[Nonviolenza] Telegrammi. 5327



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5327 del 18 settembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Vandana Shiva: Principi costitutivi di una democrazia della comunita' terrena
2. Movimento Nonviolento: Obiezione alla guerra, scriviamolo su tutti i muri
3. Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier
4. Amy Goodman: Imprisoned for 50 Years: Amnesty Calls for Leonard Peltier's Freedom as He Turns 80 Behind Bars
5. Una minima notizia su Luce Fabbri
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. VANDANA SHIVA: PRINCIPI COSTITUTIVI DI UNA DEMOCRAZIA DELLA COMUNITA' TERRENA
[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo estratto dall'introduzione del libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006, alle pp. 16-19]

1. Tutte le specie, tutti gli esseri umani e tutte le culture possiedono un valore intrinseco.
Tutti gli esseri viventi sono soggetti dotati di intelligenza, integrita' e di un'identita' individuale. Non possono essere ridotti al ruolo di proprieta' privata, di oggetti manipolabili, di materie prime da sfruttare o di rifiuti eliminabili. Nessun essere umano ha il diritto di possedere altre specie, altri individui, o di impadronirsi dei saperi di altre culture attraverso brevetti o altri diritti sulla proprieta' intellettuale.
2. La comunita' terrena promuove la convivenza democratica di tutte le forme di vita.
Siamo membri di un'unica famiglia terrena, uniti gli uni agli altri dalla fragile ragnatela della vita del pianeta. Pertanto e' nostro dovere assumere dei comportamenti che non compromettano l'equilibrio ecologico della Terra, nonche' i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l'umanita'. Nessun essere umano ha il diritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, ne' di trattarli con crudelta' e violenza.
3. Le diversita' biologiche e culturali devono essere difese.
Le diversita' biologiche e culturali hanno un valore intrinseco che deve essere riconosciuto. Le diversita' biologiche sono fonti di ricchezza materiale e culturale che pongono le basi per la sostenibilita'. Le differenze culturali sono portatrici di pace. Tutti gli esseri umani hanno il dovere di difendere tali diversita'.
4. Tutti gli esseri viventi hanno il diritto naturale di provvedere al loro sostentamento.
Tutti i membri della comunita' terrena, inclusi gli esseri umani, hanno il diritto di provvedere al loro sostentamento: hanno diritto al cibo e all'acqua, a un ambiente sicuro e pulito, alla conservazione del loro spazio ecologico. Le risorse vitali necessarie per il sostentamento non possono essere privatizzate. Il diritto al sostentamento e' un diritto naturale perche' equivale al diritto alla vita. E' un diritto che non puo' essere accordato o negato da una nazione o da una multinazionale. Nessun paese e nessuna multinazionale ha il diritto di vanificare o compromettere questo genere di diritto, o di privatizzare le risorse comuni necessarie alla vita.
5. La democrazia della comunita' terrena si fonda su economie che apportano la vita e su modelli di sviluppo democratici.
La realizzazione di una democrazia della comunita' terrena presuppone una gestione democratica dell'economia, dei piani di sviluppo che proteggano gli ecosistemi e la loro integrita', provvedano alle esigenze di base di tutti gli esseri umani e assicurino loro un ambiente di vita sostenibile. Una concezione democratica dell'economia non prevede l'esistenza di individui, specie o culture eliminabili. L'economia della comunita' terrena e' un'economia che apporta nutrimento alla vita. I suoi modelli sono sempre sostenibili, differenziati, pluralistici, elaborati dai membri della comunita' stessa al fine di proteggere la natura e gli esseri umani e operare per il bene comune.
