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[Nonviolenza] Telegrammi. 4912
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4912
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 30 Jul 2023 14:10:16 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4912 del 31 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Luciana Castellina: Addio a Ninetta Zandegiacomi, ci ha trasmesso il sapere operaio
2. Al cospetto dell'orco
3. Giobbe Santabarbara: Una lettera al direttore
4. Una minima notizia su Leonard Peltier
5. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
6. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
7. Giulia Giaume: Carla Lonzi torna finalmente in libreria. L'intervista alla curatrice
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. LUTTI. LUCIANA CASTELLINA: ADDIO A NINETTA ZANDEGIACOMI, CI HA TRASMESSO IL SAPERE OPERAIO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 luglio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo]
E ieri se ne e' andata da questa vita la penultima vivente del primo nucleo del manifesto, quello che comincio' a esistere, sia pure informalmente, da prima che la rivista venisse alla luce: Ninetta Zandegiacomi.
Negli ultimi anni l'abbiamo vista poco, si era molto ritirata, anche per accudire il suo straordinario compagno, parecchio piu' anziano di lei, Michele Rago, uno dei piu' acuti e importanti intellettuali comunisti. Con Vittorini dette vita al Politecnico, fu uno dei primi inviati de l'Unita' a Parigi, autore di scritti preziosi su Gramsci ma anche su Sciascia, e poi molto su Sartre di cui fu stretto amico. Ninetta e Michele si conobbero nella storica sede di Piazza del Grillo gia' piuttosto maturi e ambedue reduci da altre unioni e fu un amore grandissimo, anzi lo definimmo tutti "leggendario".
Ninetta veniva da tutt'altro mondo, sebbene anche questo del Pci: giovanissima segretaria del sindacato tessile a Vicenza, nell'epoca in cui gli operai a Valdagno buttarono giu' per protesta la statua del fondatore del gruppo Marzotto, quando la bianca regione veneta divento' esempio di lotte esemplari. Proprio sui nuovi Consigli di Fabbrica Ninetta scrisse anche un libro: "Autonomia operaia. Esperienze di giornalismo operaio", pubblicato dal nostro comune editore di allora, Bertani, di Verona, che edito' anche una raccolta antologica sull'esperienza consiliare, in cui Ninetta scrisse della Montedison.
Piu' tardi, proprio su questa innovativa problematica che caratterizzo' la rossa stagione degli anni '70, Ninetta ando' a insegnare all'universita' di Lecce, come assistente del prof. Cosimo Perrotta, docente di Storia economica.
Mi e' difficile ricordare Ninetta senza parlare di sua madre Pina, fondatrice dell'Udi nel Veneto, una donna la cui carica innovativa, politica ed umana, ne fece un punto di riferimento per la mia generazione.
Prima della radiazione dal Pci - stessa data di quella di Valentino - Ninetta era stata spostata al centro, a Botteghe Oscure, alla commissione di massa (cosi' si chiamava allora quella che si occupava di lavoro sindacale), allora diretta da Giorgio Amendola, la stessa dove lavorava anche Lucio Magri. (Fra le mie carte nei files sul sindacato ho rintracciato un inserto de l'Unita' sulle le lotte del settore tessile nei primi anni '60, a cura di: Accornero, Limiti, Magri e Zandegiacomi. Furono gli anni in cui divento' aspro il disaccordo interno al Pci proprio sulle lotte operaie, venuto alla ribalta in particolare in occasione della conferenza operaia del '65, organizzata da Luciano Barca che allora dirigeva la specifica commissione operaia ed era assai vicino alle posizioni degli ingraiani.
Non c'e' dunque da meravigliarsi che Ninetta, cosi' come Eliseo Milani, allora segretario della sempre ribelle federazione di Bergamo, abbiano pagato per le loro posizioni - quelle sulla questione operaia che caratterizzarono la rottura del Manifesto che, nonostante quanto viene generalmente ricordato non furono solo relative a Praga - con la non rielezione, all'XI congresso del Pci del 1966 nel Comitato centrale del partito, dove erano stati eletti proprio perche' figure esemplari del movimento. Quelli di noi che non eravamo nel C.C. fummo allontanati, come e' noto, da Botteghe Oscure. Alcuni che invece lo erano ma furono "graziati" - Rossana, Pintor, Natoli, per esempio, finirono allontanati da cariche delicate e magari promossi nel Parlamento che allora era molto meno ambito del Partito.
Da questo mio racconto nostalgico - perche' fu duro ma anche appassionato - capirete quanto Ninetta sia stata importante nella storia del manifesto. Ho scritto perche' so che molti fra i giovani di quel periodo sanno poco, e della compagna Zandegiacomi anche meno perche' negli ultimi anni si e' allontanata dalla nostra quotidianita'. Ma l'avete rivista in tanti quando, a piazza Santi Apostoli, nell'autunno del 2020, abbiamo dato il nostro addio a Rossana Rossanda. Anche lei, sebbene gia' non proprio in salute, si uni' a Filippo Maone e a me nel prendere la parola dal palco. Gli ultimi tre "moicani". Oggi di quel pezzo di storia sono rimasta la sola. E pero' gia' dalla fine del '69 - come sapete bene - entro' una folla di sessantottini che poi, nella sostanza, hanno fatto e continuano a fare la vera e lunga storia del Manifesto.
