[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 195



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 195 del 14 luglio 2023

In questo numero:
1. La prima e fondamentale cosa
2. Verdiana Grossi: Bertha von Suttner
3. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
4. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
5. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
6. Alcuni riferimenti utili
7. Tre tesi
8. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. LA PRIMA E FONDAMENTALE COSA

La prima e fondamentale cosa che i movimenti pacifisti dei paesi dell'Unione Europea dovrebbero fare e' bloccare la produzione e l'invio delle armi che alimentano la guerra.
E' necessario ed e' possibile: con l'azione diretta nonviolenta.
Tante altre cose che si dicono e si fanno sono tragicamente del tutto ininfluenti sulle decisioni dei governi stragisti.
Solo l'azione diretta nonviolenta puo' fermare la guerra.
Solo fermando la guerra si fermano le stragi.
Solo la pace salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. REPETITA IUVANT. VERDIANA GROSSI: BERTHA VON SUTTNER
[Riproponendo ancora una volta il seguente testo di Verdiana Grossi, "Convinzione e coerenza: uno stile di vita. Le origini di 'Giu' le armi!' di Bertha von Suttner attraverso le sue peregrinazioni" (1), nuovamente ringraziamo Francesco Pistolato, curatore del libro Per un'idea di pace, Cleup, Padova 2006 (ove il testo di seguito riportato si trova alle pp. 213-224), per avercelo messo a disposizione.
Verdiana Grossi insegna presso la facolta' di psicologia e di scienze dell'educazione dell'Universita' di Ginevra; formatasi negli Stati Uniti e in Svizzera, e' membro di diverse istituzioni internazionali legate agli studi di pace e ai diritti umani e consulente storica dell'International peace bureau di Ginevra. Tra le opere di Verdiana Grossi: Le pacifisme europeen, Bruylant, 1998.
Bertha von Suttner (Praga, 9 giugno 1843 - Vienna, 21 giugno 1914), scrittrice, straordinaria militante pacifista, ricevette il premio Nobel per la pace nel 1905. Opere di Bertha von Suttner: Giu' le armi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa Cavallermaggiore (Torino) 1996; Alfred Nobel, Bertha von Suttner. Un'amicizia disvelata - Carteggio 1883-1896, Moretti & Vitali, Bergamo 2013. Opere su Bertha von Suttner: Nicola Sinopoli, Una donna per la pace, Fratelli Palombi, Roma 1986. Su Bertha von Suttner segnaliamo anche i testi di Marta Galli (comprensivo di un'utile sitografia) e di Rosangela Pesenti apparsi rispettivamente nei nn. 850 e 845 de "La nonviolenza e' in cammino", la voce di Giancarla Codrignani nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 514, l'articolo di Isabella Bresci in "Voci e volti della nonviolenza" n. 708, l'articolo di Annapaola Laldi nei "Telegrammi" n. 2012]

Nel 2005 si celebra non solo il centenario del conferimento del Nobel per la Pace a Bertha von Suttner, ma anche i cento anni della teoria della relativita' ristretta di Albert Einstein. Nel 1905 Bertha von Suttner aveva 62 anni, Einstein 26. Bertha von Suttner non vide lo scoppio della prima guerra mondiale (mori' una settimana prima), ne' tantomeno la seconda e l'era atomica, ma si rese conto che la futura guerra sarebbe stata la piu' terribile che l'umanita' avesse mai conosciuta. Einstein vide ambedue le guerre mondiali. Esse influenzarono profondamente il suo destino personale, ed egli constato' tristemente l'irreversibile potere distruttivo delle armi nucleari. Queste due personalita' straordinarie condivisero una profonda preoccupazione in merito alla pace e al destino della razza umana. Ambedue sono per noi una fonte di ispirazione all'inizio del XXI secolo, segnato come il precedente dall'interminabile calamita' delle guerre.
Commemorare gli eventi significa anche valutare l'impatto sociale di una causa, il suo sorgere e gli atti che provoco'. Se questi ultimi sono stati buoni, allora continuano ad avere effetti positive su tutta l'umanita'. Ripercorreremo allora qui l'opera capitale di Bertha von Suttner: Giu' le armi!, risalendo alle sue origini e valutando il suo impatto storico fino ad oggi.
