[Nonviolenza] Telegrammi. 4884



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4884 del 3 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Occorre presentare una lista nonviolenta per la pace alle elezioni europee del 2024
2. Mao Valpiana intervista Yurii Sheliazenko
3. Mao Valpiana: Minsk, l'avamposto militare di Mosca dove i pacifisti sono tutti "terroristi"
4. Mao Valpiana: I pacifisti russi: "Noi non stiamo con Putin e nemmeno con Prigozhin"
5. Mao Valpiana: Addio a Daniele Lugli: un nonviolento costruttore del potere di tutti
6. Pasquale Pugliese: Costruttori di ponti. Gli obiettori di coscienza al servizio militare messi fuorilegge in Russia
7. Un incontro di studio sul libro di Ronnie Farley, "Women of the Native Struggle. Portraits & Testimony of Native American Women", nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier
8. Una minima notizia su Leonard Peltier
9. Segnalazioni librarie
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. L'ORA. OCCORRE PRESENTARE UNA LISTA NONVIOLENTA PER LA PACE ALLE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024

Dinanzi a un orrore come la guerra in corso nel cuore d'Europa il primo, immediato dovere e' soccorrere tutte le vittime, cercare di salvare tutte le vite che e' possibile salvare.
Ma a tal fine cio' che e' veramente necessario, cio' che e' assolutamente decisivo, e' far cessare la guerra.
Se non si ferma la guerra non si fermeranno le stragi.
Se non si ferma la guerra non si fermera' la catastrofe ambientale.
Se non si ferma la guerra non si fermera' la deriva verso l'ecatombe nucleare che minaccia l'intero genere umano.
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Le persone senzienti e pensanti che vivono nei paesi dell'Unione Europea e che vogliono contribuire a far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste possono e devono fare alcune cose precise:
- contrastare l'invio di armi che la guerra e le stragi alimentano: con azioni dirette nonviolente che ne blocchino la produzione e il trasporto;
- lottare per lo scioglimento della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista braccio armato della politica imperialista americana di devastazione e asservimento dell'Europa;
- contrastare le politiche di riarmo, militarismo, razzismo, schiavismo ed ecocidio dei governi dei propri paesi e dell'Unione Europea.
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Per quest'ultimo fine e' necessaria la presentazione di una lista nonviolenta per la pace alle elezioni europee del 2024.
Una lista nonviolenta per la pace che proponga come obiettivo fondamentale la cessazione della guerra e di ogni politica di guerra; e che quindi proponga il disarmo, la smilitarizzazione, la difesa popolare nonviolenta, i corpi civili di pace, il ripudio della violenza, il riconoscimento e la difesa integrale dei diritti umani di tutti gli esseri umani, la protezione e l'accudimento dell'intero mondo vivente.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2023
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Una postilla ad uso degli usignoli dell'imperatore, dei consiglieri del principe e di tutti i benpensanti
Siamo solidali con la popolazione ucraina aggredita e martoriata.
Siamo solidali con chi si oppone nonviolentemente allo scellerato regime autocratico russo che la guerra in corso ha scatenato.
Siamo solidali con chiunque difenda nonviolentemente la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani in qualunque parte del mondo.
Siamo solidali con le lotte nonviolente dei popoli oppressi per ottenere giustizia e liberta', diritti e democrazia.
Non possono dire lo stesso gli odierni e sempiterni adoratori della guerra sola igiene del mondo, indifferenti o entusiasti di fronte al massacro d'innumerevoli esseri umani.

2. L'ORA. MAO VALPIANA INTERVISTA YURII SHELIAZENKO
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo la seguente intervista del 2 luglio 2023 dal titolo "Pacifista in Ucraina, il mestiere piu' duro: 'Mi chiamano traditore'" e il sommario "Parla Yurii Sheliazenko, leader del Movimento nonviolento a Kiev: 'Rischio la vita, ma non mi faccio intimidire dai guerrafondai. Putin e Zelensky restano supremi negazionisti della pace e cercano la vittoria sul campo. Manca l'immaginazione nel costruire ponti, quindi li fanno letteralmente saltare'"]