Ninetta aveva 95 anni, uno piu' di me. Sono ancora giovane. Ma sapete cosa mi succede ora? Mi telefona ahime' quasi ogni mattina, qualche compagno per dirmi : "Mi spiace tanto doverti annunciare la morte del compagno Tal dei tali...". Poi una sosta e tutti, senza eccezione, aggiungono: "... beh, del resto aveva 80 anni...".
E a me mi tocca incassare. Auguro a tutti di poter fare altrettanto!
2. L'ORA. AL COSPETTO DELL'ORCO
La guerra si intensifica e si estende ogni giorno di piu'.
E mentre l'umanita' dovrebbe deporre ogni futile contrasto di obsolete frontiere per unirsi in un impegno comune per fronteggiare la crisi climatica che ci sta travolgendo, i governi dementi e vampiri e i loro burattinai e caudatari continuano ad alimentare guerre fratricide che sempre piu' chiaramente stanno volgendo verso una guerra mondiale e nucleare che l'intera famiglia umana divorera'.
Fermare la guerra e' la cosa piu' necessaria ed urgente.
E poiche' non saranno i governi ebbri e scellerati a porre fine al massacro, occorre che insorgano nonviolentemente i popoli a rifiutarsi di uccidere e di lasciar uccidere, ad opporsi all'ecatombe in corso.
E' l'ora dell'insurrezione nonviolenta per la salvezza dell'umanita'.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assisteree ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. INTER NOS. GIOBBE SANTABARBARA: UNA LETTERA AL DIRETTORE
Caro direttore,
da molti anni mi sono imposto di essere reticente.
Ed e' uno dei miei molti torti che non so perdonarmi.
So che dovrei dire alle persone che lottano dalla mia stessa parte quando e dove sbagliano e perche', ma il fatto e' che sbagliano quasi sempre.
Quindi rinuncio a dir loro cio' che pure occorrerebbe dirgli, e continuo a cercare di dire soltanto cio' che piu' importa: ovvero cio' che occorre fare per contrastare il maschilismo, il razzismo, il militarismo, il fascismo del capitale - ovviamente sempre piu' inascoltato.
Il movimento che in Europa occidentale si oppone alla guerra in Ucraina ha sbagliato quasi tutto.
E continua a sbagliare quasi tutto il movimento che in Europa occidentale si oppone o crede o pretende di far credere di opporsi al razzismo.
Col risultato che la violenza della guerra e del razzismo si accrescono ogni giorno, sempre piu' vittime inermi mietendo.
Ho provato piu' volte nei luoghi ove ho accesso (pressoche' solo le stazioni ferroviarie e le fermate d'autobus) a dire cio' che occorre fare, ma nessuno ascolta la voce di chi non fa parte del circo della societa' dello spettacolo e delle carriere borghesi, circo cui mi onoro di non appartenere.
Invio queste amare righe al mio buon amico che cuce e cucina questo notiziario quotidiano, decida lui se pubblicarle o meno sul suo volatile foglio di cui temo di essere l'unico lettore.
E per il piacere di leggermi in solitudine aggiungo ancora una volta:
1. il movimento delle oppresse e degli oppressi ha a disposizione un solo strumento di lotta per la sua liberazione e la salvezza dell'umanita' e dell'intero mondo vivente: questo strumento e' la nonviolenza. Chi non ha capito questo non ha capito nulla della situazione del mondo e dei compiti nostri.
2. se non si comincia a contrastare con azioni dirette nonviolente la produzione e l'invio di armi alla guerra, si continua a consentire ai governi assassini di sterminare innumerevoli esseri umani innocenti e trascinarci verso la guerra atomica che tutte e tutti ci divorera'. Chi non ha capito questo non ha capito nulla della situazione del mondo e dei compiti nostri.
3. se non si riconosce il diritto di voto a tutte le persone che realmente vivono in un territorio, indipendentemente dalla durata della loro presenza, proseguira' lo schiavismo e l'apartheid; e se non si riconosce il diritto di tutti gli esseri umani a muoversi liberamente su quest'unico mondo casa comune dell'intera umana famiglia, il fascismo e la sua criminale follia continuera' a prevalere, tutte e tutti precipitandoci nell'abisso. Chi non ha capito questo non ha capito nulla della situazione del mondo e dei compiti nostri.
Voglia gradire i piu' cordiali saluti dal suo vecchio amico e compagno di lotte comunista e libertario (e quindi necessariamente amico della nonviolenza)
Giobbe Santabarbara
4. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
5. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
*
A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
6. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
*
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
7. MAESTRE. GIULIA GIAUME: CARLA LONZI TORNA FINALMENTE IN LIBRERIA. L'INTERVISTA ALLA CURATRICE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo originariamente apparso su "Artribune"]
Dopo anni di carenza, la casa editrice La Tartaruga ripubblichera' l'intera opera di Carla Lonzi, tra le piu' importanti teoriche del femminismo italiano degli anni Settanta, se non la prima in assoluto. Ad annunciare la decisione della Tartaruga - fondata nel 1975 dalla leggendaria editrice femminista Laura Lepetit - e' la sua curatrice Claudia Durastanti, che ha anticipato la prima pubblicazione disponibile dal 5 settembre 2023: Sputiamo su Hegel e altri scritti. Parliamo di una pietra miliare della saggistica femminista, uscita per la prima volta negli anni Settanta e diventato per decenni quasi introvabile.
