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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 196
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 196
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 15 Jul 2023 05:36:40 +0200
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 196 del 15 luglio 2023
In questo numero:
1. Occorre bloccare con l'azione diretta nonviolenta la produzione e l'invio delle armi che alimentano tutte le guerre e le dittature
2. Isabella Bresci: Un ritratto di Bertha von Suttner
3. Giancarla Codrignani: Bertha von Suttner
4. Annapaola Laldi: Bertha von Suttner
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Tre tesi
11. Ripetiamo ancora una volta...
1. L'ORA. OCCORRE BLOCCARE CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA LA PRODUZIONE E L'INVIO DELLE ARMI CHE ALIMENTANO TUTTE LE GUERRE E LE DITTATURE
Le armi uccidono gli esseri umani.
Le armi distruggono il mondo vivente.
Solo abolendo le armi si abolisce la guerra.
Solo abolendo le armi si salva l'umanita'.
Occorre bloccare con l'azione diretta nonviolenta la produzione e l'invio delle armi che alimentano tutte le guerre e le dittature.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e il mondo vivente dala catastrofe in corso.
2. REPETITA IUVANT. ISABELLA BRESCI: UN RITRATTO DI BERTHA VON SUTTNER
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino (http://serenoregis.org) riproponiamo il seguente articolo li' pubblicato il 9 giugno 2014]
A volte il destino e' clemente, come nel caso di Bertha von Suttner che dopo una vita passata a promuovere la causa della pace tra le nazioni, mori' il 21 giugno 1914, cioe' una settimana prima del fatale attentato di Sarajevo che diede inizio alla prima guerra mondiale. Fu una pioniera del movimento per la pace che ebbe origine verso la fine dell'Ottocento e fu la prima donna a ricevere il premio Nobel per la Pace nel 1905; se vi recate in Austria troverete il suo volto raffigurato sulla moneta da due euro.
In Italia pochi la conoscono, purtroppo, ma quest'anno si celebrano i cento anni dall'inizio della prima guerra mondiale e la sua figura riemerge da quel passato che non e' poi cosi' lontano. Era di famiglia aristocratica, infatti il suo nome completo e' Bertha Sophia Felicita dei conti Kinsky von Chinic und Tettau, pero' lei sentiva di non appartenere a quel mondo e infatti col tempo se ne allontano' per vivere del suo lavoro come istitutrice e segretaria. La vita degli anni della giovinezza le permise in seguito di descrivere efficacemente quell'ambiente conservatore dove la carriera militare e la gloria delle medaglie era la massima aspirazione e un modo di avanzare nella scala sociale.
Bertha von Suttner fu una scrittrice prolifica ma il vero successo arrivo' solo con il romanzo Abbasso le armi!, uno straordinario documento storico attraverso il quale riusci' a diffondere efficacemente le idee pacifiste che le stavano a cuore. Il libro all'inizio trovo' le solite resistenze alla pubblicazione da parte degli editori a causa delle idee rivoluzionarie che veicolava ma infine venne pubblicato a Dresda nel 1889, quando l'autrice aveva quarantasei anni, e in seguito venne tradotto in circa venti lingue. La sua intuizione che un romanzo avvincente sarebbe stato sicuramente piu' efficace di un trattato per divulgare le sue idee, si rivelo' corretta. Leggendo si e' indotti a pensare che la protagonista Martha sia in realta' l'autrice, tanto la narrazione e' intensa e realistica. Con un abile artificio narrativo scavalca i dubbi di proselitismo: "Non hai qualche timore? Si nota la tua intenzione e questo puo' irritare - fa dire al figlio della protagonista verso la fine del romanzo - Cio' puo' valere soltanto quando si intuisce che l'autore crede di poter tenere nascosta la sua intenzione con furbizia. Ma la mia e' li', chiara come la luce del sole; e' gia' resa nota dalle tre parole del titolo".
Questo successo si spiega per vari motivi: prima di tutto il grande talento narrativo, la capacita' di descrivere i caratteri e i sentimenti umani con notevole approfondimento psicologico unita alla conoscenza dettagliata della situazione politica. Le novita' rappresentate dal romanzo erano innanzitutto il racconto della guerra dalla prospettiva di una donna e le descrizioni incredibilmente realistiche delle spaventose battaglie che nessuno aveva mai fatto. Il tema della pace, rivoluzionario per quell'epoca, riusci' a scuotere molte coscienze; il grande Tolstoj scrisse: "La pubblicazione del vostro libro e' per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all'abolizione della schiavitu'. Dio faccia si' che il vostro libro serva allo stesso scopo per l'abolizione della guerra".
Il libro usci' in concomitanza con alcuni importanti eventi e questo favori' l'attenzione del pubblico verso di esso: l'Esposizione internazionale a Parigi, le celebrazioni per il centenario della Rivoluzione Francese, ma soprattutto il Congresso Universale della Pace che diede modo di incontrarsi a tutti gli attivisti per la pace del mondo e ai parlamentari che costituirono l'Unione Interparlamentare. Il romanzo venne anche pubblicato a puntate sul giornale "Vorwarts" ("Avanti"), la von Suttner infatti simpatizzava per i socialisti perche' il pacifismo era un punto importante del loro programma ma non aderi' mai ad alcun partito politico perche' la Lega per la Pace aveva come unico obiettivo la pace internazionale e Bertha era sicura che questa avrebbe alleviato la poverta' e la tensione sociale, era infatti fermamente convinta che prima fosse indispensabile il disarmo e che le condizioni sociali sarebbero migliorate di conseguenza.
Il racconto non manca ogni tanto di punte di ironia e di sarcasmo, specialmente quando parla delle contraddizioni insite nei discorsi religiosi relativi alla protezione degli eserciti in guerra: "Non rimane che invocare la benedizione del cielo sui combattenti. Poiche' questo e' certo: al buon Dio deve interessare molto che il protocollo dell'8 maggio sia mantenuto e che la legge del 13 gennaio sia annullata. Egli deve guidare le cose in modo da fare si' che muoiano tanti uomini e brucino tanti villaggi quanti ne occorrono perche' il ramo dei Gluckstadt o quello degli Augustenburg regni sopra questa piccola particella del globo terrestre".
Abbasso le armi! e' un libro poco conosciuto in Italia; viene tradotto e pubblicato la prima volta nel 1897 dalla famosa Fratelli Treves Editori, e nel 1996 viene ripreso dal Centro Stampa Cavallermaggiore. Quest'anno, nell'anniversario della prima guerra mondiale, e' stato ristampato e spero vivamente che venga riscoperto perche' oltre ad essere una lettura avvincente, ci rende consapevoli di come fosse terribile la guerra anche prima del Novecento: scontri tra eserciti fatti di feroci combattimenti sui campi di battaglia dove i feriti venivano abbandonati agonizzanti per giorni perche' il servizio infermieristico era assolutamente inadeguato. Viene riportato che il Ministro francese delle Finanze Dunajewski nel 1890 disse: "Signori, prendetevi alcune ore di tempo per leggere Die Waffen nieder! Vergogna a tutti quelli che, avendolo letto, si sentono ancora in grado di muovere guerra".
Il romanzo e' basato su approfondite ricerche di materiali e resoconti sulle atrocita' della guerra, incontri avuti con generali, studio di cifre e bilanci dell'esercito e della Croce Rossa allora appena istituita. Questa ebbe un inizio travagliato per l'opposizione di molti e la von Suttner ne apprese i dettagli. Avvio' quindi una corrispondenza col fondatore, lo svizzero Henri Dunant, che grazie alla sua influenza personale su Alfred Nobel, nel 1901 ottenne il Premio Nobel per la Pace.