Lavora come consulente legale freelance, giornalista e scrittore, e' stato ricercatore e docente di Diritto alla Krok Univesity, vive a Kiev. Barba e capelli lunghi, sempre un po' trafelato, e' il punto di riferimento in Ucraina del movimento pacifista internazionale. La sua organizzazione nonviolenta fa parte di EBCO/BEOC, l'Ufficio Europeo per l'obiezione di coscienza e della War Resisters International. Tra i suoi progetti, tradurre e diffondere in Ucraina i testi sulla nonviolenza di Gandhi e Capitini.
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- Yurii, come va? Che vita stai facendo da quando e' iniziata la guerra?
- Mi chiamano traditore, mi vengono rivolte minacce, rischio la vita, viene fatto pubblicamente il mio nome come nemico. Non mi lascio intimidire da tutto questo. Io mi esprimo contro i guerrafondai, contro tutti coloro che vogliono fare la guerra. La mia casa a Kiev e' stata scossa dalle esplosioni di missili russi nelle vicinanze e le sirene dell'allarme aereo mi ricordano, giorno e notte, che la morte vola sopra la testa. Tuttavia, con il nostro movimento aiutiamo i civili a sopravvivere, continuiamo a sostenere l'abolizione del servizio militare obbligatorio, portiamo avanti studi sulla pace e cooperiamo con il movimento internazionale per la pace.
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- Che succede dopo lo scontro di potere tra Putin e Prigozhin?
- Prigozhin non si e' indebolito, ha salvato le sue sanguinose fortune, ha consolidato il suo esercito di mercenari e gli e' stato permesso di trasferirsi in un luogo considerato sicuro. L'accordo ha aumentato anche il potere di Putin. Egli ha bisogno di eserciti di mercenari per le guerre ombra russe in tutto il mondo, e anche i suoi alleati cinesi potrebbero averne bisogno. Pero' questa vicenda ha dimostrato che anche due criminali di guerra rivali sono riusciti a negoziare una tregua tra loro e indica che i negoziati sono sempre possibili.
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- Qual e' stato il vero ruolo di Lukashenko, secondo te?
- La Bielorussia e' una societa' ancora piu' militarista rispetto alla Russia. Prigozhin operava gia' in Bielorussia e questo nuovo accordo significa solo che la Bielorussia diventera' il suo quartier generale formale. Significa anche che Lukashenko ha intenzione di usare il suo esercito privato. La Bielorussia e' una sorta di offshore per gli oligarchi di Putin, una giurisdizione nominalmente indipendente in cui e' possibile salvare i propri soldi.
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- Al Vertice di Vienna per la pace in Ucraina, hai attaccato i "negazionisti della pace".
- Nemmeno la distruzione della diga di Nova Kakhovka e l'alluvione di dimensioni bibliche hanno convinto Putin e Zelensky a fermare la guerra e a collaborare per salvare le vittime. Entrambi rimangono supremi negazionisti della pace, cercano la vittoria sul campo di battaglia e si rifiutano di prendere in considerazione qualsiasi possibilita' di riconciliazione. Manca l'immaginazione nel costruire ponti, e quindi fanno letteralmente saltare i ponti!
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- A chi dice che la sola alternativa e' tra vittoria o resa, cosa rispondi?
- Alcuni dicono che e' immorale smettere di armare l'Ucraina per l'autodifesa, ma io credo che sia immorale alimentare la guerra con la fornitura di armi. L'unica speranza di uscire dal circolo vizioso e' imparare a resistere agli aggressori e ai tiranni senza violenza, senza riprodurre i loro metodi e la loro follia militarista. Putin ha aggredito militarmente, ma noi non possiamo agire come se la difesa nonviolenta e la diplomazia non esistessero.
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- E ora come evolvera' il conflitto?
- La continua ecalation tra Russia e Ucraina rende ora impossibile pensare ad un cessate il fuoco. Putin insiste nell'intervento militare per liberare l'Ucraina da un regime fascista che uccide il proprio popolo. Zelensky mobilita l'intera popolazione per combattere l'aggressione e afferma che i russi si comportano come nazisti che colpiscono i civili. I media ucraini e russi usano la propaganda militare per chiamare l'altra parte nazisti o fascisti. Tutti i riferimenti di questo tipo servono a giustificare che si sta combattendo una "guerra giusta": devi essere ossessionato dall'idea che "noi" dobbiamo combattere e "loro»" devono morire.
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- In Italia ti accuserebbero di non saper distinguere tra aggressore e aggredito.
- La guerra di Putin e' senza dubbio malvagia, ma durante i sette anni prima dell'invasione russa in Ucraina, sia i russi che gli ucraini hanno violato l'accordo di cessare il fuoco in Donbass, in cui migliaia di persone sono state uccise. La verita' e' che molti ucraini non sono cosi' innocenti, cosi' come i russi. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri paesi dell'Occidente hanno potenziato la Nato che si sta espandendo verso Est. Entrambe le parti corrono il rischio di far scoppiare una guerra nucleare che puo' portare alla distruzione della vita sul nostro pianeta.

