[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 121



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 121 del primo maggio 2023

In questo numero:
1. sezione Anpi "Emilio Sugoni": Luciana Romoli, staffetta partigiana della Resistenza romana, ha incontrato gli studenti e le studentesse del liceo "Ulderico Midossi" di Nepi nell'ambito delle celebrazioni per il 25 aprile
2. Enrico Peyretti: La nuova Liberazione
3. Cosa possiamo (e dobbiamo) realmente fare contro la guerra in corso in Europa?
4. Giobbe Santabarbara: Breve una lettera alle persone amiche - e ad altre ancora - per chiedere loro una cosa
5. Amnesty International: Urge clemency for native american activist
6. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
7. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
8. Alcuni riferimenti utili
9. Tre tesi
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Amnesty International Italia: Maxima Acuna
12. "Gariwo": Alexei Ananenko
13. "Gariwo": Bai Bibyaon
14. "Gariwo": Wallace Broecker

1. INCONTRI. SEZIONE ANPI "EMILIO SUGONI": LUCIANA ROMOLI, STAFFETTA PARTIGIANA DELLA RESISTENZA ROMANA, HA INCONTRATO GLI STUDENTI E LE STUDENTESSE DEL LICEO "ULDERICO MIDOSSI" DI NEPI NELL'AMBITO DELLE CELEBRAZIONI PER IL 25 APRILE
[Dalla sezione Anpi "Emilio Sugoni" di Nepi riceviamo e diffondiamo]

Su proposta della sezione Anpi "Emilio Sugoni", e di concerto con i docenti e gli studenti dell'Istituto di Istruzione Superiore "Ulderico Midossi" di Nepi, si e' tenuto nell'Auditorium diocesano "Mons. Doebbing", venerdi' 28 aprile 2023, l'incontro con Luciana Romoli, storica staffetta partigiana della Resistenza romana.
Luciana Romoli, classe 1930, insieme alla sorella Adriana, fu espulsa da tutte le scuole del Regno, perche' si oppose al maltrattamento e all'allontanamento di una compagna di classe perche' ebrea, come previsto dalle leggi razziali del 1938 emanate dal governo fascista. Questa bambina, Deborah Zarfati, fu catturata il 16 ottobre 1943, insieme a tutta la sua famiglia, durante il rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma ad opera dei nazisti e dei fascisti. Lei e la sua famiglia trovarono poi la morte nel campo di sterminio di Auschwitz nelle camere a gas.
Con questo racconto e' iniziato l'incontro con gli studenti e le studentesse che poi ha riportato alla memoria tanti episodi della Resistenza romana, in cui Luciana, nome in codice Luce, prese parte giovanissima insieme alla sorella Adriana e a tutta la sua famiglia antifascista che per questo pati' pesanti vessazioni e il carcere.
Gli studenti hanno partecipato con grande attenzione e a tratti commozione ai tanti passaggi del racconto della partigiana Luce che al termine della Seconda guerra mondiale mantenne il suo impegno civile e morale di testimonianza in ambito sindacale e politico contro soprusi e discriminazioni e in favore di un trattamento paritario, piu' equo e giusto in particolare per le lavoratrici.
La bella narrazione della sua vita e del suo impegno civile e' stato impreziosito da tanti aneddoti che hanno mantenuto viva e costante l’attenzione di tutti i convenuti.
