[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 479



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 479 del 23 aprile 2024

In questo numero:
1. Enrico Peyretti: Ogni conflitto e' aperto alla trasformazione nonviolenta
2. Bruto Otello Sturmundranghi: Contro la guerra, contro gli eserciti, contro le armi: con lo strumento democratico del voto
3. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
4. Alcuni riferimenti utili
5. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
6. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
7. Ripetiamo ancora una volta...
8. A costo di sembrare il solito grillo parlante... (novembre 2023)
9. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa? (aprile 2023)
10. Roberto Mancini: Oggi dobbiamo fare "comunita'", inteso come modo di agire
11. Benito D'Ippolito: Dare una possibilita' alla pace
12. Un appello alla Presidente del Parlamento Europeo per la liberazione di Leonard Peltier
13. Angela Dogliotti presenta "Uscire dalla guerra, per un'economia di pace" a cura di Antonio De Lellis, Rosetta Placido, Stefano Risso

1. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: OGNI CONFLITTO E' APERTO ALLA TRASFORMAZIONE NONVIOLENTA
[Dal sito www.ilfoglio.info riprendiamo e diffondiamo.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' candidato alle elezioni europee nella lista "Pace Terra Dignita'"]

A due mesi dalla morte di Johan Galtung, avvenuta il 17 febbraio 2024, proponiamo una rilettura del suo volume teorico probabilmente piu' importante, Pace con mezzi pacifici, Esperia 2000.
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Questo volume e' il manuale universitario di Johan Galtung, lo studioso norvegese (vichingo, diceva lui), matematico e sociologo, iniziatore degli Studi per la Pace contemporanei, per la trasformazione nonviolenta dei conflitti. Sull'etica della pace come riduzione della sofferenza, leggiamo: "Molte cose sono necessarie se il compito dell'operatore di pace e' ridurre la sofferenza (dukkha) e migliorare la vita (sukkha)". La cultura della pace e' una prospettiva di pensiero e di azione fortemente critica verso il mondo attuale e le culture che lo interpretano.
La domanda e': qual e' la causa e quali gli effetti della violenza nelle sue tre forme principali? Infatti la distinzione fondamentale e' tra violenza diretta (verbale o fisica; sul corpo, sulla mente, o sullo spirito), violenza strutturale (politica, che si esercita nella repressione; economica, che produce sfruttamento) e violenza culturale. La violenza diretta e' la piu' visibile e piu' facilmente deprecata da tutti, ma anche la piu' superficiale, per quanto dolorosa. Meno visibile e piu' radicata e' la violenza incarnata nelle strutture sociali, anche se piu' accettata.
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La supremazia della cultura
Ma la piu' grave e profonda, la meno riconosciuta come tale e persino onorata, non solo accettata, e' la violenza culturale, insediata nelle tradizioni, nelle visioni del mondo collettive, nelle menti. Essa e' la causa piu' profonda, che agisce sulle altre occultandole con la disinformazione, legittimandole e giustificandole con l'ideologia. La definisce come "quegli aspetti della cultura (la sfera simbolica della nostra esistenza) che possono essere usati per giustificare o legittimare la violenza diretta e strutturale" negli ambiti: religione, diritto e ideologia, lingua, arte, scienza, e "cultura profonda" o cosmologia (nel senso di Weltanschauung, concezione del mondo): quel substrato di presupposti profondi, di idee collettive sulla realta', che definiscono cosa e' normale e naturale. La cosmologia e' inconscia, a differenza dall'ideologia che e' cosciente. Cio' che e' piu' importante sono le strutture e le culture profonde, perche' esse sono irriflesse, addirittura inconsce. "Perche' le persone uccidono? In parte perche' sono educate a farlo: non educate direttamente a uccidere, ma a considerare legittimo uccidere in determinate circostanze. La tesi generale e' quella della supremazia della cultura, o della civilta', non l'assunto marxista della supremazia dell'economia, ne' l'assunto "realista2 della supremazia militare, ne' quello liberale della supremazia delle istituzioni politiche (concettualizzato, ad esempio, nella dicotomia democrazia/dittatura)". Lo studio delle culture e' importante per costruire la pace.
