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[Nonviolenza] Telegrammi. 4892
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4892
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 10 Jul 2023 14:39:00 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4892 dell'11 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Giobbe Santabarbara: Pioggia di sangue e lacrime di pietra
2. Un appello per l'Ucraina. Cessate il fuoco: la parola alla diplomazia
3. Norberto Bobbio: Pace. Concetti, problemi e ideali (1989) (parte terza e conclusiva)
4. Una minima notizia su Leonard Peltier
5. Luca Kocci: Adriana Zarri, il debutto della libera ricerca spirituale
6. Mao Valpiana ricorda Alex Langer
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. PAROLE A SE STESSO. GIOBBE SANTABARBARA: PIOGGIA DI SANGUE E LACRIME DI PIETRA
... So che solo la scelta della nonviolenza consentira' la liberazione e la salvezza dell'umanita', e la prosecuzione della vita di quest'unico mondo vivente che conosciamo nell'intero universo.
*
Ma ogni giorno che passa vedo morire innumerevoli persone innocenti schiacciate sotto il tallone di ferro di tutti i poteri dominanti.
Vedo la catastrofe dell'umanita', di quest'unica umana famiglia, e la distruzione del mondo vivente, di quest'unico mondo vivente.
Vedo il terrorismo sempiterno dei potenti che mentre massacrano le loro vittime le oltraggiano una volta di piu', pretendendo di rovesciare totalmente, totalitariamente, la verita'.
Vedo la ferocia dela guerra che i poteri dominanti continuano a considerare "sola igiene del mondo" presiedere alle sorti di noi tutti, di noi tutti preparando ed alacremente eseguendo l'annichilimento.
Bisogna essere ciechi per non vedere l'orrore della dispiegata violenza dei dominanti poteri imperialisti, colonialisti, razzisti, totalitari che stanno distruggendo il mondo.
Bisogna essere ciechi per non vedere l'apartheid e lo schiavismo in Europa, la strage degli innocenti nel Mediterraneo, i nuovi lager a nord e a sud del Mediterraneo, il fascismo che torna su scala planetaria, la violenza infinita dei regimi vampiri del Nord del mondo sui popoli oppressi degli sterminati Sud del mondo.
Bisogna essere ciechi per non vedere come l'impetuoso sviluppo tecnologico nelle mani dei poteri dominanti sta privando di ogni diritto la stragrande maggioranza dell'umanita' ridotta in schiavitu', ridotta alla fame, ridotta alla disperazione, spogliata di tutto, letteralmente tutto, e trasformata in vittima sacrificale - insieme all'intera biosfera - nelle fauci insaziabili del dio del profitto.
*
So che occorre resistere.
E tutti i popoli che resistono sono miei fratelli e sorelle.
Tutti gli esseri umani che resistono sono miei fratelli e sorelle.
Ma resistere non per mantenere lo status quo, come pensano tutte le cosiddette "forze politiche" e tutte le cosiddette "pubbliche opinioni" colonizzate dall'imperialismo e ipnotizzate dal consumismo che e' l'ultimo travestimento e l'ultima trappola della dittatura del capitale astratto per imprigionare e asservire e piu' agevolmente infine divorare le nude umane vite ridotte a merci tra le merci, a scarti tra gli scarti.
Per resistere occorre porsi alla sequela del movimento di liberazione delle donne.
Proseguendo la lotta del movimento operaio e contadino.
Proseguendo la lotta dei movimenti anticoloniali.
Proseguendo la lotta dei popoli che difendono la Madre Terra.
Resistere sulle posizioni di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf, di Simone Weil, di Hannah Arendt, di Luce Fabbri.
Resistere sulle posizioni di Lucrezio e Leopardi, di Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft, di Denis Diderot e Karl Marx, di Flora Tristan e Louise Michel, di Lev Tolstoj e Mohandas Gandhi, di Ginetta Sagan e Marianella Garcia, di Martin Luther King e Nelson Mandela, di Fatema Mernissi e Marielle Franco, di Primo Levi e Varlam Shalamov, di Berta Caceres e Wangari Maathai.
Resistere con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Resistere con la scelta concreta e coerente della nonviolenza.
*
So che le oppresse e gli oppressi hanno un solo strumento di lotta adeguato: la nonviolenza.
La nonviolenza e' l'unica risorsa che puo' condurre alla vittoria il movimento delle oppresse e degli oppressi.
Chi ancora non ha capito questo, non ha capito nulla della situazione presente; chi non ha capito questo e' ancora prosternato e prostituito all'ideologia dei poteri dominanti, e' ancora schiavo del militarismo che produce solo dittature e distruzione, e' ancora subalterno alle deliranti logiche della gerarchia e dello sfruttamento, del maschilismo e del razzismo, dell'alienazione e dell'onnicidio.
*
Le vittime dell'attuale orrore, come tutte le vittime di tutte le guerre e di tutte le occupazioni, di tutti i fascismi e di tutti i massacri, ci convocano al lutto e alla lotta nonviolenta contro tutte le guerre, contro tutte le stragi, contro tutte le uccisioni.
Ci convocano alla lotta nonviolenta in difesa del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
Ci convocano alla lotta nonviolenta in aiuto di ogni popolo e di ogni essere umano oppresso.
Ci convocano alla lotta nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ci convocano alla lotta nonviolenta per salvare tutte le vite.
2. APPELLI. UN APPELLO PER L'UCRAINA. CESSATE IL FUOCO: LA PAROLA ALLA DIPLOMAZIA
[Dal sito Volerelaluna.it riprendiamo e diffondiamo]
1. Dal convegno "Guerra o pace?", svoltosi in una sala del Senato il 30 giugno scorso, sono emerse le conclusioni riflesse in questo documento, con il quale si intende contribuire a dare rappresentanza sociale e politica ai sentimenti di pace che percorrono l'opinione pubblica e raccogliere le adesioni di coloro che ne condividano il contenuto.
2. Nel perdurare del conflitto in Ucraina, ci rivolgiamo ai parlamentari italiani per promuovere un cessate-il-fuoco presidiato da forze dell'ONU con la supervisione dell'OSCE e il simultaneo avvio di negoziati per una conferenza di pace e sicurezza in Europa. Il protrarsi della guerra, infatti, rischia di aggravarsi fino al confronto nucleare, alla possibile destabilizzazione della Russia e alla caduta in mani incontrollabili del suo arsenale atomico. L'opzione proposta scongiurerebbe tali rischi, affronterebbe con gli strumenti della diplomazia le spine all’origine del conflitto, aprirebbe la via a nuove architetture di sicurezza nel nostro continente e permetterebbe di riportare la Russia nel consesso europeo in un quadro di collaborazione che eviti futuri confronti e prevenga il consolidarsi di sentimenti antioccidentali. Inoltre, offrirebbe all'Europa l'opportunita' di farsi capofila della propria sicurezza, nella lealta' atlantica e con la dovuta attenzione alle azioni in corso da parte del Vaticano e di altri importanti interlocutori internazionali.
3. E' urgente, quindi, dar luogo a un'iniziativa parlamentare che ispiri il Governo italiano, e gradualmente tutti i membri dell'Unione Europea e dell'Alleanza, a una visione lungimirante per l'Europa, in modo da non distogliere energie dai temi planetari della nostra epoca e scongiurare l'infausta prospettiva di lasciare alle giovani generazioni un mondo devastato dall'odio. L'avvio di un negoziato - e di una visione - di pace si avvarrebbe di cultura e strumenti gia' disponibili e praticati in passato: i principi di Helsinki; le regole fondative dell'OSCE; le iniziative di cooperazione emerse dagli anni Novanta in poi nella stessa Alleanza Atlantica. Lo scopo finale sarebbe la costruzione, in Europa, di un sistema di garanzie reciproche che nessuno avrebbe interesse a scardinare. La ricostruzione dell'Ucraina farebbe ovviamente parte del progetto.