Luciana ha poi raccontato anche del rapporto di lavoro e di amicizia con lo scrittore Gianni Rodari che a lei ha dedicato la filastrocca "L'accento sulla a", filastrocca nata proprio da un episodio raccontato all'interno del preziosissimo libriccino "Luce. Storia di una partigiana", che descrive gli episodi, molti di grande pericolo e coraggio, di cui fu protagonista e testimone.  
A conclusione dell'incontro Luciana ha esortato i giovani a farsi anch'essi testimoni e custodi della Costituzione italiana, frutto buono, sano e bello della lotta al nazifascismo affinche' essa non sia cambiata ma anzi sia sempre piu' attuata mettendo in guardia dai pericoli insiti nella riforma dell'autonomia differenziata per le Regioni e nella proposta di riforma per l'elezione diretta del Capo dello Stato ovvero il presidenzialismo. Ha poi letto l'articolo 11 della Costituzione e sottolineato come sia importante e urgente l'impegno per la pace per garantire un futuro giusto e dignitoso per i giovani, le future generazioni e l'intero pianeta.
Si e' detta disponibile a nuovi incontri, e data l'eta', presso la sua casa romana, sempre aperta ai giovani. Invito subito raccolto con grande entusiasmo.
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Sempre nel corso della mattinata, nella parte dell'incontro che ha preceduto l'intervento di Luciana Romoli, c'e' stato il saluto di Franco Vita, sindaco di Nepi, l'intervento di Enrico Mezzetti, presidente del Comitato provinciale Anpi di Viterbo, di Giocondo Gregori, presidente della sezione Anpi "Emilio Sugoni" di Nepi, della dottoressa Antonella Litta e del giovane Daniele Colonna, presidente della sezione Anpi Studenti di Viterbo.
In questa parte dell'incontro, dopo gli interventi dei rappresentanti dell'Anpi, i giovani hanno interagito con domande e riflessioni che hanno toccato i temi del diritto allo studio, del diritto al lavoro, della democrazia, della rappresentanza politica, della parita' di genere, del diritto alla salute, della salvaguardia dell'ambiente, della pace e  del perche' oggi e' sempre piu' necessario impegnarsi per una politica intesa come servizio e che abbia come fine unico il bene e la dignita' di tutti gli esseri umani.
A questa proficua interazione e' seguita l'emozionante lettura, da parte di studenti e docenti, di alcune di brani dalla raccolta delle Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana.
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La sezione Anpi, nell'esprimere soddisfazione per l'ottima riuscita di questo incontro, rivolge anche un sentito ringraziamento alla professoressa Letizia Pompa, coordinatrice di Istituto, a tutto il personale docente e tecnico, anche della Curia Diocesana, a tutte le persone che si sono impegnate per la realizzazione di questa iniziativa.
Un sentito, speciale e cordiale ringraziamento va ancora una volta a Luciana Romoli da sempre testimone instancabile dei valori della Resistenza, dell'Antifascismo e della Costituzione, e ai giovani studenti e studentesse che con attenzione e commozione hanno reso l'incontro davvero bello e proficuo per tutti.

