[Nonviolenza] Telegrammi. 5181



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5181 del 25 aprile 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Il sogno dell'ambulanza
2. Movimento Nonviolento: Chiamata all'obiezione di coscienza, contro la guerra. La Campagna nonviolenta per dire No alla mobilitazione militare (I)
3. Movimento Nonviolento: Chiamata all'obiezione di coscienza, contro la guerra. La campagna nonviolenta per dire no alla mobilitazione militare (II)
4. Raniero La Valle: La costruzione dell'Europa
5. Gibbetto Folengacci: Per la pace ci metto la firma
6. Roberto Mancini: Perche' dobbiamo resistere alla disumanizzazione organizzata (2019)
7. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
8. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
9. Ripetiamo ancora una volta...
10. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
11. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
12. Gli amici di Palermo
13. Scrivere contro la guerra
14. Io e il Masnadiero
15. Radamesse resta zitto
16. Segnalazioni librarie
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

1. ONIROMANTI A ROVESCIO. IL SOGNO DELL'AMBULANZA

Cosi' ti racconta questo sogno
che attendeva che arrivasse un'ambulanza
e attendeva e attendeva
e l'ambulanza non arrivava mai

Poi si svegliava e te lo raccontava
il sogno che aspettava l'ambulanza

E poi di nuovo dormiva e sognava
che aspettava l'ambulanza che non arrivava
e cosi' notte dopo notte

E non era mai giorno e quando parlava
nessuno capiva che cosa dicesse
e non era piu' chiaro quale fosse
il sogno quale la veglia
quale la vita quale la morte

Non arrivava mai l'ambulanza
non finiva mai il dolore e la paura

(Io che so queste cose
io che ho visto che ho vissuto queste cose
io che di queste cose e' fatta la pasta la stoffa dei miei giorni
come posso non insorgere contro la guerra?
come posso non insorgere contro il fascismo?)

2. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: CHIAMATA ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA, CONTRO LA GUERRA. LA CAMPAGNA NONVIOLENTA PER DIRE NO ALLA MOBILITAZIONE MILITARE (I)
[Riceviamo e diffondiamo]

La guerra, gia' in atto, e' tra noi e siamo tutti coinvolti.
"Diciamo no alla chiamata alle armi, alla mobilitazione militare, all'ipotesi di ritorno della leva obbligatoria. Ci dichiariamo da subito obiettori di coscienza": e' questo il messaggio che il Movimento Nonviolento lancia con la Campagna di Obiezione alla guerra.
*
Da oggi viene diffuso il testo di una Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, che tutti, giovani o adulti, uomini o donne, possono sottoscrivere ed inviare al Presidente della Repubblica (che e' anche Capo delle Forze Armate), al Presidente del Consiglio, al Ministro della Difesa, al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito italiano. E' un atto formale con il quale i sottoscrittori chiedono che il loro nome venga inserito in un Albo dove siano elencati tutti gli uomini e tutte le donne che obiettano alla guerra e alla sua preparazione. In pratica si chiede di formalizzare, presso gli organi competenti, l'elenco di coloro che fin da ora, e in futuro, non sono in alcun modo disponibili all'uso delle armi.
La Dichiarazione chiarisce che chi firma ripudia la guerra e vuole ottemperare al dovere di difesa della Patria con le forme di difesa civile e non militare gia' riconosciute dal nostro ordinamento, in linea con  la Costituzione italiana (articoli 11 e 52). Inoltre chi aderisce a questa forma di obiezione di coscienza dichiara che non vuole sottrarsi al dovere di proteggere la comunita' ma che e' possibile farlo attraverso i metodi della nonviolenza organizzata, e quindi sollecita il Parlamento all'approvazione di una Legge per l'istituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta.
La Campagna di Obiezione alla guerra e' attiva dal 2022, dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, per solidarieta' agli obiettori di coscienza e disertori russi, bielorussi e ucraini che rifiutano di partecipare a quella guerra, e recentemente si e' allargata al sostegno ai giovani israeliani e palestinesi che non vogliono arrendersi alla logica del conflitto armato, dell'odio, della violenza.
La Campagna del Movimento Nonviolento ora chiede al Governo italiano di rispettare la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che enuncia il diritto all'obiezione di coscienza e di garantire accoglienza, asilo e protezione a quei giovani di Russia, Bielorussia e Ucraina che rifiutano di prendere le armi e fuggono, o che da Iran, Israele, Cisgiordania, Palestina vogliano trovare accoglienza in Europa perche' rifiutano la guerra in corso (come stabili' il Parlamento italiano nel 1992 per gli obiettori e i disertori delle Repubbliche della ex-Jugoslavia).
La Dichiarazione di Obiezione di coscienza e' disponibile sul sito del Movimento Nonviolento azionenonviolenta.it e puo' essere compilata direttamente dal format o scaricata e stampata su carta, e inviata personalmente ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio, al Ministero della Difesa e allo Stato Maggiore dell'Esercito. Le sottoscrizioni raccolte, segnalate e comunicate al Movimento Nonviolento, verranno successivamente consegnate collettivamente al Quirinale e a Palazzo Chigi, con una manifestazione pubblica della Campagna di Obiezione alla guerra.
Droni, bombe e missili solcano i cieli di Israele, di Gaza, di Ucraina, e le acque del Mar Rosso, del Mar Nero, del Mediterraneo, e accendono fuochi di odio in Medio Oriente e in Europa. La nostra risposta immediata, di cittadini responsabili, e' la fermezza del nostro no alla guerra, e' la nostra obiezione di coscienza.
Movimento Nonviolento
azionenonviolenta.it
15 aprile 2024

3. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO: CHIAMATA ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA, CONTRO LA GUERRA. LA CAMPAGNA NONVIOLENTA PER DIRE NO ALLA MOBILITAZIONE MILITARE (II)
[Riceviamo e diffondiamo]

"Dichiaro fin da questo momento, con atto formale, la mia obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione. Non sono disponibile in alcun modo a nessuna chiamata alla armi".
Viene lanciata oggi la Dichiarazione di Obiezione di coscienza alla guerra e alla sua preparazione, rivolta ai Presidenti della Repubblica e del Consiglio, che tutti i cittadini italiani, giovani o adulti, uomini o donne, possono sottoscrivere. E' la risposta immediata che il Movimento Nonviolento offre a tutti coloro che vogliono esplicitare con atto formale la loro dissociazione totale dai venti di guerra, dal rischio di una mobilitazione militare che coinvolga anche l'Europa e il pericolo del ripristino della leva anche nel nostro paese.
La maggioranza degli italiani non vuole la guerra, e' contro l'invio di armi, desidera politiche di pace.
I venti e i rumori di guerra sono sempre piu' forti. Droni, missili, bombe, solcano i cieli. E anche il movimento pacifista alza il tiro delle iniziative di pace.
*
Qui il testo della Dichiarazione da sottoscrivere
Obiezione-DEF-3.pdf (azionenonviolenta.it)
*
Qui i materiali della Campagna
https://www.azionenonviolenta.it/obiezione-alla-guerra-2/
*
Qui il comunicato stampa
Chiamata all’obiezione di coscienza, contro la guerra (azionenonviolenta.it)
Movimento Nonviolento
per contatti stampa 3482863190

4. L'ORA. RANIERO LA VALLE: LA COSTRUZIONE DELL'EUROPA
[Ringraziamo di cuore Raniero La Valle per averci messo a disposizione questo intervento.
Raniero La Valle e' uno dei piu' illustri maestri della cultura della pace; ha promosso "Pace Terra Dignita'", l'unica lista pacifista alle elezioni europee di giugno, lista per la quale si stanno raccogliendo le firme in questi giorni]

