[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 126



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 126 del 6 maggio 2023

In questo numero:
1. Bruna Bianchi: La guerra ai bambini
2. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
3. Quid agendum hic et nunc: opporsi alla guerra (e alle stragi e all'ecocidio di cui consiste) con l'azione diretta nonviolenta. Un appello a chi ha orecchie per intendere
4. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
5. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Alcuni riferimenti utili
8. Tre tesi
9. Ripetiamo ancora una volta...

1. L'ORA. BRUNA BIANCHI: LA GUERRA AI BAMBINI
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 25 dicembre 2022]

Ovunque la guerra aumenta la vulnerabilita' infantile e moltiplica le occasioni di abuso. In Ucraina la guerra ha fatto irruzione in un paese nel quale la condizione sociale di bambini e bambine, ragazzi e ragazze era tra le piu' critiche d'Europa. Nei primi mesi della guerra l'Unicef ha lanciato il grido di allarme: "Cento giorni di guerra hanno avuto conseguenze devastanti sui bambini in dimensioni e con una rapidita' tali che non si erano piu' viste dalla Seconda guerra mondiale". Secondo l'Onu tra i circa 10 mila uccisi o feriti accertati (dato sottostimato), la meta' sono donne e bambini. Gia' nel primo mese di guerra 4,3 milioni bambine e bambini sono stati costretti a lasciare le loro case. In questo articolo Bruna Bianchi ricorda che non sono solo le azioni dirette di guerra a causare malattie e morte tra i bambini, ma anche il freddo, la fame, l'acqua contaminata, la mancanza di cure sanitarie, senza considerare le profonde ferite per la loro salute mentale. Ma lo straordinario valore di questo articolo e' rappresentato soprattutto dai numerosi stralci di alcuni diari scritti in queste settimane da bambini e bambine. Diari che gridano al mondo.
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"I bambini sono le vere vittime della guerra moderna. E' abominevole il fatto che per ogni combattente ucciso, ci siano cinque bambini innocenti che hanno perso la vita per l'impatto della guerra"
(Leo Ronalds, Save the Children Australia, 2019)

L'infanzia nelle guerre contemporanee
Gli uomini fanno la guerra, le donne e i bambini ne pagano il prezzo. Cosi' Juliet Dobson intitolava il suo articolo sul "British Medical Journal" dopo poche settimane dall'invasione dell'Ucraina ricordando i passeggini lasciati a una stazione ferroviaria della Polonia per le profughe e i loro bambini dalle donne del posto. "E' un segno della nostra sorellanza", dissero. Se sulla sorte delle donne in guerra molto e' stato scritto, in particolare in relazione agli stupri e alle efferatezze commesse a Bucha, la sorte dei bambini ucraini e di quelli coinvolti nei conflitti al di fuori dell'Europa, invece, e' rimasta in gran parte in ombra.
La guerra ha sempre colpito la popolazione civile - donne, bambini, anziani - ma e' solo a partire dalla Prima guerra mondiale che essa e' diventata l'obiettivo primario della strategia militare. L'esperienza dei massacri di giovani uomini nelle trincee del 1914-'18 suggeri' di affidare le sorti della guerra alla violenza contro la societa' civile (Bianchi 2017) (1). Questa strategia, attuata nella Prima guerra mondiale dalla Marina e dall'Aviazione nella Seconda, e' perseguita oggi con la progettazione di armi completamente autonome che fanno vittime solo tra la popolazione civile.
Nel 2019 Save the Children ha calcolato la sproporzione tra le morti infantili e quelle militari nei conflitti tra il 2013 e il 2017 in dieci paesi (Afghanistan, Yemen, Sud Sudan, Repubblica Centro-Africana, Repubblica democratica del Congo, Siria, Iraq, Mali, Nigeria e Somalia): 870.000 bambini al di sotto dei cinque anni hanno perso la vita in confronto a 170.000 combattenti. Nel 2017 erano 420 milioni i bambini che vivevano in zone di conflitto, 30 milioni in piu' rispetto all'anno precedente. Con la guerra in Ucraina questa situazione si e' andata ulteriormente aggravando.
