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[Nonviolenza] Telegrammi. 5044
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5044
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 9 Dec 2023 14:39:51 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5044 del 10 dicembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Lea Melandri: Gino Cecchettin e il senso politico dell'amore
2. Alessandra Pigliaru: Dal patriarcato ai padri
3. Il testo integrale del discorso di Gino Cecchettin nella basilica di Padova
4. Nella Giornata internazionale per i diritti umani rinnoviamo la richiesta che sia liberato Leonard Peltier
5. Corrado Mandreoli, Vincenzo Greco e Ivan Lembo: Piero Basso, infaticabile tessitore di passioni civili e relazioni umane
6. "Fondazione Lelio e Lisli Basso": Addio a Piero Basso
7. Peppe Sini: Cinque tesi sul golpe in corso in Italia
8. L'associazione "Respirare" di Viterbo scrive alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
9. Emergency e altri: Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica
10. Adesione popolare alla denuncia sulla presenza di armi nucleari in Italia
11. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
12. Il 10 dicembre Marcia della pace ad Assisi
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'
1. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: GINO CECCHETTIN E IL SENSO POLITICO DELL'AMORE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Lo slogan femminista, "Il personale e' politico", e' stato citato ieri dal Manifesto a proposito delle parole pronunciate da Gino Cecchettin al funerale della figlia Giulia difronte alla grande quantita' di persone che hanno affollato la basilica di Santa Giustina a Padova.
Uno slogan che non poteva tornare al centro dell'attenzione in un modo piu' adeguato e insieme piu' sorprendente. La vicenda dolorosa, inquietante di un ennesimo femminicidio, anziche' chiudersi nel riserbo "privato" di una famiglia ferita, per la prima volta ha visto aprirsi le porte di casa e uscire da quegli interni domestici parole che finora si erano sentite solo nelle manifestazioni del femminismo in particolari ricorrenze, come la Giornata del 25 novembre.
Benche' la violenza sulle donne sia ormai riconosciuta da tempo anche dalle istituzioni come "fenomeno strutturale", i media hanno continuato a relegarla fuori dal discorso politico, come "caso di cronaca" e i provvedimenti governativi che dovrebbero contrastarla limitarsi a norme piu' severe di controllo e di carcerazione.
L'aggettivo "imprevisto", usato agli inizi degli anni Settanta da Carla Lonzi per descrivere la comparsa delle donne come "soggetti politici" sulla scena pubblica, con l'idea che la storia andasse riscritta a partire da un evento che sconvolgeva la millenaria separazione tra il corpo e la polis, tra i destini di un sesso e dell'altro, ritorna oggi di attualita' a proposito del dominio millenario di una comunita' storica di soli uomini.
Solo un "padre" che ha saputo guardare al di la' del suo ruolo genitoriale e pensarsi "uomo" tra altri uomini, accomunati da una cultura virile che oggi li costringe ad interrogarsi di fronte alle sue manifestazioni piu' violente, poteva eclissare la figura del "Patriarca", a cui ancora molti guardano con malcelato rimpianto. La guerra tra i generi ha avuto nella famiglia il suo radicamento piu' forte e insieme la sua piu' forte copertura per la perversa confusione tra amore e violenza.
Non poteva essere percio' che una famiglia di straordinaria sensibilita' e consapevolezza del rapporto tra gli affetti primari, piu' intimi e un sessismo che dura da millenni, a dare finalmente voce ed incisivita' politica alle parole che generazioni di femministe hanno gridato da tanto tempo sulle piazze, inascoltate.
Se la critica piu' radicale alla violenza maschile sulle donne ha potuto rimanere cosi' a lungo ignorata, osteggiata o tenuta sotto silenzio, e' perche' il cambiamento delle coscienze avvenuto con la rivoluzione del movimento delle donne degli anni Settanta attendeva ancora quella dichiarazione pubblica - "ci riguarda" - che avrebbe finalmente portato al centro non la vittima ma l'aggressore, non la patologia del singolo ma la cultura che aliena le vite di uomini e donne a partire dalle esperienze piu' intime, come la sessualita' e la maternita'.
E' questo il discorso lucido e commosso con cui Gino Cecchettin ha dato l'ultimo saluto alla figlia, dopo l'effetto dirompente che aveva gia' avuto la lettera di Elena, sorella di Giulia, al Corriere della Sera. E' toccato alle figure di un padre e di una figlia aprire una breccia in quella corazza che sono stati finora i ruoli familiari, mettere in discussione la "normalita'" fatta di pregiudizi atavici che ha "privatizzato" e "naturalizzato" rapporti storici di potere.
La piu' toccante lezione di un amore possibile e' venuta oggi sorprendentemente a seguito di quella affermazione selvaggia di potere di vita e di morte che e' il femminicidio. "Trasformare la tragedia in una spinta al cambiamento" appartiene non alla fede, ha detto Gino Cecchettin, ma alla "speranza".
In realta', un cambiamento la morte di Giulia lo ha gia' portato nel momento in cui sono state le persone a lei intimamente piu' legate che, invece di chiedere pene all'altezza del loro dolore per il giovane ex fidanzato che l'ha uccisa, hanno spostato lo sguardo su una societa' che soffre degli stessi mali, che si pone nella solitudine del "privato" gli stessi interrogativi in attesa di soluzioni fuori dell'ambito familiare, sempre rimandate.
Il richiamo alla scuola, ai mezzi di informazione, alle istituzioni, non e' nuovo quando si parla di prevenzione della violenza sulle donne, ma in questo caso ci sono fatti, verrebbe da dire "rivoluzionari", che possono rendere quanto meno difficile fermarsi alle parole, alle buone intenzioni.
A parlare di "guerra tra i generi", di "pace", di "perdono", di educazione alla nonviolenza, sono state in questi giorni le massime autorita' religiose, dal vescovo di Padova, durante la cerimonia funebre, al Papa, e in un Paese dove ancora serpeggia un aggressivo fondamentalismo cattolico, sara' sicuramente piu' problematico d'ora innanzi agitare lo spauracchio della Gender Theory contro ogni tentativo di affrontare nella scuola le problematiche del corpo, delle identita' e dei ruoli di genere.
2. RIFLESSIONE. ALESSANDRA PIGLIARU: DAL PATRIARCATO AI PADRI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Ad ascoltare Gino Cecchettin durante il funerale di sua figlia Giulia, colpisce la profondita' di chi si mostra padre e uomo capace di mantenere nelle proprie mani un profilo al contempo umano e politico. Le parole innamorate verso sua figlia, e quelle di bene verso una collettivita', si mescolano nel congedo e nella coscienza di un ruolo non solo genitoriale ma che, in queste settimane, e' diventato pubblico assumendo su di se' una valenza di responsabilita' condivisa.
Come e' possibile, in mezzo a tanto dolore, avere la lucidita' necessaria di raccontare che "il femminicidio e' spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro liberta' prima di perdere anche la vita"? Chiederselo e' legittimo.
Dove si trova, in un momento simile, la forza di dire che famiglie, scuole, societa' civile e mondo dell'informazione sono tra i principali luoghi attraverso cui passa questa "responsabilita' educativa"?
Potremmo interrogarci a lungo sulla fisionomia di questo padre che si sottrae alla rappresentazione veicolata da luoghi comuni, un padre che sembra rifuggire il dispositivo patriarcale e in cui, in qualche modo, si e' depositato un discorso, simbolico e materiale, che dal femminismo attraversa inedite pratiche anche di uomini.