4. Questo documento si propone di tradurre in iniziativa politica il diffuso e crescente desiderio di pace che attraversa l'Italia e l'Europa. Attorno a esso intendiamo raccogliere componenti del Parlamento e della politica, al fine di indirizzare un chiaro messaggio all'Italia, all'Europa e agli Stati Uniti per la stabilita' del nostro continente. Anche perche' senza ampi correttivi da mettere subito in atto, le nuove adesioni alla NATO apportano ben pochi vantaggi; anzi, irrigidiscono ancor piu' il confronto globale. Percio' auspichiamo che nel prossimo Vertice di Vilnius non siano adottate precipitose decisioni sul futuro status dell'Ucraina che priverebbero il negoziato di un importante elemento di trattativa.
5. Chiediamo a chi condivida questo documento di aderire e rendersi disponibile a un coordinamento interparlamentare per gli obiettivi indicati. Non sara' un cammino facile, ne' breve. Tuttavia, e' il solo che appare ragionevole, nel generale interesse.
Roma, 3 luglio 2023
Giorgio Maria Baroncelli, Diplomatico A/R
Elena Basile, Diplomatica A/R
Mauro Beschi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale
Mario Boffo, Diplomatico A/R
Rocco Cangelosi, Diplomatico A/R
Giuseppe Cassini, Diplomatico A/R
Guido Cerboni, Diplomatico A/R
Enrico De Maio, Diplomatico A/R
Tommaso di Francesco, Giornalista
Biagio Di Grazia, Generale
Domenico Gallo, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale
Giovanni Germano, Diplomatico A/R
Alfonso Gianni, Direttore di Alternative per il Socialismo
Alfiero Grandi, Vicepresidente vicario Coordinamento Democrazia Costituzionale
Raniero La Valle, Giornalista
Silvia Manderino, Vicepresidente Coordinamento Democrazia Costituzionale
Roberto Mazzotta, Diplomatico A/R
Gian Giacomo Migone, Presidente Commissione Esteri Senato 1994-2001
Fabio Mini, Generale
Enrico Nardi, Diplomatico A/R
Alberto Negri, Giornalista
Angelo Persiani, Diplomatico A/R
Antonio Pileggi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale
Michelangelo Pipan, Diplomatico A/R
Armando Sanguini, Diplomatico A/R
Barbara Spinelli, Giornalista
Massimo Spinetti, Diplomatico A/R
Vittorio Tedeschi, Diplomatico A/R
Massimo Villone, Presidente Coordinamento Democrazia Costituzionale
Vincenzo Vita, Presidente Associazione Rinnovamento della Sinistra
3. REPETITA IUVANT. NORBERTO BOBBIO: PACE. CONCETTI, PROBLEMI E IDEALI (1989) (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.treccani.it riproponiamo la seguente voce estratta dalla Enciclopedia del Novecento I Supplemento (1989)]
7. Il Terzo per la pace
Come lo stato di natura hobbesiano, lo stato di equilibrio del terrore e' uno stato da cui l'uomo deve assolutamente uscire, sia che questo 'deve' sia inteso come un imperativo categorico, una norma morale assoluta, o un imperativo ipotetico, una regola di prudenza, sia che ci si metta dal punto di vista di una morale deontologica e dell'etica weberiana della convinzione o dal punto di vista di una morale utilitaristica e dell'etica weberiana della responsabilita'. Ma in che modo? Pare improbabile che se ne possa uscire senza la presenza di un Terzo non coinvolto. In uno stato di equilibrio delle forze tra eguali, l'unico strumento di pace e' l'accordo. Ma affinche' un accordo sia efficace e raggiunga lo scopo per cui e' stato stipulato occorre che i due contraenti si ritengano perentoriamente obbligati a osservarlo. Ora, quest'obbligo viene meno in uno stato d'incertezza, ovvero in uno stato in cui nessuno dei due e' sicuro dell'osservanza dell'altro. Questa situazione e' stata descritta una volta per sempre da Hobbes: "[Nello stato di natura] chi adempie per primo non ha alcuna assicurazione che l'altro adempia in seguito, perche' i vincoli delle parole sono troppo deboli per imbrigliare l'ambizione, l'avarizia, l'ira e le altre passioni degli uomini, senza il timore di qualche potere coercitivo, che non si puo' supporre vi sia nella condizione di mera natura, dove tutti gli uomini sono eguali e giudici della giustezza dei loro timori. Percio' chi adempie per primo, non fa che consegnarsi al suo nemico, contro il diritto [...] di difendere la propria vita" (Leviatano, XIV, Firenze 1976, p. 132). Uno studioso di Hobbes (J. W. N. Watkins) descrive con questo apologo cio' che chiama "il gioco dello stato di natura": Tizio e Caio sono due uomini hobbesiani in un hobbesiano stato di natura. Entrambi portano con se' un armamento micidiale. Un pomeriggio, mentre sono in cerca di ghiande, s'incontrano in una piccola radura in mezzo al bosco. Il sottobosco rende la fuga impraticabile. Tizio grida: "Aspetta! Non facciamoci a pezzi". Caio risponde: "Condivido il tuo stato d'animo. Contiamo: quando arriveremo a dieci ciascuno di noi due gettera' le armi alle proprie spalle tra gli alberi". Ciascuno dei due comincia furiosamente a pensare: e' il caso o no di gettare via le armi quando arriveremo a dieci? Ognuno considera che se nessuno le butta nel timore che l'altro non le butti, ne verra' uno scontro all'ultimo sangue in cui ognuno rischia la morte. Ma considera anche che se lui le butta e l'altro no, la propria morte e' sicura. E allora? Delle quattro soluzioni possibili: che le butti il primo e non il secondo, il secondo e non il primo, nessuno dei due, tutti e due, quest'ultima, che rappresenterebbe l'osservanza della massima pacta sunt servanda, e' una sola e non e' detto che sia la piu' probabile. Considerando il modo con cui procedono le trattative per il disarmo tra le grandi potenze non si tardera' a riconoscere l'esattezza dell'ipotesi hobbesiana. Chi comincia per primo in una situazione in cui non e' sicuro che l'altro faccia altrettanto non si mette forse nelle mani dell'altro? Allora nessuno comincia. Altro e' la stipulazione verbale di un patto, altro la sua osservanza. I patti senza la spada di un ente superiore ai due contraenti sono, ancora Hobbes, un semplice flatus vocis.
Non s'insistera' mai abbastanza sull'importanza del Terzo in una strategia di pace. La guerra ha essenzialmente una struttura diadica e tende a far convergere i belligeranti, per quanti essi siano, verso due poli. Non manca talora la presenza di un Terzo anche in un conflitto armato, che puo' prendere la figura di Tertium gaudens, vale a dire di colui che senza volerlo trae beneficio dai danni che i due contendenti si procurano, o del capro espiatorio, che e', al contrario, colui dal quale entrambi i contraenti traggono beneficio, o del seminatore di discordia, che e' chi provoca la guerra altrui per trarne consapevolmente un beneficio (in base al principio del divide et impera). Ma nessuno di questi Terzi e' essenziale alla condotta della guerra: sono tutte quante figure marginali. Quando il Terzo diventa un alleato di una delle due parti, perde completamente il ruolo di Terzo. Quando resta neutrale viene a trovarsi in una situazione di estraneita' al conflitto. Sulla base della presenza o assenza di un Terzo in un conflitto, si fonda la distinzione, gia' richiamata, fra stato polemico, in cui il Terzo e' escluso, e stato agonale, in cui esiste il Terzo e che pertanto si puo' chiamare del Terzo incluso. Il primo, che e' lo stato di guerra per eccellenza, e' diadico; il secondo, che e' per eccellenza lo stato di pace, vale a dire e' quello in cui i conflitti vengono risolti per la presenza di un Terzo senza che sia necessario il ricorso all'uso della forza reciproca, e' triadico.