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L'eredita' di Carla Lonzi
Carla Lonzi (Firenze, 1931 - Milano, 1982) rappresenta e ha rappresentato per il femminismo italiano un punto di riferimento di spicco, per molti mai eguagliato. Dopo gli studi in lettere e una prima fama nel mondo dell'arte - dal cui allontanamento scaturirono gemme come il volume Autoritratto con interviste a Consagra, Fontana, Kounellis, Pascali, Twombly e altri - fondo' insieme a Carla Accardi ed Elvira Banotti il movimento Rivolta Femminile. Il manifesto del movimento, uscito nel 1970, e' considerato da molti l'inizio formale del femminismo italiano. A questo primo testo segue il rivoluzionario Sputiamo su Hegel, che interseca i temi gia' trattati a una piu' ampia lotta anti-patriarcale, che Lonzi realizza qui attaccando le lezioni dei giganti novecenteschi Hegel, Freud e Marx. "Smentire la cultura significa smentire i fatti in base al potere", scriveva, contrapponendo alla visione del "femminile passivo" teorizzato in diverso modo dai tre uomini una donna libera, autentica e dotata di una propria coscienza e un proprio volere da manifestarsi al di fuori dei ruoli imposti (quelli della moglie e della madre) attraverso una necessaria ribellione.
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La casa editrice La Tartaruga
Il legame tra la casa editrice e l'autrice e' dopotutto strettissimo. Prima di aprire la libreria "Milano Libri" in via Verdi e fondare la casa editrice La Tartaruga, Laura Lepetit (nata Maltini) aveva lavorato e militato proprio insieme a Lonzi e al gruppo di Rivolta Femminile. Con gli anni, Lepetit si era allontanata per diventare un grande nome dell'editoria milanese, ottenendo il titolo di cavaliera del lavoro "per meriti morali e professionali". La Tartaruga - rilevata dopo la scomparsa della fondatrice nel 2021 dalla Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi - ha pubblicato in tanti anni di attivita' le opere di grandissime scrittrici prima ignote in Italia come Margaret Atwood, Ivy Compton-Burnett, Nadine Gordimer, Barbara Pym, Virginia Woolf, Gertrude Stein, Grace Paley, Doris Lessing e Alice Munro, e ha riportato alla luce testi di autrici italiane come Anna Banti, Paola Masino e Gianna Manzini e scoperto esordienti come Francesca Duranti, Silvana Grasso e Silvana La Spina.
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Intervista alla curatrice Annarosa Buttarelli
La curatela del progetto - che va a sanare una grande lacuna editoriale, per anni percepita come una mancanza imperdonabile da studiose, appassionate e lettrici - e' stata affidata a un nome di primo piano del femminismo italiano, Annarosa Buttarelli, senza accompagnamenti critici di alcun tipo. Filosofa, autrice, giornalista e docente dell'Universita' di Verona, Buttarelli ha costituito insieme a un folto gruppo di professioniste la Fondazione Scuola di Alta Formazione Donne di Governo di Mantova, sua citta' d'origine, ed e' tra le fondatrici di Festivaletteratura. Le abbiamo posto qualche domanda sul nuovo progetto, e sull'importanza della lettura di Lonzi.
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- A chi e' indirizzata questa ripubblicazione: a studiose e studiosi che da tempo la attendevano, o anche un pubblico piu' ampio, che possa riscoprire il primo femminismo italiano e avvicinarvisi?
- L'opera di Carla Lonzi e' cosi' rivoluzionaria che la sua lettura si puo' considerare necessaria per chiunque abbia a cuore il "cambio di civilta'" auspicato dalle persone piu' sensibili e oneste intellettualmente. Certamente andrebbe proposta, ora che diventera' disponibile, alle giovani donne prima di tutto. Auspico che la leggano anche gli uomini, e non solo i filosofi piu' raffinati.
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- I testi di Lonzi, e Sputiamo su Hegel in particolare, sono di una impressionante attualita': la decisione di ripubblicare l'opera in questo momento deriva anche dall'attuale clima socio-politico italiano?
- Come tutti i testi destinati all'immortalita', quelli di Lonzi parleranno sempre, in tutte le epoche. Ma direi che qui in Italia Sputiamo su Hegel potrebbe essere particolarmente utile a chi si ritiene di sinistra. Vi troverebbe le indicazioni di molti errori logici ed etici che continuano a essere fatti...
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- Una scelta coraggiosa, quella di non includere accompagnamenti critici, che invoca una fiducia nella capacita' di pensiero di lettori e lettrici: questa presa di responsabilita' e comprensione e' parte integrante e necessaria del "risveglio" avanzato da Lonzi stessa?
- Certo! Sono contenta che si comprenda quanto coraggio ci vuole a far brillare i testi nella loro capacita' autonoma di accompagnare chi legge a una augurabile trasformazione di se'. Carla Lonzi e' un'autrice che insegna a entrare in rapporto diretto con gli scritti che derivano dalla trasformazione di chi li ha creati, e augura la trasformazione di chi osa leggerli senza ringhiere accademiche.