Queste sue parole rendono bene l'idea del suo pensiero in proposito: "La cosa piu' stupefacente, a me sembra, e' che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose simili non cadano in ginocchio prestando il giuramento piu' appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada e, se invece non hanno potere, non consacrino almeno la loro attivita' di parola, di penna, di pensiero, d'insegnamento e di azione ad uno scopo: abbasso le armi!".
Come donna occupava una posizione privilegiata. Era accettata in un mondo di uomini, partecipava come gli uomini a molti eventi ufficiali, come la Conferenza de L'Aja, ove aveva lo status speciale di giornalista acquisito fondando la rivista "Die Waffen nieder!" (Abbasso le armi!) avente come scopo di appoggiare l'Unione Interparlamentare e i Congressi Universali della Pace. L'aver iniziato la sua carriera di pacifista al Campidoglio di Roma, prima donna ad aver tenuto un discorso, le conferi' probabilmente grande coraggio e fiducia. Da quel momento divento' uno dei conferenzieri piu' famosi del suo tempo, riconosciuta come scrittrice di livello e leader pacifista. Ispirava rispetto e nessuno rimaneva indifferente perche' aveva l'autorevolezza di chi lavora instancabilmente per un alto ideale. La stampa maschilista dell'epoca la deride con vignette satiriche ma lei non se ne cura e continua a dire: "le donne non staranno zitte. Scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la societa' e loro stesse" e dopo il suo discorso in Campidoglio l'ironia maschile si tramuto' in ammirazione. Non aderi' direttamente al movimento femminista ma lo segui' con interesse incoraggiandolo sempre.
E' da poco stato tradotto e pubblicato da Moretti & Vitali il volume Alfred Nobel, Bertha von Suttner - Un'amicizia disvelata, il carteggio tra i due dal 1883 al 1896 che ci permette di comprendere le circostanze e seguire i passi che avrebbero portato all'istituzione del premio Nobel per la pace. Bertha von Suttner ebbe frequenti contatti con Alfred Nobel, ma allo stesso tempo prese le distanze dalle sue teorie secondo le quali la pace doveva essere "armata". Nella complessa personalita' di Alfred Nobel convivevano il chimico e il poeta, l'inventore della dinamite e il pacifista, il misantropo e l'amico fedele della von Suttner. La pace armata di Nobel implicava un potenziale di distruzione bellica che, se portava all'eliminazione degli eserciti, metteva pero' in pericolo tutta l'umanita' e comportava uno spreco di risorse e di energie che si potevano utilizzare altrimenti. I quarantacinque anni di Guerra Fredda hanno tristemente dato ragione alla nostra autrice... La soluzione ipotizzata dalla von Suttner consisteva invece nel disarmo totale di tutte le nazioni e nell'istituzione di una "Corte d'Arbitrato" che risolvesse i conflitti internazionali facendo ricorso al diritto e non alla violenza; vi e' stato un tentativo di realizzare questo con l'istituzione dell'Onu ma come e' ormai evidente esso e' miseramente fallito.
Curiosamente, uno dei pericoli per la pace, per la von Suttner consisteva nell'americanizzazione globale: "un fenomeno ravvisato da alcuni dei nostri contemporanei piu' perspicaci. Qual e' la necessita' per gli uni di essere assorbiti dagli altri? Non e' meglio che le culture si compenetrino l'un l'altra e che si viva insieme dopo aver realizzato l'unita' al maggior livello possibile? Questo e' lo scopo della societa' umana che lavora per il progresso". Fino alla fine continuo' a viaggiare per diffondere la sua missione di pace, a scrivere e a tenere conferenze, anzi, col passare degli anni il suo impegno aumento'. Aveva compreso che era necessario convincere le classi dominanti a schierarsi per la pace, e sapeva che era necessario rivolgersi ai politici, quindi cerco' di farsi ascoltare servendosi della sua influenza. Incontro' molti dei leader del suo tempo e per questo viaggio' moltissimo in Europa e negli Stati Uniti e molti compresero il suo messaggio. I risultati che ottenne, pero', purtroppo non furono sufficienti ad arrestare il nazionalismo estremo e l'aggressivita' delle politiche imperialiste che stavano aumentando in quel periodo e che sfociarono infine nella prima guerra mondiale. Forse per un presentimento, nell'ultimo periodo si sentiva piu' sfiduciata e pessimista perche' non sentiva coinvolgimento da parte dei giovani e la situazione internazionale non sembrava migliorare.
Come si diceva all'inizio il destino le risparmio' di assistere all'ecatombe della prima guerra mondiale che vedra' l'utilizzo di molte armi nuove come la mitragliatrice, i gas, i carri armati e gli aerei e dove ci furono circa dieci milioni di morti tra i militari, circa sette tra i civili in seguito ad azioni militari e carestie, e ventuno milioni di feriti. Dopo questa carneficina i suoi libri, i suoi appelli e il ricordo dei suoi sforzi caddero nell'oblio per lungo tempo come spazzati via dall'immane tragedia.
Il suo importante messaggio pero' era come un piccolo seme destinato a germogliare molto tempo dopo, come spesso accade nella storia dell'umanita'; i tanti movimenti internazionali lo testimoniano anche se purtroppo la guerra non solo esiste ma e' diventata come si usa dire "diffusa", cioe' globale, senza piu' un nemico facilmente individuabile perche' messa in atto per accaparrarsi le risorse del pianeta e spesso portata avanti da bande di mercenari assoldati dalle varie potenze.
"Ogni guerra, qualunque sia il suo esito, contiene sempre il germe di una guerra successiva. Ed e' piu' che naturale. Un atto di prepotenza offende sempre qualche diritto. L'offeso fa valere presto o tardi le sue ragioni e allora il nuovo conflitto viene risolto da una nuova prepotenza, gravida di ingiustizie, e cosi' di seguito senza fine".
Cosa direbbe oggi, a noi contemporanei, Bertha von Suttner? Molto probabilmente ci spronerebbe dicendo: "Non arrendetevi mai e lavorate per diffondere e realizzare l'ideale della Pace".
Il suo messaggio e' piu' attuale che mai.
3. REPETITA IUVANT. GIANCARLA CODRIGNANI. BERTHA VON SUTTNER
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it riproponiamo]
Bertha von Suttner (1843 - 1914).
Nel 1905 il premio Nobel per la pace fu assegnato ad una donna, la cui memoria oggi e' scarsamente onorata, anche se in Austria circola una moneta da due euro con la sua immagine. Vale certamente la pena di conoscere meglio Bertha Sophia Felicita dei conti Kinsky von Chinic und Tettau che, dopo un'educazione conforme ai sacri principi dell'aristocrazia asburgica, a causa delle mutate condizioni familiari, decise di rendersi indipendente impiegandosi come istitutrice e segretaria. Dopo aver sposato il barone von Suttner - scelta tempestosa per opposizione della famiglia di lui, che costrinse inizialmente la coppia a vita precaria - si dedico' prevalentemente all'azione e alla scrittura.