6. Le economie che apportano la vita si fondano sulle economie locali.
Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creativita' alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili e' quello di operare all'interno delle realta' locali. Localizzare l'economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale. Si dovrebbero importare ed esportare soltanto i beni e i servizi che non possono essere prodotti localmente, adoperando le risorse e le conoscenze del luogo. Una democrazia della comunita' terrena si fonda su delle economie locali estremamente vitali, che sostengono le economie nazionali e globali. Un'economia globale democratica non distrugge e non danneggia le economie locali, non trasforma le persone in rifiuti eliminabili. Le economie che sostengono la vita rispettano la creativita' di tutti gli esseri umani e producono contesti in grado di valorizzare al massimo le diverse competenze e capacita'. Le economie che apportano la vita sono differenziate e decentralizzate.
7. La democrazia della comunita' terrena e' una democrazia che tutela la vita.
Una democrazia che tutela la vita si fonda sul rispetto democratico di ogni forma vivente e su un comportamento democratico da adottare gia' a partire dalla quotidianita'. Ogni soggetto coinvolto ha il diritto di partecipare alle decisioni da prendere in merito al cibo, all'acqua, alla sanita' e all'istruzione. Una democrazia che tutela la vita cresce dal basso verso l'alto, al pari di un albero. La democrazia della comunita' terrena si fonda sulle democrazie locali, lasciando che le singole comunita' costituite nel rispetto delle differenze e delle responsabilita' ecologiche e sociali abbiano pieni poteri decisionali riguardo all'ambiente, alle risorse naturali, al sostentamento e al benessere dei loro membri. Il potere viene delegato ai livelli esecutivi piu' alti applicando il principio della sussidiarieta'. La democrazia della comunita' terrena si fonda sull'autoregolamentazione e sull'autogoverno.
8. La democrazia della comunita' terrena si fonda su culture che valorizzano la vita.
Le culture che valorizzano la vita promuovono la pace e creano degli spazi di liberta' per consentire il culto di religioni diverse e l'espressione di diverse fedi e identita'. Tali culture lasciano che le differenze culturali si sviluppino proprio a partire dalla nostra umanita' e dai nostri comuni diritti in quanto membri della comunita' terrena.
9. Le culture che valorizzano la vita promuovono lo sviluppo della vita stessa.
Le culture che valorizzano la vita si fondano sul riconoscimento della dignita' e sul rispetto di ogni forma di vita, degli uomini e delle donne di ogni provenienza e cultura, delle generazioni presenti e di quelle future.
Sono culture ecologiche che non producono stili di vita distruttivi o improntati al consumismo, basati sulla sovrapproduzione, sullo spreco o sullo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Le culture che valorizzano la vita sono molteplici, ma ispirate da un comune rispetto per il vivente. Riconoscono la compresenza di identita' diverse che condividono lo spazio comune della comunita' locale e danno voce a un sentimento di appartenenza che correla i singoli individui alla terra e a tutte le forme di vita.
10. La democrazia della comunita' terrena promuove un sentimento di pace e solidarieta' universale.
La democrazia della comunita' terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l'impegno disinteressato, anziche' separarli attraverso la competizione, il conflitto, l'odio e il terrore. In alternativa a un mondo fondato sull'avidita', sulla diseguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarieta', la giustizia e la sostenibilita'.

2. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: OBIEZIONE ALLA GUERRA, SCRIVIAMOLO SU TUTTI I MURI
[Riceviamo e diffondiamo]

La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo: un poster diffuso a livello nazionale.
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La Campagna di Obiezione alla guerra presenta un nuovo strumento operativo:
un poster diffuso a livello nazionale con il simbolo del fucile spezzato e la scritta "Con la nonviolenza: per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla".
Il volantone, inviato a tutti gli iscritti e ai Centri del Movimento Nonviolento, agli abbonati alla rivista Azione nonviolenta e a tutti coloro che ne faranno richiesta, rilancia la Dichiarazione di obiezione di coscienza rivolta a chi rifiuta la chiamata alle armi e contiene tutte le informazioni su quanto realizzato finora a sostegno degli obiettori di coscienza di Russia, Ucraina, Bielorussia, Israele e Palestina, e i prossimi obiettivi che la Campagna vuole raggiungere.
