[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 481



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 481 del 25 aprile 2024

In questo numero:
1. Viviano Apotanei: Del primo diritto di ogni essere umano
2. Un appello alla Presidente del Parlamento Europeo per la liberazione di Leonard Peltier
3. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
4. Alcuni riferimenti utili
5. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
6. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
9. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
10. Maria Teresa Silvestrini presenta "Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l'egemonia mondiale" di Giorgio Monestarolo
11. Enrico Peyretti presenta "Gandhi, Al di la' del principio di potere" di Roberto Mancini

1. LETTERE DALLA MONTAGNA. VIVIANO APOTANEI: DEL PRIMO DIRITTO DI OGNI ESSERE UMANO
[Dal nostro vecchio amico Viviano Apotanei riceviamo e diffondiamo]

Leggo che si stanno raccogliendo le firme per poter presentare una lista pacifista alle elezioni europee di giugno.
Leggo che animatore della lista e' Raniero La Valle, una delle figure piu' illustri del movimento per la pace nel nostro paese.
Mi sembrerebbe una buona cosa che nel Parlamento Europeo siano elette persone che abbiano come primo impegno la concreta e coerente difesa del diritto alla vita di tutti gli esseri umani: e per far valere questo diritto occorre abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita.
La guerra, che sempre e solo consiste nell'uccisione degli esseri umani, e' il massimo crimine contro l'umanita'.
La pace, che salva le vite, e' il primo dovere di ogni persona e di ogni umano istituto.
La lista si chiama "Pace Terra Dignita'": credo che ogni persona impegnata per la pace dovrebbe firmare affinche' possa presentarsi alle elezioni.
Si firma presso i Comuni, ed anche presso i tavoli che i sostenitori stanno organizzando in varie citta' d'Italia; la raccolta delle firme si conclude in questi giorni.
Per informazioni si veda il sito: www.paceterradignita.it
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Per la pace, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la solidarieta' che ogni essere umano riconosca e raggiunga, per la difesa dell'intero mondo vivente.
Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. INIZIATIVE. UN APPELLO ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei conosce gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
E sicuramente ricorda che con proprie reiterate risoluzioni fin dal 1994 e dal 1999 il Parlamento Europeo si espresse per la sua liberazione.
Cosi' come ricorda che nel 2021 l'allora Presidente del Parlamento Europeo suo immediato predecessore, David Sassoli, espresse un rinnovato impegno affinche' a Leonard Peltier fosse concessa la grazia che gli restituisse la liberta'.
E sicuramente sa anche che nel 2022 una Commissione giuridica ad hoc dell'Onu, dopo aver riesaminato puntualmente l'intera vicenda giudiziaria di Leonard Peltier, ha concluso che dovesse essere liberato.
In coerenza con questi precedenti pronunciamenti, ed in coerenza con l'impegno in difesa dei diritti umani dal Parlamento Europeo e da lei stessa piu' volte dichiarato, le chiediamo di voler scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per rinnovare la richiesta di un provvedimento di clemenza che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Voglia gradire distinti saluti,
le persone partecipanti all'incontro di solidarieta' con Leonard Peltier svoltosi a Viterbo l'11 aprile 2024
le persone partecipanti all'incontro di solidarieta' con Leonard Peltier svoltosi a Cura di Vetralla (Viterbo) il 18 aprile 2024
Viterbo-Vetralla, 11-18 aprile 2024
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Segnaliamo alcuni  materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page

3. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

4. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

6. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
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Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
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Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
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Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
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All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
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All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
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Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
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Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. LIBRI. MARIA TERESA SILVESTRINI PRESENTA "UCRAINA, EUROPA, MONDO. GUERRA E LOTTA PER L'EGEMONIA MONDIALE" DI GIORGIO MONESTAROLO
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo e diffondiamo la seguente recensione.
Maria Teresa Silvestrini e' un'insegnate e fa parte della Scuola per la pace Torino e dell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle universita']

Giorgio Monestarolo, Ucraina, Europa, mondo. Guerra e lotta per l'egemonia mondiale, Asterios, Trieste 2024, pp. 112, euro 13.