Verso la fine della sua vita, Bertha von Suttner decise di scrivere le sue memorie, poiche' era convinta di aver fatto qualcosa che valesse la pena di essere raccontata. Ella non si era limitata ad incontrare importanti personaggi, ma aveva anche partecipato "a un movimento che si era sviluppato fino ad assumere importanza storica" (2). Il movimento pacifista le dette anche "molti spunti per comprendere le questioni politiche" del suo tempo. I due volumi sulla sua vita, insieme a molti libri e a centinaia di articoli che scrisse e alla corrispondenza con persone di tutto il mondo, sono una fonte storica incomparabile per studiosi e giornalisti. Essi rispecchiano la vita di una donna che divenne una leader grazie alle sue qualita' di ostinazione, perseveranza e spirito d'iniziativa. La si poteva deridere, ammirare o odiare, ma non era possibile rimanere indifferenti di fronte a lei. Con il suo libro ella divenne infatti un simbolo del movimento pacifista, e l'attivismo svolse un ruolo centrale nella seconda parte della sua vita. Soprattutto, scrisse cosa ella era, cosa provava e cosa sapeva. Di lignaggio aristocratico, fu in un certo senso ripudiata dalla sua famiglia, e senti' di non appartenere a quel mondo, anche se in esso si sentiva perfettamente a suo agio. Creo' un mito personale di donna molto intelligente, grande lavoratrice, che viveva in un ambiente maschile, che la ammetteva nel suo ambito, la ascoltava e la accettava. Ancora oggi Bertha von Suttner attira l'interesse dei lettori, anche se le sue parole profetiche "Giu' le armi!" (Die Waffen nieder!) continuano ad essere difficili da mettere in pratica.
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Le origini di Die Waffen nieder!
Bertha von Suttner entro' nel movimento che avrebbe contribuito a modellare, e di cui sarebbe divenuta leader indiscussa, presentando come garanzia di sincero impegno per la pace il suo romanzo Die Waffen nieder!
A prima vista, nulla sembrava predisporre Bertha Felicita Sophia contessa Kinsky von Chinic und Tettau a divenire una delle maggiori pioniere del movimento internazionale della pace prima della prima guerra mondiale. Il suo nobile lignaggio, la sua formazione e il contesto sociale in cui era cresciuta l'avrebbero probabilmente resa un'impeccabile giovane nobildonna, se si fosse sottomessa alle convenzioni sociali della sua epoca. Ma lei non si sottomise. Per molti versi era una ribelle moderna e un tipo nuovo di donna: si rifiuto' di sposarsi se non per amore, si sposo' con un uomo piu' giovane e dovette lavorare per mantenersi e impegnarsi a fondo per raggiungere i suoi obiettivi (3). La pace non fu pero' per lei una scelta ovvia. Quando aveva 23 anni infatti la guerra austro-prussiana non la turbo' particolarmente e fu solo in eta' matura (aveva 46 anni) che scrisse il suo famoso romanzo (4).
Bertha Sofia Felicita von Kinsky era nata a Praga nel 1843. Suo padre, Franz Joseph conte Kinsky von Chinic und Tettau, era un luogotenente feldmaresciallo e ciambellano real-imperiale in pensione, morto all'eta' di 75 anni, prima che Bertha nascesse. Ella crebbe in un ambiente in cui una carriera militare costituiva un prerequisito per avere successo in societa'. La famiglia si sposto' a Bruenn, la capitale della Moravia, ove Bertha ricevette una solida educazione intellettuale, che le tornera' utile all'eta' di 30 anni, quando ancora non si era sposata. Oltre a padroneggiare la sua lingua madre, il tedesco, imparo' perfettamente il francese, l'italiano, l'inglese, sapeva suonare il pianoforte, cantare, e anche disegnare e dipingere. Dopo aver rotto tre fidanzamenti, lavoro' come istitutrice e dama di compagnia delle quattro figlie del barone Karl von Suttner. Allora la famiglia occupava un palazzo della Canovastrasse di Vienna. La sua occupazione le piaceva, ma si innamoro' del figlio piu' giovane, Arthur Gundaccar, e dovette andarsene.
