[Nonviolenza] Telegrammi. 4981



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4981 dell'8 ottobre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Movimento Nonviolento: Ucraina, prorogati gli arresti domiciliari a Yurii Sheliazhenko
2. Farian Sabahi: Armita come Mahsa, in coma per le botte della polizia morale
3. Il Nobel per la Pace all'attivista iraniana Narges Mohammadi
4. Francesca Luci: In Iran servizi negati senza hijab, siti "ripuliti" e accademie svuotate dei dissidenti
5. Andrea Vitello: Un nuovo soggetto politico alle elezioni europee, per la Pace. Intervista a Raniero La Valle
6. "Presidente Biden, liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente". Un appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio in occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier
7. Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
8. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
9. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. L'ORA. MOVIMENTO NONVIOLENTO: UCRAINA, PROROGATI GLI ARRESTI DOMICILIARI A YURII SHELIAZHENKO
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo]

Pubblichiamo un aggiornamento sul caso del segretario del Movimento Pacifista Ucraino Yurii Sheliazhenko che la Campagna di Obiezione alla Guerra sta seguendo con copertura delle spese legali e consulenza.
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Il 3 ottobre si e' tenuta a Kiev l'udienza di discussione sul ricorso presentato da Yurii Sheliazhenko, il leader dei pacifisti ucraini, contro il provvedimento degli arresti domiciliari a cui e' sottoposto dal 15 agosto scorso.
L'udienza doveva tenersi il 20 settembre ma era stata posticipata al 3 ottobre perche' il procuratore Pavlik non si era presentato in Tribunale.
Al termine di una breve udienza, il giudice Demidovska ha prolungato gli arresti domiciliari notturni fino al 30 novembre, concedendo una proroga agli investigatori per le indagini ancora in corso, nonostante il procuratore avesse chiesto di protrarre il provvedimento di un mese, cioe' solo fino al 3 novembre.
Yurii fa notare che il giudice Demidovska che lo sta giudicando era stato arrestato per aver preso una tangente nel 2013 e poi e' sfuggito alla responsabilita' penale grazie al corporativismo dei giudici. Inoltre era stato licenziato per aver punito ingiustamente i manifestanti di Euromaidan (le manifestazioni del 2013), ma e' riuscito a tornare in servizio con una decisione della Corte Suprema.
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Fai una donazione alla Campagna di Obiezione alla guerra, con un libero versamento su Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455 per il sostegno ai movimenti nonviolenti in Russia, Bielorussia, Ucraina, e la difesa legale degli obiettori di coscienza di quei paesi. Grazie. Causale: "Campagna di Obiezione alla guerra del Movimento Nonviolento".

2. L'ORA. FARIAN SABAHI: ARMITA COME MAHSA, IN COMA PER LE BOTTE DELLA POLIZIA MORALE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Armita come Mahsa, in coma per le botte della polizia morale" e il sommario "Iran. Sedici anni, viaggiava in metro senza velo. A picchiarla un gruppo di agenti donne. Arrestata la madre, minacciati i compagni di scuola. Non saranno le minacce a impedire la diffusione delle notizie. Continuano a giungere grazie all'impegno della societa' civile e di organizzazioni non governative"]