In un libro prezioso (La porta delle madri, edito da Cronopio), la psicoanalista e femminista Manuela Fraire, dedica un denso paragrafo a questo tema, tra esperienza clinica e politica, che gia' nel titolo mostra l'arco lungo di una metamorfosi in atto da anni: "Patriarchi, padri, uomini" in cui Fraire specifica quanto "la figura paterna che abita la famiglia contemporanea non e' ne' l'erede dell'Edipo di Freud ne' del Nome del Padre lacaniano".
Forse per comprendere a pieno cio' che vuole significare Gino Cecchettin bisognerebbe partire da questa che e' piu' di una sollecitazione e che lo spinge a rivolgersi ai suoi simili: "perche' noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo - continua Cecchettin - sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali".
Il punto sta allora nella differenza e nella discontinuita' tra patriarchi, padri e uomini.
3. L'ORA. IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI GINO CECCHETTIN NELLA BASILICA DI PADOVA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Carissimi tutti,
abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio.
Mi scuso per l'impossibilita' di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili.
La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell'ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l'avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilita' della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma.
Oltre alla laurea che si e' meritata e che ci sara' consegnata tra pochi giorni, Giulia si e' guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane eta' era gia' diventata una combattente, un'oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficolta': il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio e' spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro liberta' prima di perdere anche la vita.
Come puo' accadere tutto questo? Come e' potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilita', ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, societa' civile, mondo dell'informazione...
Mi rivolgo per primo agli uomini, perche' noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilita', ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i piu' lievi. La nostra azione personale e' cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilita' e supporto.
A chi e' genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell'impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perche' diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralita' di ogni persona, ad una sessualita' libera da ogni possesso e all'amore vero che cerca solo il bene dell'altro.
Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
E' essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi e' piu' anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica puo' portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacita' di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacita' di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficolta' senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un'atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma puo' anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perche' dicono qualcosa con cui magari non siamo d'accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perche' da questo tipo di violenza che e' solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere.
Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell'ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo.
Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci e' stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, puo' anzi DEVE essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere:
"Il vero amore non e' ne' fisico ne' romantico.
Il vero amore e' l'accettazione di tutto cio' che e',
e' stato, sara' e non sara'.
Le persone piu' felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da cio' che hanno.
La vita non e' una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia...".
Cara Giulia,
e' giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia cosi' forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Si', noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po' alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l'immensa tenerezza che ci hai donato. Anch'io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite
e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d'amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
4. INIZIATIVE. NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI UMANI RINNOVIAMO LA RICHIESTA CHE SIA LIBERATO LEONARD PELTIER
Il 10 dicembre ricorrendo la Giornata internazionale per i diritti umani rinnoviamo la richiesta che sia liberato Leonard Peltier, da 47 anni prigioniero innocente.
Scriviamo al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedergli di concedere la grazia che restituisca la liberta' all'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
*
Di seguito proponiamo ancora una volta il testo di una lettera e le indicazioni utili per inviarla attraverso il sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
5. MEMORIA. CORRADO MANDREOLI, VINCENZO GRECO E IVAN LEMBO: PIERO BASSO, INFATICABILE TESSITORE DI PASSIONI CIVILI E RELAZIONI UMANE
[Dal sito ideeinformazione.org riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo originariamente apparso su "Sinistra sindacale"]
L'ultima volta che abbiamo visto Piero in Camera del Lavoro era alla lezione sul reddito di cittadinanza, lezione di un corso per delegati che aveva fortemente voluto, quello di quest'anno era la seconda edizione. Quel pomeriggio era particolarmente affaticato, afono, ma aveva voluto esserci. Quando gli abbiamo detto che poteva usare l'ascensore al posto delle ripide scale ci ha guardato male, come per dire che non era ancora il tempo.
Ci teneva molto al corso con i delegati sindacali della Camera del Lavoro, perche' era la sintesi della sua pratica politica: idee, strumenti di analisi e critica del capitalismo, diritti umani che pero' dovevano camminare sulle gambe di attori inseriti nei contesti di vita, nei luoghi di vita e di lavoro.
Per lui il delegato sindacale era il soggetto che, in questa particolare fase, aveva tutte le potenzialita' per orientare, sensibilizzare, mobilitare le coscienze e le sensibilita', da troppo tempo sotto attacco della propaganda liberista e populista, anche sui temi del patrimonio storico della tradizione operaia.
"Ideeinformazione" e' l'ultima avventura di cui e' stato promotore e animatore, composta da un gruppo di cittadini attivi, studiosi, militanti politici e sindacali che si sono riuniti al fine di ricreare quel circolo virtuoso tra formazione culturale e attivita' politica che, da diversi decenni, non e' piu' dato trovare nei partiti e nelle forze sociali della sinistra.
Si affrontano le principali questioni che interessano il nostro paese attraverso l'elaborazione di materiali informativi e l'organizzazione di momenti di studio e dibattito; in questo modo "Ideeinformazione" prova a porsi, in primo luogo nella realta' milanese in cui opera, come centro di attivita', incubatore di energie, palestra di riflessione critica sul presente, e con particolare attenzione a quel lavoro di diffusione della conoscenza (di divulgazione, come dichiara il nome stesso) che e' anche l'unico antidoto alla forza d'attrazione di demagoghi e manipolatori.
Ecco perche' Piero teneva molto a questo legame con la Cgil e in particolare con la Camera del Lavoro di Milano: riteneva quest'ultima e i suoi delegati l'unico presidio nei territori e nei luoghi di lavoro. Da qui la proposta subito accolta dalla Cgil di organizzare insieme a "Ideeinformazione" dei percorsi formativi con i delegati sindacali.
Piero e' stato un militante, silenzioso e ostinato, modesto ma tenace nelle sue convinzioni politiche. Nella sua carriera professionale era stato dirigente d'azienda, ma questo non gli aveva mai impedito di coltivare le sue curiosita' politiche e intellettuali, soprattutto nella dimensione internazionale. Dopo la morte del padre e' stato un generoso sostenitore della "Fondazione Internazionale Lelio Basso", e poi della "Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli". Infaticabile tessitore di passioni civili e di relazioni umane, ha speso gran parte del suo impegno politico e sociale per la sua citta', Milano, ma anche nell'ambito della solidarieta' internazionale. Nel 1990, con alcuni amici, ha costituito la cooperativa Dar, di cui e' stato presidente sino al 2005.
Quello che piu' ci piace ricordare, che era la sua cifra, il suo esempio, e' che in tutto quello che faceva metteva una passione contagiosa, una gentilezza spesso assente nei luoghi della politica. Era generoso e ostinato, curioso, mai autoritario e con una tensione a ricomporre sempre il litigioso mondo della sinistra senza mai rinunciare al primato del merito su quello della tattica. Ci manchera' ma ci ha lasciato un patrimonio, faremo di tutto per farlo vivere nelle azioni e nelle idee della nostra attivita'.
Grazie Piero, grazie di tutto.