Ovunque la guerra aumenta la vulnerabilita' infantile e moltiplica le occasioni di abuso. Il rapporto annuale del Segretario generale ONU del 2021, Children and Armed Conflict ha individuato 23.982 gravi violazioni dei diritti dell'infanzia nell'anno precedente con un aumento del 20% per quanto riguarda le violenze sessuali. La cultura dell'impunita' e l'orientamento della strategia militare volta a colpire i civili hanno permesso queste sistematiche violazioni e impedito che si giungesse alla definizione di uno strumento giuridico a protezione dell'infanzia nei conflitti. La IV Convenzione di Ginevra del 1949 sulla protezione dei civili in guerra manco' di menzionare i bambini, lasciando un vuoto nel diritto internazionale. Da allora tutti i tentativi di considerare i bambini "zone di pace" sono falliti. In Protecting Children in Armed Conflict nel 2019 l'organizzazione non governativa Theirworld, Save the Children e la Global Health Academy dell'Universita' di Edinburgo hanno proposto uno strumento giuridico internazionale per la protezione legale dell'infanzia nei conflitti armati che, accanto a miglioramenti che potrebbero essere introdotti nel diritto internazionale e a forti pressioni sugli stati affinche' sottoscrivano i protocolli e i trattati esistenti, potrebbe essere uno strumento importante per porre un argine alla violenza bellica nei confronti dei bambini. "Se l'umanita' non riesce a collaborare per proteggere i bambini dagli orrori della guerra, si legge nelle conclusioni del rapporto, che speranza c'e' per la cooperazione internazionale in altri campi?" (p. 16).
Anche la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia ha rappresentato una ben fragile barriera alla violenza. Michael Plunkett e David Southall, medici esperti in abusi infantili, hanno rivolto un atto di accusa contro tutti i governi che hanno firmato quella Convenzione e che continuano a esportare armi. "La vendita di armi e i diritti dei bambini sono concetti inconciliabili". Gia' nel 1998 i due medici avevano scritto: "Per tutti coloro che sono implicati nella vendita delle armi puo' essere opportuno leggere il Preambolo della Convenzione delle Nazioni Unite e chiedersi onestamente se il commercio delle armi è un buon modo per ‘riconoscere l’importanza della cooperazione internazionale per migliorare le condizioni di vita dei bambini in ogni paese o per [...] affermare che il bambino dovrebbe essere cresciuto nello spirito degli ideali proclamati dalla Carta delle Nazioni Unite e in particolare nello spirito di pace, dignita', tolleranza, liberta', uguaglianza e solidarieta'" (Plunkett-Southall, p. 77).
In questo contesto di impunita', vuoto giuridico e costante innalzamento della violenza bellica sulla parte piu' debole della popolazione civile e' scoppiata la guerra in Ucraina in cui l'importazione di armi giorno dopo giorno innalza il livello della distruttivita' delle operazioni militari.
La guerra, inoltre, ha fatto irruzione in un paese in cui la condizione sociale e sanitaria infantile era tra le piu' critiche d'Europa. Lo rivela la letteratura pediatrica: percentuali piu' elevate di mortalita' infantile, di bambini e ragazzi sottopeso, maggiore diffusione della violenza domestica, degli abusi sessuali o delle percosse o di situazioni famigliari difficili dovute ad alcolismo, carcerazioni e separazioni (Ludvigsson-Loboda 2022).
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In Ucraina. Vittime, fughe, deportazioni
Fin dai primi mesi del conflitto l'UNICEF ha lanciato il suo grido di allarme: "Cento giorni di guerra hanno avuto conseguenze devastanti sui bambini in dimensioni e con una rapidita' tali che non si erano piu' viste dalla Seconda guerra mondiale" (UNICEF 2022). La stessa organizzazione ha parlato di "generazione perduta".
Non ci sono ancora dati certi sulle morti infantili; il 12 dicembre 2022 l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha rilevato che tra i 9.838 civili uccisi o feriti accertati di cui si conosce il sesso, il 47% e' rappresentato da donne e bambini (OHCHR 2022). Tuttavia, non sono solo le azioni dirette di guerra a causare malattie e morte tra i bambini, bensi' il freddo, la fame, l'acqua contaminata, la mancanza di cure sanitarie, le malattie che si sono diffuse in seguito alla distruzione delle abitazioni e delle infrastrutture sanitarie, idriche ed energetiche, ai pericoli e ai traumi delle fughe e degli spostamenti forzati.