Erano i tempi in cui a Londra Hodgson Pratt aveva fondato la International Arbitration and Peace Association per la soluzione diplomatica dei conflitti, e ovunque in Europa si formavano movimenti e associazioni pacifiste, alimentati dalle denunce dei rapporti pubblicati da Henry Dunant sulle sanguinose stragi della guerra di Crimea. Dopo alcuni romanzi minori Bertha, pienamente coinvolta nell'impegno contro le guerre, nel 1889 pubblico' Das Maschinenzeitalter (L'epoca delle macchine) in cui criticava il nazionalismo e la produzione bellica, e, nello stesso anno, Die Waffen nieder (Abbasso le armi), vibrante condanna di ogni guerra che, per lo scalpore suscitato fra i benpensanti e il coinvolgimento della societa' pensosa del futuro, fu subito tradotta in molte lingue. Tolstoi disse: "La pubblicazione del vostro libro e' per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all'abolizione della schiavitu'. Dio faccia si' che il vostro libro serva allo stesso scopo per l'abolizione della guerra". Auspicio rinviato sine die...
Ignoriamo, peraltro, a causa delle lacune della storiografia europea, l'importanza che ebbe fra Otto e Novecento il movimento pacifista e il rispetto in cui furono tenuti gli appelli che i leader delle grandi manifestazioni e dei congressi inviavano, in nome della pace, ai sovrani europei. C'era, infatti, nel pacifismo del tempo, una forte tensione utopistica, ma anche un acceso sostegno alla sua traduzione in termini di costruzioni democratiche e giuridiche: a questa scuola di pensiero appartenne sempre la storia di Bertha.
Tuttavia anche i tentativi piu' ragionevoli furono sconfitti dal potere determinante delle tradizionali strutture militari, dei ministeri della guerra e degli interessi ritenuti non negoziabili per l'onore nazionale. Resta ancor piu' occultata l'importanza che ebbe la presenza delle donne a difesa di una pace che non si riusci' - ne' allora ne' oggi - a far diventare diritto. Le donne, infatti, erano le piu' sensibili alla causa pacifista e Bertha, che ben ne comprendeva la forza potenziale, solidarizzo' con le iniziative a favore dei loro diritti.
L'establishment, che non voleva cogliere il segno di morte che viene dalle sfide militari, contestava il pacifismo degli "inetti" e dei "traditori"; altrettanto ovviamente, irrideva la presenza delle donne avverse al sistema militare, accusate di non poter capire il bene della patria. Bertha, definita dalla stampa maschilista dell'epoca "la strega della pace" e immortalata in atroci vignette satiriche, si impegno' senza risparmio: "le donne non staranno zitte. Noi scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la societa' e loro stesse". Occorre ricordare che fu lei la donna che per prima prese la parola in Campidoglio, nel lontanissimo 1891, in occasione della terzo Congresso mondiale per la pace che si teneva per l'appunto a Roma: la costruttivita' del suo intervento indusse al rispetto ogni ironia maschile.
Dopo la pubblicazione di Abbasso le armi e la ripresa di contatti con Alfred Nobel, di cui era stata per un breve periodo segretaria, fondo' la Societa' Pacifista Austriaca, di cui rimase presidente a vita, per coordinare iniziative che dessero alla societa' del suo paese il senso di una politica alternativa ai principi della potenza e della belligeranza. Intanto Arthur von Suttner, l'amato marito con cui condivideva vita e passioni, istituiva l'Associazione per il rifiuto dell'antisemitismo. Bertha, divenuta in qualche modo l'ambasciatrice permanente del movimento pacifista in Europa, collaboro' alla formazione di altre Societa' pacifiste, da quella nazionale tedesca a quella locale di Venezia.
Si impegno' poi - e seguira' i lavori come inviata della "Neue Freie Presse" - nell'organizzazione della Conferenza dell'Aia del 1899, voluta dallo zar, in cui i governi europei si impegnavano a porre le basi per quella Corte permanente di arbitrato che cerchera' di propagandare e sostenere anche all'estero. Nel 1902 mori' Arthur, ma il lutto non allento' la sua tensione morale. Nel 1904 partecipo' al Congresso mondiale per la pace di Boston e, ricevuta anche dal presidente Theodore Roosevelt, compi' un ampio giro di conferenze negli Stati Uniti.
Un cosi' grande impegno fu coronato nel 1905 dall'attribuzione del premio Nobel per la Pace. La situazione in Europa era sempre piu' complessa e la baronessa da un lato seguiva le questioni continentali cercando la via delle intese fra paesi potenzialmente rivali (contribui', per esempio, alla creazione del Comitato di fratellanza anglo-tedesco), dall'altro percepiva - e denunciava - l'aggravarsi delle tensioni internazionali a causa dei paesi con cui si erano stabilite importanti relazioni commerciali e che, come la Cina, erano sostanzialmente militaristi; conseguentemente enfatizzava il pericolo dell'avanzamento tecnologico nella produzione bellica e, in particolare, le ricadute produttive sull'aeronautica destinate ad essere particolarmente pericolose. Sferzo' nel 1912 con dure critiche l'Italia per la conquista della Libia. Partecipo' (1907) ad una nuova Conferenza per la pace dell'Aia, promossa, su suo suggerimento, dal presidente degli Stati Uniti, e vide finalmente istituita la Corte permanente di arbitrato.
Ma Bertha sentiva il pericolo di una guerra che contagiava il mondo: nel 1912 usci' la sua lucida analisi critica L'imbarbarimento dell'aria e si impegno' perfino a sostenere appassionatamente la necessita' dell'unione europea come unico rimedio a salvaguardia della pace. Nel maggio 1914 stava organizzando l'ultimo dei Congressi mondiali per la pace, da tenersi a Vienna, ma, gia' da tempo ammalata, mori' il 21 giugno, la settimana prima dell'attentato di Sarajevo. Scoppio' cosi' la prima guerra mondiale. Non la vedra', ma l'aveva presentita prima e meglio di sovrani, statisti e militari e avrebbe voluto in ogni modo che si mettessero in atto le politiche per prevenirla.
Nella biografia scritta da Ursula Jorfeld si racconta che all'Istituto Nobel di Oslo fanno bella mostra busti di uomini insigni. Ma non di Bertha.
"La cosa piu' stupefacente, a me sembra, e' che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose simili non cadano in ginocchio prestando il giuramento piu' appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada e, se invece non hanno il potere, non consacrino almeno la loro attivita' di parola, di penna, di pensiero, d'insegnamento e di azione ad uno scopo: abbasso le armi!" (Bertha von Suttner).
4. REPETITA IUVANT. ANNAPAOLA LANDI: BERTHA VON SUTTNER
[Dal sito www.austriacult.roma.it riproponiamo il seguente articolo apparso su "Sapere", ottobre 2013, col titolo "Quando Bertha gridava: 'Giu' le armi!"]
"All'inizio non [lo] volevo accettare perche' era tassa a carico. Tuttavia l'ho preso. Ne valeva la pena". A scrivere queste scarne parole e' Bertha von Suttner e l'oggetto che stava per rifiutare e' il telegramma con cui le veniva conferito il premio Nobel per la Pace nel 1905. Era una notizia che Suttner attendeva dal 1901: priva di ogni falsa modestia, sapeva di avere molti meriti nel movimento della pace, e poi era certa che il suo amico Nobel, istituendo quel premio, avesse pensato a lei. Quale altra donna, infatti, poteva avere in mente l'inventore svedese quando le aveva scritto, nel gennaio 1893, di voler disporre nel testamento l'assegnazione di un premio (ogni cinque anni e per sei volte sole) "a colui o colei che avra' fatto fare il piu' grande passo avanti alla pacificazione dell'Europa"? Non a torto Suttner si sentiva coinvolta da quel pronome femminile.