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Il libro di Giorgio Monestarolo nasce dall'intento di comprendere e offrire spunti di riflessione sulle cause del conflitto russo-ucraino, in realta' un conflitto tra USA e Russia per interposta Ucraina, con l'Europa in posizione vassalla e con l'ombra pressante di un futuro conflitto tra USA e Cina.
La ricerca e' iniziata circa un anno e mezzo fa, in concomitanza con la costituzione della rete informale di insegnanti e cittadine/i torinesi della Scuola per la pace. Non si poteva infatti, secondo l'autore (docente di storia e filosofia, storico economico, tra i fondatori della rete) accettare e riprodurre, nel discorso pubblico e nella didattica, la versione mainstream, quella che fin dall'inizio del conflitto ci e' stata consegnata dai media: la retorica semplicistica dell'aggressore e dell'aggredito.
Per chi si interroga rigorosamente e insegna con altrettanto rigore era necessario costruire una narrazione fondata e convincente, collocando gli eventi nel lungo periodo, in antitesi alla superficialita' dell'immediatezza cronachista. Ne e' nato un pamphlet breve, ma molto denso, ricco di informazioni, dati, riflessioni e intuizioni, che assume come quadro di riferimento la teoria del sistema mondo di Giovanni Arrighi e Immanuel Wallerstein, i quali, gia' alcuni decenni fa, avevano previsto la guerra e il caos globale come esito infausto dell'esaurirsi di un ciclo economico in ascesa dominato dall'impero USA e dalla sua egemonia unipolare.
L'autore ricostruisce i contesti e le fisionomie dei protagonisti collocando il conflitto russo-ucraino nei cicli delle "guerre illegali della NATO", iniziate nel 1991 con la prima guerra del Golfo, analizzando poi le cronologie e le conseguenze dell'allargamento della NATO e della UE ai paesi dell'Est europeo, affrontando le implicazioni economico-finanziarie della "guerra delle monete", ricostruendo le dinamiche con cui in Ucraina si e' consumata la rottura tra le componenti russofona e ucraina, in un tipico processo di costruzione della nazione e di costruzione del nemico attraverso la dimensione culturale e quella della violenza.
Tra le pagine piu' originali del libro vi e' il confronto, basato su dati specifici, tra il declino americano sul piano della produzione industriale e del benessere sociale a fronte della contemporanea ascesa del modello economico e sociale cinese, interpretata come un ribaltamento dei rapporti di forza tra centro e periferia che hanno strutturato la modernita', a partire dall'espansione europea nelle Americhe, in Asia e in Africa.
In altri termini, il mondo non e' piu' unipolare, ma e' gia' multipolare: la crisi e il declino dell'impero USA hanno messo in luce il fatto che nessuno stato ha la potenza e l'influenza per governare da solo il mondo. E tuttavia la Russia non e' stata riconosciuta come un partner legittimo con cui avviare negoziati. Da qui le domande dell'ultimo capitolo: sapra' il mondo riconoscersi nel multipolarismo che di fatto esiste? Quali sono gli anticorpi alla concreta minaccia di un pericoloso confronto bellico mondiale tra potenze?
L'autore individua alcune "forze materiali" che possono contrastare la distruttivita' esiziale di una guerra che contrappone l'Occidente - con i suoi miti, le sue narrazioni, le sue violenze e diseguaglianze, il suo scambio ineguale - al mondo "non allineato": in primo luogo i BRICS, i paesi che, dalla Cina al Brasile al Messico agli stati africani, si sono rifiutati in sede Onu di sostenere l'Ucraina e di infliggere sanzioni alla Russia. Poi le istituzioni internazionali, la stessa ONU e la corte internazionale dell'Aja, che, pur molto deboli, rappresentano comunque un antidoto perche' misurano "la credibilita' delle nazioni".
E forse anche, se avranno seguito, le lotte delle/i lavoratrici/ori che hanno rivendicato diritti in India, negli Usa e in Cina. Infine, il movimento pacifista, a cui si deve la resistenza alla "manipolazione di massa" con la "fiaccola della ragione", che pero' e' costituito prevalentemente da realta' di base - cristiane, comuniste, radicali, anarchiche, dell'associazionismo e del volontariato -, mentre le forze politiche democratiche, cosi' come i grandi sindacati e la maggior parte degli intellettuali, hanno adottato la narrazione e la causa della NATO.