2. I COMPITI DELL'ORA. ENRICO PEYRETTI: LA NUOVA LIBERAZIONE
[Riceviamo e diffondiamo il testo letto da Enrico Peyretti in occasione della LXI "Presenza di Pace" in piazza Carignano a Torino il 29 aprile 2023]

Abbiamo festeggiato il 25 aprile. Abbiamo ricordato, onorato, ringraziato chi allora lotto', con le armi o senza le armi, con pari coraggio e sacrificio, contro il nazifascismo. La Resistenza fu anzitutto animata dal risveglio morale e civile del popolo italiano.
Abbiamo celebrato la Liberazione da dittature, violenze, ideologie belliche. Abbiamo riconosciuto nella Resistenza il fondamento della nostra Costituzione, che ora e' da vivere e realizzare pienamente.
Oggi abbiamo il compito di una nuova Liberazione: la liberazione dalla guerra, che va abolita, perche', come gli eserciti e i grandi armamenti, non puo' piu' essere uno dei mezzi della politica.
Nell'era atomica, nel rischio totale, non c'e' piu' guerra giustificabile. Alla guerra aggressiva non e' piu' possibile opporre una guerra difensiva, perche' la guerra non difende piu' nessuno, e minaccia tutti, in modo crescente.
Ogni popolo ha bisogno di sapere che puo' difendersi da un'aggressione, esterna o interna, ai suoi diritti, con la coraggiosa disobbedienza di massa, che frustra ogni dominio e ogni prepotenza. Tutti i popoli hanno il dovere di dare al popolo aggredito, molto meglio delle armi, la loro presenza umana solidale, un forte muro umano di fronte agli aggressori violenti, con l'esempio del giovane di Tien an Men, da solo davanti ai carri armati, 1989.
La storia delle lotte giuste nonviolente e non armate dimostra la loro maggiore efficacia e il minor costo umano rispetto alle lotte armate. Si ottengono fini giusti solo con mezzi giusti.
La guerra e' omicidio di stato, criminale come l'omicidio privato, con effetti piu' tragici e piu' lunghi. Lo stato non puo' uccidere, come tu ed io non possiamo uccidere, perche' il diritto alla vita ci fa tutti uguali. Le armi sono vergogna, e trascinano ad uccidere.
La guerra uccide anche la politica, oltre le persone. La politica e' l'arte di vivere insieme, molti e differenti. La guerra e' il fallimento della politica. Anche la guerra di difesa e' un triste fallimento, perche' dimostra che non si e' stati capaci di predisporre una resistenza umana vera, forte, libera dalla guerra. Ogni guerra sa solo uccidere, non sa costruire la vita, ed e' un immenso danno all'ambiente naturale. Predisporre grandi costosi armamenti e strutture militari, e' la maggiore minaccia e offesa a tutti i popoli e le persone umane. Tutto va predisposto per non essere indotti ne' costretti ad uccidere, neppure chi uccide. I conflitti possono essere risolti con la trattativa razionale, intelligente. La guerra e' stupida. La pace e' possibile, ed e' il supremo e fondamentale diritto e dovere umano, e' la condizione per lo sviluppo umano, per la possibile felicita'.

3. REPETITA IUVANT. COSA POSSIAMO (E DOBBIAMO) REALMENTE FARE CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN EUROPA?

Certo, continuare a soccorrere, accogliere, assistere tutte le vittime.
Certo, continuare a recare aiuti umanitari a tutte le vittime.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia di chi la guerra ha scatenato.
Certo, continuare a denunciare la criminale follia dei governi che, invece di adoperarsi per far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste, alimentano l'una e quindi le altre.
Certo, continuare a denunciare il pericolo estremo e immediato che la guerra divenga mondiale e nucleare e distrugga l'intera umana famiglia riducendo a un deserto l'intero mondo vivente.
Certo, continuare a denunciare che la guerra sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani,  sempre e solo uccide gli esseri umani.
Certo, continuare ad esortare chi nella guerra e' attivamente coinvolto a cessare di uccidere, a deporre le armi, a disertare gli eserciti, a obiettare a comandi scellerati, a rifiutarsi di diventare un assassino.
Certo, continuare a ricordare che salvare le vite e' il primo dovere di tutti gli esseri umani e di tutti gli umani istituti.
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Tutto cio' e' buono e giusto, ma non basta.
Occorre fare anche altre cose che solo noi qui in Europa occidentale possiamo e dobbiamo fare.
E le cose che possiamo e dobbiamo fare sono queste:
1. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale contrastare anche qui la macchina bellica, l'industria armiera, i mercanti di morte, la follia militarista, i governanti stragisti: paralizzare i poteri assassini occorre.
2. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di mettere il veto ad ogni iniziativa della Nato, l'organizzazione terrorista e stragista di cui i nostri paesi tragicamente fanno parte: paralizzare immediatamente i criminali della Nato occorre, e successivamente procedere allo scioglimento della scellerata organizzazione.
3. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di cessare di armare ed alimentare la guerra e sostenere invece l'impegno per l'immediato cessate il fuoco ed immediate trattative di pace.
4. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei di restituire all'Onu la funzione e il potere di abolire il flagello della guerra.
5. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei la pace, il disarmo, la smilitarizzazione.
6. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica della sicurezza comune dell'umanita' intera fondata sulla Difesa popolare nonviolenta, sui Corpi civili di pace, sulle concrete pratiche che inverino l'affermazione del diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta' di tutti i popoli e di tutte le persone.
7. Con l'azione diretta nonviolenta fino allo sciopero generale imporre ai governi europei una politica comune di attiva difesa dell'intero mondo vivente prima che la catastrofe ambientale in corso sia irreversibile.
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E' questa la nostra opinione fin dall'inizio della tragedia in corso.
Ci sembra che senza queste azioni nonviolente la guerra, le stragi e le devastazioni non saranno fermate.
Troppi esseri umani sono gia' stati uccisi per la criminale follia dei governanti.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi per la salvezza comune dell'umanita' intera.
Sia massima universalmente condivisa la regola aurea che afferma: agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