Cio' richiama la famosa affermazione di Hans Kung: "Non c'e' pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. Non c'e' pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni. Non c'e' dialogo tra le religioni senza una ricerca sui fondamenti delle religioni". Cosi', riguardo agli aspetti religiosi delle culture, troviamo Galtung particolarmente severo col cristianesimo, mentre simpatizza per il buddismo. Galtung riconosce nel cristianesimo una forma dura e una dolce, che individua in san Francesco. Forse ci sono alcuni malintesi teologici. Il cristianesimo non e' puramente e in modo esclusivo trascendente e verticale, percio' strutturalmente poco pacifico, come qui appare, perche' e' anche, ed essenzialmente, immanenza intima della vita di Dio nello spirito dell'uomo. E' interessante che, a differenza della semplicistica affermazione che associa monoteismo e violenza, Galtung scrive: "Il problema della minaccia alla pace delle religioni abramitiche sembra non essere il monoteismo, ma l'idea di possedere l'unica fede valida per l'intero universo, in altre parole l'esclusivismo cum universalismo del Cristianesimo e dell'Islam, e l'esclusivismo cum particolarismo (Terra Promessa) dell'Ebraismo".
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Trascendere le incompatibilita'
L'Autore chiama trascendenza la migliore trasformazione del conflitto, quella creativa che fa emergere dal processo qualcosa di nuovo, solitamente inaspettato. Cio' vuol dire che e' stato utilizzato l'aspetto positivo del conflitto, che e' la sfida a "trascendere" la contraddizione sottostante, realizzando cosi', o meglio trasformando, entrambi gli scopi incompatibili con soddisfazione di entrambi gli attori. "Il conflitto puo' essere trasformato se le persone lo gestiscono creativamente, se trascendono le incompatibilita', e se agiscono nel conflitto senza ricorrere alla violenza".
Un capitolo studia in particolare la trasformazione nonviolenta dei conflitti, con speciale riferimento all'esperienza e alla riflessione di Gandhi. Sono interessanti e chiarificatrici le pagine in cui Galtung critica l'affermazione "la nonviolenza non funziona", portando anche una decina di esempi importanti dalla storia del '900. "Scrivere la storia di questo secolo violento e analizzarne la politica senza prendere in considerazione la nonviolenza significherebbe denigrarlo piu' di quanto meriti". Segue un elenco dei meccanismi fondamentali descrittivi di "come funziona" la nonviolenza. Sono i fattori culturali profondi che impediscono o facilitano la nonviolenza. "La pace e' l'assenza/la riduzione della violenza di qualunque genere (diretta, strutturale, culturale). La pace e' la trasformazione nonviolenta e creativa dei conflitti".
Due capitoli problematici si interrogano sul contributo delle donne: si assume come ipotesi di base, non nuova, che "gli aspetti femminili ad alta empatia-orizzontale-centripeta dispongono alla pace; quelli maschili a bassa empatia-verticale-centrifuga dispongono alla violenza". Almeno "il 95% della violenza diretta e' commessa dagli uomini". Ma perche' questo? Galtung chiama in causa l'interfaccia sessualita'-violenza, una vicinanza neurologica tra orgasmo maschile e violenza. "E' stato riportato che i soldati in combattimento hanno erezioni, come i boia: tutti ruoli soprattutto maschili". Ma la biologia puo' spiegare solo il 10-20% di questo fenomeno. Sono piu' decisivi i fattori strutturali e culturali, descrivibili nel linguaggio, nella religione, nelle strutture sociali, generazionali, urbane, comportamentali, nelle menti condizionate dal diverso rapporto di vicinanza fisica che maschi e femmine hanno nell'infanzia con la madre.
Oggi "del tutto assente e' il concetto di sviluppo mondiale, dell'armonizzazione reciproca di tutti gli sforzi"; anche perche' "il sistema degli stati e' fondamentalmente incompatibile con la pace" per queste ragioni: il patriarcato statale, l'arroganza e la segretezza, l'idea di essere causa di se stessi, l'avere il monopolio sui supremi strumenti di violenza ed essere inclini ad usarli; tutti mali piu' accentuati negli stati grandi e piu' che mai nei superstati. Ora, il sistema mondiale e' quasi solo un sistema di stati, che vi sono rappresentati da ristrette elite, le quali hanno il monopolio sulla definizione degli interessi del loro stato; la somma degli interessi statali adattati tra loro viene creduta essere l'interesse mondiale.
La pace e' complessa, come la salute. "Piu' complesso il conflitto, piu' numerose le aperture per la sua trasformazione nonviolenta e creativa". Il semplicismo bipolare danneggia la ricerca della trasformazione.