Non e' prevedibile la direzione degli eventi, e' possibile che la lotta contro la guerra diventi terreno di incontro per tutte "le forze materiali e ideali" che, facendo pressione sui politici e sui governi, contrastando le narrazioni moderate e reazionarie, connettendosi comunicativamente e organizzativamente, riescano a innescare un cambiamento. In altre parole, a costruire un fronte popolare per la pace che sia anche per la giustizia sociale e per l'autodeterminazione dei popoli.

11. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "GANDHI. AL DI LA' DEL PRINCIPIO DI POTERE" DI ROBERTO MANCINI
[Dal blog di Enrico Peyretti riprendiamo e diffondiamo questo articolo del 4 marzo 2024 dal titolo originale "Filosofia di Gandhi: o potere, o amore", gia' pubblicato in versione abbreviata sul mensile "il foglio" n. 486, gennaio 2022.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' candidato alle elezioni europee nella lista "Pace Terra Dignita'"]

Roberto Mancini, Gandhi, Al di la' del principio di potere, Feltrinelli 2021, pp. 172, euro 14.
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Gandhi non fu solo un santone nonviolento, un "fachiro seminudo" (per Churchill), un "idealista pratico", come diceva di se'; non fu solo l'animatore della coscienza e dignita' del popolo indiano, e poi di altri. Fu anche un filosofo, cercatore della sapienza, quindi un pensatore attivo e creativo della buona convivenza umana. Con Gandhi avviene un'evoluzione possibile, nella politica, dal "principio di potere" alla verita' dell'amore per la realta'. Questo libro e' la filosofia di Gandhi, letta da un filosofo che sa leggere le trasformazioni profonde, come Roberto Mancini, docente all'Universita' di Macerata. Egli ci presenta nelle sue maggiori articolazioni il pensiero operante di Gandhi, indagato su fonti ampie, dimostrate dalla veramente abbondante bibliografia.
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Esperimenti con la verita'
Potere, da verbo della vita, e' diventato sostantivo: strumento che impone, sottomette altri, impedisce loro di esprimere delle possibilita' di vita. Il filosofo Mancini legge la validita' euristica dell'opera di Gandhi: "al di la' del principio di potere" come scoperta di vie inedite per l'umanita'. Percio' e' critico della modernita', che vede come "per eccellenza la civilta' del potere". Gandhi ha l'autorita' non di chi comanda, ma di chi fa crescere coscienza e umanita'. La vita di Gandhi fu "esperimenti con la verita'". La verita' e' fonte di senso della vita. Gandhi non e' assolutista, ma in continuo approccio alla verita' della vita. Il suo e' un "realismo trasformativo". Dalla Bhagavad Gita (testo sacro induista, III sec. a. C.) e' avviato alla lotta interiore tra il bene e il male. La sua etica non e' un perfezionismo, ma l'essere se stessi lasciandosi trasformare dall'amore, forza cosmica alternativa al potere. Legge Ruskin, Thoreau, Tolstoj. Apprende la politica nell'opporsi all'apartheid razzista in Sudafrica. La lotta nonviolenta e' tradurre in politica la verita' dell'amore. In India si impegna per i contadini poveri del Champaran, prima che per l'indipendenza. Impara dai propri errori. Dalla guerra mondiale, da Hiroshima, apprende che solo la nonviolenza potra' fermare nazismo e fascismo. L'indipendenza viene insieme alla dolorosa separazione tra India e Pakistan. E' ucciso da un fondamentalista indu'. Esaminiamo alcuni termini essenziali del suo pensiero-azione.