3. L'ORA. MAO VALPIANA: MINSK, L'AVAMPOSTO MILITARE DOVE I PACIFISTI SONO TUTTI "TERRORISTI"
[Dal quotidiano "Il manifesto" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 28 giugno 2023]

Con le sue armi e i suoi soldi Prigozhin ora e' in Bielorussia, uno dei paesi piu' militarizzati del continente europeo, un vero e proprio stato di polizia, una dittatura che ha instaurato la pena di morte per i soldati "traditori e disertori" e promuove l'addestramento militare per i bambini dai 6 anni in su; e poi c'e' il concreto rischio che proprio dalla Bielorussia, paese fedele alleato della Russia, si apra un secondo fronte di invasione verso l'Ucraina.
I pacifisti bielorussi, che tra mille difficolta' e con grandissimi rischi personali stanno conducendo una campagna di informazione per rompere il muro di silenzio che copre quanto sta avvenendo in quel paese, chiedono di far sapere la verita', di diffondere le notizie, di non lasciarli soli, stretti nel mortale triangolo Putin, Lukashenko, Prigozhin.
"Our House" e' una delle principali organizzazioni dell'opposizione democratica, civile e nonviolenta al regime di Minsk. Fondata nel 2002 a Vitebsk come fanzine autoprodotta, si e' poi trasformata in una campagna per i diritti civili che ora agisce dall'esilio; nel 2014 e' stata registrata in Lituania con il nome di Centro internazionale per le iniziative civili. Perseguitata in patria, arrestata e torturata, Olga Karach, la pasionaria nonviolenta fondatrice di Our House, ora vive a Vilnius: "Lukashenko ha paura di me. Io sono un'attivista per la pace e i diritti umani, una femminista, ma nel mio paese sono considerata una terrorista e un'estremista di alto livello. Se tornassi adesso rischierei la condanna a morte". Karach e' una testimone della Campagna di Obiezione alla guerra.
Gli attivisti di "Our House" ritengono che l'addestramento militare dei bambini sia una strategia a lungo termine per la prossima fase della guerra e hanno lanciato una campagna contro la militarizzazione dei minori in Bielorussia, perche' tra 3-5 anni sara' troppo tardi per fare qualcosa: crescera' un esercito deviato con giovani preparati professionalmente che sanno usare le armi da fuoco, ossessionati dall'ideologia del "mondo russo", giovani senza legami sociali e senza famiglia ma fanatizzati dal desiderio di salvare la Bielorussia dalla "Gayropa" (combinazione delle parole "gay" ed "Europa" usata dalla propaganda).
Il distretto militare bielorusso era il meglio armato dell'Urss. Di conseguenza, nel corso di mezzo secolo, in Bielorussia sono stati costruiti molte basi militari per lo stoccaggio, piene di armi a non finire. Salito al potere, Lukashenko si e' reso subito conto che si potevano fare molti soldi svendendo le vecchie armi sovietiche. Gran parte di queste armi sono state fornite a Paesi instabili, a vari regimi islamici o sono finite nelle mani di terroristi.
L'esportazione di armi, munizioni ed equipaggiamento militare dalla Bielorussia tra il 1999 e il 2006, dati ufficiali, ammontava a circa 1 miliardo di dollari. Secondo il Sipri, nel periodo 2018-2022 la Bielorussia e' stata tra i primi venti paesi esportatori di armi al mondo.
Beltech Holding, Beltechexport, Technosoyuzproekt, Spetspriborservis, Beltech Optronix, Belvneshpromservice, Minotor-service e Belspetsvneshtekhnika sono nomi di aziende bielorusse che operano sul mercato mondiale delle armi. Ora i principali acquirenti di equipaggiamenti militari bielorussi sono Serbia (33%), Vietnam (25%) e Uganda (14%).
Ma la partita piu' pericolosa e' quella nucleare. Lukashenko ha annunciato che il primo luglio sara' completata la costruzione di un impianto di stoccaggio nucleare, dove Putin ha gia' trasferito Iskander, il sistema missilistico balistico tattico ipersonico a corto raggio, che puo' essere un vettore di armi nucleari. Dieci aerei dell'aeronautica bielorussa sono stati riequipaggiati per l'uso di questo tipo di arma.
E ora? Il movimento pacifista bielorusso, come giudica il nuovo scenario? "Lukashenko ha accresciuto il suo peso politico come negoziatore nella risoluzione della crisi del governo russo. A questo punto - dice Olga Karach - che lui reciti da comparsa o da primo attore, cio' che conta e' che la Bielorussia viene ulteriormente trascinata nella sfera d'influenza della Russia, e lo stesso Lukashenko ha rafforzato la sua legittimita' interna". I pacifisti bielorussi ora devono contrastare la cultura militare e criminale della coppia di potere Lukashenko-Prigozhin.