2. LETTERE DALLA MONTAGNA. BRUTO OTELLO STURMUNDRANGHI: CONTRO LA GUERRA, CONTRO GLI ESERCITI, CONTRO LE ARMI: CON LO STRUMENTO DEMOCRATICO DEL vOTO
[Dal nostro vecchio amico Bruto Otello Sturmundranghi riceviamo e diffondiamo]

Leggo che si stanno raccogliendo le firme per poter presentare una lista pacifista alle elezioni europee di giugno.
Leggo che animatore della lista e' Raniero La Valle, una delle figure piu' illustri del movimento per la pace nel nostro paese.
Mi sembrerebbe una buona cosa che Raniero La Valle ed altre persone come lui entrassero nel Parlamento Europeo e dal Parlamento Europeo facessero deliberare i provvedimenti adeguati a far si' che l'Europa divenga artefice di pace, smilitarizzazione, disarmo.
La lista si chiama "Pace Terra Dignita'": credo che ogni persona impegnata per la pace dovrebbe firmare affinche' possa presentarsi alle elezioni.
Si firma presso i Comuni, ed anche presso i tavoli che i sostenitori stanno organizzando in varie citta' d'Italia; la raccolta delle firme si conclude in questi giorni.
Per informazioni si veda il sito: www.paceterradignita.it
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Per la pace, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la solidarieta' che ogni essere umano riconosca e raggiunga, per la difesa dell'intero mondo vivente.
Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
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Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
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Donna, vita, liberta'.

4. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

6. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

7. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

8. REPETITA IUVANT. A COSTO DI SEMBRARE IL SOLITO GRILLO PARLANTE... (NOVEMBRE 2023)

Ci sono alcune cose che vanno pur dette, e allora diciamole.
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Ogni manifestazione a favore dell'esistenza dello stato di Israele che non s'impegni anche per la nascita dello stato di Palestina rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione a sostegno del popolo palestinese che non s'impegni anche a sostegno del popolo ebraico rischia di essere inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da un'organizzazione terrorista e non quelle commesse da uno stato e' peggio che inutile.
Ogni manifestazione che condanni le stragi commesse da uno stato e non quelle commesse da un'organizzazione terrorista e' peggio che inutile.
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Sia il popolo palestinese che il popolo ebraico sono realmente minacciati di genocidio.
E' compito dell'umanita' intera impedire questi genocidi, tutti i genocidi.
Per impedire il genocidio del popolo ebraico e' indispensabile l'esistenza dello stato di Israele.
Per immpedire il genocidio del popolo palestinese e' indispensabile l'esistenza dello stato di Palestina.
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Allo stato di Israele chiediamo:
1. di cessare la guerra a Gaza e il sostegno alle violenze dei coloni in Cisgiordania.
2. di cessare di occupare i territori palestinesi e di riconoscere l'esistenza dello stato di Palestina nei territori della Cisgiordania e di Gaza devolvendo immediatamente tutte le funzioni giurisdizionali ed amministrative e le risorse relative all'Autorita' Nazionale Palestinese - intesa come governo provvisorio dello stato di Palestina fino alle elezioni democratiche -.
3. di sgomberare immediatamente le illegali colonie nei territori occupati, restituendo quelle aree al popolo palestinese.
4. di concordare con l'Autorita' Nazionale Palestinese l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di essere una piena democrazia abrogando ogni misura legislativa ed amministrativa di discriminazione razzista.
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All'Autorita' Nazionale Palestinese chiediamo:
1. di assumere immediatamente il governo della Striscia di Gaza.
2. di adoperarsi ivi per l'immediata liberazione di tutte le persone rapite da Hamas.
3. di organizzare lo stato di Palestina indipendente e democratico.
4. di concordare con lo stato di Israele l'avvio di tutti i negoziati necessari per risolvere le molte questioni da affrontare come due stati sovrani in condizioni di parita'.
5. di adoperarsi affinche' nessuno stato arabo o musulmano possa piu' proseguire in una politica antisraeliana ed antiebraica prendendo abusivamente a pretesto la causa palestinese.
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All'Onu chiediamo:
1. un piano straordinario di aiuti per la Palestina.
2. una deliberazione dell'Assemblea Generale che riconoscendo i due stati di Israele e di Palestina vincoli tutti gli stati membri delle Nazioni Unite a cessare ogni politica di negazione dello stato di Israele, ogni politica di persecuzione antiebraica.
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Agli stati ed agli organismi politici sovranazionali d'Europa (l'Europa che e' il continente in cui si sono realizzati la bimillenaria persecuzione antiebraica e l'orrore assoluto della Shoah; l'Europa che e' il continente i cui principali stati hanno oppresso i popoli del resto del mondo con il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo fin genocida) chiediamo:
1. di risarcire adeguatamente sia lo stato di Israele che lo stato di Palestina per le sofferenze inflitte ai loro popoli sia direttamente che indirettamente.
2. di contrastare il fascismo e il razzismo, l'antisemitismo e l'islamofobia, tutte le ideologie di odio e le organizzazioni che le praticano e le diffondono, e tutti i crimini conseguenti.
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Fermare la guerra.
Fermare le stragi.
Restituire la liberta' a tutte le persone che ne sono state private.
Riconoscere e proteggere tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Salvare le vite e' il primo dovere.

9. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA? (APRILE 2023)

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. RIFLESSIONE. ROBERTO MANCINI: OGGI DOBBIAMO FARE "COMUNITA'", INTESO COME MODO DI AGIRE (2017)
[Dal sito di "Altreconomia riprendiamo il seguente editoriale di Roberto Mancini apparso sul n. 189 del gennaio 2017.
Roberto Mancini, prestigioso filosofo e docente di filosofia teoretica all'Universita' di Macerata, pensatore della nonviolenza e dell'economia trasformativa, e' candidato alle elezioni per il Parlamento Europeo nella lista "Pace Terra Dignita'"]

