[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 198



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 198 del 17 luglio 2023

In questo numero:
1. Graziella Tron: Ricordo di Toti Rochat
2. Il programma minimo
3. I governanti deliberano
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6. Lea Melandri: La gravidanza per altri e' un'arma che parte del femminismo regala alla destra
7. Silvia Niccolai: Gpa, non confondiamo liberta' con subalternita'
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...
13. Massimo Raffaeli: Rossana Rossanda, amicizie richiamate a se' nell'esercizio dell'addio

1. LUTTI. GRAZIELLA TRON: RICORDO DI TOTI ROCHAT
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo apparso su "Riforma", n. 27, del 7 luglio 2023]

Toti Rochat, nata a Pavia nel 1937 in una famiglia protestante, e' stata una attiva e impegnata pensatrice e scrittrice. Punto di riferimento per diverse generazioni di donne e uomini. Ci ha lasciato il 27 giugno 2023.
Quando una persona cara se ne va, siamo soliti dire, giustamente, che ha lasciato un grande vuoto. Forse, per chi ha conosciuto Toti Rochat da vicino, e' piu' giusto dire che la notizia della sua malattia, del suo ricovero e della sua morte ha lasciato un grande dolore. Vuoto e dolore non sono sinonimi. Accanto al dolore di chi la piange, si sente nascere spontaneo anche il sentimento della riconoscenza, in tutti i suoi significati. Riconoscenza per averla avuta accanto per tanti anni, in tante diverse occasioni, e gratitudine per essere state sempre da lei "riconosciute e riconosciuti". Non un vuoto, dunque, ma una grande pienezza. Quando, nei primi anni '90, Toti Rochat e' tornata a vivere sul territorio della Val Pellice, ha saputo avvicinare, armonizzare e mettere in relazione, in forme differenti, molteplici realta' legate alla ricerca e alle pratiche del movimento delle donne. Ha arricchito il suo lavoro di guida presso "il barba", l'ufficio di promozione di itinerari valdesi del Centro culturale (Ccv), trasformandolo in feconde occasioni di incontro fra realta' diverse, delle quali non ha mai smesso di occuparsi.
Non si possono non ricordare, accanto al suo, anche i nomi di Donatella Sommani e di Francesca Spano. Donatella, che dal 1996 aveva accettato di dirigere il Centro, al termine della direzione del pastore Giorgio Tourn; Francesca, fino al 2007 insegnante presso l'Istituto Buniva a Pinerolo e membro del Comitato direttivo del Ccv. Fu insieme a Donatella, e con l'apporto di altre sei disposte a impegnarsi in ricerche d'archivio, che si procedette, sotto la guida di Toti, alla ristrutturazione del Museo della donna del Serre, in val d'Angrogna, gia' allestito fin dal 1990 su iniziativa della locale Unione femminile. Ne sono scaturite, avvalendosi anche di lettere, fotografie, diari, alcune biografie di donne vissute in quell'area geografica. Accomunate alle donne valdesi dalla familiarita' con il testo biblico, anche le storiche, le teologhe e predicatrici del primo femminismo statunitense e le valdesi del Medioevo e della Riforma.
Grazie alla collaborazione con Francesca e ai fecondi legami da lei stabiliti con la citta' e la sua vita pubblica, politica e culturale, nasce alla meta' degli anni '90 a Pinerolo il "Gruppo donne per la ricerca teologica", formato da cattoliche, protestanti, delle comunita' cristiane di base, oppure senza alcuna relazione con le chiese. Un luogo di incontro nel quale "pensare in presenza", sul "pensiero della differenza" e sul percorso di fede, partendo da se' e dalla propria esperienza.
Tutto questo e' stato riassunto da Toti Rochat stessa nella postfazione al libro del quale era coautrice: La Parola e le pratiche. Donne protestanti e femminismi (Claudiana, 2007), uscito quando Francesca, che a quel progetto teneva moltissimo, era gia' stata portata via da un male devastante. Uno degli ambienti, il luogo magico per eccellenza, in cui prima o poi le donne di questi diversi gruppi si sono ritrovate negli anni, nella gioia dello stare insieme di fronte alle montagne e' stata la casa di Toti de "la Rama'", nella borgata Martel di Angrogna, appartenente alla famiglia Bonnet.