Tramite un annuncio trovo' poi un impiego come segretaria presso Alfred Nobel, e lavoro' presso di lui a Parigi per breve tempo. Torno' poi a Vienna per sposare segretamente l'uomo che amava. La coppia si trasferi' nel Caucaso, dall'estate del 1876 al 1885, ove viveva la principessa Ekatarina di Mingrelia, loro amica. Dopo lo scoppio della guerra russo-turca del 1877, il Caucaso si trovo' in guerra, e Kutais fu invasa dai turchi. Sperimento' cosi' le tensioni politiche tra Costantinopoli, Vienna e Londra, e il fatto che l'impero austro-ungarico sostenesse la Turchia contro la Russia, rese probabilmente il loro paese natale sempre piu' inviso alla coppia (5). Vissero la' per nove anni, mantenendosi come scrittori e giornalisti. Scrissero sei libri e molti articoli. Lei dette anche lezioni di piano, di lingua e di disegno. Anche se la loro vita in quegli anni di esilio non era facile, seppero farne buon uso. Bertha von Suttner miglioro' la sua abilita' di scrittrice e giornalista, e rafforzo' il suo carattere, anche perche', per far accettare in Austria i suoi articoli, e poi anche per essere pagata, doveva insistere e persino litigare. Quegli anni pero' offrirono alla coppia la possibilita' di leggere, pensare, scrivere e studiare scienze, filosofia e storia, e di seguire gli eventi al crocevia fra tre imperi: l'ottomano, il russo e l'austro-ungarico. Fu per loro una scuola eccellente: di diplomazia, di solitudine e di vita. Bertha von Suttner si servira' di questa esperienza piu' tardi, quando si trovera' a contatto con il mondo della diplomazia, in particolare alle Conferenze de L'Aja del 1899 e del 1907.
Tornati a Vienna, ricevettero il perdono e poterono godere di un certo grado di accettazione da parte della famiglia. Furono poi in grado di ricominciare una nuova vita di scrittura e viaggi. Si recarono a Parigi, ove Bertha von Suttner, in casa di Alfred Daudet, senti' per la prima volta parlare dell'esistenza della International Arbitration and Peace Association. Rimase affascinata dall'idea. Tornata in Austria comincio' a raccogliere materiali sulla guerra, per scrivere un romanzo che descrivesse le sofferenze sul campo di battaglia. Si mise a leggere sulle atrocita' della guerra, incontro' generali, studio' cifre e bilanci dell'esercito. Apprese i dettagli del lavoro della Croce Rossa, e in un secondo momento avvio' una corrispondenza con Henri Dunant. Con l'aiuto di altre donne contribui' alla riabilitazione di Dunant, il quale nel 1901 ottenne, insieme con Frederic Passy, il Premio Nobel per la Pace, riconoscimento che fu istituito grazie all'influenza personale esercitata da Bertha von Suttner su Alfred Nobel e ad un'opera di convincimento di due anni.
Il romanzo Die Waffen nieder! fu pubblicato nel 1889, nel momento giusto e in un contesto favorevole. Innanzitutto c'erano le celebrazioni del primo centenario della rivoluzione francese, con molti festeggiamenti e l'esposizione universale a Parigi. In secondo luogo, era stato convocato il primo Congresso Universale della Pace, un'opportunita' per tutti i pacifisti del mondo di incontrarsi, e anche per i parlamentari, che costituirono l'Unione Interparlamentare. Questi due movimenti, quello popolare e quello politico, evolveranno parallelamente per alcuni anni. A Parigi nacque dunque un movimento pacifista organizzato. Pertanto Die Waffen nieder! comparve in un contesto generale estremamente favorevole, e questo ne determino' il successo. Nella sua introduzione all'edizione francese, il capitano francese Gaston Moch sottolineo' l'elogio ufficiale che ne aveva fatto il Ministro delle Finanze Dunajewski il 18 aprile 1890: "Signori, prendetevi alcune ore di tempo per leggere Die Waffen nieder!. Vergogna a tutti quelli che, avendolo letto, si sentono ancora in grado di muovere guerra!" (6).
Il libro divenne un bestseller del pacifismo, spesso paragonato a La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe per l'abolizione della schiavitu' (7) o al Ricordo di Solferino di Henri Dunant per la causa della Croce Rossa. Fu tradotto in 20 lingue, anche in retoromanzo, lingua parlata solo da 40.000 abitanti delle Alpi (8). Benche' si tratti di un romanzo, esso prende ispirazione dalla vita stessa di Bertha von Suttner e dalla sua esperienza in Europa centrale, dalla vita nella capitale Vienna e nel remoto Caucaso. Parigi aggiunge al romanzo la dimensione intellettuale de "la ville lumiere".