A distanza di un anno dalla morte della ventiduenne iraniana di etnia curda Mahsa Amini, il copione si ripete: una giovane donna viene arrestata dalla polizia morale di Teheran e ricoverata per le percosse. La sua stanza d'ospedale e' presidiata dalle forze dell'ordine. I familiari cercano invano di starle vicino, subiscono intimidazioni. A finire in questo girone dantesco e' Armita Geravand: sedici anni, originaria di Kermanshah (nel nordovest, dove la maggior parte della popolazione e' curda), residente nella capitale Teheran.
La mattina del primo ottobre Armita stava andando a scuola senza il velo, obbligatorio nella Repubblica islamica. Nella stazione di Shohada, nel suo vagone sono salite le poliziotte in chador nero. Una di loro le ha gridato contro chiedendole perche' non fosse velata. La ragazza le ha risposto: "Ti sto per caso chiedendo di toglierti il velo? Perche' chiedi a me di portarlo?".
Aggredita, e' ricoverata per trauma cranico all'ospedale Fajr ed e' in coma da domenica. La giornalista Maryam Lofti ha scritto di lei sul quotidiano Shargh, e' stata fermata e poi rilasciata. Ieri pomeriggio la madre Shahin Ahmadi e' stata arrestata. Il direttore della sicurezza del ministero dell'istruzione si e' recato nella scuola di Armita, diffidando insegnanti e allievi "dal diffondere qualsiasi notizia e foto della giovane sui social media". Chi osa contravvenire rischia "pesanti multe e la fine immediata dei contratti".
Armita vuol dire virtuosa, pura, umile. E' un nome avestico, la lingua del testo sacro dei fedeli di Zoroastro, il profeta che per primo porto' il monoteismo sull'altopiano iranico. Dopo la rivoluzione del 1979, molte famiglie scelsero nomi preislamici per i figli per dissociarsi dall'integralismo di regime. L'Iran vanta uno dei tassi di istruzione piu' alti dell'Asia, le donne sono due terzi delle matricole universitarie e dei laureati.
Ora, in questo Iran in cui sono le donne a vincere il Nobel per la Pace (Shirin Ebadi 2003) e la medaglia Fields per la matematica (Maryam Mirzakhani 2014), vi sono ancora donne che si arruolano nella polizia morale. Per molte sara' un modo per guadagnarsi da vivere. Per altre vi sara' una motivazione ideologica: contribuire a contrastare l'influenza di quell'Occidente che impone sanzioni, cerca di isolare l'Iran e minaccia di invaderlo come ha gia' fatto con l'Afghanistan nel 2001 e con l'Iraq nel 2003.
Di fronte alle proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini, le autorita' iraniane hanno deciso di tenere la linea dura su tutti i fronti, in primis sull'obbligo del velo. Ad appoggiare questa scelta e' la Cina che rifornisce gli apparati di sicurezza iraniani delle tecnologie necessaria al riconoscimento facciale e quindi alla repressione.
Al tempo stesso, Pechino ha mediato il riavvicinamento dell'Iran con l'Arabia Saudita, con cui i rapporti diplomatici si erano interrotti nel gennaio 2016. Inoltre, mentre l'Occidente continua a imporre sanzioni, altre potenze hanno accolto l'Iran nella Shanghai Cooperation Organization e hanno invitato la Repubblica islamica nei Brics.
Non saranno le minacce a impedire la diffusione delle vicende della sedicenne Armita. Le proteste di questi ultimi dodici mesi dimostrano che le informazioni continuano a giungerci dall'Iran grazie all'impegno della societa' civile e di organizzazioni non governative.
Il movimento "Donna vita liberta'" non ha un leader, come d'altronde non lo hanno metoo e blacklivesmatter. Di conseguenza, non puo' essere decapitato come era successo con l'Onda verde del 2009, quando i leader Mir Hossein Mussavi, Zahra Rahnavard e Mehdi Karrubi erano fatti sparire dalla circolazione. Inoltre, il movimento "Donna vita liberta'" ha varcato le frontiere dell'Iran. Bocca chiusa e testa bassa, ai campionati di calcio di Doha la nazionale iraniana ha fatto accendere i riflettori sulle violazioni dei diritti umani in Iran.
"Non sara' ancora rivoluzione, come tanti l'hanno definito", ma il cambiamento che ha prodotto quel movimento in parte gia' lo e', dice Luciana Borsatti, gia' corrispondente dell'Ansa a Teheran, nel volume Iran. Il tempo delle donne (Castelvecchi 2023). "Nonostante la repressione e una potenziale stanchezza fisiologica, il suo potenziale dirompente non sembra affatto essersi esaurito - dice - E' solo questione di tempo perche' altre scintille inneschino nuove fiamme".

3. L'ORA. IL NOBEL PER LA PACE ALL'ATTIVISTA IRANIANA NARGES MOHAMMADI
[Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo]

Il Nobel per la Pace 2023 e' stato assegnato all'attivista iraniana per i diritti delle donne Narges Mohammadi.
Il comitato per il Nobel, assegnando il premio, ha affermato che "la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l'ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate".
Mohammadi e' ancora detenuta nel famigerato carcere di Evin e il comitato ha espresso l'auspicio che l'Iran rilasci l'attivista. "La vittoria del Nobel evidenzia il coraggio delle donne iraniane": e' il commento dell'Onu.

