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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 338
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 338
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 4 Dec 2023 05:49:55 +0100
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 338 del 4 dicembre 2023
In questo numero:
1. Senza pace
2. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
3. One Billion Rising Italia: Una lettera
4. Una lettera aperta alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
5. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
6. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
7. Agnes Heller: Cosmopolitismo: filosofia, rifugio, destino
1. L'ORA. SENZA PACE
Senza pace l'umanita' scompare
senza pace tutto divora il deserto
senza pace finisce ogni cosa, ogni fatto, ogni significato
senza pace si spegne la luna il sole le stelle.
Qualcuno dovrebbe spiegarlo ai governi assassini
che segano il ramo su cui anche loro sono seduti.
2. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.
3. REPETITA IUVANT. ONE BILLION RISING ITALIA: UNA LETTERA
[Riceviamo e diffondiamo]
Care attiviste e cari attivisti,
Care compagne e cari compagni di viaggio,
testimoni coraggiose e coraggiosi della lotta alla violenza e agli abusi sul corpo delle donne,
Preziose amiche tutte e preziosi amici tutti di One Billion Rising,
scriviamo queste righe consapevoli del sentimento di sofferenza e di umana impotenza che tutte e tutti voi - che tutte noi - stiamo attraversando in questi mesi. Le notizie che arrivano dal mondo ci lasciano senza fiato.
Come se non bastasse, nel nostro Paese, continua inesorabile la conta delle donne cadute per mano di uomini criminali e violenti.
Eppure in tutto questo, o forse proprio per tutto questo, noi scegliamo di non restare in silenzio, di non tirarci indietro, e vi chiediamo di essere ancora con noi.
Nell'oscurita', facciamo splendere la nostra luce. Uniamo le nostre voci. Non sara' facile, ma non sara' impossibile.
La Campagna mondiale One Billion Rising e' nata proprio per questo: per essere una reale comunita', un appiglio nella tempesta, una rete in cui conoscersi, riconoscersi, trovarsi e forse per qualcuno - come e' stato per noi - persino salvarsi. Salvarsi dalla solitudine, dal silenzio, dall'isolamento, dalla violenza fisica e psicologica che troppo spesso ci vede come prede, ancor prima che ragazze, donne o bambine.
Febbraio non e' lontano, raduniamo le forze, raccogliamo le energie, prepariamoci a far sentire il nostro grido di pace e consapevolezza.
Vi invitiamo a incominciare ad organizzare e a coordinare a livello locale la vostra partecipazione a OBR2024: anche per questo, oggi vi chiediamo con gentile fermezza, di cercare di coinvolgere il piu' possibile il mondo della scuola nelle vostre comunita'.
Crediamo sia infatti particolarmente prezioso e vitale tornare a parlare nelle scuole di come la prevaricazione della violenza di genere porti odio, dolore, mancanza di rispetto, assenza di solidarieta'.
Vi alleghiamo una lettera che volendo potrete usare per contattare le scuole dei vostri territori.
Noi siamo a vostra disposizione per qualunque chiarimento e approfittiamo per anticiparvi che V (Eve Ensler) sara' in Italia per presentare il suo nuovo libro "Io sono un'esplosione" (ed. il Saggiatore) in questi due appuntamenti pubblici:
- Firenze, venerdi' 24 novembre ore 20.30 Teatro Niccolini , V presenta il suo nuovo libro con Serena Dandini
- Milano, domenica 26 novembre ore 11 Teatro Paolo Grassi con Maria Nadotti
Mai come oggi abbiamo bisogno di essere unite e uniti, di farci forza, per continuare a costruire insieme una strada di pace, di gentilezza, di consapevolezza e di profondo rispetto per tutte le donne del pianeta.
Un abbraccio a tutte e a tutti voi.
Con gratitudine.
Nicoletta Billi
3332432777
Luisa Garribba Rizzitelli
3454767246
Margherita Giuliodori Santicchia
3280199958
One Billion Rising Italia
obritalia at gmail.com
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Allegato: Modello di lettera da inviare alle scuole
PROPOSTA COINVOLGIMENTO PROGETTO GRATUITO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Oggetto: Proposta di coinvolgimento del Vostro Istituto nella Campagna Mondiale One Billion Rising contro la Violenza di Genere
Gentile Sig. o Sig.ra Dirigente Scolastica/o
Gentile Docente,
Ci rivolgiamo a tutti Voi - in ogni parte d'Italia, in ogni ambito e indirizzo disciplinare delle scuole di ogni ordine e grado - con accorata fiducia che tutti siano consapevoli che la situazione sulla violenza alle donne nel nostro paese ha assunto numeri drammatici ed inaccettabili per un Paese civile e democratico. La scia sofferenza e dolore sembra inarrestabile. Una donna uccisa in media in Italia ogni due giorni. Dati impressionanti su tutte le forme di violenza che coinvolgono ragazze e ragazzi sempre piu' giovani. Non possiamo restare ferme e fermi, dobbiamo combattere il rischio di assuefazione e rassegnazione.
In occasione del 25 novembre Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso parole ferme ed inequivocabili: "Un'azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni piu' giovani, attraverso l'educazione all'eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione". Parole che tracciano una strada di speranza e impegno da parte di tutti.
Crediamo fermamente che la Scuola Pubblica, nonostante le difficolta' che affronta ogni giorno, nonostante le battaglie e le sfide che e' costretta a fronteggiare spesso nel silenzio delle Istituzioni, abbia ancora un ruolo cruciale per radicare nelle nuove generazioni una cultura di profondo rispetto verso tutte le donne.
One Billion Rising e' una campagna Mondiale fondata nel 2012 dalla scrittrice e attivista americana Eve Ensler con l'obiettivo di fermare la violenza contro le donne. Aderiscono a questa campagna 128 paesi nei cinque continenti.
Per queste ragioni, proponiamo in modo accorato e amichevole, che il Vostro Istituto aderisca alla Campagna Mondiale ONE BILLION RISING diventando una "OneBillionRising School" nelle due modalita' che seguono:
1) PRIMA DEL 14 FEBBRAIO 2024
Sotto la guida e l'esperienza dei Docenti le classi possono intraprendere dei laboratori o delle attivita' didattiche al fine di promuovere la sensibilizzazione, la formazione, la riflessione e il confronto tra i ragazzi e le ragazze sul tema della violenza di genere.
Partendo - a titolo esemplificativo e di suggerimento - da queste domande
"Che cos'e' la violenza di genere per te?", "Cosa sono gli stereotipi e le discriminazioni?", "Perche' secondo te nel nostro Paese ogni due giorni una donna viene uccisa?", "Perche' la violenza contro le donne e' cosi' diffusa? Cosa la genera, cosa la alimenta?", "Cosa fanno i Centri Antiviolenza?", "Cosa e' il 1522?", "Cosa diresti ad un uomo che ha commesso un femminicidio?", "Come fermeresti questa spirale di violenza?", "Nella tua esperienza hai mai assistito a comportamenti violenti verso le donne?", "La violenza e' solo fisica o anche psicologica o verbale?", "Cosa bisognerebbe fare secondo te per fermare la violenza contro le donne?", "La violenza di genere e' qualcosa che ti riguarda?".
I docenti potranno scegliere di coinvolgere le classi, magari anche dividendole per gruppi, attraverso queste iniziative:
- Scrivere dei temi o dei racconti brevi
- Realizzare un podcast
- Dare vita ad una mostra fotografica
- Creare un fumetto
- Disegnare dei quadri e raccoglierli in un'esposizione
- Scrivere e realizzare un cortometraggio amatoriale tutti insieme
- Comporre una canzone o un rap
- Realizzare uno spot video di max 30 secondi
- Ideare uno spettacolo teatrale
- Fare un reportage (audio, video o solo testo) documentando esperienze a loro prossime
- Creare una presentazione power point
- Realizzare una serie di interviste per approfondire l'argomento
- Condurre delle ricerche interdisciplinari sul tema coinvolgendo piu' materie
Crediamo che sia cruciale stimolare i ragazzi e le ragazze al confronto sul tema della violenza. Come introduzione al tema suggeriamo la lettura di un libro che vi sara' inviato gratuitamente, su richiesta. "I Monologhi della Vagina", scritto da Eve Ensler nel 1996 - tradotto in 35 lingue - e' il testo fondante che ha sdoganato tabu' e resistenze e che ancora oggi e' uno straordinario manifesto contro la violenza, un punto di riferimento fondamentale nella lotta quotidiana di tutte le donne del mondo.
Suggeriamo di promuovere un dibattito nelle classi a partire dal libro, ma ogni docente potra' in alternativa scegliere libri, testi teatrali, video che possano comunque raggiungere lo scopo.
2) IL GIORNO 14 FEBBRAIO 2024: REALIZZARE IL FLASH MOB
Il 14 febbraio 2024 - o in giorni in prossimita' di questa data - insieme ad altre migliaia di persone nel mondo, vi chiediamo di realizzare e documentare il vostro flash mob sulle note della canzone "Break the Chain" della quale la nostra organizzazione internazionale detiene i diritti e che vengono concessi gratuitamente a chi aderisce all'iniziativa. Questa canzone e' una esplosione di energia e forza che unisce uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qui il link della canzone e il tutorial per imparare la coreografia:
Video Break The Chain 1 con sottotitoli in italiano
https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o
Tutorial della coreografia curata da Debbie Allen, lo storico volto di Saranno Famosi:
https://www.youtube.com/watch?v=mRU1xmBwUeA
Vi chiediamo per questo di:
- Lavorare ad una libera coreografia della canzone coinvolgendo le classi e i docenti sulle note di "Break the Chain" ballandola tutti insieme ovunque riteniate sia possibile farlo;
- Precedere l'esecuzione della coreografia con delle brevi letture o testimonianze a tema;
Documentare e riprendere con i cellulari le attivita' svolte, postarle sui social taggando #OBR #OBRItalia o inviando qualche scatto o video amatoriale alla mail del coordinamento nazionale obritalia at gmail.com
E' sicuramente gradita, ma non indispensabile, la capacita' di:
- Coinvolgere, la cittadinanza, i genitori, media e ogni soggetto interessato, perche' possa essere divulgato al massimo il significato della vostra iniziativa e partecipazione
- Diffondere sui propri social/siti dell'istituto le informazioni utilizzando gli hashtag dell'iniziativa
Ad ogni scuola che partecipera', regaleremo 2 t-shirt ufficiali One Billion Rising Italia
La violenza contro le donne riguarda tutti noi. Nessuno puo' chiamarsi fuori. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Abbiamo un disperato bisogno della vostra collaborazione, della vostra energia, del vostro impegno e del vostro entusiasmo. Unitevi a noi. Sara' un cammino forse faticoso, a tratti difficile, ma certamente sorprendente e fertile per la vostra comunita' scolastica. Ce lo dice l'esperienza di questi ultimi dieci anni. I ragazzi e le ragazze hanno un infinito bisogno di essere guidati, di essere accompagnati e stimolati per permettere alla loro creativita', alla loro energia, ai loro pensieri e alle loro parole di sgorgare in tutta la loro unicita' e potenza. Insieme possiamo cambiare la cultura della violenza e del sopruso. Il futuro e' possibile.