Tre priorita' per il movimento dell'economia democratica in Italia. Desidero evidenziarle perche' mi sembra che le associazioni, le cooperative, le aziende, le reti dell'altra economia siano ormai giunte a un punto di svolta. O si accontentano di navigare a vista, oppure elevano la loro azione a un grado di maggiore maturita'.
Per farlo - ecco la prima priorita' - e' necessario che sia attuata la piena trasformazione del modo di pensare di quanti a vario titolo vi partecipano. Mi riferisco alla sempre piu' lucida scelta di aderire all'etica del bene comune, quella che coniuga la dignita' di ogni persona, quella di tutta l'umanita' e quella della natura. Questo e' il nucleo vitale del pensiero democratico, ossia della cultura che guarda alla democrazia non solo come sistema di governo, ma piu' radicalmente come forma dell'ordinamento politico di una societa' comunitaria aperta. E' la societa' dove nessuno e' straniero, dove non il potere e la violenza, ma l'accoglienza e la corresponsabilita' sono la norma. Se i soggetti dell'altra economia avranno cura della formazione etica e del laboratorio di pensiero collettivo che stanno sperimentando, essi avranno la forza spirituale e culturale per essere fertili in un contesto difficile.
La seconda priorita' e' quella di lavorare affinche' la nostra sperimentazione possa divenire un vero e proprio movimento etico, sociale e politico di radicamento popolare. Se una rete resta solo una rete e non genera un movimento che sia radicato - nelle citta', sui territori, nei luoghi essenziali della vita quotidiana (famiglie, scuole, comuni, aziende, associazioni) - , allora si riduce a un'entita' autoreferenziale. Per raggiungere questo obiettivo occorre adottare modalita' comunitarie di presenza, di incontro, di azione.
Qui bisogna essere chiari. Poiche' "comunita'" e' divenuta una parola magica, calda e rassicurante, va chiarito che occorre scegliere tra due tipi di comunita'. Una è' la comunita' capsulare, l'altra e' la comunita' democratica. La prima e' la comunita'-rifugio, dove si ritrovano solo quelli che la pensano allo stesso modo. E' una setta, un guscio protettivo che gratifica psicologicamente ma che si traduce in un ripiegamento mortale. L'altra e' la comunita' aperta, che si caratterizza per la pratica della solidarieta', per lo spirito di ospitalita' verso chiunque, per la scelta di essere responsabili insieme verso la societa' intera. A noi serve dare vita a questo secondo tipo di nuclei comunitari, ricordando che "comunita'" e' piu' un modo d'essere e di agire che un luogo circoscritto. Da arcipelago di realta' piu' o meno isolate bisogna passare a essere un tessuto di comunita' civili aperte che giungono a convergere in un movimento ampio, popolare, plurale ma indivisibile e coeso.
La terza priorita' e' quella di dare forma politica alla nostra azione. E' sbagliata l'idea che la "politica" sia solo quella di istituzioni come il governo, il parlamento e i partiti, o peggio quella dei "politici" di mestiere. Quella delle istituzioni, benche' importante, e' la politica seconda. La prima politica e' quella dei cittadini organizzati, che in ogni comunita' civile territoriale si impegnano per attuare la cura del bene comune e dei beni comuni. In questo senso i soggetti dell'altra economia sono a pieno titolo soggetti politici. Riconoscere tale potenziale democratico significa, concretamente, smettere di interessarci solo di economia e renderci disponibili all'alleanza con tutti i movimenti dell'altrimenti (intendo i movimenti femministi, per i diritti civili, per l'accoglienza dei migranti, per la tutela della natura, per una scuola vera, contro le mafie e cosi' via). Insieme a noi queste sono le forze sociali piu' creative, che cercano un modo differente di tessere la convivenza sociale. E' urgente incontrarsi con loro, creando occasioni e percorsi di collaborazione sul filo conduttore di un progetto di societa'.
Assumere queste tre priorita' non significa chiedere di fare cose in piu', significa fare meglio quello che gia' stiamo facendo.