4. L'ORA. FRANCESCA LUCI: IN IRAN SERVIZI NEGATI SENZA HIJAB, SITI "RIPULITI" E ACCADEMIE SVUOTATE DEI DISSIDENTI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 ottobre 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "In Iran servizi negati senza hijab, siti "ripuliti" e accademie svuotate dei dissidenti" e il sommario "Iranicidio. Approvata una nuova legge, il regime verso la separazione fisica tra uomini e donne. L'abbigliamento come strumento di potere: ai maschi vietati calzoni corti e capelli lunghi"]

I 72 articoli della nuova legge sull'osservanza dell'indumento femminile, approvati dal parlamento della Repubblica islamica, assomigliano piu' a regole di schiavitu' che a una normativa che ne regola l'abbigliamento. La legge, chiamata ufficialmente "Sostenere la famiglia promuovendo la cultura della castita' e dell'hijab", disciplina ogni momento della vita quotidiana, attivita' sociale, culturale e ricreativa delle donne e obbliga il coinvolgimento della maggior parte delle istituzioni dello Stato, delle forze militari, della polizia e dell'organizzazione radiotelevisiva nella sua attuazione e nel controllo.
I trasgressori dovrebbero affrontare pene pecuniarie che possono arrivare fino all'equivalente di 1.800 euro e pene detentive da due mesi fino a 10 anni per chi "collabori" con entita' straniere o promuova una cultura di "immodestia, non hijab o abbigliamento improprio", online o offline. Nessuna "donna senza hijab puo' essere impiegata in uffici pubblici e privati", afferma esplicitamente la legge.
Dopo la morte di Mahsa Amini sotto la custodia della polizia morale della Repubblica islamica, le donne iraniane erano coraggiosamente scese in strada, le voci strozzate erano diventate canti liberatori in una sfida al potere teocratico che per 44 anni ha trasformato le sue regole anti-donna nel simbolo della sua esistenza.
Moltissime donne iraniane in questi anni sono state picchiate, chiamate prostitute, umiliate, arrestate, gettate nei furgoni di peso, incarcerate, torturate fisicamente e psicologicamente per non aver obbedito pienamente alla legge sull'indumento islamico.
Per alcuni mesi le donne sono apparse in pubblico senza velo, sembrava che il potere avesse fatto un passo indietro almeno ufficiosamente. L'apparente ritirata ha creato l'illusione che la questione dell'hijab fosse stata relativamente superata e che era arrivato il momento delle "cose piu' importanti". Tuttavia, dopo la repressione delle rivolte e' cominciata una lenta epurazione dei possibili oppositori. Centinaia di attivisti sono stati arrestati con vaghe accuse, migliaia di altri fermati, interrogati e rilasciati dopo avere preso l'impegno, per scritto, di essere "buoni".
I professori universitari piu' aperti al dialogo con gli studenti sono stati licenziati o costretti al pensionamento anticipato. Sono stati ridotti al silenzio artisti, scrittori, poeti, giornalisti e chiunque aveva espresso solidarieta' con il movimento "Donna, Vita e Liberta'".
I gestori di siti sono stati obbligati a cancellare i contenuti "sconvenienti". L'uso della rete con una velocita' decente e' stato riservato al regime; per gli altri e' disponibile appena qualche mega per non fermare le prassi economiche e amministrative. Sono apparse le camere 3d per il riconoscimento facciale in ogni angolo delle citta'.
Qualche giorno dopo l'anniversario della rivolta "Donna, Vita, Liberta'", quando il potere ha appurato il suo controllo totale sulle citta' e i settori piu' critici, il parlamento ha approvato la nuova legge.
Strutture pubbliche, aziende commerciali, alberghi, ristoranti e mezzi di trasporto non possono servire una donna senza velo altrimenti vengono punite. Le persone "socialmente influenti" che indossano l'hijab in modo improprio potrebbero rischiare il carcere e una multa equivalente all'1-5% del loro patrimonio. Gli individui giudicati colpevoli di aver insultato o ridicolizzato l'hijab rischiano multe e il potenziale carcere.
Le disposizioni vietano l'importazione di "indumenti proibiti, statue, bambole, manichini, dipinti, libri e riviste e altri prodotti che promuovono la nudita' e l'indecenza". Pochi esempi di dure disposizioni che violano diritti umani e liberta' personali.
La legge va anche oltre e si avvicina al pensiero dei Taliban: si concentra sulla separazione fisica tra uomini e donne negli ambienti educativi, sanitari, amministrativi e lavorativi. Neanche gli uomini a cui vengono vietati indumenti attillati, trasparenti e pantaloncini, restano fuori. Il ministero della Salute, nel suo regolamento per le universita' di scienze mediche, ha vietato agli studenti maschi acconciature e tagli di capelli non convenzionali, capelli piu' lunghi che cadono sotto il colletto del vestito, intrecciare, arricciare, formare code sulla parte posteriore e superiore della testa.
Il disegno di legge e' un chiaro segnale del crescente divario tra Repubblica islamica e societa' iraniana, in particolare donne e giovani che hanno sempre di piu' sfidato il codice di abbigliamento imposto dallo Stato. L'attuazione capillare delle infinite regole, per lungo tempo, e' stata messa in dubbio da molti osservatori e giuristi. Piuttosto sembra che il regime abbia voluto mostrare la sua onnipotenza all'interno e all'esterno e creare strumenti giuridici per punire coloro che non si allineano con il potere dominante a qualsiasi livello.
I piu' moderati e pragmatici del sistema, come riformisti e tecnocrati, hanno tentato di bloccare l'approvazione della legge al Consiglio dei Guardiani che ne esamina la compatibilita' con la Costituzione e l'Islam.
Il disegno di legge e' stato approvato in un modo insolito, usando l'articolo 85 della Costituzione, raramente invocato, che ha permesso di aggirare il normale processo parlamentare, ovvero un dibattito pubblico in parlamento trasmesso dalla radio e dalla tv nazionali. E' stato invece discusso da una commissione e approvato come "legge sperimentale" per tre anni.

