[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 169



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 169 del 18 giugno 2023

In questo numero:
1. Due provvedimenti indispensabili per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo e la segregazione razzista e la schiavitu' in Italia. Un'orazione funebre la mattina del 17 giugno 2023 in una piazza di periferia a Viterbo
2. Annamaria Rivera: I corpi alieni delle persone migranti
3. Nell'imminenza dell'anniversario dell'"incidente a Oglala" del 26 giugno 1975 rinnoviamo l'impegno per la liberazione di Leonard Peltier, da 47 anni prigioniero innocente
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Raccolta fondi per aiutare la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
6.
7.
8. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
9. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
10. Alcuni riferimenti utili
11. Tre tesi
12. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LA STRAGE DEGLI INNOCENTI NEL MEDITERRANEO E LA SEGREGAZIONE RAZZISTA E LA SCHIAVITU' IN ITALIA. UN'ORAZIONE FUNEBRE LA MATTINA DEL 17 GIUGNO 2023 IN UNA PIAZZA DI PERIFERIA A VITERBO

La mattina di sabato 17 giugno 2023 nel piazzale nei pressi del parco delle querce nel quartiere di Santa Barbara a Viterbo il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha tenuto una commemorazione delle vittime dell'ennesima strage degli innocenti nel Mediterraneo.
Di seguito una estrema sintesi di alcuni ragionamenti svolti.
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Diciamo subito cio' che occorre fare per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo e la segregazione razzista e la schiavitu' in Italia:
1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Ancora una volta piangiamo centinaia di esseri umani inermi e innocenti assassinati dalla sorda violenza di poteri razzisti e stragisti.
Quali volti, quali nomi avevano le centinaia di bambine e bambini, di donne e di uomini assassinati dai governi europei nell'ultima strage degli innocenti nel Mediterraneo?
Quali pensieri, quali talenti, quali speranze avevano? Quali e quanti doni generosi e preziosi di creativita' e sapienza avrebbero potuto arrecare all'umanita' se non fossero stati uccisi?
E perche', ora che sono stati uccisi, non si fa quel che e' giusto e necessario fare affinche' a questo ennesimo massacro non ne seguano altri ancora?
Ogni persona senziente e pensante sa cio' che occorre fare per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo e la segregazione razzista e la schiavitu' in Italia:
1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Tutte e tutti sappiamo perfettamente chi sono gli assassini: sono i governanti italiani ed europei, ancora compattamente colonialisti e razzisti, imperialisti e militaristi, che da decenni con ferocia sempre piu' algida ed insieme sempre piu' sadica, sempre piu' brutale ed insieme sempre piu' banalizzata, impediscono a chi e' vittima di guerre, dittature, schiavitu', fame, catastrofi sociali e ambientali, di mettersi in salvo in un luogo in cui sia possibile vivere, come e' diritto di ogni essere umano.
Sappiamo perfettamente che ogni essere umano in quanto essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Sappiamo perfettamente che occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Sappiamo perfettamente che siamo una sola umana famiglia in quest'unico mondo vivente nell'intero universo che conosciamo.
Sappiamo perfettamente che salvare le vite e' il primo dovere.
E quindi sappiamo perfettamente quello che e' giusto e necessario e urgente fare:
1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Se i governanti italiani ed europei non fossero una perversa ed ignobile cricca di cinici rapinatori razzisti e stragisti, ebbene, gia' da decenni avrebbero fatto cessare le stragi nel Mediterraneo, avrebbero abolito apartheid e schiavitu', avrebbero riconosciuto e rispettato i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Tutti sanno cio' che occorre fare:
1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Per quanto riguarda l'Italia basterebbe rispettare e applicare la Costituzione della Repubblica italiana.
Recita la Costituzione repubblicana all'articolo 2: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo". E quale diritto e' piu' fondamentale del diritto di ogni essere umano alla vita?
Recita la Costituzione repubblicana all'articolo 10: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". Chi e' costretto ad abbandonare il suo paese d'origine per sfuggire alla guerra e alla fame, alle dittature e alle persecuzioni, ai disastri sociali e ambientali, ha quindi assoluto diritto a trovare accoglienza in Italia.
Per essere fedeli alla Costituzione italiana - legge fondamentale del nostro paese - ognuno capisce cio' che occorre fare:
1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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E adesso alle parole segua il pianto.
E al pianto segua corale e persuasa l'azione nonviolenta di ogni persona di volonta' buona, e dell'intera umanita', affinche' siano allontanati per sempre da tutti i pubblici uffici i governanti razzisti e stragisti responsabili di decenni di stragi, di segregazione razzista, di schiavitu'.
E al pianto segua corale e persuasa l'azione nonviolenta affinche' siano finalmente rispettate le leggi che difendono il diritto alla vita di ogni essere umano.
E al pianto segua corale e persuasa l'azione nonviolenta affinche' l'Europa dismetta la sua antica persistente violenza imperialista e colonialista, razzista e militarista, e divenga finalmente luogo di accoglienza e di solidarieta', di pace e di condivisione dei beni e del bene, inizio del mondo sognato e prefigurato da Erasmo e da Kant, da Gandhi e da Nelson Mandela, da Giacomo Leopardi e da Emmanuel Levinas, da Rosa Luxemburg e da Virginia Woolf, da Simone Weil e da Hannah Arendt, da Wangari Maathai e da Luce Fabbri.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

2. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: I CORPI ALIENI DELLE PERSONE MIGRANTI
[Riceviamo e diffondiamo il seguente articolo del 15 giugno 2023 apparso nel sito di "Comune-info"]

La spregevole escalation delle tanatopolitiche europee ci sta abituando ad associare ai corpi delle persone migranti ormai soprattutto l'aggettivo "recuperati". L'ultima tragedia dell'Egeo, mentre ancora si piange la strage di Cutro, segnera' certamente una nuova impennata non certo soltanto numerica - e i numeri sembrano terrificanti - in quella escalation. Questo articolo di Annamaria Rivera, scritto poco prima dell'ultimo nefasto esito del naufragio delle strategie politiche europee, ci invita a riflettere proprio sul trattamento simbolico e politico dei e delle migranti dal punto dei visti dei corpi. Un punto di vista che valica, naturalmente, l'ambito degli sbarchi e del viaggio in mare per restituire dignita' allo sguardo verso le persone migranti e i loro corpi nell'integrita' della loro esistenza qui. E' il tentativo rigoroso, seppur esposto a consapevoli rischi di schematismo, di azzardare una tipologia dei modi molteplici e difformi in cui sono percepiti, immaginati, trattati simbolicamente e rappresentati i corpi delle persone migranti o appartenenti a minoranze disprezzate cercando di cogliere alcune costanti. Ci sono dunque i corpi resi invisibili o esposti, "visibilizzati" strumentalmente all'eccesso per biechi calcoli politici. Ci sono i corpi reali occultati in favore di corpi immaginati e immaginari, sempre costruiti sulla base di stereotipi. E poi i corpi indistinti, affossati nel magma disumanizzante delle cronache fino a diventare solo numeri, cui fanno da contraltare, invece, quelli sottoposti alla schedatura o alla marchiatura, oggi in particolare dei rilevanti biometrici. Anche su questo fronte, com'e' noto, i solerti scienziati della sorveglianza europea lavorano a salti di qualita' di portata inaudita. Si tratta comunque di corpi alieni, i corpi degli altri e delle altre, quelli che siamo spinti a considerare facenti parte di un mondo altro, lontano, estraneo, alieno... E' una rappresentazione distorta, manipolata, l'esatto contrario di quel che vede chi ha ancora la dignita' e il coraggio di guardare in uno specchio.
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Come ci ha insegnato l'antropologa Mary Douglas (1979: 109), il corpo e' un "microcosmo sociale in relazione diretta col centro del potere". I corpi non sono mai neutri, sono sempre corpi sociali, cioe' culturalmente plasmati per mezzo di pratiche educative, trasmissione di stilemi, dispositivi rituali: ogni cultura ha il proprio modello etico-estetico di corpo e proprie specifiche procedure di modellazione dei corpi.
I corpi degli altri e soprattutto delle altre sono sottoposti/e a un duplice vincolo: oltre a essere modellati dalla cultura di provenienza, dalle sue consuetudini, schemi culturali e pratiche sociali, sono percepiti, immaginati, rappresentati da agenti "endogeni", cioe' dalle categorie sociali, dall'immaginario, dall'ideologia, dai poteri della societa'.
In particolare, il corpo del/della migrante e' il "luogo geometrico di tutte le stigmate" (Sayad 2002: 345), imposte dalla societa' come "prodotto sociale che e' tormentato, controllato, educato, allevato [...]", che porta con se' un'identita' sociale oggettivata dallo sguardo degli altri e per questo dominata.
Volendo azzardare una tipologia dei modi molteplici e difformi in cui sono percepiti, immaginati, trattati simbolicamente e rappresentati i corpi delle persone migranti o appartenenti a minoranze disprezzate, propongo uno schema che - pur prestandosi al rischio della generalizzazione e dell'astrazione - puo' permettere di cogliere alcune costanti.