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Viaggi e attivismo
I viaggi della seconda parte della sua vita furono dedicati alla diffusione delle idee di pace. Bertha von Suttner era consapevole della sua capacita' di influenzare la pubblica opinione e di fornire cosi' un contributo personale. Da giornalista e scrittrice di successo, poteva servirsi dei suoi contatti sociali per indirizzarsi alle societa' viennese e berlinese. Nel 1891 fondo', la Oesterreichische Friedensgesellschaft, appena prima di partire per Roma per il terzo Congresso Universale della Pace, ove per la prima volta parlo' in Campidoglio. Da quel momento in poi dedico' tutte le sue energie per fondare nel 1892 il Bureau international de la paix, di cui fu nominata vice-presidente, la Deutsche Friedensgesellschaft e il mensile "Die Waffen nieder!", di cui divenne l'editrice. Nello stesso tempo continuava a coltivare la speranza che le Conferenze interparlamentari e i Congressi universali sulla pace cooperassero, anche tenendo i loro incontri contemporaneamente e nello stesso luogo. La sua rivista intendeva essere l'organo ufficiale delle Conferenze interparlamentari e del Bureau international de la paix di Berna, e delle Societa' della pace di Vienna e Berlino. A causa di difficolta' finanziarie pero', le pubblicazioni della rivista vennero interrotte nel 1899. In ogni caso, il fatto di farsi carico di un movimento agli inizi dimostra il suo acuto senso politico e strategico. Il suo grande sforzo fu di unire e rafforzare un movimento che aveva grande bisogno di coesione.
La sua precedente esperienza nel Caucaso le aveva permesso di acquisire un'ottica concreta e originale della politica europea e l'aveva aiutata a forgiare le sue idee politiche e sociali. Il suo compito consisteva nel convincere le classi dominanti, in particolare re, regine, imperatori e imperatrici, di schierarsi con la causa della pace. Qualche risultato lo ottenne, ma insufficiente per bloccare il montante nazionalismo estremo e l'aggressivita' delle politiche imperialistiche.
Nel 1898 contribui' a convincere lo zar Nicola II ad invitare i governi dei paesi industriali a partecipare ad una conferenza internazionale sul disarmo e sulla pace, che si tenne a L'Aja tra il maggio e il giugno 1899. I pacifisti accolsero la notizia con soddisfazione: finalmente i governi cominciavano a mostrare interesse per le loro idee. Una delegazione del Bureau international de la paix rappresento' il movimento per la pace a L'Aja. La baronessa von Suttner aveva l'incarico di occuparsi dei comunicati stampa. Il delegato americano a L'Aja, Andrew D. White, scrisse nella sua Autobiografia che "i pacifisti di tutte le nazioni" erano rappresentati in gran numero. Particolare impressione gli avevano fatto la baronessa von Suttner, autrice di Die Waffen nieder! e il pacifista William Stead (9), tra i pacifisti e giornalisti piu' attivi fra quelli presenti a L'Aja. Stead utilizzo' le colonne del quotidiano locale, il "Dagblad", per mantenere vivo l'interesse dei delegati, scrisse articoli per il "Manchester Guardian" e invio' un resoconto settimanale negli Stati Uniti, che veniva diffuso da New York a San Francisco. La sua speranza era che la Conferenza de L'Aja divenisse permanente e costituisse la base di un parlamento universale.
Bertha von Suttner divenne una delle piu' famose personalita' "non ufficiali" presenti a L'Aja e rappresento' il Bureau international de la paix con Frederic Passy. Riusci' a convincere uno degli sponsor, il conte Gurowski, a prendere in affitto una villa a Scheveningue, dal 30 maggio al 30 giugno 1899. In essa ella ricevette sia i delegati che i pacifisti di tutto il mondo (10). Ciascuno degli ospiti doveva registrare una frase su un fonografo... L'atmosfera era internazionale e molto promettente. La delusione arrivo' pero' dalla delegazione tedesca, che si rifiuto' di sottomettere le eventuali dispute ad un arbitrato obbligatorio. Fra gli altri pacifisti presenti a L'Aja vi erano il medico-fisiologo francese Charles Richet, il sociologo russo Jean Novicow, il banchiere polacco Jean de Bloch, autore di sette volumi sulla guerra futura, e il pittore britannico cosmopolita Felix Moscheles, dell'International Peace and Arbitration Association. Quest'ultimo osservo' che, per la prima volta, ogni giorno gli veniva richiesta la sua opinione su argomenti relativi al movimento per la pace, e che piu' di una volta si senti' trattato con rispetto (11).