5. RIFLESSIONE. ANDREA VITELLO: UN NUOVO SOGGETTO POLITICO ALLE ELEZIONI EUROPEE, PER LA PACE. INTERVISTA A RANIERO LA VALLE
[Dal sito di "Pressenza" riprendiamo e diffondiamo]

Il 26 settembre a Empoli, ho assistito alla presentazione dell'ultimo libro di Raniero La Valle, intitolato "Leviatani, dov'e' la vittoria?" edito da Emi. In seguito ho preso i contatti dell'autore per intervistarlo dopo l'assemblea di sabato 30 settembre a Roma, da lui promossa insieme a Michele Santoro, per lanciare un nuovo soggetto politico in vista delle elezioni europee. Qui l'intervista.
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- Alcuni mesi fa parti' una raccolta firme per proporre un referendum, legittimo, contro l'invio delle armi in Ucraina, che purtroppo non verra' fatto a causa della mancanza di firme. In questi giorni invece e' stata presentata la volonta' di fare una lista per le elezioni europee, che abbia la Pace in Ucraina come obiettivo principale. Da dove nasce questa idea? Si tratta di un processo nato fin dalla raccolta firme per il referendum?
- Si tratta di una cosa autonoma rispetto al referendum, i tempi coincidono ma sono due cose slegate e diverse. In merito alla prima domanda, ci tengo a specificare che non si tratta di una lista, bensi' di un'iniziativa politica per creare un soggetto politico che assuma la pace come elemento cardine di qualsiasi politica per qualsiasi partito. La pace e' un bene comune non soltanto auspicabile, ma realizzabile sia rispetto a specifiche guerre in corso come quella in Ucraina, sia rispetto a un ordine mondiale diverso, dove la pace diventi un'istituzione internazionale e un ordinamento/sistema politico mondiale all'interno del quale gli Stati abbandonino il concetto mitologico della sovranita' per realizzare accordi tra loro. Gli sStati devono smettere di vivere in una condizione internazionale determinata e denominata come competizione strategica tra le maggiori potenze del mondo. Cosa che in questo momento stanno facendo gli Stati Uniti di Joe Biden, ma che hanno fatto anche altri presidenti. Infatti spesso nei documenti sulla sicurezza nazionale americana questa viene identificata con il dominio del mondo, quindi da realizzare anche attraverso la competizione militare con le altre potenze.
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- Questo vostro nuovo soggetto politico si aprira' sia ai partiti che ai movimenti come Ultima Generazione, ma sara' disponibile ad aprirsi verso tutti i partiti  favorevoli alla pace e contrari all'invio delle armi?
- Lo scopo di questo nuovo soggetto politico e' di contagiare tutto il sistema politico, e non solo quello italiano, ma anche quello europeo; per questo ci presentiamo alle elezioni europee. Noi nel Parlamento Europeo vogliamo criticare l'attuale linea politica dell'Europa, per portarla a ricongiungersi ai suoi ideali fondativi, che non erano quelli di partecipare o fomentare le guerre ma di unire i popoli per un altro ordine mondiale. Quindi vogliamo avere un rapporto e vogliamo dialogare con tutte le forze politiche, sia associative che di partiti, perche' tutti assumano, almeno gradualmente, questo obbiettivo politico di una pace da costruire sia nel diritto che nella politica, che nell'ordine internazionale.
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- Questo nuovo soggetto politico potra'presentarsi in futuro alle elezioni amministrative, regionali e alle politiche nazionali?
- Si tratta di una domanda prematura, perche' l'obiettivo principale e' la pace e per il momento la scadenza e' quella delle elezioni europee. Dopo queste elezioni, si dovra' discutere la misura dell'impegno politico e vedremo cosa succedera'.