4. L'ORA. MAO VALPIANA: I PACIFISTI RUSSI: NOI NON STIAMO CON PUTIN E NEMMENO CON PRIGOZHIN"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 giugno 2023 riprendiamo e diffondiamo]

Il primo messaggino di allarme arriva gia' nella notte: "Amici, sta accadendo quello che ci aspettavamo, per cui siamo gia' preparati. Il nostro lavoro non sara' in alcun modo intaccato". Lo manda da San Pietroburgo Elena Popova, la leader del Movimento degli Obiettori di coscienza russi.
Nello scontro tra le truppe di Prigozhin che avanza verso la capitale, e la corte di Putin barricata al Cremlino, c'e' una vasta terra di nessuno nella quale ci stanno loro, i pacifisti, che dal primo giorno hanno rifiutato la guerra e ora si trovano al centro dello scontro tra due bande militari.
Darya Berg e' un'attivista nonviolenta russa esule in Georgia, coordinatrice dell'organizzazione antimilitarista "Go By the Forest" (in russo ha il significato misto di "Scappa, se puoi", ma anche "Vai a farti fottere", rivolto a Putin) che ha lo scopo di aiutare il maggior numero possibile di persone ad evitare di essere coinvolte nel sistema militare: "Il giorno in cui Putin e il suo governo hanno iniziato la guerra in Ucraina, hanno messo la Russia a rischio di: disastri economici, guerra civile e una giunta militare al potere. La rivolta dei mercenari di Prigozhin e' un’escalation di violenza, una minaccia diretta a milioni di civili in Russia, in particolare donne e bambini. I combattenti della Wagner sono principalmente ex detenuti, molti dei quali incarcerati per femminicidi, per violenza domestica contro le donne". E' la prima dichiarazione ufficiale del movimento pacifista in esilio, concordata con chi e' rimasto ad operare per la pace in patria. Ma ora cosa puo' fare il movimento pacifista russo? "Come movimento politico che ha a cuore il futuro del nostro paese - prosegue Darya Berg - non possiamo sostenere nessuna delle parti nell'attuale conflitto politico interno. Vogliamo il ritiro delle truppe russe dall'Ucraina, l'arresto dei criminali di guerra (compresi Putin e Prigozhin) e lo sviluppo democratico e civile della Russia".
Tra i primi provvedimenti emergenziali presi dalle autorita' russe, gia' in vigore nella regione di Mosca, vi e' anche la voennoe polozhenie, una sorta di legge marziale che va dallo "stato di guerra" al "livello di allerta base", che ha qualificato come "agenti stranieri" i movimenti pacifisti e nonviolenti, in pratica messi fuori legge. "E' uno status completamente discriminatorio, contrario ai diritti umani e alle liberta' universalmente riconosciuti - dice la Popova dalla sua residenza di San Pietroburgo -, e' una situazione difficile, il mio telefono e' un centralino bollente, tentiamo di aiutare coloro che non vogliono andare in guerra ed in particolare supportare le mogli e le mamme che vogliono salvare mariti e figli dalla guerra non mandandoli presso le unita' militari. E' un lavoro senza sosta che facciamo da quando e' scattata l'ultima mobilitazione".
Fino a ieri il Movimento degli Obiettori di Coscienza russi ha documentato centinaia di casi di persone detenute nelle carceri russe per essersi espresse pubblicamente o aver partecipato ad una manifestazione contro la guerra. E' un elenco incompleto di chi si e' esposto nel lavoro per la pace e di chi ha rifiutato di prendere le armi e prestare servizio militare.
Alexander Belik, obiettore di coscienza russo scrive dall'esilio: "Dall'inizio dell'invasione in Ucraina piu' di 20.000 persone sono state detenute a Mosca per le proteste pacifiste e 4.000 processi sono stati aperti contro chi si e' espresso pubblicamente contro la guerra. Ovviamente le persone sono molto preoccupate, tuttavia continuano a protestare, e lo faranno anche nei prossimi giorni".
Chi oggi a Mosca si mette contro Putin e contro Prigozhin, sfida l'articolo 207 del Codice penale della Federazione russa che punisce il reato di "diffusione di false informazioni sulle Forze Armate motivate dall'odio" commesso da un gruppo di persone (comma b), per guadagno personale (comma g) e motivata dall'odio (comma d), con la pena fino a 10 anni di detenzione.
L'ultimo messaggino che arriva in giornata e' per ringraziare il Movimento Nonviolento del sostegno internazionale con la Campagna di Obiezione alla guerra a favore degli obiettori russi, bielorussi e ucraini.

