[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 332



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 332 del 28 novembre 2023

In questo numero:
1. Una lettera aperta alla Presidente del Parlamento Europeo: "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier"
2. One Billion Rising Italia: Una lettera
3. Enrico Peyretti: Lacrime sante per Giulia. Parte di un dialogo
4. Elena Buccoliero: Armita, Nasrin, Mahsa, Narges e le altre
5. Monica Lanfranco: Maschile: l'aggettivo scomodo che va nominato
6. Lea Melandri: La normalita' della violenza
7. Perche' occorre scrivere ora a Biden per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
11. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
12. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "PORTIAMO A COMPIMENTO L'INIZIATIVA DI DAVID SASSOLI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER"

Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo, on. Roberta Metsola,
numerose personalita' della societa' civile e varie associazioni democratiche italiane hanno promosso l'appello "Portiamo a compimento l'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier".
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Qui di seguito il testo dell'appello.
Il 23 agosto 2021 David Sassoli, l'indimenticato Presidente del Parlamento Europeo che sarebbe deceduto pochi mesi dopo nel gennaio 2022, tenne una conferenza stampa in cui annuncio' il suo personale impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da quasi mezzo secolo prigioniero innocente.
L'iniziativa di David Sassoli si ricollegava idealmente a due precedenti importanti pronunciamenti del Parlamento Europeo, del 1994 e del 1999.
E si collegava anche al movimento che in Italia in quel momento riproponeva con forza l'esigenza e l'urgenza che Leonard Peltier venisse finalmente liberato.
In un suo tweet che accompagnava e sintetizzava la conferenza stampa del 23 agosto 2021 David Sassoli dichiarava, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Lanciamo un appello a riprendere e portare a compimento quell'iniziativa di David Sassoli per la liberazione di Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
le saremmo assai grati se lei, che ha assunto l'incarico di Presidente del Parlamento Europeo succedendo all'on. Sassoli, volesse porsi a capo di questa iniziativa volta a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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Gentilissima Presidente del Parlamento Europeo,
sicuramente lei ricorda che il Parlamento Europeo gia' in passato ripetutamente si espresse in tal senso nel 1994 e nel 1999.
E sicuramente lei sa che una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU, dopo aver accuratamente riesaminato tutti gli atti processuali, lo scorso anno ha concluso i suoi lavori chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
E sicuramente lei sa anche che nel corso del tempo la liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, da prestigiose organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da innumerevoli istituzioni democratiche, da milioni - letteralmente milioni - di esseri umani di ogni parte del mondo, tra cui anche il magistrato che nel 1976 sostenne l'accusa contro di lui e che da anni e' impegnato per la sua liberazione (da allora ad oggi peraltro e' stato definitivamente dimostrato che le cosiddette "testimonianze" e le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier erano false).
Come ha scritto nel suo appello l'indimenticato Presidente Sassoli, "I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
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Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione ed auspicando un suo intervento, voglia gradire distinti saluti.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 26 novembre 2023

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING ITALIA: UNA LETTERA
[Riceviamo e diffondiamo]