Nella prospettiva generale dell'uscita dal sistema di guerra, va ripreso e ripensato il discorso della costruzione politica dell'Europa, finora condotto in modo non critico, con scarsa partecipazione di base e, almeno in Italia, nelle forme di un distratto e improbabile unanimismo, e cio' proprio quando, di fronte alla guerra in Ucraina e allo sterminio dei palestinesi a Gaza, l'Europa ha dato il peggio di se'. Al riparo di un generale accordo sulla necessita' di piu' adeguate istituzioni per affrettare il cammino verso l'unione politica europea, vi e' chi intende questo processo come una fase della "competizione strategica" e ancora una volta identificando sistema politico e sistema di guerra, vuole farne l'occasione di un riarmo comune europeo, anche nucleare, integrato nelle strutture militari della Nato, riproducendo su scala europea, in nome del superamento dello Stato nazionale, la forma piu' tradizionale di Stato nazionale fondato sull'esercito, sulla contrapposizione a un nemico esterno e sulla unita' di comando in funzione della guerra.
La lista "Pace Terra Dignita'" ritiene invece che il processo per l'unita' politica europea vada depurato di questi contenuti regressivi, e vada ordinato non a un vecchio da mistificare, ma a un nuovo da costruire.
Immaginare l'Europa politica come un super-Stato a ventisette membri, dotato di un esercito, di un nemico, di una bandiera e di un arsenale nucleare, significherebbe frammentare ulteriormente l'Europa in due parti, tra Europa "atlantica" e Russia, estranea all'altra sponda del Mediterraneo, lasciando fuori da cio' che e' l'Europa altissime tradizioni culturali, politiche, religiose, civili, che del retaggio europeo sono parte integrante e irrinunciabile, da Vienna a Praga, da Zurigo a Mosca, da Atene a Gerusalemme.
Nel momento in cui si rilancia la costruzione politica europea, occorre invece che essa sia istituzionalmente e laicamente aperta, e che mantenga viva l'istanza di una ricomposizione dell'unita' europea, spezzata prima dai fascismi, poi dalle divisioni seguite alla seconda guerra mondiale.
Percio', invece di privilegiare contenuti e forme dell'unita' che si risolverebbero nella irrevocabile divisione tra due Europe l'una contro l'altra armate, in conflitto col mondo arabo a Sud, occorrerebbe concepire e organizzare l'unita' oggi possibile come fulcro e anticipazione di un'unita' piu' vasta, e sviluppare soprattutto settori - come quello della ricerca scientifica non militare, della innovazione tecnologica, della cooperazione economica - su cui gia' erano in atto o sono possibili convergenze e collaborazioni tra un piu' ampio numero di Paesi, ben oltre i limiti geografici e politici di una piccola Europa, e tra questi e gli Stati Uniti.
Uscita dal sistema di guerra e cambiamento sociale. L'uscita dal sistema di guerra non ha solo peraltro una dimensione internazionalistica. Per la coerenza stessa del sistema essa non puo' non riguardare l'assetto interno delle societa' nazionali, e da queste partire.
Proporsi, a partire dalle condizioni proprie della societa' italiana, di uscire dal sistema di guerra significa rinnovare profondamente la nostra societa', riducendovi sempre piu' l'incidenza dei rapporti di inimicizia e di dominio, e facendo in modo che essi non trovino le condizioni favorevoli a stabilirsi e a riprodursi.
Una societa' senza rapporti di dominio, e che combatta per superarli, una societa' non condannata all'inimicizia interna ed esterna, non vuol dire una societa' senza conflitti. Sempre ci saranno confronti e competizioni ideali, politiche, sociali, economiche, perfino religiose, confronti tra i ruoli nella produzione e nella vita pubblica, tra le classi, tra i sessi, tra le eta' e cosi' via.
La democrazia e il diritto sono il teatro dello svolgimento, della normazione e della composizione dinamica dei conflitti; essi infatti accompagnano il pluralismo, che non solo non e' un inconveniente della vita sociale, ma ne rappresenta lo stesso valore ed il senso. Tuttavia il conflitto non deve essere assunto come fondamento e criterio della vita politica e sociale, cosi' che la democrazia stessa non possa essere che definita e voluta come una "democrazia conflittuale", in modo che per coerenza con tale definizione a un massimo di conflitto corrisponderebbe un massimo di democrazia. Non e' questa la democrazia compiuta. Il conflitto non e' il fine della democrazia, ma ne rappresenta la prova e in ultima istanza, se non rovesciato in conciliazione ed intesa, in antitesi.