5. MEMORIA. MAO VALPIANA: ADDIO A DANIELE LUGLI: UN NONVIOLENTO COSTRUTTORE DEL POTERE DI TUTTI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 giugno 2023 riprendiamo e diffondiamo]

Si forma politicamente nel federalismo europeo e socialismo democratico, precocissimo guarda a Unita' Popolare di Calamandrei, Parri, Cassola. Si iscrive al Partito Socialista, sta nella minoranza di Riccardo Lombardi, poi nel 1966 aderisce al nuovo PSIUP. Ha grandi capacita' politiche e amministrative. I suoi riferimenti culturali sono Ernesto Rossi, Lelio Basso, Emilio Lussu, Vittorio Foa. Ma l'incontro decisivo e' quello con Aldo Capitini, nel 1962, di cui gia' conosceva i testi su antifascismo e nonviolenza e partecipa alla fondazione del Movimento Nonviolento da cui non si distacchera' mai diventandone Presidente Emerito. Con Pietro Pinna e' protagonista degli anni pionieri dell'obiezione di coscienza in Italia. E' una delle sue azioni nonviolente di disobbedienza civile che provoca la reazione dei Cappellani militari, che fecero poi indignare don Lorenzo Milani.
Daniele Lugli (Suzzara, primo settembre 1941 - Comacchio 31 maggio 2023) si laurea in Giurisprudenza nel 1964, diviene avvocato, consegue l'abilitazione all'insegnamento di materie giuridiche ed economiche. Sono anni di grande fermento, la sua vita politica e' in equilibrio tra Ferrara e il mondo; pensa pero' che il cambiamento lo si fa a partire dal locale, trasforma la sua periferia in centro. Viene assunto alla Provincia di Ferrara e poi ne diventa Segretario generale. Segue il percorso di trasformazione dei manicomi. Gia' prima della Legge Basaglia, collaborando con Antonio Slavich, riesce a tirare fuori i ragazzi malati psichici dall'Istituto e ad inserirli nel territorio.
Negli anni '70 e' docente di Sociologia dell'Educazione all'Universita' di Ferrara con il sociologo Alberto L'Abate, anche lui allievo di Capitini. Avvia i primi corsi per l'abilitazione all'insegnamento, fa ricerca sulle disuguaglianze nella scuola collaborando con la pedagogista Egle Becchi. E' uno degli artefici delle 150 ore per il diritto allo studio nel ferrarese: insegna diritto, spinge i giovani ad essere attivi nel sindacato. Porta innovazione negli incarichi politico-amministrativi. Dal 1970 al '75 come assessore a Codigoro fa aprire la Biblioteca e la prima Scuola dell'Infanzia; dal 1975 all'80 e' assessore alla pubblica istruzione a Ferrara dove si spende per l'abbattimento delle classi differenziali, trasforma le "colonie estive" come momento educativo, realizza esperienze che includono ragazzi con disabilita'.
Con gli anni Ottanta si allontana dalla vita dei partiti, vedendo la loro irriformabilita', ma non rinuncia al servizio alla comunita'. Frequenta la Scuola di Alta Formazione a Bologna, partecipa alla Commissione regionale istitutiva di Rai 3, e' vicepresidente del Teatro Comunale di Ferrara, consulente giuridico per gli Enti locali. Viene eletto portavoce del Forum del III Settore della provincia di Ferrara. Dal 2008 al 2013 la Regione Emilia-Romagna lo nomina Difensore Civico, e dedica particolare attenzione ai diritti dei migranti.
Negli ultimi anni, lasciato ogni incarico pubblico, si e' dato completamente all'attivita' di movimento, con una predilezione per la formazione nelle scuole e per i giovani del Servizio civile su questioni inerenti la pace, i diritti umani, l'ambiente.
Nel 2017 pubblica "Silvano Balboni era un dono", uno studio sul collaboratore di Aldo Capitini scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948. Ma il sottotitolo "Un giovane per la nonviolenza, dall'antifascismo alla costruzione della democrazia" oggi ci appare perfetto per Daniele Lugli, scomparso improvvisamente a 81 anni, con ancora molti progetti aperti.