Grazie per l'attenzione preziosa,
Cordialmente,
Attivista OBR
Xxxxxxxx xxxxxxxxxx
Mail per adesione: xxxxxxxxxxx
Per aderire mandate una mail a obritalia at gmail.com e verrete contattati da Margherita Santicchia del nostro Coordinamento.
4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
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Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
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Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.
5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
6. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
7. MAESTRE. AGNES HELLER: COSMOPOLITISMO: FILOSOFIA, RIFUGIO, DESTINO
[Dal sito di "Gariwo - La foresta dei Giusti" (it.gariwo.net) riproponiamo la seguente lezione magistrale di Agnes Heller, li' introdotta dalla seguente nota: "Pubblichiamo di seguito la lezione magistrale tenuta dalla filosofa ungherese Agnes Heller all'Universita' Statale di Milano il 24 ottobre 2018, all'interno di un progetto curato da Laura Boella, docente di Filosofia morale all'Universita' degli Studi di Milano". Traduzione di Laura Boella]
Dove siamo a casa? Nel luogo in cui siamo nati? O dove stiamo diventando adulti? O dove abbiamo trovato rifugio? O forse ovunque o da nessuna parte? Quando diciamo "casa", a che cosa ci riferiamo?
A un villaggio o a una citta', a una casa, a una strada, alla nostra prima scuola, ai nostri primi amici, a una lingua, a qualche abitudine? A luoghi e a persone che ci sono familiari, dove capiamo gli accenni senza spiegazioni e note a pie' di pagina? Il "calore" del cuore, e' questo il significato di casa? Memorie, belle e brutte?
Cosa intendo quando dico: Sto andando a casa? Intendo la mia strada, la mia casa o il ritorno al mio paese, alla citta' in cui sono nata, un luogo o memorie condivise? Cosa significa "essere esiliati"? Lasciare la terra natale, la mia "matrigna", fuggire la carestia, la persecuzione, la discriminazione come molti migranti che negli ultimi 200 anni hanno cercato la fortuna in America? O essere puniti con l'esilio, banditi dalla citta' amata, abbandonare la speranza del ritorno, come Ovidio, quando fu esiliato da Roma? O essere esiliati da una citta', da una patria amata che non esiste piu', come gli Ebrei che furono esiliati dalla citta' santa di Gerusalemme per quasi duemila anni, restando spesso alieni, stranieri nella loro terra natale? La nostra casa e' la terra in cui i nostri avi sono vissuti e che conosciamo a malapena, il luogo delle nostre origini?
La maggioranza delle persone hanno conservato questo sentimento originario, persino "arcaico", di "casa" anche nell'epoca della globalizzazione. Si puo' cambiare habitat molte volte, ma il luogo dell'"origine", delle prime esperienze, del primo amore, non ci lascia andare. Il primo dolore e' altrettanto importante del primo piacere, la prima paura altrettanto importante della prima speranza.
Tutti i bambini nascono stranieri e ci vuole tempo e sforzo per familiarizzarsi con le norme e le regole dell'ambiente, con le consuetudini e la lingua quanto basti per capire ed essere capiti, anche mai interamente. Questa prima esperienza viene ripetuta ogni volta che si cambia habitat. La ragazza di campagna che arriva per la prima volta in una grande citta' si sente a disagio, non sa come comportarsi, come parlare. Lo stesso vale per chiunque lasci il paese natale per un altro, qualunque sia la ragione. Egli e' uno straniero per gli altri e per se stesso, impegnato nel duro sforzo di comprendere gli usi linguistici, le azioni, le abitudini, gli altri abitanti di un mondo che sfida.
Per le persone che non condividono la vita quotidiana con la popolazione media di un luogo, di un paese o di una citta', ma vivono in comunita' o condividono un mondo spirituale con pochi altri, il luogo, l'habitat della loro dimora diventa sempre meno importante. Questa fu l'esperienza di alcuni nell'epoca dell'Ellenismo, quando alcuni costumi greci furono condivisi dalle classi superiori. Persone nate in luoghi diversi, figli di gente molto diversa, si sentivano "a casa" molto lontano gli uni dagli altri, parlavano tutti greco e quindi si sentivano familiari, visitavano i templi degli stessi dei, frequentavano gli stessi anfiteatri e i bagni comuni dei maschi, come tutti nell'impero ellenistico e romano. Alcuni di essi appartenevano a specifiche scuole filosofiche, tra cui quelle dei filosofi stoici. Essi avevano in comune la saggezza fondata sulla convinzione che la cosa migliore sia vivere in accordo con la natura. La Natura, il Cosmo sono gli stessi ovunque si metta piede. Percio' essi potevano vivere allo stesso modo in accordo con la natura ovunque. Essi non erano a casa in una citta' o in un'altra, ma nella natura, nel Cosmo. Si chiamavano infatti cittadini del Cosmo: cosmopoliti.
Il cosmopolitismo moderno affonda le radici in una visione del mondo completamente diversa, nell'universalismo filosofico, una visione che non venne neppure in mente agli antichi cosmopoliti.
Gli Illuministi non si pensavano come cittadini del Cosmo, bensi' del "genere umano". Non volevano condividere una cultura (bagni, templi, anfiteatri, lingua), ma un'"essenza", la "natura umana". La loro identita' poggiava sull'essere "esseri umani". Essere un essere umano era considerata una qualita' superiore in nobilta' rispetto a ogni cultura, costume, lingua e posto occupato nel mondo. Sarastro nel Flauto magico dice di Tamino: "egli e' piu' di un principe, e' un Uomo". In accordo con l'Inno alla gioia, scritto da Schiller e messo in musica nella Nona sinfonia di Beethoven, dovremmo abbracciare milioni di persone, baciare il mondo intero.
La maggior parte delle Costituzioni elaborate nell'epoca dell'Illuminismo, a cominciare dalla Dichiarazione d'Indipendenza americana, affermavano che tutti gli uomini sono nati ugualmente liberi e che tutti sono dotati di ragione e coscienza. Percio' tutti hanno un eguale diritto alla vita e alla liberta' e a perseguire la felicita' nel modo a loro peculiare.
L'universalismo si fondava sul concetto di "legge naturale" e di "diritto naturale", su due finzioni. L'idea era che si dovesse accettare tali finzioni come verita' e metterle all'opera: esse sono vere solo per coloro che fanno assegnamento su di esse. Fu peraltro immediatamente evidente che, come disse Rousseau, tutti gli uomini nascono liberi, ma ovunque sono in catene.
L'idea del "genere umano universale", ossia l'idea di istituzionalizzare la nozione universale di "genere umano", corrisponde all'idea di un Commonwealth in cui il testo delle dichiarazioni (tutti gli uomini nascono liberi) e' lex lata (legge promulgata), ossia e' la legge di un paese, forse persino la legge di tutti i paesi. La prima (lex lata di un paese) e' l'idea repubblicana, la seconda (lex lata di tutti i paesi) e' l'idea cosmopolitica. I cosmopoliti sono percio' i cittadini di una citta' non ancora esistente, immaginaria. Essi si comportano come se la citta' universalmente umana esistesse, si pensano come i cittadini della citta' immaginaria. Essi sono i cosiddetti "Weltbuerger" (cittadini del mondo).
Nella filosofia di Kant il concetto universale di "genere umano" e' duplice. In primo luogo, corrisponde al "genere umano in noi", alla liberta' trascendentale da cui deriva l'imperativo categorico e come tale e' eterna (atemporale). In secondo luogo, si riferisce al genere umano empirico, ossia alla natura umana. Siamo autorizzati a presupporre che la natura umana si sviluppi verso la liberta', per il fine nascosto di un Commonwealth cosmopolitico, il sovra-Stato federale di tutte le repubbliche. Kant ricostruisce pertanto la storia da un "punto di vista cosmopolitico".
L'affermazione "sono un essere umano" e "sono un cittadino di un universo cosmopolitico" sono filosoficamente collegate, anche in formulazioni diverse. Solo in un contesto politico e sociale esse possono convergere e dichiarare la stessa cosa: essere un essere umano e' la suprema identita', rispetto alla quale tutte le altre identita' sono secondarie, come il particolare rispetto all'universale.
Dapprima, nel '700, prima della nascita del nazionalismo europeo, l'affermazione "sono un essere umano" significava che lo status e posizione sociale di una persona, paragonata all'"essere un essere umano", aveva un'importanza secondaria, o anche nulla. Uno nasce accidentalmente principe o schiavo, aristocratico o borghese, ma tutti apparteniamo al genere umano, siamo innanzitutto esseri umani. Si nasce accidentalmente in una famiglia cattolica o protestante, ma essenzialmente si e' esseri umani. Siamo tutti esseri umani.
La negazione delle determinazioni particolaristiche (religione, status sociale, famiglia) comparve praticamente prima dell'Illuminismo, come mostra la storia di Romeo e Giulietta che diedero la priorita' alla natura contro le determinazioni sociali. Eppure essi e altri implicati in analoghi conflitti non fecero mai riferimento al "genere umano", ma al loro corpo, alla loro personalita', soprattutto al loro amore. La loro casa era il loro amore. Nemmeno Spinoza si identificava con il "genere umano", bensi' con i liberi pensatori, con la comunita' dei filosofi, studiosi come lui. Essere un "umanista" significo' all'inizio essere istruiti nel pensiero e nella poesia latina antica, leggere Cicerone e avere di conseguenza una sorta di distanza nei confronti delle consuetudini, dei doveri e degli obblighi dell'ambiente che veniva sentito come "innaturale". L'uguaglianza di tutti i membri della specie homo sapiens non era un'opzione.
Il concetto di nazione (la nation) nacque nella Rivoluzione francese insieme all'istituzionalizzazione dell'universalismo nella Costituzione francese. Il posto delle determinazioni particolaristiche (padrone/schiavo, aristocratico/borghese, cattolico/luterano/calvinista), inizialmente negate dall'affermazione universale "tutti gli uomini nascono liberi", fu lentamente rimpiazzato, cioe' occupato, da una nuova determinazione particolaristica, quella della nazione.