Gli atteggiamenti e i dispositivi piu' consueti oscillano costantemente, mi sembra, fra l'invisibilizzazione e l'iper-visibilizzazione dei loro corpi. Nella realta' quotidiana, per strada, nei negozi, negli uffici, nei servizi pubblici, le persone immigrate, per lo piu' rese invisibili come forza-lavoro, d'un tratto divengono troppe, ingombranti, vistose, poiche' percepite come invadenti, minacciose, anomale.
Come scrive Abdelmalek Sayad, e' allora che la persona immigrata "fa esperienza del sospetto che la segue ovunque", cosi' che "ha la sensazione di essere costantemente sorvegliata, come si sorveglia un corpo estraneo" (Sayad, 2002, p. 273). Un esempio estremo di questa tendenza e' stata l'abitudine delle forze dell'ordine italiane di costringere donne o ragazze romani', sospettate di nascondere refurtiva o droga, a denudarsi per strada. In quanto de-umanizzate, non vengono considerate donne, quindi per loro non valgono le regole formali delle relazioni di genere, il senso del pudore, l'interdetto della nudita' totale in luoghi pubblici.
All'opposto, nei cantieri, nelle fabbriche, nelle campagne, nelle case degli/delle "autoctoni/e", le persone immigrate in genere sono occultate dal velo del disconoscimento e dell'insignificanza: i media e le istituzioni, con qualche eccezione, raramente raccontano di questi corpi e della loro condizione di sfruttamento e di dipendenza, spesso estremi, a meno che non intervenga un evento eccezionale - di solito una rivolta - a squarciare il velo.
Quanto alle persone straniere, in maggioranza donne, che svolgono lavori di cura nel chiuso delle mura domestiche altrui, assai di rado si mette in luce che il loro lavoro, dequalificato, per lo piu' mal remunerato, e' uno dei pilastri che hanno retto il Welfare State all'italiana.
Per fare un esempio, le retoriche intorno a "padroni a casa nostra" cosi' come l'esaltazione dei prodotti tipici italiani e l'invito a valorizzarli occultano un dato della realta' incontestabile:  buona parte di cio' che costituisce il "tipicamente nazionale" (dalle pizzerie al parmigiano doc, dai pomodori pelati agli agrumi) e' il risultato del lavoro delle persone migranti, per lo piu' assai duro, al nero, malpagato. Soprattutto i braccianti e le braccianti sono spesso costretti/e a rapporti di lavoro e a condizioni di esistenza servili o semi-schiavili; in ogni caso sono sottoposti/e a una subordinazione multipla, poiche' dipendono dai loro sfruttatori e dai caporali al loro servizio, non solo per il lavoro e il salario, ma anche per l'alloggio, il trasporto, lo status giuridico, a volte perfino per l'alimentazione e la sicurezza personale. Questa condizione di subordinazione espone le braccianti anche a ricatti, molestie e violenze sessuali.
All'opposto, quando si tratta di stranieri/e, la cronaca - come ho gia' detto - e' sempre attenta a etichettare i presunti autori o autrici di reati o di semplici trasgressioni con l'indicazione della nazionalita', dell'"etnia", eventualmente anche della religione, spesso perfino della loro posizione rispetto al titolo di soggiorno; mentre la cronaca e' solita evitare accuratamente queste "informazioni" allorche' una straniera o uno straniero hanno il ruolo di vittime e le esalta allorche' sono vittime di altri stranieri/e.
Nei casi, poi, di stupri e femminicidi, il sistema d'informazione di solito tende ad enfatizzare quelli commessi da stranieri/e, spesso facendone oggetto di campagne allarmistiche.
Una seconda retorica e' quella della stereotipizzazione: i corpi reali scompaiono in favore di corpi immaginati e immaginari, costruiti sulla base di stereotipi. Anche allorche' il genere plurale o il nome collettivo cedono il posto al genere singolare, il piu' delle volte non si tratta di altro che di tipi, se non maschere, irrigiditi da cliche' e stereotipi che riguardano anche e soprattutto la rappresentazione dei corpi.