6. L'ORA. PASQUALE PUGLIESE: COSTRUTTORI DI PONTI. GLI OBIETTORI DI COSCIENZA AL SERVIZIO MILITARE MESSI FUORILEGGE IN RUSSIA
[Riceviamo e diffondiamo]

Mentre gran parte dei media e dei politici italiani ed occidentali hanno guardato con esaltazione e tifo da stadio alle imprese della banda di mercenari del battaglione Wagner, nelle stesse ore (e probabilmente come reazione a quella abortita ribellione armata) si e' consumata in Russia - ignorata dai governi e degli organi di informazione internazionali - una grave stretta nei confronti del disarmato Movimento degli obiettori di coscienza al servizio militare, messo fuorilegge in quanto considerato "agente straniero". Ne abbiamo avuto notizia solo grazie al drammatico appello che lo stesso Movimento ha rivolto alle organizzazioni internazionali - tra le quali il Movimento Nonviolento italiano - che, fin dall'inizio della guerra, sostengono gli obiettori di coscienza e i disertori russi, ucraini e bielorussi che si rifiutano, da tutti i fronti, di prendere parte alla guerra in Ucraina. Pagando di persona mentre costruiscono, con la loro scelta, concreti ponti di pace tra questi popoli.
"Da venerdi' scorso, 23 giugno" - hanno scritto i pacifisti russi - "il Movimento degli obiettori di coscienza e' stato ufficialmente dichiarato dalle Autorita' come "agente straniero" nella Federazione Russa. Il Ministero della Giustizia ci accusa di aver diffuso informazioni ritenute false sulle azioni, le decisioni e le politiche del governo, oltre a opporci alle azioni militari della Russia in Ucraina. Per l'attuale governo della Federazione Russa queste accuse sono sufficienti a giustificare la messa fuori legge della nostra organizzazione. Questo fatto, pur essendo una dimostrazione dell'efficacia del nostro lavoro, e' anche fondamentalmente un'applicazione discriminatoria della legge che calpesta i diritti umani e le liberta' universalmente accettate".
Nonostante le minacce e le persecuzioni, concludono il loro appello ribadendo sia la volonta' di rimanere saldi sui principi e i valori del rifiuto della guerra, sia l'importanza del continuo supporto internazionale, anche economico per sostenere le spese legali. Nel silenzio delle Istituzioni europee, non si e' fatta attendere la risposta congiunta della WRI, la storica organizzazione War Resister's International, e del Beoc-Ebco, l'Ufficio europeo per l'obiezione di coscienza, che hanno scritto congiuntamente a Vladimir Putin ed a Konstantin Chuychenko, ministro della giustizia della Federazione russa.
"L'obiezione di coscienza" - scrivono le due organizzazioni - "e' un contributo tangibile alla pace; pertanto, la tutela di questo diritto umano e' ancora piu' cruciale in tempo di guerra. Questo vale anche per la guerra in corso in Ucraina, dove sia la Russia che l'Ucraina violano palesemente questo diritto. Condanniamo fermamente l'invasione russa dell'Ucraina e denunciamo tutti i casi di reclutamento forzato e persino violento negli eserciti di entrambe le parti, cosi' come tutti i casi di persecuzione di obiettori di coscienza, disertori e manifestanti nonviolenti contro la guerra. Vi esortiamo a smettere di perseguitare le organizzazioni per i diritti umani e i difensori dei diritti umani, e a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le centinaia di soldati e civili mobilitati che si oppongono alla guerra e che sono detenuti illegalmente e persino maltrattati".