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- Se fosse possibile dare una prima scaletta del progetto, quando usciranno e quali testi interesseranno le prossime pubblicazioni?
- Il 5 settembre uscira' Sputiamo su Hegel in occasione di Festivaletteratura a Mantova, dove saranno dedicati tre incontri a Carla Lonzi. Seguiranno altre quattro opere, secondo un calendario che verra' reso noto dalla casa editrice. Le opere sono: Taci, anzi parla. Diario di una femminista; Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra; Scacco ragionato. Poesie; e Scritti sull'arte.
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Gertrude Stein, Tre esistenze, Einaudi, Torino 1940, 1975, pp. 224.
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Classici
- Madame de Sevigne', Lettres, Garnier Flammarion, Paris 1976, 1993, pp. 448.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4912 del 31 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Numero 4912 del 31 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Luciana Castellina: Addio a Ninetta Zandegiacomi, ci ha trasmesso il sapere operaio
2. Al cospetto dell'orco
3. Giobbe Santabarbara: Una lettera al direttore
4. Una minima notizia su Leonard Peltier
5. Una cosa utile per la pace: bloccare la fornitura di armi assassine, con l'azione diretta nonviolenta
6. Una proposta per le elezioni europee del 2024: una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo
7. Giulia Giaume: Carla Lonzi torna finalmente in libreria. L'intervista alla curatrice
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. LUTTI. LUCIANA CASTELLINA: ADDIO A NINETTA ZANDEGIACOMI, CI HA TRASMESSO IL SAPERE OPERAIO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 16 luglio 2023 riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo]
E ieri se ne e' andata da questa vita la penultima vivente del primo nucleo del manifesto, quello che comincio' a esistere, sia pure informalmente, da prima che la rivista venisse alla luce: Ninetta Zandegiacomi.
Negli ultimi anni l'abbiamo vista poco, si era molto ritirata, anche per accudire il suo straordinario compagno, parecchio piu' anziano di lei, Michele Rago, uno dei piu' acuti e importanti intellettuali comunisti. Con Vittorini dette vita al Politecnico, fu uno dei primi inviati de l'Unita' a Parigi, autore di scritti preziosi su Gramsci ma anche su Sciascia, e poi molto su Sartre di cui fu stretto amico. Ninetta e Michele si conobbero nella storica sede di Piazza del Grillo gia' piuttosto maturi e ambedue reduci da altre unioni e fu un amore grandissimo, anzi lo definimmo tutti "leggendario".
Ninetta veniva da tutt'altro mondo, sebbene anche questo del Pci: giovanissima segretaria del sindacato tessile a Vicenza, nell'epoca in cui gli operai a Valdagno buttarono giu' per protesta la statua del fondatore del gruppo Marzotto, quando la bianca regione veneta divento' esempio di lotte esemplari. Proprio sui nuovi Consigli di Fabbrica Ninetta scrisse anche un libro: "Autonomia operaia. Esperienze di giornalismo operaio", pubblicato dal nostro comune editore di allora, Bertani, di Verona, che edito' anche una raccolta antologica sull'esperienza consiliare, in cui Ninetta scrisse della Montedison.
Piu' tardi, proprio su questa innovativa problematica che caratterizzo' la rossa stagione degli anni '70, Ninetta ando' a insegnare all'universita' di Lecce, come assistente del prof. Cosimo Perrotta, docente di Storia economica.
Mi e' difficile ricordare Ninetta senza parlare di sua madre Pina, fondatrice dell'Udi nel Veneto, una donna la cui carica innovativa, politica ed umana, ne fece un punto di riferimento per la mia generazione.
Prima della radiazione dal Pci - stessa data di quella di Valentino - Ninetta era stata spostata al centro, a Botteghe Oscure, alla commissione di massa (cosi' si chiamava allora quella che si occupava di lavoro sindacale), allora diretta da Giorgio Amendola, la stessa dove lavorava anche Lucio Magri. (Fra le mie carte nei files sul sindacato ho rintracciato un inserto de l'Unita' sulle le lotte del settore tessile nei primi anni '60, a cura di: Accornero, Limiti, Magri e Zandegiacomi. Furono gli anni in cui divento' aspro il disaccordo interno al Pci proprio sulle lotte operaie, venuto alla ribalta in particolare in occasione della conferenza operaia del '65, organizzata da Luciano Barca che allora dirigeva la specifica commissione operaia ed era assai vicino alle posizioni degli ingraiani.
Non c'e' dunque da meravigliarsi che Ninetta, cosi' come Eliseo Milani, allora segretario della sempre ribelle federazione di Bergamo, abbiano pagato per le loro posizioni - quelle sulla questione operaia che caratterizzarono la rottura del Manifesto che, nonostante quanto viene generalmente ricordato non furono solo relative a Praga - con la non rielezione, all'XI congresso del Pci del 1966 nel Comitato centrale del partito, dove erano stati eletti proprio perche' figure esemplari del movimento. Quelli di noi che non eravamo nel C.C. fummo allontanati, come e' noto, da Botteghe Oscure. Alcuni che invece lo erano ma furono "graziati" - Rossana, Pintor, Natoli, per esempio, finirono allontanati da cariche delicate e magari promossi nel Parlamento che allora era molto meno ambito del Partito.