Gia' nel primo mese di guerra 4,3 milioni bambini sono stati costretti a lasciare le loro case; di questi 2,5 milioni hanno trovato rifugio all'interno del paese (UNICEF, maggio 2022). Attualmente il 90% delle persone profughe in Europa (7.832.493) e' costituito da donne e bambini (UNHCR dicembre 2022). La situazione piu' difficile e' quella dei minori non accompagnati, degli orfani, di coloro che non vivevano con la famiglia al momento dell'invasione, ma in altre istituzioni o collegi (circa 100.000) e di coloro che sono stati forzatamente trasferiti in Russia o nelle zone sotto il controllo russo. A questi spostamenti forzati, che in molti casi si configurano come crimini contro l'umanita', e' dedicato il rapporto di Amnesty International, Ukraine. Like a Prison Convoy, apparso a novembre e basato su 88 interviste a coloro che sono riusciti a rientrare in Ucraina o a dirigersi verso altri paesi europei. Nel complesso, si legge nel rapporto, secondo l'UNHCR sono 2,8 milioni gli ucraini che dal 24 febbraio al 17 ottobre hanno varcato il confine con la Russia; secondo dati ufficiali russi, invece, al 5 ottobre essi sarebbero 4,5 milioni di cui 690.000 bambini (p. 9).
Se in molti sono riusciti a lasciare la Russia, i bambini, i ragazzi non accompagnati, gli orfani e i disabili sono in gran parte rimasti intrappolati nei centri di accoglienza.
Il 20 marzo 2022, due ragazzi di 15 e 16 anni, di Marjupol, orfani separati dai loro tutori, che stavano fuggendo verso Zaporizzja, sono stati fermati nel villaggio di Manhush occupato dai russi [...]. "Non c'era scelta per chi aveva meno di 18 anni", ha spiegato il sedicenne (p. 10).
Molti altri sono stati fermati ai posti di blocco e trasferiti in Russia dopo essere passati attraverso il processo di "filtraggio", interrogatori sulle opinioni politiche e sulla guerra. Questi interrogatori sono spesso accompagnati da maltrattamenti e vere e proprie torture, come e' accaduto a un ragazzo di 17 anni (p. 5). In alcuni casi, ha accertato Amnesty, i bambini sono stati separati dalle madri. Ha ricordato un bambino di 11 anni:
"Hanno preso mia mamma e l'hanno interrogata... mi hanno detto che sarei stato separato da mia mamma... Ero sconvolto, non mi hanno detto dove sarebbe andata la mia mamma [...] Da allora non ho saputo piu' niente di lei" (p. 11).
Questo bambino e' stato in seguito raggiunto dalla nonna che e' riuscita a rintracciarlo da un post sui social. Altri nonni e tutori hanno dovuto recarsi in Russia per riavere con se' i bambini, un viaggio lungo e pericoloso di 4.000 chilometri attraverso la Polonia, la Lituania, la Lettonia per poi passare il confine con la Russia a piedi (p. 27).
In mancanza di relazioni tra Russia e Ucraina, i bambini separati da genitori o tutori rischiano di essere considerati orfani e andare in adozione. La volonta' di assorbire nella societa' russa i minorenni, ostacolando il rimpatrio, imponendo la cittadinanza russa (ai minori di 14 anni), favorendo le adozioni e' ben documentata dal rapporto.
Nei centri temporanei di accoglienza - 9.500 diffusi su tutto il territorio russo, incluse le regioni piu' remote - ci sono state pressioni affinche' internati e internate chiedessero la cittadinanza russa e gli aiuti per le riunificazioni famigliari sono venuti per lo piu' dalle organizzazioni di volontari russi, che a decine sono sorte nel paese. "E' il nostro modo di protestare", ha dichiarato a "The Moscow Times" Veronika Timakina, una giovane di 19 anni che ha organizzato gli aiuti lanciando una raccolta fondi. "Quando ho visto lunghissime code di persone profughe, mi sono vergognata di guardarle negli occhi e mi sono offerta come volontaria", ha dichiarato un'altra giovane di 25 anni, Maria. Affrontando gravi rischi, volontari e volontarie hanno procurato aiuto legale, il denaro per il viaggio, hanno accompagnato alle stazioni, provveduto ai bisogni piu' elementari, una attivita' che non ha tardato ad essere colpita dalla repressione. Veronika ha dovuto lasciare il paese e sappiamo di altre attiviste minacciate e torturate.