2. L'ORA. IL PROGRAMMA MINIMO

Abolire la guerra gli eserciti le armi
insorgere nonviolentemente per salvare tutte le vite
condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni
oppresse e oppressi di tutti i paesi unitevi

3. L'ORA. I GOVERNANTI DELIBERANO

I governanti deliberano di far uccidere i governati
e dopo aver votato l'invio di altre armi
per far proseguire il massacro della povera gente
si applaudono da soli e dichiarano alle tivu'
che per il bene dei popoli nulla e' piu' necessario
del sacrificio dei popoli
e che tutto e' giusto se porta alla vittoria
e dopo la vittoria allora si'
che si fara' la pace buona e giusta
ma prima la tempesta e lo sterminio
perche' la patria e dio e la famiglia
lo chiedono e soltanto i traditori
preferiscono infame la vita alla morte gloriosa.

Poi si ritrovano tra loro al ristorante
si fanno l'occhiolino si danno di gomito
ammiccano e infine prorompono nelle risa
sghignazzano irrefrenabilmente
"che fortuna che siamo i governanti
mentre quei fessi dei governati
se lo meritano tutti di morire
per quanto sono fessi
e per arricchirci a noi".

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

6. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: LA GRAVIDANZA PER ALTRI E' UN'ARMA CHE PARTE DEL FEMMINISMO REGALA ALLA DESTRA
[Riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il manifesto" dell'11 luglio 2023]