Poco dopo la Conferenza de L'Aja pero', la scena internazionale fu occupata dallo scoppio di una serie di guerre: la guerra boera (1900), la spedizione cinese (1902), la guerra russo-giapponese (1905), la crisi del Marocco (1906), ecc. Nel 1907 molte illusioni erano svanite e la partecipazione dei pacifisti alla seconda Conferenza de L'Aja fu limitata. Le notizie si potevano leggere sui giornali, senza bisogno di recarsi a L'Aja (12).
Bertha von Suttner tuttavia partecipo' nel 1902 alla costituzione dell'Istituto della pace di Monaco e del Museo della guerra e della pace di Lucerna, viaggio' in lungo e in largo e incontro' molti dei leader del tempo: Edoardo VII, la regina Guglielmina, Theodor Roosevelt, ecc. Sapeva che se voleva essere ascoltata, era necessario che si rivolgesse ai politici. Pertanto si servi' di tutta l'influenza di cui disponeva per attirare la loro attenzione verso la pace. Viaggio' molto negli Stati Uniti, dapprima nel 1904, e poi nel 1912, quando riusci' a parlare a piu' di ventimila persone in una serie di incontri in varie parti del paese. Aveva 69 anni, ed era mossa dal dovere che avvertiva di orientare l'opinione pubblica contro la guerra.
Bertha von Suttner possedeva di certo una mente politica, pragmatica e tattica, ed era conscia dell'impatto che i media possono avere sull'opinione pubblica. Sapeva anche che il movimento per la pace aveva bisogno di finanziamenti. Il suo stretto rapporto con Alfred Nobel, con il conte Gurowski e con Andrew Carnegie evidenzia questa sua consapevolezza. Come detto, si servi' di un fonografo a L'Aja, scrisse molti articoli per la sua rivista "Die Waffen nieder!", tenne conferenze in giro per l'Europa e negli Stati Uniti, e invito' i musicisti a scrivere una musica che fosse "semplice, ritmica, come la Marsigliese, o l'inno nazionale austriaco", poiche' "non sono i musicisti del conservatorio che vogliamo influenzare, ma i popoli" (13). Si impegno' anche perche' venisse prodotta una pittura che mostrasse gli orrori della guerra, in modo tale da scioccare il pubblico. A convincerla di questa importanza della pittura e delle immagini (14) fu il suo incontro con il pittore russo Vaseli Werestchaguine a Vienna. Ella tento' di acquisire la collaborazione di Werestchaguine a "Waffen nieder!". Fu K. W. Diefenbach, con il suo "Per Aspera ad Astra", a fornirle un contributo per la rivista (15).
E' interessante notare che dal 1909 in poi Bertha von Suttner si concentro' sulla produzione di immagini e film per propagandare la pace. La versione cinematografica del romanzo Die Waffen nieder!, appena prima dello scoppio della prima guerra mondiale, aveva anche lo scopo di dare impeto alla propaganda pacifista. Il film e' stato proiettato in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita di Bertha von Suttner presso le Nazioni Unite a Ginevra nel giugno 1993 (16). In quell'occasione si vide che il film era piuttosto statico e non produceva l'impatto emozionale generato dal testo originale (17).
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L'attualita' del messaggio di Bertha von Suttner
Molti movimenti femminili ricordano oggi Bertha von Suttner. Ma le donne possono effettivamente identificarsi con lei? La risposta e' complessa. Considerando le cose dal punto di vista di oggi, la personalita' di Bertha von Suttner occupa un posto speciale nel contesto delle donne del suo tempo. Non sostenne direttamente il movimento femminile, ma segui' le sue attivita' con interesse e le incoraggio' (18). Talvolta ebbe l'impressione che le donne non lavorassero per la pace in modo adeguato, e disapprovo' gli intrighi presenti in quei movimenti. Benche' molte donne la ammirassero, soprattutto nei paesi scandinavi, quando ricevette il Premio Nobel per la Pace e fece i suoi viaggi in giro per gli Stati Uniti, Bertha von Suttner era una donna che operava a titolo individuale, al di fuori dei movimenti femminili e al servizio di un movimento che le dava la liberta' e l'indipendenza di promuovere "Die Waffen nieder!" e l'ideologia pacifista.