Questo significa che confronti e conflitti devono essere continuamente relativizzati, storicizzati, mediati, indirizzati verso la soluzione, che sara' sempre altrettanto relativa e storica. Un conflitto che venga assolutizzato e conservato come tale, che cristallizzi le parti nel rapporto di inimicizia, e che percio' generi, alimenti e perpetui la figura del nemico, un conflitto che intransigentemente attraversi senza attenuarsi e ricomporsi una lunga fase della vita sociale, oltre ogni suo mutamento, e abbracci piu' generazioni, cosi' da diventare irriducibile e permanente, e' indice di una grave patologia della vita sociale, in cui appunto la crisi diventa un sistema.
Uscire dal sistema di guerra vuole dire pertanto non accettare alcuna divisione in Italia come irreparabile: ne' che le divisioni siano fondate su intransigentismi ideologici, come quella tra opposti integralismi, ne' che siano motivate da sperequazioni economiche, come quella tra Nord e Sud, tra occupati e disoccupati, tra garantiti e non garantiti, ne' che siano causate da motivi culturali e esistenziali e da antiche abitudini di dominio, come quella tra uomo e donna.
Uscire dal sistema di guerra significa non accettare un'economia che per funzionare abbia bisogno di un alto numero di disoccupati, un mercato che pretenda di assorbire tutti i rapporti e le funzioni della vita sociale, stabilendone duramente le condizioni di esistenza ed il prezzo. Questa e' la forma specifica di dominio propria dell'economia capitalistica che, estremizzando il dominio delle cose sull'uomo, riduce tutto a denaro, e quindi a mercato, anche se ci sono realta' che si sottraggono a tale egemonia, che non si fanno assorbire in una produzione fine a se stessa, particolarmente in una situazione complessa e articolata come quella italiana. Proprio per questo e' realistico intraprendere un'azione riformatrice volta ad allargare l'area non giudicata dal denaro e non dominata dal mercato. La poesia, la cultura, l'arte, la gratuita', l'invenzione, i sentimenti, la comunicazione, il gioco, la qualita' e l'abbondanza della vita devono poter fiorire anche se sono "fuori mercato" e il tempo deve tornare a valere per ciascuno, anche se non e' sempre e solo denaro.
Questo comporta stabilire un rapporto non conflittuale con la natura, un atteggiamento non di sfida ma maieutico verso di essa, arrestandone la distruzione e dilapidazione. Riconoscere limiti alla violabilita' della natura, rinunziare a un approccio di "aggressivita' faustiana" verso di essa, non significa ristabilire tabu' e riserve sacrali, ma vivere la compagnia con la natura all'interno di un orizzonte di razionalita' e di discrezione, tenendo conto dei ritmi lenti della sua evoluzione, della esauribilita' delle sue risorse, della rottura che nella ciclicita' dei suoi processi introduce una produzione lineare che da un lato preleva risorse e dall'altra rilascia scorie, rifiuti e inquinamento.
Cio' vuol dire assumere il controllo della tecnologia, sottoporla al discernimento della sapienza umana e politica, commisurarla alla qualita' della societa' in cui si vuol vivere e che si vuol costruire. Non ogni tecnologia, per il solo fatto che sia possibile, rappresenta un progresso: non tale e' la tecnologia delle nuove armi, non tale e' la tecnologia che permette la manipolazione e la sperimentazione sull'embrione e sull'uomo, non tale e' la tecnologia che privilegiando un trattamento accentrato dell'informazione, comporti un incondizionato controllo della popolazione.
Si tratta insomma di riprendere vigorosamente lo sviluppo, abbandonando pero' una concezione puramente quantitativa e deforme del medesimo. E' puramente quantitativo quello sviluppato mirato solo alla aumentata produzione di merci e servizi, e indifferente alla loro destinazione e al loro godimento; e' deforme quello sviluppo che punta alla crescita precipitosa di particolari settori dell'economia e della societa', di particolari aree del mondo, di singoli Paesi o gruppi di Paesi, senza preoccuparsi di coordinare il passo degli uni a quello degli altri, nel falso pregiudizio ideologico che l'aumentata ricchezza del ricco automaticamente significhi la salvezza del povero. L'aumento del divario e le sue conseguenze devastanti dimostrano che non e' cosi'.