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Attaccamento alla verita'
Satyagraha e' l'attaccamento alla verita', che da' vera forza: non la nostra forza di volonta', ma la forza della verita' dell'amore. La verita' e' amore, e l'amore e' verita'. A noi "amore" suona quasi svenevolezza, invece e' forza. Ed e' anche capacita' di soffrire, piuttosto che infliggere sofferenza. Gandhi crede nell'adwaita (non dualismo), l'unita' essenziale di tutto cio' che ha vita: non una integrita' personale ma una realta' di relazione. Mancini vede anche i limiti dell'idea della corporeita' in Gandhi, che chiede castita' come autocontrollo, ma cio' vale in lui come primato dell'amore politico per il bene comune. Il Satyagraha e' l'arma di chi e' davvero il piu' forte, e per questo esclude l'uso di ogni violenza. Dall'ateismo giovanile, Gandhi arriva a concepire Dio come verita', la forza dei deboli, al di sopra di ogni esclusivismo religioso. Dio non ha figura ne' concetto, ma e' Voce interiore, che l'autodisciplina e l'estrema umilta' possono cogliere, e Gandhi ne ha fatto reale esperienza: "Per me quella Voce fu piu' reale della mia stessa esistenza" (p. 51). Fede e politica convergono nel servire la giustizia: il potere non aiuta, solo la verita' aiuta, la forza metafisica che sostiene la vita del mondo. Oggi, per noi, e' questo orizzonte che manca alla politica.
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Nonviolenza, amore politico
Ahimsa, nonviolenza, e' la forza amorevole della verita' che spegne la violenza, e' la forza della pazienza attiva, tenace. Ahimsa e' il mezzo, la verita' e' il fine. Pazienza non e' remissivita' ma forza che sostiene gli effetti della violenza, cambia la sofferenza in forza. Ahimsa cambia il terreno del confronto rispetto alla violenza, e' generativa di una realta' inedita. Resistere e' piu' che arginare o contrastare, e' inaugurare una via diversa: non e' ascetismo, ma trasforma situazioni sociali e processi storici. Ahimsa e' il cuore della politica, e' amore politico, e scaturisce dalla giustizia risanatrice, opposta alla logica di potere. La nonviolenza e' alternativa non solo alla violenza, ma al potere; passa dalla logica individualista alla sapienza della coralita'. Non e' mera astensione dal fare violenza, ma dispiegamento della capacita' di amare. Questa capacita' si impara dai sofferenti, che sono i nostri maestri. L'appello della sofferenza genera in noi una forza inedita per agire. Non e' idealizzazione statica, ma movimento a fare tutti i passi possibili. Ogni passo e' in se' la presenza anticipata della meta.
Fini (intenzioni) e mezzi (responsabilita', efficacia) non sono separabili, come fa Weber, perche' il risultato avra' la qualita' dei mezzi usati, come avviene tra seme e pianta. I mezzi d'azione nonviolenti ottengono risultati di giustizia. I mezzi non sono altro che i fini stessi nel loro maturare. I fini sono gia' contenuti nei mezzi. L'etica della politica e' l'etica della relazione di verita' con tutta la comunita' dei viventi. La politica e' trasformata, da concorrenza per il potere, a swaraj, liberta' dal male che si intromette nella relazione. La politica non e' piu' un contrasto meccanico di forze fisiche, ma un sentimento giusto di se' per l'azione giusta per tutti. Non e' una vetta irraggiungibile, ma la via per ritrovarsi nella comunione cosmica. In cio' vale anche il compromesso, non come svendita degli ideali, ma come dar tempo al tempo.
La nonviolenza da' significato alla religione, che non e' una certa tradizione, ma la relazione personale con la verita' viva dell'amore divino. Le religioni tradizionali, autoreferenziali, si appropriano indebitamente dell'universalita' di Dio.
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Indipendenza dal potere
Swaraj e' la liberta' dal male, l'indipendenza dal dominio, dal potere che opprime, dal consenso passivo dei dominati. Non e' un altro potere indipendente, ma l'indipendenza dal potere. Gandhi vuole l'indipendenza dell'India (piu' di quanto l'India seppe capirlo) dalle contrapposizioni arcaico-moderno, Oriente-Occidente, verso una civilta' spirituale corale. "C'e' Swaraj quando impariamo a governare noi stessi". Gandhi, conosciuto nelle fonti autentiche, non e' un leader nazionalista: l'India e' sorella tra le nazioni umane. Pero' giudica l'Occidente come "una civilta' costruita in modo da giungere all'autodistruzione". Concepisce per l'India un nuovo paradigma della democrazia, di portata potenzialmente universale. Per lui "lo spirito della democrazia richiede di interiorizzare lo spirito della fraternita'". Piu' che il principio della maggioranza, una vera democrazia ha il criterio della protezione del piu' piccolo e povero membro della nazione. Ma l'Occidente ha detto "fraternite'" nella Rivoluzione francese, poi l'ha dimenticata. Democrazia non e' la vittoria legale di una parte, ma la maturazione etica e civile del popolo. Occorre il massimo possibile di autogoverno dei cittadini, degli organismi vicini alla vita quotidiana, delle singole nazioni, per evitare la concentrazione del potere. Ci possiamo chiedere come attuare questo principio oggi che tutto il mondo e' di fatto vicino e a ridosso della vita quotidiana dei singoli. Eppure, proprio per questo dobbiamo esseri liberi dai grandi poteri concentrati.
