[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 281



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 281 dell'8 ottobre 2023

In questo numero:
1. Fiorella Carollo: Nobel per la Pace 2023 a Narges Mohammadi, attivista iraniana in carcere
2. Ansa: Il Nobel per la Pace all'attivista iraniana Narges Mohammadi. Riconoscimento per la sua lotta contro l'oppressione delle donne e per la promozione dei diritti umani
3. Adnkronos: Nobel 2023 per la pace a iraniana Narges Mohammadi: chi e' la vincitrice
4. Adnkronos: Narges Mohammadi, chi e' l'attivista Nobel per la pace
5. Askanews: Il Nobel per la Pace all'iraniana Narges Mohammadi. Condannata dal regime a 31 anni di carcere
6. Askanews: Onu: bene Nobel per la Pace, donne iraniane ispirano il mondo. Apprezzamento per l'onorificenza all'attivista Narges Mohammadi
7. L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente"
8. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
9. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
10. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
11. Alcuni riferimenti utili
12. Tre tesi
13. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
14. Solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani
15. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. FIORELLA CAROLLO: NOBEL PER LA PACE A NARGES MOHAMMADI, ATTIVISTA IRANIANA IN CARCERE
[Dal sito di "Pressenza" riprendiamo e diffondiamo]

Le proteste in Iran scatenate dall'uccisione della giovane ventiduenne curda Mahsa Amini avvenuta il 13 settembre dello scorso anno, morte avvenuta in seguito alle brutalita' inflittele in prigione dove era stata condotta con l'accusa di non aver portato correttamente il velo, non sono mai venute meno nonostante la crudele repressione del regime religioso. Una teocrazia che governa questo paese dalla rivoluzione del 1979 e l'instaurarsi della Repubblica Islamica. I crudeli teocrati governano su una societa', quella iraniana, in gran parte istruita, progressista, e occidentalizzata fin dai tempi dello Scia'. Il numero dei giovani imprigionati e giustiziati a morte da questo regime crudele e' ad oggi di 500 persone, 20.000 sono gli arresti, moltissimi i feriti alcuni gravemente a causa dei proiettili di gomma sparati dalla polizia nelle manifestazioni.
Tutto questo non ha impedito alle giovani donne iraniane, ai giovani che le sostengono, alle madri, ai padri di famiglia, di continuare le loro proteste perche' il regime venga incontro alle loro richieste per una societa' libera e democratica e pongano fine all'oppressione a cui le donne sono soggette.
"La rivoluzione non si puo' ne' importare ne' esportare. E' necessario che a mettersi in moto siano gli iraniani. Ed e' quello che stanno facendo. La sola cosa che chiedo all'Italia e al resto d'Europa e' combattere l'indifferenza, veleno della nostra epoca". Sono queste le parole di Shirin Ebadi, giudice iraniana costretta a lasciare il suo incarico dopo la rivoluzione del 1979 e vivere in esilio a Londra. Insignita nel 2003 del Nobel per la pace "Per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e a favore della democrazia" prima iraniana e prima musulmana a ricevere il Nobel per la pace. Oggi vent'anni dopo e0 il momento dell0attivista iraniana Narges Mohammadi. Il comitato Nobel ha cosi' motivato la scelta: "Per i suoi sforzi per combattere l'oppressione delle donne iraniane e i suoi sforzi per promuovere i diritti umani e la liberta' per tutti. La sua lotta coraggiosa ha comportato dei tremendi costi personali. Il regime l'ha arrestata 13 volte, imprigionata cinque e condannata a scontare una pena che assomma ad un totale di 31 anni e 154 colpi di frusta. Mentre le conferiamo il Nobel Mohammadi si trova ancora in prigione".
Il comunicato stampa continua: "Negli anni Novanta come giovane studente di fisica Narges Mohammadi si distingueva come sostenitrice dei diritti di uguaglianza per le donne e dopo aver concluso i suoi studi ha lavorato come ingegnere e come giornalista. Nel 2003 si e' unita al Centro per i diritti umani di Teheran, un'organizzazione fondata dalla Premio Nobel Shirin Ebadi. Nel 2011 e' stata arrestata per la prima volta e condannata a molti anni di prigione per i suoi sforzi nell'assistere gli attivisti incarcerati e le loro famiglie. Due anni dopo, rilasciata su cauzione, si e' impegnata in una campagna contro l'uso della pena di morte che in Iran e' una pena diffusa. Dal gennaio del 2022 sono state eseguite piu' di 860 esecuzioni capitali. Il suo attivismo contro la pena di morte l'ha portata ad un nuovo arresto nel 2015 e a nuove condanne. In prigione continue la sua lotta per i diritti, si oppone all'uso sistematico della tortura e della violenza sessualizzata nei confronti delle prigioniere politiche. Nonostante le condizioni di isolamento in cui vive, in occasione dell'anniversario della morte di Mahsa Amini e' riuscita a far pervenire al New York Times un articolo il cui messaggio e': piu' ci imprigionano e piu' noi diventiamo forti".
Questo Nobel per la pace, come sottolinea il comunicato, e' un tributo non solo al coraggio indomito di Narges Mohammadi ma anche a quello delle tante giovani donne che scendono in piazza a sfidare il regime, rischiando la loro vita, e a tutti gli uomini che le sostengono, rischiando la loro vita, al grido di Donna Vita Liberta', lottando per una vita piu' libera, con diritti per tutte e tutti, per la fine dell'oppressione.