Del Terzo-per-la-pace due sono le figure principali: l'arbitro (Tertium super partes) e il mediatore (Tertium inter partes). L'arbitro puo' a sua volta o essere imposto dall'alto o autoimporsi o essere scelto dalle stesse parti. Ad ogni modo deve essere riconosciuto dalle parti per poter svolgere la propria funzione: l'effetto del riconoscimento consiste nel fatto che i due litiganti s'impegnano ad accettarne la decisione qualunque essa sia, e accettandola pongono fine alla lite. La decisione accettata non sempre viene eseguita. Percio' bisogna ulteriormente distinguere l'arbitro che ha a disposizione un potere coattivo tanto forte da essere in grado di costringere il recalcitrante e l'arbitro che questo potere non ha. Il primo puo' essere a buon diritto chiamato, per riprendere il titolo di una celebre opera di teoria politica, Defensor pacis. Il mediatore puo' essere, nella sua funzione piu' debole, colui che mette in contatto le parti, oppure, nella sua funzione piu' forte, colui che interviene attivamente allo scopo di far giungere le parti a un compromesso. In questa seconda veste si chiama, non a caso, paciere (e, quando il personaggio e' di grande autorita', pacificatore).
Fra due contendenti la pace puo' nascere o dalla vittoria dell'uno sull'altro e allora si avra' la pace d'impero, oppure dalla presenza di un Terzo arbitro o mediatore. Nell'attuale situazione dei rapporti fra le due grandi potenze, caratterizzata dall'equilibrio del terrore, non si ritiene ne' auspicabile ne' possibile la prima, che verrebbe alla fine di una guerra catastrofica. Ma esiste un Terzo-per-la-pace dal quale si possa sperare una soluzione diversa da quella della pace d'impero? una pace negoziata, una pace di compromesso, o alla fine, per riprendere la tipologia di Aron, una pace di soddisfazione? Nell'attuale sistema internazionale questo Terzo non esiste, ne' se ne profila uno credibile all'orizzonte. Tertium super partes avrebbe dovuto essere nelle intenzioni dei suoi promotori, sconvolti dagli effetti della seconda guerra mondiale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ma essendo nata come associazione di Stati e non come Superstato (in un ordinamento statale il diritto di veto sarebbe inconcepibile), e' troppo debole per imporsi agli Stati piu' forti che di fatto la disprezzano e se ne servono, quando se ne servono, unicamente per far valere i propri interessi e per cercare di intralciare la soddisfazione degli interessi altrui. Terzi al di sopra delle parti sono idealmente, anche se non sempre nella realta', le Chiese cristiane, un sovrano dell'ordine religioso universale, come il papa, i movimenti pacifisti sorti in questi ultimi anni soprattutto nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti (i movimenti pacifisti dell'Europa dell'Est sono movimenti di parte), d'ispirazione religiosa o politico-religiosa, come i movimenti per la nonviolenza, o politica. Ma la loro autorita' e' esclusivamente spirituale e morale: un'autorita' che, per quanto alta e tendenzialmente universale, non ha mai impedito in tutto il corso della storia umana, dominata dalla volonta' di potenza, le 'inutili stragi'. Quanto al Terzo fra le parti e' un ruolo cui avrebbe potuto aspirare l'Europa, se non fosse stata sinora, e forse irrimediabilmente, divisa nelle zone d'influenza rispettivamente degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, lacerata fra due diverse lealta' che le hanno impedito di trovare un'unita' politica corrispondente e conforme alla sua unita' culturale ormai esistente da secoli. Quando l'egemonia dell'Unione Sovietica sulla Cina ha avuto fine e la Cina ha cominciato a svolgere un ruolo relativamente autonomo nell'ordine internazionale, si e' cominciato a pensare che il sistema bipolare si sarebbe trasformato in un sistema tripolare. Ma a parte il fatto che la previsione si e' dimostrata prematura, la Cina non sarebbe un Terzo mediatore, ma nella migliore delle ipotesi un Tertium gaudens, nella peggiore un alleato disponibile per entrambi secondo le circostanze, e quindi sarebbe in entrambi i casi una tipica figura del Terzo-per-la-guerra. Infine esiste una grande organizzazione di stati sedicenti neutrali o indipendenti dai due blocchi che e' stata chiamata del Terzo Mondo. Ma essa e' come Terzo-al-di-sopra-delle-parti troppo debole, per mancanza di coesione interna, come Terzo-fra-le-parti, troppo poco autorevole, in quanto costituita per gran parte da Stati in via di sviluppo. Che poi un Terzo-al-di-sopra-delle-parti possa nascere artificialmente, secondo l'ipotesi hobbesiana, da un pactum subiectionis fra gli Stati, ovvero dalla rinuncia degli Stati piu' forti all'uso indiscriminato della propria forza e dalla costituzione volontaria e irreversibile di una forza comune, e', allo stato attuale della lotta per l'egemonia dei due grandi Leviatani, assolutamente impensabile. D'altra parte e' impensabile che una situazione come quella dell'equilibrio del terrore, che viene mantenuto soltanto attraverso un continuo accrescimento nella capacita' da una parte e dall'altra di essere sempre piu' 'terribili', possa durare all'infinito, se non altro perche' viviamo in un universo finito e finite sono le risorse di cui l'uomo puo' disporre per accrescere la propria potenza. Che l'umanita' debba uscire dallo stato di equilibrio del terrore e' ormai una certezza assoluta. Ma nessuno, neppure coloro che detengono nelle loro mani il supremo potere di vita e di morte, e' in grado di dire se, come e quando, questa uscita possa avvenire.
La proposta detta 'iniziativa per una difesa strategica' (SDI), annunziata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, il 23 marzo 1983 e chiamata comunemente e polemicamente "guerre stellari", e' stata presentata come un vero e proprio salto qualitativo nei rapporti fra le due grandi potenze, come un modo per rispondere all'aspirazione universale di scongiurare l'apocalisse nucleare, in quanto, predisponendo uno scudo spaziale di tale ampiezza e precisione da impedire o la partenza o il percorso o l'arrivo dei missili avversari, farebbe perdere di validita' la diretta correlazione, sulla quale si e' fondata la strategia dell'era post-atomica, fra sicurezza e minaccia di sterminio. L'idea fondamentale su cui si regge la nuova strategia consiste nel tentativo di sostituire alla corsa verso armi di offesa sempre piu' micidiali la corsa verso apparati di difesa sempre piu' protettivi, allo scoraggiamento attraverso la paura dell'altro lo scoraggiamento mediante la propria mancanza di paura. Il dibattito e' in corso. Si tratta di sapere, in primo luogo, se tale sistema di difesa sia tecnicamente possibile e quindi rispondente allo scopo; in secondo luogo, se, posto che sia possibile rispetto allo stato attuale delle armi, non possa venir superato da nuove armi offensive non ancora inventate, nel qual caso non farebbe che rinfocolare la gara tra i due grandi e aumentare il rischio e la gravita' dello scontro finale; in terzo luogo, se il possesso dello scudo spaziale, che darebbe a uno solo dei due il privilegio della invulnerabilita', non possa renderlo, novello Achille, piu' forte e piu' ardito nell'attacco, giusta una delle piu' celebri massime di Machiavelli: "[...] e prima si cerca non essere offeso, e poi si offende altrui" (Discorsi, I, 46).
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Bibliografia
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4. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
5. LIBRI. LUCA KOCCI: ADRIANA ZARRI, IL DEBUTTO DELLA LIBERA RICERCA SPIRITUALE
[Riprendiamo e diffondiamo la seguente recensione apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 5 luglio 2023]
Le lettrici e i lettori del manifesto conoscono bene Adriana Zarri, donna teologa laica che per trent'anni (dal 1980 alla morte nel 2010) ha scritto su questo giornale di Chiesa, teologia, spiritualita' e societa', con acume, liberta' e spirito critico. Ma quella che emerge dai suoi diari giovanili, appena pubblicati da Einaudi con la cura rigorosa e l'interpretazione profonda di Francesco Occhetto, e' una Adriana Zarri inedita (La mia voce sa ancora di stelle. Diari 1936-1948, pp. 290, euro 20).