Care attiviste e cari attivisti,
Care compagne e cari compagni di viaggio,
testimoni coraggiose e coraggiosi della lotta alla violenza e agli abusi sul corpo delle donne,
Preziose amiche tutte e preziosi amici tutti di One Billion Rising,
scriviamo queste righe consapevoli del sentimento di sofferenza e di umana impotenza che tutte e tutti voi - che tutte noi - stiamo attraversando in questi mesi. Le notizie che arrivano dal mondo ci lasciano senza fiato.
Come se non bastasse, nel nostro Paese, continua inesorabile la conta delle donne cadute per mano di uomini criminali e violenti.
Eppure in tutto questo, o forse proprio per tutto questo, noi scegliamo di non restare in silenzio, di non tirarci indietro, e vi chiediamo di essere ancora con noi.
Nell'oscurita', facciamo splendere la nostra luce. Uniamo le nostre voci. Non sara' facile, ma non sara' impossibile.
La Campagna mondiale One Billion Rising e' nata proprio per questo: per essere una reale comunita', un appiglio nella tempesta, una rete in cui conoscersi, riconoscersi, trovarsi e forse per qualcuno - come e' stato per noi - persino salvarsi. Salvarsi dalla solitudine, dal silenzio, dall'isolamento, dalla violenza fisica e psicologica che troppo spesso ci vede come prede, ancor prima che ragazze, donne o bambine.
Febbraio non e' lontano, raduniamo le forze, raccogliamo le energie, prepariamoci a far sentire il nostro grido di pace e consapevolezza.
Vi invitiamo a incominciare ad organizzare e a coordinare a livello locale la vostra partecipazione a OBR2024: anche per questo, oggi vi chiediamo con gentile fermezza, di cercare di coinvolgere il piu' possibile il mondo della scuola nelle vostre comunita'.
Crediamo sia infatti particolarmente prezioso e vitale tornare a parlare nelle scuole di come la prevaricazione della violenza di genere porti odio, dolore, mancanza di rispetto, assenza di solidarieta'.
Vi alleghiamo una lettera che volendo potrete usare per contattare le scuole dei vostri territori.
Noi siamo a vostra disposizione per qualunque chiarimento e approfittiamo per anticiparvi che V (Eve Ensler) sara' in Italia per presentare il suo nuovo libro "Io sono un'esplosione" (ed. il Saggiatore) in questi due appuntamenti pubblici:
- Firenze, venerdi' 24 novembre ore 20.30 Teatro Niccolini , V presenta il suo nuovo libro con Serena Dandini
- Milano, domenica 26 novembre ore 11 Teatro Paolo Grassi con Maria Nadotti
Mai come oggi abbiamo bisogno di essere unite e uniti, di farci forza, per continuare a costruire insieme una strada di pace, di gentilezza, di consapevolezza e di profondo rispetto per tutte le donne del pianeta.
Un abbraccio a tutte e a tutti voi.
Con gratitudine.
Nicoletta Billi
3332432777
Luisa Garribba Rizzitelli
3454767246
Margherita Giuliodori Santicchia
3280199958
One Billion Rising Italia
obritalia at gmail.com
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Allegato: Modello di lettera da inviare alle scuole
PROPOSTA COINVOLGIMENTO PROGETTO GRATUITO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Oggetto:  Proposta di coinvolgimento del Vostro Istituto nella Campagna Mondiale One Billion Rising  contro la Violenza di Genere
Gentile Sig. o Sig.ra Dirigente Scolastica/o
Gentile Docente,
Ci rivolgiamo a tutti Voi - in ogni parte d'Italia, in ogni ambito e indirizzo disciplinare delle scuole di ogni ordine e grado - con accorata fiducia che tutti siano consapevoli che la situazione sulla violenza alle donne nel nostro paese ha assunto numeri drammatici ed inaccettabili per un Paese civile e democratico. La scia sofferenza e dolore sembra inarrestabile. Una donna uccisa in media in Italia ogni due giorni. Dati impressionanti su tutte le forme di violenza che coinvolgono ragazze e ragazzi sempre piu' giovani. Non possiamo restare ferme e fermi, dobbiamo combattere il rischio di assuefazione e rassegnazione.
In occasione del 25 novembre Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha speso parole ferme ed inequivocabili: "Un'azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni piu' giovani, attraverso l'educazione all'eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione". Parole che tracciano una strada di speranza e impegno da parte di tutti.
Crediamo fermamente che la Scuola Pubblica, nonostante le difficolta' che affronta ogni giorno, nonostante le battaglie e le sfide che e' costretta a fronteggiare spesso nel silenzio delle Istituzioni, abbia ancora un ruolo cruciale per radicare nelle nuove generazioni una cultura di profondo rispetto verso tutte le donne.
One Billion Rising e' una campagna Mondiale fondata nel 2012 dalla scrittrice e attivista americana Eve Ensler con l'obiettivo di fermare la violenza contro le donne. Aderiscono a questa campagna 128 paesi nei cinque continenti.
Per queste ragioni, proponiamo in modo accorato e amichevole, che il Vostro Istituto aderisca alla Campagna Mondiale ONE BILLION RISING diventando una "OneBillionRising School" nelle due modalita' che seguono:
1) PRIMA DEL 14 FEBBRAIO 2024
Sotto la guida e l'esperienza dei Docenti le classi possono intraprendere dei laboratori o delle attivita' didattiche al fine di promuovere la sensibilizzazione, la formazione, la riflessione e il confronto tra i ragazzi e le ragazze sul tema della violenza di genere.