Sono ormai centinaia di migliaia gli obiettori, disertori, renitenti alla leva che nei luoghi di guerra, rifiutano le armi e la divisa, negandosi al reclutamento militare, ripudiando il proprio esercito senza passare a quello avverso. Alcuni affrontano processo e carcere, altri espatriano, altri ancora scappano o si nascondono. Il Movimento Nonviolento ha scelto di stare dalla loro parte, di sostenerli concretamente, di difendere il loro diritto umano alla vita e alla pace, e di chiedere all'Unione Europea e al Governo italiano di riconoscere, per loro e per chi firma la Dichiarazione, lo "status" di obiettori di coscienza.
La Campagna si sviluppa su due direttrici:
- la raccolta fondi per sostenere nelle loro attivita' i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina, le spese legali per i processi che obiettori e nonviolenti di quei paesi subiscono, per aiutare chi espatria per non farsi arruolare, per gli strumenti di informazione necessari a diffondere la scelta dell'obiezione;
- la diffusione della Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, il rifiuto della chiamata alle armi e fin da ora della futura mobilitazione militare. La procedura e' semplice: si compila e si sottoscrive la Dichiarazione (per tutti, giovani o adulti, donne e uomini ) rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio.
Sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it alla voce Obiezione alla guerra si trovano tutti gli aggiornamenti e la possibilita' di adesione e contribuzione.
Movimento Nonviolento
Settembre 2024
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Movimento Nonviolento
via Spagna, 8, 37123 Verona
Tel 045 8009803
Cell. 348 2863190
www.nonviolenti.org
www.azionenonviolenta.it
per sostegno e donazioni
Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

3. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO AL PRESIDENTE STATUNITENSE BIDEN PER CHIEDERE LA GRAZIA PER LEONARD PELTIER

Scriviamo al presidente statunitense Biden per chiedere la grazia per Leonard Peltier.
E' consuetudine dei presidenti statunitensi giunti a fine mandato di concedere la grazia ad alcuni detenuti.
Leonard Peltier e' un illustre attivista nativo americano, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
Leonard Peltier, che a settembre compira' 80 anni, da 48 anni e' detenuto per un crimine che non ha commesso.
Leonard Peltier e' gravemente malato, e le sue malattie non possono essere curate adeguatamente in carcere.
Affinche' non muoia in carcere un uomo innocente, affinche' Leonard Peltier possa tornare libero e trascorrere con i suoi familiari questo poco tempo che gli resta da vivere, la cosa piu' importante ed urgente da fare adesso e' scrivere a Biden per chiedere che conceda la grazia a Leonard Peltier.
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Per scrivere a Biden la procedura e' la seguente.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: scrivere un breve testo (di seguito una traccia utilizzabile):
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
le scriviamo per chiederle di concedere la grazia al signor Leonard Peltier.
Leonard Peltier ha quasi 80 anni ed e' affetto da plurime gravi patologie che non possono essere adeguatamente curate in carcere: gli resta poco da vivere.
Leonard Peltier ha subito gia' 48 anni di carcere per un delitto che non ha commesso: la sua liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela e da madre Teresa di Calcutta, dal Dalai Lama e da papa Francesco, da Amnesty International, dal Parlamento Europeo, dall'Onu, da milioni di esseri umani.
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
restituisca la liberta' a Leonard Peltier; non lasci che muoia in carcere un uomo innocente.
Distinti saluti.
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Sollecitiamo chi legge questo comunicato ad aderire all'iniziativa e a diffondere l'informazione.
Free Leonard Peltier.
Mitakuye Oyasin.

