[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 557



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 557 del 10 luglio 2024

In questo numero:
1. Che fare adesso per la liberazione di Leonard Peltier
2. Abby Zimet: A Travesty, Still: Leonard Peltier Denied "Last Chance" Parole
3. Rachel Nostrant: Parole Denied for Native American Activist Convicted in 1975 Killings
4. Reuters: Native American activist Leonard Peltier denied parole in 1975 FBI killings
5. Pace, disarmo, smilitarizzazione: salvare le vite e' il primo dovere
6. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
7. Alcuni riferimenti utili
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Ripetiamo ancora una volta...
10. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
11. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
12. Jerzy Stuhr

1. REPETITA IUVANT. CHE FARE ADESSO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Come e' noto, la "United States Parole Commission" ha negato la "liberta' sulla parola" a Leonard Peltier, ed ha fissato la prossima udienza al 2026. Gli avvocati di Leonard Peltier hanno gia' annunciato che ovviamente interporranno appello avverso questa decisione.
Come e' noto Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, e' detenuto da 48 anni in un carcere di massima sicurezza per un delitto che non ha commesso; la sua condanna si baso' su "testimonianze" false e su "prove" altrettanto false. E' anziano (ha quasi 80 anni) e gravemente malato, e le sue plurime patologie non possono essere curate adeguatamente in regime carcerario. Numerosissime personalita' benemerite dell'umanita', associazioni benefiche come Amnesty International, istituzioni democratiche di tutto il mondo - in primis l'Onu e il Parlamento Europeo - chiedono la sua liberazione.
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Che fare?
Occorre perseverare lungo tutte e tre le vie che possono portare alla liberazione di Leonard Peltier:
1. la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la "grazia presidenziale";
2. la richiesta al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America di concedere il "rilascio compassionevole";
3. la richiesta alla "United States Parole Commission" di concedere la "liberta' sulla parola".
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Alcune indicazioni pratiche
a) Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.whitehouse.gov/contact/ e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Presidente degli Stati Uniti d'America,
e' consuetudine che avvicinandosi il termine del mandato quadriennale il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda la grazia ad alcuni detenuti.
La preghiamo di voler concedere la grazia al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
b) Per scrivere al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America:
aprire la pagina ad hoc nel sito: https://www.justice.gov/doj/webform/your-message-department-justice e seguire le indicazioni li' contenute.
Proposta di testo:
Egregio Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America,
la preghiamo di voler concedere il "rilascio compassionevole" ("compassionate release") al signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Voglia gradire distinti saluti.
c) Per scrivere alla "United States Parole Commission":
usare l'indirizzo e-mail: USParole.questions at usdoj.gov
Proposta di testo:
Egregie signore ed egregi signori della "United States Parole Commission",
pur consapevoli della vostra recente decisione, ci permettiamo di sollecitare ulteriormente una tempestiva riconsiderazione della situazione del signor Leonard Peltier, detenuto da quasi mezzo secolo, ormai quasi ottantenne, affetto da gravissime patologie che non possono essere curate in regime carcerario, la cui liberazione e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco e da istituzioni come l'Onu e il Parlamento Europeo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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d) Per informare gli avvocati che assistono Leonard Peltier:
usare gli indirizzi e-mail: ksharp at sanfordheisler.com, jenipherj at forthepeoplelegal.com
Proposta di testo:
Egregia avvocata, egregio avvocato,
vi informiamo che abbiamo scritto al Presidente degli Stati Uniti d'America, al Procuratore Generale degli Stati Uniti d'America, alla "United States Parole Commission", le lettere il cui testo alleghiamo.
Vogliate gradire distinti saluti.
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Tre consigli a chi vuole esprimere e promuovere la solidarieta'
I. La prima forma di solidarieta' e' la conoscenza
- occorre studiare adeguatamente tanto i fatti quanto il contesto;
- occorre far circolare l'informazione, avendo cura che sia un'informazione precisa ed incontrovertibile;
- occorre promuovere altre adesioni all'impegno, avendo cura che ci si attenga scrupolosamente al fine della liberazione di Leonard Peltier e che la metodologia sia rigorosamente nonviolenta;
- soprattutto: occorre far sentire la propria voce direttamente alle istanze istituzionali concretamente preposte alla decisione sulla liberazione di Leonard Peltier; e farla sentire in modo adeguato: ovvero comprensibile e persuasivo. Non serve, ed e' anzi dannosa, la retorica d'accatto, ignorante e stereotipata, che ovviamente non convince nessuno.
E' semplicemente indispensabile la lettura di tutti i seguenti testi:
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Steve Hendricks, The Unquiet Grave: The FBI and the Struggle for the Soul of Indian Country, Thunder's Mouth Press, New York 2006.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison Writings: My Life is my Sun Dance, St. Martin's Griffin, New York 1999.
- Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia: An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
II. La prima forma di azione nonviolenta e' la parresia
- occorre prendere la parola e dire la verita' contrastando la violenza del potere;
- occorre prendere la parola e dire la verita' alle istituzioni per ottenere il rispetto del diritto e della morale;
- occorre prendere la parola e dire la verita' come atto politico che invera l'esercizio della democrazia.
Leonard Peltier e' innocente. Leonard Peltier e' in pericolo di morte. Leonard Peltier deve essere liberato.
Nella vicenda di Leonard Peltier si compendia e si testimonia la condizione imposta dalla violenza etnocida, genocida ed ecocida del potere colonialista, imperialista e razzista a tutti i popoli oppressi, all'umanita' intera e all'intero mondo vivente.
La liberazione di Leonard Peltier significa quindi riconoscere il diritto alla vita non solo di ogni persona innocente e di ogni popolo oppresso, ma di tutti gli esseri umani in quanto tali, dell'umanita' intera, di tutti gli esseri viventi e dell'intero mondo vivente.
III. Il tempo e' poco, agire ora
La vecchiaia e le patologie di Leonard Peltier rendono urgente l'impegno per la sua liberazione.
Occorre scrivere ora ai soggetti istituzionali che hanno il potere di restituirgli la liberta'.
Occorre promuovere ora ogni iniziativa nonviolenta adeguata a far crescere l'impegno per la sua liberazione.
Occorre attivare i mezzi d'informazione per ottenere ora la massima attenzione possibile dell'opinione pubblica.
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Free Leonard Peltier.
Non muoia in prigione un uomo innocente.
Mitakuye Oyasin.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2024