Benche' all'epoca l'assegnazione del premio non venisse motivata, e' facile capire le basi su cui esso poggia: la dedizione ventennale alla causa, espressa anche nell'invenzione di una incisiva parola d'ordine (Giu' le armi!), e l'efficace opera di propaganda svolta da Suttner a favore del disarmo e dell'arbitrato internazionale.
La dedizione di Suttner per il movimento pacifista ebbe inizio nell'inverno 1886-87 trascorso a Parigi col consorte. Li' venne a sapere dell'esistenza della International Peace and Arbitration Association di Londra, un movimento che sosteneva l'istituzione dei Tribunali arbitrali per dirimere i conflitti tra le nazioni prima che la parola passasse alle armi. La notizia la elettrizzo'. Fece subito suo l'appello del britannico Hodgson Pratt, che invitava a "formare una grande lega con ramificazioni in tutte le citta' europee" per superare la frustrante frammentazione del movimento. Tornata a Vienna, comincio' la sua opera di informazione (era gia' una saggista affermata) e di "apostolato", scrivendo il romanzo che doveva dare a lei enorme fama e al movimento per la pace la sua suggestiva parola d'ordine: "Giu' le armi!". Che e' proprio il titolo del libro pubblicato nel 1889, in cui l'io narrante, una giovane nobildonna austriaca, a causa delle sue drammatiche esperienze personali legate alle guerre del 1859 e del 1866, matura una lucida e razionale avversione per la guerra. Il libro, ancora oggi godibile, ebbe un immediato strepitoso successo e fu subito tradotto in molte lingue, fra cui russo, inglese, danese, francese, italiano (Abbasso le armi!). Alfred Nobel, che lo lesse all'inizio del 1890, parla, in una lettera, di "uno stupendo capolavoro" e aggiunge che non vi era una lingua "nella quale la Vostra eccellente opera non dovrebbe essere tradotta, letta e meditata". E Leone Tolstoj, nel 1891, le scrisse addirittura: "L'abolizione della schiavitu' e' stata preceduta dal libro famoso [La capanna dello zio Tom] di una donna, la signora Beecher-Stowe; Dio conceda che l'abolizione della guerra lo sia grazie al vostro".
Alla base dell'efficacia della sua propaganda pacifista ci fu quindi la fama internazionale venutale dal romanzo, che Suttner impiego' per creare, mediante un vasto scambio epistolare, una fitta rete di relazioni con personalita' appartenenti alla politica e alla cultura, molte delle quali erano nobili e quindi suoi pari, discendendo dalla famiglia dei conti Kinsky di Praga. Suttner riusci' cosi' a fondare diverse Societa' per la pace: a Venezia (1890), a Vienna (1891), a Berlino (1892), a Budapest (1895), porto' il suo incisivo contributo a quasi tutti i congressi mondiali per la pace (preveggente la mozione firmata con Moneta e Capper nel 1892 a Berna, che metteva in evidenza la necessita' di una "Federazione degli Stati" europei), dette, nello stesso anno, alla societa' viennese della pace un organo di stampa, il mensile "Die Waffen nieder!" (Giu' le armi!), pubblicando su di esso, e sulla rivista successiva, le sue ancora oggi interessantissime "Glosse a margine della storia contemporanea".
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Amici per la pace
Tra il chimico svedese inventore della dinamite e la nobildonna austriaca si dispiego' un'amicizia profonda, devota, per certi versi trepida. Lo testimoniano le oltre 90 lettere, superstiti di un certamente piu' vasto carteggio, appena pubblicato in traduzione italiana (1). A quanto si sa, queste due spiccate personalita' si incontrarono solo tre volte nella vita: a Parigi nell'autunno 1875 e nell'inverno 1886-87, e infine, nell'agosto 1892, a Zurigo, a margine del Congresso mondiale della pace di Berna. La loro fu dunque un'amicizia epistolare, come del resto si usava all'epoca. Anche se l'inizio dell'amicizia fu singolare: si puo' dire che l'allora trentaduenne Bertha Kinsky attraverso' come una meteora la vita di Nobel: aveva cercato e accettato il posto di segretaria da lui offertole, trovato simpatico il datore di lavoro, ma, dopo una settimana, torno' a Vienna per sposare in segreto il venticinquenne barone Arthur Gundaccar von Suttner e rifugiarsi con lui nel Caucaso in fuga dall'ira della famiglia del partner. Non e' dato sapere come, ma Nobel deve avere superato il voltafaccia della segretaria, se, nella prima lettera conservataci, dell'aprile 1883, ha potuto scriverle: "degnateVi di accettare, con i miei rispettosi omaggi, la profonda devozione che ispirano un ricordo e un'ammirazione incancellati e incancellabili".
Questa amicizia fu senz'altro feconda per il movimento della pace, anche nella forma del sostegno economico che Nobel assicuro' a Suttner, in perenni difficolta' finanziarie, e alla Societa' di Vienna, di cui divenne presto socio; e perenne fu la riconoscenza della nobildonna, come si legge in una lettera scritta pochi giorni prima della morte dell'inventore; rispondendo a un elogio di Nobel, ella riconosce di avere contribuito al movimento per la pace, "ma", aggiunge, "se vado piu' lontano nelle investigazioni, devo dire che niente io avrei potuto fare di tutto cio' senza l'aiuto che voi mi avete fornito, e che avete continuato, fino a oggi, a fornire alla nostra opera".
Nelle lettere si rinviene pure un costante confronto sui modi per ottenere la pace, che parte da posizioni diametralmente opposte: Nobel vede la via migliore in quella che oggi si chiama la "deterrenza": piu' raccapriccianti si facevano gli esiti della guerra, piu' in fretta sarebbe stata bandita. Suttner, invece, punta sulla richiesta di disarmo e sulla istituzione delle Corti internazionali di arbitrato. Ma Nobel si mette anche sul piano di Suttner e le da' consigli, come accade alla vigilia del congresso di Roma (ottobre 1891), quando le scrive che e' controproducente chiedere subito il disarmo e la costituzione delle Corti di arbitrato: "Per riuscire", osserva, "occorrerebbe contentarsi di inizi piu' modesti", come una "moratoria" della guerra di un solo anno, in cui cercare vie alternative alla soluzione degli eventuali conflitti. E tuttavia a Suttner restera' un'amarezza: quello che Nobel andava facendo era "per l'amicizia che mi portate - non e' per l'irresistibile entusiasmo per la causa [...] e se io scomparissi?", gli scriveva nel gennaio 1896. E nel marzo, sempre con un presentimento di morte: "Se non avessimo avuto voi! Se non vi avessimo piu'! Mi avete scritto un giorno che avreste destinato un lascito considerevole all'opera della pace... Si', fatelo - ve ne prego seriamente. Che io ci sia o non ci sia piu', cio' che avremo dato, voi ed io, continuera' a vivere". A questo ardente desiderio Nobel aveva gia' corrisposto, stilando, il 25 novembre 1895, il suo sorprendente testamento. La causa della pace, forse, l'amava davvero anche lui.
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Note
(1) Alfred Nobel, Bertha von Suttner. Un'amicizia disvelata - Carteggio 1883-1896, Moretti & Vitali, Bergamo 2013, a cura di Edelgard Biedermann, postfazione di Paola Maria Filippi, traduzione di Annapaola Laldi.