6. MEMORIA. "FONDAZIONE LELIO E LISLI BASSO": ADDIO A PIERO BASSO
[Dal sito della "Fondazione Lelio e Lisli Basso" riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo]
Ci ha lasciato Piero Basso. Era il maggiore dei figli di Lelio. Dopo Carlo e Anna, neppure lui tornera' piu' fra le mura di via della Dogana Vecchia, che con generosita' ha contribuito a edificare, animare e far giungere al compimento del mezzo secolo di attivita'.
Piero e' stato un militante, silenzioso e ostinato, modesto ma tenace nelle sue convinzioni politiche. Nella sua carriera professionale era stato dirigente d'azienda, ma questo non gli aveva mai impedito di coltivare le sue curiosita' politiche e intellettuali, soprattutto nella dimensione internazionale. Dopo la morte del padre, e' stato molto vicino a Linda Bimbi nella "Fondazione Internazionale Lelio Basso" e poi nella "Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli".
Coi fratelli Carlo e Anna ha gestito le temperie delle vicende della Fondazione, supportando sempre con generosita' le difficolta' di una istituzione culturale orgogliosamente "orfana" di partiti e di "padrini", sempre alla ricerca di personalita' libere e indipendenti da coinvolgere nel lavoro di ricerca culturale e politico.
Fino all'ultimo giorno, lo ricordava sua figlia Elena, la sua fortissima etica del lavoro gli avrebbe forse impedito l'ultima passeggiata al sole di Milano. Noi lo ricordiamo con discrezione, come avrebbe voluto lui, che anche a bassa voce continuava a battersi per i diritti dei piu' deboli di tutta la terra.
7. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: CINQUE TESI SUL GOLPE IN CORSO IN ITALIA
"Al fascista e' difficile rivolgersi.
Che un altro prenda la parola, gli appare gia' come un'interruzione sfrontata.
E' inaccessibile alla ragione, poiche' la vede solo nella capitolazione dell'altro"
(Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo,
nell'Aggiunta a "Contro quelli che se ne intendono")
1. La cosiddetta "riforma costituzionale del premierato" e' in realta' un effettuale stravolgimento della Costituzione repubblicana, una profonda ferita inferta al Parlamento, un'aggressione esplicita alla separazione dei poteri e quindi allo stato di diritto, un brutale attacco alla democrazia, un ripugnante tentativo di imporre un regime autoritario.
C'e' un nome per tutto cio': si chiama colpo di stato.
*
2. L'uso sistematico della menzogna nella retorica propagandistica con cui il governo, la minoranza organizzata che lo sostiene, i suoi piu' o meno occulti ispiratori e compari e i variopinti suoi caudatari cercano di spacciare il golpe come una quisquilia o come una panacea (nell'imbonimento dei ciarlatani tutto e il contrario di tutto si equivalgono) e' esso stesso sintomatico della deriva autoritaria: la negazione della verita', quand'anche fosse solo frutto di crassa ignoranza, e' gia' una negazione della democrazia, dell'argomentazione logica e verificabile e del confronto razionale nelle procedure decisionali in cui la democrazia s'invera.
L'ostentato disprezzo per la verita' e' l'equivalente dei roghi dei libri di nazista memoria: e come diceva gia' Heine, dove si bruciano i libri, poi si bruceranno le persone.
*
3. Al disprezzo per la verita', e all'uso del linguaggio per mistificare la realta', si unisce l'apologia della violenza: il sostegno al riarmo, alla crescente militarizzazione delle relazioni internazionali, alla guerra; la compressione delle liberta' democratiche a colpi di "decreti sicurezza" e con i provvedimenti che ledono finanche il diritto di sciopero; la violenza razzista sui migranti, all'infamia dei campi di concentramento aggiungendo ora anche l'infamia delle deportazioni.
Dove si pratica e si esalta la violenza, il fascismo e' gia' al potere.
*
4. Una politica internazionale caratterizzata da profonda indifferenza per le violazioni dei diritti umani; una politica sociale caratterizzata da profonda indifferenza per le sofferenze delle classi sociali piu' oppresse e i soggetti sociali piu' bisognosi di sostegno; una politica ambientale caratterizzata da profonda indifferenza per la catastrofe ecologica che minaccia l'intera umanita' e l'intero mondo vivente; una politica dell'amministrazione della giustizia caratterizzata dall'aggressione alla magistratura e allo stato di diritto; l'ideologia - ovvero il delirio - nazionalista e populista, sciovinista e razzista, militarista e patriarcale; la nostalgia plebiscitaria, l'esaltazione della gerarchia e l'odio per l'eguaglianza di dignita' e diritti: sono tutti elementi che definiscono inequivocabilmente il "brodo di coltura" del golpe in corso.
All'abuso come modo privilegiato di esercizio del potere si unisce il degrado dei costumi che tutto perverte, si unisce la barbarie che soffoca ed annichilisce la nozione stessa di bene comune, la coscienza stessa della responsabilita' morale e del dovere civile, il fondamentale sentimento e riconoscimento di umanita'.
*
5. Al colpo di stato in corso e' compito dell'intero popolo italiano opporsi: con gli strumenti della democrazia, con l'uso della ragione, con la forza della verita', con la scelta della lotta nonviolenta per il bene comune dell'umanita' intera.
Difendere la Costituzione repubblicana. Difendere lo stato di diritto. Difendere la democrazia. Difendere la pace e la biosfera. Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
8. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" Di VITERBO SCRIVE ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso alcune settimane fa l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Avendo aderito a tale appello, aderiamo anche alla lettera aperta che le e' stata inviata alcuni giorni fa, e ci associamo quindi alla richiesta che lei voglia proseguire nell'impegno del suo illustre e non dimenticato predecessore.
*
Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
*
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
*
Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.
L'Associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 2 dicembre 2023
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
9. REPETITA IUVANT. EMERGENCY E ALTRI: PER UN CESSATE IL FUOCO PERMANENTE E UNA SOLUZIONE POLITICA
[Riceviamo e diffondiamo]
La fragile tregua ottenuta per Gaza e' il frutto di una lunga mediazione internazionale, ma servono un cessate il fuoco permanente e una vera soluzione politica per una prospettiva concreta di pace e giustizia.
Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. E' stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani, tra cui bambini, anziani, attivisti storici per la pace e contro l'occupazione ma anche lavoratori migranti, palestinesi con passaporto israeliano o residenti in Israele. Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. Piu' di un milione di palestinesi e' stato costretto a lasciare le proprie case per dirigersi nel sud di Gaza, che non e' piu' un luogo sicuro.
Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia. In Cisgiordania e' cresciuta esponenzialmente la violenza da parte di coloni armati contro la popolazione civile palestinese.
Davanti a questi orrori, l'opinione pubblica internazionale in Europa si e' polarizzata, con il ritorno di gravissimi episodi di antisemitismo e islamofobia, riportandoci alla retorica dello scontro di civilta' che ha fatto danni enormi negli ultimi decenni.
La lotta contro l'antisemitismo non puo' essere ne' una mossa ipocrita per cancellare il retaggio del fascismo, ne' un'arma in piu' per reprimere il dissenso e alimentare xenofobia e pregiudizio antiarabo. Deve invece essere parte integrante della lotta contro ogni forma di razzismo.
Questa logica binaria - da una parte o dall'altra - e' la trappola a cui e' necessario sottrarsi in questo momento. Non si puo' cancellare l'orrore del 7 ottobre, ma si puo' fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l'ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza.
Rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, perche' sono loro l'unica certezza di ogni conflitto.