4. DOCUMENTAZIONE. AMY GOODMAN: IMPRISONED FOR 50 YEARS: AMNESTY CALLS FOR LEONATD PELTIER'S FREEDOM AS HE TURNS 80 BEHIND BARS
[Dal sito www.democracynow.org riprendiamo e diffondiamo questa emissione del 13 settembre 2024]

Supporters of Leonard Peltier are calling on President Biden to grant clemency to the Indigenous leader and activist, who marked his 80th birthday behind bars on Thursday after nearly a half-century in prison for a crime he says he did not commit. The ailing Peltier, who uses a walker and has serious health conditions, including diabetes, has always maintained his innocence over the 1975 killing of two FBI agents in a shootout on the Pine Ridge Reservation. His conviction was riddled with irregularities and prosecutorial misconduct, and he is considered to be the longest-serving political prisoner in the United States. For much of the last four years, Peltier has been held under near-total lockdown. For more on Peltier and the campaign to free him, we speak with Nick Tilsen, president of the NDN Collective, and two attorneys on Peltier’s legal defense team, Jenipher Jones and Moira Meltzer-Cohen.
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Transcript
This is a rush transcript. Copy may not be in its final form.
AMY GOODMAN: This is Democracy Now!, democracynow.org, The War and Peace Report. I'm Amy Goodman.
Amnesty International is calling on President Biden to grant clemency to the Indigenous leader Leonard Peltier, who turned 80 years old Thursday after nearly half a century in prison for a crime he says he did not commit. Peltier has always maintained his innocence over the 1975 killing of two FBI agents in a shootout on the Pine Ridge Reservation, his conviction riddled with irregularities and prosecutorial misconduct.
In a letter to President Biden last week, Amnesty International USA wrote, quote, “Given the ongoing, unresolved concerns about the fairness of Leonard Peltier's trial and legal process, that he has spent nearly 50 years in prison, his age, the recent denial of parole and compassionate release, and ongoing and chronic health issues, we are asking you to commute Leonard Peltier's sentence and release him. This is not only timely but a necessary measure in the interests of both justice and mercy,” they wrote.
For more on Leonard Peltier's case, we're joined by Nick Tilsen, president of the NDN Collective, an Indigenous-led organization, citizen of the Oglala Lakota Nation, joining us from Atlanta, Georgia. We're also joined by two members of Leonard Peltier's legal defense team. Jenipher Jones is the managing attorney at the law firm For the People, lead counsel for Leonard Peltier's case, joining us from Denver, Colorado. And here in New York, we're joined by Moira Meltzer-Cohen, co-counsel on the case, educator and abolitionist.
We welcome you all to Democracy Now! I want to begin with Jenipher Jones. For people who have not followed Leonard Peltier's case - I know he's in the Coleman prison in Florida, and he just came out of a number of days in the prison hospital, just turned 80 years old - explain why he is behind bars and still behind bars after 50 years.
JENIPHER JONES: Well, good morning. Thank you, Amy, for having me on.
And that is quite a question and a complex question, because it has a lot to do with Leonard, what is keeping Leonard in prison now. I think what's important to clarify is the things that put Leonard in prison, those irregularities, those defects, the misconduct, are different from the things that are holding him in there today, so the procedures, the conditions of confinement, the law that is being used by the United States Parole Commission, which we assert is the wrong law and, therefore, in violation of the ex post facto clause to the U.S. Constitution. And that's also consistent with the United Nations Working Group on Arbitrary Detention in their evaluation of Leonard's current detention and incarceration right now.
He's an old law prisoner. There's a complex set of laws that are currently keeping him in. And so, we've been very clear, myself and co-counsel, that we intend to bring this to court. Leonard's case has not been reviewed by a court in over a decade, and yet there are still matters, substantive matters, that have not been raised in his case, and we intend to do that, including the medical issues, of course, other treaty violations and due process - serious due process issues that are causing him to be bound within the carceral system at this point, though he is 80 years old, reliant on a walker, has severe diabetes and a host of other health conditions for which he should not at all be incarcerated at this time, and apart from the fact - notwithstanding the fact that Congress did not intend for Leonard to be - or any prisoner convicted at that time of the offense, to be incarcerated in this particular manner.
