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[Nonviolenza] Telegrammi. 4858
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4858
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 6 Jun 2023 17:22:47 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4858 del 7 giugno 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Pasquale Pugliese: Daniele Lugli era un dono. E un pezzo di storia della nonviolenza italiana
2. Raniero La Valle: Un secolo e l'altro
3. Aldo Capitini: Il manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta
4. Aiutiamo la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
5. Un mese di iniziative per la liberazione di Leonard Peltier
6. Una minima notizia su Leonard Peltier
7. Omero Dellistorti: Alla fermata, sotto la pioggia
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. MEMORIA. PASQUALE PUGLIESE: DANIELE LUGLI ERA UN DONO. E UN PEZZO DI STORIA DELLA NONVIOLENZA ITALIANA
[Riceviamo e diffondiamo]
Nell'oltre un quarto secolo di conoscenza personale di Daniele Lugli la sua fama ha preceduto il nostro incontro reale. Nel mio lavoro di ricerca su Aldo Capitini avevo visto tante volte la storica foto del fondatore del Movimento Nonviolento seduto sul prato della campagna perugina, a margine del Seminario internazionale sulla nonviolenza del 1963, circondato da Danilo Dolci, Pietro Pinna (figure che avrei incontrato anche personalmente) e da altri piu' giovani amici, che poi avrei scoperto chiamarsi Enzo Bellettato, Riccardo Tenerini, Eugenia Bersotti e, appunto, un giovanissimo Daniele Lugli (nell'immagine il primo da sinistra). Di Daniele sentiro' parlare durante la partecipazione al mio primo congresso del Movimento Nonviolento, a Fano nel 1997, durante il quale viene candidato da Alberto L'Abate (un altro indimenticato punto di riferimento della nonviolenza) alla Segreteria nazionale. Alla quale sara' eletto all'unanimita', ma... senza essere presente. E poiche', in quella occasione, saro' eletto anch'io nel Comitato di Coordinamento nazionale, da li' in avanti Daniele diventera' anche un mio punto di riferimento personale. Saggio, empatico, ironico, autorevole. E realizzero' solo allora che dietro alla barba gia' bianca si nasconde il sorriso dello stesso ragazzo di quella ed altre immagini iconiche con Aldo Capitini.
Daniele Lugli e' una presenza attiva e propositiva di molte fasi della storia della nonviolenza italiana, dall'esperienza dei Gruppi di Azione Nonviolenta insieme a Pietro Pinna nella prima meta' degli anni '60 per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, alla Marcia del 2000 da Perugia ad Assisi organizzata dal Movimento Nonviolento per ribadire il "Mai piu' eserciti e guerre" (dopo che le marce ritualizzate per la pace erano diventate passerella anche per i facitori di guerre, anziche' di paci), dove intervenne ormai da Presidente del Movimento fondato da Capitini. Dall'attenzione maniacale e competente agli atti istituzionali del Movimento Nonviolento, sempre a cavallo tra attivismo politico ed associazione formale, al tenere viva la memoria storica - nazionale e ferrarese - sul blog personale e settimanale su Azionenonviolenta.it, alla formazione di diverse generazioni di volontari in servizio civile sui temi dell'obiezione di coscienza e della difesa nonviolenta della patria. Anche a Reggio Emilia, dove nel tempo lo avevo invitato piu' volte, aveva partecipato ad iniziative nonviolente, approfondito il pensiero di Aldo Capitini, presentato il suo poderoso lavoro sul ferrarese Silvano Balboni (Silvano Balboni era un dono, 2017), oltre che intervenire nel suo autorevole ruolo di Difensore civico della Regione Emilia Romagna.
La sua dipartita imprevista e inaspettata, avvenuta il 31 maggio scorso, lascia un vuoto incolmabile e il suo contributo nel lungo percorso sulla strada della nonviolenza italiana andra' approfondito con cura ed attenzione. Qui, intanto, metto a disposizione di tutti la postfazione che mi aveva regalato per l'Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini (2018), nella quale - come sempre in Daniele Lugli - le riflessioni piu' profonde non sono dissociabili dai passaggi biografici di storia personale e collettiva:
"Ho letto volentieri il saggio dell'amico Pasquale.
Mi ha ricordato le prime letture, tra ginnasio e liceo, di Aldo Capitini: Elementi di un'esperienza religiosa, Vita religiosa, articoli su "Il Ponte". Mi erano piaciuti e avevano accompagnato, assieme ad altre letture, il mio abbandono della fede e pratica cattolica. A quel punto gli scritti di Capitini, apostolo di una religione, senza libri sacri e leggende, mi interessavano di meno. Altri furono gli autori preferiti, in particolare l'Adorno di Minima moralia, splendidamente tradotto e introdotto da Renato Solmi, conosciuto anni dopo nel Movimento Nonviolento. Venne pero', ero studente universitario, l'incontro diretto con Capitini e con i suoi amici piu' vicini, provocato dall'interesse della marcia Perugia Assisi del '61. E' stato nel '62, nella sede del Cor in via dei Filosofi a Perugia, mentre prendeva forma il Movimento Nonviolento, ai cui momenti costitutivi ed alle prime attivita' ho partecipato. Stimolo a leggere quanto potevo di Aldo e' stato il seminario internazionale sulle tecniche della nonviolenza nel '63. Altri momenti di incontro ci sono stati fino alla sua morte. Costanti i contatti, tenuti soprattutto attraverso Pietro Pinna, per le azioni volte al riconoscimento dell'obiezione di coscienza, per la diffusione di Azione nonviolenta e del pensiero da Capitini ispirato.
Trovo utile il lavoro di Pasquale Pugliese. Aiuta alla lettura di testi, scritti benissimo, ma nei quali si mescolano e saldano diverse ispirazioni, filosofiche, religiose, politiche, pedagogiche, poetiche... Non potrebbe essere diversamente, forse, per un libero religioso e indipendente di sinistra, quale si e' proclamato ed e' stato. Non solo si tratta di conciliare liberta' e religione (compito non facile e attuale) ma di proporre la religione come strumento di ulteriore liberazione, accanto, e oltre, la liberazione politica ed economica. A sinistra, dalla parte dei lavoratori e di tutti gli oppressi, pronto percio' ad ogni necessaria collaborazione, ma capace di agire anche da solo, o in pochissimi, secondo la sua persuasione, che gli garantiva indipendenza nel giudizio e nell'azione. La sua qualita' particolare non era sfuggita al tutto politico Pietro Nenni, che annota nel suo diario "E' morto il prof. Aldo Capitini. Era una eccezionale figura di studioso. Fautore della non violenza era disponibile per ogni causa di liberta' e di giustizia… Capitini era andato contro corrente all'epoca fascista e di nuovo nell'epoca postfascista. Forse troppo per una sola vita umana, ma bello".