11. L'ORA. BENITO D'IPPOLITO: DARE UNA POSSIBILITA' ALLA PACE

L'Unione Europea e' a un  bivio: puo' proseguire nell'attuale deriva bellicista, riarmista, militarista, e contribuire cosi' a precipitare l'umanita' nella catastrofe; oppure puo' tornare ad essere quella che sognarono e poi costruirono le sue fondatrici ed i suoi fondatori: un soggetto politico impegnato per la pace, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la salvaguardia rispettosa e accudente della natura come della cultura, dell'intero mondo vivente.
Una delle figure piu' illustri della vita civile del nostro paese e della cultura della pace e della dignita' umana, Raniero La Valle, ha promosso una lista elettorale, denominata "Pace Terra Dignita'", che si pone come specifico fine proprio di portare nel Parlamento Europeo l'impegno per la pace come il compito piu' urgente e ineludibile.
Ma per potersi presentare la lista "Pace Terra Dignita'" deve raccogliere le firme. Molte. E ormai in pochissimi giorni.
Credo che ogni persona ragionevole possa convenire che sia preferibile che alle elezioni europee vi sia anche una lista specificamente impegnata per la pace, visto che tutte le altre liste sembrano non ritenere che la guerra (la "terza guerra mondiale a pezzi" in corso, che ogni giorno uccide tanti esseri umani innocenti) sia il problema piu' drammatico che l'umanita' abbia oggi di fronte.
E quindi, indipendentemente da chi si scegliera' di votare in giugno, credo che ogni persona ragionevole possa accedere all'idea di firmare per permettere alla lista "Pace Terra Dignita'" di partecipare alle elezioni.
E per permettere a chi vuole votare per la pace di dare un voto pienamente libero e persuaso.
Consentire a tutti di partecipare alle elezioni si chiama democrazia.
Ringraziando per l'attenzione,
Benito D'Ippolito
Viterbo, 22 aprile 2024

12. INIZIATIVE. UN APPELLO ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei conosce gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
E sicuramente ricorda che con proprie reiterate risoluzioni fin dal 1994 e dal 1999 il Parlamento Europeo si espresse per la sua liberazione.
Cosi' come ricorda che nel 2021 l'allora Presidente del Parlamento Europeo suo immediato predecessore, David Sassoli, espresse un rinnovato impegno affinche' a Leonard Peltier fosse concessa la grazia che gli restituisse la liberta'.
E sicuramente sa anche che nel 2022 una Commissione giuridica ad hoc dell'Onu, dopo aver riesaminato puntualmente l'intera vicenda giudiziaria di Leonard Peltier, ha concluso che dovesse essere liberato.
In coerenza con questi precedenti pronunciamenti, ed in coerenza con l'impegno in difesa dei diritti umani dal Parlamento Europeo e da lei stessa piu' volte dichiarato, le chiediamo di voler scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per rinnovare la richiesta di un provvedimento di clemenza che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Voglia gradire distinti saluti,
le persone partecipanti all'incontro di solidarieta' con Leonard Peltier svoltosi a Viterbo l'11 aprile 2024
le persone partecipanti all'incontro di solidarieta' con Leonard Peltier svoltosi a Cura di Vetralla (Viterbo) il 18 aprile 2024
Viterbo-Vetralla, 11-18 aprile 2024
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Segnaliamo alcuni  materiali di documentazione in lingua italiana disponibili nella rete telematica:
https://sites.google.com/view/viterboperleonardpeltier/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2021/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperpeltier2022/home-page
https://sites.google.com/view/vetrallaperleonardpeltier2023/home-page
https://sites.google.com/view/vetralla-per-peltier-2024/home-page

13. LIBRI. ANGELA DOGLIOTTI PRESENTA "USCIRE DALLA GUERRA, PER UN'ECONOMIA DI PACE" A CURA DI ANTONIO DE LELLIS, ROSETTA PLACIDO, STEFANO RISSO
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo e diffondiamo la seguente recensione di Angela Dogliotti, pubblicata anche nel numero di aprile della rivista Missioni Consolata, nella rubrica Librarsi, a cura del Centro Studi Sereno Regis]

