[Nonviolenza] Telegrammi. 5258



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5258 dell'11 luglio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Fermare le stragi
2. Che fare adesso per la liberazione di Leonard Peltier
3. Heather Hollingsworth: Indigenous activist Leonard Peltier denied parole...
4. Adria R. Walker: Indigenous activist Leonard Peltier, convicted over 1975 FBI killings, denied parole
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
7. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. L'ORA. FERMARE LE STRAGI

Per far cessare le stragi occorre abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Per far cessare le stragi occorre riconoscere e rispettare il diritto alla vita di ogni essere umano.
Per far cessare le stragi occorre che la nonviolenza divenga la scelta, la norma, la politica dell'umanita'.
*
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. REPETITA IUVANT. CHE FARE ADESSO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Come e' noto, la "United States Parole Commission" ha negato la "liberta' sulla parola" a Leonard Peltier, ed ha fissato la prossima udienza al 2026. Gli avvocati di Leonard Peltier hanno gia' annunciato che ovviamente interporranno appello avverso questa decisione.
Come e' noto Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, e' detenuto da 48 anni in un carcere di massima sicurezza per un delitto che non ha commesso; la sua condanna si baso' su "testimonianze" false e su "prove" altrettanto false. E' anziano (ha quasi 80 anni) e gravemente malato, e le sue plurime patologie non possono essere curate adeguatamente in regime carcerario. Numerosissime personalita' benemerite dell'umanita', associazioni benefiche come Amnesty International, istituzioni democratiche di tutto il mondo - in primis l'Onu e il Parlamento Europeo - chiedono la sua liberazione.
*
Che fare?
Occorre perseverare lungo tutte e tre le vie che possono portare alla liberazione di Leonard Peltier:
1. la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la "grazia presidenziale";
2. la richiesta al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America di concedere il "rilascio compassionevole";
3. la richiesta alla "United States Parole Commission" di concedere la "liberta' sulla parola".
*
Alcune indicazioni pratiche
a) Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.whitehouse.gov/contact/ e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
e' consuetudine che avvicinandosi il termine del mandato quadriennale il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda la grazia ad alcuni detenuti.
La preghiamo di voler concedere la grazia al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
b) Per scrivere al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America,
la preghiamo di voler concedere il "rilascio compassionevole" ("compassionate release") al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
c) Per scrivere alla "United States Parole Commission":
usare l'indirizzo e-mail: USParole.questions at usdoj.gov
Proposta di testo:
Egregie signore ed egregi signori della "United States Parole Commission",
pur consapevoli della vostra recente decisione, ci permettiamo di sollecitare ulteriormente una tempestiva riconsiderazione della situazione del signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Vogliate gradire distinti saluti.
*
d) Per informare gli avvocati che assistono Leonard Peltier:
usare gli indirizzi e-mail: ksharp at sanfordheisler.com, jenipherj at forthepeoplelegal.com
Proposta di testo:
Egregia avvocata, egregio avvocato,
vi informiamo che abbiamo scritto al Presidente degli Stati Uniti d'America, al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America, alla "United States Parole Commission", le lettere il cui testo alleghiamo.
Vogliate gradire distinti saluti.
*
Tre consigli a chi vuole esprimere e promuovere la solidarieta'
I. La prima forma di solidarieta' e' la conoscenza
- occorre studiare adeguatamente tanto i fatti quanto il contesto;
- occorre far circolare l'informazione, avendo cura che sia un'informazione precisa ed incontrovertibile;
- occorre promuovere altre adesioni all'impegno, avendo cura che ci si attenga scrupolosamente al fine della liberazione di Leonard Peltier e che la metodologia sia rigorosamente nonviolenta;
- soprattutto: occorre far sentire la propria voce direttamente alle istanze istituzionali concretamente preposte alla decisione sulla liberazione di Leonard Peltier; e farla sentire in modo adeguato: ovvero comprensibile e persuasivo. Non serve, ed e' anzi dannosa, la retorica d'accatto, ignorante e stereotipata, che ovviamente non convince nessuno.
E' semplicemente indispensabile la lettura di tutti i seguenti testi:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999.
- Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia: An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
II. La prima forma di azione nonviolenta e' la parresia
- occorre prendere la parola e dire la verita' contrastando la violenza del potere;
- occorre prendere la parola e dire la verita' alle istituzioni per ottenere il rispetto del diritto e della morale;
- occorre prendere la parola e dire la verita' come atto politico che invera l'esercizio della democrazia.
Leonard Peltier e' innocente. Leonard Peltier e' in pericolo di morte. Leonard Peltier deve essere liberato.
Nella vicenda di Leonard Peltier si compendia e si testimonia la condizione imposta dalla violenza etnocida, genocida ed ecocida del potere colonialista, imperialista e razzista a tutti i popoli oppressi, all'umanita' intera e all'intero mondo vivente.
La liberazione di Leonard Peltier significa quindi riconoscere il diritto alla vita non solo di ogni persona innocente e di ogni popolo oppresso, ma di tutti gli esseri umani in quanto tali, dell'umanita' intera, di tutti gli esseri viventi e dell'intero mondo vivente.
III. Il tempo e' poco, agire ora
La vecchiaia e le patologie di Leonard Peltier rendono urgente l'impegno per la sua liberazione.
Occorre scrivere ora ai soggetti istituzionali che hanno il potere di restituirgli la liberta'.
Occorre promuovere ora ogni iniziativa nonviolenta adeguata a far crescere l'impegno per la sua liberazione.
Occorre attivare i mezzi d'informazione per ottenere ora la massima attenzione possibile dell'opinione pubblica.
*
Free Leonard Peltier.
Non muoia in prigione un uomo innocente.
Mitakuye Oyasin.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2024