Profeta, profetico, profezia ricorrono nel testo di Pugliese. Sono sicuramente appropriati. Capitini era uno studioso, un saggio interessato a conoscere la realta', ma per superarla, per trasformarla. Il saggio, alla fine dei conti, ti indica come adattarti a cio' che non puoi mutare, per esempio che il pesce grande mangi il pesce piccolo. Ma al Capitini, profeta, la cosa non va giu': "Mi vengono a dire che la realta' e' fatta cosi', ma io non accetto... non posso approvare che la bestia piu' grande divori la bestia piu' piccola, che dappertutto la forza, la potenza, la prepotenza prevalgano: una realta' fatta cosi' non merita di durare".
Per il superamento di questa realta' sono necessari strumenti inediti. Nel '48, in un seminario in Francia condotto da Paul Ricoeur, Silvano Balboni porta la riflessione di Aldo Capitini, che non puo' partecipare. Ricoeur si chiede: Se il profeta ha un compito storico e questo compito puo' inserirsi a meta' fra l'inefficienza dello yogi e l'efficacia del commissario, se i non-violenti possono essere il nucleo profetico di movimenti propriamente politici, cioe' basati su una tecnica della rivoluzione, della riforma, del potere.
Sono i temi di societa' uscite dalla guerra nella quale ancora agiscono spinte a mutamenti radicali. Profeta e proletario possono essere considerati i necessari protagonisti di una rivoluzione che non tradisca, nell'uso dei mezzi, premesse e scopi. La produzione di scritti di Capitini, d'occasione e di piu' profonda riflessione, e' intensa in un periodo che avverte come cruciale. Cosi' sara' di nuovo negli anni Sessanta.
Anni Novanta, con Mario Miegge torno in treno da un convegno a Perugia su Capitini. Mario aveva fatto un intervento. Io ero andato per ascoltare e parlare con alcuni che avevano conosciuto Silvano Balboni: Binni, Cavicchi, Zanga... - stavo ultimando mie ricerche: il libro su Silvano, giovanissimo collaboratore di Aldo nel periodo antifascista e nell'immediato dopoguerra, l'ho poi scritto e pubblicato un paio d'anni fa - Mario mi chiede "Ma Capitini era profeta?". Rispondo "Mi pare di si', ma tu mi ridici che e' il profeta". Ascolto e mi dico che si', Capitini era un profeta. Il discorso riprende qualche tempo dopo a casa di Mario a Ferrara. Mi dona una copia del suo libro appena uscito, Il sogno del re di Babilonia. Profezia e storia da Thomas Muentzer a Isaac Newton e vi annota: A Daniele il quale, da Capitini e poi per conto suo, ha imparato che la "res publica" ha bisogno di un poco di profezia Mario.
Il sorriso di Mario, straordinario compagno, che alla fede valdese univa strenuo impegno nello studio, nell'insegnamento e nella societa', mi ricorda il sorriso, piu' frequente, di Capitini. Lo ricordo con in mano La scienza nuova di Vico. Legge "Gli uomini prima sentono il necessario; - e' la Cina! - dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; piu' innanzi si dilettano del piacere; quindi si dissolvono nel lusso; - la lettura e' accompagnata da altri accostamenti di paesi che non ricordo - e finalmente impazzano in istrappazzar le sostanze". Qui Aldo ride: "E' l'America, e' l'America!". Gli occhi brillano dietro le spesse lenti. Miope ma profeta, lo dice Dolci, un profeta che non malediceva nessuno, a differenza dei suoi colleghi".
2. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: UN SECOLO E L'ALTRO
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 119 del primo giugno 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]
Cari amici,
meno male che Kissinger ha cento anni, perche' se ne avesse cinquanta di meno farebbe dell'Ucraina un Vietnam, dettando tutto da solo le scelte della politica estera americana, come oggi dice di aver sempre fatto in passato.
Il Vietnam costo' agli Stati Uniti 60.00 morti e 153.000 feriti, per non parlare dei milioni di Vietcong e civili vietnamiti che in quella guerra persero la vita. Ma Biden nonostante le promesse di sostenere l'Ucraina fino alla fine, si guarda bene dal farne il suo Vietnam, e per suo mezzo debellare la Russia. Il supporto incondizionato a Kiev si puo' in realta' rivelare come un bluff, nel momento in cui l'Ucraina, illusa dalla schiera dei suoi alleati di poter vincere la guerra contro la Russia, si accorge che questo e' impossibile e non ha come uscirne: deve rinunziare all'annunciata controffensiva di primavera, non riesce a riconquistare le terre irredente, non ha la strada dei negoziati che essa stessa ha precluso, ne' puo' dettare la pace alle sue condizioni, come le fanno credere i suoi partners europei. Ne' puo' farlo al suo posto l'America: sarebbe contro natura per gli Stati Uniti giungere a uno scontro armato e finale con la Russia, come essi stessi hanno dimostrato con ben diversa sapienza durante tutto il corso della guerra fredda: e ci sono illustri reduci di quella vecchia America che ormai lo gridano sui tetti lanciando appelli alla diplomazia sul "New York Times". Proprio perche' credono all'Armageddon, gli americani non ci vogliono passare.
Se finisce il bluff del "morire per l'Ucraina", finisce anche il bluff, o l'illusione, del "nuovo secolo americano" e dell'Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza.
Possiamo cosi' sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l'avvertimento che viene dal Kosovo.
Ma per noi e' troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di "competizione strategica" fino alla "sfida culminante" con la Cina, come minacciano i documenti sulla "Strategia nazionale" degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un'altra idea del mondo, come un mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignita' di tutte le creature.
In questi giorni un altro secolo e' stato celebrato, quello dalla nascita di don Lorenzo Milani, sul quale pubblichiamo nel sito un importante articolo di Tomaso Montanari uscito sul "Fatto" di lunedi' 29 maggio: la scuola - diceva don Milani alla fine della sua vita - non deve servire "a produrre una classe dirigente, ma una classe cosciente"; e Montanari commenta: "Oggi, al tempo del ministero dell'Istruzione e del merito, la situazione e' anche peggiore di quella che Milani combatteva. La scuola e' stata messa al servizio dello stato esistente, non del suo scardinamento. Serve a trasformare i ragazzi in capitale umano, in merce nel mercato del lavoro, in pezzi di ricambio per il mondo cosi' com'e'. Fa ancora parti uguali tra diseguali, e lo chiama 'merito'. Manda ancora via i malati e la chiama 'selezione'". Per non dire, potremmo aggiungere, della guerra alla quale, caduta in disuso l'obiezione di coscienza, non e' ammessa nemmeno "l'obiezione dell'intelligenza".