2. DOCUMENTAZIONE. ABBY ZIMET: A TRAVESTY, STILL: LEONARD PELTIER DENIED "LAST CHANCE" PAROLE
[Dal sito www.commondreams.org riprendiamo e diffondiamo]

On a day to celebrate our purported liberty and equality before the law - in a time when that precept is daily profaned - we grieve yet another bitter wrong: Indigenous activist Leonard Peltier has again been denied parole after almost 50 years in prison for a killing he very likely didn't commit. Peltier's harrowing saga, a testament to the historic abuses endured by America's native people, was and remains pure "retribution," says his lawyer: "It serves no purpose toward any idea of justice. They got their pound of flesh."
This week's denial of freedom to America's longest serving political prisoner - an act he himself terms "a death sentence" - came after his first parole hearing in 15 years at the federal penitentiary in Coleman, Florida where Peltier is serving two consecutive life sentences for the 1975 killing of two FBI agents during a standoff on South Dakota's Pine Ridge Reservation. The refusal, like all that came before, serves as a brutal reminder that Peltier remains "a casualty of this country's cruel and lawless war against American Indians," argues Robert Gifford, a criminal defense attorney, former federal prosecutor and tribal court judge, and member of the Cherokee nation who calls Peltier "America's Mandela" and cites as proof decades of U.S. government betrayal, theft, repression and state-sanctioned violence of him and his people. "To understand the case is to know history."
Peltier, 79, grew up on the Pine Ridge Reservation; one of 13 children, he is of Dakota, Lakota and French descent, and an enrolled member of the Turtle Mountain Chippewa. He was born on North Dakota's six-by-12-mile Turtle Mountain Reservation, all that remains of millions of acres the feds extracted from the Chippewa through executive order, coercion and fraud. Raised mostly by his grandparents, his happy childhood of hunting and fishing ended abruptly when, at 9, he was forcibly removed by the Bureau of Indian Affairs (BIA) and sent to a so-called Indian Boarding School hundreds of miles away to strip him of his Native culture. On the area's reservations, meanwhile, life through the 1960s became ever harsher: Children were often hungry, adults often became addicted, poverty and violence were endemic, unemployment often reached 70%, and adult life expectancy was 44 years.
In 1968, a group of activists founded the American Indian Movement (AIM), an indigenous civil rights organization in Minneapolis that worked to end police brutality and discrimination and support Native communities. It swiftly spread to the Dakotas, and by the early 1970s, an FBI and BIA threatened by their activism had undertaken a covert suppression campaign through surveillance, infiltration, legal intimidation and escalating violence by both them and local militia groups. "The only way to deal with the Indian problem in South Dakota," said one former prosecutor, "is to put a gun to AIM leaders’ heads and pull the trigger." In 1973, AIM grabbed headlines by occupying Wounded Knee, on the Pine Ridge Reservation, leading to a 71-day stand-off with federal agents; AIM leaders Dennis Banks and Russell Means were prosecuted, but charges were dismissed due to prosecutorial misconduct.
By 1975, Peltier had joined AIM and gone to South Dakota, where tensions were high amidst rampant BIA abuses Natives called a "Reign of Terror." On June 26, 1975, armed FBI operatives descended on Pine Ridge reportedly to arrest a native on a warrant for the theft of cowboy boots; things quickly escalated, agents Jack Coler and Ronald Williams radioed they'd come under fire, and when the dust settled both men had been shot dead, along with one Native. Though over 30 people took part in the gun battle, Peltier was identified as the only one with a gun that could have shot the fatal bullets; after he fled to Canada, he was extradited and charged with both murders. Two co-defendants were tried and acquitted on claims of self-defense. Peltier was tried separately in 1977; though there was no testimony or witness tying him to the crime, he was found guilty and given two life sentences.