3. DOCUMENTAZIONE. HEATHER HOLLINGSWORTH: INDIGENOUS ACTIVIST LEONARD PELTIER DENIED PAROLE...
[Dal sito https://apnews.com/ riprendiamo e diffondiamo]

Indigenous activist Leonard Peltier denied parole for 1975 killings of 2 FBI agents serving warrants
*
Indigenous activist Leonard Peltier, who has spent most of his life in prison since his conviction in the 1975 killings of two FBI agents in South Dakota, has been denied parole.
The U.S. Parole Commission said in a statement Tuesday announcing the decision that he won't be eligible for another parole hearing until June 2026. Peltier is serving life in prison for the killing the agents during a standoff on the Pine Ridge Indian Reservation in South Dakota. He was convicted in 1977.
His attorney, Kevin Sharp, a former federal judge, vowed to appeal. He had argued that Peltier was wrongly convicted and that the health of the 79-year-old was failing.
"This decision is a missed opportunity for the United States to finally recognize the misconduct of the FBI and send a message to Indian Country regarding the impacts of the federal government's actions and policies of the 1970s," he said in a statement.
The fight for Peltier's freedom is embroiled in the Indigenous rights movements. Nearly half a century later, his name remains a rallying cry and "Free Peltier" T-shirts are hawked online.
"The way they have treated Leonard is the way they have treated Indigenous people historically throughout this country," said Nick Tilsen, president and CEO of the NDN Collective, an Indigenous-led advocacy group. "That is why Indigenous people and oppressed people everywhere see a little bit of ourselves in Leonard Peltier. Although today is a sad day, we are not going to stop fighting."
The FBI and its current and former agents dispute the claims of innocence.
"They were down, they were wounded, they were helpless and he shot them point blank," said Mike Clark, president of the Society of Former Special Agents of the FBI. "It is a heinous crime."
FBI Director Christopher Wray said in a statement that "justice continues to prevail." And Natalie Bara, president of the FBI Agents Association, described Peltier in a statement as an "unremorseful murderer."
"We believe this decision upholds justice for our fallen colleagues and their families," the statement said.
An enrolled member of the Turtle Mountain Band of Chippewa in North Dakota, Peltier was active in the American Indian Movement, which began in the 1960s as a local organization in Minneapolis that grappled with issues of police brutality and discrimination against Native Americans. It quickly became a national force.
Tilsen, a citizen of the Oglala Lakota Nation, credits AIM and others for most of the rights Native Americans have today, including religious freedom and the ability to operate casinos and tribal colleges and enter into contracts with the federal government to oversee schools and other services.
AIM grabbed headlines in 1973 when it took over the village of Wounded Knee on the Pine Ridge reservation, leading to a 71-day standoff with federal agents. Tensions between AIM and the government remained high for years.
On June 26, 1975, agents came to Pine Ridge to serve arrest warrants amid battles over Native treaty rights and self-determination.
After being injured in a shootout, agents Jack Coler and Ronald Williams were shot in the head at close range, Wray said. Also killed in the shootout was AIM member Joseph Stuntz. The Justice Department concluded that a law enforcement sniper killed Stuntz.
Two other AIM members, Robert Robideau and Dino Butler, were acquitted of killing Coler and Williams.
After fleeing to Canada and being extradited to the United States, Peltier was convicted of two counts of first-degree murder and sentenced in 1977 to life in prison, despite defense claims that evidence against him had been falsified.
Amnesty International has been among his backers, writing in a statement that keeping him locked up is a "human rights tragedy."
His latest parole hearing was in June at a high-security lockup in Florida that is part of the Federal Correctional Complex Coleman. Afterward, his attorney, Sharp, said the commission was obligated legally to "look forward," focusing on issues such as whether he is likely to commit another crime if he is released.
Relatives of the two agents have long argued that Peltier should remain behind bars. In a 2022 letter to Wray, Coler's son Ronald Coler said the campaign for Peltier's release has been painful for the family.
"Not only has my family suffered the loss of my father, but we have also been forced to endure the insult that Peltier has become a favorite cause and figurehead championed by Hollywood, the music industry, politicians and well-intentioned activists who assume or believe he is being punished unfairly," he wrote. "Peltier allows himself to be celebrated thus. He knows his guilt."
Parole also was rejected at a hearing in 2009, and then-President Barack Obama denied a clemency request in 2017. Another clemency request is pending before President Joe Biden.
*
John Hanna contributed to this report from Topeka, Kansas. Hollingsworth reported from Mission, Kansas.
This story has been corrected to show that Peltier's parole hearing was in June, he wasn't last denied parole in June.