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AMY GOODMAN: I spoke to Leonard Peltier on the phone from prison in Florida in 2012 during the Obama administration.
AMY GOODMAN: Leonard, this is Amy Goodman from Democracy Now! I was -
LEONARD PELTIER: Oh, hi, Amy. How are you?
AMY GOODMAN: Hi. I'm good. I was wondering if you have a message for President Obama.
LEONARD PELTIER: I just hope he can, you know, stop the wars that are going on in this world, and stop getting - killing all those people getting killed, and, you know, give the Black Hills back to my people, and turn me loose.
AMY GOODMAN: Can you share with people at the news conference and with President Obama your case for why you should be - your sentence should be commuted, why you want clemency?
LEONARD PELTIER: Well, I never got a fair trial, for one. ... They wouldn't allow me to put up a defense, and manufactured evidence, manufactured witnesses, tortured witnesses. You know, the list is - just goes on. So I think I'm a very good candidate for - after 37 years, for clemency or house arrest, at least.
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AMY GOODMAN: So, that was Leonard Peltier in 2012. In November 2000, on Election Day, I had a chance to interview then-President Bill Clinton, who had called in to our radio station, Pacifica station WBAI, to get out the vote for Hillary for Senate and Al Gore for president. I used the opportunity to ask him about the case of Leonard Peltier.
AMY GOODMAN: President Clinton, since it's rare to get you on the phone, let me ask you another question. And that is, what is your position on granting Leonard Peltier, the Native American activist, executive clemency?
PRESIDENT BILL CLINTON: Well, I don't - I don't have a position I can announce yet. I think if - I believe there is a new application for him in there. And when I have time, after the election is over, I'm going to review all the remaining executive clemency applications and, you know, see what the merits dictate. I will try to do what I think the right thing to do is based on the evidence.
*
AMY GOODMAN: So, that was almost a quarter of a century ago. Moira Meltzer-Cohen, you're co-counsel on the case. You attended the parole hearing in July. Talk about the significance of this.
MOIRA MELTZER-COHEN: Well, Leonard had not had a full reconsideration hearing for parole, I believe, since 2008. We put together a comprehensive parole submission for him. We were really committed to getting all of the evidence before the Parole Commission. And just to give you a sense of this, his parole submission was two volumes. It was nearly 500 pages, or a little over 500 pages. And, of course, it included not only letters of support and assurance from his friends and family and supporters, but many, many letters from experts, including, of course, a doctor and a social worker, his spiritual adviser, but also from historians, sociologists, criminologists, experts on aging in prison, experts on the history of the case. We had a really beautiful letter on the ways in which his continued confinement far from his ancestral lands is a violation of not only treaty law, but religious free exercise rights. We included letters from people who had lived through the reign of terror on Pine Ridge, not just people who had been present, but former law enforcement. We had letters supporting release from people who had been involved in the original prosecution and appeal, not just his defense attorneys, but people who had represented the government in prosecuting Mr. Peltier, about why they had ultimately, if belatedly, determined that he ought to be released. And even the Vatican sent a message of support for his release.
AMY GOODMAN: I want to bring Nick Tilsen into this conversation, president and CEO of NDN Collective, an Indigenous-led organization, usually on the Pine Ridge Reservation in South Dakota, where the shootout took place. Your parents were at that time there. If you can talk about the history of Leonard Peltier's case? Now you're in Atlanta. And the significance of what he has argued all of these years, with these two FBI agent coming onto the reservation? The case against Leonard Peltier, he has always denied that he killed these two FBI agents in a shootout.
NICK TILSEN: I mean, I think the most important thing to remember or for people to understand is there was a war happening on that side - at that time. And the United States government was arming one side of that battle. And there was hundreds of agents in and out of Pine Ridge during that time. Those agents came up to the camp in 1975 with aggression, at a time in which people were being killed for standing up for Indigenous peoples' rights.