Forse Bertha von Suttner era piu' una mente politica che pensava di non aver bisogno di guadagnare diritti politici poiche', in un certo senso, li possedeva gia', anche se in modo informale. Occupava una posizione privilegiata. Era accettata come unica donna in un mondo di uomini. Partecipava come gli uomini a molti eventi ufficiali, come la Conferenza de L'Aja, ove aveva lo status speciale di giornalista, che aveva acquisito fondando la rivista "Die Waffen nieder!", che aveva anche lo scopo di appoggiare l'Unione Interparlamentare e i Congressi Universali della Pace. L'aver iniziato la sua carriera di pacifista al Campidoglio di Roma, ove per la prima volta aveva tenuto un discorso, le conferi' il coraggio e probabilmente l'autostima e la fiducia. Da quel momento era diventata uno dei conferenzieri piu' famosi del suo tempo, riconosciuta come scrittrice di livello e leader pacifista.
Se esaminiamo i risultati di un sondaggio condotto da un quotidiano tedesco sui propri lettori del 1903, per verificare chi fosse la donna piu' famosa, troviamo che Bertha von Suttner risulto' prima, con 154 voti, seguita dalla regina Carmen Sylva di Romania (142), le attrici Sarah Bernardt (139) e Eleonora Duse (132), e la scrittrice austriaca Maria Ebner-Eschenbach (74) (19). Bertha von Suttner non aveva pero' solo ammiratori, ma anche molti nemici, che ne facevano il bersaglio di riviste e quotidiani: Bertha die Judin, Friedens Bertha, Friedens Furie! Ad esempio, l'allieva di Sigmund Freud, Helene Deutsch, ne fece un ritratto estremamente negativo: "Aggressiva, ambiziosa, Bertha von Suttner non si concede mai riposo, e non assomiglia all'immagine, che si potrebbe avere, di una dolce signora influenzata dalla pace che pratica; l'esame psicoanalitico della sua personalita' mostra che il suo lottare per la pace non e' altro che una reazione alla propria aggressivita'..." E la Deutsch continuava, argomentando che la von Suttner trascurava o non riconosceva la lotta delle altre donne, in particolare quelle aderenti al movimento socialista, come Rosa Luxemburg (20), cui Helene Deutsch era vicina.
Bertha von Suttner era presa dalla sua missione di pace e fino alla fine della sua vita continuo' a scrivere e a tenere conferenze. Addirittura col passare degli anni il suo impegno aumento'. Dopo la morte del marito, avvenuta il 10 dicembre 1902, le sue attivita' pacifiste si intensificarono. Nel testamento Arthur Gundaccar von Suttner le chiedeva di "contribuire, nei limiti delle sue forze, a migliorare il mondo, a partecipare alla lotta per il bene, a far risplendere, inestinguibile, la torcia della verita'" (21).
Cosi' Bertha von Suttner continuava a scrivere instancabilmente, cercando di anticipare il futuro e di trasmettere il suo pensiero e il suo messaggio alla posterita': "E' agli esseri umani che ancora devono nascere che si indirizza il lavoro di noi che moriremo tra non molto. A loro affidiamo la nostra anima. Nascituri te salutant" (22).
Bertha von Suttner e' di fatto un personaggio che sfugge ad ogni classificazione. Vi sono un centinaio di descrizioni della sua vita, che ha attratto l'attenzione di eminenti storici e scrittori. La mostra organizzata dal Ministero degli Affari Esteri austriaco in occasione dei cento anni del conferimento del Premio Nobel per la Pace, rappresenta dettagliatamente la vita della donna che viene ricordata oggi.
L'aspetto che forse piu' colpisce quando si esamina la sua vita, e' come i contemporanei reagirono nei suoi confronti. Nessuno rimaneva indifferente. Chi la incontrava, provava subito un senso di rispetto. Gli uomini della sua cerchia - un'elite di pacifisti europei, tra cui generali, diplomatici e parlamentari - l'ammiravano molto. I gruppi socialisti la rifiutavano, vedendo in lei il leader di un movimento che anch'essi avrebbero voluto inglobare, quello dei pacifisti; i socialisti tuttavia sottolineavano che per raggiungere la pace era necessario innanzitutto realizzare cambiamenti sociali, di cui la von Suttner non teneva conto. Ella si identificava intellettualmente piu' con il positivismo e con il progresso della natura umana, che non con le teorie rivoluzionarie. Cio' spiega forse perche' enfatizzasse le qualita' di umanita', di abnegazione, e la convinzione di stare lottando per la giustizia e la cultura. Il suo approccio mostra chiaramente quali fossero le sue priorita', cioe' prima il disarmo, poi il miglioramento delle condizioni sociali: "Noi non diciamo che debba accadere questo o quello, o che questa o quella classe debba prendere il potere, e cosi' la guerra scomparira' sicuramente, o magari spontaneamente; diciamo invece: prima bisogna liberare il mondo dalla minaccia della guerra e della corsa agli armamenti, poi si potranno risolvere piu' facilmente ed equamente le altre questioni sociali" (23).