It didn't take long for rights advocates to uncover egregious federal abuses in the trial: Prosecutors had coerced witnesses, withheld evidence, elicited fake affadavits, ignored racist comments from jurors, and above all hidden a ballistics report finding the bullets had not come from Peltier's gun. The offenses all reflected what former ND Rep. Ruth Buffalo calls "the government's single-minded mission to find a Native scapegoat for the deaths, no matter the cost." "It's telling (Natives) who represent everything we stand for, 'You will pay a price for your political activism,'" she says of a racism likewise aimed at other black or brown people, though those in power are "nowhere to be found when our men, women and children go missing and murdered... It's a testament to these longstanding systems that are working overtime to make sure the first people of these lands seek no justice."
Over the decades, advocates for Peltier's release have ranged from an International Leonard Peltier Defense Committee to Nelson Mandela and the Dalai Lama to dozens of members of the U.S. Congress. But a vengeful FBI continues to oppose the release of "an unremorseful murderer" - probably in part because Peltier continues to maintain his innocence - in the name of "justice for our fallen colleagues and their families." "Obviously, they deserve justice," notes Justin Mazzola of Amnesty International. But keeping Leonard in prison "is not justice, (it's) a human rights travesty." "The way they have treated Leonard is the way they have treated Indigenous people historically throughout this country," says Nick Tilsen, president of the Indigenous advocacy group NDN Collective. "That is why Indigenous people and oppressed people everywhere see a little bit of ourselves in Leonard Peltier."
Strikingly, scores of legal experts, including former members of the prosecution team and the judge who sentenced him, are among those calling for Peltier's release and arguing his case "would not stand today." "With time and the benefit of hindsight, I have realized (his) prosecution and continued incarceration was and is unjust," wrote James Reynolds, a former U.S. attorney who supervised Peltier's post-trial appeal, as he joined a 2021 call for executive clemency from Joe Biden in the name of "mercy and justice." Conceding "we were not able to prove that Mr Peltier personally committed any offense," Reynolds condemned his imprisonment as "testament to a time and a system of justice that no longer has a place in our society... It is too late for Leonard to reclaim the life he might have had, but it is not too late to end a miscarriage of justice nearly fifty years in the making."
When Peltier lost his bid for freedom after his June 10 hearing - cruelly, the Parole Commission do not explain their decisions - supporters vowing to keep fighting called it "a sad day, but not unexpected" after so many betrayals, injustices, broken promises. Activist musician Stevie Van Zandt was scheduled to testify at the hearing but got cut for time; he'd posited a denial would be "the final terrible chapter in one of (the) most terrible chapters of American history." Peltier's attorney Kevin Sharp plans to appeal, but acknowledges, barring clemency, this was likely Peltier's "last chance" to be frees. His next parole hearing is set for 2039, when he'd be 94; he survived COVID but he has diabetes, high blood pressure, the effects of an earlier stroke, a potentially fatal aortic aneurysm in his abdomen and uses a walker. "Any additional incarceration is just retribution," says Sharp. "It's time to end this."
"My life is an extended agony," Peltier wrote in 1999's Prison Writings: My Life is My Sun Dance. "My people's struggle to survive inspires my own struggle to survive." Before June's parole ruling, the NDN Collective bought Leonard a house on Turtle Mountain Reservation in hopes he could return "to be with his family, to be with his people," to be with the grandchildren he's only seen in a prison waiting room. His younger sister Betty Ann Peltier Solano hoped "to spend our last years together." Three years ago, in his bid for clemency, he wrote Biden he hoped "to feel the sun on my skin." Last year on his 79th birthday, as supporters rallied outside the White House to again urge clemency, he wrote, "I hope to breathe free air before I die." "Hope is a hard thing to hold, but no one is strong enough to take it from me," he wrote. "There is a lot of work left to do. I would like to get out and join you in doing it."