La protezione dei civili, senza distinzione di nazionalita', residenza o religione, e degli ospedali, deve essere il primo obiettivo di un'azione diplomatica della comunita' internazionale e delle forze della societa' civile.
Chiediamo la fine definitiva del massacro a Gaza, l'avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. E' necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potra' mai esserci sicurezza - per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi - senza eguaglianza, diritti e liberta'.
Promotori: Emergency, Laboratorio ebraico antirazzista – LeA, Mediterranea e Assopace Palestina
Sottoscritto da tante altre associazioni, tra cui Amnesty International Italia, Arci, Libera, Gruppo Abele, AOI, Un Ponte per, Beati i costruttori di pace, Lunaria, Associazione SenzaConfine, Articolo 21... e per ora sono circa 4.000 quelli che hanno sottoscritto, tra questi 400 personalita' del mondo accademico, del mondo dello spettacolo, giornalisti e diplomatici, tra cui:
don Luigi Ciotti, Miguel Benasayag, Goffredo Fofi, Marco Damilano, Michele Serra, Pier Francesco Favino, Alessandro Bergonzoni, Carlo Ginzburg, Fiorella Mannoia, don Albino Bizzotto, Lisa Clark, Toni Servillo, Ferzan Ozpetek, Luca Zingaretti, Elio Germano, Ascanio Celestini, Greta Scarano, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Vittoria Puccini, Giorgio Diritti, Mario Martone, Alba Rohrwacher, Alice Rohrwacher, Saverio Costanzo, Caterina Guzzanti, Paola Cortellesi, Edoardo Winspeare, Enzo Traverso, Carlo Rovelli, Tommaso Di Francesco, Alessandro Gilioli, Francesca Fornario, Stefano Nazzi, Alberto Negri, Nico Piro, Andrea Capocci, Alessandro Calascibetta, Ali Rashid, Alessandro Robecchi, Giulia Blasi, Donald Sassoon, Loredana Lipperini, Annamaria Testa, Raffaele Alberto Ventura, Luciana Castellina, Nicola Lagioia, Sandro Veronesi, Christian Raimo, Maurizio Braucci, Teresa Ciabatti, Mario Ricciardi, Giorgia Serughetti, Marco Revelli, Alessandro Portelli e tantissimi altri...
Per l'elenco completo dei firmatari, individuali e collettivi, e per sottoscrivere al seguente sito: https://cessateilfuoco.org/
10. REPETITA IUVANT. ADESIONE POPOLARE ALLA DENUNCIA SULLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI IN ITALIA
[Riceviamo e diffondiamo. Andando sul sito www.peacelink.it o sul sito www.pressenza.com e' possibile attivare i link per accedere a ulteriori materiali e per sottoscrivere l'iniziativa]
Il prossimo passo della denuncia trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma lo scorso 2 ottobre, riguardante la presenza delle armi nucleari in Italia e in attesa che si attivi la corrispondente inchiesta, riguarda l'adesione popolare a tale denuncia: parte oggi con una sottoscrizione popolare che si puo' realizzare online grazie alla piattaforma predisposta all'interno del sito di PeaceLink, storico portale telematico del pacifismo italiano.
Andando a questo indirizzo sara' possibile firmare la petizione di adesione di cui riportiamo il testo:
Ho appreso che in data 2 ottobre 2023 e' stata depositata alla Procura presso il Tribunale di Roma una denuncia per accertare la presenza di armi nucleari in Italia, verificarne la illegittimita' ed individuare i responsabili. Ho letto il testo e lo condivido. Approvo l'iniziativa alla quale vorrei partecipare. Non potendo piu' sottoscrivere la denuncia, ormai depositata, chiedo che questa mia lettera venga allegata agli atti del procedimento come segno di sostegno all'iniziativa.
In particolare mi sembrano significative le seguenti norme riportate nel testo della denuncia.
"In data 24 aprile 1975 l'Italia ha sottoscritto il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP), trattato internazionale incentrato, in particolare su:
a) la c.d. "non proliferazione" del nucleare, in base alla quale gli Stati in possesso di armi nucleari (c.d. "Paesi nucleari") si impegnano a non trasferire armi di tale natura a quelli che ne sono privi (c.d. "Paesi non nucleari"), mentre questi ultimi si obbligano a non ricevere e/o acquisire il controllo diretto o indiretto di ordigni nucleari (artt. I, II, III);
b) il disarmo nucleare, che impone il ricorso a trattative finalizzate alla definitiva cessazione della prassi di armamento nucleare (art. VI).
Il diritto bellico internazionale vieta l'uso e la minaccia dell'uso delle armi nucleari in qualsiasi circostanza.
La L. 185/1990 vieta la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiale di armamento senza l'autorizzazione dell'autorita' e, in ogni caso, di armi nucleari.
Ciononostante, la presenza di armi nucleari sul suolo nazionale puo' ormai considerarsi certa".
Sono consapevole della rilevanza politica dell'iniziativa giudiziaria. Credo, pero', fermamente nello Stato di diritto, nella ripartizione dei poteri e, soprattutto, nell'indipendenza della magistratura.
Sono certo che anche questa denuncia sara' valutata senza timori per le implicazioni politiche sottese.
*
Informazioni sulla denuncia
La denuncia e' sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste: Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarieta' Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini. Alcune di queste associazioni condividono collettivamente i contenuti di questa iniziativa.
Il testo della denuncia e' visionabile cliccando su questo link.
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Aderisci:
Come persona
Come associazione
11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.
12. INIZIATIVE. IL 10 DICEMBRE MARCIA DELLA PACE AD ASSISI
[Dal sito perugiassisi.org riprendiamo e diffondiamo]
Cessate il fuoco!
Marcia della pace e della fraternita'
Assisi, domenica 10 dicembre 2023
Nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani, in occasione del 75mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948-2023) organizziamo assieme una nuova marcia della pace e della fraternita' per fermare le stragi. Riprendiamo in mano la bussola dei diritti umani!
*
Programma
Ore 10.00 Incontro di riflessione e proposta (Domus Pacis, Assisi, Santa Maria degli Angeli)
Ore 14.30 Marcia della Pace e della Fraternita' da Santa Maria degli Angeli
Ore 16.50 Conclusione in Piazza San Francesco
Ore 17.00 Messa nella Basilica Inferiore di San Francesco
*
"In nome di Dio: cessate il fuoco!
Si abbia la forza di dire basta!"
Papa Francesco (5 novembre 2023)
"Gaza sta diventando un cimitero di bambini.
E' una crisi di umanita'!"
Antonio Guterres, Segretario Generale dell'Onu (6 novembre 2023)
*
Israele e Palestina. Due Stati per due Popoli.
Stessa dignita', stessi diritti, stessa sicurezza.
*
Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace
Coalizione AssisiPaceGiusta
13. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, pp. LXII + 1858.
- Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino 1977, 2 volumi, pp. XX + 662.