L'ideologia della nazione, il nazionalismo divenne pressoche' dominante in Europa all'inizio dell'800 e ottenne la sua definitiva vittoria nella Prima guerra mondiale. Da questo momento, almeno in Europa, la risposta alla domanda: "che cosa sei innnanzitutto", non fu piu' "sono calvinista", "sono ebreo", e neppure "sono un essere umano", bensi' "sono francese, tedesco, ungherese ecc.".
Il contenuto sociale del cosmopolitismo cambio' radicalmente con l'avvento dei nazionalismi, benche' la sua funzione sia rimasta la stessa, cioe' la negazione di un'identita' particolaristica. Nel '700 cio' aveva significato la negazione del primato di un'identita' sociale particolaristica (non e' un principe, ma qualcosa di piu': un uomo), sebbene nessuno fosse costretto a sceglierne solo una tra di esse. Si poteva dire: Sono nato nobile, apprezzo l'eredita' della mia famiglia, ma sono innanzitutto un essere umano come tutti altri. Oppure sono nato scozzese e questo e' importante per me, ma come filosofo sono interessato a questioni universali, non alla Scozia.
A partire dall'800 e sempre piu' velocemente le persone furono tuttavia costrette a scegliere l'identita' nazionale come superiore a tutte le altre, soprattutto in Europa. Gli individui furono messi sotto pressione allo scopo di scegliere la loro identita' nazionale come identita' esclusiva e comprendente tutte le altre identita', in particolare dopo l'unificazione dello Stato italiano e di quello tedesco.
Prima gli Ebrei europei dovevano essere battezzati per venire accettati, sia pure a certe condizioni, dalla nazione ospite. Adesso essi devono identificarsi con le nazioni ospiti. A partire dall'800 gli ebrei non poterono piu' integrarsi in una nazione senza assimilarsi. L'assimilazione, ossia l'accettazione del nazionalismo della nazione ospite, divenne l'unica via per l'integrazione. Per quanto riguarda l'Ungheria l'assimilazione fu un obbligo non solo per gli Ebrei, ma anche per i Tedeschi e le altre nazionalita' che vivevano sotto la corona austroungarica. Si trattava di un aut-aut. O sei ungherese o sei ebreo, o sei ungherese o sei tedesco, non puoi essere entrambi.
Il cosmopolitismo offri' una via di fuga. Se uno non poteva o non voleva rispondere alla domanda scegliendo questa piuttosto che quella identita' nazionale, c'era un'altra possibilita': ne' questo ne' quello oppure entrambi, ma cio' non e' essenziale per me: io sono solo un essere umano. Sono nato In Germania, parlo tedesco... Sono nato ebreo accidentalmente e austriaco, ma prima di tutto e soprattutto sono nato come essere umano. Scelgo me stesso come essere umano, questo e' cio' essenzialmente mi definisce, in quanto la mia essenza (essere umano) non e' accidentale come lo e' l'essere nato ebreo e austriaco. Posso rifiutare tutte le mie determinazioni particolari, che rappresentano cio' che non sono. Io sono universale. Voi Austriaci siete quindi esseri umani come me, poiche' la nostra essenza e' la stessa. Percio' non ho bisogno di "assimilarmi".
Devo aggiungere che nelle societa' di classe l'assimilazione a una nazione significava sempre assimilazione a una classe particolare. Gli Ebrei ungheresi e tedeschi che decisero di assimilarsi lo fecero assimilandosi alla classe borghese o ai cosiddetti "latini" (lateiners), il ceto degli intellettuali di professione. La "classe operaia" inglese si assimilo' alla borghesia. Invece del cockney cercarono di parlare l'inglese del Re.
Nell'epoca della nascita delle nazioni e del nazionalismo, ancora prima della Prima guerra mondiale, il cosmopolitismo divento' una delle idee dominanti di una parte della borghesia europea, i cui interessi nel commercio con ogni possibile partner era molto piu' importante dell'interesse nazionale. Il pensiero cosmopolitico si diffuse anche tra gli intellettuali liberamente fluttuanti (vedi Karl Mannheim), perlopiu' "lateiners" provenienti dalle citta', che credevano nella "letteratura mondiale", nell'universalita' della cultua europea. Aderire al movimento dell'esperanto fu una delle preferenze cosmopolitiche.
Altri trovarono un'altra via per sfuggire all'assimilazione a una nazione: l'adesione all'internazionalismo. L'internazionalismo fu una versione proletaria del cosmopolitismo almeno tra i lavoratori manuali socialisti, per quanto fu favorita anche dagli intellettuali. Gli internazionalisti non potevano, ne' dovevano, assimilarsi a una nazione. Il loro compito era assimilarsi al proletariato mondiale, imparando da Marx che il proletariato non ha patria. Una terza via per sfuggire all'assimilazione a una nazione fu l'emigrazione verso un mondo nuovo, prima di tutto l'America, uno Stato dove il "popolo" non era diventato una "nazione".
La Prima guerra mondiale, il peccato originale dell'Europa, fu la vittoria dello Stato nazione contro il cosmopolitismo borghese e l'internazionalismo proletario. E' troppo nota la catastrofe che ne derivo'. Dopo Auschwitz, il simbolo del ventesimo secolo, nessuno pote' piu' proclamare orgogliosamente "sono un essere umano e nient'altro, perche' gli "esseri umani" finirono per compiere il male sulla scala piu' grande in tutta la storia umana. L'universalismo umanistico ha perso il suo potere di attrazione nei campi di concentramento.
Chi abbia letto il romanzo autobiografico di Stefan Zweig Abschied von gestern (Il mondo di ieri) avra' un'idea del destino dei cosmopoliti tra le due guerre. Zweig era un ebreo che pensava che fosse possibile evitare la scelta tra essere ebreo e assimilarsi alla nazione austriaca mediante l'adesione a istituzioni cosmopolitiche e la partecipazione a conferenze cosmopolitiche, alcune delle quali si tenevano nell'Inghilterra in cui egli fu sempre il benvenuto. Dopo l'Anschluss, quando tutti gli ebrei persero la cittadinanza austriaca, egli cerco' di fuggire in Inghilterra. La sua domanda d'ingresso fu rifiutata. Finche' ebbi un passaporto austriaco valido, egli scrive, ero considerato un cosmopolita. Dopo averlo perso, non ero piu' un cosmopolita benvenuto, ma un rifugiato non benvenuto. La storia finisce qui.
L'universalismo in filosofia oggi non e' piu' chiamato "cosmopolitico". Per "genere umano" non intendiamo piu' tutti gli Europei piu' il Nuovo Mondo, ne' lo consideriamo un'astrazione che felicemente possiamo abbracciare e baciare o il dovere universale insito nella ragione e nella coscienza di tutti noi. "Genere umano" sono diventate tutte le persone empiriche, nonche' le culture con cui condividiamo il globo, sia che simpatizziamo o no con esse, sia che esse condividano il nostro universalismo o lo rifiutino aggressivamente. Le utopie di una rivoluzione antropologica sono finite. Nessuno crede piu' nell'unificazione di liberta' trascendentale e natura umana (Kant), nell'unita' finale di "essenza generica" e esistenza individuale (Marx). La pace perpetua, la fine dell'alienazione e tutti sogni dell'eredita' universalistica sono diventati obsoleti.
L'universalismo, la fonte del moderno cosmopolitismo, non e' piu' considerato ne' un fatto (tutti gli uomini nascono liberi) ne' un sogno (la perfezione morale della razza umana), bensi' un compito: aiutare chi ha bisogno (bisogno di cibo, di acqua, di servizi sanitari, di educazione) e aiutare la gente che si trova in guerra. Perche'? Perche' sono tutti umani come noi, per nessun'altra ragione.
Il cosmopolitismo ha perso il suo potere filosofico e il suo messaggio esattamente in contemporanea con la fine della sua funzione di sostegno per chi cercava di sfuggire all'assimilazione obbligatoria a uno stato nazione o era costretto a servire qualche tipo di fondamentalismo. Non basta piu', per proteggersi dal fondamentalismo nazionalista o religioso dire: "Non sono questo o quello, ma qualcosa di superiore, un essere umano".
Cessando di esistere come filosofia e perdendo la sua funzione di sostegno, il cosmopolitismo e' diventato realta'.
Dove siamo a casa?
Chi vive ancora nel piccolo villaggio in cui e' nato nel senso della sua famiglia e degli amici d'infanzia? Le persone sepolte nel cimitero del villaggio sono forse ancora i suoi avi, membri della famiglia, genitori o qualcuno degli amici e compagni di scuola? Cio' che i sociologi chiamano "mobilita'" mostra che siamo tutti en route, in cammino da un luogo all'altro, da un ambiente a un altro, da un paese all'altro, da un continente all'altro o almeno da un villaggio a una citta' e da una citta' a un'altra citta'. Le notizie che potrebbero raggiungerci piu' velocemente dell'umana velocita' d'un tempo a piedi, a cavallo, in carrozza, in treno, sono diventate indipendenti dal trasporto umano e ci raggiungono per telegramma, telefono, televisione, internet: siamo arrivati alla simultaneita'. Il cosmopolitismo in quanto realta' significa che siamo a casa in tutti i luoghi in cui soggiorniamo per un po' di tempo. Siamo dunque a casa da nessuna parte, siamo ovunque stranieri.
Dove siamo a casa condividiamo storie con i nostri familiari, con gli amici e condividiamo la narrazione storica con il nostro popolo e la nostra nazione. Abbiamo un passato condiviso, o meglio, le storie condivise ci consentono di avere memorie comuni che ci permettono di condividere il passato.
Il passato condiviso viene comunemente definito memoria culturale. Tutte le culture hanno la loro memoria culturale, condivisa da altri oppure no. I popoli europei, per esempio, hanno memorie condivise e memorie che non lo sono. Le prime sono rappresentate normalmente da testi e istituzioni, insieme a tutte le interpretazioni e comprensioni che ne vengono date. I popoli europei condividono due narrazioni fondamentali: da un lato, la Bibbia e, dall'altro, la filosofia e le istituzioni greco-romane. Non e' necessario mettere una nota a pie' di pagina quando si nomina il giardino dell'Eden, l'arca di Noe', Gesu' sulla croce per un verso e la democrazia, la repubblica o il senato per l'altro. Culture differenti hanno memorie culturali differenti. Il presente e' intriso di memorie culturali, collettive o personali, e il passato e' la quarta dimensione nella vita di qualsiasi gruppo di persone, di qualsiasi religione o nazione. Ogni nazionalista puo' raccontare la sua versione delle storie passate, ogni credente puo' raccontare la sua, ogni citta', famiglia, villaggio ha la propria.