3. DOCUMENTAZIONE. RACHEL NOSTRANT: PAROLE DENIED FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST CONVICTED IN 1975 KILLINGS
[Dal sito www.nytimes.com riprendiamo e diffondiamo]

Parole Denied for Native American Activist Convicted in 1975 Killings
Supporters say Leonard Peltier, 79, was unfairly blamed for the deaths of two F.B.I. agents in a shootout with activists.
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A Native American activist who was convicted of killing two federal agents nearly 50 years ago has once again been denied parole, the U.S. Parole Commission announced on Tuesday. The decision came despite decades of complaints from supporters that the activist, Leonard Peltier, did not get a fair trial and was unjustly convicted.
Mr. Peltier, 79, was given two life sentences for his role in a shootout between activists and F.B.I. agents on the Pine Ridge Reservation in 1975 that left two agents and an activist dead. His health has greatly declined in recent years, after multiple bouts of Covid-19, a stroke and an aortic aneurysm.
Mr. Peltier's supporters - who over the years have come to include members of Congress, the Dalai Lama, Nelson Mandela, former members of the prosecution and the judge who originally sentenced him - say that F.B.I. agents coerced witnesses in the case and that prosecutors withheld exculpatory evidence.
"Obviously, they deserve justice," Justin Mazzola, deputy director of research at Amnesty International USA, said of the families of the federal agents who were killed. But keeping Mr. Peltier in prison, he said, "is not justice."
Supporters of Mr. Peltier have tried repeatedly over the years to win his release through parole or through a presidential pardon or commutation of his sentence.
In a letter to the Justice Department in 2022, Christopher Wray, director of the F.B.I., firmly opposed granting Mr. Peltier clemency.
"Peltier is a remorseless killer who brutally murdered two of our own - Special Agents Jack R. Coler and Ronald Williams," Mr. Wray wrote. "Commutation of Peltier's sentence is wholly unjustified. It 'would be shattering' to the victim's families and an affront to the rule of law," the director wrote, citing a letter from one Mr. Coler's family members.
Mr. Peltier has admitted to participating in the 1975 shootout, but he has insisted that he acted in self-defense and did not kill the agents.
Of the more than 30 people who were present during the shootout, Mr. Peltier was the only one to be convicted of a crime for his role. Two other Native American activists were tried for murder, but were acquitted. Exculpatory evidence admitted in their trials was excluded from Mr. Peltier's, which his supporters cite as one way his trial was unfair.
His conviction hinges on the fact that he was armed and present at the shootout that day, James Reynolds, a former U.S. attorney in Iowa, said in a 2022 interview. Mr. Reynolds, whose predecessor, Evan Hultman, handled the original prosecution of Mr. Peltier, said no evidence existed tying Mr. Peltier to the fatal shots.
The parole board held a hearing on Mr. Peltier's latest application on June 10 at the Coleman Federal Correctional Complex in Florida. Kevin Sharp, Mr. Peltier's lawyer and a former federal judge, said the hearing went much the way previous hearings had.
Among those present were relatives of the two agents who died, a representative from the F.B.I., and a doctor who testified about Mr. Peltier's declining health.
Steven Van Zandt, the guitarist for Bruce Springsteen’s E Street Band, has been a longtime supporter of Mr. Peltier and was scheduled to testify at the June 10 hearing until the parole commission cut short the number of witnesses who could appear.
The way Mr. Peltier's case was handled by the F.B.I. was "really, really disturbing," Mr. Van Zandt said in an interview, "and I think hurts the credibility of the F.B.I. to even try and defend it."
The F.B.I. did not respond to a request for comment.
Denying Mr. Peltier parole, Mr. Van Zandt said before the board's decision was announced, would be "the final terrible chapter in one of the worst, most terrible chapters of American history."