L'umanita' si fonda sulla verita' o sul potere? La pratica del non-attaccamento permette di venire alla luce dello swaraj, liberi dal culto dei risultati, nel respiro dell'azione feconda. "Il governo ideale, per Gandhi, e' quello che governa il minimo" e cio' non e' il liberalismo, ma l'autogoverno delle persone educate allo swaraj. La giustizia giudicante ha un approccio riparativo, non punitivo.
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Servizio al bene comune
Swadeshi significa servizio al bene comune, emancipazione da cio' che impedisce di servire la comunita'. "Chi vuole essere amico di Dio deve restare solo, oppure deve farsi amico il mondo intero", osa dire Gandhi. La comunita' non e' definita da una localita', ma e' relazione universale, inclusiva, e' un modo d'essere che non esclude nessuno. La democrazia del villaggio ha il respiro di un progetto federale cosmopolita: cerchi successivi entro un cerchio oceanico, non una piramide. La nonviolenza e' incompatibile col nazionalismo. Aderire alla verita' dell'amore e' aderire alla vita comune universale. "Chi e' dedito allo swadeshi cerca di identificarsi con il creato intero".
"L'Occidente e' troppo materialista, autocentrato e ottusamente nazionalista. Noi vogliamo una coscienza internazionale che abbracci il benessere e il progresso spirituale dell'umanita' intera". Democrazia e' organizzare la collettivita' non col potere, ma col prendersi cura e col servizio, in spirito di gioia. Non basta l'indipendenza dallo straniero: occorre il non-attaccamento per aderire alla verita'. L'essere umano viene alla luce quando scopre la sua liberta', e ha per madre la verita' dell'amore. Il progresso umano individuale e quello collettivo sono interdipendenti. Agli occhi del potere, Gandhi sembra fallito: in realta' ha avviato una delle piu' alte imprese dell'umanita'.
Il passaggio decisivo, nel cammino con Gandhi, e' da quando pensiamo impossibile la nascita di una umanita' nonviolenta, a quando non vi rinunciamo, e quindi nasciamo noi a tale umanita'. Maria Zambrano: "Solo cio' che resiste alla propria distruzione e' davvero vivo". Vero fallimento e' la rinuncia. In Gandhi avviene il paradosso del fallimento innegabile e del successo: persiste un seme di futuro che non cede a potere e violenza. Siamo liberi dal male non solo quando lo sradichiamo da noi, ma quando non desistiamo dalla via del bene. Cosi' e' pure nella vita della societa'.
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La vita semplice
Sarwodaya e' il nome e il valore della "vita semplice". Nanni Salio aveva fatto suo quel motto di Gandhi: "Vivere semplicemente perche' tutti possano semplicemente vivere". Non e' un'idea sacrificale, ma il bene comune della salvezza e felicita'. Il bene di ciascuno sta nel bene di tutti. Il sarwodaya anticipa una vita libera da violenza. Chi e' libero dal male, nello swaraj, e nella presenza di Dio, e' nella vita semplice. Ogni persona ha un suo percorso di elevazione spirituale: "Ci sono tante religioni quanti sono gli individui". Nella societa' attuale, complessa e sollecitata da mille stimoli, l'ideale del sarwodaya e' piu' difficile, ma la coscienza sveglia ci puo' orientare ad una felicita' semplice. Pur attraverso cadute e fallimenti c'e' una via di armonizzazione, purche' ci immedesimiamo negli scarti umani della societa'. Gandhi combatte' il sistema delle caste: "Un Harijana [fuori casta] e' realmente un figlio di Dio", abbandonato dalla societa'. "Dio e' Dio proprio perche' difende chi e' privo di ogni aiuto". Gandhi pensa la nostra filialita' divina, ed e' per questo che critica ogni pretesa di superiorita' di una religione a danno della relazione vivente di tutti gli esseri umani con la verita' divina: non il potere, ma l'amore e' il principio. Il fatto che un'economia e una politica di potere producano scarti umani, e' fallimento anche della religione. La nonviolenza richiede questa positiva giustizia dell'amore.