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Traumi
La preoccupazione maggiore che emerge dalla letteratura medica e sociologica sul tema dell'infanzia e la guerra in Ucraina e' quella della salute mentale (Elvevag-DeLisi, 2022; Burgin et al. 2022). La paura, le ferite, la vita nei rifugi, la morte improvvisa e inaspettata delle persone care, lo stravolgimento della vita quotidiana, la rottura dei legami famigliari e amicali, hanno avuto un impatto sulla psiche infantile pervasivo e profondo. L'incertezza per il futuro, le condizioni di vita deteriorate, l'ansia continua e soprattutto la normalizzazione della violenza, conducono a condizioni di instabilita' che rischiano di perdurare nel tempo e che possono sfociare in gravi forme di depressione o in comportamenti violenti (Nooryani 2022). Lo rivela l'esperienza dei giovanissimi nella parte orientale dell'Ucraina, dove la guerra e' iniziata nel 2014 e dove 400.000 bambini hanno sofferto di disturbi psichici (Ludvigsson-Loboda 2022).
Jan Egeland, segretario generale del Norvegian Refugee Council dopo una recente visita in Ucraina ha dichiarato:
"Cio' che si osserva e' che per i bambini e gli adolescenti non vi e' piu' alcuna speranza per il futuro. Katya, una ragazzina di 14 anni di Novomyhkailivka ha affermato: 'Se mi chiedi del mio futuro, so una cosa sola per certo: che devo andarmene. Tutti i miei compagni di scuola parlano solo di fuggire' (Cincurova 2022). Ma anche il sostegno che deriva da compagni, compagne e insegnanti, piu' dura la guerra e piu' viene a mancare a causa della distruzione di migliaia di scuole".
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Scrivere e parlare delle esperienze di guerra
Eppure, alcuni bambini e adolescenti hanno cercato di elaborare le loro esperienze traumatiche scrivendo, disegnando, tenendo diari. Si scrive per evitare essere travolti-e dagli eventi, per dare un ordine ai pensieri e uno sfogo alle emozioni, per ritrovare la calma. E' il caso di Yegor, 8 anni, che durante i bombardamenti di Marjupol ha tenuto un diario in cui si legge:
"Domenica, 3 maggio. Mio nonno e' morto, sono ferito alla schiena, mia sorella e' ferita alla testa e la mamma non ha piu' carne nel braccio e ha un buco nella gamba.
Lunedi' 4 maggio. La nonna e' venuta in cerca di acqua ed e' tornata indietro. A proposito, e' quasi il mio compleanno, ho 8 anni, mia sorella 15, e mia madre 38 e ha bisogno di bende. Due dei miei cani sono morti. Come pure mia nonna Halya e la mia citta' del cuore, Marjupol".
Gia' a 8-12 anni, questi bambini si sentono deprivati del loro passato. Lo conferma il diario della dodicenne Yeva Skalietska di Charkiv e ora profuga a Dublino recentemente pubblicato a Londra con il titolo You Don't Know What War Is. Quando ha saputo che la sua casa e' stata sventrata da una bomba a grappolo, ha annotato nel suo diario:
"Fa davvero male. E' li' che sono cresciuta. Colpire la mia casa e' come colpire una parte di me [...] C'erano tanti ricordi in quel luogo" (p. 82).
Alle volte il trauma è talmente lacerante che neppure il diario riesce a contenere il dolore. Per Tymophiy, un dodicenne di un villaggio presso Kiev, l'uccisione di entrambi i genitori nei primi giorni dell'invasione e' stata "un'esperienza al di la' delle parole". Da allora prende raramente in mano il suo diario e quando lo fa, scrive in codice o usando l'inchiostro simpatico. "Alle volte vorrei bruciarlo". Anche al suo psicologo confida ben poco. Accolto dagli zii insieme al fratellino, non riesce a immaginare una vita senza i genitori.
Le esperienze di 27 adolescenti dai 10 ai 18 anni (di cui 16 dai 10 ai 13 anni), che ora vivono in diversi paesi europei, sono state raccolte dal 30 aprile al 20 maggio da alcune studiose del Pratt Institute di New York (Lopatovska et al. 2022). Un primo tema sul quale hanno ruotato le conversazioni ha riguardato la vita prima della guerra. La visione di quel periodo della vita nei racconti dei piu' giovani appare spesso idilliaca, un sogno lontano. Ha ricordato una ragazzina:
"Prima della guerra avevo una vita felice, tanti amici, andavo nella casa di campagna, in primavera piantavamo fiori e qualche ortaggio, io giocavo con il volano con mio padre mentre il cane correva dietro agli uccelli" (2).