4. REPETITA IUVANT. GIOBBE SANTABARBARA: BREVE UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE - E AD ALTRE ANCORA - PER CHIEDERE LORO UNA COSA

Dico subito la cosa che vorrei chiedere a tutte e tutti voi: un nuovo o rinnovato impegno per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Sono un vecchio militante che ricorda vividamente - ero allora assai giovane - l'occupazione di Alcatraz sul finire degli anni Sessanta, il "Sentiero dei trattati infranti" culminato nell'occupazione del Bureau of Indian Affairs nel 1972, e soprattutto l'occupazione e l'assedio di Wounded Knee del 1973. E' da allora che anch'io sento il dovere di sostenere la lotta delle popolazioni native nordamericane contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio di cui sono vittima (e con loro l'umanita' intera e l'intero mondo vivente) da parte del potere razzista, stragista, rapinatore e devastatore bianco. Lungo oltre mezzo secolo non ho saputo fare granche', se non impegnarmi qui in Italia in iniziative che credo siano state almeno coerenti con quella lotta, nella convinzione che tutto si tiene, che tutto e' collegato, o per dirla con una luminosa espressione Lakota: "Mitakuye Oyasin".
Sono stato un lettore di "Akwesasne Notes", la bella, indimenticabile rivista che negli anni '70-'90 fu primario strumento d'informazione su quelle lotte, su quelle esperienze di pensiero e azione. E credo sia stato attraverso "Akwesasne Notes" che conobbi la vicenda di Leonard Peltier. Successivamente, come molte altre persone, lessi il libro di Edda Scozza, quello di Peter Matthiessen e la sua autobiografia.
Da un paio d'anni il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo si sta particolarmente impegnando nella mobilitazione nonviolenta internazionale per la liberazione di Leonard Peltier, ed io con esso.
Leonard Peltier e' detenuto innocente ormai da 47 anni, e la sua salute e' gravemente deteriorata. Dal carcere ha continuato a lottare con gli strumenti della testimonianza e della parola, della poesia e dell'arte, per i diritti dei popoli oppressi, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la Madre Terra.
Come e' noto la sua liberazione e' stata chiesta nel corso degli anni da personalita' illustri come Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, come papa Francesco e il Dalai Lama, da istituzioni come il Parlamento Europeo, da associazioni umanitarie come Amnesty International, da milioni (si', milioni) di persone di tutto il mondo.
E come e' altrettanto noto la sua liberazione dipende unicamente dalla concessione della grazia presidenziale da parte del Presidente degli Stati Uniti d'America, a cui quotidianamente pervengono richieste a tal fine (tra le piu' recenti: quella della Commissione giuridica ad hoc dell'Onu; quella unanime del Comitato nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti - il partito cui lo stesso Presidente Biden appartiene).
Dalla provincia italiana non si puo' fare molto, ma quel poco che si puo' fare va fatto.
Cosa chiedo dunque in concreto alle persone amiche - ed alle altre ancora - cui indirizzo questa lettera? Tre cose.
La prima, far conoscere la vicenda di Leonard Peltier e diffondere l'appello per la sua liberazione.
La seconda, scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedergli di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
La terza, scrivere a Leonard Peltier e al comitato internazionale che lo sostiene, l'International Leonard Peltier Defense Committee, per esprimere loro il proprio sostegno.
Tutto qui.
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Per scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America: nel sito della Casa Bianca aprire la pagina attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Per scrivere a Leonard Peltier l'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521; trattandosi di un carcere di massima sicurezza possono essere inviate solo lettere postali, e nessun oggetto.
Per scrivere all'International Leonard Peltier Defense Committee: e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
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Grazie per l'attenzione, e un cordiale saluto da
Giobbe Santabarbara