Da questo mio racconto nostalgico - perche' fu duro ma anche appassionato - capirete quanto Ninetta sia stata importante nella storia del manifesto. Ho scritto perche' so che molti fra i giovani di quel periodo sanno poco, e della compagna Zandegiacomi anche meno perche' negli ultimi anni si e' allontanata dalla nostra quotidianita'. Ma l'avete rivista in tanti quando, a piazza Santi Apostoli, nell'autunno del 2020, abbiamo dato il nostro addio a Rossana Rossanda. Anche lei, sebbene gia' non proprio in salute, si uni' a Filippo Maone e a me nel prendere la parola dal palco. Gli ultimi tre "moicani". Oggi di quel pezzo di storia sono rimasta la sola. E pero' gia' dalla fine del '69 - come sapete bene - entro' una folla di sessantottini che poi, nella sostanza, hanno fatto e continuano a fare la vera e lunga storia del Manifesto.
Ninetta aveva 95 anni, uno piu' di me. Sono ancora giovane. Ma sapete cosa mi succede ora? Mi telefona ahime' quasi ogni mattina, qualche compagno per dirmi : "Mi spiace tanto doverti annunciare la morte del compagno Tal dei tali...". Poi una sosta e tutti, senza eccezione, aggiungono: "... beh, del resto aveva 80 anni...".
E a me mi tocca incassare. Auguro a tutti di poter fare altrettanto!
2. L'ORA. AL COSPETTO DELL'ORCO
La guerra si intensifica e si estende ogni giorno di piu'.
E mentre l'umanita' dovrebbe deporre ogni futile contrasto di obsolete frontiere per unirsi in un impegno comune per fronteggiare la crisi climatica che ci sta travolgendo, i governi dementi e vampiri e i loro burattinai e caudatari continuano ad alimentare guerre fratricide che sempre piu' chiaramente stanno volgendo verso una guerra mondiale e nucleare che l'intera famiglia umana divorera'.
Fermare la guerra e' la cosa piu' necessaria ed urgente.
E poiche' non saranno i governi ebbri e scellerati a porre fine al massacro, occorre che insorgano nonviolentemente i popoli a rifiutarsi di uccidere e di lasciar uccidere, ad opporsi all'ecatombe in corso.
E' l'ora dell'insurrezione nonviolenta per la salvezza dell'umanita'.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assisteree ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
3. INTER NOS. GIOBBE SANTABARBARA: UNA LETTERA AL DIRETTORE
Caro direttore,
da molti anni mi sono imposto di essere reticente.
Ed e' uno dei miei molti torti che non so perdonarmi.
So che dovrei dire alle persone che lottano dalla mia stessa parte quando e dove sbagliano e perche', ma il fatto e' che sbagliano quasi sempre.
Quindi rinuncio a dir loro cio' che pure occorrerebbe dirgli, e continuo a cercare di dire soltanto cio' che piu' importa: ovvero cio' che occorre fare per contrastare il maschilismo, il razzismo, il militarismo, il fascismo del capitale - ovviamente sempre piu' inascoltato.
Il movimento che in Europa occidentale si oppone alla guerra in Ucraina ha sbagliato quasi tutto.
E continua a sbagliare quasi tutto il movimento che in Europa occidentale si oppone o crede o pretende di far credere di opporsi al razzismo.
Col risultato che la violenza della guerra e del razzismo si accrescono ogni giorno, sempre piu' vittime inermi mietendo.
Ho provato piu' volte nei luoghi ove ho accesso (pressoche' solo le stazioni ferroviarie e le fermate d'autobus) a dire cio' che occorre fare, ma nessuno ascolta la voce di chi non fa parte del circo della societa' dello spettacolo e delle carriere borghesi, circo cui mi onoro di non appartenere.
Invio queste amare righe al mio buon amico che cuce e cucina questo notiziario quotidiano, decida lui se pubblicarle o meno sul suo volatile foglio di cui temo di essere l'unico lettore.
E per il piacere di leggermi in solitudine aggiungo ancora una volta:
1. il movimento delle oppresse e degli oppressi ha a disposizione un solo strumento di lotta per la sua liberazione e la salvezza dell'umanita' e dell'intero mondo vivente: questo strumento e' la nonviolenza. Chi non ha capito questo non ha capito nulla della situazione del mondo e dei compiti nostri.
2. se non si comincia a contrastare con azioni dirette nonviolente la produzione e l'invio di armi alla guerra, si continua a consentire ai governi assassini di sterminare innumerevoli esseri umani innocenti e trascinarci verso la guerra atomica che tutte e tutti ci divorera'. Chi non ha capito questo non ha capito nulla della situazione del mondo e dei compiti nostri.
3. se non si riconosce il diritto di voto a tutte le persone che realmente vivono in un territorio, indipendentemente dalla durata della loro presenza, proseguira' lo schiavismo e l'apartheid; e se non si riconosce il diritto di tutti gli esseri umani a muoversi liberamente su quest'unico mondo casa comune dell'intera umana famiglia, il fascismo e la sua criminale follia continuera' a prevalere, tutte e tutti precipitandoci nell'abisso. Chi non ha capito questo non ha capito nulla della situazione del mondo e dei compiti nostri.