Ogni aspetto della natura che si riesce a cogliere o rievocare, e soprattutto il cielo, un "cielo pacifico", come ha scritto Yeva in piu' passi del suo diario, sono brevi respiri di pace, presto soffocati da eventi traumatici.
"Quando ho visto tutta la distruzione causata dalle bombe alle case, come alle strutture metalliche, mi sono reso conto di quanto fossero alte le mie possibilita' di morire. Nessun gioco, nessun film ti prepara a queste sensazioni. Ero davvero terrorizzato" (ragazzo, 18 anni).
"Mi sentivo perduta. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo" (bambina, 10 anni).
Il panico dei bombardamenti, la vita nelle cantine, i fratelli e le sorelle piu' piccole da confortare, poi la partenza improvvisa, senza neppure fare le valigie, la visione delle colonne delle persone ai posti di blocco. Sono spesso i cani, percepiti come protettori, ad infondere un senso di calma e di sicurezza; essi sono sempre all'erta, in grado di cogliere ogni minimo rumore e di avvertire del pericolo. Durante la fuga ci si deve preoccupare per loro e prendersene cura allevia l'ansia. Poi l'arrivo nei paesi di accoglienza, il sollievo, ma anche lo spaesamento.
"Non riesco a capire i miei sentimenti" (bambina, 11 anni).
"Mi sento una idiota perche' non riesco ad esprimermi adeguatamente, non riesco a fare una battuta che ho nella mia testa in ucraino" (ragazza, 17 anni).
Incapaci di frequentare la scuola, di concentrarsi, esprimersi e farsi degli amici, si sentono oppressi dalla nostalgia, perseguitati da ricordi e da sogni ricorrenti e angosciosi, ma anche colmi di rabbia:
"Non mi fido più di nessuno, solo dei miei amici piu' stretti" (ragazzo, 18 anni);
"Non mi posso riconciliare con l'orrore che sta accadendo" (ragazzo, 17 anni).
Solo in quattro casi i giovani testimoni hanno manifestato accettazione della propria condizione nel paese di accoglienza, la maggior parte, infatti, sta ancora facendo i conti con i traumi subiti, eppure nelle loro parole si coglie anche la volonta' di resistere, il senso di orgoglio per essere riusciti a dominare la paura nei momenti piu' difficili. "L'ho considerata un'esperienza di vita" (ragazzo, 17 anni).
Ma affrontare la realta' e' difficile e doloroso.
"Razionalmente - ha affermato un ragazzo di 17 anni - capisco tutto, ma nello stesso tempo rifiuto di crederci [...]. Noi in famiglia non ci siamo lasciati prendere dal panico, sapevamo cosa stava accadendo, ma e' molto duro percepirlo seriamente".
Da tutte le testimonianze emerge una chiara consapevolezza di cio' che puo' dare loro stabilita': riprendere la scuola, mantenere i contatti con i vecchi amici, intrecciare nuove relazioni, poter contare sul sostegno di genitori e insegnanti.
Alcuni si interrogano sulle cause e sulla sua conduzione. Chi esprime incredulita':
"Sono scioccato da Putin, non mi aspettavo una cosa del genere. Perche' ha fatto questo?".
Chi, come una bimba di 10 anni, confida in una forma di riparazione dopo la guerra:
"Non sono triste quando penso a Putin [...] Andro' all'Aja quando sara' processato".
E chi, riflettendo sulle responsabilita' della guerra, afferma:
"Molti pensano che siano gli ucraini a distruggere le proprie citta' e il proprio popolo" (ragazzo di 18 anni).
Questi ragazzi e queste ragazze, a cui si guarda spesso solo come vittime, rivelano rare capacita' introspettive, forza di resistenza, lucidita' di giudizio morale e politico. Cio' che piu' importa nel rapporto con i giovanissimi, si legge nella conclusione dello studio, e' l'ascolto che solo puo' aiutare a verbalizzare le loro esperienze e a farli sentire protagonisti e testimoni, testimoni di "cosa la guerra fa allo spirito umano".