14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
15. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5044 del 10 dicembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
Numero 5044 del 10 dicembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Lea Melandri: Gino Cecchettin e il senso politico dell'amore
2. Alessandra Pigliaru: Dal patriarcato ai padri
3. Il testo integrale del discorso di Gino Cecchettin nella basilica di Padova
4. Nella Giornata internazionale per i diritti umani rinnoviamo la richiesta che sia liberato Leonard Peltier
5. Corrado Mandreoli, Vincenzo Greco e Ivan Lembo: Piero Basso, infaticabile tessitore di passioni civili e relazioni umane
6. "Fondazione Lelio e Lisli Basso": Addio a Piero Basso
7. Peppe Sini: Cinque tesi sul golpe in corso in Italia
8. L'associazione "Respirare" di Viterbo scrive alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
9. Emergency e altri: Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica
10. Adesione popolare alla denuncia sulla presenza di armi nucleari in Italia
11. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
12. Il 10 dicembre Marcia della pace ad Assisi
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'
1. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: GINO CECCHETTIN E IL SENSO POLITICO DELL'AMORE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Lo slogan femminista, "Il personale e' politico", e' stato citato ieri dal Manifesto a proposito delle parole pronunciate da Gino Cecchettin al funerale della figlia Giulia difronte alla grande quantita' di persone che hanno affollato la basilica di Santa Giustina a Padova.
Uno slogan che non poteva tornare al centro dell'attenzione in un modo piu' adeguato e insieme piu' sorprendente. La vicenda dolorosa, inquietante di un ennesimo femminicidio, anziche' chiudersi nel riserbo "privato" di una famiglia ferita, per la prima volta ha visto aprirsi le porte di casa e uscire da quegli interni domestici parole che finora si erano sentite solo nelle manifestazioni del femminismo in particolari ricorrenze, come la Giornata del 25 novembre.
Benche' la violenza sulle donne sia ormai riconosciuta da tempo anche dalle istituzioni come "fenomeno strutturale", i media hanno continuato a relegarla fuori dal discorso politico, come "caso di cronaca" e i provvedimenti governativi che dovrebbero contrastarla limitarsi a norme piu' severe di controllo e di carcerazione.
L'aggettivo "imprevisto", usato agli inizi degli anni Settanta da Carla Lonzi per descrivere la comparsa delle donne come "soggetti politici" sulla scena pubblica, con l'idea che la storia andasse riscritta a partire da un evento che sconvolgeva la millenaria separazione tra il corpo e la polis, tra i destini di un sesso e dell'altro, ritorna oggi di attualita' a proposito del dominio millenario di una comunita' storica di soli uomini.
Solo un "padre" che ha saputo guardare al di la' del suo ruolo genitoriale e pensarsi "uomo" tra altri uomini, accomunati da una cultura virile che oggi li costringe ad interrogarsi di fronte alle sue manifestazioni piu' violente, poteva eclissare la figura del "Patriarca", a cui ancora molti guardano con malcelato rimpianto. La guerra tra i generi ha avuto nella famiglia il suo radicamento piu' forte e insieme la sua piu' forte copertura per la perversa confusione tra amore e violenza.
Non poteva essere percio' che una famiglia di straordinaria sensibilita' e consapevolezza del rapporto tra gli affetti primari, piu' intimi e un sessismo che dura da millenni, a dare finalmente voce ed incisivita' politica alle parole che generazioni di femministe hanno gridato da tanto tempo sulle piazze, inascoltate.
Se la critica piu' radicale alla violenza maschile sulle donne ha potuto rimanere cosi' a lungo ignorata, osteggiata o tenuta sotto silenzio, e' perche' il cambiamento delle coscienze avvenuto con la rivoluzione del movimento delle donne degli anni Settanta attendeva ancora quella dichiarazione pubblica - "ci riguarda" - che avrebbe finalmente portato al centro non la vittima ma l'aggressore, non la patologia del singolo ma la cultura che aliena le vite di uomini e donne a partire dalle esperienze piu' intime, come la sessualita' e la maternita'.
E' questo il discorso lucido e commosso con cui Gino Cecchettin ha dato l'ultimo saluto alla figlia, dopo l'effetto dirompente che aveva gia' avuto la lettera di Elena, sorella di Giulia, al Corriere della Sera. E' toccato alle figure di un padre e di una figlia aprire una breccia in quella corazza che sono stati finora i ruoli familiari, mettere in discussione la "normalita'" fatta di pregiudizi atavici che ha "privatizzato" e "naturalizzato" rapporti storici di potere.
La piu' toccante lezione di un amore possibile e' venuta oggi sorprendentemente a seguito di quella affermazione selvaggia di potere di vita e di morte che e' il femminicidio. "Trasformare la tragedia in una spinta al cambiamento" appartiene non alla fede, ha detto Gino Cecchettin, ma alla "speranza".
In realta', un cambiamento la morte di Giulia lo ha gia' portato nel momento in cui sono state le persone a lei intimamente piu' legate che, invece di chiedere pene all'altezza del loro dolore per il giovane ex fidanzato che l'ha uccisa, hanno spostato lo sguardo su una societa' che soffre degli stessi mali, che si pone nella solitudine del "privato" gli stessi interrogativi in attesa di soluzioni fuori dell'ambito familiare, sempre rimandate.
Il richiamo alla scuola, ai mezzi di informazione, alle istituzioni, non e' nuovo quando si parla di prevenzione della violenza sulle donne, ma in questo caso ci sono fatti, verrebbe da dire "rivoluzionari", che possono rendere quanto meno difficile fermarsi alle parole, alle buone intenzioni.
A parlare di "guerra tra i generi", di "pace", di "perdono", di educazione alla nonviolenza, sono state in questi giorni le massime autorita' religiose, dal vescovo di Padova, durante la cerimonia funebre, al Papa, e in un Paese dove ancora serpeggia un aggressivo fondamentalismo cattolico, sara' sicuramente piu' problematico d'ora innanzi agitare lo spauracchio della Gender Theory contro ogni tentativo di affrontare nella scuola le problematiche del corpo, delle identita' e dei ruoli di genere.
2. RIFLESSIONE. ALESSANDRA PIGLIARU: DAL PATRIARCATO AI PADRI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Ad ascoltare Gino Cecchettin durante il funerale di sua figlia Giulia, colpisce la profondita' di chi si mostra padre e uomo capace di mantenere nelle proprie mani un profilo al contempo umano e politico. Le parole innamorate verso sua figlia, e quelle di bene verso una collettivita', si mescolano nel congedo e nella coscienza di un ruolo non solo genitoriale ma che, in queste settimane, e' diventato pubblico assumendo su di se' una valenza di responsabilita' condivisa.
Come e' possibile, in mezzo a tanto dolore, avere la lucidita' necessaria di raccontare che "il femminicidio e' spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro liberta' prima di perdere anche la vita"? Chiederselo e' legittimo.
Dove si trova, in un momento simile, la forza di dire che famiglie, scuole, societa' civile e mondo dell'informazione sono tra i principali luoghi attraverso cui passa questa "responsabilita' educativa"?
Potremmo interrogarci a lungo sulla fisionomia di questo padre che si sottrae alla rappresentazione veicolata da luoghi comuni, un padre che sembra rifuggire il dispositivo patriarcale e in cui, in qualche modo, si e' depositato un discorso, simbolico e materiale, che dal femminismo attraversa inedite pratiche anche di uomini.
In un libro prezioso (La porta delle madri, edito da Cronopio), la psicoanalista e femminista Manuela Fraire, dedica un denso paragrafo a questo tema, tra esperienza clinica e politica, che gia' nel titolo mostra l'arco lungo di una metamorfosi in atto da anni: "Patriarchi, padri, uomini" in cui Fraire specifica quanto "la figura paterna che abita la famiglia contemporanea non e' ne' l'erede dell'Edipo di Freud ne' del Nome del Padre lacaniano".