Sul quotidiano L'Avvenire del 7 luglio 2023, a proposito della proposta di legge che istituisce il reato universale di utero in affitto, in base al quale la perseguibilita' verrebbe estesa all'estero, anche nei paesi dove e' legalizzata, si legge: "E' la risposta che la maggioranza ha dato ai sindaci che chiedono regole per trascrivere i figli nati da coppie omogenitoriali".
Che questa sia la ragione che sta alla base di una legge giudicata inapplicabile dai maggiori esperti di diritto penale e costituzionale - nessuno Stato firmera' per punire condotte da loro autorizzate -, ne e' prova lampante il trafiletto che chiude la lunga intervista di Antonella Mariani alle tre presidenti della Coalizione internazionale per l'abolizione della Gpa. Il riferimento e' alla critica di Pro Vita & Famiglia al sindaco di Verona, Damiano Tommasi, per la trascrizione dei figli di coppie dello stesso sesso.
"Tommasi - scrivono - apre la strada all'utero in affitto, ovvero alla mercificazione del corpo delle donne, trattate come schiave, e dei bambini considerati come prodotti da acquistare in un supermercato (...) Il sindaco vorrebbe dare priorita' ai capricci ideologici, a discapito dei veri diritti, quelli dei bambini". A seguire, la protesta di Pro Vita per il "recente ingresso di Famiglie Arcobaleno nella consulta comunale della famiglia".
Dietro le argomentazioni di facile impatto emotivo, con cui si vorrebbe iscrivere la criminalizzaziome della pratica della gravidanza per altri nella violazione di diritti umani - riduzione delle donne in schiavitu', e dei bambini in merce di acquisto - e' evidente che la finalita' prima e' la difesa della famiglia considerata "naturale", formata da un uomo e da una donna. Il fatto che nuove forme di intimita', uscite dal cono d'ombra e di condanna di una pregiudiziale atavica omofobia siano considerate "capriccio ideologico", e' la smentita piu' evidente che si possa considerare la battaglia contro la Gpa una questione di diritti.
Piu' ascolto dibattiti e piu' aumenta l'indignazione per commenti che sono un'offesa, per non dire una violenza, contro non solo il diritto dei figli/e di essere riconosciuti/e, ma anche nei confronti delle donne di decidere del loro corpo, fossero anche scelte che non ci piacciono.
Alienante o no, dono o con pagamento, la gravidanza per altri non puo' essere equiparata a una "tratta", a una "schiavitu'". E, quando ha questo carattere, e' gia' perseguita per legge, e non c'e' bisogno di ulteriori criminalizzazioni.
E infine, il femminismo e' diviso su questo? Quale femminismo? Non quello di nuova generazione, Non una di meno, che porta avanti da anni le sue posizioni. A dividersi oggi su Gpa, ma anche su prostituzione e transgender, sono per lo piu' donne femministe che hanno gia' conosciuto un'altra profonda e mai superata spaccatura: quella sul pensiero della differenza nella elaborazione che ne ha fatto a partire dai primi anni '80 la Libreria delle donne di Milano.
La mia lunga esperienza nel movimento delle donne mi fa pensare chi ci sono conflitti capaci di dar vita a mutamenti significativi e, al contrario, divergenze piu' radicali che alla lunga avvelenano gli animi. Come nei matrimoni mal riusciti, meglio separarsi e accettare di muoversi su strade diverse.
Volendo evitare arrovellamenti senza via di uscita mi limito a dire che l'"alienazione" che le donne hanno fatto e fanno del loro corpo non si combatte criminalizzandole. Non e' certo scoperta di oggi la mercificazione del corpo femminile e neppure, come sembra vedere con scandalo qualcuna, la sua istituzionalizzazione. La donna e' stata da sempre una "merce di scambio" tra uomini. La novita' da interrogare - non da criminalizzare - e' il fatto che con l'emancipazione sono le donne stesse a usare il loro corpo come "moneta di scambio". Per questo serve una pratica politica quale e' stata l'autocoscienza.
Al presente la Gpa purtroppo e' un'arma che parte del femminismo sta regalando al peggiore dei governi di destra. Impedire il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali e' un atto crudele per la loro crescita e la loro formazione. E a proposito del business a cui darebbe adito la Gpa, vorrei ricordare che le donne per bisogno di sopravvivenza hanno fatto di tutto. Non si tratta di impedirglielo, ma lottare perche' non debbano averne bisogno.
Che oggi a invocare i diritti delle donne e dei bambini, a volgere a proprio uso parole nate dalle pratiche del femminismo, come "autodeterminazione", "autonomia", sia lo stesso movimento Pro Vita che abbiamo visto manifestare con violenza davanti alle cliniche dove si praticava l'aborto, dovrebbe quanto meno suscitare qualche sospetto sul fatto che la preoccupazione principale siano la vita della donna e quella del bambino. Quante donne sono state costrette, per imposizione esterna o moralmente interiorizzata, a partorire figli che non desideravano? Siamo sicuri che a far crescere e ad educare figli siano solo genitori biologici e non adulti, di un sesso e dell'altro che li hanno desiderati e amati?
Che cosa ci autorizza a passare sopra violentemente con una legge al racconto che le donne fanno della loro scelta, o a quello di figli che crescono felicemente con copie dello stesso sesso? E anche se volessimo parlare di "schiavitu' volontaria", chi puo' illudersi che basti una proibizione per legge a scoraggiarla?

7. RIFLESSIONE. SILVIA NICCOLAI: GPA, NON CONFONDIAMO LIBERTA' CON SUBALTERNITA'
[Riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 12 luglio 2023]