Allora, che ne e' del cosmopolitismo? Che tipo di storia possiamo raccontare sul "genere umano in quanto tale"? Dopo Auschwitz e il Gulag non possiamo piu' credere nella storia, un tempo prediletta, del progresso della razza umana verso uno happy end. C'e' solo una storia del globo condivisa, quella dei cosmopoliti.
La nostra e' l'epoca di una pratica cosmopolita che ha abolito l'idea di cosmopolitismo. Potendo spostarci da un luogo all'altro e avere informazioni su persone che abitano molto lontano, potendo sapere qualcosa delle loro credenze e costumi solo accendendo la televisione o guardando su internet, noi pratichiamo il cosmopolitismo. Tuttavia, dato che l'informazione ha poco a che vedere con le forme di vita, non siamo cosmopoliti. I cosmopoliti dell'Ellenismo o dell'Impero Romano condividevano una cultura e fino a un certo punto cio' fu vero per i cosmopoliti dell'800, mentre coloro che praticano oggi il cosmopolitismo non ne condividono nessuna.
L'idea di universalismo sostituisce il cosmopolitismo con l'idea dei diritti umani. I "diritti umani" e' l'idea trascendentale del cosmopolitismo condivisa come tale da tutte le culture con cui condividiamo la Terra/globo. E' vero che l'idea di universalismo fu accettata e riconosciuta nella Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e sottoscritta dalla maggioranza degli Stati sul nostro pianeta.
Tuttavia la tesi di Rousseau ha trovato una conferma, questa volta sulla scena globale: "tutti gli uomini nascono liberi, ma ovunque sono in catene". Le nazioni, i paesi, le culture, le istituzioni politiche del genere umano empirico sono reciprocamente differenti come la loro memoria culturale e la loro pratica politica. L'idea trascendentale dei diritti umani e la realta' empirica delle culture, in particolare di quelle politiche, si trovano molto spesso in rotta di collisione.
Ripeto: la maggioranza delle persone sul nostro pianeta sta praticando il cosmopolitismo senza cosmopolitismo. Dove sono a casa quelle persone? In due luoghi o due mondi: nel mondo delle loro esperienze personali e nel mondo delle idee.
Viviamo in un mondo in cui persone di differenti tradizioni, lingue differenti, religioni e costumi differenti possono condividere lo stesso habitat. Il Nuovo Mondo li aveva accolti tutti in una coesistenza definita erroneamente "multiculturalismo", in quanto il termine suggerisce un'identita' collettiva condivisa, che tuttavia non e' tale. Gli Stati nazione europei – e non solo loro – si trovano davanti a una sfida, quella di praticare il cosmopolitismo. Persone di tradizioni, costumi, religioni, storie, idee differenti entrano in massa nel territorio europeo. Abbracciare l'intero genere umano nella poesia o comprendere l'imperativo del genere umano dentro di noi e' piu' facile che inserire persone empiricamente differenti nel nostro habitat. Gli Europei si trovano oggi ad affrontare questa sfida.
Ho detto che l'idea dei diritti umani dichiarata dalle Nazioni Unite e sottoscritta da tutti i governi della terra opera come un'idea trascendentale, accettata, ma non ancora messa in pratica nella maggior parte dei Paesi della Terra. Essa puo' avvicinarsi alla realta' empirica, per quanto senza una totale legittimazione empirica, solo in Stati in cui i diritti dei cittadini vengono messi in pratica e non solo formalmente riconosciuti, cioe' solo nelle democrazie liberali. Tuttavia, anche se riconosciuti, come possono essere praticati empiricamente? Uno de maggiori conflitti dell'Europa contemporanea consiste nella collisione tra diritti umani e diritti dei cittadini, una collisione tra un'idea trascendentale e una empirica che non puo' essere risolta, ma puo' essere gestita, tenuta in equilibrio. Non sappiamo ancora come l'Europa gestira' questa sfida.
Finora ho parlato delle cosiddette identita', narrazioni, idee e istituzioni collettive, siano esse religiose, nazionali, universali o locali. Ho detto pero' poco dell'identita' personale in relazione alla storia del cosmopolitismo.
Ci sono due tipi di identita' personale: una soggettiva e una oggettiva.
L'identita' soggettiva non e' altro che la memoria di una persona, la narrazione raccontata a se stessa e agli altri sulla propria vita, intrecciando in un modo o nell'altro molteplici lampi di memoria, ogni volta in modo diverso. Tutti noi abbiamo un accesso privilegiato alla nostra propria memoria, alla nostra identita' soggettiva. Riveliamo qualcosa della nostra storia vissuta alle persone che vogliamo, in occasioni e circostanze che desideriamo.
Nessun universalismo puo' sostituire le esperienze singolari. Per esempio, l'adesione alle idee cosmopolitiche potrebbe trasformarsi nell'adesione ai "diritti umani", ma cio' non cambierebbe le nostre precedenti illuminazioni della memoria, sebbene in generale possa cambiare la loro interpretazione. Questa casa soggettiva, la nostra memoria, e' fortemente influenzata dalle credenze collettive condivise e dalle narrazioni culturali. Nonostante questo, essa resta unica e propria di ogni soggetto. Se uno vive in un mondo che accoglie differenti culture nello stesso habitat, l'esperienza vissuta soggettiva di un bambino introiettera' questa differenza come "naturale", come avvenne alla fine dell'800 nel villaggio ungherese dove visse mio padre.
Contrariamente all'identita' soggettiva di una persona, l'identita' oggettiva si costituisce attraverso lo sguardo degli altri. Dapprima attraverso il modo in cui vediamo il loro volto e comprendiamo il loro nome, poi attraverso l'esperienza che facciamo con loro. In un mondo molto tradizionale le due identita' possono combaciare. Semplificando, ci si vede come ci vedono gli altri. Gli stranieri con una forte tendenza all'assimilazione tendono a nascondere la loro identita' soggettiva per aderire all'immagine che lo sguardo degli altri accetta come migliore.
Nella situazione della pratica del cosmopolitismo una persona puo' scegliere (date le altre condizioni) un mondo in cui la sua identita' soggettiva aderisca al meglio a quella oggettiva qualora sia facile per lei guardare bene negli occhi gli altri. Cio' e' gia' oggi possibile solo nelle comunita' professionali e a volte in quelle ideologiche (testo incompleto).
A un certo punto della sua vita un individuo moderno sceglie se stesso come persona coinvolta in un'idea o in un'altra, in una professione o in un'altra: diventare un pittore, uno scienziato, un filosofo, un cantante, un giudice, un commerciante, un agricoltore ecc., un socialista, un liberale, un conservatore ecc. Le professioni, gli interessi, la lingua condivisa garantiscono una reciproca comprensione.
Se si fa in contemporanea una conferenza filosofica a Tokio, a Teheran, a New York, a Parigi, a rio de Janeiro, a Gerusalemme, a Melbourne, le domande degli studenti saranno esattamente le stesse in tutto il mondo. Se si visita la Biennale a Venezia, sarebbe difficile indovinare, a meno di guardare la firma, se la tela sia stata dipinta in Argentina, in Colombia, in Sud Africa, negli Stati Uniti o a Berlino. I microbiologi si interessano a problemi molto simili contemporaneamente in tutto il globo. Cose analoghe si possono dire per l'intrattenimento. La stessa pop music e' popolare in culture diverse, dove e' permesso eseguirla (in caso contrario, la si esegue illegalmente).
Se la domanda "dove siamo a casa" puo' essere sostituita da un'altra: "dove, in qual cerchia ci capiamo l'un l'altro senza note a margine?", dove condividiamo un linguaggio anche se non riusciamo a capire il linguaggio quotidiano altrui, dove e' possibile una comprensione reciproca ignorando il retroterra dell'altro, dove nessuno e' uno straniero? Ecco la risposta: l'artista nella comunita' degli artisti e un certo tipo di storici, il filosofo nella comunita' dei filosofi, gli scienziati nella comunita' della loro scienza particolare, il musicista nella comunita' degli esperti di musica, i tecnici di ogni genere con i tecnici di ogni genere. Lasciatemi aggiungere i tifosi del calcio con gli altri tifosi, quelli del cricket con altri tifosi del cricket ecc. ecc. Che cosa sei? Scienziato, filosofo, giocatore di cricket, padre di famiglia, femminista, pittore ecc. ecc.
L'universo cosmopolitico dell'alta cultura, delle religioni, dell'intrattenimento, compresi i programmi televisivi condivisi, internet, gli smart phones, che cosa ci ricordano? In prima istanza i cosmopoliti che frequentavano gli stessi teatri, assistevano alle stesse tragedie, potevano discutere di filosofia in greco, condividevano la nudita' dei bagni e frequentavano templi simili. Essi erano a casa ovunque nel mondo, ma non erano in grado di produrre effetti, di influenzare il mondo empirico da nessuna parte.
Certo, i mondi sono sempre retti da identificazioni socio-politiche particolari, religiose, nazionali, culturali, politiche, "naturali", che sono le condizioni delle nostre prime esperienze con le persone, con la distinzione di giusto e sbagliato, con la vista dei fiumi, delle montagne e del mare a cui eravamo abituati da piccoli, nonche' con la memoria delle ninne nanne, delle canzoni, del primo amore e della prima disperazione. Piu' tardi l'interpretazione di queste memorie puo' cambiare insieme ai nostri sentimenti, che rimangono in ogni caso li'.
Il sentimento di essere uno "straniero" nel mondo, in tutti i mondi, il sentimento che Freud ha definito il "disagio della civilta'", e' forse meno doloroso in un universo cosmopolitico di quanto lo sia in un mondo che esclude gli altri, ma puo' essere anche piu' forte. Ogni membro singolare del genere umano ha impronte digitali uniche e quindi memorie uniche. Per questo motivo molto si e' potuto, si puo' e si potra' dire sul futuro. Il genere umano non ha pero' impronte digitali, ne' una memoria collettiva e va bene. Niente tuttavia puo' essere conosciuto e detto sul suo futuro.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 338 del 4 dicembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 338 del 4 dicembre 2023
In questo numero:
1. Senza pace
2. Sosteniamo Narges Mohammadi e la lotta delle donne in Iran. Chiediamo la liberazione dell'attivista Premio Nobel per la Pace e che siano accolte le sue richieste di rispetto dei diritti umani
3. One Billion Rising Italia: Una lettera
4. Una lettera aperta alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
5. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
6. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
7. Agnes Heller: Cosmopolitismo: filosofia, rifugio, destino
1. L'ORA. SENZA PACE
Senza pace l'umanita' scompare
senza pace tutto divora il deserto
senza pace finisce ogni cosa, ogni fatto, ogni significato
senza pace si spegne la luna il sole le stelle.
Qualcuno dovrebbe spiegarlo ai governi assassini
che segano il ramo su cui anche loro sono seduti.
2. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO NARGES MOHAMMADI E LA LOTTA DELLE DONNE IN IRAN. CHIEDIAMO LA LIBERAZIONE DELL'ATTIVISTA PREMIO NOBEL PER LA PACE E CHE SIANO ACCOLTE LE SUE RICHIESTE DI RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
Sosteniamo Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, detenuta in Iran per la sua lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani e per l'abolizione della pena di morte.
Sosteniamo la lotta nonviolenta delle donne in Iran per la dignita' umana di tutti gli esseri umani.
Sia liberata Narges Mohammadi e tutte le prigioniere e tutti i prigionieri di coscienza, tutte le detenute e tutti i detenuti politici, tutte le persone innocenti perseguitate e sequestrate, in Iran come ovunque.
Cessi l'oppressione delle donne in Iran come ovunque nel mondo, siano rispettati i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Chiediamo al Parlamento e al governo italiano di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Parlamento Europeo, al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
Chiediamo al Segretario Generale e all'Assemblea Generale dell'Onu di premere sul governo iraniano affinche' a Narges Mohammadi sia restituita la liberta' e le sue richieste di rispetto dei diritti umani siano accolte.
*
Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni sollecite del bene comune e della dignita' umana, a tutti i mezzi d'informazione impegnati per la verita' e la giustizia, d'impegnarsi a sostegno di Narges Mohammadi e delle donne iraniane.
*
Donna, vita, liberta'.
3. REPETITA IUVANT. ONE BILLION RISING ITALIA: UNA LETTERA
[Riceviamo e diffondiamo]
Care attiviste e cari attivisti,
Care compagne e cari compagni di viaggio,
testimoni coraggiose e coraggiosi della lotta alla violenza e agli abusi sul corpo delle donne,
Preziose amiche tutte e preziosi amici tutti di One Billion Rising,
scriviamo queste righe consapevoli del sentimento di sofferenza e di umana impotenza che tutte e tutti voi - che tutte noi - stiamo attraversando in questi mesi. Le notizie che arrivano dal mondo ci lasciano senza fiato.
Come se non bastasse, nel nostro Paese, continua inesorabile la conta delle donne cadute per mano di uomini criminali e violenti.
Eppure in tutto questo, o forse proprio per tutto questo, noi scegliamo di non restare in silenzio, di non tirarci indietro, e vi chiediamo di essere ancora con noi.
Nell'oscurita', facciamo splendere la nostra luce. Uniamo le nostre voci. Non sara' facile, ma non sara' impossibile.
La Campagna mondiale One Billion Rising e' nata proprio per questo: per essere una reale comunita', un appiglio nella tempesta, una rete in cui conoscersi, riconoscersi, trovarsi e forse per qualcuno - come e' stato per noi - persino salvarsi. Salvarsi dalla solitudine, dal silenzio, dall'isolamento, dalla violenza fisica e psicologica che troppo spesso ci vede come prede, ancor prima che ragazze, donne o bambine.
Febbraio non e' lontano, raduniamo le forze, raccogliamo le energie, prepariamoci a far sentire il nostro grido di pace e consapevolezza.
Vi invitiamo a incominciare ad organizzare e a coordinare a livello locale la vostra partecipazione a OBR2024: anche per questo, oggi vi chiediamo con gentile fermezza, di cercare di coinvolgere il piu' possibile il mondo della scuola nelle vostre comunita'.
Crediamo sia infatti particolarmente prezioso e vitale tornare a parlare nelle scuole di come la prevaricazione della violenza di genere porti odio, dolore, mancanza di rispetto, assenza di solidarieta'.
Vi alleghiamo una lettera che volendo potrete usare per contattare le scuole dei vostri territori.
Noi siamo a vostra disposizione per qualunque chiarimento e approfittiamo per anticiparvi che V (Eve Ensler) sara' in Italia per presentare il suo nuovo libro "Io sono un'esplosione" (ed. il Saggiatore) in questi due appuntamenti pubblici:
- Firenze, venerdi' 24 novembre ore 20.30 Teatro Niccolini , V presenta il suo nuovo libro con Serena Dandini
- Milano, domenica 26 novembre ore 11 Teatro Paolo Grassi con Maria Nadotti
Mai come oggi abbiamo bisogno di essere unite e uniti, di farci forza, per continuare a costruire insieme una strada di pace, di gentilezza, di consapevolezza e di profondo rispetto per tutte le donne del pianeta.
Un abbraccio a tutte e a tutti voi.
Con gratitudine.
Nicoletta Billi
3332432777
Luisa Garribba Rizzitelli
3454767246
Margherita Giuliodori Santicchia
3280199958
One Billion Rising Italia
obritalia at gmail.com
*
Allegato: Modello di lettera da inviare alle scuole
PROPOSTA COINVOLGIMENTO PROGETTO GRATUITO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Oggetto: Proposta di coinvolgimento del Vostro Istituto nella Campagna Mondiale One Billion Rising contro la Violenza di Genere
Gentile Sig. o Sig.ra Dirigente Scolastica/o
Gentile Docente,
Ci rivolgiamo a tutti Voi - in ogni parte d'Italia, in ogni ambito e indirizzo disciplinare delle scuole di ogni ordine e grado - con accorata fiducia che tutti siano consapevoli che la situazione sulla violenza alle donne nel nostro paese ha assunto numeri drammatici ed inaccettabili per un Paese civile e democratico. La scia sofferenza e dolore sembra inarrestabile. Una donna uccisa in media in Italia ogni due giorni. Dati impressionanti su tutte le forme di violenza che coinvolgono ragazze e ragazzi sempre piu' giovani. Non possiamo restare ferme e fermi, dobbiamo combattere il rischio di assuefazione e rassegnazione.
In occasione del 25 novembre Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso parole ferme ed inequivocabili: "Un'azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni piu' giovani, attraverso l'educazione all'eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione". Parole che tracciano una strada di speranza e impegno da parte di tutti.
Crediamo fermamente che la Scuola Pubblica, nonostante le difficolta' che affronta ogni giorno, nonostante le battaglie e le sfide che e' costretta a fronteggiare spesso nel silenzio delle Istituzioni, abbia ancora un ruolo cruciale per radicare nelle nuove generazioni una cultura di profondo rispetto verso tutte le donne.
One Billion Rising e' una campagna Mondiale fondata nel 2012 dalla scrittrice e attivista americana Eve Ensler con l'obiettivo di fermare la violenza contro le donne. Aderiscono a questa campagna 128 paesi nei cinque continenti.
Per queste ragioni, proponiamo in modo accorato e amichevole, che il Vostro Istituto aderisca alla Campagna Mondiale ONE BILLION RISING diventando una "OneBillionRising School" nelle due modalita' che seguono:
1) PRIMA DEL 14 FEBBRAIO 2024
Sotto la guida e l'esperienza dei Docenti le classi possono intraprendere dei laboratori o delle attivita' didattiche al fine di promuovere la sensibilizzazione, la formazione, la riflessione e il confronto tra i ragazzi e le ragazze sul tema della violenza di genere.
Partendo - a titolo esemplificativo e di suggerimento - da queste domande
"Che cos'e' la violenza di genere per te?", "Cosa sono gli stereotipi e le discriminazioni?", "Perche' secondo te nel nostro Paese ogni due giorni una donna viene uccisa?", "Perche' la violenza contro le donne e' cosi' diffusa? Cosa la genera, cosa la alimenta?", "Cosa fanno i Centri Antiviolenza?", "Cosa e' il 1522?", "Cosa diresti ad un uomo che ha commesso un femminicidio?", "Come fermeresti questa spirale di violenza?", "Nella tua esperienza hai mai assistito a comportamenti violenti verso le donne?", "La violenza e' solo fisica o anche psicologica o verbale?", "Cosa bisognerebbe fare secondo te per fermare la violenza contro le donne?", "La violenza di genere e' qualcosa che ti riguarda?".
I docenti potranno scegliere di coinvolgere le classi, magari anche dividendole per gruppi, attraverso queste iniziative:
- Scrivere dei temi o dei racconti brevi
- Realizzare un podcast
- Dare vita ad una mostra fotografica
- Creare un fumetto
- Disegnare dei quadri e raccoglierli in un'esposizione
- Scrivere e realizzare un cortometraggio amatoriale tutti insieme
- Comporre una canzone o un rap
- Realizzare uno spot video di max 30 secondi
- Ideare uno spettacolo teatrale
- Fare un reportage (audio, video o solo testo) documentando esperienze a loro prossime
- Creare una presentazione power point
- Realizzare una serie di interviste per approfondire l'argomento
- Condurre delle ricerche interdisciplinari sul tema coinvolgendo piu' materie
Crediamo che sia cruciale stimolare i ragazzi e le ragazze al confronto sul tema della violenza. Come introduzione al tema suggeriamo la lettura di un libro che vi sara' inviato gratuitamente, su richiesta. "I Monologhi della Vagina", scritto da Eve Ensler nel 1996 - tradotto in 35 lingue - e' il testo fondante che ha sdoganato tabu' e resistenze e che ancora oggi e' uno straordinario manifesto contro la violenza, un punto di riferimento fondamentale nella lotta quotidiana di tutte le donne del mondo.
Suggeriamo di promuovere un dibattito nelle classi a partire dal libro, ma ogni docente potra' in alternativa scegliere libri, testi teatrali, video che possano comunque raggiungere lo scopo.