2. L'ORA. ANSA: IL NOBEL PER LA PACE ALL'ATTIVISTA IRANIANA NARGES MOHAMMADI. RICONOSCIMENTO PER LA SUA LOTTA CONTRO L'OPPRESSIONE DELLE DONNE E PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI
[Dal sito dell'Ansa]

Il Premio Nobel per la Pace 2023 e' stato assegnato dall'Accademia di Svezia all'attivista iraniana per i diritti delle donne Narges Mohammadi.
Vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata dalle autorita' iraniane dal maggio 2016, Mohammadi e' ancora in prigione. Il comitato afferma che ha ricevuto il premio per la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della liberta' per tutti.
Il comitato per il Nobel ha affermato che "la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l'ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate". Mohammadi e' ancora detenute nel famigerato carcere di Evin e il comitato ha espresso l'auspicio che l'Iran rilasci l'attivista.
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I premi Nobel per la Pace di quest'anno e degli ultimi anni dimostrano che "la democrazia e' in declino": ha spiegato la presidente del comitato Nobel Berit Reiss-Andersen motivando l'assegnazione del premio di quest'anno a Narges Mohammadi, attraverso il quale il comitato spera di inviare un segnale al governo iraniano affinche' "ascolti il proprio popolo".
Reiss-Andersen ha aggiunto che nominare Mohammadi come vincitrice di quest'anno e' "prima di tutto un riconoscimento ad un intero movimento in Iran con la sua leader indiscussa Narges Mohammadi". E ha concluso: "Speriamo che sia un incoraggiamento a continuare il lavoro in qualunque forma questo movimento ritenga opportuno". Alla domanda su come verra' consegnato fisicamente il premio a dicembre, la presidente del comitato norvegese ha detto che spera che il governo iraniano prenda "la decisione giusta", autorizzandola a ricevere il Nobel.
"La vittoria del Nobel evidenzia il coraggio delle donne iraniane", e' il commento dell'Onu. "Un momento storico per la lotta per la liberta' in Iran", ha commentato invece la famiglia di Narges Mohammadi.
"La gioia e' grande. Sono cosi' felice per Narges": e' la felicita' espressa dal fratello Hamidreza all'emittente norvegese NRK per l'assegnazione del premio Nobel per la Pace a sua sorella. L'uomo, come riporta il Guardian, ha detto che non sa se sua sorella ricevera' la notizia subito "ma forse qualcuno glielo dira' in prigione". Carcere da cui l'attivista iraniana potrebbe non uscire mai: "E' difficile dire che possa essere rilasciata, sotto questo regime", ammette l'uomo. L'auspicio e' che il premio renda "piu' sicuro l'Iran: la situazione li' e' molto pericolosa, gli attivisti possono perdere la vita".
"Il premio Nobel per la Pace a Narges Mohammadi e con essa alle donne dell'Iran dimostra la forza delle donne per la liberta'. La voce impavida di Mohammadi non puo' essere rinchiusa, il futuro dell'Iran sono le sue donne", scrive su X la ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock, citando lo slogan iraniano 'Women, Life, Freedom'.
"Sono molto contenta che per la seconda volta il premio Nobel per la Pace sia arrivato in Iran. Narghis Mohammadi e' in carcere da anni per le sue attivita' in sostegno dei diritti umani. Spero che il regime si renda conto che tutto il mondo ha gli occhi puntati sulle donne iraniane. Spero che cambi l'approccio nei confronti del popolo, in particolare nei confronti delle donne, mi auguro che il regime torni a ragionare in tempi brevi. Chi comanda in Iran deve capire che esistono i diritti umani, e che tutto il mondo tiene sotto osservazione chi governa calpestando i diritti umani",  ha dichiarato al Giornale Radio Rai delle 13 su Rai Radio1 Shirin Ebadi, giurista iraniana in esilio, prima donna musulmana a ricevere il premio Nobel per la Pace nel 2003 per il suo impegno a favore delle donne.
Mohammadi, stretta collaboratrice proprio di Ebadi, nel 2009 vinse il premio Alexander Langer. fu premiata - si leggeva nelle motivazioni - per il proprio impegno per un "altro" Iran. L'attivista non partecipo' alla cerimonia perche', all'epoca, privata del passaporto e fu rappresentata a Citta' di Castello da Nargess Tavassolian, figlia della Ebadi.
"Donna, vita, liberta'": arriva a Oslo lo slogan che da un anno, dopo la morte di Mahsa Amini in custodia della polizia perche' non indossava correttamente il velo, scandiscono le iraniane e gli iraniani nelle proteste che hanno scosso il paese. Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato norvegese per il Nobel, arrivando al leggio, ha infatti ripetuto lo slogan dei manifestanti iraniani prima di annunciare l'assegnazione del Nobel per la Pace all'attivista Narges Mohammadi.