Mentre governi e media ascoltano - e alimentano - solo il linguaggio delle armi, gli obiettori di coscienza e i disertori fanno una personale scelta attiva di pace, attraverso la coraggiosa sottrazione della propria disponibilita' ad uccidere ed a morire per la guerra. Per rompere il silenzio generalizzato attorno a questi veri eroi di pace, e' possibile attivarsi personalmente attraverso l'adesione alla Campagna di obiezione alla guerra, promossa in Italia dal Movimento Nonviolento (con il fisico Carlo Rovelli come autorevole testimonial), che chiede al governo italiano di garantire accoglienza, asilo e protezione a tutti coloro che in Russia, Bielorussia e Ucraina rifiutano di prendere le armi e fuggono dal loro paese, cosi' come il Parlamento italiano aveva deliberato gia' nel 1992 per gli obiettori e i disertori delle Repubbliche della ex-Jugoslavia.
La notizia della messa fuorilegge del Movimento degli obiettori di coscienza russi e' giunta in Italia attraverso il loro appello il 26 giugno, giorno in cui ricorre l'anniversario della morte di don Lorenzo Milani, che proprio per aver difeso gli obiettori di coscienza in galera in Italia fini', a sua volta, sotto processo per "apologia di reato". Le sue parole - gia' ricordate in occasione del recente centenario della nascita - oggi sono valide piu' che mai: di fronte alla guerra "l'obbedienza non e' ormai piu' una virtu', ma la piu' subdola delle tentazioni". Se, come don Milani, sostenessimo chi fa questa scelta, anziche' sostenere chi impugna le armi, contribuiremmo a prosciugare il bacino della guerra anziche' alimentarlo.

7. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO SUL LIBRO DI RONNIE FARLEY, "WOMEN OF THE NATIVE STRUGGLE. PORTRAITS & TESTIMONY OF NATIVE AMERICAN WOMEN", NELL'AMBITO DELL'INIZIATIVA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

La mattina di sabato primo luglio 2023 si e' svolto a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", un incontro di studio sul libro di Ronnie Farley, Women of the Native Struggle. Portraits & Testimony of Native American Women, Orion Books, New York 1993, pp. 158.
Il libro della celebre fotografa, pittrice e ricercatrice, aperto da un'introduzione di Anna Lee Walters, raccoglie fotografie e testimonianze di molte donne native americane impegnate nella difesa nitida e intransigente, concreta e coerente, dell'identita', della dignita' e dei diritti dei loro popoli e delle loro culture, dei diritti umani di tutti gli esseri umani, della Madre Terra, contro la violenza colonialista ed imperialista, contro ogni genocidio, etnocidio ed ecocidio.
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L'incontro di studio si e' svolto nell'ambito dell'iniziativa affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda finalmente la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
Le persone partecipanti all'incontro rinnovano l'invito a scrivere al Presidente Biden per chiedere che Leonard Peltier torni libero.
I messaggi (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier: sito: www.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.

8. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Clara Galzerano, La guerra in Birmania, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
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Riletture
- Michel Foucault, Le confessioni della carne. Storia della sessualita' 4, Feltrinelli, Milano 2019, 2022, pp. 396.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4884 del 3 luglio 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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