5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
6. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
7. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
10. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
11. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 196 del 15 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 196 del 15 luglio 2023
In questo numero:
1. Occorre bloccare con l'azione diretta nonviolenta la produzione e l'invio delle armi che alimentano tutte le guerre e le dittature
2. Isabella Bresci: Un ritratto di Bertha von Suttner
3. Giancarla Codrignani: Bertha von Suttner
4. Annapaola Laldi: Bertha von Suttner
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Tre tesi
11. Ripetiamo ancora una volta...
1. L'ORA. OCCORRE BLOCCARE CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA LA PRODUZIONE E L'INVIO DELLE ARMI CHE ALIMENTANO TUTTE LE GUERRE E LE DITTATURE
Le armi uccidono gli esseri umani.
Le armi distruggono il mondo vivente.
Solo abolendo le armi si abolisce la guerra.
Solo abolendo le armi si salva l'umanita'.
Occorre bloccare con l'azione diretta nonviolenta la produzione e l'invio delle armi che alimentano tutte le guerre e le dittature.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e il mondo vivente dala catastrofe in corso.
2. REPETITA IUVANT. ISABELLA BRESCI: UN RITRATTO DI BERTHA VON SUTTNER
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino (http://serenoregis.org) riproponiamo il seguente articolo li' pubblicato il 9 giugno 2014]
A volte il destino e' clemente, come nel caso di Bertha von Suttner che dopo una vita passata a promuovere la causa della pace tra le nazioni, mori' il 21 giugno 1914, cioe' una settimana prima del fatale attentato di Sarajevo che diede inizio alla prima guerra mondiale. Fu una pioniera del movimento per la pace che ebbe origine verso la fine dell'Ottocento e fu la prima donna a ricevere il premio Nobel per la Pace nel 1905; se vi recate in Austria troverete il suo volto raffigurato sulla moneta da due euro.
In Italia pochi la conoscono, purtroppo, ma quest'anno si celebrano i cento anni dall'inizio della prima guerra mondiale e la sua figura riemerge da quel passato che non e' poi cosi' lontano. Era di famiglia aristocratica, infatti il suo nome completo e' Bertha Sophia Felicita dei conti Kinsky von Chinic und Tettau, pero' lei sentiva di non appartenere a quel mondo e infatti col tempo se ne allontano' per vivere del suo lavoro come istitutrice e segretaria. La vita degli anni della giovinezza le permise in seguito di descrivere efficacemente quell'ambiente conservatore dove la carriera militare e la gloria delle medaglie era la massima aspirazione e un modo di avanzare nella scala sociale.
Bertha von Suttner fu una scrittrice prolifica ma il vero successo arrivo' solo con il romanzo Abbasso le armi!, uno straordinario documento storico attraverso il quale riusci' a diffondere efficacemente le idee pacifiste che le stavano a cuore. Il libro all'inizio trovo' le solite resistenze alla pubblicazione da parte degli editori a causa delle idee rivoluzionarie che veicolava ma infine venne pubblicato a Dresda nel 1889, quando l'autrice aveva quarantasei anni, e in seguito venne tradotto in circa venti lingue. La sua intuizione che un romanzo avvincente sarebbe stato sicuramente piu' efficace di un trattato per divulgare le sue idee, si rivelo' corretta. Leggendo si e' indotti a pensare che la protagonista Martha sia in realta' l'autrice, tanto la narrazione e' intensa e realistica. Con un abile artificio narrativo scavalca i dubbi di proselitismo: "Non hai qualche timore? Si nota la tua intenzione e questo puo' irritare - fa dire al figlio della protagonista verso la fine del romanzo - Cio' puo' valere soltanto quando si intuisce che l'autore crede di poter tenere nascosta la sua intenzione con furbizia. Ma la mia e' li', chiara come la luce del sole; e' gia' resa nota dalle tre parole del titolo".
Questo successo si spiega per vari motivi: prima di tutto il grande talento narrativo, la capacita' di descrivere i caratteri e i sentimenti umani con notevole approfondimento psicologico unita alla conoscenza dettagliata della situazione politica. Le novita' rappresentate dal romanzo erano innanzitutto il racconto della guerra dalla prospettiva di una donna e le descrizioni incredibilmente realistiche delle spaventose battaglie che nessuno aveva mai fatto. Il tema della pace, rivoluzionario per quell'epoca, riusci' a scuotere molte coscienze; il grande Tolstoj scrisse: "La pubblicazione del vostro libro e' per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all'abolizione della schiavitu'. Dio faccia si' che il vostro libro serva allo stesso scopo per l'abolizione della guerra".
Il libro usci' in concomitanza con alcuni importanti eventi e questo favori' l'attenzione del pubblico verso di esso: l'Esposizione internazionale a Parigi, le celebrazioni per il centenario della Rivoluzione Francese, ma soprattutto il Congresso Universale della Pace che diede modo di incontrarsi a tutti gli attivisti per la pace del mondo e ai parlamentari che costituirono l'Unione Interparlamentare. Il romanzo venne anche pubblicato a puntate sul giornale "Vorwarts" ("Avanti"), la von Suttner infatti simpatizzava per i socialisti perche' il pacifismo era un punto importante del loro programma ma non aderi' mai ad alcun partito politico perche' la Lega per la Pace aveva come unico obiettivo la pace internazionale e Bertha era sicura che questa avrebbe alleviato la poverta' e la tensione sociale, era infatti fermamente convinta che prima fosse indispensabile il disarmo e che le condizioni sociali sarebbero migliorate di conseguenza.
Il racconto non manca ogni tanto di punte di ironia e di sarcasmo, specialmente quando parla delle contraddizioni insite nei discorsi religiosi relativi alla protezione degli eserciti in guerra: "Non rimane che invocare la benedizione del cielo sui combattenti. Poiche' questo e' certo: al buon Dio deve interessare molto che il protocollo dell'8 maggio sia mantenuto e che la legge del 13 gennaio sia annullata. Egli deve guidare le cose in modo da fare si' che muoiano tanti uomini e brucino tanti villaggi quanti ne occorrono perche' il ramo dei Gluckstadt o quello degli Augustenburg regni sopra questa piccola particella del globo terrestre".
Abbasso le armi! e' un libro poco conosciuto in Italia; viene tradotto e pubblicato la prima volta nel 1897 dalla famosa Fratelli Treves Editori, e nel 1996 viene ripreso dal Centro Stampa Cavallermaggiore. Quest'anno, nell'anniversario della prima guerra mondiale, e' stato ristampato e spero vivamente che venga riscoperto perche' oltre ad essere una lettura avvincente, ci rende consapevoli di come fosse terribile la guerra anche prima del Novecento: scontri tra eserciti fatti di feroci combattimenti sui campi di battaglia dove i feriti venivano abbandonati agonizzanti per giorni perche' il servizio infermieristico era assolutamente inadeguato. Viene riportato che il Ministro francese delle Finanze Dunajewski nel 1890 disse: "Signori, prendetevi alcune ore di tempo per leggere Die Waffen nieder! Vergogna a tutti quelli che, avendolo letto, si sentono ancora in grado di muovere guerra".
Il romanzo e' basato su approfondite ricerche di materiali e resoconti sulle atrocita' della guerra, incontri avuti con generali, studio di cifre e bilanci dell'esercito e della Croce Rossa allora appena istituita. Questa ebbe un inizio travagliato per l'opposizione di molti e la von Suttner ne apprese i dettagli. Avvio' quindi una corrispondenza col fondatore, lo svizzero Henri Dunant, che grazie alla sua influenza personale su Alfred Nobel, nel 1901 ottenne il Premio Nobel per la Pace.