Il femminismo di ogni tempo lotta contro la subalternita' delle donne, ma che cosa significa essere "subalterne"? Farsi dettare l'agenda, sia pure per reazione, dalla politica dei partiti, ecco la vera subalternita': non c'e' modo migliore di mostrare che la politica delle donne viene dopo, e sta letteralmente sotto, l'unica politica vera e che conta (per le subalterne), cioe' quella dei partiti.
Di questa subalternita' dà prova chi, come ha fatto Lea Melandri su queste colonne, accusa di dare argomenti alla destra le molte donne di ogni eta' e di ogni paese che, del tutto indipendentemente da chi e', e' stato, o sara' al governo, sono da sempre contrarie alla surrogazione di maternita'. Ma bisogna esser grate all'autorevole scrittrice perche' ha messo il dito sulla piaga, mostrando un tema di cui sarebbe davvero ora di (tornare a) discutere: quale sarebbe lo spazio di un'autonoma presa di parola femminile se dovessimo ogni volta preoccuparci di modulare questa presa di parola a seconda di chi governa? Dove starebbe la radicalita', in questi esercizi di timorata moderazione, con cui il discorso femminile scade a brutta copia di quello dominante?
Per esempio, invocare l'autocoscienza, come fa Melandri, per poi confondere la surrogazione di maternita' (o gpa, gestazione per altri) con l'esistenza di famiglie omogenitoriali, quando alla gpa ricorrono al 90% coppie etero, e per il resto non le "coppie omogenitoriali" ma, solitamente, le coppie maschili, e' fare qualcosa di molto simile al populismo. Il quale per l'appunto - a destra come a sinistra - si basa sulla confusione, sull'alzare polveroni e far di tutta l'erba un fascio. A vantaggio di chi? Certo non della Costituzione che pure, a colpi di Bella ciao, di tanto in tanto si ama invocare contro il governo "fascista".
E' in nome della Costituzione che la giurisprudenza, in un percorso complesso, tanto impegnativo quanto luminoso, ha riconosciuto che la gpa contrasta coi valori di dignita' e liberta' della persona umana (i piu' alti consessi internazionali, penso tra molti esempi a una dichiarazione del Consiglio Onu per i diritti dei bambini del 2018, la definiscono senz'altro un mercato dei bambini). Per questo non e' possibile in quei casi trascrivere in modo automatico e integrale gli atti di nascita. La trascrizione integrale e automatica e' funzionale alle esigenze dei mercanti di gpa, poiche' riduce "i costi amministrativi e processuali che impediscono la piu' efficace allocazione delle risorse nel mercato transnazionale della riproduzione" (cosi', criticamente, la privatista Valentina Calderai), non risponde al diritto del bambino allo status di figlio. Questo e' garantito naturalmente nei confronti del genitore biologico e viene realizzato col dovere dell'altro di ricorrere all'adozione in casi particolari.
Soluzione quest'ultima del tutto compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, afferma la Corte di Strasburgo, e certamente non discriminatoria per orientamento sessuale. Sta scritto a chiare lettere ovunque, nella nostra giurisprudenza (ma qualcuna la ha letta?), che il rifiuto della gpa non ha a che vedere con dubbi sull'idoneita' genitoriale degli omosessuali, ma col divieto costituzionale di disporre di altri esseri umani per soddisfare i bisogni di taluno, di qualunque natura quei bisogni siano.