5. LETTERE DALLA MONTAGNA. GIBBETTO FOLENGACCI: PER LA PACE CI METTO LA FIRMA
[Dal nostro vecchio amico Gibbetto Folengacci riceviamo e diffondiamo]

Leggo che si stanno raccogliendo le firme per poter presentare una lista pacifista alle elezioni europee di giugno.
Leggo che animatore della lista e' Raniero La Valle, una delle figure piu' illustri del movimento per la pace nel nostro paese.
Mi sembrerebbe una buona cosa che nel Parlamento Europeo venissero elette persone persuase che la pace e' il primo diritto e il primo dovere; che la guerra e' il piu' grande crimine contro l'umanita'; che e' giunta l'ora del disarmo, della smilitarizzazione, della nonviolenza come sola politica che puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe. Come si dice: ci metto la firma.
La lista si chiama "Pace Terra Dignita'": credo che ogni persona impegnata per la pace dovrebbe firmare affinche' possa presentarsi alle elezioni.
Si firma presso i Comuni, ed anche presso i tavoli che i sostenitori stanno organizzando in varie citta' d'Italia; la raccolta delle firme si conclude in questi giorni.
Per informazioni si veda il sito: www.paceterradignita.it
*
Per la pace, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la solidarieta' che ogni essere umano riconosca e raggiunga, per la difesa dell'intero mondo vivente.
Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. RIFLESSIONE. ROBERTO MANCINI: PERCHE' DOBBIAMO RESISTERE ALLA DISUMANIZZAZIONE ORGANIZZATA (2019)
[Dal sito di "Altreconomia riprendiamo il seguente editoriale di Roberto Mancini apparso sul n. 220 del novembre 2019.
Roberto Mancini, prestigioso filosofo e docente di filosofia teoretica all'Universita' di Macerata, pensatore della nonviolenza e dell'economia trasformativa, e' candidato alle elezioni per il Parlamento Europeo nella lista "Pace Terra Dignita'"]

Sorgente di speranza. Il governo Erdogan chiama cosi' la guerra contro i Curdi, cercando nel genocidio la "soluzione finale" al problema della semplice esistenza di questo popolo perseguitato tra Siria, Turchia, Iraq e Iran. L'ennesimo crimine contro il popolo curdo e contro l'umanita' si consuma tra l'ipocrisia dei governi europei, la complicita' degli Stati Uniti di Trump, il cinismo della Russia di Putin e l'inconsistenza delle Nazioni Unite. Segno evidente di come il diritto internazionale sia da molto tempo espulso dagli scenari tribali della geopolitica, quasi sempre egemonizzati da personaggi e interessi criminali. E' necessario opporsi a questo massacro, pretendendo dal governo italiano di fare il possibile per fermare il genocidio e per eliminare davvero la vendita di armi alla Turchia, anche se fatta con la mediazione di soggetti terzi. Il sistema della geopolitica (insieme all'economia capitalista e alla tecnocrazia) si conferma come un sistema di disumanizzazione organizzata.
Le vere sorgenti della speranza vanno cercate altrove. La prima di esse e' la generazione nuova. La svolta infatti sorge anzitutto da chi per posizione esistenziale ha una passione naturale per la vita e non per il potere. Parlo dei giovani piu' attivi che in tutto il mondo stanno mettendo sotto giudizio il modello attuale di societa'. Nelle lotte contro la devastazione degli equilibri della terra, contro il capitalismo, la guerra, il fondamentalismo, il totalitarismo e il maschilismo, i giovani piu' consapevoli si battono non per avere qualche riforma, ma per una trasformazione profonda del nostro modo di vivere. Le reazioni all'azione del movimento Fridays For Future, da parte di chi ritiene che Greta Thunberg sia solo una ragazzina manovrata da poteri occulti, denotano l'assuefazione all'ottusita' collettiva coltivata dai sistemi di potere globali. Invece bisogna capire il senso di queste lotte. La posta in gioco e' salvare la casa comune. Il termine "casa" indica il Pianeta e, insieme, la societa'; il termine "comune" riguarda l'umanita' intera. La lotta per difendere la casa comune e' la lotta per una societa' pacifica in armonia con la natura. Tradotto appropriatamente, questo messaggio prefigura il passaggio dalla societa' del potere alla societa' della giustizia. Ma la sua traduzione culturale e politica va realizzata nei fatti mediante un'alleanza tra le generazioni. Gli adulti non possono ne' respingere i giovani, ne' restare passivi dicendo loro "ora il mondo che noi abbiamo rovinato cambiatelo voi". Piuttosto devono favorire i movimenti di trasformazione liberatrice facendo la propria parte in sintonia con l'azione della generazione nuova.
In tale prospettiva sono feconde le esperienze che attuano fino in fondo l'accoglienza verso chiunque sia escluso, facendola diventare riqualificazione della cittadinanza per tutti e forma di esistenza transitiva, risanata dalla patologia dell'individualismo. Sono poi fruttuosi gli esperimenti che danno corso sui territori e nelle citta' ai processi sociali nei quali cittadini, associazioni, imprese di altreconomia e amministrazioni locali operano risvegliando le coscienze, alimentando la vita comunitaria aperta e generando lavoro vero sulla base della specificita' dei luoghi e della loro tradizione. Ma le azioni delle comunita' di democratizzazione sui territori non bastano. I processi di guarigione del mondo devono trovare respiro e forza attrattiva grazie al maturare di un pensiero nuovo, che rimetta in cammino i popoli e riorienti le istituzioni per realizzare un progetto di societa' inedita. Tale pensiero avra' nel suo nucleo la cultura della giustizia, intesa come la cura per armonizzare ovunque il sistema delle relazioni tra i viventi. In cio' occorre la stessa passione di Etty Hillesum, che nel 1943 ad Auschwitz scriveva: "E' come se tutte le cose che succedono e che succederanno qui siano gia', in qualche modo, date per scontate dentro di me, le ho gia' vissute e assorbite e gia' partecipo alla costruzione di una societa' futura".