Il teatro razzista mette in scena incessantemente queste maschere, talvolta arcaiche, talaltra modernissime: l'Immigrato rapinatore o stupratore, il Clandestino invasore e/o delinquente, la Zingara rapitrice d'infanti, l'Albanese, lo Slavo, il Marocchino omicidi o spacciatori, l'Extracomunitario pirata della strada, la Trans brasiliana divoratrice e vittima, il Lavavetri aggressivo e legato al racket, la Musulmana velata, percio' integralista e/o sottomessa, l'Africana sottoposta a mutilazioni sessuali e ad altri orrori arcaici, l'infida Badante dell'Est seduttrice o manipolatrice di anziani, il Cinese chiuso e sfuggente, misterioso e omertoso, trafficante di false griffe e di gatti...
Molte di queste immagini stereotipiche, proposte e riproposte dalla dialettica competitiva fra media, politica e senso comune, sono il precipitato di pregiudizi razzisti e sessisti: alle donne aliene, piu' che alle altre, sembra non sia data alternativa tra la figura patetica della docilita' e della sottomissione e la figura inquietante dell'intraprendenza volta al raggiro, al meretricio o al crimine.
Un terzo procedimento retorico frequente e' quello che potremmo definire dell'indistinzione-magmatizzazione: la cronaca e gli schermi televisivi, allorche' si occupano degli altri e delle altre, spesso ci propongono immagini che rimandano a un corpo collettivo, per meglio dire a un indistinto magma corporeo, dal quale sono cancellati i confini individuali: imbarcazioni di fortuna gremite di feccia umana (secondo il lessico di chi oggi si vede costretto a moderare un po' il linguaggio dagli scranni di governo), centri di detenzione che implodono per la presenza di masse incontenibili e "pericolose", moschee straripanti di un indistinto corpo genuflesso, societa' e citta' minacciate da folle d'invasori...
Neppure da morti/e, quando non possono piu' costituire una minaccia, i corpi altrui sono riconosciuti come individuali e singolari; anche dopo che sono stati uccisi dal proibizionismo continuano a essere detti dalle cronache clandestini/e, e tali restano perfino se sono bambini o bambine. Il fatto che perfino da cadaveri siano considerati indegni di un nome - se non di quello singolare di ognuno/a, almeno di un nome collettivo rispettoso - non costituisce altro che il sigillo della de-umanizzazione di cui migranti e asilanti sono abitualmente oggetto.
Un altro dispositivo, non solo retorico, e' quello, in apparenza opposto, della distinzione-marchiatura. Alludo a tutte quelle procedure simboliche e amministrative di tipo biopolitico, che incidono o "estraggono" lo stigma sui/dai corpi altrui, nella forma della marchiatura vera e propria - per esempio, i numeri segnati sulle braccia dei "clandestini" che approdano a Lampedusa - o del trattamento distintivo: per esempio, il confinamento nei centri di detenzione per migranti.
Si pensi alla vicenda italiana dei rilievi dattiloscopici riservati a rom, asilanti, rifugiati/e e migranti. Grazie alla sostanziale convergenza - culturale prima che politica - di gran parte della politica mainstream, di ogni orientamento, nel corso degli anni questa misura, da essere eccezionale, si e' banalizzata e generalizzata; a tal punto che con la legge Bossi-Fini e' stata estesa a tutti i cittadini stranieri richiedenti il permesso di soggiorno o il suo rinnovo.
Ancora a proposito di dispositivi biopolitici: in Italia, negli anni piu' recenti, vengono lanciate periodicamente campagne di "censimento dei campi-nomadi", volte a realizzare schedature di massa dei rom e dei sinti, accompagnate dal "rilevamento" delle impronte digitali. Le persone da schedare, adulti/e e minori, di nazionalita' le piu' diverse, compresa l'italiana, sono individuate sulla base di una discriminante detta "etnica" (in realta', razzista).