Partendo - a titolo esemplificativo e di suggerimento - da queste domande
"Che cos'e' la violenza di genere per te?", "Cosa sono gli stereotipi e le discriminazioni?", "Perche' secondo te nel nostro Paese ogni due giorni una donna viene uccisa?", "Perche' la violenza contro le donne e' cosi' diffusa? Cosa la genera, cosa la alimenta?", "Cosa fanno i Centri Antiviolenza?", "Cosa e' il 1522?", "Cosa diresti ad un uomo che ha commesso un femminicidio?", "Come fermeresti questa spirale di violenza?", "Nella tua esperienza hai mai assistito a comportamenti violenti verso le donne?", "La violenza e' solo fisica o anche psicologica o verbale?", "Cosa bisognerebbe fare secondo te per fermare la violenza contro le donne?", "La violenza di genere e' qualcosa che ti riguarda?".
I docenti potranno scegliere di coinvolgere le classi, magari anche dividendole per gruppi, attraverso queste iniziative:
- Scrivere dei temi o dei racconti brevi
- Realizzare un podcast
- Dare vita ad una mostra fotografica
- Creare un fumetto
- Disegnare dei quadri e raccoglierli in un'esposizione
- Scrivere e realizzare un cortometraggio amatoriale tutti insieme
- Comporre una canzone o un rap
- Realizzare uno spot video di max 30 secondi
- Ideare uno spettacolo teatrale
- Fare un reportage (audio, video o solo testo) documentando esperienze a loro prossime
- Creare una presentazione power point
- Realizzare una serie di interviste per approfondire l'argomento
- Condurre delle ricerche interdisciplinari sul tema coinvolgendo piu' materie
Crediamo che sia cruciale stimolare i ragazzi e le ragazze al confronto sul tema della violenza.  Come introduzione al tema suggeriamo la lettura di un libro che vi sara' inviato gratuitamente, su richiesta. "I Monologhi della Vagina", scritto da Eve Ensler nel 1996 - tradotto in 35 lingue - e' il testo fondante che ha sdoganato tabu' e resistenze e che ancora oggi e' uno straordinario manifesto contro la violenza, un punto di riferimento fondamentale nella lotta quotidiana di tutte le donne del mondo.
Suggeriamo di promuovere un dibattito nelle classi a partire dal libro, ma ogni docente potra' in alternativa scegliere libri, testi teatrali, video che possano comunque raggiungere lo scopo.
2) IL GIORNO 14 FEBBRAIO 2024: REALIZZARE IL FLASH MOB
Il 14 febbraio 2024 - o in giorni in prossimita' di questa data - insieme ad altre migliaia di persone nel mondo, vi chiediamo di realizzare e documentare il vostro flash mob sulle note della canzone "Break the Chain" della quale la nostra organizzazione internazionale detiene i diritti e che vengono concessi gratuitamente a chi aderisce all'iniziativa. Questa canzone e' una esplosione di energia e forza che unisce uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qui il link della canzone e il tutorial per imparare la coreografia:
Video Break The Chain 1 con sottotitoli in italiano
https://www.youtube.com/watch?v=XQgPTA5U86o
Tutorial della coreografia curata da Debbie Allen, lo storico volto di Saranno Famosi:
https://www.youtube.com/watch?v=mRU1xmBwUeA
Vi chiediamo per questo di:
- Lavorare ad una libera coreografia della canzone coinvolgendo le classi e i docenti sulle note di "Break the Chain" ballandola tutti insieme ovunque riteniate sia possibile farlo;
- Precedere l'esecuzione della coreografia con delle brevi letture o testimonianze a tema;
Documentare e riprendere con i cellulari le attivita' svolte, postarle sui social taggando #OBR #OBRItalia o inviando qualche scatto o video amatoriale alla mail del coordinamento nazionale obritalia at gmail.com
E' sicuramente gradita, ma non indispensabile, la capacita' di:
- Coinvolgere, la cittadinanza, i genitori, media e ogni soggetto interessato, perche' possa essere divulgato al massimo il significato della vostra iniziativa e partecipazione
- Diffondere sui propri social/siti dell'istituto le informazioni utilizzando gli hashtag dell'iniziativa
Ad ogni scuola che partecipera', regaleremo 2  t-shirt ufficiali One Billion Rising Italia
La violenza contro le donne riguarda tutti noi. Nessuno puo' chiamarsi fuori. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Abbiamo un disperato bisogno della vostra collaborazione, della vostra energia, del vostro impegno e del vostro entusiasmo. Unitevi a noi. Sara' un cammino forse faticoso, a tratti difficile, ma certamente sorprendente e fertile per la vostra comunita' scolastica. Ce lo dice l'esperienza di questi ultimi dieci anni. I ragazzi e le ragazze hanno un infinito bisogno di essere guidati, di essere accompagnati e stimolati per permettere alla loro creativita', alla loro energia, ai loro pensieri e alle loro parole di sgorgare in tutta la loro unicita' e potenza. Insieme possiamo cambiare la cultura della violenza e del sopruso. Il futuro e' possibile.
Grazie per l'attenzione preziosa,
Cordialmente,
Attivista OBR
Xxxxxxxx xxxxxxxxxx
Mail per adesione: xxxxxxxxxxx
Per aderire mandate una mail a obritalia at gmail.com e verrete contattati da Margherita Santicchia del nostro Coordinamento.

3. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LACRIME SANTE PER GIULIA. PARTE DI UN DIALOGO
[Riceviamo e diffondiamo]

Bisogna molto pensare insieme. Una cosa che mi colpisce: tante lacrime sante per  Giulia, e anche interrogativi seri. Giustissimo, umanissimo. Ma per le migliaia di bambini (e donne e vecchi, non combattenti, innocui, gia' vittime di chi li coinvolge) bombardati a Gaza? Lacrime per loro? Sentimenti, angoscia? Sono tanti, una categoria, non un volto singolo, si puo' capire: anonimi? Ma il fallimento umano dello schiacciare altri viventi come noi, come e' pensabile, udibile, guardabile?
Sento una grande angoscia, mi dibatto a parlare, a scrivere... Il coltello di quell'uomo sulla "sua" donna, per tenerla per sempre orribilmente, lo metto a confronto con la scienza, la tecnica, l'industria, l'organizzazione, la volonta', persino l'onore e la predisposizione accurata perche' la distruzione sia massima su tanti, si direbbe su tutti (e non e' solo Israele ora, ma la politica di potenza e di impero, di aggressione violenta), come si puo' sapere questo senza disperata ripugnanza di noi stessi coinvolti in tale macchina-anti-vita, del potere di morte e non di vita? La vita, l'unica cosa che abbiamo, tutti uguale (circa), che puo' fiorire in mille modi, e giovare a tutti? Vertigini di follia. Dubbio radicale.
Bisogna attaccarsi al minimo tratto di amicizia, di mano tesa, di vicinanza inoffensiva, magari confortante, consolante, per non morire dentro. Non e' tutto cosi', ma il bene c'e'. Quel male e' impossibile, perche'e'violazione della vita. Il male e' male perche' c'e' il bene violato. Allora si crede ancora, non ci si rassegna, ci si oppone, si costruisce quanto si puo', si crede e si spera, si ama la vita e chi vive, con infinita timidezza, quasi di non esserne degni. Difficile dire, perche' difficile la prova.

4. L'ORA. ELENA BUCCOLIERO: ARMITA, NASRIN, MAHSA, NARGES E LE ALTRE
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]