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- All'assemblea, oltre lei e Michele Santoro che eravate i promotori, erano presenti molti personaggi noti, come Massimo Cacciari, Ginevra Bompiani e Luigi De Magistris. Questi si candideranno? E lei e Santoro, vi candiderete per trainare il nuovo soggetto politico, o farete solo i garanti come Beppe Grillo con il Movimento 5 Stelle?
- Si tratta di una domanda prematura. Nel mio caso specifico, vista la mia eta', la domanda e' quasi astratta, mentre per quanto riguarda Michele Santoro naturalmente non posso parlare a suo nome. La questione non e' di candidare delle persone al Parlamento Europeo, ma di attivare una forte iniziativa politica al fine di essere presenti nella campagna elettorale per cercare di contrastare le spinte guerrafondaie presenti in molte forze politiche sia italiane che europee.
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- Lei a Empoli, presentando il suo ultimo libro, ha parlato del bisogno di piu' paci citando tra gli altri i conflitti in Africa e nello Yemen ben poco raccontati dai mass media. Per ottenere queste paci tuttavia bisognerebbe disimparare l'arte della guerra come scrive nel sottotitolo del suo libro. Cosa dovrebbe fare quindi la societa' italiana ed europea per disimparare l'arte della guerra e diventare un argine contro tutti i conflitti che scoppiano nel mondo?
- L'idea che il problema non sia solo la pace nel mondo, ma le paci nel mondo, e' un'idea molto feconda, perche' fino ad oggi la pace e' stata molte volte soltanto un ideale astratto o puramente invocato, ma non veramente servito. Il problema oggi e' di cercare di uscire da tutte le crisi violente nel mondo, che non sono solo legate alla guerra e ai militari: basti pensare all'immigrazione o all'oppressione della personalita' e dell'identita' delle persone. Infatti nel nostro soggetto politico, il terzo grande bene comune, da difendere e realizzare, e' la dignita' umana e quella di tutte le creature.
Per quanto concerne invece il disimparare la guerra, il primo punto e' quello di smontare l'idea della guerra come un fatto connaturale alla stessa identita' umana, perche' si tratta di una teoria che domina la cultura mondiale da millenni. La guerra non appartiene alla natura e all'antropologia dell'umano, ma e' un artificio che si impara; infatti anche ai soldati ucraini tramite le esercitazioni e' stato insegnato come fare la guerra e come utilizzare specifiche armi. Quindi se la guerra e' un artificio che si impara si puo' anche disimparare e, visto che l'abbiamo imparata troppo bene, inventando anche le bombe nucleari, e' importante che la disimpariamo imparando invece l'arte della pace.
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- Da quando e' scoppiata la guerra in Ucraina, si e' sentito sempre piu' spesso parlare nei vari dibattiti della necessita' di creare un grande esercito dell'Unione Europea, anche se questo sarebbe in contrapposizione a un ideale di pace. Lei cosa pensa di tale questione?
- L'esercito europeo non solo non e' una priorita', ma e' un'aberrazione, perche' vuol dire concepire una comunita' politica come imperfetta se non ha un'armata e se non fa la guerra. Si tratta di un vecchio concetto del Leviatano degli Stati e della sovranita', che non e' una vera sovranita' se non arriva a disporre del diritto alla guerra. Gli Stati moderni si sono formati in questo modo, ma e' un'aberrazione pensare che l'Europa politica unita debba assumere il modello degli Stati che si combattono l'uno contro l'altro. L'idea stessa dell'Unione Europea si basa su principi ispiratori completamente diversi e quindi non deve assumere il modello dello Stato armato come modello della propria unita' e della propria funzione politica. L'opposizione alla costruzione di un esercito europeo sarebbe una delle priorita' del nostro soggetto politico. L'obiettivo e' costruire un'Europa in grado di promuovere un altro ordine del mondo basato sulla pace.