Gandhi supero' progressivamente i pregiudizi della cultura del suo tempo: razzismo in Sudafrica, nazionalismo, sessismo. Lo spirito religioso dell'amore e' indissolubile dalla giustizia politica: "Non potrei avere alcuna vita religiosa senza identificarmi con tutta l'umanita' e questo mi e' impossibile senza partecipare alla politica". La via della nonviolenza al di la' del principio di potere non e' per eroi eccezionali, ma per chiunque vuole risollevarsi da una crisi della propria vita.
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L'economia attuale e' una guerra
Oggi l'istituzione centrale della violenza e' l'economia. Il mercato obbliga alla competizione, che ha il modello della guerra. La nonviolenza esige la radicale trasformazione del sistema economico e la liberazione delle sue vittime. "La legge spirituale si esprime proprio nelle comuni attivita' della vita, quindi coinvolge l'ambito economico, sociale e politico", scrive Gandhi. Egli prefigura un socialismo alternativo al marxismo. Marx vede l'alternativa al capitalismo come contraddizione anche violenta, per Gandhi conta la comunione e l'azione giusta ottenuta vincendo il male dentro di se': levatrice della storia e' la verita' dell'amore, quindi la nonviolenza. Marx e' figlio della modernita' europea e non supera la logica del potere, ma solo quella del capitale. Gandhi e' figlio della sapienza dell'India, in dialogo con le altre fedi e col diritto occidentale, e non e' attratto dal potere. Nel socialismo gandhiano la proprieta' dei mezzi di produzione e' sostituita dall'amministrazione fiduciaria, il lavoro e' servizio, non c'e' competitivita' ma cura e generativita'. L'economia e' incentrata nella comunita' locale pluralista, ogni proprieta' e' responsabilita', il fine di ogni impresa non e' piu' il profitto, ma il bene comune.
La critica della proprieta' e' tutt'uno con la critica del potere, dato che si alimentano a vicenda. Mantenendo la propria individualita' nazionale, i popoli umani formeranno una democrazia mondiale, nella liberta' dal male (swaraj), percio' senza farsi violenza. Il lavoro e le tecniche non devono sfigurare l'umanita' e la natura, come fa il potere violento.
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Il non-possesso
Aparigraha e' il non-possesso, che sradica l'identificazione tra essere e avere. Invece: uso, custodia, manutenzione dei beni per la condivisione. L'economia non e' una sfera autonoma: e' un'attivita' sociale per il servizio alla vita e al bene comune: "La vera economia e' l'economia della giustizia". L'economia e' da trasformare in questo senso, senza violenza od oppressione, ma col tessere la convivenza. Cosi' e' da salvare tutta la vita, che non e' solo "corsa verso la morte", come pensa il nichilismo occidentale. La salvezza (moksha) non e' solo dopo la morte, ma gia' nella trasformazione della persona, nella vita aperta alla liberta' da tutti i vincoli, alla eliminazione dell'ego, a liberare il divino in noi. Il solo modo per trovare Dio, ben prima della morte, e' il servizio verso tutti. "Per vedere faccia a faccia lo Spirito universale della Verita' bisogna saper amare come se stessi chi e' il peggiore in tutto il creato". Questo impegna in ogni ambito: "Non esito a dire che quanti dicono che la religione non ha niente a che fare con la politica, non sanno cosa sia la religione". "Superare il proprio ego e' cio' che permette agli altri di vivere".
L'esperimento di Gandhi non ha dimostrazioni, salvo questa: se una persona si apre davvero all'amore che la umanizza, la sua vita diventa immensa e trova tutta la sua dignita'. La salvezza esistenziale e' quando viviamo non invano, ma contribuendo alla salvezza dell'umanita', alla vita, che e' piu' del potere.