Forse per comprendere a pieno cio' che vuole significare Gino Cecchettin bisognerebbe partire da questa che e' piu' di una sollecitazione e che lo spinge a rivolgersi ai suoi simili: "perche' noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo - continua Cecchettin - sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali".
Il punto sta allora nella differenza e nella discontinuita' tra patriarchi, padri e uomini.
3. L'ORA. IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI GINO CECCHETTIN NELLA BASILICA DI PADOVA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 dicembre 2023 riprendiamo e diffondiamo]
Carissimi tutti,
abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio.
Mi scuso per l'impossibilita' di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili.
La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell'ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l'avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilita' della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma.
Oltre alla laurea che si e' meritata e che ci sara' consegnata tra pochi giorni, Giulia si e' guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane eta' era gia' diventata una combattente, un'oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficolta': il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio e' spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro liberta' prima di perdere anche la vita.
Come puo' accadere tutto questo? Come e' potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilita', ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, societa' civile, mondo dell'informazione...
Mi rivolgo per primo agli uomini, perche' noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilita', ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i piu' lievi. La nostra azione personale e' cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilita' e supporto.
A chi e' genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell'impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perche' diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralita' di ogni persona, ad una sessualita' libera da ogni possesso e all'amore vero che cerca solo il bene dell'altro.
Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
E' essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi e' piu' anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica puo' portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacita' di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacita' di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficolta' senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un'atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma puo' anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perche' dicono qualcosa con cui magari non siamo d'accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perche' da questo tipo di violenza che e' solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere.
Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell'ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo.
Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci e' stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, puo' anzi DEVE essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere:
"Il vero amore non e' ne' fisico ne' romantico.
Il vero amore e' l'accettazione di tutto cio' che e',
e' stato, sara' e non sara'.
Le persone piu' felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da cio' che hanno.
La vita non e' una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia...".
Cara Giulia,
e' giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia cosi' forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Si', noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po' alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l'immensa tenerezza che ci hai donato. Anch'io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite
e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d'amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
4. INIZIATIVE. NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE PER I DIRITTI UMANI RINNOVIAMO LA RICHIESTA CHE SIA LIBERATO LEONARD PELTIER
Il 10 dicembre ricorrendo la Giornata internazionale per i diritti umani rinnoviamo la richiesta che sia liberato Leonard Peltier, da 47 anni prigioniero innocente.
Scriviamo al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedergli di concedere la grazia che restituisca la liberta' all'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra.
*
Di seguito proponiamo ancora una volta il testo di una lettera e le indicazioni utili per inviarla attraverso il sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
Per un'informazione essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
Nella rete telematica e' disponibile una notizia sintetica in italiano dal titolo "Alcune parole per Leonard Peltier".
Sempre nella rete telematica e' disponibile anche una piu' ampia ed approfondita bibliografia ragionata dal titolo "Dieci libri piu' uno che sarebbe bene aver letto per conoscere la vicenda di Leonard Peltier (e qualche altro minimo suggerimento bibliografico)".
Ulteriori materiali di documentazione possono essere richiesti scrivendo ai nostri indirizzi di posta elettronica: freepeltierviterbo at tiscali.it e centropacevt at gmail.com
5. MEMORIA. CORRADO MANDREOLI, VINCENZO GRECO E IVAN LEMBO: PIERO BASSO, INFATICABILE TESSITORE DI PASSIONI CIVILI E RELAZIONI UMANE
[Dal sito ideeinformazione.org riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo originariamente apparso su "Sinistra sindacale"]
L'ultima volta che abbiamo visto Piero in Camera del Lavoro era alla lezione sul reddito di cittadinanza, lezione di un corso per delegati che aveva fortemente voluto, quello di quest'anno era la seconda edizione. Quel pomeriggio era particolarmente affaticato, afono, ma aveva voluto esserci. Quando gli abbiamo detto che poteva usare l'ascensore al posto delle ripide scale ci ha guardato male, come per dire che non era ancora il tempo.
Ci teneva molto al corso con i delegati sindacali della Camera del Lavoro, perche' era la sintesi della sua pratica politica: idee, strumenti di analisi e critica del capitalismo, diritti umani che pero' dovevano camminare sulle gambe di attori inseriti nei contesti di vita, nei luoghi di vita e di lavoro.
Per lui il delegato sindacale era il soggetto che, in questa particolare fase, aveva tutte le potenzialita' per orientare, sensibilizzare, mobilitare le coscienze e le sensibilita', da troppo tempo sotto attacco della propaganda liberista e populista, anche sui temi del patrimonio storico della tradizione operaia.
"Ideeinformazione" e' l'ultima avventura di cui e' stato promotore e animatore, composta da un gruppo di cittadini attivi, studiosi, militanti politici e sindacali che si sono riuniti al fine di ricreare quel circolo virtuoso tra formazione culturale e attivita' politica che, da diversi decenni, non e' piu' dato trovare nei partiti e nelle forze sociali della sinistra.
Si affrontano le principali questioni che interessano il nostro paese attraverso l'elaborazione di materiali informativi e l'organizzazione di momenti di studio e dibattito; in questo modo "Ideeinformazione" prova a porsi, in primo luogo nella realta' milanese in cui opera, come centro di attivita', incubatore di energie, palestra di riflessione critica sul presente, e con particolare attenzione a quel lavoro di diffusione della conoscenza (di divulgazione, come dichiara il nome stesso) che e' anche l'unico antidoto alla forza d'attrazione di demagoghi e manipolatori.
Ecco perche' Piero teneva molto a questo legame con la Cgil e in particolare con la Camera del Lavoro di Milano: riteneva quest'ultima e i suoi delegati l'unico presidio nei territori e nei luoghi di lavoro. Da qui la proposta subito accolta dalla Cgil di organizzare insieme a "Ideeinformazione" dei percorsi formativi con i delegati sindacali.
Piero e' stato un militante, silenzioso e ostinato, modesto ma tenace nelle sue convinzioni politiche. Nella sua carriera professionale era stato dirigente d'azienda, ma questo non gli aveva mai impedito di coltivare le sue curiosita' politiche e intellettuali, soprattutto nella dimensione internazionale. Dopo la morte del padre e' stato un generoso sostenitore della "Fondazione Internazionale Lelio Basso", e poi della "Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli". Infaticabile tessitore di passioni civili e di relazioni umane, ha speso gran parte del suo impegno politico e sociale per la sua citta', Milano, ma anche nell'ambito della solidarieta' internazionale. Nel 1990, con alcuni amici, ha costituito la cooperativa Dar, di cui e' stato presidente sino al 2005.
Quello che piu' ci piace ricordare, che era la sua cifra, il suo esempio, e' che in tutto quello che faceva metteva una passione contagiosa, una gentilezza spesso assente nei luoghi della politica. Era generoso e ostinato, curioso, mai autoritario e con una tensione a ricomporre sempre il litigioso mondo della sinistra senza mai rinunciare al primato del merito su quello della tattica. Ci manchera' ma ci ha lasciato un patrimonio, faremo di tutto per farlo vivere nelle azioni e nelle idee della nostra attivita'.