Nell'approssimarsi del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e' un sollievo apprendere della liberazione di Nasrin Sotoudeh, l'avvocata iraniana per i diritti umani. Non e' un lieto fine - Sotoudeh e' in attesa di processo - ma una tappa di una lotta nonviolenta portata avanti dalle donne insieme a una parte consistente di uomini. Un movimento simbolicamente cosi' potente e disarmante, di cosi' grande rilievo, da avere ricevuto quest'anno due riconoscimenti di massimo prestigio: il premio Nobel per la pace all'attivista iraniana Narges Mohammadi "per la sua battaglia contro l'oppressione delle donne in Iran" e, dal Parlamento Europeo, il Premio Sakharov. La liberazione di Nasrin Sotoudeh acquisisce maggior significato se si ripercorrono le tappe che l'hanno preceduta.
Il 27 ottobre scorso, dopo quasi un mese di coma, e' morta Armita Garavand, 16 anni, picchiata da un agente della "polizia morale" perche' non indossava l'hijab. Le autorita' hanno affermato che la ragazza era caduta a terra per un calo di pressione, probabilmente temendo un nuovo caso Mahsa Amini, la 22enne morta in circostanze analoghe il 16 settembre 2022. La protesta si e' propagata in tutto il mondo al grido "Donna Vita Liberta'" e in Iran e' costata oltre 22mila arresti accompagnati da torture, stupri e intimidazioni, processi irregolari e condanne a morte per impiccagione. Circa 500 manifestanti sono stati uccisi, in gran parte ma non soltanto donne.
Dopo il ricovero di Armita l'ospedale e' stato circondato da un cordone di polizia per impedire le visite e perfino la madre, quando ha cercato di vedere la ragazza, e' stata tratta in arresto. Ma la rete diffonde le informazioni, apre spazi di liberta' per i movimenti e le testate giornalistiche iraniane indipendenti. Il volto esuberante di Armita accompagna ormai quanti hanno a cuore i diritti umani, come la piccola folla che ha partecipato al funerale della ragazza ed e' stata circondata dai poliziotti. Una sessantina di persone sono state arrestate e Nasrin Sotoudeh era tra queste.
"Hanno sfinito i partecipanti dopo averli picchiati e trascinati lungo la lunga strada sulle lapidi", ha riferito Reza Khandan, ex prigioniero politico e marito di Nasrin. "Circa 50 persone li hanno attaccati contemporaneamente, senza che la folla cantasse o facesse alcuna mossa. Almeno quattro parenti stretti di Armita e della sua famiglia erano tra i detenuti identificati al centro di detenzione e poi rilasciati".
Nasrin, 60 anni, e' stata picchiata brutalmente e arrestata mentre cercava di difendere l'amica Manzar Zarrabi, 65, entrambe ferme nel rifiuto di indossare l'hijab. Una parte dei fermati e' stata rilasciata in tempi brevi su cauzione, per altri come Nasrin Sotoudeh il pagamento e' stato rifiutato e questo ha destato non poche preoccupazioni poiche' l'avvocata per i diritti umani soffre di problemi cardiaci e cardiovascolari. Gia' nel 2018 era stata condannata a 148 frustate e 33 anni e mezzo di carcere ma la pena era stata sospesa per motivi di salute. Quelle accuse contro di lei risuonano ancora inconcepibili. Comprendono l'appartenenza a gruppi "illegali e pericolosi per la sicurezza pubblica" come Defenders of Human Rights Centre e National Council of Peace, favoreggiamento della corruzione dei costumi e perfino prostituzione, per essersi presentata senza hijab nell'ufficio del magistrato.
Anche in questo caso Nasrin e' stata arrestata, ufficialmente, perche' non indossava il velo e, stando all'agenzia di stampa Fars, affiliata al Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc), per aver agito "contro la sicurezza psicologica della societa'", accusa che nemmeno esiste nel codice penale iraniano. Forse non e' indifferente che Nasrin abbia definito pubblicamente quello di Armita "omicidio di Stato".