6. REPETITA IUVANT. "PRESIDENTE BIDEN, LIBERI LEONARD PELTIER DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE". UN APPELLO DIFFUSO A ROMA ED IN ALTRE CITTA' DEL LAZIO IN OCCASIONE DEL SETTANTANOVESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI LEONARD PELTIER

In occasione del settantanovesimo anniversario della nascita di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente, si sono svolte in molte citta' italiane iniziative per la sua liberazione.
A Roma ed in altre citta' del Lazio e' stato diffuso un appello al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' all'eroe perseguitato universalmente noto come "il Nelson Mandela americano".
Di seguito trascriviamo il testo dell'appello diffuso.
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Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
Lei sa che il 12 settembre 2023 Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, ha compiuto 79 anni, dei quali gli ultimi 47 trascorsi in carcere, condannato per un delitto che non ha commesso.
Lei sa che Leonard Peltier e' innocente.
Lei sa che le cosiddette "testimonianze" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che anche le cosiddette "prove" contro Leonard Peltier si sono dimostrate false.
Lei sa che lo stesso Procuratore capo dell'accusa che ottenne la condanna di Leonard Peltier ha poi riconosciuto e dichiarato che fu un errore giudiziario e Le ha scritto per chiederLe di concedere la grazia e liberare Leonard Peltier.
Lei sa che lo scorso anno una Commissione giuridica ad hoc dell'ONU ha riesaminato l'intero processo ed ha concluso che Leonard Peltier deve essere liberato.
Lei sa che milioni di persone di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: persone come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, persone come papa Francesco e il Dalai Lama.
Lei sa che innumerevoli associazioni democratiche della societa' civile di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: associazioni prestigiose come Amnesty International.
Lei sa che un gran numero di istituzioni e di rappresentanze istituzionali di tutto il mondo hanno chiesto che Leonard Peltier sia liberato: istituzioni rilevanti come il Parlamento Europeo e rappresentanti istituzionali qualificati come i Sindaci di molte grandi citta'.
Lei sa che Leonard Peltier e' anziano e gravemente malato, e che anche dal carcere, in condizioni di estrema oppressione e sofferenza, ha costantemente continuato ad impegnarsi in difesa dei popoli oppressi, in difesa dei diritti umani, in difesa della Madre Terra, con la sua parola autorevole di martire perseguitato e di uomo di profonda spiritualita', con la poesia, con la pittura, con le attivita' educative e benefiche che con l'aiuto dei suoi sostenitori ha promosso a vantaggio dei piu' bisognosi di aiuto.
Lei ha il potere di liberare Leonard Peltier attraverso lo strumento della grazia presidenziale; Lei ha il potere di restituire la liberta' a un uomo innocente che ha subito una semisecolare crudelissima persecuzione, una lunghissima ingiustissima prigionia; Lei ha il potere di metter fine a un enorme scandalo, un'enorme assurdita', un'enorme iniquita'; Lei ha il potere di far finalmente prevalere la verita', la giustizia, l'umanita' liberando Leonard Peltier. Usi la prerogativa della grazia presidenziale e liberi finalmente Leonard Peltier: l'umanita' intera attende questo momento.
Presidente Biden,
liberi Leonard Peltier da 47 anni prigioniero innocente.
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Questo il testo dell'appello diffuso a Roma ed in altre citta' del Lazio.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffonderlo ulteriormente.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona a scrivere direttamente al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier: le lettere (il cui testo puo' anche essere semplicemente "Free Leonard Peltier") possono essere inviate attraverso la pagina web dedicata del sito della Presidenza degli Stati Uniti d'America: www.whitehouse.gov/contact/