3. L'ORA. ADNKRONOS: NOBEL 2023 PER LA PACE A IRANIANA NARGES MOHAMMADI: CHI E' LA VINCITRICE
[Dal sito dell'Adnkronos]

Nobel per la pace 2023, premio all'iraniana Narges Mohammadi
Il premio alla 51enne attivista e giornalista per "la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran"
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Il premio Nobel per la pace del 2023 va all'iraniana Narges Mohammadi per "la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran". Lo ha annunciato oggi 6 ottobre la presidente della commissione del Nobel di Oslo, sottolineando che la lotta della 51enne attivista e giornalista iraniana e' portata avanti "a fronte di un'enorme sofferenza", ricordano le sue tante condanne e che "mentre ora parliamo e' detenuta in carcere".
Mohammadi, detenuta nel famigerato carcere di massima sicurezza di Evin, e' stata arrestata 13 volte, condannata cinque, a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate. Il Comitato Nobel ha sottolineato "il tremendo costo personale" che sta pagando l'attivista di 51 anni per sua "coraggiosa lotta" per i diritti delle donne e contro la pena di morte.
"Se le autorita' iraniane prenderanno la giusta decisione la rilasceranno cosi' che potra' essere qui per ritirare il premio a dicembre", ha detto la presidente del comitato dei Nobel di Oslo Berit Reiss-Andersen. Il Premio Nobel alla dissidente iraniana, ha aggiunto, "e' anche un riconoscimento alle centinaia di migliaia di persone che hanno protestato contro le politiche di discriminazione e oppressione contro le donne del regime teocratico".
"Speriamo questo sia un incoraggiamento a continuare il loro lavoro nelle forme che il movimento trovera' piu' adatte", ha aggiunto, sottolineando che il premio per la pace all'attivista in carcere Narges Mohammadi e' "in primo luogo e soprattutto un riconoscimento ad un intero movimento in Iran di cui Mohammadi e' leader indiscussa". E conferendo questo premio, il comitato di Oslo intende inviare al governo iraniano un chiaro messaggio affinche' "ascolti il proprio popolo".
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Mohammadi dal carcere: "E' il momento della piu' grande protesta"
"Questo e' stato ed e' il momento della piu' grande protesta in questa prigione", ha scritto Narges Mohammadi nei giorni scorsi alla Cnn, che ha ottenuto anche un messaggio registrato nella prigione di Evin in cui si sente la vincitrice del premio Nobel per la pace che guida le altre detenute che scandiscono lo slogan "donna, vita, liberta'" e cantano la versione in farsi di "Bella Ciao" diventata la canzone manifesto del movimento delle donne iraniane.
Nel messaggio, consegnato ieri alla Cnn, l'attivista afferma che il comportamento del governo iraniano ancora una volta "fa crescere le nostre preoccupazioni", facendo riferimento ai "suoi sforzi concertati di impedire che venga a galla la verita' su Armita Geravand", la 16enne in coma da domenica dopo essere stata picchiata dalla polizia morale perche' non indossava correttamente il velo.