Grazie Piero, grazie di tutto.
6. MEMORIA. "FONDAZIONE LELIO E LISLI BASSO": ADDIO A PIERO BASSO
[Dal sito della "Fondazione Lelio e Lisli Basso" riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo]
Ci ha lasciato Piero Basso. Era il maggiore dei figli di Lelio. Dopo Carlo e Anna, neppure lui tornera' piu' fra le mura di via della Dogana Vecchia, che con generosita' ha contribuito a edificare, animare e far giungere al compimento del mezzo secolo di attivita'.
Piero e' stato un militante, silenzioso e ostinato, modesto ma tenace nelle sue convinzioni politiche. Nella sua carriera professionale era stato dirigente d'azienda, ma questo non gli aveva mai impedito di coltivare le sue curiosita' politiche e intellettuali, soprattutto nella dimensione internazionale. Dopo la morte del padre, e' stato molto vicino a Linda Bimbi nella "Fondazione Internazionale Lelio Basso" e poi nella "Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli".
Coi fratelli Carlo e Anna ha gestito le temperie delle vicende della Fondazione, supportando sempre con generosita' le difficolta' di una istituzione culturale orgogliosamente "orfana" di partiti e di "padrini", sempre alla ricerca di personalita' libere e indipendenti da coinvolgere nel lavoro di ricerca culturale e politico.
Fino all'ultimo giorno, lo ricordava sua figlia Elena, la sua fortissima etica del lavoro gli avrebbe forse impedito l'ultima passeggiata al sole di Milano. Noi lo ricordiamo con discrezione, come avrebbe voluto lui, che anche a bassa voce continuava a battersi per i diritti dei piu' deboli di tutta la terra.
7. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: CINQUE TESI SUL GOLPE IN CORSO IN ITALIA
"Al fascista e' difficile rivolgersi.
Che un altro prenda la parola, gli appare gia' come un'interruzione sfrontata.
E' inaccessibile alla ragione, poiche' la vede solo nella capitolazione dell'altro"
(Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo,
nell'Aggiunta a "Contro quelli che se ne intendono")
1. La cosiddetta "riforma costituzionale del premierato" e' in realta' un effettuale stravolgimento della Costituzione repubblicana, una profonda ferita inferta al Parlamento, un'aggressione esplicita alla separazione dei poteri e quindi allo stato di diritto, un brutale attacco alla democrazia, un ripugnante tentativo di imporre un regime autoritario.
C'e' un nome per tutto cio': si chiama colpo di stato.
*
2. L'uso sistematico della menzogna nella retorica propagandistica con cui il governo, la minoranza organizzata che lo sostiene, i suoi piu' o meno occulti ispiratori e compari e i variopinti suoi caudatari cercano di spacciare il golpe come una quisquilia o come una panacea (nell'imbonimento dei ciarlatani tutto e il contrario di tutto si equivalgono) e' esso stesso sintomatico della deriva autoritaria: la negazione della verita', quand'anche fosse solo frutto di crassa ignoranza, e' gia' una negazione della democrazia, dell'argomentazione logica e verificabile e del confronto razionale nelle procedure decisionali in cui la democrazia s'invera.
L'ostentato disprezzo per la verita' e' l'equivalente dei roghi dei libri di nazista memoria: e come diceva gia' Heine, dove si bruciano i libri, poi si bruceranno le persone.
*
3. Al disprezzo per la verita', e all'uso del linguaggio per mistificare la realta', si unisce l'apologia della violenza: il sostegno al riarmo, alla crescente militarizzazione delle relazioni internazionali, alla guerra; la compressione delle liberta' democratiche a colpi di "decreti sicurezza" e con i provvedimenti che ledono finanche il diritto di sciopero; la violenza razzista sui migranti, all'infamia dei campi di concentramento aggiungendo ora anche l'infamia delle deportazioni.
Dove si pratica e si esalta la violenza, il fascismo e' gia' al potere.
*
4. Una politica internazionale caratterizzata da profonda indifferenza per le violazioni dei diritti umani; una politica sociale caratterizzata da profonda indifferenza per le sofferenze delle classi sociali piu' oppresse e i soggetti sociali piu' bisognosi di sostegno; una politica ambientale caratterizzata da profonda indifferenza per la catastrofe ecologica che minaccia l'intera umanita' e l'intero mondo vivente; una politica dell'amministrazione della giustizia caratterizzata dall'aggressione alla magistratura e allo stato di diritto; l'ideologia - ovvero il delirio - nazionalista e populista, sciovinista e razzista, militarista e patriarcale; la nostalgia plebiscitaria, l'esaltazione della gerarchia e l'odio per l'eguaglianza di dignita' e diritti: sono tutti elementi che definiscono inequivocabilmente il "brodo di coltura" del golpe in corso.
All'abuso come modo privilegiato di esercizio del potere si unisce il degrado dei costumi che tutto perverte, si unisce la barbarie che soffoca ed annichilisce la nozione stessa di bene comune, la coscienza stessa della responsabilita' morale e del dovere civile, il fondamentale sentimento e riconoscimento di umanita'.
*
5. Al colpo di stato in corso e' compito dell'intero popolo italiano opporsi: con gli strumenti della democrazia, con l'uso della ragione, con la forza della verita', con la scelta della lotta nonviolenta per il bene comune dell'umanita' intera.
Difendere la Costituzione repubblicana. Difendere lo stato di diritto. Difendere la democrazia. Difendere la pace e la biosfera. Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
8. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" Di VITERBO SCRIVE ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso alcune settimane fa l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
Avendo aderito a tale appello, aderiamo anche alla lettera aperta che le e' stata inviata alcuni giorni fa, e ci associamo quindi alla richiesta che lei voglia proseguire nell'impegno del suo illustre e non dimenticato predecessore.
*
Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
*
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
*
Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.
L'Associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 2 dicembre 2023
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
9. REPETITA IUVANT. EMERGENCY E ALTRI: PER UN CESSATE IL FUOCO PERMANENTE E UNA SOLUZIONE POLITICA
[Riceviamo e diffondiamo]
La fragile tregua ottenuta per Gaza e' il frutto di una lunga mediazione internazionale, ma servono un cessate il fuoco permanente e una vera soluzione politica per una prospettiva concreta di pace e giustizia.
Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. E' stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani, tra cui bambini, anziani, attivisti storici per la pace e contro l'occupazione ma anche lavoratori migranti, palestinesi con passaporto israeliano o residenti in Israele. Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. Piu' di un milione di palestinesi e' stato costretto a lasciare le proprie case per dirigersi nel sud di Gaza, che non e' piu' un luogo sicuro.
Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia. In Cisgiordania e' cresciuta esponenzialmente la violenza da parte di coloni armati contro la popolazione civile palestinese.
Davanti a questi orrori, l'opinione pubblica internazionale in Europa si e' polarizzata, con il ritorno di gravissimi episodi di antisemitismo e islamofobia, riportandoci alla retorica dello scontro di civilta' che ha fatto danni enormi negli ultimi decenni.
La lotta contro l'antisemitismo non puo' essere ne' una mossa ipocrita per cancellare il retaggio del fascismo, ne' un'arma in piu' per reprimere il dissenso e alimentare xenofobia e pregiudizio antiarabo. Deve invece essere parte integrante della lotta contro ogni forma di razzismo.