4. DOCUMENTAZIONE. REUTERS: NATIVE AMERICAN ACTIVIST LEONARD PELTIER DENIED PAROLE IN 1975 FBI KILLINGS
[Dal sito www.reuters.com riprendiamo e diffondiamo]

July 2 (Reuters) - Native American activist Leonard Peltier was denied parole on Tuesday after serving nearly five decades in federal prison in the 1975 killing of two FBI agents, a conviction that his supporters say was tainted by prosecutorial misconduct.
Peltier, a member of the militant American Indian Movement in the 1970s, was part of a group of Native American men who engaged in a shootout with FBI Special Agents Jack Coler and Ronald Williams on the Pine Ridge Indian Reservation in South Dakota in June 1975.
The agents, who went to the reservation in search of a fugitive, were killed, along with one of the Native American activists. Peltier, 79, has maintained that he was not the one who shot Coler and Williams.
In June, Peltier had his first parole hearing since 2009 at a federal prison in central Florida. FBI Director Christopher Wray, in a June 7 letter to the top federal parole official, called Peltier a "remorseless killer" who should never be freed.
Peltier's supporters say that prosecutors withheld critical evidence that would have been favorable to Peltier at trial and fabricated affidavits that painted him as guilty.
Peltier's lawyer plans to appeal the U.S. Parole Commission's decision. Advocates, among them the late Nelson Mandela, a former prosecutor and judge involved in the case, have long called for his freedom.
"This decision is a missed opportunity for the United States to finally recognize the misconduct of the FBI and send a message to Indian Country regarding the impacts of the federal government's actions and policies of the 1970s," Kevin Sharp, Peltier's lawyer and a former federal judge, said in a statement.
Wray praised the decision, saying in a statement that justice prevailed again. "No amount of prison time will ever change the facts surrounding the murders of FBI Special Agents Coler and Williams," he said.
The Parole Commission did not immediately respond to a Reuters request for comment.
In 1976, two other men were found not guilty in the deaths of the FBI agents on self-defense grounds.
Peltier fled to Canada before the trial. He was eventually extradited back to the U.S. and tried separately in 1977. He was found guilty and given two life sentences.
Peltier has an interim hearing about his parole status scheduled for 2026 and a full hearing scheduled for 2039, NBC News reported, citing Sharp as a source.
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Reporting by Tyler Clifford; Editing by Cynthia Osterman

5. L'ORA. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE: SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Cessare di uccidere, salvare le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
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Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
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Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
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Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
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All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
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All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
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Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
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Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

12. LUTTI. JERZY STUHR

E' deceduto Jerzy Stuhr, attore magnifico.
Con gratitudine lo ricordiamo.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 557 del 10 luglio 2024
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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