Con i piu' cordiali saluti,
Costituente Terra (Raniero La Valle)
3. TESTI. ALDO CAPITINI: IL MANUALE DI CHARLES C. WALKER SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Riproponiamo ancora una volta il testo del capitolo dodicesimo, "Il Manuale di Charles C. Walker (1961)", del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967 (poi ristampato da Linea d'ombra, Milano 1989; e successivamente ripreso anche in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992). L'opuscolo di Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, arricchito da ulteriori materiali, e' stato successivamente pubblicato dalle Edizioni del Movimento Nonviolento nei "Quaderni di azione nonviolenta", cui puo' essere richiesto; e' un materiale di lavoro utilissimo (per richieste: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it); il solo testo dell'opuscolo di Walker abbiamo anche piu' volte riprodotto sul nostro foglio]
Nel 1961 e' uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, USA). Jean Fremont lo ha tradotto in francese. L'opuscolo e' edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. E' un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti piu' rilevanti e utilizzabili.
Il Manuale e' diviso in quindici sezioni.
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1. Preparazione
Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando di ottenere l'appoggio del pubblico. La volonta' di resistenza viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni che possono simpatizzare.
Gia' in questa prima sezione si trovano i suggerimenti sempre dati per le azioni nonviolente: cercare le piu' larghe solidarieta', diffondere apertamente notizie sulla situazione e sulle prospettive di mutamento. Se ne deduce: prima di un'azione impiantare un bollettino apposito da diffondere largamente.
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2. Lancio di un programma costruttivo
Il programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando fiducia. L'azione puo' essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunita'. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa.
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3. Apprendimento del metodo
Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali, politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo gia' visto), sull'atteggiamento dei vari gruppi.
Impostare la possibilita' di negoziati (uno stadio molto importante prima di ogni azione nonviolenta).
Appello vastissimo all'opinione pubblica, con tutti i mezzi possibili.
Giorni di digiuno e (oppure) di preghiera, rinuncia a distinzioni onorifiche date dagli autori dell'ingiustizia; dirsi disposti ad una concessione importante, purche' non leda il principio.
Presentare un "ultimatum" che espone le lagnanze, i tentativi fatti per rimediare, le concessioni proposte, e fissare una data limite. Informare tutti gli implicati nella cosa.
Infine, dopo aver tutto tentato, intraprendere l'azione diretta, senza rompere definitivamente la possibilita' di riprendere i negoziati.
L'azione diretta ha questi aspetti:
- Veglia in un luogo simbolico;
- Picchetti di militanti;
- Digiuno o sciopero della fame;
- Noncooperazione;
- Boicottaggio;
- Arresto del lavoro per un certo periodo;
- Sciopero;
- Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso);
- Intervento p. es. in un luogo proibito;
- Disobbedienza civile;
- Migrazione;
- Manifestazioni: riunioni, sfilate, proteste.
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4. L'addestramento
Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche "scene drammatiche" di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gli individui per i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni.
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5. Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta
L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore del progetto e comitati speciali (per la pubblicita', per i mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo ecc.), e deve fare un bilancio preliminare.
Mettere a punto il piano di esecuzione (utilizzando anche un consiglio giuridico).
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6. La preparazione dell'azione
Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi di gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo).
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7. Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale
Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale.
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8. Messa a punto di una disciplina collettiva
Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina.
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9. Sviluppo di una campagna di propaganda
Esporre con grande chiarezza. Fare un "memorandum" generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali.
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10. La riunione dei partecipanti all'azione
Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati).
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11. L'avvio dell'azione
Scegliere il gruppo che comincera' l'azione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto.
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12. Fronteggiare le rappresaglie
L'avversario puo' provocare a condursi in modo agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Percio' bisogna restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti.
In caso di arresto, non opporre resistenza, e accettare i regolamenti della prigione in cio' che non siano contro la propria coscienza.
Le rappresaglie possono essere molto gravi (colpi, tortura, presa di ostaggi, linciaggio, cacciata dal posto, proibizioni di assemblee ecc.), e in tale caso insistere presso i responsabili della societa' perche' agiscano e reprimano la violenza, chiedere un'inchiesta, aiutare le vittime (le sofferenze redentrici possono liberare dal veleno della violenza accumulatosi da tanto tempo).
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13. Mantenere la vitalita' del movimento
Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari, saluti, vesti, insegne, ecc.).
Sforzi costanti di persuasione anche presso gli avversari, tenere al corrente gli aderenti.
Incoraggiare e organizzare azioni di sostegno (dichiarazioni di personalita' eminenti, di gruppi di simpatizzanti ecc.).
Trattare i dissidenti in modo paziente e leale; educare e allenare gli aderenti, formare nuovi capi, incoraggiare il lavoro teorico e pratico; far agire il maggior numero di volontari che sia possibile.
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14. I capi
Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo.
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15. Quando la lotta si fa lunga
Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo.
Non si deve tendere alla "sconfitta" dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onesta' umana).
4. APPELLI. AIUTIAMO LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) abbiamo ricevuto questo appello:
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
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La Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" e' una realta' culturale e civile preziosa per ogni persona di volonta' buona, per ogni movimento impegnato in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, per ogni esperienza intellettuale, morale e politica che riflette ed agisce per la liberazione di tutte le oppresse e di tutti gli oppressi, e per la salvezza dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente.
Preghiamo vivamente chiunque puo' sostenere materialmente la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" in questo difficile momento di farlo con generosita' e tempestivita'.
5. INIZIATIVE. UN MESE DI INIZIATIVE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Nel mese di giugno 2023 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo promuove una serie di iniziative di riflessione, di studio, di testimonianza e di mobilitazione affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda finalmente la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
La storica struttura nonviolenta viterbese rinnova l'invito a scrivere al Presidente Biden per chiedere che Leonard Peltier torni libero.
I messaggi (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier: sito: www.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
6. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
7. BRANDELLI METAFISICI DELLA VITA SCADUTA. OMERO DELLISTORTI: ALLA FERMATA, SOTTO LA PIOGGIA
- Scusi, aspetta l'autobus?
- Si'.
- L'autobus per Cappadocia di Sotto?
- Io veramente vado a Cappadocia di Sopra, ma l'autobus ferma anche a Cappadocia di Sotto.