Come ha scritto Emmy Werner, studiosa dei traumi e della resilienza infantili, che da bambina ha visto la sua scuola distrutta dai bombardamenti, vissuto l'ossessione delle sirene, sofferto per la lontananza del padre prigioniero di guerra e ha perso membri della sua famiglia: "Soprattutto, noi abbiamo bisogno di ascoltare i bambini. Ci possono dire, meglio di ogni 'esperto' professionista cosa la guerra fa allo spirito umano. L'hanno vissuta, indifesi e in primo piano. Hanno imparato, come ho imparato io, che la guerra non fa bene ai bambini" (Werner 2012, p. 558).
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Note
1. Il blocco navale pianificato dalla Germania e reso via via sempre piu' stringente, isolando la Germania e i suoi alleati dai rifornimenti alimentari, causo' la morte per fame di milioni di civili, in grandissima parte bambini.
2. Il lungo resoconto dello studio non ha pagine numerate.

2. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM HIC ET NUNC: OPPORSI ALLA GUERRA (E ALLE STRAGI E ALL'ECOCIDIO DI CUI CONSISTE) CON L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA. UN APPELLO A CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE

La guerra scatenata oltre un anno fa dal folle e criminale autocrate russo contro la popolazione ucraina inerme continua a mietere vittime innocenti.
E continua a provocare nel cuore d'Europa una catastrofe ambientale di proporzioni colossali, di cui pressoche' tutti i mezzi d'informazione tacciono.
E ogni giorno che passa avvicina il pericolo del suo evolvere nella guerra atomica che puo' porre fine alla civilta' umana e devastare irreversibilmente quest'unico mondo vivente che conosciamo.
L'intera umana famiglia dovrebbe prendere coscienza dell'immane tragedia e dell'abissale minaccia, e quindi agire per far cessare immediatamente la guerra imponendo la fine delle ostilita' e l'avvio di negoziati di pace a tutti i governi impazziti e scellerati che assurdamente la guerra alimentano.
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Mentre la parte migliore della popolazione russa continua ad opporsi alla guerra e al fascismo subendo da parte del regime una repressione brutale; e mentre la parte migliore della popolazione ucraina continua a resistere con la scelta della solidarieta' e della nonviolenza all'invasione e alla barbarie, alla guerra e al militarismo, adoperandosi per salvare le vite e difendendo la democrazia e i diritti umani nell'unico modo in cui e' possibile farlo, cioe' opponendosi alle uccisioni, alla militarizzazione e alla tirannia che ne consegue; tragicamente la parte migliore delle popolazioni degli altri paesi europei non riesce o non vuole o non sa contrastare la follia guerriera e riarmista, l'imbarbarimento e la fame di universale annientamento dei propri governi che invece di adoperarsi per la pace continuano ciecamente a fare di tutto affinche' la guerra, e le stragi, e l'ecocidio, continuino, si accrescano, si estendano oltre ogni limite.
La maggior parte delle molte iniziative per la pace che pure si sono svolte in questi mesi di guerra nei paesi dell'Unione Europea hanno avuto come implicito ma effettuale denominatore comune - e mi si stringe il cuore a dirlo - di "non disturbare il manovratore", ovvero di non mettere in reali difficolta' il governo golpista della banalita' del male che con l'invio di armi e la supina obbedienza alla Nato - l'organizzazione terrorista e stragista le cui criminali responsabilita' nell'alimentare la guerra in Europa sono flagranti - ha reso l'Italia compartecipe della guerra e quindi delle stragi di esseri umani e dell'ecocidio in corso in Ucraina, in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana, articolo che si apre con parole di inequivocabile chiarezza: "L'Italia ripudia la guerra".
Invece disturbare il manovratore occorreva ed occorre; contrastare il governo belligeno e golpista occorreva ed occorre; bloccare l'illegale e criminale invio delle armi assassine occorreva ed occorre; contrastare l'azione scellerata della Nato occorreva ed occorre. Ma questo non e' stato fatto, e tante belle iniziative tanto spettacolari quanto ininfluenti, cosi' come le non molte benemerite e fin luminose azioni di solidarieta' concreta con le vittime che pure per fortuna ci sono state e sempre siano benedette, non bastano ad occultare questa dura realta'.
Eppure e' chiaro e semplice cio' che occorre fare: contrastare materialmente l'illegale e criminale partecipazione italiana alla guerra; contrastarla con l'azione diretta nonviolenta.