Queste sue parole rendono bene l'idea del suo pensiero in proposito: "La cosa piu' stupefacente, a me sembra, e' che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose simili non cadano in ginocchio prestando il giuramento piu' appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada e, se invece non hanno potere, non consacrino almeno la loro attivita' di parola, di penna, di pensiero, d'insegnamento e di azione ad uno scopo: abbasso le armi!".
Come donna occupava una posizione privilegiata. Era accettata in un mondo di uomini, partecipava come gli uomini a molti eventi ufficiali, come la Conferenza de L'Aja, ove aveva lo status speciale di giornalista acquisito fondando la rivista "Die Waffen nieder!" (Abbasso le armi!) avente come scopo di appoggiare l'Unione Interparlamentare e i Congressi Universali della Pace. L'aver iniziato la sua carriera di pacifista al Campidoglio di Roma, prima donna ad aver tenuto un discorso, le conferi' probabilmente grande coraggio e fiducia. Da quel momento divento' uno dei conferenzieri piu' famosi del suo tempo, riconosciuta come scrittrice di livello e leader pacifista. Ispirava rispetto e nessuno rimaneva indifferente perche' aveva l'autorevolezza di chi lavora instancabilmente per un alto ideale. La stampa maschilista dell'epoca la deride con vignette satiriche ma lei non se ne cura e continua a dire: "le donne non staranno zitte. Scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la societa' e loro stesse" e dopo il suo discorso in Campidoglio l'ironia maschile si tramuto' in ammirazione. Non aderi' direttamente al movimento femminista ma lo segui' con interesse incoraggiandolo sempre.
E' da poco stato tradotto e pubblicato da Moretti & Vitali il volume Alfred Nobel, Bertha von Suttner - Un'amicizia disvelata, il carteggio tra i due dal 1883 al 1896 che ci permette di comprendere le circostanze e seguire i passi che avrebbero portato all'istituzione del premio Nobel per la pace. Bertha von Suttner ebbe frequenti contatti con Alfred Nobel, ma allo stesso tempo prese le distanze dalle sue teorie secondo le quali la pace doveva essere "armata". Nella complessa personalita' di Alfred Nobel convivevano il chimico e il poeta, l'inventore della dinamite e il pacifista, il misantropo e l'amico fedele della von Suttner. La pace armata di Nobel implicava un potenziale di distruzione bellica che, se portava all'eliminazione degli eserciti, metteva pero' in pericolo tutta l'umanita' e comportava uno spreco di risorse e di energie che si potevano utilizzare altrimenti. I quarantacinque anni di Guerra Fredda hanno tristemente dato ragione alla nostra autrice... La soluzione ipotizzata dalla von Suttner consisteva invece nel disarmo totale di tutte le nazioni e nell'istituzione di una "Corte d'Arbitrato" che risolvesse i conflitti internazionali facendo ricorso al diritto e non alla violenza; vi e' stato un tentativo di realizzare questo con l'istituzione dell'Onu ma come e' ormai evidente esso e' miseramente fallito.
Curiosamente, uno dei pericoli per la pace, per la von Suttner consisteva nell'americanizzazione globale: "un fenomeno ravvisato da alcuni dei nostri contemporanei piu' perspicaci. Qual e' la necessita' per gli uni di essere assorbiti dagli altri? Non e' meglio che le culture si compenetrino l'un l'altra e che si viva insieme dopo aver realizzato l'unita' al maggior livello possibile? Questo e' lo scopo della societa' umana che lavora per il progresso". Fino alla fine continuo' a viaggiare per diffondere la sua missione di pace, a scrivere e a tenere conferenze, anzi, col passare degli anni il suo impegno aumento'. Aveva compreso che era necessario convincere le classi dominanti a schierarsi per la pace, e sapeva che era necessario rivolgersi ai politici, quindi cerco' di farsi ascoltare servendosi della sua influenza. Incontro' molti dei leader del suo tempo e per questo viaggio' moltissimo in Europa e negli Stati Uniti e molti compresero il suo messaggio. I risultati che ottenne, pero', purtroppo non furono sufficienti ad arrestare il nazionalismo estremo e l'aggressivita' delle politiche imperialiste che stavano aumentando in quel periodo e che sfociarono infine nella prima guerra mondiale. Forse per un presentimento, nell'ultimo periodo si sentiva piu' sfiduciata e pessimista perche' non sentiva coinvolgimento da parte dei giovani e la situazione internazionale non sembrava migliorare.
Come si diceva all'inizio il destino le risparmio' di assistere all'ecatombe della prima guerra mondiale che vedra' l'utilizzo di molte armi nuove come la mitragliatrice, i gas, i carri armati e gli aerei e dove ci furono circa dieci milioni di morti tra i militari, circa sette tra i civili in seguito ad azioni militari e carestie, e ventuno milioni di feriti. Dopo questa carneficina i suoi libri, i suoi appelli e il ricordo dei suoi sforzi caddero nell'oblio per lungo tempo come spazzati via dall'immane tragedia.
Il suo importante messaggio pero' era come un piccolo seme destinato a germogliare molto tempo dopo, come spesso accade nella storia dell'umanita'; i tanti movimenti internazionali lo testimoniano anche se purtroppo la guerra non solo esiste ma e' diventata come si usa dire "diffusa", cioe' globale, senza piu' un nemico facilmente individuabile perche' messa in atto per accaparrarsi le risorse del pianeta e spesso portata avanti da bande di mercenari assoldati dalle varie potenze.
"Ogni guerra, qualunque sia il suo esito, contiene sempre il germe di una guerra successiva. Ed e' piu' che naturale. Un atto di prepotenza offende sempre qualche diritto. L'offeso fa valere presto o tardi le sue ragioni e allora il nuovo conflitto viene risolto da una nuova prepotenza, gravida di ingiustizie, e cosi' di seguito senza fine".
Cosa direbbe oggi, a noi contemporanei, Bertha von Suttner? Molto probabilmente ci spronerebbe dicendo: "Non arrendetevi mai e lavorate per diffondere e realizzare l'ideale della Pace".
Il suo messaggio e' piu' attuale che mai.
3. REPETITA IUVANT. GIANCARLA CODRIGNANI. BERTHA VON SUTTNER
[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it riproponiamo]
Bertha von Suttner (1843 - 1914).
Nel 1905 il premio Nobel per la pace fu assegnato ad una donna, la cui memoria oggi e' scarsamente onorata, anche se in Austria circola una moneta da due euro con la sua immagine. Vale certamente la pena di conoscere meglio Bertha Sophia Felicita dei conti Kinsky von Chinic und Tettau che, dopo un'educazione conforme ai sacri principi dell'aristocrazia asburgica, a causa delle mutate condizioni familiari, decise di rendersi indipendente impiegandosi come istitutrice e segretaria. Dopo aver sposato il barone von Suttner - scelta tempestosa per opposizione della famiglia di lui, che costrinse inizialmente la coppia a vita precaria - si dedico' prevalentemente all'azione e alla scrittura.
Erano i tempi in cui a Londra Hodgson Pratt aveva fondato la International Arbitration and Peace Association per la soluzione diplomatica dei conflitti, e ovunque in Europa si formavano movimenti e associazioni pacifiste, alimentati dalle denunce dei rapporti pubblicati da Henry Dunant sulle sanguinose stragi della guerra di Crimea. Dopo alcuni romanzi minori Bertha, pienamente coinvolta nell'impegno contro le guerre, nel 1889 pubblico' Das Maschinenzeitalter (L'epoca delle macchine) in cui criticava il nazionalismo e la produzione bellica, e, nello stesso anno, Die Waffen nieder (Abbasso le armi), vibrante condanna di ogni guerra che, per lo scalpore suscitato fra i benpensanti e il coinvolgimento della societa' pensosa del futuro, fu subito tradotta in molte lingue. Tolstoi disse: "La pubblicazione del vostro libro e' per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all'abolizione della schiavitu'. Dio faccia si' che il vostro libro serva allo stesso scopo per l'abolizione della guerra". Auspicio rinviato sine die...