2) IL GIORNO 14 FEBBRAIO 2024: REALIZZARE IL FLASH MOB
Il 14 febbraio 2024 - o in giorni in prossimita' di questa data - insieme ad altre migliaia di persone nel mondo, vi chiediamo di realizzare e documentare il vostro flash mob sulle note della canzone "Break the Chain" della quale la nostra organizzazione internazionale detiene i diritti e che vengono concessi gratuitamente a chi aderisce all'iniziativa. Questa canzone e' una esplosione di energia e forza che unisce uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qui il link della canzone e il tutorial per imparare la coreografia:
Video Break The Chain 1 con sottotitoli in italiano
https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o
Tutorial della coreografia curata da Debbie Allen, lo storico volto di Saranno Famosi:
https://www.youtube.com/watch?v=mRU1xmBwUeA
Vi chiediamo per questo di:
- Lavorare ad una libera coreografia della canzone coinvolgendo le classi e i docenti sulle note di "Break the Chain" ballandola tutti insieme ovunque riteniate sia possibile farlo;
- Precedere l'esecuzione della coreografia con delle brevi letture o testimonianze a tema;
Documentare e riprendere con i cellulari le attivita' svolte, postarle sui social taggando #OBR #OBRItalia o inviando qualche scatto o video amatoriale alla mail del coordinamento nazionale obritalia at gmail.com
E' sicuramente gradita, ma non indispensabile, la capacita' di:
- Coinvolgere, la cittadinanza, i genitori, media e ogni soggetto interessato, perche' possa essere divulgato al massimo il significato della vostra iniziativa e partecipazione
- Diffondere sui propri social/siti dell'istituto le informazioni utilizzando gli hashtag dell'iniziativa
Ad ogni scuola che partecipera', regaleremo 2 t-shirt ufficiali One Billion Rising Italia
La violenza contro le donne riguarda tutti noi. Nessuno puo' chiamarsi fuori. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Abbiamo un disperato bisogno della vostra collaborazione, della vostra energia, del vostro impegno e del vostro entusiasmo. Unitevi a noi. Sara' un cammino forse faticoso, a tratti difficile, ma certamente sorprendente e fertile per la vostra comunita' scolastica. Ce lo dice l'esperienza di questi ultimi dieci anni. I ragazzi e le ragazze hanno un infinito bisogno di essere guidati, di essere accompagnati e stimolati per permettere alla loro creativita', alla loro energia, ai loro pensieri e alle loro parole di sgorgare in tutta la loro unicita' e potenza. Insieme possiamo cambiare la cultura della violenza e del sopruso. Il futuro e' possibile.
Grazie per l'attenzione preziosa,
Cordialmente,
Attivista OBR
Xxxxxxxx xxxxxxxxxx
Mail per adesione: xxxxxxxxxxx
Per aderire mandate una mail a obritalia at gmail.com e verrete contattati da Margherita Santicchia del nostro Coordinamento.
4. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"
Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
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Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
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Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.
5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
6. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI
Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
7. MAESTRE. AGNES HELLER: COSMOPOLITISMO: FILOSOFIA, RIFUGIO, DESTINO
[Dal sito di "Gariwo - La foresta dei Giusti" (it.gariwo.net) riproponiamo la seguente lezione magistrale di Agnes Heller, li' introdotta dalla seguente nota: "Pubblichiamo di seguito la lezione magistrale tenuta dalla filosofa ungherese Agnes Heller all'Universita' Statale di Milano il 24 ottobre 2018, all'interno di un progetto curato da Laura Boella, docente di Filosofia morale all'Universita' degli Studi di Milano". Traduzione di Laura Boella]
Dove siamo a casa? Nel luogo in cui siamo nati? O dove stiamo diventando adulti? O dove abbiamo trovato rifugio? O forse ovunque o da nessuna parte? Quando diciamo "casa", a che cosa ci riferiamo?
A un villaggio o a una citta', a una casa, a una strada, alla nostra prima scuola, ai nostri primi amici, a una lingua, a qualche abitudine? A luoghi e a persone che ci sono familiari, dove capiamo gli accenni senza spiegazioni e note a pie' di pagina? Il "calore" del cuore, e' questo il significato di casa? Memorie, belle e brutte?
Cosa intendo quando dico: Sto andando a casa? Intendo la mia strada, la mia casa o il ritorno al mio paese, alla citta' in cui sono nata, un luogo o memorie condivise? Cosa significa "essere esiliati"? Lasciare la terra natale, la mia "matrigna", fuggire la carestia, la persecuzione, la discriminazione come molti migranti che negli ultimi 200 anni hanno cercato la fortuna in America? O essere puniti con l'esilio, banditi dalla citta' amata, abbandonare la speranza del ritorno, come Ovidio, quando fu esiliato da Roma? O essere esiliati da una citta', da una patria amata che non esiste piu', come gli Ebrei che furono esiliati dalla citta' santa di Gerusalemme per quasi duemila anni, restando spesso alieni, stranieri nella loro terra natale? La nostra casa e' la terra in cui i nostri avi sono vissuti e che conosciamo a malapena, il luogo delle nostre origini?
La maggioranza delle persone hanno conservato questo sentimento originario, persino "arcaico", di "casa" anche nell'epoca della globalizzazione. Si puo' cambiare habitat molte volte, ma il luogo dell'"origine", delle prime esperienze, del primo amore, non ci lascia andare. Il primo dolore e' altrettanto importante del primo piacere, la prima paura altrettanto importante della prima speranza.
Tutti i bambini nascono stranieri e ci vuole tempo e sforzo per familiarizzarsi con le norme e le regole dell'ambiente, con le consuetudini e la lingua quanto basti per capire ed essere capiti, anche mai interamente. Questa prima esperienza viene ripetuta ogni volta che si cambia habitat. La ragazza di campagna che arriva per la prima volta in una grande citta' si sente a disagio, non sa come comportarsi, come parlare. Lo stesso vale per chiunque lasci il paese natale per un altro, qualunque sia la ragione. Egli e' uno straniero per gli altri e per se stesso, impegnato nel duro sforzo di comprendere gli usi linguistici, le azioni, le abitudini, gli altri abitanti di un mondo che sfida.
Per le persone che non condividono la vita quotidiana con la popolazione media di un luogo, di un paese o di una citta', ma vivono in comunita' o condividono un mondo spirituale con pochi altri, il luogo, l'habitat della loro dimora diventa sempre meno importante. Questa fu l'esperienza di alcuni nell'epoca dell'Ellenismo, quando alcuni costumi greci furono condivisi dalle classi superiori. Persone nate in luoghi diversi, figli di gente molto diversa, si sentivano "a casa" molto lontano gli uni dagli altri, parlavano tutti greco e quindi si sentivano familiari, visitavano i templi degli stessi dei, frequentavano gli stessi anfiteatri e i bagni comuni dei maschi, come tutti nell'impero ellenistico e romano. Alcuni di essi appartenevano a specifiche scuole filosofiche, tra cui quelle dei filosofi stoici. Essi avevano in comune la saggezza fondata sulla convinzione che la cosa migliore sia vivere in accordo con la natura. La Natura, il Cosmo sono gli stessi ovunque si metta piede. Percio' essi potevano vivere allo stesso modo in accordo con la natura ovunque. Essi non erano a casa in una citta' o in un'altra, ma nella natura, nel Cosmo. Si chiamavano infatti cittadini del Cosmo: cosmopoliti.
Il cosmopolitismo moderno affonda le radici in una visione del mondo completamente diversa, nell'universalismo filosofico, una visione che non venne neppure in mente agli antichi cosmopoliti.
Gli Illuministi non si pensavano come cittadini del Cosmo, bensi' del "genere umano". Non volevano condividere una cultura (bagni, templi, anfiteatri, lingua), ma un'"essenza", la "natura umana". La loro identita' poggiava sull'essere "esseri umani". Essere un essere umano era considerata una qualita' superiore in nobilta' rispetto a ogni cultura, costume, lingua e posto occupato nel mondo. Sarastro nel Flauto magico dice di Tamino: "egli e' piu' di un principe, e' un Uomo". In accordo con l'Inno alla gioia, scritto da Schiller e messo in musica nella Nona sinfonia di Beethoven, dovremmo abbracciare milioni di persone, baciare il mondo intero.
La maggior parte delle Costituzioni elaborate nell'epoca dell'Illuminismo, a cominciare dalla Dichiarazione d'Indipendenza americana, affermavano che tutti gli uomini sono nati ugualmente liberi e che tutti sono dotati di ragione e coscienza. Percio' tutti hanno un eguale diritto alla vita e alla liberta' e a perseguire la felicita' nel modo a loro peculiare.
L'universalismo si fondava sul concetto di "legge naturale" e di "diritto naturale", su due finzioni. L'idea era che si dovesse accettare tali finzioni come verita' e metterle all'opera: esse sono vere solo per coloro che fanno assegnamento su di esse. Fu peraltro immediatamente evidente che, come disse Rousseau, tutti gli uomini nascono liberi, ma ovunque sono in catene.
L'idea del "genere umano universale", ossia l'idea di istituzionalizzare la nozione universale di "genere umano", corrisponde all'idea di un Commonwealth in cui il testo delle dichiarazioni (tutti gli uomini nascono liberi) e' lex lata (legge promulgata), ossia e' la legge di un paese, forse persino la legge di tutti i paesi. La prima (lex lata di un paese) e' l'idea repubblicana, la seconda (lex lata di tutti i paesi) e' l'idea cosmopolitica. I cosmopoliti sono percio' i cittadini di una citta' non ancora esistente, immaginaria. Essi si comportano come se la citta' universalmente umana esistesse, si pensano come i cittadini della citta' immaginaria. Essi sono i cosiddetti "Weltbuerger" (cittadini del mondo).
Nella filosofia di Kant il concetto universale di "genere umano" e' duplice. In primo luogo, corrisponde al "genere umano in noi", alla liberta' trascendentale da cui deriva l'imperativo categorico e come tale e' eterna (atemporale). In secondo luogo, si riferisce al genere umano empirico, ossia alla natura umana. Siamo autorizzati a presupporre che la natura umana si sviluppi verso la liberta', per il fine nascosto di un Commonwealth cosmopolitico, il sovra-Stato federale di tutte le repubbliche. Kant ricostruisce pertanto la storia da un "punto di vista cosmopolitico".
L'affermazione "sono un essere umano" e "sono un cittadino di un universo cosmopolitico" sono filosoficamente collegate, anche in formulazioni diverse. Solo in un contesto politico e sociale esse possono convergere e dichiarare la stessa cosa: essere un essere umano e' la suprema identita', rispetto alla quale tutte le altre identita' sono secondarie, come il particolare rispetto all'universale.
Dapprima, nel '700, prima della nascita del nazionalismo europeo, l'affermazione "sono un essere umano" significava che lo status e posizione sociale di una persona, paragonata all'"essere un essere umano", aveva un'importanza secondaria, o anche nulla. Uno nasce accidentalmente principe o schiavo, aristocratico o borghese, ma tutti apparteniamo al genere umano, siamo innanzitutto esseri umani. Si nasce accidentalmente in una famiglia cattolica o protestante, ma essenzialmente si e' esseri umani. Siamo tutti esseri umani.
La negazione delle determinazioni particolaristiche (religione, status sociale, famiglia) comparve praticamente prima dell'Illuminismo, come mostra la storia di Romeo e Giulietta che diedero la priorita' alla natura contro le determinazioni sociali. Eppure essi e altri implicati in analoghi conflitti non fecero mai riferimento al "genere umano", ma al loro corpo, alla loro personalita', soprattutto al loro amore. La loro casa era il loro amore. Nemmeno Spinoza si identificava con il "genere umano", bensi' con i liberi pensatori, con la comunita' dei filosofi, studiosi come lui. Essere un "umanista" significo' all'inizio essere istruiti nel pensiero e nella poesia latina antica, leggere Cicerone e avere di conseguenza una sorta di distanza nei confronti delle consuetudini, dei doveri e degli obblighi dell'ambiente che veniva sentito come "innaturale". L'uguaglianza di tutti i membri della specie homo sapiens non era un'opzione.