Percio' associazioni e organismi nazionali e internazionali di difesa dei diritti umani non fanno che criticare e denunciare questa consuetudine come discriminatoria, contraria al diritto italiano e internazionale, offensiva della dignita' umana: invece di proteggere le persone piu' discriminate, le si addita, implicitamente o esplicitamente, come pericolose o potenzialmente eversive.
Infine, e' il confinamento nei lager di Stato a rappresentare nel modo piu' esemplare il procedimento della distinzione-marchiatura. La lunga teoria di morti violente e oscure fu inaugurata dalla morte di Amin Saber, nel Cpt di Agrigento. Accadde nell'estate del 1998, poco dopo l'approvazione della legge 40, detta Turco-Napolitano, che istituiva per la prima volta in Italia la detenzione extra-penale, riservata agli "extracomunitari", trovati in condizione di irregolarita' sul territorio italiano. Quella legge inaugurava lo stato d'eccezione permanente, la sospensione, durevole, della legalita'.
Essa istituiva, insomma, un nuovo regime d'internamento, una forma inedita di sequestro e coercizione abusivi dei corpi alieni, che l'ipocrisia di Stato non ha saputo neppure designare con un neologismo accettabile: in Italia si e' passati dall'ossimoro eufemistico di Centri di permanenza temporanea e assistenza, che illustrava bene la filosofia del "razzismo democratico", all'esplicito Centri di identificazione ed espulsione, che altrettanto bene rappresenta il razzismo aperto e brutale della destra, fino a Centri di permanenza per i rimpatri, una designazione che pretendeva anch'essa d'essere eufemistica, inventata dalla Legge Minniti-Orlando del 2017.
In definitiva, l'architettura discorsiva dominante, allorche' sottrae i corpi "alieni" all'invisibilita', lo fa per rappresentarli e trattarli come onnipresenti, proliferanti, minacciosi (Tevanian, 2008). Essa riproduce costantemente la figura del migrante e della migrante come minaccia sociale, come alterita' irriducibile alla norma, pertanto da controllare, disciplinare, correggere, anche nel corpo, infine liberarsene.
I corpi alieni, cosi' raffigurati, sono, fra l'altro, figure proiettive alle quali si affida la rappresentazione di angosce individuali e collettive, legate ai problemi irrisolti della nostra identita' e del rapporto con il nostro passato. Fra questi, la recente e incerta identita' democratica nazionale, oltre tutto niente affatto fondata saldamente su valori e principi civili, e oggi piu' che mai fragile e contestata dall'attuale governo Meloni: decisamente razzista nonche' influenzato dall'ideologia fascista storica, ma anche dall'etno-nazionalismo razzialista della Lega Nord, com'essa stessa, la Lega, lo definisce.
Come ha osservato una volta Ilvo Diamanti, commentando i risultati di un sondaggio, allorche' la maggioranza esprime senso di orgoglio nazionale, questo "appare incardinato su elementi extra-civili e pre-politici": la bellezza del paesaggio, il patrimonio artistico e culturale, la moda, la cucina... L'immagine restituita dal sondaggio e' quella di italiani rassegnati al proprio - patologico e storico - deficit di senso civico, rimpiazzato e compensato da un senso "cinico" dilatato e dilagante".
Ancora a proposito del nesso fra il razzismo e il "cattivo" passato, questo riguarda non solo l'incapacita', tipicamente italiana, di fare i conti con la storia specifica del proprio razzismo, anche coloniale; ma altresi' la persistenza di un rapporto assai problematico col passato di emigranti, spesso allontanato come una vergogna da dimenticare.
Insomma, alla nostra societa' manca una delle condizioni per riconoscere e ammettere come normale, permanente, strutturale la realta' dell'immigrazione e della pluralita' culturale: un lessico emozionale e politico che permetta di elaborare il passato e di rispondere ai cambiamenti del presente e alle prospettive del futuro.