Occorre bloccare le fabbriche d'armi: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di produrre altri strumenti di morte.
Occorre bloccare i trasporti di armi: occupando e paralizzando i luoghi in cui transitano gli strumenti di morte.
Occorre bloccare le strutture militari: circondandole e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire in ogni attivita' di preparazione e a sostegno della guerra.
Occorre bloccare le sedi e strutture in Italia della Nato come delle forze armate degli Stati Uniti d'America: circondandole e occludendone gli ingressi cosi' impedendo loro di continuare la guerra di cui sono palesemente "magna pars".
Occorre bloccare la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri coinvolti nella guerra: circondandoli e occludendone gli ingressi impedendo loro di proseguire nell'illegale sostegno alla guerra e alle stragi e all'ecocidio in corso in Ucraina, impedendo loro di proseguire nella flagrante violazione della Costituzione della Repubblica italiana cui pure tutti i membri del governo hanno giurato fedelta'.
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Beninteso: occorre anche continuare a dire e a fare le tante cose buone che gia' si dicono e si fanno, ed occorre sostenere le molte iniziative di pace nuove o reiterate in corso e in programma da parte di soggetti diversi, quali che siano i loro limiti e le loro fragilita', a condizione che siano iniziative rigorosamente per la pace e rigorosamente democratiche sia nel merito che nel metodo, ovvero orientate a salvare tutte le vite e realizzate in forme rigorosamente nonviolente.
Ripetiamo ancora una volta che si deve continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime; che si deve continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime; che si deve continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato; che si deve continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi e le devastazioni di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre; che si deve continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente; che si deve continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani; che si deve continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino; che si deve continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
Ma se non si passa all'azione diretta nonviolenta tutte queste cose non riusciranno a fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta puo' riuscire ad avviare dal basso l'agire necessario, le decisioni indispensabili: la cessazione delle uccisioni, la costruzione della pace, la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e difende e sostiene e conforta, la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni, il rispetto per ogni vita.
Occorre proporre, iniziare, praticare e poi generalizzare l'azione diretta nonviolenta: cominciando con la forza preziosa dei piccoli gruppi delle persone gia' persuase della nonviolenza - le persone che Gandhi chiamava "satyagrahi", le persone persuase della "forza della verita'" - e poi con la forza dell'esempio, della testimonianza che educa al bene, della lotta nonviolenta concreta e coerente, allargare progressivamente la mobilitazione fino allo sciopero generale contro la guerra, se sara' necessario arrivare fino allo sciopero generale per imporre allo stolto e criminale governo italiano di tornare a rispettare non solo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana, ma il diritto alla vita di ogni essere umano.
Poi, naturalmente, anche tutto cio' potrebbe non bastare; ma occorre almeno averlo detto, occorre almeno averlo tentato.
*
Le circostanze particolari in cui vivo da anni mi impediscono di essere io stesso ad organizzare le azioni dirette nonviolente che mi sembrano possibili e necessarie (e che ho sommariamente elencato sopra); l'ho fatto piu' volte in passato, ma ora mi e' obiettivamente impossibile, e non e' l'ultimo dei miei crucci.
Cosicche', non potendo fare qui e adesso di piu' e di meglio, almeno ho voluto dirle queste cose, sperando che qualcuno le ascolti. E sapendo che questo mio scritto che invita ad opporsi alla guerra, alle stragi e all'ecocidio di cui essa consiste, che invita a contrastare i mercanti di morte e la fabbrica degli omicidi, che invita a difendere il diritto alla vita di ogni vivente, ebbene, e' possibile che venga tacciato dal governo belligeno e golpista e dal solerte suo apparato propagandistico di "istigazione a delinquere", mentre a me sembra che sia piuttosto una esortazione a non delinquere, poiche' dal modesto mio punto di vista - ma anche dal punto di vista della Costituzione repubblicana - a delinquere e' piuttosto chi fa e sostiene la guerra, chi uccide, fa uccidere, fornisce gli strumenti per uccidere, coopera a uccidere e lascia uccidere gli esseri umani, chi devasta e distrugge parti sempre crescenti di quest'unico mondo vivente, di quest'unica casa comune dell'intera umana famiglia.
Dixi, sed non salvavi animam meam.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.

4. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
*
ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
*
Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

6. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

8. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

9. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 126 del 6 maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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