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.

8. REPETITA IUVANT. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' quest'anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
*
Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 48 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 48 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

9. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
*
Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
*
Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
*
Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
*
All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
*
All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
*
Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
*
Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
*
Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
*
E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

12. GALGENLIEDER. GLI AMICI DI PALERMO

Troppo bene mi vogliono gli amici di Palermo
e della mia pochezza mi fanno vergognare

Loro che sanno e sanno fare
tutto cio' che occorre fare
e conducono la lotta che anch'io
ritengo essere la piu' necessaria
mi vogliono bene e non sanno
che il loro volermi bene mi rende piu' gravose
le mie insufficienze la stanchezza mia

Da quanti anni vivo in questo vuoto
prendendomi cura di una sola persona
il cui declinare non conosce sosta
se non la sosta da cui non si torna

Da quanti anni io sono soltanto parole
scritte sull'acqua mentre sono chiuso
in queste poche stanze senza eco
senza finestre senza specchi senza luci

Da quanti anni sono solo ruggine
che cigola e dolora e si consuma
e reca poco aiuto a chi di aiuto
ha un bisogno disperato e cieco e muto

Troppo bene mi vogliono gli amici di Palermo
e della mia pochezza mi fanno vergognare

13. GALGENLIEDER. SCRIVERE CONTRO LA GUERRA

Scrivere contro la guerra
non contrasta la guerra

ma scrivere contro la guerra
almeno non e' plaudire alla guerra

14. GALGENLIEDER. IO E Il MASNADIERO

Si faceva chiamare Masnadiero
perche' da giovane era stato in seminario
e li' leggeva tutti tutti i libri
oltre che a dover fare le schifezze

Poi ammazzo' uno e riusci' a darsi
non lo presero mai cambio' nome e paese
fece lavori arditi e innominabili
io lo conobbi che eravamo gia' vecchi

siamo stati noi due a dare fuoco alla fabbrica
con tutta quella gente che ci stava dentro

15. GALGENLIEDER. RADAMESSE RESTA ZITTO

Gli dissero se voleva diventare
presidente del consiglio dei ministri
a condizione di ordinare la guerra
che tutti lo sanno che e' necessaria
per sfoltire delle zecche questo mondo

Gli dissero se voleva essere eletto
tra i buoni che chiamano i figli della patria
a farla finita con i vili traditori
a farla finita con la teppa clandestina
a mettere a posto le femmine e i negri

Gli dissero se gli interessava
fare tanti soldi da non riuscire a contarli
purche' mettesse qualche goccia di veleno
dove il veleno funzionava meglio
che la gente e' contenta cosi'

Gli dissero se ci stava a diventare
un divo fusto della televisione
bastava che dicesse solo quello
che gli frullava per la testa e non dicesse
quello che si sa bene non va detto

E' sempre stato un fesso Radamesse
me lo avessero detto a me vedevi

16. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Karl Jaspers, Filosofia, Mursia, Milano 1972, 1978, Utet, Torino 1978, 1996, Mondadori, Milano 2009, pp. 1194.
- Karl Jaspers, La filosofia dell'esistenza, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. XXIV + 104.
- Karl Jaspers, La questione della colpa, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996, pp. XX + 144.
- Karl Jaspers, Piccola scuola del pensiero filosofico, Edizioni di Comunita', Milano 1968, 1984, pp. 144.
- Karl Jaspers, Ragione e antiragione nel nostro tempo, Sansoni, Firenze 1970, 1978, pp. 108.
- Karl Jaspers, Ragione ed esistenza, Marietti, 1971, Fabbri-Rcs, Milano 1996, pp. 200.
- Karl Jaspers, Verita' e verifica. Filosofare per la prassi, Morcelliana, Brescia 1986, pp. 244.

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5181 del 25 aprile 2024
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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