Sotoudeh e' stata trattenuta nella prigione femminile di Qarchak, un ex allevamento di bestiame utilizzato come ricovero per tossicodipendenti e poi convertito in carcere. Un luogo, ha raccontato in piu' occasioni Khandan, "in cui l'aria risulta perennemente impregnata dall'intenso odore di fogna, non essendo dotato di un vero e proprio sistema di scarico. Un posto popolato da insetti e con un sovraffollamento cosi' grave che ogni cella di dieci metri quadrati contiene dodici letti, con quattro file di letti a castello. Nessuna delle stanze ha finestre o sistemi di filtrazione dell'aria e l'acqua e' cosi' salata da provocare, col tempo, danni irreversibili ai reni e ad altri organi. Il cibo e' immangiabile, come in tutte le prigioni iraniane. Ma quella di Qarchak risulta essere un vero e proprio luogo di tortura, non solo fisica, ma anche psicologica, cercando di punire le donne in ogni modo possibile: le sale per le visite, infatti, sono costruite in modo tale che i bambini troppo piccoli non possano raggiungere il vetro per vedere i volti delle madri".
Per la liberazione di Nasrin si sono mobilitati avvocati e giudici negli Stati Uniti, in Sudafrica, in Canada e in Europa. Oltre trenta organizzazioni internazionali hanno chiesto alle Nazioni Unite, al Consiglio d'Europa, alla Commissione e al Parlamento Europeo e ai singoli governi un intervento urgente. L'appello chiedeva inoltre di condannare tutte le violazioni dei diritti umani in atto in Iran.
Per Reza Khandan i movimenti nonviolenti sono i piu' pericolosi per il regime, i piu' difficili da vincere. "Quanto piu' pacifiche e nonviolente sono le proteste, tanto piu' violenta e crudele sara' la reazione del governo e dell'apparato di repressione". Al contempo, "questo governo deriva e definisce la propria identita' in termini di sottomissione delle donne e la rivolta delle donne contro questa dominazione e' cio' che minaccia la sua identita'. Inoltre, la protesta delle donne assume una forma piu' civile ed e' nonviolenta. Le dittature hanno piu' facilita' a combattere i gruppi armati che i movimenti nonviolenti".
E' dello stesso parere Narges Mohammadi, giornalista 51enne, vincitrice del Premio Nobel per la pace e attivista per i diritti delle donne in carcere, che dalla cella dove e' rinchiusa ha fatto avere alla figlia, rifugiata in Francia, un messaggio divulgato dal Premio. "L'hijab obbligatorio e' un mezzo di controllo e di repressione imposto alla societa' e da cui dipende la continuazione e la sopravvivenza di questo regime religioso autoritario. Un regime che ha istituzionalizzato la privazione e la poverta'... Noi stiamo lottando attraverso la solidarieta' e attingendo alla forza di un processo nonviolento e inarrestabile per ravvivare l'onore e l'orgoglio dell'Iran, la dignita' umana e il prestigio del suo popolo.. La vittoria non e' facile, ma e' certa".
La forza della verita' e il coraggio di queste donne sono di insegnamento per tutti noi. "Tutti gli esseri umani hanno limiti fisici ed emotivi", ha commentato ancora Reza Khandan parlando della moglie Nasrin Sotoudeh, ma "cio' che le da' cosi' tanta forza e potere e' che non sopporta che i diritti delle persone vengano calpestati. Semplicemente non puo' rimanere in silenzio".
Anche grazie alle pressioni internazionali, il 15 novembre scorso Nasrin e' stata scarcerata su cauzione. Una via d'uscita impossibile per molti altri detenuti che non possiedono quella somma e sono ancora in cella, sottoposti a torture fisiche e psicologiche.
Nel suo discorso in occasione del "Civil Courage Prize", Nasrin Sotoudeh ha dedicato il premio al "vasto movimento Donna, Vita, Liberta', alla donna che si e' sollevata per liberarsi dal giogo oppressivo del patriarcato. E, naturalmente, difendere i loro diritti e' costato molte vite. Gli occhi dei manifestanti furono cavati per non vederli, ma i loro occhi si moltiplicarono a migliaia in modo che il mondo potesse vedere uomini e donne che lottavano per una vita semplice e ordinaria. (...) In mezzo a noi, ci sono molte donne che hanno preso di mira l'anello del patriarcato nella catena della tirannia, mentre molti uomini prendono di mira la poverta' e l'indigenza, con artisti e scrittori che lottano contro la censura che tanto li fa ammalare. (...) Forse e' necessario che questi piccoli corsi d'acqua all'interno del nostro paese si uniscano. Ognuna delle nostre scelte di rompere il ciclo della tirannia non significa la negazione di altre scelte. (...) Per concludere, oltre a condannare la violenza contro gli artisti in Iran, manifestata nell'omicidio del regista Dariush Mehrjui e di sua moglie, offro questo premio ad Armita Geravand e a sua madre".