Inedita perche' si tratta di testi che leggiamo ora per la prima volta, letteralmente tirati fuori da un cassetto dove li custodiva Bruna Pietranera, fra le animatrici dell'associazione Amici di Adriana Zarri. Inedita perche' quella che si manifesta dai diari scritti fra il 1936 e il 1948 e' un'adolescente e poi una giovanissima donna (nata a San Lazzaro di Savena, nelle campagne bolognesi, nel 1919: per la biografia di Zarri si veda Mariangela Maraviglia, Semplicemente una che vive, il Mulino, sul manifesto del 18 novembre 2020) alla ricerca dell'essenziale e dell'assoluto, non ancora la teologa originale e radicale capace di anticipare e poi di oltrepassare il Concilio Vaticano II, ne' l'eremita immersa nel mondo e nella storia. Inedita perche' c'e' tutta l'Adriana Zarri mistica, che cerca Dio non nel soprannaturale - come una superficiale interpretazione della parola potrebbe suggerire - ma nel quotidiano e nell'ordinario.
I diari si dividono in tre fasi. La prima, la cui redazione e' datata 1936, e' quella della "conversione", che arriva fulminante e misteriosa, innestandosi nella vita di un'adolescente inquieta e profondamente turbata dalla morte improvvisa del fratello maggiore Adriano, a vent'anni, nel 1931. "Fu un lampo! - scrive la 17enne Adriana - Un lampo improvviso che squarcio' le tenebre della mia mente nella quale si versarono torrenti di luce. In un istante io vidi Colui che avevo sempre cercato: lo conobbi, lo amai, fui sua".
Per Adriana e' la vera scoperta di Dio. Ma quale Dio? Non il Dio "monolitico" e "patriarcale", "moralista" e "punitore" definito dalla teologia e trasmesso dalla pastorale del tempo - il catechismo e' quello di Pio X, sul soglio pontificio dal 1939 siede Pio XII - e che Adriana ritrova nella Compagnia di San Paolo, istituto religioso in cui entra nel 1942, credendo di poter realizzare li' la propria vocazione, e da cui si allontana qualche anno dopo. "Mi sento paralizzata, sminuita, finita: un povero fantoccetto al comando dei fili", scrive Adriana il 21 giugno 1943.
Inizia la nuova vita di Adriana, quella della libera ricerca spirituale e teologica (un "cammino eversivo e controcorrente congeniale ai soli dettami dello Spirito, al di la' di qualsivoglia ingerenza ecclesiale, teologica o politico-culturale", rileva Occhetto), dell'incontro con il Dio-Amore e della "mistica", non come fuga dal mondo, ma come immersione nell'umano per trovare il divino. E infatti i suoi diari giovanili - compresi gli slanci di una scrittura giovanile ed estrema - possono essere inseriti a pieno titolo in quel filone della mistica cristiana femminile, che dal Medioevo arriva fino a Simone Weil e Etty Hillesum. In cui, scrive Luisa Muraro, Dio "diventa un Dio di passaggio: dal chiuso della teologia scientifica, delle discussioni scolastiche, delle cerimonie e delle gerarchie, dei canoni e dei tratti, si trasferisce nella relazione d'amore e da questa scorre per il mondo, liberamente e segretamente".
6. MEMORIA. MAO VALPIANA RICORDA ALEX LANGER
[Riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 4 luglio 2023 col titolo "Il lascito di Alexander Langer: bandire ogni forma di violenza"]
A ventotto anni dalle sue dimissioni estreme e definitive, sentiamo ancora intatta la nostalgia ma anche il vuoto della sua assenza. Non c'e' incontro, riunione, convegno, assemblea di movimento dove Alex non venga in qualche modo ricordato, citato, rimpianto. Ci manca, ma lo sentiamo anche fortemente vicino, compresente. Alla domanda ricorrente "perche'?" non ci puo' essere risposta, ma ognuno di noi un senso a quella morte lo vuole dare: forse a schiacciarlo e' stato il troppo amore, la troppa compassione, il farsi carico senza limite dei pesi altrui.
Come il suo amato San Cristoforo, Alex aveva preso sulle spalle un bambino, un progetto, per portarlo all'altra riva, ma ancor prima della fine della traversata si e' accorto che aveva accettato un compito troppo gravoso, doveva mettercela tutta, ci voleva uno sforzo enorme, per arrivare di la'. Non ce l'ha fatta, Alex, a concludere la traversata del fiume, stanco e oberato ha religiosamente accettato il suo calvario; ma la preziosa eredita' di idee ed azioni che ha lasciato, ora la ritroviamo sparsa ovunque, dall'Enciclica di Papa Francesco "Laudato si'" fino alla Campagna nonviolenta di "Obiezione alla guerra".
La figura di Langer piace molto ai giovani di oggi. Lo sentono attuale, vero, coerente. Offre loro un'idea di politica cosi' diversa e bella rispetto alla decadenza e alle miserie cui assistono nel quotidiano circo trasmesso dai media. Le sue parole hanno la forza della verita'. Lo stile di Alex sta nel legame tra mezzi e fini come etica politica.
Nel Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica, scrive (e sembra davvero rivolto a noi oggi): "Una necessita' si erge pertanto imperiosa su tutte le altre: bandire ogni forma di violenza, reagire con la massima decisione ogni volta che si affacci il germe della violenza etnica, che - se tollerato - rischia di innescare spirali davvero devastanti e incontrollabili. Ed anche in questo caso non bastano leggi o polizie, ma occorre una decisa repulsa sociale e morale, con radici forti: un convinto e convincente no alla violenza". Il "convinto e convincente no alla violenza" e' per me una definizione essenziale della nonviolenza.
Non ha bisogno di specificare "senza se e senza ma", o "con tanti se e tanti ma", o di fare distinguo tra violenza dell'aggressore e violenza dell'aggredito. "No alla violenza", e tutti capiscono cosa significhi. E' un no chiaro e deciso, ma deve essere anche "convinto e convincente".
Convinto. Chi rifiuta la violenza deve aver fatto un percorso interiore, deve esserne intimamente persuaso direbbe Capitini, deve rifiutare innanzitutto la propria violenza, quella che viene da dentro di se', prima di poter ripudiare quella esterna, degli altri.
Convincente. Il rifiuto della violenza non puo' essere uno slogan, una bandiera, un precetto. Diventa un messaggio positivo se chi lo riceve ne vede l'utilita', ne sperimenta l'efficacia, se modifica in meglio la realta'. Se si e' convinti si riesce ad essere convincenti. Si e' convincenti se si e' davvero convinti. La nonviolenza, diceva Gandhi, fa bene a chi la fa e a chi la riceve. Alex era un convinto della nonviolenza, nella parola e nell'azione, e percio' ancor oggi la sua testimonianza e' convincente.
Qualcuno ha tentato di strumentalizzare il suo lascito nella Bosnia di ieri, per giustificare proprie scelte di campo nell'Ucraina di oggi. Ma "l'uso della forza", invocato da Langer per fermare i carnefici, non puo' essere confuso con la partecipazione alla guerra, cosi' come la sua richiesta di "intervento della polizia internazionale" per il ripristino del diritto dei popoli, non puo' essere spacciata come favorevole all'invio di armi nel teatro bellico.
Lasciamolo in pace, senza tirarlo in ballo per fargli dire da che parte sarebbe stato oggi. I suoi insegnamenti sono scritti: dalla parte delle vittime, delle minoranze, della convivenza, della pace con la natura e fra gli umani, degli obiettori di coscienza a tutte le guerre. A noi tocca di continuare in cio' che era giusto. Solo cosi' lo si rispetta.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Matteo Bozzi, La guerra civile spagnola, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Viviana Panaccia, Sputnik 1: l'inizio dell'era spaziale, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
*
Riedizioni
- Kamo no Chomei, Ricordi di un eremo, Marsilio, Venezia 1991, Gedi, Torino 2023, pp. 112, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Romano Madera, Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana, Bollati Boringhieri, Torino 2022, Gedi, Torino 2023, pp. 174, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4892 dell'11 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4892 dell'11 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Giobbe Santabarbara: Pioggia di sangue e lacrime di pietra
2. Un appello per l'Ucraina. Cessate il fuoco: la parola alla diplomazia
3. Norberto Bobbio: Pace. Concetti, problemi e ideali (1989) (parte terza e conclusiva)
4. Una minima notizia su Leonard Peltier
5. Luca Kocci: Adriana Zarri, il debutto della libera ricerca spirituale
6. Mao Valpiana ricorda Alex Langer
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
1. PAROLE A SE STESSO. GIOBBE SANTABARBARA: PIOGGIA DI SANGUE E LACRIME DI PIETRA
... So che solo la scelta della nonviolenza consentira' la liberazione e la salvezza dell'umanita', e la prosecuzione della vita di quest'unico mondo vivente che conosciamo nell'intero universo.