The conditions at that time were directly related to why his co-defendants were originally let off, Dino Butler, Bob Robideau. And they were let off because of reasons for self-defense and because of the climate that was happening at that time on the Pine Ridge Indian Reservation.
And the United States government and the Federal Bureau of Investigation were engaging in a counterintelligence war to shut down the American Indian Movement and the Indigenous Peoples Movement at that time, because it was building power and it was becoming a threat to the United States. And it was showing - it was holding up the mirror of what happened to Indigenous people throughout history. It was in that climate and those conditions in which the shootout happened.
AMY GOODMAN: And explain where Leonard Peltier was, why he wasn't tried at that time and could well have been acquitted with the other two.
NICK TILSEN: He was in Canada at the time. He was in Canada at the time. He had evaded to Canada. And while he was in Canada, the United States government engaged in an illegal extradition from Canada. And they coerced witnesses, and they provided falsified documents to the Canadian government. And those falsified documents, the coerced witness, it was later found out that, of course, those were - contributed to the illegal extradition of Leonard Peltier from Canada back to the United States. But they continued his prosecution anyway.
AMY GOODMAN: And talk about who Leonard Peltier was and is, Nick, his significance in the community, his standing back then in 1975, and what he's been able to do from prison right through to now. And then I want to ask about the lockdown.
NICK TILSEN: Well, Leonard Peltier was an organizer and an activist of the American Indian Movement, that helped fight for the Native American Freedom of Religion Act, that helped fight for the Indian Self-Determination Act, that were fighting for many of the things that we are beneficiary of today as Indigenous people. And they were fighting for liberation of people and the rebuilding of Indigenous nations. Also, he was doing so, organizing, as a boarding school survivor, raising awareness about what was happening at that time in Indian country. And so, he created the conditions, many of the things that we benefit from today throughout Indian country, but he has never been able to benefit from them himself.
Now, from prison, he has been a writer. He has helped raise money and awareness around Indigenous issues. He has continued to maintain his position as a human rights leader and bringing light to what's happening to Indian people even from prison. And today, you know, he is one of the most world-renowned Indigenous human rights advocates, and he's been doing that from prison. He has stayed his course. He has stayed strong. He has helped bring light to Indigenous issues not just on Pine Ridge, in the United States, but around the world. And so, he is revered by Indian country as a leader. And it would mean the world to have him come back and have him released from prison. And I think it would absolutely be part of the legacy of the Biden administration and its relationship to Indigenous peoples of this land.
AMY GOODMAN: Is there any indication - and I'll put this question to all three of you, whoever wants to take it - of what Biden - I mean, I was asking President Clinton a quarter of a century ago if he's weighing clemency. He said, "Yes, we're looking at this." Moira, do you have any indication from the Biden administration right now?
MOIRA MELTZER-COHEN: I have not been in touch with the Biden administration. I think Nick may have a better sense of that.
AMY GOODMAN: Nick Tilsen?
NICK TILSEN: Where it's at right now is there's a pending application. There's a pending application to move forward for executive clemency. And President Biden could act on that any day. He could act on that any day. If we're going to sit here and think about the political landscape, the biggest likelihood of him doing executive clemency will happen after the election, before the inauguration. So, during that time is the absolute time that we have to build up the pressure and put the pressure on him. And so, at that time, we'll have more of an indication of what's happening.
You know, we're maneuvering - the FBI is one of the biggest challenges right now. It's because the FBI continues - all of these, you know, five decades later, it's continuing their effort to keep Leonard Peltier in prison. And so, we have to rise up and, you know, hope that the president of the United States has some courage, some compassion to do what is right and to release Leonard Peltier through executive clemency.
AMY GOODMAN: And, Jenipher, if you could talk about the lockdown right now, Jenipher Jones, lead counsel for Leonard Peltier?