Probabilmente la sua opinione non era sbagliata. Il disarmo potrebbe portare anche ad una migliore distribuzione del benessere all'interno della societa' e a meno miseria, meno fame, meno analfabetismo.
Riformista moderata, accentro' la sua attenzione sulla strategia e suoi metodi per raggiungere la pace: disarmo, limitazione delle armi, arbitrato e federazione tra stati, cooperazione e sviluppo, anziche' sfruttamento: queste erano le vie secondo Bertha von Suttner per ottenere la pace.
Cosa farebbe oggi Bertha von Suttner?
Probabilmente difenderebbe le stesse cause di allora, ma vi includerebbe lo sviluppo di una cultura di pace e di nonviolenza, la difesa dei diritti umani, la limitazione delle armi e il controllo delle armi leggere, la sicurezza umana e altri aspetti del dibattito attuale. Sarebbe a favore dell'Agenda per il Millennio delle Nazioni Unite, ne sosterrebbe le idee, si opporrebbe agli stereotipi e all'odio, a favore della giustizia sociale e della pace.
Cosa direbbe oggi Bertha von Suttner?
Non arrendetevi! Mantenetevi saldi sulle vostre idee e lavorate duramente, piu' che potete, per farle vivere.
Direbbe che l'idea dell'Europa e' necessaria, ma non sufficiente, poiche' tutte le persone sono legate dalla stessa consapevolezza di appartenere ad una medesima umanita'. Bertha von Suttner vedeva la pace del mondo minacciata da molti pericoli, tra cui quello dell'americanizzazione globale: "un fenomeno ravvisato da alcuni dei nostri contemporanei piu' perspicaci. Qual e' la necessita' per gli uni di essere assorbiti dagli altri? Non e' meglio che le culture si compenetrino l'un l'altra e che si viva insieme, dopo aver realizzato un'unita' al maggior livello possibile? Questo e' lo scopo della societa' umana che lavora per il progresso" (24).
Pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 24 giugno 1914, lo scrittore Stefan Zweig la incontro' per le strade di Vienna. Lei lo supplico' di fare qualcosa per prevenire lo scoppio della guerra (25).
La vecchia baronessa von Suttner aveva sicuramente ragione. I suoi ultimi giorni furono senza dubbio tragici. Malata di cancro, sentiva probabilmente l'urgenza di agire di nuovo per prevenire lo scoppio di una guerra imminente. "Giu' le armi!", lo slogan del suo attivismo pacifico si rivelo' una missione impossibile da compiersi in un contesto nazionalistico, militarista e imperialista. Poco prima della sua morte aveva gia' previsto che le nuove guerre sarebbero state piu' distruttive che mai...
Nell'aprile del 1918 Stefan Zweig, che in qualche modo avvertiva l'obbligo morale di sostenere il testamento pacifista di Bertha von Suttner, tenne un discorso al Congresso Internazionale delle Donne a Berna. A proposito di Die Waffen nieder! disse: "La sua vita dimostra che lei viveva con coerenza la sua convinzione e che la sua convinzione era la sua vita" (26).
Era una donna animata da una sola idea, in definitiva, ma per essa lavoro' instancabilmente.
Gli archivi della Lega delle Nazioni presso la sede della Nazioni Unite di Ginevra, custodiscono il suo prezioso testamento, una delle piu' prestigiose fonti per la storia della pace prima dello scoppio della guerra nel 1914: la corrispondenza, i diari, i romanzi, le riviste e la collezione Suttner/Fried, cui vanno aggiunti gli archivi del Bureau international de la paix, di cui Bertha von Suttner era presidente onorario, e per la cui esistenza combatte' con grande energia.
E' responsabilita' di tutti noi, funzionari internazionali, diplomatici, studiosi e cittadini, di mantenere viva la memoria di coloro che operano per il bene comune e il futuro dell'umanita'. E' responsabilita' nostra sviluppare strategie per promuovere e difendere la pace in tutto il mondo. Come ha scritto il Ministro degli Affari Esteri austriaco Ursula Plasnik: "Bertha von Suttner non e' vissuta abbastanza a lungo per essere testimone delle guerre del XX secolo. Noi che sappiamo quali esperienze terribili siano state questi conflitti, abbiamo il dovere di ricordare e di continuare l'opera della sua vita" (27).