Finalmente e' dunque stato riconosciuto che una cosa e' la gpa, con cui una donna si impegna a portare a termine una gravidanza per conto di terzi, e altra cosa e' la procreazione medicalmente assistita (pma), in cui la donna che si sottopone al trattamento intende diventare madre del bambino che ne nascera'; ed e' stato riconosciuto che solo la prima offende il nostro ordine pubblico costituzionale, fatto di liberta', eguaglianza, tutela delle persone vulnerabili (i bambini, in questo caso, di cui gli adulti, surrogate comprese, dispongono). Ora si tratta di fare passi avanti, e per questo serve un femminismo capace di criticare le forze politiche e di opinione se travisano questi importanti arresti giurisprudenziali facendone mazze di una politica difensiva della famiglia tradizionale, come mi pare sia accaduto, e soprattutto capace di essere propositivo e di sviluppare temi e urgenze in maniera autonoma e non reattiva, capace cioe' di guidare le forze politiche (di destra e di sinistra), anziche' di limitarsi a rincorrerle.
In particolare, a me sembra che, con le cose messe in chiaro sulla gpa, ora siamo a un passo dal riconoscere l'evidenza: tutte le famiglie sono generate da una donna, ed e' questa la "essenziale funzione familiare della donna" di cui parla la Costituzione, con un vasto guadagno per tutte (non sta forse qui il vero superamento della "famiglia tradizionale"?), ma anche con l'apertura di questioni molto delicate che andrebbero discusse con la piu' autentica liberta', cioe' autonomia. Per esempio, riformare la legge 40 per autorizzare anche in Italia la pma alle coppie di donne o alle donne singole puo' chiamare in causa i danni alla salute legati alle tecniche piu' invasive di eterologa, che allarmano molte, e in specie le ecofemministe.
Parliamone, litighiamo, ma per favore non mettiamoci da sole il bavaglio (questo non si dice perche' somiglia a quel che dice la Meloni...). E' tempo di pensiero. Certo, ci si puo' sempre accontentare di confondere liberta' con trasgressione, sposando un ribellismo reattivo che ci configge nella nostra subalternita' (mi avete voluto madre, ora guardate un po' io ci sputo sopra e faccio business del mio pancione). Sarebbe pero' onesto dire, almeno, che proprio sulla confusione tra mero ribellismo e ricerca di liberta' corre, da sempre, la "spaccatura" del femminismo moderato e subalterno con quello radicale, il vituperato femminismo della differenza che Melandri dipinge come vecchio e superato, datandolo agli anni Ottanta. Potrebbe ben dire i Settanta, se per questo, quando alcune, per contrapporsi al patriarcato, non trovarono di meglio che chiedere il diritto di abortire a nove mesi e le radicali fecero notare che non si fa politica con richieste irreali come il diritto all'infanticidio. Oggi, per sentirsi libere, si reclama il diritto di vendere o regalare i bambini. Chi mette vino vecchio in otri nuovi?