JENIPHER JONES: Yes, absolutely. These lockdowns having been chronic and consistent, particularly for the last four years of Leonard's incarceration. They are called modified operations by the Bureau of Prisons. But what it means for Leonard, someone who is an elder, who is medically vulnerable, it means that he does not get the diabetic food that he needs, the exercise that he needs, the religious services that he requires, and he is locked down for 22 hours a day, only allowed to take a shower.
But it's uncharacteristic right now, because I've not heard from him in over seven days. And that is concerning. Obviously, it is heartbreaking, because he is sitting in lockdown on his 80th birthday - or, was sitting in lockdown on his 80th birthday. And really, this is a form of solitary confinement and a means of hastening death by incarceration. All of these different characteristics of Leonard's incarceration are, in fact, means of death by incarceration. So, we wholly object to the lockdowns. We believe that Leonard - and we have requested a medical transfer. It is wholly inappropriate for him, for many reasons, notwithstanding his medical reasons, for him to be at USP Coleman I sitting in lockdown, reliant on a walker, at 80 years old.
AMY GOODMAN: Well, Jenipher Jones, as well as Nick Tilsen - Jenipher Jones and Moira Meltzer-Cohen are co-counsels. Jenipher is lead counsel on the Leonard Peltier case. I want to thank you all for being with us.

5. MAESTRE. UNA MINIMA NOTIZIA SU LUCE FABBRI
[Ancora una volta riproponiamo]

Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e generosa, e' stata e resta un punto di riferimento per tutte le persone amiche della dignita' umana e della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida, per sempre Luce. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la parte biografica della voce a lei dedicata: "Luce Fabbri nasce a Roma il 25 luglio 1908, figlia di Bianca Sbriccoli e di Luigi Fabbri, insegnante e celebre teorico anarchico - libertario, nonche' collaboratore di Errico Malatesta. Dall'eta' di due anni e per i successivi quattro vive con i nonni, durante il periodo in cui il padre e' esule in Svizzera in seguito alla Settimana Rossa. Nel 1926, a causa del consolidarsi del regime fascista, il padre lascia clandestinamente l'Italia per Parigi dove sara' raggiunto dalla moglie nel 1927. Nello stesso anno il fratello minore Vero si trasferisce a Roma per lavoro. Per i successivi due anni Luce rimane dunque sola a Bologna, ospite in ambienti socialisti. In quel periodo e' accolta in casa di Enrico Bassi, socialista turatiano e amico dei fratelli Ugo Guido e Rodolfo Mondolfo; e a Bassi medesimo Rodolfo Mondolfo affidera' poi le proprie carte quando, nel 1939, sara' costretto ad espatriare in Argentina per la legge razziale che gli impedira' di occupare cariche pubbliche poiche' ebreo. Nel 1928 Luce si laurea in Lettere presso l'Universita' di Bologna con il massimo dei voti, discutendo una tesi su Reclus e la Comune di Parigi. Tra i professori della commissione era presente anche lo stesso Rodolfo Mondolfo, "che e' stato quasi un secondo padre per me in quei due anni che ero rimasta sola", che incontrera' nuovamente anni dopo, anch'esso esule antifascista in Sud America. Dopo un breve soggiorno di venti giorni a Roma a meta' novembre del 1928 parte avventurosamente per la Francia, per raggiungere i genitori a Parigi; lo fa aiutata dal ferroviere Giuseppe Peretti, di Bellinzona, che le fa passare la frontiera Svizzera registrandola sul passaporto come sua moglie. Dalla Francia si sposta presto in Belgio, a causa di un decreto di espulsione contro il padre emesso dal governo francese; e dopo breve tempo, nel 1930, emigra con i genitori a Montevideo in Uruguay, dove per un mese sono ospiti in casa del fiorentino Moscallegra, pseudonimo di Aratari. A Montevideo Luce fa i primi passi in quella che sara' la sua professione, inizia infatti a dare lezioni private di italiano, latino e greco. In seguito vincera' un concorso per l'insegnamento della storia nelle scuole secondarie, poi sara' lettrice di italiano presso la Facolta' di Lettere appena istituita e