5. FORMAZIONE. MONICA LANFRANCO: MASCHILE: L'AGGETTIVO SCOMODO CHE VA NOMINATO
[Dal sito di "Noi donne" riprendiamo e diffondiamo]

L'aula magna della scuola e' piena: sono circa in 200, tra ragazze e ragazzi del liceo Medi di Senigallia.Si parte con il minuto di silenzio in ossequio all'indicazione dell'attuale ministro. Troppo, troppo silenzio: vado dicendo e scrivendo da decenni che la violenza maschile sulle donne si nutre, tra l'altro, anche e proprio del silenzio. Dei vicini di casa, dei parenti, degli amici e delle amiche, della collettivita'. Siamo, ancora, a 'tra moglie e marito non mettere il dito'.
Propongo quindi un'azione di rumorosa reciprocita': racconto dello slogan femminista usato nelle manifestazioni di piazza degli anni '90 e dei primi del nuovo millennio, quando una voce lanciava la frase 'Donna, lo sai la forza che hai?' e tutte ruggivano 'Si', lo so la forza che ho'. Propongo un cambiamento: che i ragazzi lancino la stessa domanda alle ragazze, che le ragazze rispondano cosi' e che poi siano le ragazze a lanciare lo stesso interrogativo ai loro compagni maschi. Ma al posto di 'forza' ci mettiamo 'dolcezza'. Perche' di forza, usata male, i maschi ne hanno fin troppa.
Ecco, e' iniziata cosi' la mattinata di qualche giorno fa in una delle tante scuole che in questi anni ho visitato, dove con fatica entri a parlare di relazioni, emozioni e corpi reali a meno che non ci siano docenti, anche giovani, che si mettano di traverso.
Non entri perche' il copione del progetto per le scuole Manutenzioni - Uomini a nudo Young (costruito solo con le frasi scritte dai ragazzi dei quali parlo in Crescere uomini) e' ritenuto troppo spinto; oppure perche' qualche famiglia teme che si parli di sessualita', pensa un po', ignorando che il primo contatto con il materiale pornografico avviene a circa sette anni, attraverso il cellulare che proprio le famiglie amorevoli hanno posto tra le manine dei loro bambini e bambine.
Chi fa formazione sa quanto siano importanti gli appuntamenti e i progetti nelle scuole e non solo: servirebbe una massiccia iniziativa, gia' partita malissimo a livello di governo, in tutte le scuole dove finalmente parlare si', certo, di rispetto e affettivita', ma anche e soprattutto di emozioni, corpi, sessualita', piacere (anche per le persone adulte, non solo per i ragazzi e le ragazze).
Ma sembra che la parola 'sessuale' collegata a quella educazione faccia parecchio paura.Cosi' succede quello che leggiamo in cronaca: l'eta' media dello stupro si abbassa tra gli adolescenti e la violenza maschile sulle donne viene negata.
Ribadisco che gli incontri a scuola sono importanti proprio per questo: il breve anno di interruzione della vita collettiva causato dal lockdown ha fatto prosperare in modo esponenziale la propaganda dei men's right activist ed incel tra i ragazzi, e i risultati si vedono. Anche qui, in questo liceo che pure ha attivato un percorso di consapevolezza, c'e' chi prende la parola per dire: "Si', certo, brutto brutto quello che e' successo a Giulia Cecchettin. Ma. Pero'. Comunque. Ci sono anche donne violente".
Eccolo, lo sconcertante e perenne parallelo, quello che anche la stampa ha rilanciato in questi giorni per via degli argomenti del difensore di Filippo Turetta, che si domanda come mai le ragazzine si vestano come meretrici. Un fan, l'avvocato, non solitario della tesi che te la sei cercata, se metti la gonna corta.Sconcertante il fatto che non si riesca a stare, a sostare, sull'argomento: la locuzione violenza maschile sulle donne risulta insopportabile, suona come un'accusa a tutti gli uomini invece che una constatazione della realta'. Violenza maschile sulle donne, non di genere, in modo vago.
E siccome gia' e' stato, ed e' faticoso e difficile, introdurre il termine femminicidio, coniato per evidenziare il problema, perche' non si tratta di sconosciuti squilibrati che ti uccidono nella notte buia, ma di parenti maschi assortiti che dicevano di amarti, figurati se aggiungere quell'aggettivo, quel 'maschile' puo' essere tollerato. E' uno dei punti cruciali di un bivio: fino a che l'educazione e la cultura patriarcale, dove tutte e tutti siamo dentro fino al collo, fara' prosperare la negazione del problema maschile circa la violenza sulle donne avremo tonnellate di cordoglio, grandi onde emotive di sdegno, e poi via verso la prossima morta ammazzata, in famiglia.
Si scopre ora che nelle scuole i ragazzi considerano 'normale' controllare il cellulare della fidanzata o vietare uscite senza la loro presenza o autorizzazione. Chi va nelle scuole lo sa da decenni. Insegnare il senso del limite agli uomini, fin da piccolissimi, non e' limitare, vietare o impedire: significa offrire il margine e il confine sul quale costruire relazioni sane ed equilibrate, nelle quali sono valide e apprezzabili tutte le voci e i desideri in gioco. Insegnare ai maschi che si deve accettare un rifiuto, soprattutto da parte di una donna, e' dare loro la liberta'̀ di stare in contatto con la parzialita' del loro essere.
E' un grande regalo da fare a un figlio, o a un giovane uomo per guidarlo verso l'autonomia e fuori dal patriarcato. Intanto cominciamo da qui.

6. L'ORA. LEA MELANDRI: LA NORMALITA' DELLA VIOLENZA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 novembre 2023 rirpendiamo e diffondiamo]