- Ah, grazie.
- Prego.
*
- Scusi di nuovo.
- Dica.
- Saprebbe anche dirmi a che ora passa?
- L'autobus?
- Si'.
- L'orario non lo so ma ce ne sono due al giorno. Due ad andare e due a tornare.
- Ah, grazie, grazie ancora.
- Prego, di niente.
*
- Certo che questa pioggia...
- Eh gia'.
- E non pare che abbia intenzione di smettere.
- Eh no.
- Per fortuna che ci abbiamo tutti e due l'ombrello, eh?
- Eh si'.
- Allora aspettiamo.
- Certo che aspettiamo.
*
- Mi perdoni.
- E di cosa?
- No, e' per dire.
- Ah, per dire cosa?
- Per cominciare la frase.
- Ho capito, ho capito, dica pure.
- Ecco, lei pensa che bisognera' aspettare tanto?
- Per l'autobus?
- Eh.
- E chi lo sa? Pero' ne passano due al giorno, quindi...
- Quindi?
- Quindi, prima o poi...
- Eh si'.
- Perche', lei avrebbe fretta?
- Fretta fretta magari no, pero', insomma, come posso dire, un po' di premura.
- Premura.
- Si', premura.
- E' una parola interessante premura. Si usa poco ormai.
- Eh si'.
- Chissa' perche'.
- Chissa'.
*
- Si fa giorno, eh?
- Si'.
- E piove ancora.
- Eh, piove sempre qui.
- Sempre sempre?
- Ma no, e' per modo di dire.
- Ah. Pero' adesso e' proprio un diluvio.
- Si'.
- Avra' piovuto tutta la notte.
- Penso di si'.
- Si dice avra' piovuto o sara' piovuto?
- Non lo so, penso che si possa dire in tutti e due i modi.
- Ormai saranno almeno un paio d'ore che stiamo qui, eh?
- Almeno.
- E non solo non e' passato il pullman, ma neanche una macchina, un camion, un motorino.
- Eh no.
- E' una cosa che fa riflettere, non crede?
- Non saprei. In che senso?
- Cosi', fa riflettere.
- Ah, se e' per questo - tutto fa riflettere.
- In effetti.
*
- Lei e' di qui?
- Perche' me lo chiede?
- Non lo so, per fare conversazione.
- E' necessario?
- Non volevo offendere.
- Non mi ha offeso.
- Era solo per dire qualcosa. Con questa pioggia.
- Eh si', piove, piove sempre.
- Ormai dovrebbe essere mattina inoltrata, non crede?
- E' probabile.
- E piove sempre, e non passa nessuno.
- Gia'.
- Non e' strano?
- E perche' dovrebbe essere strano?
- Non lo so, a me sembra strano.
- Il fatto che piove?
- No, che non passa nessuno.
- Non saprei.
- Non saprei neanch'io, pero' mi pare strano.
*
- Con questa pioggia neppure sembra giorno.
- Pero' ci si vede, quindi e' giorno.
- Pero' mi pare che si faccia sempre piu' buio.
- Sembra anche a me.
- Non sara' che si sta facendo sera?
- Puo' darsi.
- E il pullman non passa.
- No, non e' passato, altrimenti saremmo saliti.
- Invece di stare qui a inzupparci di pioggia.
- Gia'.
- Gia'.
*
- E' ancora li'?
- Come?
- Niente, chiedevo se era ancora li'. Con questo buio non ci si vede niente.
- Certo che sono qui, altrimenti come potrei risponderle?
- Certo.
- Eh.
- Eh si'.
*
- Mi scusi.
- Prego.
- Secondo me e' sera inoltrata, per non dire notte.
- In effetti.
- E non e' passato.
- Come?
- Dico, il pullman non e' passato.
- Direi di no.
- Pero' lei diceva che ne passavano due al giorno.
- Saro' stato informato male.
- Ma lei lo prende abitualmente questo autobus, no?
- No, non direi. Anzi, credo di non averlo preso mai.
- Ah.
- Eh.
- E come lo sa che passa due volte al giorno?
- Adesso non me lo ricordo piu', deve avermelo detto qualcuno che era qui quando sono arrivato.
- Ah.
- Eh.
- E questa persona poi che ha fatto?
- Non lo so.
- Voglio dire, e' salita sull'autobus?
- Quale autobus?
- Non lo so.
- Non lo so neanch'io.
- Pero' adesso non c'e' piu'.
- No, non c'e' piu'.
- Quindi sara' andata via.
- Credo proprio di si', visto che non c'e' piu'.
- Certo che la vita e' tutto un mistero, eh?
- Eh si'.
- E questa pioggia, poi.
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Ambrogio Colombo, L'assassinio di Alceste Campanile, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Emanuela Costantini, Le guerre balcaniche, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
*
Riletture
- Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl', Edizioni e/o, Roma 2002, 2004.
- Murray Bookchin, L'ecologia della liberta', Edizioni Antistato, Milano 1984, Eleuthera, Milano 1986, 1988.
*
Riedizioni
- Nagai Kafu, Al giardino delle peonie e altri racconti, Marsilio, Venezia 1989, Gedi, Torino 2023, pp. 302, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Georges Simenon, Faubourg, Adelphi, Milano 2013, Gedi, Torino 2023, pp. 138, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4858 del 7 giugno 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4858 del 7 giugno 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Pasquale Pugliese: Daniele Lugli era un dono. E un pezzo di storia della nonviolenza italiana
2. Raniero La Valle: Un secolo e l'altro
3. Aldo Capitini: Il manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta
4. Aiutiamo la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" a fare fronte ai danni subìti a causa dell'alluvione del 16 e 17 maggio 2023
5. Un mese di iniziative per la liberazione di Leonard Peltier
6. Una minima notizia su Leonard Peltier
7. Omero Dellistorti: Alla fermata, sotto la pioggia
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
1. MEMORIA. PASQUALE PUGLIESE: DANIELE LUGLI ERA UN DONO. E UN PEZZO DI STORIA DELLA NONVIOLENZA ITALIANA
[Riceviamo e diffondiamo]
Nell'oltre un quarto secolo di conoscenza personale di Daniele Lugli la sua fama ha preceduto il nostro incontro reale. Nel mio lavoro di ricerca su Aldo Capitini avevo visto tante volte la storica foto del fondatore del Movimento Nonviolento seduto sul prato della campagna perugina, a margine del Seminario internazionale sulla nonviolenza del 1963, circondato da Danilo Dolci, Pietro Pinna (figure che avrei incontrato anche personalmente) e da altri piu' giovani amici, che poi avrei scoperto chiamarsi Enzo Bellettato, Riccardo Tenerini, Eugenia Bersotti e, appunto, un giovanissimo Daniele Lugli (nell'immagine il primo da sinistra). Di Daniele sentiro' parlare durante la partecipazione al mio primo congresso del Movimento Nonviolento, a Fano nel 1997, durante il quale viene candidato da Alberto L'Abate (un altro indimenticato punto di riferimento della nonviolenza) alla Segreteria nazionale. Alla quale sara' eletto all'unanimita', ma... senza essere presente. E poiche', in quella occasione, saro' eletto anch'io nel Comitato di Coordinamento nazionale, da li' in avanti Daniele diventera' anche un mio punto di riferimento personale. Saggio, empatico, ironico, autorevole. E realizzero' solo allora che dietro alla barba gia' bianca si nasconde il sorriso dello stesso ragazzo di quella ed altre immagini iconiche con Aldo Capitini.