Voglia gradire i piu' cordiali saluti dal suo vecchio amico e compagno di lotte comunista e libertario (e quindi necessariamente amico della nonviolenza)
Giobbe Santabarbara
4. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
5. REPETITA IUVANT. UNA COSA UTILE PER LA PACE: BLOCCARE LA FORNITURA DI ARMI ASSASSINE, CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
Ovviamente apprezzando e sostenendo le molte iniziative gia' in corso (e soprattutto quelle che concretamente recano aiuti umanitari e soccorrono, accolgono e assistono tutte le vittime e tutte le persone che dalla guerra fuggono e alla guerra si oppongono), vorremmo aggiungere una cosa da fare che ci sembra utile piu' di ogni altra per contribuire da qui, in Italia, a far cessare le stragi in Ucraina: bloccare la fornitura di armi assassine.
E per bloccare la fornitura di armi assassine occorre bloccare con specifiche e adeguate azioni dirette nonviolente le fabbriche di armi, i depositi di armi, i trasporti di armi, i centri decisionali e le strutture tecniche che le forniture di armi assassine organizzano ed eseguono.
*
Fornire armi assassine dove e' in corso una guerra significa partecipare a quella guerra, cosa esplicitamente vietata dall'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana.
Non vi e' infatti alcun dubbio che fornire armi assassine dove una guerra e' in corso e dove quindi esse vengono usate per uccidere degli esseri umani (e tutte le armi sono usate sempre e solo per uccidere) significa partecipare alla guerra e alle stragi di cui essa consiste, e il citato articolo 11 della Costituzione e' chiarissimo e inequivocabile al riguardo, aprendosi con queste precise parole: "L'Italia ripudia la guerra".
Pertanto, un governo italiano che decide di fornire armi assassine a un paese in guerra e' ipso facto in contrasto con la Costituzione cui ha giurato fedelta', ed e' quindi un governo fuorilegge, criminale, golpista. E chiunque in Italia cooperasse all'invio di armi assassine, o l'invio di armi assassine consentisse, sarebbe parimenti criminale.
*
E' quindi diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi all'invio di armi assassine dove una guerra e' in corso.
Cosi' come e' diritto e dovere di ogni cittadino italiano opporsi a un governo golpista e a chiunque coopera alla commissione di stragi.
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Come e' possibile contrastare questo crimine?
Come e' possibile fare qualcosa di concreto per salvare le vite di coloro che la guerra - che quelle armi assassine alimentano - uccide?
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi le fabbriche, i depositi, i trasporti di armi.
E' possibile con l'azione diretta nonviolenta che blocchi i centri decisionali e le strutture tecniche che quell'invio di armi assassine organizzano ed eseguono.
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Naturalmente occorre:
a) individuare tutti i luoghi da bloccare ed organizzare adeguatamente il blocco della scellerata attivita' finalizzata all'invio di armi assassine ovvero all'uccisione di esseri umani;
b) formare adeguatamente le persone di volonta' buona disponibili a partecipare a tali azioni dirette nonviolente.
La nonviolenza infatti richiede una specifica accurata preparazione e una completa conoscenza e consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie azioni, che essendo non simboliche ma concrete espongono chi le esegue alle ovvie rappresaglie da parte dei poteri la cui azione criminale si vuole impedire.
La nonviolenza infatti, nel suo impegno per salvare tutte le vite, richiede una rigorosa coerenza tra i mezzi e i fini, una piena coscienza delle personali sofferenze cui si puo' andare incontro, una nitida disponibilita' ad accettare di subire torti e persecuzioni senza reagire, a subire violenza senza opporre violenza.
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A oltre un anno dall'inizio della guerra in Ucraina scatenata dall'invasione militare per volonta' del folle e criminale autocrate russo, e' ormai chiaro ad ogni persona che tutti i governi attivamente coinvolti nella guerra, che la guerra e le stragi hanno alimentato e tuttora alimentano e che hanno impedito fin qui ogni tregua ed ogni trattativa di pace, non intendono affatto porre fine alle stragi, non intendono affatto salvare le vite umane che ogni giorno la guerra distrugge, ma anzi cooperano alla prosecuzione, all'intensificazione e all'estensione delle uccisioni di esseri umani, ed accrescono il pericolo che la guerra si faccia mondiale e nucleare e possa distruggere l'intera umana famiglia.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per contrastare questo abominevole massacro e il pericolo dell'apocalisse atomica.
Occorre quindi che siano i popoli ad insorgere nonviolentemente per imporre ai governi la cessazione della guerra.
Hic et nunc solo l'azione diretta nonviolenta puo' concretamente contribuire a fermare le stragi e ad imporre ai governi di cessare il fuoco e avviare trattative di pace.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
6. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024: UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE E CONTRO IL RAZZISMO
Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
La politica dell'Unione Europea e' oggi caratterizzata da due orrori.