3. INIZIATIVE.  NELL'IMMINENZA DELL'ANNIVERSARIO DELL'"INCIDENTE A OGLALA" DEL 26 GIUGNO 1975 RINNOVIAMO L'IMPEGNO PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DA 47 ANNI PRIGIONIERO INNOCENTE

Si avvicina l'anniversario dell'"incidente a Oglala" del 26 giugno 1975 in cui persero la vita due agenti dell'Fbi e un giovane militante dell'American Indian Movement.
Per quanto accadde quel giorno Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, fu condannato all'ergastolo da una giuria razzista sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettanto false, e da 47 anni e' detenuto in un carcere di massima sicurezza pur essendo del tutto innocente dei delitti che gli sono stati menzogneramente attribuiti.
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Ha scritto lui stesso nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
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Ha scritto anche: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
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La liberazione di Leonard Peltier e' stata chiesta dalle piu' prestigiose personalita' mondiali, da Nelson Mandela a madre Teresa di Calcutta, da Mikhail Gorbaciov a papa Francesco. Amnesty International ha chiesto la sua liberazione. Una commissione giuridica ad hoc dell'Onu ha chiesto la sua liberazione. Hanno chiesto la sua liberazione milioni di persone da tutto il mondo. Innumerevoli istituzioni e rappresentanti istituzionali, tra cui in primo luogo il Parlamento Europeo ed il suo indimenticabile Presidente David Sassoli, hanno chiesto la sua liberazione.
Rinnoviamo pertanto ancora una volta la richiesta che il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente, a un testimone della dignita' umana.
Chiediamo a chi legge queste righe di diffondere l'informazione su Leonard Peltier, di prendere pubblicamente posizione per la sua liberazione, di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' gli conceda la grazia presidenziale.
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I messaggi per richiedere la grazia residenziale (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier visitare il sito: www.whoisleonardpeltier.info, e scrivere alla e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
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Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
Nella rete telematica e' disponibile in italiano una breve ma precisa esposizione della vicenda di Leonard Peltier con il titolo "Alcune parole per Leonard Peltier" (con una puntuale bibliografia per ulteriori approfondimenti).

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. APPELLI. RACCOLTA FONDI PER AIUTARE LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
[Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) riceviamo e diffondiamo con viva solidarieta']

Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805

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8. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

9. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

10. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

11. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

12. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 169 del 18 giugno 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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