Sono uomini sempre piu' giovani che uccidono donne: mogli, fidanzate, amanti. Lo fanno quando una donna mostra di non essere piu' un corpo a disposizione e decide di prendere in mano con liberta' la sua vita. Forse e' venuto il momento di mettere al centro della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne non le vittime - ne abbiamo viste fin troppe e troppe le storie di maltrattamenti che abbiamo ascoltato -, ma l'aggressore. Adesso sono gli uomini che devono interrogarsi sulla maschera di virilita' che hanno ereditato, su quella pulsione di morte che esplode quando scoprono la loro dipendenza e fragilita' di fronte a una relazione amorosa che finisce, su un potere maschile che si e' perversamente confuso con le vicende piu' intime e che viene allo scoperto nel momento in cui si eclissano i corpi sociali che lo hanno finora sostenuto e legittimato.
Il patriarcato non e' morto e di femminicidi purtroppo ce ne saranno ancora, ma gia' il fatto di nominarlo, come sta succedendo in questi giorni dopo l'uccisione di Giulia Cecchettin da parte del giovane ex-fidanzato Filippo Turetta, e di riconoscerlo come la cultura che ha permesso al dominio maschile di durare cosi' a lungo, significa che qualcosa sta cambiando nel maschilismo italico.
Non sono mancati finora uomini che hanno preso parola per dire che la violenza contro le donne "li riguarda", perche' legata all'ideologia sessista che ha imposto anche al maschio un "copione" di genere, un potere di cui oggi si vedono emergere gli aspetti piu' arcaici, come potere di vita e di morte sul sesso che hanno sempre considerato a loro sottomesso per destino "naturale". Ma chi ne ha parlato finora? Il gruppo "Maschile Plurale" esiste da oltre trent'anni, i suoi partecipanti hanno scritto libri, documenti, appelli, ma non li abbiamo mai visti comparire nei dibattiti televisivi.
Allo stesso modo, a restare "innominabile" e' il femminismo, il salto della coscienza storica che dagli anni Settanta in avanti e' venuto modificando non solo il rapporto tra uomini e donne, ma l'idea stessa di politica, a partire da quelle esperienze universali dell'umano che sono state considerate "non politiche", come la sessualita', la maternita', la vita affettiva. Eppure, se oggi i giornali riempiono le prime pagine su quello che viene ormai definito un "fenomeno strutturale" e non , come fino a poco tempo fa un "caso di cronaca nera", e' proprio perche', da quasi mezzo secolo, il movimento delle donne ha continuato a interrogare con le sue teorie e pratiche la violenza maschile in tutte le forme, invisibili e manifeste, a scavare, come la "vecchia talpa" di marxiana memoria, nelle radici della storia millenaria che ha portato al governo del mondo un sesso solo. E' il femminismo che per primo ha cercato di andare alle radici di un dominio che si colloca la' dove non penseremmo di trovarlo, cioe' nella "normalita'": nei rapporti di coppia, negli interni delle case, nei ruoli familiari, nell'ambiguo legame tra vita intima e violenza.
Gli uomini sono i figli delle donne. Il corpo che hanno sottomesso alla loro legge, sfruttato e violato in tutti i modi e' quello che li ha generati, che ha dato loro le prime cure, le prime sollecitazioni sessuali, un corpo che conoscono nel momento delle loro maggiore inermita' e dipendenza e che ritrovano nella vita amorosa adulta, quando i rapporti di potere sono ormai capovolti, senza che per questo si sia allentato il cordone ombelicale che fa di una donna e di un uomo ancora una madre e un figlio. I femminicidi parlano della intollerabilita' di un abbandono che richiama la relazione originaria con un oggetto d'amore - la persona che si occupa delle prime cure, generalmente la madre - che e' anche, come nella prima infanzia, garanzia di sopravvivenza. Separandosi la donna non colpirebbe percio' solo un privilegio e un potere indiscutibile della mascolinita', ma "l'amore di se'", la fonte prima, anche nella eta' adulta, dell'"autoconservazione". Confinando la donna nel ruolo di madre, identificandola con la sessualita' e la maternita', l'uomo ha costretto anche se stesso a restare bambino, a portare una maschera di virilita' sempre minacciata.
E' dunque sulla famiglia che si dovrebbe portare l'attenzione, in quanto luogo che istituzionalizza l'amore nella sua forma originaria, creando vincoli di "indispensabilita'" anche laddove non sono necessari e destinati percio' a diventare un impedimento all'autonomia del singolo. Forse non e' un caso che siano state le parole "impreviste" della sorella di Giulia, Elena, con una lettera al Corriere della sera (20/11/23), a dare all'ennesimo caso di violenza contro una giovane donna una interpretazione culturale e politica legata in modo inequivocabile alle consapevolezze portate dal pensiero femminista, tanto da impedire all'informazione di minimizzarne ancora una volta la portata. A chi si affretta in questi casi a scrollarsi di dosso ogni responsabilita', Elena risponde:
"Mostro e' un'eccezione, una persona della quale la societa' non deve prendersi responsabilita' (...) I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro e' cio' che legittima ogni comportamento, e' cio' che va a ledere la figura della donna a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza (...) come il controllo, la possessivita', il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura.(...) Il femminicidio non e' un delitto passionale, e' un delitto di potere. Serve una educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l'amore non e' possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e dare la possibilita' di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno...".
A partire da questa lettera, chiunque tenti di riportare la violenza contro le donne alla patologia del singolo, alla crisi dei valori tradizionali della famiglia e dei ruoli genitoriali, o all'inasprimento delle pene, in qualsiasi modo cerchi di sottrarsi all'evidenza dell'ordine sociale, culturale e politico dentro cui cresce la violenza sessista, non sara' piu' credibile.

7. APPELLI. PERCHE' OCCORRE SCRIVERE ORA A BIDEN PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Perche' tra un anno negli Stati Uniti d'America ci saranno le elezioni presidenziali.
Ed e' abitudine dei presidenti al termine del mandato di concedere la grazia ad alcune persone detenute.
Quindi e' in questi mesi che Biden decidera' in merito.
E quindi e' adesso che occorre persuaderlo a restituire la liberta' a Leonard Peltier.
*
Di seguito le indicazioni dettagliate per scrivere alla Casa Bianca e una proposta di testo in inglese
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

11. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 332 del 28 novembre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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