4. L'ORA. ADNKRONOS: NARGES MOHAMMADI, CHI E' L'ATTIVISTA NOBEL PER LA PACE
[Dal sito dell'Adnkronos]

Detenuta del famigerato carcere di Evin, a Teheran, e' un simbolo della lotta per i diritti umani e delle donne in Iran
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Narges Mohammadi, vincitrice del premio Nobel per la pace 2023, e' uno dei simboli della lotta per i diritti umani e delle donne in Iran. Una battaglia che e' costata quasi tutto a questa attivista detenuta del famigerato carcere di Evin, a Teheran, dove sta scontando una pena a 31 anni di carcere. Non a caso il Comitato per il Nobel, che le ha assegnato quello per la Pace, nelle motivazioni ha evidenziato "il tremendo costo personale" che sta pagando la 51enne, che ha passato rinchiusa in prigione gran parte degli ultimi 20 anni.
Mohammadi e' stata arrestata 13 volte e condannata cinque per essere la voce di chi voce non ne ha mai avuta, per la sua incessante campagna contro la pena di morte, la tortura e l'isolamento in carcere, pratica quest'ultima oggetto della sua ultima battaglia. L'anno scorso ha pubblicato il libro "White Torture" in cui racconta gli oltre due mesi in isolamento nella sezione 209 di Evin.
"Lo scopo della tortura bianca e' quello di interrompere permanentemente la connessione tra il corpo e la mente di una persona per costringere l'individuo ad abiurare dalla propria etica e dalle proprie azioni", scrive. Mohammadi realizzo' la prefazione del libro durante una breve licenza dal carcere per motivi medici l'anno scorso.
Attualmente sta scontando una pena a 10 anni e 9 mesi per atti contro la sicurezza nazionale e propaganda contro lo Stato. E' stata anche condannata a 154 frustate, una punizione che secondo i gruppi per i diritti umani non le sarebbe ancora stata inflitta.
Ma nemmeno le celle piu' buie di Evin sono riuscite a soffocare la sua voce come pure quella di un'altra nota attivista, Nasrin Sotoudeh. Poche settimane fa, nell'anniversario della morte di Mahsa Amini, la giovane arrestata per violazione del codice di abbigliamento e morta sotto la custodia della polizia morale iraniana, Mohammadi ha organizzato una protesta dall'interno del carcere. Lei e altre tre donne hanno bruciato i loro veli.
In una registrazione audio dall'interno di Evin, condivisa con la Cnn, si sente Mohammadi scandire "donna, vita, liberta'" - lo slogan della rivolta scatenata l'anno scorso dalla morte di Mahsa. Poi la registrazione viene interrotta da un breve messaggio automatico - "Questa e' una telefonata dalla prigione di Evin" - mentre si sentono le donne cantare la versione in farsi di "Bella Ciao".
La battaglia delle iraniane per il velo e' tornata prepotentemente all'attenzione negli ultimi giorni per il caso di un'altra giovane che non avrebbe rispettato l'imposizione, quello della 16enne Armita Geravand, finita in coma in circostanze ancora da chiarire nella metropolitana di Teheran. Secondo gruppi di attivisti, sarebbe stata la polizia morale (Gasht-e Ershad) a ridurla in un letto d'ospedale spingendola e facendole battere la testa addosso a un palo. I familiari non avrebbero la possibilita' di farle visita.
Attivista sin dai tempi in cui studiava all'universita' e aveva fondato il gruppo degli "Studenti illuminati", Mohammadi, nei commenti ricevuti dalla Cnn, ha affermato che il comportamento del governo ha ancora una volta "sollevato le nostre preoccupazioni" ed e' "indicativo dei suoi sforzi per impedire che la verita' su Armita Geravand venga alla luce".
In un'altra recente lettera Mohammadi si scagliava invece contro l'hijab obbligatorio, denunciando quella che secondo lei e' l'ipocrisia di uno Stato religioso che usa la violenza sessuale contro le donne detenute. Violenza a cui è stata ripetutamente sottoposta anche l'attivista.

5. L'ORA. ASKANEWS: IL NOBEL PER LA PACE ALL'IRANIANA NARGES MOHAMMADI. CONDANNATA DAL REGIME A 31 ANNI DI CARCERE
[Dal sito dell'Askanews]