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Note
1. Questo testo trae ispirazione da due conferenze tenute dall'autrice all'inaugurazione della mostra Bertha von Suttner, una vita per la pace, organizzate dal Ministero degli Affari Esteri austriaco, per celebrare il centesimo anniversario del conferimento del Premio Nobel per la Pace a Bertha von Suttner: la prima presso l'Universita' di Udine, a Palazzo Antonini, inaugurata il 13 aprile 2005, e la seconda presso la sede dell'Onu a Ginevra, sotto gli auspici della Missione austriaca e di altre missioni permanenti, aperta il 6 dicembre 2005.
2. B. v. Suttner, Memoirs of Bertha von Suttner, vol. I, Boston-London, Ginn and Co. 1910, p. 3.
3. Si veda il libro di C. Goetz, Die Rebellin Bertha von Suttner: Botschaften fuer unsere Zeit, Elsdorf,  Klein und Elsinger 1996.
4. B. v. Suttner, Memoirs, op. cit., pp. 134-135.
5. Per il periodo trascorso da Bertha von Suttner nel Caucaso, si veda M. Enichlmair, Abenteuerin Bertha von Suttner. Die unbekannten Georgien-Jahre 1876 bis 1885, Wien, Roessner 2005, pp. 111-112.
6. Citazione di G. Moch in: Baronne de Suttner, Bas les armes! con una prefazione di M. G. Moch, Paris, Charpentier 1908, p. II.
7. Cfr. R. Braker , Weapons of Women Writers. Bertha von Suttner's Die Waffen Nieder! as Political Literature in the Tradition of Harriet Beecher Stowe's Uncle Tom's Cabin, "Austrian Culture", vol. 16, New York, Peter Lang 1995.
8. Il romanzo e' stato appena tradotto in giapponese da Kazuyo Yamane et al., Yokohama New Town, Kochi City.
9. Autobiography of Andrew Dickson White, vol. II, New York, The Century 1905, p. 260.
10. Kongelige Bibliotek, Copenhague, Frederik Bajer papers, von Suttner to Bajer, 30 marzo 1899.
11. F. Moscheles, "Impression at The Hague", in A History of the Peace Conference at the Hague, London, Alexander,  p. 11.
12. IPB, Suttner/Fried correspondance (S/F), Moch to Fried, 13 luglio 1907.
13. Bajer Papers, von Suttner to Bajer, 3 settemre 1900.
14. B. v. Suttner, Memoiren von Bertha von Suttner, Stuttgart, Deutscher Verlag 1909, pp. 280-286.
15. Die Waffen nieder, 1893, p. 94.
16. Die Waffen nieder. Bas les armes. Lay down your Arms. Bertha von Suttner (1843-1914) and other Women in Pursuit of Peace. Geneva, United Nations 1993.
17. Si tratta di un film prodotto dalla Nordisk Films e diretto da Dane Holge Madsen. E' reperibile presso il Danish Film Museum.
18. Si veda il suo articolo: Die Friedensbewegung und die Frauen, in "Die Waffen nieder! Monatschrift zur Forderung der Friedensbewegung", IV Jahrgang, 1895, pp. 254-257.
19. "La paix par le droit", n. 8-9,  August-September 1903, pp. 366-367.
20. H. Deutsch, Autobiographie, Paris, Mercure de France 1986, pp. 128-129.
21. "Extrait du testament d'A. Gundaccar de Suttner", in Baronne de Suttner, Lettres a' un mort, Geneve-Paris, Atar.
22. Ibid., p. 184.
23. Bertha von Suttner und der Kampf um die Vermeidung des Weltkrieges, I, Zuerich 1917, pp.  19-20, citato in A. Schou, The Peace Prize, Stockholm, Nobel Foundation 1950, p. 20.
24. Extrait du testament, op. cit., ibid., p. 175.
25. S. Zweig, Le monde de hier. Souvenirs d'un Europeen, Paris, Belfond 1982, p. 248.
26. B. v. Suttner. Katalog der Sonderaustellung im historischen Museum der Stadt Wien, Wien, Neues Rathaus 1950, p. 20.
27. Ein Leben fuer den Frieden. A Life for Peace, Austrian Museum for Economic and Social Affairs 2005, introduction.

3. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

4. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

6. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

7. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 195 del 14 luglio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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