Antonio De Lellis, Rosetta Placido, Stefano Risso (a cura di), Uscire dalla guerra, per un'economia di pace, Cittadella Editrice, Assisi 2023, pp. 182, euro 14,90.
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Cittadella Editrice ha il merito di aver pubblicato un agile libro che raccoglie i contributi di diversi attivisti e studiosi, nella prospettiva di mettere a fuoco le caratteristiche dell'economia di guerra nella quale siamo immersi e di individuare percorsi virtuosi verso un'economia di pace.
Partendo dalla constatazione delle drammatiche crisi prodotte dal modello neoliberista dominante - la crisi climatica, le guerre, l'eclissi della democrazia, dell'uguaglianza e della giustizia - i molteplici interventi analizzano aspetti diversi della situazione. Impossibile darne un resoconto esauriente e completo, ma si possono evidenziare alcune tendenze significative che caratterizzano il quadro generale e che emergono dai singoli interventi.
La prima e' la tendenza alla centralizzazione dei capitali e alla concentrazione in poche mani, frutto della lotta per la conquista dei mercati, che ha prodotto una polarizzazione tra Paesi creditori e Paesi debitori. L'acquisizione di capitali da parte di Paesi creditori come Cina, Russia, Arabia Saudita da Paesi debitori come gli Stati Uniti, ha reso tese le relazioni internazionali tra questi Paesi portando allo sviluppo di politiche protezionistiche e alla creazione di aree amiche/nemiche; si e' creato cosi' un pericoloso "equilibrio di guerra" che rischia di saltare in ogni momento, anche grazie alle crescenti spese militari. Come ha evidenziato una recente ricerca di Greenpeace, tali spese negli ultimi dieci anni sono aumentate di quasi il 50% nei Paesi NATO dell'Unione Europea, passando da 145 miliardi di euro nel 2014 a una previsione di bilancio di 215 miliardi nel 2023.
Una seconda tendenza e' il ruolo determinante come causa diretta o indiretta di guerra svolto dall'accaparramento di fonti fossili, strettamente connesse al modello di sviluppo capitalistico energivoro e accentratore. Quasi la meta' delle guerre scoppiate nel secondo dopoguerra e' avvenuta o per conquistare territori ricchi di idrocarburi, o per impedire che un Paese produttore acquisisse una posizione dominante nel mercato internazionale, o per il controllo delle rotte di trasporto di petrolio e gas.
Secondo il rapporto di Greenpeace il 64% della spesa militare italiana per missioni militari all'estero e' assorbita da operazioni connesse alla difesa delle fonti fossili.
Non si puo' non considerare, nella guerra russo-ucraina, come le zone contese del Donbass siano ricche di carbone e petrolio e come non sia affatto un caso l'esplosione del Nordstream 2, nel settembre del 2022.
Una terza tendenza e' l'impossibilita' di mettere in atto, su questi presupposti, una seria transizione ecologica, necessaria per affrontare la crisi climatica. Risulta infatti evidente che una transizione ecologica deve essere fondata su una conversione economica che sappia rinunciare al dominio del mondo, a imporre al pianeta un modello di sviluppo centrato sullo sfruttamento degli esseri umani e della natura. Con questa economia di guerra non c'e' possibilita' di uscire dalla crisi climatica, perche' "l'inquinamento ambientale e' causato dalla difesa armata dell'unica ideologia esistente, il capitalismo" (p.145).
Dunque la "radice della guerra [...] va ricercata nella violenza strutturale su cui si basano i modi di produzione, distribuzione e riproduzione oggi trionfanti ad ogni latitudine. Un sistema mortifero, biocida. Perche' genera guerre, colonizza e militarizza le menti, recide ogni relazione con chi e' diverso da se', distrugge la biosfera, riduce gli spazi vitali di ogni specie vivente.
Per ripudiare la guerra e' necessario estirpare le sue radici profonde ed inventare un'economia di pace" (p. 97). Nella seconda parte del testo, Appunti per un'economia di pace, sono percio' presentati alcuni contributi in questa direzione.
Un cambiamento di paradigma e' rappresentato dal modello dell'economia gandhiana, fondato sulle sei parole-chiave: nonviolenza e non sfruttamento; autolimitazione e sobrieta'; lavoro autodiretto al servizio dello sviluppo proprio e della comunita' di appartenenza; sviluppo locale autocentrato (swadeshi); amministrazione fiduciaria come strumento operativo per la gestione delle attivita' economiche.