8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

11. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

13. LIBRI. MASSIMO RAFFAELI: ROSSANA ROSSANDA, AMICIZIE RICHIAMATE A SE' NELL'ESERCIZIO DELL'ADDIO
[Riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 25 giugno 2023 col titolo "Rossana Rossanda, amicizie richiamate a se' nell'esercizio dell'addio" e il sommario "Novecento italiano. Recuperando ruolo e funzione del testimone, Rossana Rossanda scrive cinquantadue ritratti, fra il giugno del 1971, in morte di Gyorgy Lukacs, e il dicembre del 2011 per la scomparsa di Christa Wolf, sua diretta interlocutrice: Volti di un secolo, a cura di Franco Moretti, da Einaudi"]

Come guardarsi in uno specchio e trovarlo ogni volta disertato, vuoto: non del proprio volto ma di quello di altri, che nel tempo lo hanno avvicinato e, di riflesso, illuminato: viene da un senso primordiale della politicita' della vita, dalla drammatica cognizione della parzialita' di ogni principium individuationis, l'arte ritrattistica di cui Rossana Rossanda fu maestra e a cui si attaglia alla maniera di un emblema il verso di un poeta, Eugenio Montale, secondo cui occorrono troppe vite per farne una.
Non che Volti di un secolo Il Novecento in 52 ritratti (Einaudi, "Gli struzzi", pp. 242, euro 18) dia l'immagine di una ricomposizione o, meno che mai, di un irenico bilancio di se' e del proprio percorso; al contrario, mostra i segnavia di un tracciato umano e politico (i due termini sono per Rossanda, alla lettera, inscindibili) che non dissimula smarrimenti, infrazioni, traumi veri e propri: Franco Moretti, che firma la curatela del volume e la nitida introduzione, individua l'intento di Rossanda nella necessita' di "capire, spiegare, non infierire, non dimenticare" laddove scrivere equivale a ritrovare le persone perdute. Lo testimonia appieno la selezione di questi ritratti, comparsi sul "manifesto" fra il giugno del 1971, in morte di Gyorgy Lukacs, filosofo di un bolscevismo ereditario della grande cultura borghese, e il dicembre del 2011 per la scomparsa di una diretta interlocutrice, Christa Wolf, nel cui lascito rimane una duplice e drammatica interrogativa sulla condizione femminile nelle societa' del cosiddetto socialismo reale, divenute dopo il 1989, di mercato.
Si tratta per lo piu' di necrologi che tuttavia, per la capacita' di dedurne sempre un tratto condiviso e percio' autobiografico, si traducono in commemorazioni. Alle grandi figure politiche (Salvador Allende, Mao Zedong oppure, tra Pci e Psi, Umberto Terracini, Riccardo Lombardi, Enrico Berlinguer, Giorgio Amendola, Camilla Ravera), ai suoi personali compagni di via (su tutti l'indimenticabile Luigi Pintor, deuteragonista di una vita), agli amici, ai volti di militanti, sindacalisti e giornalisti (Eugenia Chiostergi, Carla Casalini, Mauro Rostagno, Bruno Trentin, Aldo Natoli) si affiancano ritratti di filosofi, di scrittori e di artisti che Rossanda senti' sempre iscritti nel vivo della vicenda del movimento operaio, come se la storia del comunismo fosse per tutti decisiva, dirimente alla pari di un test secolare: e' il caso, per esempio, di Picasso (in clausola definito "troppo grande e troppo utile al Partito comunista francese") di Pier Paolo Pasolini, Franco Fortini, Renato Guttuso (che "non concesse mai nulla del credo artistico che aveva scelto"), del musicista Luigi Nono di cui fu amica e grande estimatrice fin dal dopoguerra e, infine, di Herbert Marcuse che rammenta con istintiva simpatia riconoscendogli di avere sommato "alla lezione dei suoi maestri tedeschi e alla denuncia degli amici americani una carica utopica che essi non avevano". Un vertice e' rappresentato dai due necrologi a distanza di Jean-Paul Sartre (1980) e di Simone de Beauvoir (1986), una personale cerimonia degli addii dove il ricordo di un'amicizia che fu intima e di continuo rinsaldata tra Roma e Parigi si intride al sentimento del tempo che ne colora retrospettivamente i nessi e i problemi d'ordine intellettuale e politico: di Sartre dice Rossanda che scriveva vivendo, "una mente che afferrava il mondo e vi si dibatteva", mentre di de Beauvoir osserva che per effetto speculare "aveva vissuto sempre in un flusso, quello della storia che tutti ci trascina".