Daniele Lugli e' una presenza attiva e propositiva di molte fasi della storia della nonviolenza italiana, dall'esperienza dei Gruppi di Azione Nonviolenta insieme a Pietro Pinna nella prima meta' degli anni '60 per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, alla Marcia del 2000 da Perugia ad Assisi organizzata dal Movimento Nonviolento per ribadire il "Mai piu' eserciti e guerre" (dopo che le marce ritualizzate per la pace erano diventate passerella anche per i facitori di guerre, anziche' di paci), dove intervenne ormai da Presidente del Movimento fondato da Capitini. Dall'attenzione maniacale e competente agli atti istituzionali del Movimento Nonviolento, sempre a cavallo tra attivismo politico ed associazione formale, al tenere viva la memoria storica - nazionale e ferrarese - sul blog personale e settimanale su Azionenonviolenta.it, alla formazione di diverse generazioni di volontari in servizio civile sui temi dell'obiezione di coscienza e della difesa nonviolenta della patria. Anche a Reggio Emilia, dove nel tempo lo avevo invitato piu' volte, aveva partecipato ad iniziative nonviolente, approfondito il pensiero di Aldo Capitini, presentato il suo poderoso lavoro sul ferrarese Silvano Balboni (Silvano Balboni era un dono, 2017), oltre che intervenire nel suo autorevole ruolo di Difensore civico della Regione Emilia Romagna.
La sua dipartita imprevista e inaspettata, avvenuta il 31 maggio scorso, lascia un vuoto incolmabile e il suo contributo nel lungo percorso sulla strada della nonviolenza italiana andra' approfondito con cura ed attenzione. Qui, intanto, metto a disposizione di tutti la postfazione che mi aveva regalato per l'Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini (2018), nella quale - come sempre in Daniele Lugli - le riflessioni piu' profonde non sono dissociabili dai passaggi biografici di storia personale e collettiva:
"Ho letto volentieri il saggio dell'amico Pasquale.
Mi ha ricordato le prime letture, tra ginnasio e liceo, di Aldo Capitini: Elementi di un'esperienza religiosa, Vita religiosa, articoli su "Il Ponte". Mi erano piaciuti e avevano accompagnato, assieme ad altre letture, il mio abbandono della fede e pratica cattolica. A quel punto gli scritti di Capitini, apostolo di una religione, senza libri sacri e leggende, mi interessavano di meno. Altri furono gli autori preferiti, in particolare l'Adorno di Minima moralia, splendidamente tradotto e introdotto da Renato Solmi, conosciuto anni dopo nel Movimento Nonviolento. Venne pero', ero studente universitario, l'incontro diretto con Capitini e con i suoi amici piu' vicini, provocato dall'interesse della marcia Perugia Assisi del '61. E' stato nel '62, nella sede del Cor in via dei Filosofi a Perugia, mentre prendeva forma il Movimento Nonviolento, ai cui momenti costitutivi ed alle prime attivita' ho partecipato. Stimolo a leggere quanto potevo di Aldo e' stato il seminario internazionale sulle tecniche della nonviolenza nel '63. Altri momenti di incontro ci sono stati fino alla sua morte. Costanti i contatti, tenuti soprattutto attraverso Pietro Pinna, per le azioni volte al riconoscimento dell'obiezione di coscienza, per la diffusione di Azione nonviolenta e del pensiero da Capitini ispirato.
Trovo utile il lavoro di Pasquale Pugliese. Aiuta alla lettura di testi, scritti benissimo, ma nei quali si mescolano e saldano diverse ispirazioni, filosofiche, religiose, politiche, pedagogiche, poetiche... Non potrebbe essere diversamente, forse, per un libero religioso e indipendente di sinistra, quale si e' proclamato ed e' stato. Non solo si tratta di conciliare liberta' e religione (compito non facile e attuale) ma di proporre la religione come strumento di ulteriore liberazione, accanto, e oltre, la liberazione politica ed economica. A sinistra, dalla parte dei lavoratori e di tutti gli oppressi, pronto percio' ad ogni necessaria collaborazione, ma capace di agire anche da solo, o in pochissimi, secondo la sua persuasione, che gli garantiva indipendenza nel giudizio e nell'azione. La sua qualita' particolare non era sfuggita al tutto politico Pietro Nenni, che annota nel suo diario "E' morto il prof. Aldo Capitini. Era una eccezionale figura di studioso. Fautore della non violenza era disponibile per ogni causa di liberta' e di giustizia… Capitini era andato contro corrente all'epoca fascista e di nuovo nell'epoca postfascista. Forse troppo per una sola vita umana, ma bello".
Profeta, profetico, profezia ricorrono nel testo di Pugliese. Sono sicuramente appropriati. Capitini era uno studioso, un saggio interessato a conoscere la realta', ma per superarla, per trasformarla. Il saggio, alla fine dei conti, ti indica come adattarti a cio' che non puoi mutare, per esempio che il pesce grande mangi il pesce piccolo. Ma al Capitini, profeta, la cosa non va giu': "Mi vengono a dire che la realta' e' fatta cosi', ma io non accetto... non posso approvare che la bestia piu' grande divori la bestia piu' piccola, che dappertutto la forza, la potenza, la prepotenza prevalgano: una realta' fatta cosi' non merita di durare".
Per il superamento di questa realta' sono necessari strumenti inediti. Nel '48, in un seminario in Francia condotto da Paul Ricoeur, Silvano Balboni porta la riflessione di Aldo Capitini, che non puo' partecipare. Ricoeur si chiede: Se il profeta ha un compito storico e questo compito puo' inserirsi a meta' fra l'inefficienza dello yogi e l'efficacia del commissario, se i non-violenti possono essere il nucleo profetico di movimenti propriamente politici, cioe' basati su una tecnica della rivoluzione, della riforma, del potere.