*
Ma ogni giorno che passa vedo morire innumerevoli persone innocenti schiacciate sotto il tallone di ferro di tutti i poteri dominanti.
Vedo la catastrofe dell'umanita', di quest'unica umana famiglia, e la distruzione del mondo vivente, di quest'unico mondo vivente.
Vedo il terrorismo sempiterno dei potenti che mentre massacrano le loro vittime le oltraggiano una volta di piu', pretendendo di rovesciare totalmente, totalitariamente, la verita'.
Vedo la ferocia dela guerra che i poteri dominanti continuano a considerare "sola igiene del mondo" presiedere alle sorti di noi tutti, di noi tutti preparando ed alacremente eseguendo l'annichilimento.
Bisogna essere ciechi per non vedere l'orrore della dispiegata violenza dei dominanti poteri imperialisti, colonialisti, razzisti, totalitari che stanno distruggendo il mondo.
Bisogna essere ciechi per non vedere l'apartheid e lo schiavismo in Europa, la strage degli innocenti nel Mediterraneo, i nuovi lager a nord e a sud del Mediterraneo, il fascismo che torna su scala planetaria, la violenza infinita dei regimi vampiri del Nord del mondo sui popoli oppressi degli sterminati Sud del mondo.
Bisogna essere ciechi per non vedere come l'impetuoso sviluppo tecnologico nelle mani dei poteri dominanti sta privando di ogni diritto la stragrande maggioranza dell'umanita' ridotta in schiavitu', ridotta alla fame, ridotta alla disperazione, spogliata di tutto, letteralmente tutto, e trasformata in vittima sacrificale - insieme all'intera biosfera - nelle fauci insaziabili del dio del profitto.
*
So che occorre resistere.
E tutti i popoli che resistono sono miei fratelli e sorelle.
Tutti gli esseri umani che resistono sono miei fratelli e sorelle.
Ma resistere non per mantenere lo status quo, come pensano tutte le cosiddette "forze politiche" e tutte le cosiddette "pubbliche opinioni" colonizzate dall'imperialismo e ipnotizzate dal consumismo che e' l'ultimo travestimento e l'ultima trappola della dittatura del capitale astratto per imprigionare e asservire e piu' agevolmente infine divorare le nude umane vite ridotte a merci tra le merci, a scarti tra gli scarti.
Per resistere occorre porsi alla sequela del movimento di liberazione delle donne.
Proseguendo la lotta del movimento operaio e contadino.
Proseguendo la lotta dei movimenti anticoloniali.
Proseguendo la lotta dei popoli che difendono la Madre Terra.
Resistere sulle posizioni di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf, di Simone Weil, di Hannah Arendt, di Luce Fabbri.
Resistere sulle posizioni di Lucrezio e Leopardi, di Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft, di Denis Diderot e Karl Marx, di Flora Tristan e Louise Michel, di Lev Tolstoj e Mohandas Gandhi, di Ginetta Sagan e Marianella Garcia, di Martin Luther King e Nelson Mandela, di Fatema Mernissi e Marielle Franco, di Primo Levi e Varlam Shalamov, di Berta Caceres e Wangari Maathai.
Resistere con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Resistere con la scelta concreta e coerente della nonviolenza.
*
So che le oppresse e gli oppressi hanno un solo strumento di lotta adeguato: la nonviolenza.
La nonviolenza e' l'unica risorsa che puo' condurre alla vittoria il movimento delle oppresse e degli oppressi.
Chi ancora non ha capito questo, non ha capito nulla della situazione presente; chi non ha capito questo e' ancora prosternato e prostituito all'ideologia dei poteri dominanti, e' ancora schiavo del militarismo che produce solo dittature e distruzione, e' ancora subalterno alle deliranti logiche della gerarchia e dello sfruttamento, del maschilismo e del razzismo, dell'alienazione e dell'onnicidio.
*
Le vittime dell'attuale orrore, come tutte le vittime di tutte le guerre e di tutte le occupazioni, di tutti i fascismi e di tutti i massacri, ci convocano al lutto e alla lotta nonviolenta contro tutte le guerre, contro tutte le stragi, contro tutte le uccisioni.
Ci convocano alla lotta nonviolenta in difesa del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
Ci convocano alla lotta nonviolenta in aiuto di ogni popolo e di ogni essere umano oppresso.
Ci convocano alla lotta nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ci convocano alla lotta nonviolenta per salvare tutte le vite.
2. APPELLI. UN APPELLO PER L'UCRAINA. CESSATE IL FUOCO: LA PAROLA ALLA DIPLOMAZIA
[Dal sito Volerelaluna.it riprendiamo e diffondiamo]
1. Dal convegno "Guerra o pace?", svoltosi in una sala del Senato il 30 giugno scorso, sono emerse le conclusioni riflesse in questo documento, con il quale si intende contribuire a dare rappresentanza sociale e politica ai sentimenti di pace che percorrono l'opinione pubblica e raccogliere le adesioni di coloro che ne condividano il contenuto.
2. Nel perdurare del conflitto in Ucraina, ci rivolgiamo ai parlamentari italiani per promuovere un cessate-il-fuoco presidiato da forze dell'ONU con la supervisione dell'OSCE e il simultaneo avvio di negoziati per una conferenza di pace e sicurezza in Europa. Il protrarsi della guerra, infatti, rischia di aggravarsi fino al confronto nucleare, alla possibile destabilizzazione della Russia e alla caduta in mani incontrollabili del suo arsenale atomico. L'opzione proposta scongiurerebbe tali rischi, affronterebbe con gli strumenti della diplomazia le spine all’origine del conflitto, aprirebbe la via a nuove architetture di sicurezza nel nostro continente e permetterebbe di riportare la Russia nel consesso europeo in un quadro di collaborazione che eviti futuri confronti e prevenga il consolidarsi di sentimenti antioccidentali. Inoltre, offrirebbe all'Europa l'opportunita' di farsi capofila della propria sicurezza, nella lealta' atlantica e con la dovuta attenzione alle azioni in corso da parte del Vaticano e di altri importanti interlocutori internazionali.
3. E' urgente, quindi, dar luogo a un'iniziativa parlamentare che ispiri il Governo italiano, e gradualmente tutti i membri dell'Unione Europea e dell'Alleanza, a una visione lungimirante per l'Europa, in modo da non distogliere energie dai temi planetari della nostra epoca e scongiurare l'infausta prospettiva di lasciare alle giovani generazioni un mondo devastato dall'odio. L'avvio di un negoziato - e di una visione - di pace si avvarrebbe di cultura e strumenti gia' disponibili e praticati in passato: i principi di Helsinki; le regole fondative dell'OSCE; le iniziative di cooperazione emerse dagli anni Novanta in poi nella stessa Alleanza Atlantica. Lo scopo finale sarebbe la costruzione, in Europa, di un sistema di garanzie reciproche che nessuno avrebbe interesse a scardinare. La ricostruzione dell'Ucraina farebbe ovviamente parte del progetto.