Ignoriamo, peraltro, a causa delle lacune della storiografia europea, l'importanza che ebbe fra Otto e Novecento il movimento pacifista e il rispetto in cui furono tenuti gli appelli che i leader delle grandi manifestazioni e dei congressi inviavano, in nome della pace, ai sovrani europei. C'era, infatti, nel pacifismo del tempo, una forte tensione utopistica, ma anche un acceso sostegno alla sua traduzione in termini di costruzioni democratiche e giuridiche: a questa scuola di pensiero appartenne sempre la storia di Bertha.
Tuttavia anche i tentativi piu' ragionevoli furono sconfitti dal potere determinante delle tradizionali strutture militari, dei ministeri della guerra e degli interessi ritenuti non negoziabili per l'onore nazionale. Resta ancor piu' occultata l'importanza che ebbe la presenza delle donne a difesa di una pace che non si riusci' - ne' allora ne' oggi - a far diventare diritto. Le donne, infatti, erano le piu' sensibili alla causa pacifista e Bertha, che ben ne comprendeva la forza potenziale, solidarizzo' con le iniziative a favore dei loro diritti.
L'establishment, che non voleva cogliere il segno di morte che viene dalle sfide militari, contestava il pacifismo degli "inetti" e dei "traditori"; altrettanto ovviamente, irrideva la presenza delle donne avverse al sistema militare, accusate di non poter capire il bene della patria. Bertha, definita dalla stampa maschilista dell'epoca "la strega della pace" e immortalata in atroci vignette satiriche, si impegno' senza risparmio: "le donne non staranno zitte. Noi scriveremo, terremo discorsi, lavoreremo, agiremo. Le donne cambieranno la societa' e loro stesse". Occorre ricordare che fu lei la donna che per prima prese la parola in Campidoglio, nel lontanissimo 1891, in occasione della terzo Congresso mondiale per la pace che si teneva per l'appunto a Roma: la costruttivita' del suo intervento indusse al rispetto ogni ironia maschile.
Dopo la pubblicazione di Abbasso le armi e la ripresa di contatti con Alfred Nobel, di cui era stata per un breve periodo segretaria, fondo' la Societa' Pacifista Austriaca, di cui rimase presidente a vita, per coordinare iniziative che dessero alla societa' del suo paese il senso di una politica alternativa ai principi della potenza e della belligeranza. Intanto Arthur von Suttner, l'amato marito con cui condivideva vita e passioni, istituiva l'Associazione per il rifiuto dell'antisemitismo. Bertha, divenuta in qualche modo l'ambasciatrice permanente del movimento pacifista in Europa, collaboro' alla formazione di altre Societa' pacifiste, da quella nazionale tedesca a quella locale di Venezia.
Si impegno' poi - e seguira' i lavori come inviata della "Neue Freie Presse" - nell'organizzazione della Conferenza dell'Aia del 1899, voluta dallo zar, in cui i governi europei si impegnavano a porre le basi per quella Corte permanente di arbitrato che cerchera' di propagandare e sostenere anche all'estero. Nel 1902 mori' Arthur, ma il lutto non allento' la sua tensione morale. Nel 1904 partecipo' al Congresso mondiale per la pace di Boston e, ricevuta anche dal presidente Theodore Roosevelt, compi' un ampio giro di conferenze negli Stati Uniti.
Un cosi' grande impegno fu coronato nel 1905 dall'attribuzione del premio Nobel per la Pace. La situazione in Europa era sempre piu' complessa e la baronessa da un lato seguiva le questioni continentali cercando la via delle intese fra paesi potenzialmente rivali (contribui', per esempio, alla creazione del Comitato di fratellanza anglo-tedesco), dall'altro percepiva - e denunciava - l'aggravarsi delle tensioni internazionali a causa dei paesi con cui si erano stabilite importanti relazioni commerciali e che, come la Cina, erano sostanzialmente militaristi; conseguentemente enfatizzava il pericolo dell'avanzamento tecnologico nella produzione bellica e, in particolare, le ricadute produttive sull'aeronautica destinate ad essere particolarmente pericolose. Sferzo' nel 1912 con dure critiche l'Italia per la conquista della Libia. Partecipo' (1907) ad una nuova Conferenza per la pace dell'Aia, promossa, su suo suggerimento, dal presidente degli Stati Uniti, e vide finalmente istituita la Corte permanente di arbitrato.
Ma Bertha sentiva il pericolo di una guerra che contagiava il mondo: nel 1912 usci' la sua lucida analisi critica L'imbarbarimento dell'aria e si impegno' perfino a sostenere appassionatamente la necessita' dell'unione europea come unico rimedio a salvaguardia della pace. Nel maggio 1914 stava organizzando l'ultimo dei Congressi mondiali per la pace, da tenersi a Vienna, ma, gia' da tempo ammalata, mori' il 21 giugno, la settimana prima dell'attentato di Sarajevo. Scoppio' cosi' la prima guerra mondiale. Non la vedra', ma l'aveva presentita prima e meglio di sovrani, statisti e militari e avrebbe voluto in ogni modo che si mettessero in atto le politiche per prevenirla.
Nella biografia scritta da Ursula Jorfeld si racconta che all'Istituto Nobel di Oslo fanno bella mostra busti di uomini insigni. Ma non di Bertha.
"La cosa piu' stupefacente, a me sembra, e' che gli uomini si possano mettere da soli, volontariamente, in uno stato simile; che gli uomini che hanno visto cose simili non cadano in ginocchio prestando il giuramento piu' appassionato di fare la guerra alla guerra e, se sono re o principi, non gettino via la loro spada e, se invece non hanno il potere, non consacrino almeno la loro attivita' di parola, di penna, di pensiero, d'insegnamento e di azione ad uno scopo: abbasso le armi!" (Bertha von Suttner).
4. REPETITA IUVANT. ANNAPAOLA LANDI: BERTHA VON SUTTNER
[Dal sito www.austriacult.roma.it riproponiamo il seguente articolo apparso su "Sapere", ottobre 2013, col titolo "Quando Bertha gridava: 'Giu' le armi!"]
"All'inizio non [lo] volevo accettare perche' era tassa a carico. Tuttavia l'ho preso. Ne valeva la pena". A scrivere queste scarne parole e' Bertha von Suttner e l'oggetto che stava per rifiutare e' il telegramma con cui le veniva conferito il premio Nobel per la Pace nel 1905. Era una notizia che Suttner attendeva dal 1901: priva di ogni falsa modestia, sapeva di avere molti meriti nel movimento della pace, e poi era certa che il suo amico Nobel, istituendo quel premio, avesse pensato a lei. Quale altra donna, infatti, poteva avere in mente l'inventore svedese quando le aveva scritto, nel gennaio 1893, di voler disporre nel testamento l'assegnazione di un premio (ogni cinque anni e per sei volte sole) "a colui o colei che avra' fatto fare il piu' grande passo avanti alla pacificazione dell'Europa"? Non a torto Suttner si sentiva coinvolta da quel pronome femminile.