Il primo: la persecuzione dei migranti: col sostegno alle dittature che li imprigionano in condizioni disumane; con l'appalto ai poteri mafiosi in regime di monopolio della mobilita' per chi e' in fuga da guerre, dittature, fame e miseria; con la reclusione nei lager sia nei paesi di transito che in Europa; con la strage degli innocenti nel Mediterraneo; con lo schiavismo e l'apartheid in Europa. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
Il secondo: il sostegno alla prosecuzione della guerra in Ucraina che ogni giorno provoca altre stragi: con l'incessante fornitura di armi si alimenta la guerra e s'impedisce l'avvio di trattative di pace, e si contribuisce cosi' sia alla prosecuzione dello sterminio della popolazione ucraina vittima della guerra, sia all'escalation verso una guerra atomica che puo' mettere fine all'intera umanita'. Tutti i governi dei paesi dell'Unione Europea, e con essi i vertici delle istituzioni politiche europee, sono complici in questo flagrante crimine contro l'umanita'.
I vertici dell'Unione Europea si sono peraltro ormai completamente prostituiti alla Nato, l'organizzazione terrorista e stragista che per conto del governo razzista e imperialista degli Stati Uniti d'America opera, dalla fine della Guerra fredda e con sempre maggiore intensita' ed accelerazione, per destabilizzare, asservire o distruggere non solo singole parti del continente europeo ma l'Europa intera. Abolire la Nato e' palesemente l'urgenza delle urgenze per dare all'Europa un futuro di pace.
Il Parlamento Europeo potrebbe e dovrebbe operare per la pace e in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della biosfera, ma attualmente e' anch'esso complice della furia razzista e della furia bellica che si e' incistata nei governi dei paesi europei e nei vertici di tutte le istituzioni politiche europee.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
E l'Italia rischia di essere rappresentata unicamente da partiti fascisti, razzisti e bellicisti.
Esplicitamente fascista, razzista, bellicista ed ecocida e' tutta l'area governativa italiana.
Razzista si e' dimostrato il partito grillino, che durante la prima esperienza di governo ha condiviso e sostenuto la scellerata politica di brutale persecuzione dei migranti da parte del capo leghista che di quel governo era vicepresidente, ministro e magna pars.
Tragicamente bellicista e' il Pd (e quindi di fatto anche coloro che ad esso subalterni con esso si alleano e che pertanto al di la' del velame dei vaniloquenti proclami portano voti al partito della guerra in cambio di qualche scranno e prebenda).
Questa la triste e trista situazione.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Che fare, quindi?
Io credo che occorra costruire una lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo.
Nonviolenta: che cioe' faccia della scelta della nonviolenza la discriminante fondamentale. La nonviolenza essendo l'unica lotta nitida e intransigente, concreta e coerente, contro tutte le violenze e le oppressioni; la nonviolenza essendo il fondamentale strumento teorico e pratico a disposizione della lotta del movimento delle oppresse e degli oppressi per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
Per la pace: e quindi per il disarmo integrale e l'integrale smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle societa', delle culture.
Contro il razzismo: e quindi per il pieno riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, poiche' siamo una sola famiglia umana in un unico mondo vivente.
E dire lista nonviolenta per la pace e contro il razzismo significa dire una lista femminista ed ecologista, socialista e libertaria, delle classi sociali sfruttate e rapinate, delle oppresse e degli oppressi.
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Tra meno di un anno, nel giugno 2024, si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.
Se vogliamo aprire una riflessione comune e autentica, democratica e partecipata, fra tutte le persone e le esperienze disposte a riconoscersi in una prospettiva nonviolenta, femminista, ecologista, socialista e libertaria, per portare nel Parlamento Europeo la voce delle oppresse e degli oppressi e la lotta per la pace, l'affermazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera, il momento e' adesso.
Prenda la parola ogni persona ed ogni esperienza interessata.
Si promuovano ovunque possibile incontri di riflessione.
7. MAESTRE. GIULIA GIAUME: CARLA LONZI TORNA FINALMENTE IN LIBRERIA. L'INTERVISTA ALLA CURATRICE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo originariamente apparso su "Artribune"]
Dopo anni di carenza, la casa editrice La Tartaruga ripubblichera' l'intera opera di Carla Lonzi, tra le piu' importanti teoriche del femminismo italiano degli anni Settanta, se non la prima in assoluto. Ad annunciare la decisione della Tartaruga - fondata nel 1975 dalla leggendaria editrice femminista Laura Lepetit - e' la sua curatrice Claudia Durastanti, che ha anticipato la prima pubblicazione disponibile dal 5 settembre 2023: Sputiamo su Hegel e altri scritti. Parliamo di una pietra miliare della saggistica femminista, uscita per la prima volta negli anni Settanta e diventato per decenni quasi introvabile.