In questa prospettiva si collocano le esperienze di decentramento, autogestione, cittadinanza attiva, che vanno dai GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), alle comunita' energetiche per l'autoproduzione di energia a livello locale e decentrato; alle forme di boicottaggio verso prodotti insostenibili a livello sociale e ambientale, che rappresentano l'esercizio del potere del consumatore che diventa consum-attore perche' puo' contribuire a indirizzare l'economia con le sue scelte di acquisto anche attraverso Campagne collettive e organizzate (come quelle, ad esempio, contro le banche armate). Se le fonti fossili sono strettamente legate a un'economia di guerra, le fonti rinnovabili, decentrate e controllabili dal basso, rappresentano un diverso modello di societa' e di economia, un'economia di pace.
Sono presentate, come esempi nella direzione di un'economia di pace, le esperienze di lotta del Comitato per la riconverisone del Sulcis Iglesiente, che ha creato il marchio etico "War Free" e il caso della mobilitazione della societa' civile nella Valle del Sacco (inquinata da un'industria bellica e chimica) che nel 2005 e' stata inclusa tra i siti di interesse nazionale per le necessarie bonifiche.
Un'altra importante esperienza e' quella del movimento "No base" a Pisa S. Rossore, contro l'ampliamento, nel parco di S. Rossore, di insediamenti militari, gia' presenti nel territorio, con la base militare statunitense di Camp Darby.
Infine, e' importante la nascita dell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell'Universita', che, appellandosi ai principi della Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo (1959), per un'educazione "in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia tra i popoli, di pace e di fratellanza universale"; alla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (1989) e allo Studio ONU sull'educazione al disarmo e alla non-proliferaznione (2002), che auspica "curricula di studio su risoluzione pacifica dei conflitti, dialogo, creazione del consenso e nonviolenza attiva", denuncia la propaganda bellica nelle scuole e la collaborazione di Istituti scolastici e Universita' con enti e realta' militari o con Fondazioni, come la Med-Or di Leonardo, secondo gruppo in Europa nella produzione bellica.
Il testo si chiude con alcune proposte conclusive:
De-colonizzare la mente: invece che paura, costruzione del nemico, precarieta', sviluppare il senso del limite ed una economia della custodia e della cura;
De-colonizzare il pianeta: porre fine alla guerra per lo sviluppo di pochi e a danno dell'ecosistema;
De-costruire la retorica della sicurezza: riumanizzare l'altro, perseguire la giustizia economica che il capitalismo non puo' garantire;
Rispondere alla crisi globale del capitalismo con una risposta globale, anticapitalista, femminista, ecologista, antirazzista;
La pace disarmata come paradigma della politica: obiezione fiscale per la conversione delle spese militari; costruzione dei Corpi civili di pace; riconversione industriale; disarmo e ripudio della guerra; difesa popolare nonviolenta;
Mobilitarsi in convergenza: sviluppare e mettere in rete movimenti territoriali per costruire la pace dal basso (come i citati Sulcis, Valle del Sacco...);
Rifondare l'economia:
messa al bando dell'industria degli armamenti;
abbandono del consumismo;
passaggio alle energie rinnovabili;
potenziare e demonetizzare l'economia pubblica;
improntare i rapporti internazionali a spirito di collaborazione ed equita';
Passare dai principi di guadagno, crescita, concorrenza, a quelli di equita', sostenibilita', cooperazione;
Il consumatore può diventare consum-attore ed essere promotore di un indirizzo diverso dell'economia;
Assumere come orientamento i quattro obiettivi dell'economia gandhiana: una vita fondata sul rispetto e sull'etica; il benessere non solo materiale; il senso di raggiungimento; la propria elevazione spirituale;
Costruire la cultura della pace, sostenendo l'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole;
Piu' Vangelo e piu' Costituzione.
Un testo ricco di spunti e frutto di un lavoro di rete, di riflessioni e di esperienze condivise. Da conoscere, sviluppare, promuovere, per crescere in consapevolezza e diffondere una cultura di pace capace di tradursi in azioni concrete.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 479 del 23 aprile 2024
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 48 anni prigioniero innocente.
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