Sono i temi di societa' uscite dalla guerra nella quale ancora agiscono spinte a mutamenti radicali. Profeta e proletario possono essere considerati i necessari protagonisti di una rivoluzione che non tradisca, nell'uso dei mezzi, premesse e scopi. La produzione di scritti di Capitini, d'occasione e di piu' profonda riflessione, e' intensa in un periodo che avverte come cruciale. Cosi' sara' di nuovo negli anni Sessanta.
Anni Novanta, con Mario Miegge torno in treno da un convegno a Perugia su Capitini. Mario aveva fatto un intervento. Io ero andato per ascoltare e parlare con alcuni che avevano conosciuto Silvano Balboni: Binni, Cavicchi, Zanga... - stavo ultimando mie ricerche: il libro su Silvano, giovanissimo collaboratore di Aldo nel periodo antifascista e nell'immediato dopoguerra, l'ho poi scritto e pubblicato un paio d'anni fa - Mario mi chiede "Ma Capitini era profeta?". Rispondo "Mi pare di si', ma tu mi ridici che e' il profeta". Ascolto e mi dico che si', Capitini era un profeta. Il discorso riprende qualche tempo dopo a casa di Mario a Ferrara. Mi dona una copia del suo libro appena uscito, Il sogno del re di Babilonia. Profezia e storia da Thomas Muentzer a Isaac Newton e vi annota: A Daniele il quale, da Capitini e poi per conto suo, ha imparato che la "res publica" ha bisogno di un poco di profezia Mario.
Il sorriso di Mario, straordinario compagno, che alla fede valdese univa strenuo impegno nello studio, nell'insegnamento e nella societa', mi ricorda il sorriso, piu' frequente, di Capitini. Lo ricordo con in mano La scienza nuova di Vico. Legge "Gli uomini prima sentono il necessario; - e' la Cina! - dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; piu' innanzi si dilettano del piacere; quindi si dissolvono nel lusso; - la lettura e' accompagnata da altri accostamenti di paesi che non ricordo - e finalmente impazzano in istrappazzar le sostanze". Qui Aldo ride: "E' l'America, e' l'America!". Gli occhi brillano dietro le spesse lenti. Miope ma profeta, lo dice Dolci, un profeta che non malediceva nessuno, a differenza dei suoi colleghi".
2. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: UN SECOLO E L'ALTRO
[Dalla newsletter di "Costituente Terra" n. 119 del primo giugno 2023 (e-mail: notizieda at costituenteterra.com, sito:www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]
Cari amici,
meno male che Kissinger ha cento anni, perche' se ne avesse cinquanta di meno farebbe dell'Ucraina un Vietnam, dettando tutto da solo le scelte della politica estera americana, come oggi dice di aver sempre fatto in passato.
Il Vietnam costo' agli Stati Uniti 60.00 morti e 153.000 feriti, per non parlare dei milioni di Vietcong e civili vietnamiti che in quella guerra persero la vita. Ma Biden nonostante le promesse di sostenere l'Ucraina fino alla fine, si guarda bene dal farne il suo Vietnam, e per suo mezzo debellare la Russia. Il supporto incondizionato a Kiev si puo' in realta' rivelare come un bluff, nel momento in cui l'Ucraina, illusa dalla schiera dei suoi alleati di poter vincere la guerra contro la Russia, si accorge che questo e' impossibile e non ha come uscirne: deve rinunziare all'annunciata controffensiva di primavera, non riesce a riconquistare le terre irredente, non ha la strada dei negoziati che essa stessa ha precluso, ne' puo' dettare la pace alle sue condizioni, come le fanno credere i suoi partners europei. Ne' puo' farlo al suo posto l'America: sarebbe contro natura per gli Stati Uniti giungere a uno scontro armato e finale con la Russia, come essi stessi hanno dimostrato con ben diversa sapienza durante tutto il corso della guerra fredda: e ci sono illustri reduci di quella vecchia America che ormai lo gridano sui tetti lanciando appelli alla diplomazia sul "New York Times". Proprio perche' credono all'Armageddon, gli americani non ci vogliono passare.
Se finisce il bluff del "morire per l'Ucraina", finisce anche il bluff, o l'illusione, del "nuovo secolo americano" e dell'Impero globale dominato dagli Stati Uniti, che non dovevano essere superati, ma nemmeno eguagliati, come dicono, da alcuna altra Potenza.
Possiamo cosi' sperare che il conflitto in Europa si concluda prima che il suo contagio si diffonda o degeneri in una guerra mondiale, secondo l'avvertimento che viene dal Kosovo.
Ma per noi e' troppo poco che questa guerra finisca, innescando magari un lungo periodo di guerra virtuale e di "competizione strategica" fino alla "sfida culminante" con la Cina, come minacciano i documenti sulla "Strategia nazionale" degli Stati Uniti. Dobbiamo invece uscire dal sistema di dominio e di guerra e passare a un'altra idea del mondo, come un mondo di mondi diversi in relazione tra loro, fondato sulla pace, sulla cura della Terra e sulla dignita' di tutte le creature.
In questi giorni un altro secolo e' stato celebrato, quello dalla nascita di don Lorenzo Milani, sul quale pubblichiamo nel sito un importante articolo di Tomaso Montanari uscito sul "Fatto" di lunedi' 29 maggio: la scuola - diceva don Milani alla fine della sua vita - non deve servire "a produrre una classe dirigente, ma una classe cosciente"; e Montanari commenta: "Oggi, al tempo del ministero dell'Istruzione e del merito, la situazione e' anche peggiore di quella che Milani combatteva. La scuola e' stata messa al servizio dello stato esistente, non del suo scardinamento. Serve a trasformare i ragazzi in capitale umano, in merce nel mercato del lavoro, in pezzi di ricambio per il mondo cosi' com'e'. Fa ancora parti uguali tra diseguali, e lo chiama 'merito'. Manda ancora via i malati e la chiama 'selezione'". Per non dire, potremmo aggiungere, della guerra alla quale, caduta in disuso l'obiezione di coscienza, non e' ammessa nemmeno "l'obiezione dell'intelligenza".