E' difficile stabilire una preferenza perche' tale e' l'intensita', la bellezza di questi ritratti che si vorrebbe leggere anche quelli esclusi dalla selezione - basterebbero i nomi di Palmiro Togliatti, Ingmar Bergman, Louis Althusser - ma comunque segnalati da Doriana Ricci che, con abnegazione, si occupa delle carte di Rossanda. La cui scrittura e' sobria, netta, i periodi ampi e ricchi di inversioni come e' norma per chi ragiona in termini dialettici mentre la tinta del dettato converge su un ideale biancoenero, il colore del ricordo. L'arte di Rossanda splende nei flash e nel conio degli aforismi critici per cui, ad esempio, la scrittura di Natalia Ginzburg e' "decisa e breve, non so se piu' pietosa o severa", l'assillo marxista di Fortini e' di uno che "con i comunisti non poteva stare ma neanche senza di loro", la caratteristica di Giorgio Amendola nel suo essere "fazioso e uno di fazione dentro un partito rigidamente centralizzato", infine il volto di Maurizio Flores (critico militante, una ragazzo troppo presto perduto) specchio di "una societa' in lotta che era gia' un'altra vita". Rossanda ne' si intromette ne' dissimula la propria presenza ma ne recupera ruolo e funzione nel beneficio del testimoniare: lo si vede, per esempio, nel lungo articolo in morte di Louis Aragon (1982) che vale un'autobiografia allegorica e le da' l'occasione di tornare all'incontro di venti anni prima, da inviata del Pci, con il maggiore poeta lirico di Francia nonche' aedo ufficiale del Partito piu' rigorosamente stalinista di tutta l'Internazionale. Avvenne in rue de Varenne, nella magione avita di Aragon, messinscena regale e confacente a un individuo che unisce il genio puro della poesia al greve dogmatismo dell'"Humanite'" e parla senza occhi per quella straniera, come un disco preregistrato. Rossana Rossanda ammutolisce, si sente via via rimpicciolire, poi si alza e pian piano retrocede fino alla porta e alla tromba delle scale, senza poter sottrarsi a quello sguardo azzurro e vitreo, a quella parola melodiosa e implacabile che non ammette dubbi o tanto meno repliche, fino a ritrovarsi all'aperto: soltanto li' puo' respirare e andarsene per la sua strada, finalmente sua.
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Scheda: la letteratura e la vita per unire in sodalizio la narrativa e la saggistica
Uno strumento utile per avvicinare la fisionomia umana e politico-intellettuale di Rossana Rossanda e' approntato dalla germanista Maria Fancelli, Rossana Rossanda Il diciassettesimo tasto (Edizioni Clichy, "Sorbonne", pp. 125, euro 7,90) e scandito tra la cronologia (alla cui base c'e' l'autobiografia intitolata La ragazza del secolo scorso, Einaudi 2005) e la bibliografia ragionata, non escluso un breve inserto di fotografie. In particolare Fancelli, oltre a fornire la lista dei volumi firmati da Rossanda (una ventina di titoli dall'iniziatico e purtroppo introvabile L'anno degli studenti, edito da De Donato in pieno 1968), valorizza due aspetti che nel senso comune sono nascosti dall'immagine della dirigente del PCI e della fondatrice del "manifesto", cioe' la formazione accademica di storica dell'arte e l'attivita' di traduttrice dal tedesco, una lingua che Rossanda conosceva essendo quella che parlavano in casa suo padre e sua madre. Fancelli sottolinea l'importanza degli studi all'Universita' di Milano, fra guerra e immediato dopoguerra, alla scuola di Matteo Marangoni (teorico del cosiddetto "purovisibilismo") e specialmente di Antonio Banfi, figura decisiva per la scelta di entrare nella Resistenza, maestro di marxismo inteso quale umanesimo critico le cui lezioni, scrivera' la sua allieva, "erano un'avventura favolosa, una sorta di navigazione tra i marosi cui ci gettava, stolidi e incolti, a diventare grandi senza salvagente"; dall'altro la passione letteraria che induce Rossanda prima a tradurre per Banfi gli Aforismi sull'arte  di Konrad Fiedler poi, dagli anni Novanta, a doppiare alcune opere dell'amatissimo von Kleist (La Marchesa di O..., Il principe di Homburg, Pentesilea) e la bellissima autobiografia del suo compagno e marito, K. S. Karol, Solik. Peripezie di un giovane polacco nella Russia in guerra (Feltrinelli 1985). Di una antica attenzione alla letteratura e' peraltro ulteriore testimonianza l'uscita di una bella e corposa antologia, Aperte lettere. Saggi critici e scritti giornalistici (a cura di Francesco de Cristofaro, nottetempo, pp. 288, euro 19), che annovera, fra i molti altri, contributi su Stendhal, Dostoevskij, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e una intera sezione su colui che di Rossanda fu tanto un interlocutore quanto uno scomodo compagno di via, Franco Fortini. Ma basterebbe menzionare, quale esempio esaustivo, la limpida introduzione a un malnoto e tuttavia stupendo racconto di Thomas Mann, L'inganno (un testo terminale, del '53, proposto da Marsilio nel '92), laddove Rossanda da' pieno consenso a un'arte che di continuo interroghi se' stessa e proponga una combinazione in cui narrativa e saggistica si diano infine come una cosa sola.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 198 del 17 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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