4. DOCUMENTAZIONE. ADRIA R. WALKER: INDIGENOUS ACTIVIST LEONARD PELTIER, CONVICTED OVER 1975 FBI KILLINGS, DENIED PAROLE
[Dal sito www.theguardian.com riprendiamo e diffondiamo]

Indigenous activist Leonard Peltier, convicted over 1975 FBI killings, denied parole
Peltier, 79, in poor health and sentenced to life over two deaths in South Dakota, not eligible for another hearing until 2026
*
Leonard Peltier, the 79-year-old Indigenous activist who has spent nearly 50 years in prison for the 1975 murders of two FBI agents, has been denied parole. Many fear the ruling all but ensures that the longest-imprisoned Indigenous American will die behind bars.
Peltier has maintained his innocence since he was arrested in connection with the deaths that occurred at the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota. For decades, advocates such as Coretta Scott King, Nelson Mandela, Pope Francis and James H Reynolds, the US attorney who handled the prosecution and appeal of Peltier's case, have fought for his release.
Despite evidence of prosecutorial misconduct and due process violations throughout his trial, Peltier will now remain in prison at least until 2026, when the US Parole Commission set his next hearing. His health has severely declined over the past few years, and his supporters considered his most recent hearing, which occurred last month, his last chance of not dying in prison.
On 26 June 1975, years-long tensions between Oglala Lakota traditionalists, who sought to govern in customary ways, and assimilationists, who wanted to adapt to American standards of governance, culminated in a standoff at the Pine Ridge Indian reservation. Two FBI agents in unmarked cars pursued a vehicle they believed to be operated by Jimmy Eagle, for whom they were serving an arrest warrant, onto a part of the reservation that was occupied by traditionalists.
In the chaos, a shootout erupted and the FBI agents were soon joined by more than 150 Swat team members and other law enforcement. By the end, two FBI agents and a member of the American Indian movement (Aim) - a cold war-era liberation group that supported the traditionalists - had been killed.
Peltier was among the four men who were indicted in connection with the agents' murders.
Since then, the FBI has been the staunchest opponent of Peltier, his claims of innocence and his supporters' calls for his freedom. Mike Clark, president of the Society of Former Special Agents of the FBI, called Peltier a "cold-blooded murderer". When Bill Clinton had the opportunity to pardon Peltier as he was leaving office, hundreds of federal agents marched to the White House in what CBS news called an "unprecedented protest".
But former FBI agent Colleen Rowley has said that the federal agency has a "vendetta" against Peltier.
In a 2023 letter to Joe Biden, she wrote: "Retribution seems to have emerged as the primary if not sole reason for continuing what looks from the outside to have become an emotion-driven 'FBI Family' vendetta."
*
Tensions between assimilationists and traditionalists
Forty-nine years ago, Peltier, a citizen of the Turtle Mountain Band of Chippewa Indians, became an activist in Aim, which sought to force the American government to recognize Indigenous sovereignty, to preserve Indigenous culture and traditions and to eradicate the discrimination Indigenous people faced, along with other goals. Early in its history, Aim had occupied Alcatraz, a former prison in San Francisco Bay; taken over a replica of the Mayflower II ship; marched on Washington DC in what was called the "trail of broken treaties"; and occupied the Bureau of Indian Affairs headquarters.
In the 1970s, tensions between then tribal chair Richard "Dick" Wilson, who was pro-assimilation, and traditionalists began to mount at Pine Ridge. Oglala Lakota traditionalists alleged that Wilson showed preferential treatment, including access to jobs and assistance, to other pro-assimilationists. As Aim sought to unite Indigenous nations and people, they allied with the traditionalists. Wilson allied with the FBI.
In 1973, traditionalists and Aim occupied the Pine Ridge hamlet of Wounded Knee to protest the abuses they were suffering. Though it was winter, the Department of Justice cut off electricity, water and food supplies to Wounded Knee and sent hundreds of FBI agents, federal marshals, police and military personnel to suppress the siege. Press were barred, too, but Kevin Barry McKiernan, a 30-year-old journalist, was smuggled in. For the Minnesota Leader, McKiernan detailed the scramble for food and the prevalence of gunfire and chaos on the reservation.