Con i piu' cordiali saluti,
Costituente Terra (Raniero La Valle)
3. TESTI. ALDO CAPITINI: IL MANUALE DI CHARLES C. WALKER SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Riproponiamo ancora una volta il testo del capitolo dodicesimo, "Il Manuale di Charles C. Walker (1961)", del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967 (poi ristampato da Linea d'ombra, Milano 1989; e successivamente ripreso anche in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992). L'opuscolo di Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, arricchito da ulteriori materiali, e' stato successivamente pubblicato dalle Edizioni del Movimento Nonviolento nei "Quaderni di azione nonviolenta", cui puo' essere richiesto; e' un materiale di lavoro utilissimo (per richieste: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it); il solo testo dell'opuscolo di Walker abbiamo anche piu' volte riprodotto sul nostro foglio]
Nel 1961 e' uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, USA). Jean Fremont lo ha tradotto in francese. L'opuscolo e' edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. E' un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti piu' rilevanti e utilizzabili.
Il Manuale e' diviso in quindici sezioni.
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1. Preparazione
Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando di ottenere l'appoggio del pubblico. La volonta' di resistenza viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni che possono simpatizzare.
Gia' in questa prima sezione si trovano i suggerimenti sempre dati per le azioni nonviolente: cercare le piu' larghe solidarieta', diffondere apertamente notizie sulla situazione e sulle prospettive di mutamento. Se ne deduce: prima di un'azione impiantare un bollettino apposito da diffondere largamente.
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2. Lancio di un programma costruttivo
Il programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando fiducia. L'azione puo' essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunita'. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa.
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3. Apprendimento del metodo
Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali, politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo gia' visto), sull'atteggiamento dei vari gruppi.
Impostare la possibilita' di negoziati (uno stadio molto importante prima di ogni azione nonviolenta).
Appello vastissimo all'opinione pubblica, con tutti i mezzi possibili.
Giorni di digiuno e (oppure) di preghiera, rinuncia a distinzioni onorifiche date dagli autori dell'ingiustizia; dirsi disposti ad una concessione importante, purche' non leda il principio.
Presentare un "ultimatum" che espone le lagnanze, i tentativi fatti per rimediare, le concessioni proposte, e fissare una data limite. Informare tutti gli implicati nella cosa.
Infine, dopo aver tutto tentato, intraprendere l'azione diretta, senza rompere definitivamente la possibilita' di riprendere i negoziati.
L'azione diretta ha questi aspetti:
- Veglia in un luogo simbolico;
- Picchetti di militanti;
- Digiuno o sciopero della fame;
- Noncooperazione;
- Boicottaggio;
- Arresto del lavoro per un certo periodo;
- Sciopero;
- Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso);
- Intervento p. es. in un luogo proibito;
- Disobbedienza civile;
- Migrazione;
- Manifestazioni: riunioni, sfilate, proteste.
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4. L'addestramento
Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche "scene drammatiche" di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gli individui per i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni.
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5. Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta
L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore del progetto e comitati speciali (per la pubblicita', per i mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo ecc.), e deve fare un bilancio preliminare.
Mettere a punto il piano di esecuzione (utilizzando anche un consiglio giuridico).
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6. La preparazione dell'azione
Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi di gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo).
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7. Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale
Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale.
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8. Messa a punto di una disciplina collettiva
Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina.
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9. Sviluppo di una campagna di propaganda
Esporre con grande chiarezza. Fare un "memorandum" generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali.
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10. La riunione dei partecipanti all'azione
Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati).
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11. L'avvio dell'azione
Scegliere il gruppo che comincera' l'azione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto.
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12. Fronteggiare le rappresaglie
L'avversario puo' provocare a condursi in modo agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Percio' bisogna restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti.
In caso di arresto, non opporre resistenza, e accettare i regolamenti della prigione in cio' che non siano contro la propria coscienza.
Le rappresaglie possono essere molto gravi (colpi, tortura, presa di ostaggi, linciaggio, cacciata dal posto, proibizioni di assemblee ecc.), e in tale caso insistere presso i responsabili della societa' perche' agiscano e reprimano la violenza, chiedere un'inchiesta, aiutare le vittime (le sofferenze redentrici possono liberare dal veleno della violenza accumulatosi da tanto tempo).
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13. Mantenere la vitalita' del movimento
Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari, saluti, vesti, insegne, ecc.).
Sforzi costanti di persuasione anche presso gli avversari, tenere al corrente gli aderenti.
Incoraggiare e organizzare azioni di sostegno (dichiarazioni di personalita' eminenti, di gruppi di simpatizzanti ecc.).
Trattare i dissidenti in modo paziente e leale; educare e allenare gli aderenti, formare nuovi capi, incoraggiare il lavoro teorico e pratico; far agire il maggior numero di volontari che sia possibile.
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14. I capi
Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo.
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15. Quando la lotta si fa lunga
Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo.
Non si deve tendere alla "sconfitta" dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onesta' umana).
4. APPELLI. AIUTIAMO LA BIBLIOTECA LIBERTARIA "ARMANDO BORGHI" A FARE FRONTE AI DANNI SUBITI A CAUSA DELL'ALLUVIONE DEL 16 E 17 MAGGIO 2023
Dalla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (e-mail: bibliotecaborghi1916 at gmail.com) abbiamo ricevuto questo appello:
Le inondazioni che il 16 e 17 maggio 2023 hanno colpito molte localita' dell'Emilia Romagna, compresa Castel Bolognese, hanno provocato enormi danni alla Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" (in sigla: BLAB).
In questo momento particolarmente difficile della sua vita la BLAB fa appello a tutti coloro che apprezzano la sua attivita'.
Per far fronte ai danni subìti e ripartire serviranno molto lavoro e molti soldi.
Se volete aiutarci a superare questo momento di notevole difficolta', potete inviare un contributo economico fin da ora.
Anche somme modeste possono servire.
Con il vostro aiuto, tutti insieme, ce la possiamo fare.
Per inviare le sottoscrizioni si puo' effettuare un bonifico al conto corrente bancario della BLAB, presso CREDIT AGRICOLE - Agenzia di Castel Bolognese. Il codice IBAN, intestato a Biblioteca Libertaria Armando Borghi - Soc. Coop. e': IT16 C 06230 67530 000030040805
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La Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" e' una realta' culturale e civile preziosa per ogni persona di volonta' buona, per ogni movimento impegnato in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, per ogni esperienza intellettuale, morale e politica che riflette ed agisce per la liberazione di tutte le oppresse e di tutti gli oppressi, e per la salvezza dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente.
Preghiamo vivamente chiunque puo' sostenere materialmente la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" in questo difficile momento di farlo con generosita' e tempestivita'.