Questa logica binaria - da una parte o dall'altra - e' la trappola a cui e' necessario sottrarsi in questo momento. Non si puo' cancellare l'orrore del 7 ottobre, ma si puo' fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l'ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza.
Rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, perche' sono loro l'unica certezza di ogni conflitto.
La protezione dei civili, senza distinzione di nazionalita', residenza o religione, e degli ospedali, deve essere il primo obiettivo di un'azione diplomatica della comunita' internazionale e delle forze della societa' civile.
Chiediamo la fine definitiva del massacro a Gaza, l'avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. E' necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potra' mai esserci sicurezza - per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi - senza eguaglianza, diritti e liberta'.
Promotori: Emergency, Laboratorio ebraico antirazzista – LeA, Mediterranea e Assopace Palestina
Sottoscritto da tante altre associazioni, tra cui Amnesty International Italia, Arci, Libera, Gruppo Abele, AOI, Un Ponte per, Beati i costruttori di pace, Lunaria, Associazione SenzaConfine, Articolo 21... e per ora sono circa 4.000 quelli che hanno sottoscritto, tra questi 400 personalita' del mondo accademico, del mondo dello spettacolo, giornalisti e diplomatici, tra cui:
don Luigi Ciotti, Miguel Benasayag, Goffredo Fofi, Marco Damilano, Michele Serra, Pier Francesco Favino, Alessandro Bergonzoni, Carlo Ginzburg, Fiorella Mannoia, don Albino Bizzotto, Lisa Clark, Toni Servillo, Ferzan Ozpetek, Luca Zingaretti, Elio Germano, Ascanio Celestini, Greta Scarano, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Vittoria Puccini, Giorgio Diritti, Mario Martone, Alba Rohrwacher, Alice Rohrwacher, Saverio Costanzo, Caterina Guzzanti, Paola Cortellesi, Edoardo Winspeare, Enzo Traverso, Carlo Rovelli, Tommaso Di Francesco, Alessandro Gilioli, Francesca Fornario, Stefano Nazzi, Alberto Negri, Nico Piro, Andrea Capocci, Alessandro Calascibetta, Ali Rashid, Alessandro Robecchi, Giulia Blasi, Donald Sassoon, Loredana Lipperini, Annamaria Testa, Raffaele Alberto Ventura, Luciana Castellina, Nicola Lagioia, Sandro Veronesi, Christian Raimo, Maurizio Braucci, Teresa Ciabatti, Mario Ricciardi, Giorgia Serughetti, Marco Revelli, Alessandro Portelli e tantissimi altri...
Per l'elenco completo dei firmatari, individuali e collettivi, e per sottoscrivere al seguente sito: https://cessateilfuoco.org/
10. REPETITA IUVANT. ADESIONE POPOLARE ALLA DENUNCIA SULLA PRESENZA DI ARMI NUCLEARI IN ITALIA
[Riceviamo e diffondiamo. Andando sul sito www.peacelink.it o sul sito www.pressenza.com e' possibile attivare i link per accedere a ulteriori materiali e per sottoscrivere l'iniziativa]
Il prossimo passo della denuncia trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma lo scorso 2 ottobre, riguardante la presenza delle armi nucleari in Italia e in attesa che si attivi la corrispondente inchiesta, riguarda l'adesione popolare a tale denuncia: parte oggi con una sottoscrizione popolare che si puo' realizzare online grazie alla piattaforma predisposta all'interno del sito di PeaceLink, storico portale telematico del pacifismo italiano.
Andando a questo indirizzo sara' possibile firmare la petizione di adesione di cui riportiamo il testo:
Ho appreso che in data 2 ottobre 2023 e' stata depositata alla Procura presso il Tribunale di Roma una denuncia per accertare la presenza di armi nucleari in Italia, verificarne la illegittimita' ed individuare i responsabili. Ho letto il testo e lo condivido. Approvo l'iniziativa alla quale vorrei partecipare. Non potendo piu' sottoscrivere la denuncia, ormai depositata, chiedo che questa mia lettera venga allegata agli atti del procedimento come segno di sostegno all'iniziativa.
In particolare mi sembrano significative le seguenti norme riportate nel testo della denuncia.
"In data 24 aprile 1975 l'Italia ha sottoscritto il Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP), trattato internazionale incentrato, in particolare su:
a) la c.d. "non proliferazione" del nucleare, in base alla quale gli Stati in possesso di armi nucleari (c.d. "Paesi nucleari") si impegnano a non trasferire armi di tale natura a quelli che ne sono privi (c.d. "Paesi non nucleari"), mentre questi ultimi si obbligano a non ricevere e/o acquisire il controllo diretto o indiretto di ordigni nucleari (artt. I, II, III);
b) il disarmo nucleare, che impone il ricorso a trattative finalizzate alla definitiva cessazione della prassi di armamento nucleare (art. VI).
Il diritto bellico internazionale vieta l'uso e la minaccia dell'uso delle armi nucleari in qualsiasi circostanza.
La L. 185/1990 vieta la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiale di armamento senza l'autorizzazione dell'autorita' e, in ogni caso, di armi nucleari.
Ciononostante, la presenza di armi nucleari sul suolo nazionale puo' ormai considerarsi certa".
Sono consapevole della rilevanza politica dell'iniziativa giudiziaria. Credo, pero', fermamente nello Stato di diritto, nella ripartizione dei poteri e, soprattutto, nell'indipendenza della magistratura.
Sono certo che anche questa denuncia sara' valutata senza timori per le implicazioni politiche sottese.
*
Informazioni sulla denuncia
La denuncia e' sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste: Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarieta' Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini. Alcune di queste associazioni condividono collettivamente i contenuti di questa iniziativa.
Il testo della denuncia e' visionabile cliccando su questo link.
*
Aderisci:
Come persona
Come associazione
11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.
12. INIZIATIVE. IL 10 DICEMBRE MARCIA DELLA PACE AD ASSISI
[Dal sito perugiassisi.org riprendiamo e diffondiamo]
Cessate il fuoco!
Marcia della pace e della fraternita'
Assisi, domenica 10 dicembre 2023
Nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani, in occasione del 75mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948-2023) organizziamo assieme una nuova marcia della pace e della fraternita' per fermare le stragi. Riprendiamo in mano la bussola dei diritti umani!
*
Programma
Ore 10.00 Incontro di riflessione e proposta (Domus Pacis, Assisi, Santa Maria degli Angeli)
Ore 14.30 Marcia della Pace e della Fraternita' da Santa Maria degli Angeli
Ore 16.50 Conclusione in Piazza San Francesco
Ore 17.00 Messa nella Basilica Inferiore di San Francesco
*
"In nome di Dio: cessate il fuoco!
Si abbia la forza di dire basta!"
Papa Francesco (5 novembre 2023)
"Gaza sta diventando un cimitero di bambini.
E' una crisi di umanita'!"
Antonio Guterres, Segretario Generale dell'Onu (6 novembre 2023)
*
Israele e Palestina. Due Stati per due Popoli.
Stessa dignita', stessi diritti, stessa sicurezza.
*
Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace
Coalizione AssisiPaceGiusta
13. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, pp. LXII + 1858.
- Bianca Guidetti Serra, Compagne, Einaudi, Torino 1977, 2 volumi, pp. XX + 662.
14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
15. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5044 del 10 dicembre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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