The occupation lasted 71 days, with 14 Wounded Knee occupants injured, and three killed, including Ray Robinson, a Black civil-rights activist from Alabama.
After the 1973 military action at Wounded Knee, Wilson outlawed Aim and barred traditionalists from meeting and attending traditional ceremonies, but the unrest continued. Peltier was among the dozen Aim activists who returned to the reservation to assist traditionalists, setting up camp at Jumping Bull ranch at Pine Ridge, the site of the 1975 melee.
*
'It occurred to me that another injustice had occurred'
Peltier's trial was rife with inconsistencies and errors.
The all-white jury did not hear about the underlying tensions between the two factions at Pine Ridge reservation, context that could have helped them understand why Peltier and other Aim members were there in the first place. A juror admitted that she was "prejudiced against Indians" but was still allowed to remain on the case. Witnesses claimed that FBI agents had threatened and coerced them into their testimonies. And the prosecution withheld ballistics evidence, including the fact that Peltier's rifle could not be matched to shell casings in the trunk of the FBI agents' car.
Peltier was found guilty of the murders and given two consecutive life sentences. One of his current attorneys, Kevin Sharp, said he had been moved to take on Peltier's case after a supporter sent Sharp a file including trial transcripts, court opinions, Freedom of Information Act documents from the FBI and newspaper articles.
"It occurred to me that another injustice had occurred," Sharp, a former federal judge, said. "The misconduct in the investigation, the prosecutorial misconduct, disturbed me. And so I contacted that person and said: 'Look, if Mr Peltier wants me to represent him, I will do it pro bono."
Since joining the case, Sharp says he has been frustrated with "the system that refuses to acknowledge the government's role in what happened in June of 1975, refuses to acknowledge the context of what happened, refuses to acknowledge the violation of rights that happened".
*
'The prosecution and incarceration of Mr Peltier is unjust'
Earlier this year, Brian Schatz, the US senator from Hawaii and chairperson of the Senate committee on Indian affairs, led a group of senators including Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Mazie Hirono and others, in urging the US attorney general, Merrick Garland, to allow for Peltier's compassionate release. The seven senators wrote a letter to Garland in March.
"Mr Peltier, who has been imprisoned for the past 49 years and is suffering from severe health conditions, should be able to return home and live out his remaining days among his own people," the letter reads. "It is time that the federal government rectifies the grave injustice of Mr Peltier's continued imprisonment, and strongly urge you to allow for his compassionate release."
Reynolds called Peltier's conviction and continued incarceration "a testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society".
"With time, and the benefit of hindsight, I have realized that the prosecution and continued incarceration of Mr Peltier was and is unjust," Reynolds wrote in a July 2021 letter to the president. "We were not able to prove that Mr Peltier personally committed any offense on the Pine Ridge Reservation."
On Peltier's 79th birthday last year, hundreds of supporters rallied outside the White House urging Biden to grant clemency. Through a statement in which he also thanked his supporters, Peltier himself was able to speak.
"I hope to breathe free air before I die. Hope is a hard thing to hold, but no one is strong enough to take it from me," Peltier wrote. "There is a lot of work left to do. I would like to get out and join you in doing it."
Neither Peltier nor his supporters are confident he will live to see his 2026 parole date.

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
*
All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Vittorio Lanternari, Movimenti religiosi di liberta' e di salvezza dei popoli oppressi, Feltrinelli, Milano 1960, 1974, 1977, pp. XXX + 368.
- Vittorio Lanternari, Occidente e Terzo Mondo. Incontri di civilta' e religioni differenti, Dedalo, Bari 1967, 1972, pp. 542.
- Vittorio Lanternari, Antropologia e imperialismo, Einaudi, Torino 1974, 1975, pp. XII + 426.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5258 dell'11 luglio 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com

Privo di virus.www.avg.com