Benche' all'epoca l'assegnazione del premio non venisse motivata, e' facile capire le basi su cui esso poggia: la dedizione ventennale alla causa, espressa anche nell'invenzione di una incisiva parola d'ordine (Giu' le armi!), e l'efficace opera di propaganda svolta da Suttner a favore del disarmo e dell'arbitrato internazionale.
La dedizione di Suttner per il movimento pacifista ebbe inizio nell'inverno 1886-87 trascorso a Parigi col consorte. Li' venne a sapere dell'esistenza della International Peace and Arbitration Association di Londra, un movimento che sosteneva l'istituzione dei Tribunali arbitrali per dirimere i conflitti tra le nazioni prima che la parola passasse alle armi. La notizia la elettrizzo'. Fece subito suo l'appello del britannico Hodgson Pratt, che invitava a "formare una grande lega con ramificazioni in tutte le citta' europee" per superare la frustrante frammentazione del movimento. Tornata a Vienna, comincio' la sua opera di informazione (era gia' una saggista affermata) e di "apostolato", scrivendo il romanzo che doveva dare a lei enorme fama e al movimento per la pace la sua suggestiva parola d'ordine: "Giu' le armi!". Che e' proprio il titolo del libro pubblicato nel 1889, in cui l'io narrante, una giovane nobildonna austriaca, a causa delle sue drammatiche esperienze personali legate alle guerre del 1859 e del 1866, matura una lucida e razionale avversione per la guerra. Il libro, ancora oggi godibile, ebbe un immediato strepitoso successo e fu subito tradotto in molte lingue, fra cui russo, inglese, danese, francese, italiano (Abbasso le armi!). Alfred Nobel, che lo lesse all'inizio del 1890, parla, in una lettera, di "uno stupendo capolavoro" e aggiunge che non vi era una lingua "nella quale la Vostra eccellente opera non dovrebbe essere tradotta, letta e meditata". E Leone Tolstoj, nel 1891, le scrisse addirittura: "L'abolizione della schiavitu' e' stata preceduta dal libro famoso [La capanna dello zio Tom] di una donna, la signora Beecher-Stowe; Dio conceda che l'abolizione della guerra lo sia grazie al vostro".
Alla base dell'efficacia della sua propaganda pacifista ci fu quindi la fama internazionale venutale dal romanzo, che Suttner impiego' per creare, mediante un vasto scambio epistolare, una fitta rete di relazioni con personalita' appartenenti alla politica e alla cultura, molte delle quali erano nobili e quindi suoi pari, discendendo dalla famiglia dei conti Kinsky di Praga. Suttner riusci' cosi' a fondare diverse Societa' per la pace: a Venezia (1890), a Vienna (1891), a Berlino (1892), a Budapest (1895), porto' il suo incisivo contributo a quasi tutti i congressi mondiali per la pace (preveggente la mozione firmata con Moneta e Capper nel 1892 a Berna, che metteva in evidenza la necessita' di una "Federazione degli Stati" europei), dette, nello stesso anno, alla societa' viennese della pace un organo di stampa, il mensile "Die Waffen nieder!" (Giu' le armi!), pubblicando su di esso, e sulla rivista successiva, le sue ancora oggi interessantissime "Glosse a margine della storia contemporanea".
*
Amici per la pace
Tra il chimico svedese inventore della dinamite e la nobildonna austriaca si dispiego' un'amicizia profonda, devota, per certi versi trepida. Lo testimoniano le oltre 90 lettere, superstiti di un certamente piu' vasto carteggio, appena pubblicato in traduzione italiana (1). A quanto si sa, queste due spiccate personalita' si incontrarono solo tre volte nella vita: a Parigi nell'autunno 1875 e nell'inverno 1886-87, e infine, nell'agosto 1892, a Zurigo, a margine del Congresso mondiale della pace di Berna. La loro fu dunque un'amicizia epistolare, come del resto si usava all'epoca. Anche se l'inizio dell'amicizia fu singolare: si puo' dire che l'allora trentaduenne Bertha Kinsky attraverso' come una meteora la vita di Nobel: aveva cercato e accettato il posto di segretaria da lui offertole, trovato simpatico il datore di lavoro, ma, dopo una settimana, torno' a Vienna per sposare in segreto il venticinquenne barone Arthur Gundaccar von Suttner e rifugiarsi con lui nel Caucaso in fuga dall'ira della famiglia del partner. Non e' dato sapere come, ma Nobel deve avere superato il voltafaccia della segretaria, se, nella prima lettera conservataci, dell'aprile 1883, ha potuto scriverle: "degnateVi di accettare, con i miei rispettosi omaggi, la profonda devozione che ispirano un ricordo e un'ammirazione incancellati e incancellabili".
Questa amicizia fu senz'altro feconda per il movimento della pace, anche nella forma del sostegno economico che Nobel assicuro' a Suttner, in perenni difficolta' finanziarie, e alla Societa' di Vienna, di cui divenne presto socio; e perenne fu la riconoscenza della nobildonna, come si legge in una lettera scritta pochi giorni prima della morte dell'inventore; rispondendo a un elogio di Nobel, ella riconosce di avere contribuito al movimento per la pace, "ma", aggiunge, "se vado piu' lontano nelle investigazioni, devo dire che niente io avrei potuto fare di tutto cio' senza l'aiuto che voi mi avete fornito, e che avete continuato, fino a oggi, a fornire alla nostra opera".
Nelle lettere si rinviene pure un costante confronto sui modi per ottenere la pace, che parte da posizioni diametralmente opposte: Nobel vede la via migliore in quella che oggi si chiama la "deterrenza": piu' raccapriccianti si facevano gli esiti della guerra, piu' in fretta sarebbe stata bandita. Suttner, invece, punta sulla richiesta di disarmo e sulla istituzione delle Corti internazionali di arbitrato. Ma Nobel si mette anche sul piano di Suttner e le da' consigli, come accade alla vigilia del congresso di Roma (ottobre 1891), quando le scrive che e' controproducente chiedere subito il disarmo e la costituzione delle Corti di arbitrato: "Per riuscire", osserva, "occorrerebbe contentarsi di inizi piu' modesti", come una "moratoria" della guerra di un solo anno, in cui cercare vie alternative alla soluzione degli eventuali conflitti. E tuttavia a Suttner restera' un'amarezza: quello che Nobel andava facendo era "per l'amicizia che mi portate - non e' per l'irresistibile entusiasmo per la causa [...] e se io scomparissi?", gli scriveva nel gennaio 1896. E nel marzo, sempre con un presentimento di morte: "Se non avessimo avuto voi! Se non vi avessimo piu'! Mi avete scritto un giorno che avreste destinato un lascito considerevole all'opera della pace... Si', fatelo - ve ne prego seriamente. Che io ci sia o non ci sia piu', cio' che avremo dato, voi ed io, continuera' a vivere". A questo ardente desiderio Nobel aveva gia' corrisposto, stilando, il 25 novembre 1895, il suo sorprendente testamento. La causa della pace, forse, l'amava davvero anche lui.
*
Note
(1) Alfred Nobel, Bertha von Suttner. Un'amicizia disvelata - Carteggio 1883-1896, Moretti & Vitali, Bergamo 2013, a cura di Edelgard Biedermann, postfazione di Paola Maria Filippi, traduzione di Annapaola Laldi.
5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]
3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/
6. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
7. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
8. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
10. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
11. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
*********************
DONNA, VITA, LIBERTA'
*********************
A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 196 del 15 luglio 2023
*
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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