7. REPETITA IUVANT. ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ROMA

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma
e per opportuna conoscenza:
al Presidente della Repubblica
ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
alla Presidente del Consiglio dei Ministri
a tutte le ministre e i ministri, a tutti i senatori e le senatrici, a tutte le deputate e i deputati, agli ed alle europarlamentari elette ed eletti in Italia
a numerosi pubblici ufficiali cui incombe, ricevendo tale notitia criminis, di promuovere l'azione giudiziaria
ai mezzi d'informazione
a numerose persone di volonta' buona, associazioni democratiche, istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale
*
Oggetto: esposto relativo alla violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana da parte del governo italiano.
Egregi signori,
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l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana e' inequivocabile. Esso recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Il governo italiano ha violato l'articolo 11 della Costituzione in quanto:
a) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la fornitura di armi che la guerra alimentano;
b) fa partecipare l'Italia alla guerra in corso in Ucraina attraverso la propria aviazione militare che raccoglie informazioni e le invia all'esercito ucraino sul campo di battaglia (cfr. il servizio giornalistico apparso sul sito dell'autorevole agenzia giornalistica Ansa col titolo "La guerra dei top gun italiani", che fin dall'incipit esplicitamente afferma che "i nostri piloti, tra loro anche una donna, a bordo dei caccia catturano dati importanti che in poco tempo finiscono sui cellulari dei soldati ucraini sul campo di battaglia");
c) ostacola effettualmente ogni realistica ipotesi di "cessate il fuoco" ed ogni concreto impegno di pace sostenendo esplicitamente la tesi che la guerra deve concludersi non con un negoziato ma con la "vittoria" di una delle parti in conflitto (cfr. la dichiarazione della Presidente del Consiglio dei Ministri "scommettiamo sulla vittoria ucraina" riportata da numerosi mezzi d'informazione);
d) sostiene l'azione provocatrice ed eversiva della Nato che da decenni opera nell'Europa dell'est per destabilizzare gli equilibri regionali e suscitare conflitti (azione divenuta finanche esplicitamente terrorista e stragista durante la guerra di distruzione della Jugoslavia nel 1999).
*
In flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione, il governo italiano arma e quindi alimenta la guerra, partecipa alla guerra e quindi alle stragi di cui ogni guerra sempre e solo consiste, e con cio' espone altresi' anche il nostro paese a subire le conseguenze della guerra, e - last, but not least - contribuisce all'escalation verso una guerra mondiale e nucleare che puo' metter fine all'intera civilta' umana.
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Egregi signori,
con il presente esposto si richiede il piu' tempestivo intervento per far cessare l'azione incostituzionale, folle e criminale del governo italiano.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, primo agosto 2023

8. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA

Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
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E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

9. HERI DICEBAMUS. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO

Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Michel Foucault, Il coraggio della verita'. Il governo di se' e degli altri II. Corso al College de France (1984), Feltrinelli, Milano 2011, 2016, pp. 366.
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Gialli
- Wang Hongjia, Final witness, Mondadori, Milano 2023, pp. 592, euro 9,90.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4981 dell'8 ottobre 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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