in seguito, nel '49, otterra' la docenza di Letteratura italiana, "per me l'insegnamento era parte del mio lavoro militante, l'ho sempre considerato come un momento del mio lavoro di anarchica". Qui con la sua collaborazione il padre Luigi si dedica alla rivista "Studi Sociali", curando inoltre la pagina in lingua italiana della rivista "La Protesta" e pubblicando anche, fino al settembre del 1930, alcuni articoli su altre riviste tra cui "La Pluma". Il colpo di Stato militare di Uriburu del 1930 in Argentina ha come conseguenza un esodo di rifugiati politici argentini in Uruguay. In questo primo periodo a Montevideo Luce, poco piu' che ventenne, frequenta le organizzazioni sindacali, collabora con il Comitato contro la dittatura in America, con un Gruppo anarchico femminile per il sostegno dei detenuti politici e con un Gruppo studentesco giovanile libertario. Con questo partecipa ad un congresso antimilitarista, indetto dai comunisti, contro la Guerra del Chaco. In questo congresso stringe amicizia con Simon Radowitzky da poco sbarcato a Montevideo dopo esser stato espulso dal suolo argentino. L'intensa attivita' d'insegnamento non le impedisce di dedicarsi alla militanza e alla cura di "Studi Sociali" che pubblichera' fino al 1946. Verso la seconda meta' degli anni Sessanta, mentre in Uruguay si delinea un periodo di forte tensione interna, caratterizzata dalla lotta armata dei Tupamaros e dalla conseguente dura reazione della classe dirigente che avrebbe portato alla dittatura militare protrattasi dal 1974 al 1986, Luce dedica le proprie attivita' alla militanza nel movimento locale, pur non trascurando contatti con gli ambienti italiani e internazionali. In particolare s'impegna in un movimento pedagogico per la riforma autonomistica della scuola secondaria; Luce vive questa sua attivita' come parte integrante e del suo concreto impegno politico in senso libertario, un impegno che la vede critica nei confronti della scelta della lotta armata: "Conoscevo degli studenti che si erano arruolati nei Tupamaros, volevo loro bene e sapevo che erano la parte migliore della gioventu' uruguayana e che si sarebbe bruciata in quell'esperienza. Secondo me si sbagliavano, pero' e' andata cosi'". Una posizione la sua che riflette il clima di quel periodo, agitato dalle diverse posizioni prese nell'ambito del movimento nei confronti dei Tupamaros e della rivoluzione cubana. Fino al giorno della morte, avvenuta il 19 agosto del 2000, vive a Montevideo in via J.-J. Rousseau 3659, nella casa costruita dal suo compagno friulano, Ermacora Cressatti, muratore anarchico anch'egli esule dal fascismo".
Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia e preziosa intervista  a cura di Cristina Valenti: Luce Fabbri, vivendo la mia vita, apparsa su "A. rivista anarchica" dell'estate 1998 (disponibile anche nella rete telematica nel sito: www.arivista.org). Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a) scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore, Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL, Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962; El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona 1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo 1932; Propinqua Libertas, Bfs, Pisa 2005; c) scritti di storia e di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli).
Opere su Luce Fabbri: Margareth Rago, Tra la storia e la liberta'. Luce Fabbri e l'anarchismo contemporaneo, Zero in condotta, Milano 2008; cfr. anche l'utilissimo dossier "Ricordando Luce Fabbri", in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41 (disponibile anche nel sito: www.arivista.org).

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Benito Jeronimo Feijoo, Teatro critico universal, Catedra, Madrid 1989, pp. 334.
- Diego de Torres Villarroel, Vida, ascendencia, nacimiento, crianza y aventuras, Castalia, Madrid 1987, 1988, pp. 304.
- Gaspar Melchor de Jovellanos, Obras en prosa, Castalia, Madrid 1987, pp. 350.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5327 del 18 settembre 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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