4. Questo documento si propone di tradurre in iniziativa politica il diffuso e crescente desiderio di pace che attraversa l'Italia e l'Europa. Attorno a esso intendiamo raccogliere componenti del Parlamento e della politica, al fine di indirizzare un chiaro messaggio all'Italia, all'Europa e agli Stati Uniti per la stabilita' del nostro continente. Anche perche' senza ampi correttivi da mettere subito in atto, le nuove adesioni alla NATO apportano ben pochi vantaggi; anzi, irrigidiscono ancor piu' il confronto globale. Percio' auspichiamo che nel prossimo Vertice di Vilnius non siano adottate precipitose decisioni sul futuro status dell'Ucraina che priverebbero il negoziato di un importante elemento di trattativa.
5. Chiediamo a chi condivida questo documento di aderire e rendersi disponibile a un coordinamento interparlamentare per gli obiettivi indicati. Non sara' un cammino facile, ne' breve. Tuttavia, e' il solo che appare ragionevole, nel generale interesse.
Roma, 3 luglio 2023
Giorgio Maria Baroncelli, Diplomatico A/R
Elena Basile, Diplomatica A/R
Mauro Beschi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale
Mario Boffo, Diplomatico A/R
Rocco Cangelosi, Diplomatico A/R
Giuseppe Cassini, Diplomatico A/R
Guido Cerboni, Diplomatico A/R
Enrico De Maio, Diplomatico A/R
Tommaso di Francesco, Giornalista
Biagio Di Grazia, Generale
Domenico Gallo, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale
Giovanni Germano, Diplomatico A/R
Alfonso Gianni, Direttore di Alternative per il Socialismo
Alfiero Grandi, Vicepresidente vicario Coordinamento Democrazia Costituzionale
Raniero La Valle, Giornalista
Silvia Manderino, Vicepresidente Coordinamento Democrazia Costituzionale
Roberto Mazzotta, Diplomatico A/R
Gian Giacomo Migone, Presidente Commissione Esteri Senato 1994-2001
Fabio Mini, Generale
Enrico Nardi, Diplomatico A/R
Alberto Negri, Giornalista
Angelo Persiani, Diplomatico A/R
Antonio Pileggi, Presidenza Coordinamento Democrazia Costituzionale
Michelangelo Pipan, Diplomatico A/R
Armando Sanguini, Diplomatico A/R
Barbara Spinelli, Giornalista
Massimo Spinetti, Diplomatico A/R
Vittorio Tedeschi, Diplomatico A/R
Massimo Villone, Presidente Coordinamento Democrazia Costituzionale
Vincenzo Vita, Presidente Associazione Rinnovamento della Sinistra
3. REPETITA IUVANT. NORBERTO BOBBIO: PACE. CONCETTI, PROBLEMI E IDEALI (1989) (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.treccani.it riproponiamo la seguente voce estratta dalla Enciclopedia del Novecento I Supplemento (1989)]
7. Il Terzo per la pace
Come lo stato di natura hobbesiano, lo stato di equilibrio del terrore e' uno stato da cui l'uomo deve assolutamente uscire, sia che questo 'deve' sia inteso come un imperativo categorico, una norma morale assoluta, o un imperativo ipotetico, una regola di prudenza, sia che ci si metta dal punto di vista di una morale deontologica e dell'etica weberiana della convinzione o dal punto di vista di una morale utilitaristica e dell'etica weberiana della responsabilita'. Ma in che modo? Pare improbabile che se ne possa uscire senza la presenza di un Terzo non coinvolto. In uno stato di equilibrio delle forze tra eguali, l'unico strumento di pace e' l'accordo. Ma affinche' un accordo sia efficace e raggiunga lo scopo per cui e' stato stipulato occorre che i due contraenti si ritengano perentoriamente obbligati a osservarlo. Ora, quest'obbligo viene meno in uno stato d'incertezza, ovvero in uno stato in cui nessuno dei due e' sicuro dell'osservanza dell'altro. Questa situazione e' stata descritta una volta per sempre da Hobbes: "[Nello stato di natura] chi adempie per primo non ha alcuna assicurazione che l'altro adempia in seguito, perche' i vincoli delle parole sono troppo deboli per imbrigliare l'ambizione, l'avarizia, l'ira e le altre passioni degli uomini, senza il timore di qualche potere coercitivo, che non si puo' supporre vi sia nella condizione di mera natura, dove tutti gli uomini sono eguali e giudici della giustezza dei loro timori. Percio' chi adempie per primo, non fa che consegnarsi al suo nemico, contro il diritto [...] di difendere la propria vita" (Leviatano, XIV, Firenze 1976, p. 132). Uno studioso di Hobbes (J. W. N. Watkins) descrive con questo apologo cio' che chiama "il gioco dello stato di natura": Tizio e Caio sono due uomini hobbesiani in un hobbesiano stato di natura. Entrambi portano con se' un armamento micidiale. Un pomeriggio, mentre sono in cerca di ghiande, s'incontrano in una piccola radura in mezzo al bosco. Il sottobosco rende la fuga impraticabile. Tizio grida: "Aspetta! Non facciamoci a pezzi". Caio risponde: "Condivido il tuo stato d'animo. Contiamo: quando arriveremo a dieci ciascuno di noi due gettera' le armi alle proprie spalle tra gli alberi". Ciascuno dei due comincia furiosamente a pensare: e' il caso o no di gettare via le armi quando arriveremo a dieci? Ognuno considera che se nessuno le butta nel timore che l'altro non le butti, ne verra' uno scontro all'ultimo sangue in cui ognuno rischia la morte. Ma considera anche che se lui le butta e l'altro no, la propria morte e' sicura. E allora? Delle quattro soluzioni possibili: che le butti il primo e non il secondo, il secondo e non il primo, nessuno dei due, tutti e due, quest'ultima, che rappresenterebbe l'osservanza della massima pacta sunt servanda, e' una sola e non e' detto che sia la piu' probabile. Considerando il modo con cui procedono le trattative per il disarmo tra le grandi potenze non si tardera' a riconoscere l'esattezza dell'ipotesi hobbesiana. Chi comincia per primo in una situazione in cui non e' sicuro che l'altro faccia altrettanto non si mette forse nelle mani dell'altro? Allora nessuno comincia. Altro e' la stipulazione verbale di un patto, altro la sua osservanza. I patti senza la spada di un ente superiore ai due contraenti sono, ancora Hobbes, un semplice flatus vocis.
Non s'insistera' mai abbastanza sull'importanza del Terzo in una strategia di pace. La guerra ha essenzialmente una struttura diadica e tende a far convergere i belligeranti, per quanti essi siano, verso due poli. Non manca talora la presenza di un Terzo anche in un conflitto armato, che puo' prendere la figura di Tertium gaudens, vale a dire di colui che senza volerlo trae beneficio dai danni che i due contendenti si procurano, o del capro espiatorio, che e', al contrario, colui dal quale entrambi i contraenti traggono beneficio, o del seminatore di discordia, che e' chi provoca la guerra altrui per trarne consapevolmente un beneficio (in base al principio del divide et impera). Ma nessuno di questi Terzi e' essenziale alla condotta della guerra: sono tutte quante figure marginali. Quando il Terzo diventa un alleato di una delle due parti, perde completamente il ruolo di Terzo. Quando resta neutrale viene a trovarsi in una situazione di estraneita' al conflitto. Sulla base della presenza o assenza di un Terzo in un conflitto, si fonda la distinzione, gia' richiamata, fra stato polemico, in cui il Terzo e' escluso, e stato agonale, in cui esiste il Terzo e che pertanto si puo' chiamare del Terzo incluso. Il primo, che e' lo stato di guerra per eccellenza, e' diadico; il secondo, che e' per eccellenza lo stato di pace, vale a dire e' quello in cui i conflitti vengono risolti per la presenza di un Terzo senza che sia necessario il ricorso all'uso della forza reciproca, e' triadico.