Il concetto di nazione (la nation) nacque nella Rivoluzione francese insieme all'istituzionalizzazione dell'universalismo nella Costituzione francese. Il posto delle determinazioni particolaristiche (padrone/schiavo, aristocratico/borghese, cattolico/luterano/calvinista), inizialmente negate dall'affermazione universale "tutti gli uomini nascono liberi", fu lentamente rimpiazzato, cioe' occupato, da una nuova determinazione particolaristica, quella della nazione.
L'ideologia della nazione, il nazionalismo divenne pressoche' dominante in Europa all'inizio dell'800 e ottenne la sua definitiva vittoria nella Prima guerra mondiale. Da questo momento, almeno in Europa, la risposta alla domanda: "che cosa sei innnanzitutto", non fu piu' "sono calvinista", "sono ebreo", e neppure "sono un essere umano", bensi' "sono francese, tedesco, ungherese ecc.".
Il contenuto sociale del cosmopolitismo cambio' radicalmente con l'avvento dei nazionalismi, benche' la sua funzione sia rimasta la stessa, cioe' la negazione di un'identita' particolaristica. Nel '700 cio' aveva significato la negazione del primato di un'identita' sociale particolaristica (non e' un principe, ma qualcosa di piu': un uomo), sebbene nessuno fosse costretto a sceglierne solo una tra di esse. Si poteva dire: Sono nato nobile, apprezzo l'eredita' della mia famiglia, ma sono innanzitutto un essere umano come tutti altri. Oppure sono nato scozzese e questo e' importante per me, ma come filosofo sono interessato a questioni universali, non alla Scozia.
A partire dall'800 e sempre piu' velocemente le persone furono tuttavia costrette a scegliere l'identita' nazionale come superiore a tutte le altre, soprattutto in Europa. Gli individui furono messi sotto pressione allo scopo di scegliere la loro identita' nazionale come identita' esclusiva e comprendente tutte le altre identita', in particolare dopo l'unificazione dello Stato italiano e di quello tedesco.
Prima gli Ebrei europei dovevano essere battezzati per venire accettati, sia pure a certe condizioni, dalla nazione ospite. Adesso essi devono identificarsi con le nazioni ospiti. A partire dall'800 gli ebrei non poterono piu' integrarsi in una nazione senza assimilarsi. L'assimilazione, ossia l'accettazione del nazionalismo della nazione ospite, divenne l'unica via per l'integrazione. Per quanto riguarda l'Ungheria l'assimilazione fu un obbligo non solo per gli Ebrei, ma anche per i Tedeschi e le altre nazionalita' che vivevano sotto la corona austroungarica. Si trattava di un aut-aut. O sei ungherese o sei ebreo, o sei ungherese o sei tedesco, non puoi essere entrambi.
Il cosmopolitismo offri' una via di fuga. Se uno non poteva o non voleva rispondere alla domanda scegliendo questa piuttosto che quella identita' nazionale, c'era un'altra possibilita': ne' questo ne' quello oppure entrambi, ma cio' non e' essenziale per me: io sono solo un essere umano. Sono nato In Germania, parlo tedesco... Sono nato ebreo accidentalmente e austriaco, ma prima di tutto e soprattutto sono nato come essere umano. Scelgo me stesso come essere umano, questo e' cio' essenzialmente mi definisce, in quanto la mia essenza (essere umano) non e' accidentale come lo e' l'essere nato ebreo e austriaco. Posso rifiutare tutte le mie determinazioni particolari, che rappresentano cio' che non sono. Io sono universale. Voi Austriaci siete quindi esseri umani come me, poiche' la nostra essenza e' la stessa. Percio' non ho bisogno di "assimilarmi".
Devo aggiungere che nelle societa' di classe l'assimilazione a una nazione significava sempre assimilazione a una classe particolare. Gli Ebrei ungheresi e tedeschi che decisero di assimilarsi lo fecero assimilandosi alla classe borghese o ai cosiddetti "latini" (lateiners), il ceto degli intellettuali di professione. La "classe operaia" inglese si assimilo' alla borghesia. Invece del cockney cercarono di parlare l'inglese del Re.
Nell'epoca della nascita delle nazioni e del nazionalismo, ancora prima della Prima guerra mondiale, il cosmopolitismo divento' una delle idee dominanti di una parte della borghesia europea, i cui interessi nel commercio con ogni possibile partner era molto piu' importante dell'interesse nazionale. Il pensiero cosmopolitico si diffuse anche tra gli intellettuali liberamente fluttuanti (vedi Karl Mannheim), perlopiu' "lateiners" provenienti dalle citta', che credevano nella "letteratura mondiale", nell'universalita' della cultua europea. Aderire al movimento dell'esperanto fu una delle preferenze cosmopolitiche.
Altri trovarono un'altra via per sfuggire all'assimilazione a una nazione: l'adesione all'internazionalismo. L'internazionalismo fu una versione proletaria del cosmopolitismo almeno tra i lavoratori manuali socialisti, per quanto fu favorita anche dagli intellettuali. Gli internazionalisti non potevano, ne' dovevano, assimilarsi a una nazione. Il loro compito era assimilarsi al proletariato mondiale, imparando da Marx che il proletariato non ha patria. Una terza via per sfuggire all'assimilazione a una nazione fu l'emigrazione verso un mondo nuovo, prima di tutto l'America, uno Stato dove il "popolo" non era diventato una "nazione".
La Prima guerra mondiale, il peccato originale dell'Europa, fu la vittoria dello Stato nazione contro il cosmopolitismo borghese e l'internazionalismo proletario. E' troppo nota la catastrofe che ne derivo'. Dopo Auschwitz, il simbolo del ventesimo secolo, nessuno pote' piu' proclamare orgogliosamente "sono un essere umano e nient'altro, perche' gli "esseri umani" finirono per compiere il male sulla scala piu' grande in tutta la storia umana. L'universalismo umanistico ha perso il suo potere di attrazione nei campi di concentramento.
Chi abbia letto il romanzo autobiografico di Stefan Zweig Abschied von gestern (Il mondo di ieri) avra' un'idea del destino dei cosmopoliti tra le due guerre. Zweig era un ebreo che pensava che fosse possibile evitare la scelta tra essere ebreo e assimilarsi alla nazione austriaca mediante l'adesione a istituzioni cosmopolitiche e la partecipazione a conferenze cosmopolitiche, alcune delle quali si tenevano nell'Inghilterra in cui egli fu sempre il benvenuto. Dopo l'Anschluss, quando tutti gli ebrei persero la cittadinanza austriaca, egli cerco' di fuggire in Inghilterra. La sua domanda d'ingresso fu rifiutata. Finche' ebbi un passaporto austriaco valido, egli scrive, ero considerato un cosmopolita. Dopo averlo perso, non ero piu' un cosmopolita benvenuto, ma un rifugiato non benvenuto. La storia finisce qui.
L'universalismo in filosofia oggi non e' piu' chiamato "cosmopolitico". Per "genere umano" non intendiamo piu' tutti gli Europei piu' il Nuovo Mondo, ne' lo consideriamo un'astrazione che felicemente possiamo abbracciare e baciare o il dovere universale insito nella ragione e nella coscienza di tutti noi. "Genere umano" sono diventate tutte le persone empiriche, nonche' le culture con cui condividiamo il globo, sia che simpatizziamo o no con esse, sia che esse condividano il nostro universalismo o lo rifiutino aggressivamente. Le utopie di una rivoluzione antropologica sono finite. Nessuno crede piu' nell'unificazione di liberta' trascendentale e natura umana (Kant), nell'unita' finale di "essenza generica" e esistenza individuale (Marx). La pace perpetua, la fine dell'alienazione e tutti sogni dell'eredita' universalistica sono diventati obsoleti.
L'universalismo, la fonte del moderno cosmopolitismo, non e' piu' considerato ne' un fatto (tutti gli uomini nascono liberi) ne' un sogno (la perfezione morale della razza umana), bensi' un compito: aiutare chi ha bisogno (bisogno di cibo, di acqua, di servizi sanitari, di educazione) e aiutare la gente che si trova in guerra. Perche'? Perche' sono tutti umani come noi, per nessun'altra ragione.
Il cosmopolitismo ha perso il suo potere filosofico e il suo messaggio esattamente in contemporanea con la fine della sua funzione di sostegno per chi cercava di sfuggire all'assimilazione obbligatoria a uno stato nazione o era costretto a servire qualche tipo di fondamentalismo. Non basta piu', per proteggersi dal fondamentalismo nazionalista o religioso dire: "Non sono questo o quello, ma qualcosa di superiore, un essere umano".
Cessando di esistere come filosofia e perdendo la sua funzione di sostegno, il cosmopolitismo e' diventato realta'.
Dove siamo a casa?
Chi vive ancora nel piccolo villaggio in cui e' nato nel senso della sua famiglia e degli amici d'infanzia? Le persone sepolte nel cimitero del villaggio sono forse ancora i suoi avi, membri della famiglia, genitori o qualcuno degli amici e compagni di scuola? Cio' che i sociologi chiamano "mobilita'" mostra che siamo tutti en route, in cammino da un luogo all'altro, da un ambiente a un altro, da un paese all'altro, da un continente all'altro o almeno da un villaggio a una citta' e da una citta' a un'altra citta'. Le notizie che potrebbero raggiungerci piu' velocemente dell'umana velocita' d'un tempo a piedi, a cavallo, in carrozza, in treno, sono diventate indipendenti dal trasporto umano e ci raggiungono per telegramma, telefono, televisione, internet: siamo arrivati alla simultaneita'. Il cosmopolitismo in quanto realta' significa che siamo a casa in tutti i luoghi in cui soggiorniamo per un po' di tempo. Siamo dunque a casa da nessuna parte, siamo ovunque stranieri.
Dove siamo a casa condividiamo storie con i nostri familiari, con gli amici e condividiamo la narrazione storica con il nostro popolo e la nostra nazione. Abbiamo un passato condiviso, o meglio, le storie condivise ci consentono di avere memorie comuni che ci permettono di condividere il passato.