5. INIZIATIVE. UN MESE DI INIZIATIVE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Nel mese di giugno 2023 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo promuove una serie di iniziative di riflessione, di studio, di testimonianza e di mobilitazione affinche' il Presidente degli Stati Uniti d'America conceda finalmente la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
La storica struttura nonviolenta viterbese rinnova l'invito a scrivere al Presidente Biden per chiedere che Leonard Peltier torni libero.
I messaggi (anche molto semplici, come ad esempio: "Free Leonard Peltier") possono essere inviati attraverso la seguente pagina web della Casa Bianca: www.whitehouse.gov/contact/
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Per contattare il Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier: sito: www.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per una informazione essenziale sulla figura e la vicenda di Leonard Peltier segnaliamo due testi la cui lettura e' indispensabile:
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
6. REPETITA IUVANT. UNA MINIMA NOTIZIA SU LEONARD PELTIER
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Una bibliografia essenziale:
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
7. BRANDELLI METAFISICI DELLA VITA SCADUTA. OMERO DELLISTORTI: ALLA FERMATA, SOTTO LA PIOGGIA
- Scusi, aspetta l'autobus?
- Si'.
- L'autobus per Cappadocia di Sotto?
- Io veramente vado a Cappadocia di Sopra, ma l'autobus ferma anche a Cappadocia di Sotto.
- Ah, grazie.
- Prego.
*
- Scusi di nuovo.
- Dica.
- Saprebbe anche dirmi a che ora passa?
- L'autobus?
- Si'.
- L'orario non lo so ma ce ne sono due al giorno. Due ad andare e due a tornare.
- Ah, grazie, grazie ancora.
- Prego, di niente.
*
- Certo che questa pioggia...
- Eh gia'.
- E non pare che abbia intenzione di smettere.
- Eh no.
- Per fortuna che ci abbiamo tutti e due l'ombrello, eh?
- Eh si'.
- Allora aspettiamo.
- Certo che aspettiamo.
*
- Mi perdoni.
- E di cosa?
- No, e' per dire.
- Ah, per dire cosa?
- Per cominciare la frase.
- Ho capito, ho capito, dica pure.
- Ecco, lei pensa che bisognera' aspettare tanto?
- Per l'autobus?
- Eh.
- E chi lo sa? Pero' ne passano due al giorno, quindi...
- Quindi?
- Quindi, prima o poi...
- Eh si'.
- Perche', lei avrebbe fretta?
- Fretta fretta magari no, pero', insomma, come posso dire, un po' di premura.
- Premura.
- Si', premura.
- E' una parola interessante premura. Si usa poco ormai.
- Eh si'.
- Chissa' perche'.
- Chissa'.
*
- Si fa giorno, eh?
- Si'.
- E piove ancora.
- Eh, piove sempre qui.
- Sempre sempre?
- Ma no, e' per modo di dire.
- Ah. Pero' adesso e' proprio un diluvio.
- Si'.
- Avra' piovuto tutta la notte.
- Penso di si'.
- Si dice avra' piovuto o sara' piovuto?
- Non lo so, penso che si possa dire in tutti e due i modi.
- Ormai saranno almeno un paio d'ore che stiamo qui, eh?
- Almeno.
- E non solo non e' passato il pullman, ma neanche una macchina, un camion, un motorino.
- Eh no.
- E' una cosa che fa riflettere, non crede?
- Non saprei. In che senso?
- Cosi', fa riflettere.
- Ah, se e' per questo - tutto fa riflettere.
- In effetti.
*
- Lei e' di qui?
- Perche' me lo chiede?
- Non lo so, per fare conversazione.
- E' necessario?
- Non volevo offendere.
- Non mi ha offeso.
- Era solo per dire qualcosa. Con questa pioggia.
- Eh si', piove, piove sempre.
- Ormai dovrebbe essere mattina inoltrata, non crede?
- E' probabile.
- E piove sempre, e non passa nessuno.
- Gia'.
- Non e' strano?
- E perche' dovrebbe essere strano?
- Non lo so, a me sembra strano.
- Il fatto che piove?
- No, che non passa nessuno.
- Non saprei.
- Non saprei neanch'io, pero' mi pare strano.
*
- Con questa pioggia neppure sembra giorno.
- Pero' ci si vede, quindi e' giorno.
- Pero' mi pare che si faccia sempre piu' buio.
- Sembra anche a me.
- Non sara' che si sta facendo sera?
- Puo' darsi.
- E il pullman non passa.
- No, non e' passato, altrimenti saremmo saliti.
- Invece di stare qui a inzupparci di pioggia.
- Gia'.
- Gia'.
*
- E' ancora li'?
- Come?
- Niente, chiedevo se era ancora li'. Con questo buio non ci si vede niente.
- Certo che sono qui, altrimenti come potrei risponderle?
- Certo.
- Eh.
- Eh si'.
*
- Mi scusi.
- Prego.
- Secondo me e' sera inoltrata, per non dire notte.
- In effetti.
- E non e' passato.
- Come?
- Dico, il pullman non e' passato.
- Direi di no.
- Pero' lei diceva che ne passavano due al giorno.
- Saro' stato informato male.
- Ma lei lo prende abitualmente questo autobus, no?
- No, non direi. Anzi, credo di non averlo preso mai.
- Ah.
- Eh.
- E come lo sa che passa due volte al giorno?
- Adesso non me lo ricordo piu', deve avermelo detto qualcuno che era qui quando sono arrivato.
- Ah.
- Eh.
- E questa persona poi che ha fatto?
- Non lo so.
- Voglio dire, e' salita sull'autobus?
- Quale autobus?
- Non lo so.
- Non lo so neanch'io.
- Pero' adesso non c'e' piu'.
- No, non c'e' piu'.
- Quindi sara' andata via.
- Credo proprio di si', visto che non c'e' piu'.
- Certo che la vita e' tutto un mistero, eh?
- Eh si'.
- E questa pioggia, poi.
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Ambrogio Colombo, L'assassinio di Alceste Campanile, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
- Emanuela Costantini, Le guerre balcaniche, Rcs, Milano 2023, pp. 160, euro 5,99.
*
Riletture
- Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl', Edizioni e/o, Roma 2002, 2004.
- Murray Bookchin, L'ecologia della liberta', Edizioni Antistato, Milano 1984, Eleuthera, Milano 1986, 1988.
*
Riedizioni
- Nagai Kafu, Al giardino delle peonie e altri racconti, Marsilio, Venezia 1989, Gedi, Torino 2023, pp. 302, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
- Georges Simenon, Faubourg, Adelphi, Milano 2013, Gedi, Torino 2023, pp. 138, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
10. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4858 del 7 giugno 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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