L'edizione 2023 del premio Nobel per la Pace e' stata vinta dall'iraniana Narges Mohammadi "per la sua lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e della liberta' per tutti".
"La coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l'ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate", ha affermato Berit Reiss-Andersen, capo del Comitato norvegese dei Nobel a Oslo, annunciando l'assegnazione del prestigioso riconoscimento all'attivista iraniana. "Mentre parlo, Mohammadi e' ancora in prigione", ha aggiunto.
La decisione del comitato Nobel di assegnare il premio a Narges Mohammadi, che e' vicepresidente del Centro per la difesa dei diritti umani, diretto dall'avvocata e premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, arriva dopo piu' di un anno di proteste nel Paese guidate dalle donne.
"Donna, vita, liberta'", ha affermato il capo del Comitato norvegese dei Nobel, Berit Reiss-Andersen, ripetendo lo slogan delle donne iraniane che hanno preso parte a queste proteste scoppiate nel settembre 2022 dopo che Mahsa Amini, una 22enne, e' morta mentre era in custodia della famigerata polizia morale iraniana con l'accusa di non aver indossato il velo correttamente.
Quando l'ondata di proteste dell'anno scorso e' diventata nota ai prigionieri politici detenuti a Teheran, "ancora una volta Mohammadi ha iniziato a organizzare i detenuti", ha detto Reiss-Andersen, aggiungendo che ha assicurato che le proteste "non si placassero".
"Assegnandole quest'anno il premio Nobel per la pace, il comitato Nobel desidera onorare la sua coraggiosa lotta per i diritti umani e la democrazia in Iran - ha proseguito Reiss-Andersen - solo abbracciando la parita' di diritti per tutti il mondo potra' raggiungere la fraternita' di relazioni che Alfred Nobel ha cercato di promuovere".
Reiss-Andersen ha detto che nominare Mohammadi come vincitrice e' "prima di tutto un riconoscimento di un intero movimento in Iran con la sua leader indiscussa Narges Mohammadi". E ha aggiunto: "Speriamo che sia un incoraggiamento a continuare il loro lavoro in qualunque forma questo movimento ritenga opportuna".
Alla domanda su come le verra' consegnato il premio a dicembre, Reiss-Andersen ha risposto di sperare che il governo iraniano prenda "la decisione giusta" autorizzandola a ricevere il premio. I premi Nobel per la pace di quest'anno e degli ultimi anni dimostrano che "la democrazia e' in declino", ha rimarcato la presidente del comitato Nobel. Assegnando il premio a Mohammadi, il comitato spera di inviare un segnale al governo iraniano affinche' "ascolti il proprio popolo".
L'edizione del Nobel per la pace del 2022 era stata assegnata all'attivista bielorusso Ales Bjaljacki, fondatore del Centro per i diritti umani Viasna, alla Ong russa Memorial, colpita da un ordine di scioglimento da parte delle autorita' russe, e al Centro ucraino per le liberta' civili, che lavora per documentare i "crimini di guerra russi" nel conflitto in corso in Ucraina.

6. L'ORA. ASKANEWS: ONU: BENE NOBEL PER LA PACE, DONNE IRANIANE ISPIRANO IL MONDO. APPREZZAMENTO PER L'ONORIFICENZA ALL'ATTIVISTA NARGES MOHAMMADI
[Dal sito dell'Askanews]

L'Onu ha espresso apprezzamento per l'assegnazione del Nobel per la pace alla attivista iraniana Narges Mohammadi.
"Penso che sia assolutamente chiaro che le donne iraniane sono state una fonte di ispirazione per il mondo - ha detto Elizabeth Throssell portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani - Abbiamo visto il loro coraggio e la loro determinazione di fronte a rappresaglie, intimidazioni, violenze e detenzioni. Questo coraggio e questa determinazione sono stati notevoli. Sono state molestate per quello che fanno o non indossano, ci sono misure legali, sociali ed economiche sempre piu' severe contro di loro. Diremmo quindi che si tratta di un evento che mette in luce il coraggio e la determinazione delle donne iraniane e che rappresenta un'ispirazione per il mondo".

7. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO FA PROPRIO E RILANCIA L'APPELLO DI ROMA: "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE"

In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, da Roma e da altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
L'associazione "Respirare" di Viterbo fa proprio e rilancia l'appello di Roma: "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente".
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Di seguito il testo integrale dell'appello.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
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Questo il testo integrale dell'appello.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 27 settembre 2023
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

8. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
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Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
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Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
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In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

9. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. HERI DICEBAMUS. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

11. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

12. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

13. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

14. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON LE DONNE IRANIANE NELLA LOTTA NONVIOLENTA PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI

Siamo solidali con le donne iraniane nella lotta nonviolenta per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessi la repressione del movimento democratico e nonviolento delle donne - e degli uomini postisi alla loro sequela - che si riconosce nel motto "Donna, vita, liberta'", che siano liberate e liberati tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici, che cessi la violenza maschilista di stato, e che siano riconosciuti, rispettati e difesi tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Nessuna autorita' e' legittima se non rispetta la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

15. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 281 dell'8 ottobre 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che negli anni Ottanta ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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