Del Terzo-per-la-pace due sono le figure principali: l'arbitro (Tertium super partes) e il mediatore (Tertium inter partes). L'arbitro puo' a sua volta o essere imposto dall'alto o autoimporsi o essere scelto dalle stesse parti. Ad ogni modo deve essere riconosciuto dalle parti per poter svolgere la propria funzione: l'effetto del riconoscimento consiste nel fatto che i due litiganti s'impegnano ad accettarne la decisione qualunque essa sia, e accettandola pongono fine alla lite. La decisione accettata non sempre viene eseguita. Percio' bisogna ulteriormente distinguere l'arbitro che ha a disposizione un potere coattivo tanto forte da essere in grado di costringere il recalcitrante e l'arbitro che questo potere non ha. Il primo puo' essere a buon diritto chiamato, per riprendere il titolo di una celebre opera di teoria politica, Defensor pacis. Il mediatore puo' essere, nella sua funzione piu' debole, colui che mette in contatto le parti, oppure, nella sua funzione piu' forte, colui che interviene attivamente allo scopo di far giungere le parti a un compromesso. In questa seconda veste si chiama, non a caso, paciere (e, quando il personaggio e' di grande autorita', pacificatore).
Fra due contendenti la pace puo' nascere o dalla vittoria dell'uno sull'altro e allora si avra' la pace d'impero, oppure dalla presenza di un Terzo arbitro o mediatore. Nell'attuale situazione dei rapporti fra le due grandi potenze, caratterizzata dall'equilibrio del terrore, non si ritiene ne' auspicabile ne' possibile la prima, che verrebbe alla fine di una guerra catastrofica. Ma esiste un Terzo-per-la-pace dal quale si possa sperare una soluzione diversa da quella della pace d'impero? una pace negoziata, una pace di compromesso, o alla fine, per riprendere la tipologia di Aron, una pace di soddisfazione? Nell'attuale sistema internazionale questo Terzo non esiste, ne' se ne profila uno credibile all'orizzonte. Tertium super partes avrebbe dovuto essere nelle intenzioni dei suoi promotori, sconvolti dagli effetti della seconda guerra mondiale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ma essendo nata come associazione di Stati e non come Superstato (in un ordinamento statale il diritto di veto sarebbe inconcepibile), e' troppo debole per imporsi agli Stati piu' forti che di fatto la disprezzano e se ne servono, quando se ne servono, unicamente per far valere i propri interessi e per cercare di intralciare la soddisfazione degli interessi altrui. Terzi al di sopra delle parti sono idealmente, anche se non sempre nella realta', le Chiese cristiane, un sovrano dell'ordine religioso universale, come il papa, i movimenti pacifisti sorti in questi ultimi anni soprattutto nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti (i movimenti pacifisti dell'Europa dell'Est sono movimenti di parte), d'ispirazione religiosa o politico-religiosa, come i movimenti per la nonviolenza, o politica. Ma la loro autorita' e' esclusivamente spirituale e morale: un'autorita' che, per quanto alta e tendenzialmente universale, non ha mai impedito in tutto il corso della storia umana, dominata dalla volonta' di potenza, le 'inutili stragi'. Quanto al Terzo fra le parti e' un ruolo cui avrebbe potuto aspirare l'Europa, se non fosse stata sinora, e forse irrimediabilmente, divisa nelle zone d'influenza rispettivamente degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, lacerata fra due diverse lealta' che le hanno impedito di trovare un'unita' politica corrispondente e conforme alla sua unita' culturale ormai esistente da secoli. Quando l'egemonia dell'Unione Sovietica sulla Cina ha avuto fine e la Cina ha cominciato a svolgere un ruolo relativamente autonomo nell'ordine internazionale, si e' cominciato a pensare che il sistema bipolare si sarebbe trasformato in un sistema tripolare. Ma a parte il fatto che la previsione si e' dimostrata prematura, la Cina non sarebbe un Terzo mediatore, ma nella migliore delle ipotesi un Tertium gaudens, nella peggiore un alleato disponibile per entrambi secondo le circostanze, e quindi sarebbe in entrambi i casi una tipica figura del Terzo-per-la-guerra. Infine esiste una grande organizzazione di stati sedicenti neutrali o indipendenti dai due blocchi che e' stata chiamata del Terzo Mondo. Ma essa e' come Terzo-al-di-sopra-delle-parti troppo debole, per mancanza di coesione interna, come Terzo-fra-le-parti, troppo poco autorevole, in quanto costituita per gran parte da Stati in via di sviluppo. Che poi un Terzo-al-di-sopra-delle-parti possa nascere artificialmente, secondo l'ipotesi hobbesiana, da un pactum subiectionis fra gli Stati, ovvero dalla rinuncia degli Stati piu' forti all'uso indiscriminato della propria forza e dalla costituzione volontaria e irreversibile di una forza comune, e', allo stato attuale della lotta per l'egemonia dei due grandi Leviatani, assolutamente impensabile. D'altra parte e' impensabile che una situazione come quella dell'equilibrio del terrore, che viene mantenuto soltanto attraverso un continuo accrescimento nella capacita' da una parte e dall'altra di essere sempre piu' 'terribili', possa durare all'infinito, se non altro perche' viviamo in un universo finito e finite sono le risorse di cui l'uomo puo' disporre per accrescere la propria potenza. Che l'umanita' debba uscire dallo stato di equilibrio del terrore e' ormai una certezza assoluta. Ma nessuno, neppure coloro che detengono nelle loro mani il supremo potere di vita e di morte, e' in grado di dire se, come e quando, questa uscita possa avvenire.
La proposta detta 'iniziativa per una difesa strategica' (SDI), annunziata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, il 23 marzo 1983 e chiamata comunemente e polemicamente "guerre stellari", e' stata presentata come un vero e proprio salto qualitativo nei rapporti fra le due grandi potenze, come un modo per rispondere all'aspirazione universale di scongiurare l'apocalisse nucleare, in quanto, predisponendo uno scudo spaziale di tale ampiezza e precisione da impedire o la partenza o il percorso o l'arrivo dei missili avversari, farebbe perdere di validita' la diretta correlazione, sulla quale si e' fondata la strategia dell'era post-atomica, fra sicurezza e minaccia di sterminio. L'idea fondamentale su cui si regge la nuova strategia consiste nel tentativo di sostituire alla corsa verso armi di offesa sempre piu' micidiali la corsa verso apparati di difesa sempre piu' protettivi, allo scoraggiamento attraverso la paura dell'altro lo scoraggiamento mediante la propria mancanza di paura. Il dibattito e' in corso. Si tratta di sapere, in primo luogo, se tale sistema di difesa sia tecnicamente possibile e quindi rispondente allo scopo; in secondo luogo, se, posto che sia possibile rispetto allo stato attuale delle armi, non possa venir superato da nuove armi offensive non ancora inventate, nel qual caso non farebbe che rinfocolare la gara tra i due grandi e aumentare il rischio e la gravita' dello scontro finale; in terzo luogo, se il possesso dello scudo spaziale, che darebbe a uno solo dei due il privilegio della invulnerabilita', non possa renderlo, novello Achille, piu' forte e piu' ardito nell'attacco, giusta una delle piu' celebri massime di Machiavelli: "[...] e prima si cerca non essere offeso, e poi si offende altrui" (Discorsi, I, 46).
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Bibliografia
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Gori, U. (a cura di), Natura e orientamenti delle ricerche sulla pace, Milano 1979.
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Spinelli, A., Il progetto europeo, Bologna 1985.
4. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
5. LIBRI. LUCA KOCCI: ADRIANA ZARRI, IL DEBUTTO DELLA LIBERA RICERCA SPIRITUALE
[Riprendiamo e diffondiamo la seguente recensione apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 5 luglio 2023]
Le lettrici e i lettori del manifesto conoscono bene Adriana Zarri, donna teologa laica che per trent'anni (dal 1980 alla morte nel 2010) ha scritto su questo giornale di Chiesa, teologia, spiritualita' e societa', con acume, liberta' e spirito critico. Ma quella che emerge dai suoi diari giovanili, appena pubblicati da Einaudi con la cura rigorosa e l'interpretazione profonda di Francesco Occhetto, e' una Adriana Zarri inedita (La mia voce sa ancora di stelle. Diari 1936-1948, pp. 290, euro 20).