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L'eredita' di Carla Lonzi
Carla Lonzi (Firenze, 1931 - Milano, 1982) rappresenta e ha rappresentato per il femminismo italiano un punto di riferimento di spicco, per molti mai eguagliato. Dopo gli studi in lettere e una prima fama nel mondo dell'arte - dal cui allontanamento scaturirono gemme come il volume Autoritratto con interviste a Consagra, Fontana, Kounellis, Pascali, Twombly e altri - fondo' insieme a Carla Accardi ed Elvira Banotti il movimento Rivolta Femminile. Il manifesto del movimento, uscito nel 1970, e' considerato da molti l'inizio formale del femminismo italiano. A questo primo testo segue il rivoluzionario Sputiamo su Hegel, che interseca i temi gia' trattati a una piu' ampia lotta anti-patriarcale, che Lonzi realizza qui attaccando le lezioni dei giganti novecenteschi Hegel, Freud e Marx. "Smentire la cultura significa smentire i fatti in base al potere", scriveva, contrapponendo alla visione del "femminile passivo" teorizzato in diverso modo dai tre uomini una donna libera, autentica e dotata di una propria coscienza e un proprio volere da manifestarsi al di fuori dei ruoli imposti (quelli della moglie e della madre) attraverso una necessaria ribellione.
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La casa editrice La Tartaruga
Il legame tra la casa editrice e l'autrice e' dopotutto strettissimo. Prima di aprire la libreria "Milano Libri" in via Verdi e fondare la casa editrice La Tartaruga, Laura Lepetit (nata Maltini) aveva lavorato e militato proprio insieme a Lonzi e al gruppo di Rivolta Femminile. Con gli anni, Lepetit si era allontanata per diventare un grande nome dell'editoria milanese, ottenendo il titolo di cavaliera del lavoro "per meriti morali e professionali". La Tartaruga - rilevata dopo la scomparsa della fondatrice nel 2021 dalla Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi - ha pubblicato in tanti anni di attivita' le opere di grandissime scrittrici prima ignote in Italia come Margaret Atwood, Ivy Compton-Burnett, Nadine Gordimer, Barbara Pym, Virginia Woolf, Gertrude Stein, Grace Paley, Doris Lessing e Alice Munro, e ha riportato alla luce testi di autrici italiane come Anna Banti, Paola Masino e Gianna Manzini e scoperto esordienti come Francesca Duranti, Silvana Grasso e Silvana La Spina.
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Intervista alla curatrice Annarosa Buttarelli
La curatela del progetto - che va a sanare una grande lacuna editoriale, per anni percepita come una mancanza imperdonabile da studiose, appassionate e lettrici - e' stata affidata a un nome di primo piano del femminismo italiano, Annarosa Buttarelli, senza accompagnamenti critici di alcun tipo. Filosofa, autrice, giornalista e docente dell'Universita' di Verona, Buttarelli ha costituito insieme a un folto gruppo di professioniste la Fondazione Scuola di Alta Formazione Donne di Governo di Mantova, sua citta' d'origine, ed e' tra le fondatrici di Festivaletteratura. Le abbiamo posto qualche domanda sul nuovo progetto, e sull'importanza della lettura di Lonzi.
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- A chi e' indirizzata questa ripubblicazione: a studiose e studiosi che da tempo la attendevano, o anche un pubblico piu' ampio, che possa riscoprire il primo femminismo italiano e avvicinarvisi?
- L'opera di Carla Lonzi e' cosi' rivoluzionaria che la sua lettura si puo' considerare necessaria per chiunque abbia a cuore il "cambio di civilta'" auspicato dalle persone piu' sensibili e oneste intellettualmente. Certamente andrebbe proposta, ora che diventera' disponibile, alle giovani donne prima di tutto. Auspico che la leggano anche gli uomini, e non solo i filosofi piu' raffinati.
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- I testi di Lonzi, e Sputiamo su Hegel in particolare, sono di una impressionante attualita': la decisione di ripubblicare l'opera in questo momento deriva anche dall'attuale clima socio-politico italiano?
- Come tutti i testi destinati all'immortalita', quelli di Lonzi parleranno sempre, in tutte le epoche. Ma direi che qui in Italia Sputiamo su Hegel potrebbe essere particolarmente utile a chi si ritiene di sinistra. Vi troverebbe le indicazioni di molti errori logici ed etici che continuano a essere fatti...
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- Una scelta coraggiosa, quella di non includere accompagnamenti critici, che invoca una fiducia nella capacita' di pensiero di lettori e lettrici: questa presa di responsabilita' e comprensione e' parte integrante e necessaria del "risveglio" avanzato da Lonzi stessa?
- Certo! Sono contenta che si comprenda quanto coraggio ci vuole a far brillare i testi nella loro capacita' autonoma di accompagnare chi legge a una augurabile trasformazione di se'. Carla Lonzi e' un'autrice che insegna a entrare in rapporto diretto con gli scritti che derivano dalla trasformazione di chi li ha creati, e augura la trasformazione di chi osa leggerli senza ringhiere accademiche.
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- Se fosse possibile dare una prima scaletta del progetto, quando usciranno e quali testi interesseranno le prossime pubblicazioni?
- Il 5 settembre uscira' Sputiamo su Hegel in occasione di Festivaletteratura a Mantova, dove saranno dedicati tre incontri a Carla Lonzi. Seguiranno altre quattro opere, secondo un calendario che verra' reso noto dalla casa editrice. Le opere sono: Taci, anzi parla. Diario di una femminista; Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra; Scacco ragionato. Poesie; e Scritti sull'arte.
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Gertrude Stein, Tre esistenze, Einaudi, Torino 1940, 1975, pp. 224.
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Classici
- Madame de Sevigne', Lettres, Garnier Flammarion, Paris 1976, 1993, pp. 448.
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4912 del 31 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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