannah Arendt, Humanitas mundi. Scritti su Karl Jaspers, Mimesis, Milano-Udine 2015, pp. 102.
- Hannah Arendt, Il futuro alle spalle, Il Mulino, Bologna 1981, 1995, pp. X + 166.
- Hannah Arendt, Illuminismo e questione ebraica, Cronopio, Napoli 2009, pp. 48.
- Hannah Arendt, Il pescatore di perle. Walter Benjamin 1892-1940, Mondadori, Milano 1993, pp. VI +  106.
- Hannah Arendt, Il razzismo prima del razzismo, Castelvecchi, Roma 2018, pp. 80.
- Hannah Arendt, La lingua materna, Mimesis, Milano-Udine 1993, 2005, 2019, pp. 114.
- Hannah Arendt, La menzogna in politica, Marietti 1820, Bologna 2006, 2018, 2019, pp. XXXVIII + 88.
- Hannah Arendt, L'ebreo come paria. Una tradizione nascosta, Giuntina, Firenze 2017, pp. 68.
- Hannah Arendt, L'umanita' in tempi bui, Cortina, Milano 2006, 2019, pp. 90.
- Hannah Arendt, Marx e la tradizione del pensiero politico occidentale, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016, pp. 168.
- Hannah Arendt, Per un'etica della repsonsabilita'. Lezioni di teoria politica, Mimesis, Milano-Udine 2017, pp. 152.
- Hannah Arendt, Politica ebraica, Cronopio, Napoli 2013, pp. 312.
- Hannah Arendt, Politica e menzogna, Sugarco, Milano 1985, pp. 288.
- Hannah Arendt, Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004, pp. XXXII + 238.
- Hannah Arendt, Ritorno in Germania, Donzelli, Roma 1996, pp. 64.
- Hannah Arendt, Socrate, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015, pp. 126.
- Hannah Arendt, Sulla violenza, Guanda, Parma 1996, pp. 96.
- Hannah Arendt, Verita' e politica, Bollati Boringhieri, Torino 1995, pp. 98.
- Hannah Arendt, Verita' e umanita', Mimesis, Milano-Udine 2014, pp. 76.
- Hannah Arendt, Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007, pp. 656.
- Hannah Arendt - Karl Jaspers, Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989, pp. XXIV + 248.
- Hannah Arendt - Mary McCarthy, Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999, pp. 720.
- Hannah Arendt - Kurt Blumenfeld, Carteggio 1933-1963, Ombre corte, Verona 2015, pp. 280.
- Hannah Arendt - Martin Heidegger, Lettere 1925-1975, Einaudi, Torino 2000, 2007, pp. VI + 320 (+ un inserto fotografico di 16 pp.).
- Hannah Arendt - Joachim Fest, Eichmann o la banalita' del male. Interviste, lettere, documenti, Giuntina, Firenze 2013, 2014, pp. 222.
- Hannah Arendt - Walter Benjamin, L'angelo della storia. Testi, lettere, documenti, Giuntina, Firenze 2017, 2018, pp. 270.
- Hannah Arendt - Guenther Anders, Scrivimi qualcosa di te. Lettere e documenti, Carocci, Roma 2017, pp. XII + 194.
- Hannah Arendt, L'amicizia e la Shoah. Corrispondenza con Leni Yahil, Edb, Bologna 2017, pp. 112.
- Hannah Arendt, Guenther Stern-Anders, Le Elegie duinesi di R. M. Rilke, Asterios, Trieste 2014, 2019, pp. 80.
*
- AA. VV., Hannah Arendt e la questione sociale, a cura di Ilaria Possenti, volume monografico di "aut aut", n. 386, giugno 2020, Il Saggiatore, Milano 2020.
- Guenther Anders, La battaglia delle ciliege, Donzelli, Roma 2015.
- Laura Boella, Hannah Arendt. Agire politicamente. Pensare politicamente, Feltrinelli, Milano 1995.
- Laura Boella, Hannah Arendt. Un umanesimo difficile, Feltrinelli, Milano 2020.
- Adriana Cavarero, Arendt e la banalita' del male, Gedi, Roma 2019.
- Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996.
- Elzbieta Ettinger, Hannah Arendt e Martin Heidegger. Una storia d'amore, Garzanti, Milano 2000.
- Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995.
- Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999.
- Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994.
- Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001.
- Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.
- Olivia Guaraldo, Arendt, Rcs, Milano 2014.
- Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999.
- Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005.
- Ana Nuno, Hannah Arendt, Rba, Milano 2019.
- Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009.
- Paul Ricoeur, Hannah Arendt, Morcelliana, Brescia 2017.
- Cristina Sanchez, Arendt. La politica in tempi bui, Hachette, Milano 2015.
- Agustin Serrano de Haro, Hannah Arendt, Rba, Milano 2018.
- Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994.

19. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, pp. 84.
- Luciana Breggia, Parole con Etty. Un itinerario verso il presente, Claudiana, Torino 2011, pp. 120.
- Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000, pp. 184.
- Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000, pp. 264.
- Maria Pia Mazziotti e Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo 'altro' e' possibile, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2002, pp. 64.
- Nadia Neri, Un'estrema compassione. Etty Hillesum testimone e vittima del Lager, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. VI + 170.
- Maria Giovanna Noccelli, Oltre la ragione. Risonanze filosofiche del pensiero e dell'itinerario esistenziale di Etty Hillesum, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2004, pp. 160.

20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

21. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5332 del 23 settembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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