Il passato condiviso viene comunemente definito memoria culturale. Tutte le culture hanno la loro memoria culturale, condivisa da altri oppure no. I popoli europei, per esempio, hanno memorie condivise e memorie che non lo sono. Le prime sono rappresentate normalmente da testi e istituzioni, insieme a tutte le interpretazioni e comprensioni che ne vengono date. I popoli europei condividono due narrazioni fondamentali: da un lato, la Bibbia e, dall'altro, la filosofia e le istituzioni greco-romane. Non e' necessario mettere una nota a pie' di pagina quando si nomina il giardino dell'Eden, l'arca di Noe', Gesu' sulla croce per un verso e la democrazia, la repubblica o il senato per l'altro. Culture differenti hanno memorie culturali differenti. Il presente e' intriso di memorie culturali, collettive o personali, e il passato e' la quarta dimensione nella vita di qualsiasi gruppo di persone, di qualsiasi religione o nazione. Ogni nazionalista puo' raccontare la sua versione delle storie passate, ogni credente puo' raccontare la sua, ogni citta', famiglia, villaggio ha la propria.
Allora, che ne e' del cosmopolitismo? Che tipo di storia possiamo raccontare sul "genere umano in quanto tale"? Dopo Auschwitz e il Gulag non possiamo piu' credere nella storia, un tempo prediletta, del progresso della razza umana verso uno happy end. C'e' solo una storia del globo condivisa, quella dei cosmopoliti.
La nostra e' l'epoca di una pratica cosmopolita che ha abolito l'idea di cosmopolitismo. Potendo spostarci da un luogo all'altro e avere informazioni su persone che abitano molto lontano, potendo sapere qualcosa delle loro credenze e costumi solo accendendo la televisione o guardando su internet, noi pratichiamo il cosmopolitismo. Tuttavia, dato che l'informazione ha poco a che vedere con le forme di vita, non siamo cosmopoliti. I cosmopoliti dell'Ellenismo o dell'Impero Romano condividevano una cultura e fino a un certo punto cio' fu vero per i cosmopoliti dell'800, mentre coloro che praticano oggi il cosmopolitismo non ne condividono nessuna.
L'idea di universalismo sostituisce il cosmopolitismo con l'idea dei diritti umani. I "diritti umani" e' l'idea trascendentale del cosmopolitismo condivisa come tale da tutte le culture con cui condividiamo la Terra/globo. E' vero che l'idea di universalismo fu accettata e riconosciuta nella Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e sottoscritta dalla maggioranza degli Stati sul nostro pianeta.
Tuttavia la tesi di Rousseau ha trovato una conferma, questa volta sulla scena globale: "tutti gli uomini nascono liberi, ma ovunque sono in catene". Le nazioni, i paesi, le culture, le istituzioni politiche del genere umano empirico sono reciprocamente differenti come la loro memoria culturale e la loro pratica politica. L'idea trascendentale dei diritti umani e la realta' empirica delle culture, in particolare di quelle politiche, si trovano molto spesso in rotta di collisione.
Ripeto: la maggioranza delle persone sul nostro pianeta sta praticando il cosmopolitismo senza cosmopolitismo. Dove sono a casa quelle persone? In due luoghi o due mondi: nel mondo delle loro esperienze personali e nel mondo delle idee.
Viviamo in un mondo in cui persone di differenti tradizioni, lingue differenti, religioni e costumi differenti possono condividere lo stesso habitat. Il Nuovo Mondo li aveva accolti tutti in una coesistenza definita erroneamente "multiculturalismo", in quanto il termine suggerisce un'identita' collettiva condivisa, che tuttavia non e' tale. Gli Stati nazione europei – e non solo loro – si trovano davanti a una sfida, quella di praticare il cosmopolitismo. Persone di tradizioni, costumi, religioni, storie, idee differenti entrano in massa nel territorio europeo. Abbracciare l'intero genere umano nella poesia o comprendere l'imperativo del genere umano dentro di noi e' piu' facile che inserire persone empiricamente differenti nel nostro habitat. Gli Europei si trovano oggi ad affrontare questa sfida.
Ho detto che l'idea dei diritti umani dichiarata dalle Nazioni Unite e sottoscritta da tutti i governi della terra opera come un'idea trascendentale, accettata, ma non ancora messa in pratica nella maggior parte dei Paesi della Terra. Essa puo' avvicinarsi alla realta' empirica, per quanto senza una totale legittimazione empirica, solo in Stati in cui i diritti dei cittadini vengono messi in pratica e non solo formalmente riconosciuti, cioe' solo nelle democrazie liberali. Tuttavia, anche se riconosciuti, come possono essere praticati empiricamente? Uno de maggiori conflitti dell'Europa contemporanea consiste nella collisione tra diritti umani e diritti dei cittadini, una collisione tra un'idea trascendentale e una empirica che non puo' essere risolta, ma puo' essere gestita, tenuta in equilibrio. Non sappiamo ancora come l'Europa gestira' questa sfida.
Finora ho parlato delle cosiddette identita', narrazioni, idee e istituzioni collettive, siano esse religiose, nazionali, universali o locali. Ho detto pero' poco dell'identita' personale in relazione alla storia del cosmopolitismo.
Ci sono due tipi di identita' personale: una soggettiva e una oggettiva.
L'identita' soggettiva non e' altro che la memoria di una persona, la narrazione raccontata a se stessa e agli altri sulla propria vita, intrecciando in un modo o nell'altro molteplici lampi di memoria, ogni volta in modo diverso. Tutti noi abbiamo un accesso privilegiato alla nostra propria memoria, alla nostra identita' soggettiva. Riveliamo qualcosa della nostra storia vissuta alle persone che vogliamo, in occasioni e circostanze che desideriamo.
Nessun universalismo puo' sostituire le esperienze singolari. Per esempio, l'adesione alle idee cosmopolitiche potrebbe trasformarsi nell'adesione ai "diritti umani", ma cio' non cambierebbe le nostre precedenti illuminazioni della memoria, sebbene in generale possa cambiare la loro interpretazione. Questa casa soggettiva, la nostra memoria, e' fortemente influenzata dalle credenze collettive condivise e dalle narrazioni culturali. Nonostante questo, essa resta unica e propria di ogni soggetto. Se uno vive in un mondo che accoglie differenti culture nello stesso habitat, l'esperienza vissuta soggettiva di un bambino introiettera' questa differenza come "naturale", come avvenne alla fine dell'800 nel villaggio ungherese dove visse mio padre.
Contrariamente all'identita' soggettiva di una persona, l'identita' oggettiva si costituisce attraverso lo sguardo degli altri. Dapprima attraverso il modo in cui vediamo il loro volto e comprendiamo il loro nome, poi attraverso l'esperienza che facciamo con loro. In un mondo molto tradizionale le due identita' possono combaciare. Semplificando, ci si vede come ci vedono gli altri. Gli stranieri con una forte tendenza all'assimilazione tendono a nascondere la loro identita' soggettiva per aderire all'immagine che lo sguardo degli altri accetta come migliore.
Nella situazione della pratica del cosmopolitismo una persona puo' scegliere (date le altre condizioni) un mondo in cui la sua identita' soggettiva aderisca al meglio a quella oggettiva qualora sia facile per lei guardare bene negli occhi gli altri. Cio' e' gia' oggi possibile solo nelle comunita' professionali e a volte in quelle ideologiche (testo incompleto).
A un certo punto della sua vita un individuo moderno sceglie se stesso come persona coinvolta in un'idea o in un'altra, in una professione o in un'altra: diventare un pittore, uno scienziato, un filosofo, un cantante, un giudice, un commerciante, un agricoltore ecc., un socialista, un liberale, un conservatore ecc. Le professioni, gli interessi, la lingua condivisa garantiscono una reciproca comprensione.
Se si fa in contemporanea una conferenza filosofica a Tokio, a Teheran, a New York, a Parigi, a rio de Janeiro, a Gerusalemme, a Melbourne, le domande degli studenti saranno esattamente le stesse in tutto il mondo. Se si visita la Biennale a Venezia, sarebbe difficile indovinare, a meno di guardare la firma, se la tela sia stata dipinta in Argentina, in Colombia, in Sud Africa, negli Stati Uniti o a Berlino. I microbiologi si interessano a problemi molto simili contemporaneamente in tutto il globo. Cose analoghe si possono dire per l'intrattenimento. La stessa pop music e' popolare in culture diverse, dove e' permesso eseguirla (in caso contrario, la si esegue illegalmente).
Se la domanda "dove siamo a casa" puo' essere sostituita da un'altra: "dove, in qual cerchia ci capiamo l'un l'altro senza note a margine?", dove condividiamo un linguaggio anche se non riusciamo a capire il linguaggio quotidiano altrui, dove e' possibile una comprensione reciproca ignorando il retroterra dell'altro, dove nessuno e' uno straniero? Ecco la risposta: l'artista nella comunita' degli artisti e un certo tipo di storici, il filosofo nella comunita' dei filosofi, gli scienziati nella comunita' della loro scienza particolare, il musicista nella comunita' degli esperti di musica, i tecnici di ogni genere con i tecnici di ogni genere. Lasciatemi aggiungere i tifosi del calcio con gli altri tifosi, quelli del cricket con altri tifosi del cricket ecc. ecc. Che cosa sei? Scienziato, filosofo, giocatore di cricket, padre di famiglia, femminista, pittore ecc. ecc.
L'universo cosmopolitico dell'alta cultura, delle religioni, dell'intrattenimento, compresi i programmi televisivi condivisi, internet, gli smart phones, che cosa ci ricordano? In prima istanza i cosmopoliti che frequentavano gli stessi teatri, assistevano alle stesse tragedie, potevano discutere di filosofia in greco, condividevano la nudita' dei bagni e frequentavano templi simili. Essi erano a casa ovunque nel mondo, ma non erano in grado di produrre effetti, di influenzare il mondo empirico da nessuna parte.
Certo, i mondi sono sempre retti da identificazioni socio-politiche particolari, religiose, nazionali, culturali, politiche, "naturali", che sono le condizioni delle nostre prime esperienze con le persone, con la distinzione di giusto e sbagliato, con la vista dei fiumi, delle montagne e del mare a cui eravamo abituati da piccoli, nonche' con la memoria delle ninne nanne, delle canzoni, del primo amore e della prima disperazione. Piu' tardi l'interpretazione di queste memorie puo' cambiare insieme ai nostri sentimenti, che rimangono in ogni caso li'.
Il sentimento di essere uno "straniero" nel mondo, in tutti i mondi, il sentimento che Freud ha definito il "disagio della civilta'", e' forse meno doloroso in un universo cosmopolitico di quanto lo sia in un mondo che esclude gli altri, ma puo' essere anche piu' forte. Ogni membro singolare del genere umano ha impronte digitali uniche e quindi memorie uniche. Per questo motivo molto si e' potuto, si puo' e si potra' dire sul futuro. Il genere umano non ha pero' impronte digitali, ne' una memoria collettiva e va bene. Niente tuttavia puo' essere conosciuto e detto sul suo futuro.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 338 del 4 dicembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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