Inedita perche' si tratta di testi che leggiamo ora per la prima volta, letteralmente tirati fuori da un cassetto dove li custodiva Bruna Pietranera, fra le animatrici dell'associazione Amici di Adriana Zarri. Inedita perche' quella che si manifesta dai diari scritti fra il 1936 e il 1948 e' un'adolescente e poi una giovanissima donna (nata a San Lazzaro di Savena, nelle campagne bolognesi, nel 1919: per la biografia di Zarri si veda Mariangela Maraviglia, Semplicemente una che vive, il Mulino, sul manifesto del 18 novembre 2020) alla ricerca dell'essenziale e dell'assoluto, non ancora la teologa originale e radicale capace di anticipare e poi di oltrepassare il Concilio Vaticano II, ne' l'eremita immersa nel mondo e nella storia. Inedita perche' c'e' tutta l'Adriana Zarri mistica, che cerca Dio non nel soprannaturale - come una superficiale interpretazione della parola potrebbe suggerire - ma nel quotidiano e nell'ordinario.
I diari si dividono in tre fasi. La prima, la cui redazione e' datata 1936, e' quella della "conversione", che arriva fulminante e misteriosa, innestandosi nella vita di un'adolescente inquieta e profondamente turbata dalla morte improvvisa del fratello maggiore Adriano, a vent'anni, nel 1931. "Fu un lampo! - scrive la 17enne Adriana - Un lampo improvviso che squarcio' le tenebre della mia mente nella quale si versarono torrenti di luce. In un istante io vidi Colui che avevo sempre cercato: lo conobbi, lo amai, fui sua".
Per Adriana e' la vera scoperta di Dio. Ma quale Dio? Non il Dio "monolitico" e "patriarcale", "moralista" e "punitore" definito dalla teologia e trasmesso dalla pastorale del tempo - il catechismo e' quello di Pio X, sul soglio pontificio dal 1939 siede Pio XII - e che Adriana ritrova nella Compagnia di San Paolo, istituto religioso in cui entra nel 1942, credendo di poter realizzare li' la propria vocazione, e da cui si allontana qualche anno dopo. "Mi sento paralizzata, sminuita, finita: un povero fantoccetto al comando dei fili", scrive Adriana il 21 giugno 1943.
Inizia la nuova vita di Adriana, quella della libera ricerca spirituale e teologica (un "cammino eversivo e controcorrente congeniale ai soli dettami dello Spirito, al di la' di qualsivoglia ingerenza ecclesiale, teologica o politico-culturale", rileva Occhetto), dell'incontro con il Dio-Amore e della "mistica", non come fuga dal mondo, ma come immersione nell'umano per trovare il divino. E infatti i suoi diari giovanili - compresi gli slanci di una scrittura giovanile ed estrema - possono essere inseriti a pieno titolo in quel filone della mistica cristiana femminile, che dal Medioevo arriva fino a Simone Weil e Etty Hillesum. In cui, scrive Luisa Muraro, Dio "diventa un Dio di passaggio: dal chiuso della teologia scientifica, delle discussioni scolastiche, delle cerimonie e delle gerarchie, dei canoni e dei tratti, si trasferisce nella relazione d'amore e da questa scorre per il mondo, liberamente e segretamente".
6. MEMORIA. MAO VALPIANA RICORDA ALEX LANGER
[Riprendiamo e diffondiamo il seguente ricordo apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 4 luglio 2023 col titolo "Il lascito di Alexander Langer: bandire ogni forma di violenza"]
A ventotto anni dalle sue dimissioni estreme e definitive, sentiamo ancora intatta la nostalgia ma anche il vuoto della sua assenza. Non c'e' incontro, riunione, convegno, assemblea di movimento dove Alex non venga in qualche modo ricordato, citato, rimpianto. Ci manca, ma lo sentiamo anche fortemente vicino, compresente. Alla domanda ricorrente "perche'?" non ci puo' essere risposta, ma ognuno di noi un senso a quella morte lo vuole dare: forse a schiacciarlo e' stato il troppo amore, la troppa compassione, il farsi carico senza limite dei pesi altrui.
Come il suo amato San Cristoforo, Alex aveva preso sulle spalle un bambino, un progetto, per portarlo all'altra riva, ma ancor prima della fine della traversata si e' accorto che aveva accettato un compito troppo gravoso, doveva mettercela tutta, ci voleva uno sforzo enorme, per arrivare di la'. Non ce l'ha fatta, Alex, a concludere la traversata del fiume, stanco e oberato ha religiosamente accettato il suo calvario; ma la preziosa eredita' di idee ed azioni che ha lasciato, ora la ritroviamo sparsa ovunque, dall'Enciclica di Papa Francesco "Laudato si'" fino alla Campagna nonviolenta di "Obiezione alla guerra".
La figura di Langer piace molto ai giovani di oggi. Lo sentono attuale, vero, coerente. Offre loro un'idea di politica cosi' diversa e bella rispetto alla decadenza e alle miserie cui assistono nel quotidiano circo trasmesso dai media. Le sue parole hanno la forza della verita'. Lo stile di Alex sta nel legame tra mezzi e fini come etica politica.
Nel Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica, scrive (e sembra davvero rivolto a noi oggi): "Una necessita' si erge pertanto imperiosa su tutte le altre: bandire ogni forma di violenza, reagire con la massima decisione ogni volta che si affacci il germe della violenza etnica, che - se tollerato - rischia di innescare spirali davvero devastanti e incontrollabili. Ed anche in questo caso non bastano leggi o polizie, ma occorre una decisa repulsa sociale e morale, con radici forti: un convinto e convincente no alla violenza". Il "convinto e convincente no alla violenza" e' per me una definizione essenziale della nonviolenza.
Non ha bisogno di specificare "senza se e senza ma", o "con tanti se e tanti ma", o di fare distinguo tra violenza dell'aggressore e violenza dell'aggredito. "No alla violenza", e tutti capiscono cosa significhi. E' un no chiaro e deciso, ma deve essere anche "convinto e convincente".
Convinto. Chi rifiuta la violenza deve aver fatto un percorso interiore, deve esserne intimamente persuaso direbbe Capitini, deve rifiutare innanzitutto la propria violenza, quella che viene da dentro di se', prima di poter ripudiare quella esterna, degli altri.
Convincente. Il rifiuto della violenza non puo' essere uno slogan, una bandiera, un precetto. Diventa un messaggio positivo se chi lo riceve ne vede l'utilita', ne sperimenta l'efficacia, se modifica in meglio la realta'. Se si e' convinti si riesce ad essere convincenti. Si e' convincenti se si e' davvero convinti. La nonviolenza, diceva Gandhi, fa bene a chi la fa e a chi la riceve. Alex era un convinto della nonviolenza, nella parola e nell'azione, e percio' ancor oggi la sua testimonianza e' convincente.
Qualcuno ha tentato di strumentalizzare il suo lascito nella Bosnia di ieri, per giustificare proprie scelte di campo nell'Ucraina di oggi. Ma "l'uso della forza", invocato da Langer per fermare i carnefici, non puo' essere confuso con la partecipazione alla guerra, cosi' come la sua richiesta di "intervento della polizia internazionale" per il ripristino del diritto dei popoli, non puo' essere spacciata come favorevole all'invio di armi nel teatro bellico.
Lasciamolo in pace, senza tirarlo in ballo per fargli dire da che parte sarebbe stato oggi. I suoi insegnamenti sono scritti: dalla parte delle vittime, delle minoranze, della convivenza, della pace con la natura e fra gli umani, degli obiettori di coscienza a tutte le guerre. A noi tocca di continuare in cio' che era giusto. Solo cosi' lo si rispetta.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Matteo Bozzi, La guerra civile spagnola, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Viviana Panaccia, Sputnik 1: l'inizio dell'era spaziale, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
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Riedizioni
- Kamo no Chomei, Ricordi di un eremo, Marsilio, Venezia 1991, Gedi, Torino 2023, pp. 112, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Romano Madera, Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana, Bollati Boringhieri, Torino 2022, Gedi, Torino 2023, pp. 174, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4892 dell'11 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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