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Epilogo
Nell'Epilogo, Mancini richiama i sistemi che regolano la politica: il codice Hobbes (il potere e' la passione fondamentale di tutta l'umanita'), il codice Mandeville (il potere e' diventato sistema onnicomprensivo, inglobante), e li confronta con il codice Gandhi: egli ha reso obsoleta la lingua del potere, cominciando a parlare la lingua che nasce dall'esperienza della verita'. Per lui l'autorita' e' la qualita' di chi promuove lo sviluppo delle persone e del bene comune, l'integrita' e' il superamento delle scissioni nelle persone, la trasformazione etica e democratica e' quando la convivenza prende forma diversa da quella del potere. E' notevole che, mentre le virtu' morali e civili sono oggi all'incirca quelle classiche, in politica, da Machiavelli in poi, virtu' e' considerata qualsiasi abilita' a prendere e mantenere, di fatto, il potere. La forza e' equiparata al giusto. Oppure - direi - non c'e' piu' giusto, ma solo forza: il fatto e' il valore, quindi non c'e' piu' valore a regola dei fatti.
Gandhi mostra come la prerogativa umana e' la indipendenza come liberta' dal male, e l'autogoverno come adesione alla verita' dell'amore. Nel codice Gandhi il metodo e' dialogo, prendersi cura, partecipazione, giustizia risanatrice, amministrazione fiduciaria: non conquistare il potere, ma coltivare le possibilita' di vita buona. Alternativa alla forza del potere e' la forza, fragile ma irriducibile, dell'umano. Il potere occupa il vuoto lasciato dalla mancata fioritura dell'umano. L'individualismo tende al potere, l'anima alla comunione con la verita' e con ogni vivente. Non possiamo dimostrare Dio o l'amore-verita' con cui Gandhi ha dialogato, ma neppure possiamo concludere che nulla e' tra noi se non il potere. La "prova" paradossale e' che, nonostante la potenza del male, persiste il mondo e la ricerca del suo significato: "Percepisco che vi e' una forza vivente che tiene tutto assieme... Questa forza o spirito informatore e' Dio. Poiche' niente altro di quello che vedo semplicemente coi sensi puo' persistere o persistera', Egli solo e'. E questa forza e' benevola o malevola? La vedo esclusivamente benevola, perche' vedo che in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verita', in mezzo alle tenebre persiste la luce" (Gandhi, Antiche come le montagne, Edizioni di Comunita', Milano 1965, p. 100). Il male offende il bene ma non lo puo' distruggere. "La forza dell'amore, dell'anima o della verita' sono la stessa cosa. Abbiamo prove dell'azione di questa forza in ogni momento. Se non ci fosse questa forza l'universo scomparirebbe". "L'unica prova possibile della verita' e' nella trasformazione della persona che ad essa aderisce".
Non e' trionfalismo ne' idealizzazione. Gandhi conosce con lucidita' e benevolenza, ed anche con umorismo, la debolezza umana. Vede il paradosso per cui, anche se l'uomo rinuncia alla propria dignita', la verita' persiste a stargli vicina, invisibile e disarmata. E' importante l'educazione dei piccoli alla bellezza della nonviolenza. Finche' politica ed economia sono vincere sugli altri, si lacera il tessuto della vita. Si tratta di vincere se' stessi, l'esistere per se', e allora si puo' custodire tutti i valori viventi. La storia ha senso come divenire solidale della comunita' umana e della natura.
La competitivita' lacera l'umanita' fino alla sua eliminazione. Noi, dopo Gandhi, lo vediamo. Se e' la lotta per il potere che modella economia e politica, il risultato e' la disgregazione. La chiave del futuro e' la generativita' che inaugura dinamiche di vita armonica.
Enrico Peyretti, 7 gennaio 2022
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PS - Ho voluto interpellare Roberto Mancini, amico da tanti anni. Mi dice: "L'intento del libro era duplice: non solo presentare la filosofia di Gandhi, ma anche mostrare che la nonviolenza e' basata sul non potere, sul rifiuto del potere che lascia il posto alla scelta della forza dell'amore. O potere o amore. Ma per i figli della cultura occidentale questo e' quasi impossibile da capire" (e.p.).

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 481 del 25 aprile 2024
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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