5. INIZIATIVE. AMNESTY INTERNATIONAL: URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
[Dal sito www.amnesty.org riprendiamo e diffondiamo questo appello del 3 aprile 2023]

3 April 2023
URGENT ACTION
URGE CLEMENCY FOR NATIVE AMERICAN ACTIVIST
Native American activist Leonard Peltier has been imprisoned in the USA for over 46 years, some of which was spent in solitary confinement, serving two life sentences for murder despite concerns over the fairness of his trial. He has always maintained his innocence. Now 78 years old, he contracted COVID-19 in 2022 and suffers from several chronic health ailments, including one that is potentially fatal. Not eligible for parole again until 2024, his lawyers submitted a new petition for clemency in 2021. President Biden must grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
TAKE ACTION: WRITE AN APPEAL IN YOUR OWN WORDS OR USE THIS MODEL LETTER
President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500
USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform*: https://www.whitehouse.gov/contact/
* A US-based address is needed for the White House webform.
International action takers, please use AI USA's address when filling out:
Amnesty International USA
311 West 43rd St. 7th Floor,
New York, NY 10036 USA
Dear President Biden,
Leonard Peltier is a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. In 1975, during a confrontation involving AIM members, two FBI agents were killed. Leonard Peltier was convicted of their murders but has always denied killing the agents.
There are serious concerns about the fairness of proceedings leading to his trial and conviction, including for example the prosecution's withholding of evidence that might have assisted Leonard Peltier's defence.
In light of these concerns, the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial, James Reynolds, has since called for clemency.
Leonard Peltier is now 78 years old, has spent more than 46 years in US prisons, and has been repeatedly denied parole. There are serious concerns about Leonard Peltier's deteriorating health, including potential re-exposure to COVID-19. His lawyers submitted a new petition for clemency in 2021.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.
Yours sincerely,
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ADDITIONAL INFORMATION
Leonard Peltier, an Anishinaabe-Lakota Native American, was a member of the American Indian Movement (AIM), which promotes Native American rights. On 26 June 1975, during a confrontation involving AIM members on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota, FBI agents Ronald Williams and Jack Coler were shot dead. Leonard Peltier was convicted of their murders in 1977 and sentenced to two consecutive life sentences. Leonard Peltier has always denied killing the agents.
A key alleged eyewitness to the shootings was Myrtle Poor Bear, a Lakota Native woman who lived at Pine Ridge. Based on her statement that she saw Leonard Peltier kill both FBI agents, Leonard Peltier was extradited from Canada, where he had fled following the shootings. However, Myrtle Poor Bear later retracted her testimony. Although not called as a prosecution witness at trial, the trial judge refused to allow Leonard Peltier's attorneys to call Myrtle Poor Bear as a defense witness on the grounds that her testimony "could be highly prejudicial to the government". In 2000, Myrtle Poor Bear issued a public statement to say that her original testimony was a result of months of threats and harassment from FBI agents.
In 1980 documents were released to Leonard Peltier's lawyers as a result of a lawsuit under the Freedom of Information Act. The documents contained ballistics evidence which might have assisted Leonard Peltier's case, but which had been withheld by the prosecution at trial. However, in 1986, the U.S. Court of Appeal for the Eighth Circuit denied Leonard Peltier a retrial, stating that: "We recognize that there is some evidence in this record of improper conduct on the part of some FBI agents, but we are reluctant to impute even further improprieties to them."
The U.S. Parole Commission has always denied parole to Leonard Peltier on the grounds that he did not accept criminal responsibility for the murders of the two FBI agents. This is even though, after one such hearing, the Commission acknowledged that, "the prosecution has conceded the lack of any direct evidence that you personally participated in the executions of two FBI agents". Leonard Peltier would not be eligible for another parole hearing until 2024. Furthermore, James H. Reynolds, the US Attorney whose office handled the criminal case prosecution and appeal of Leonard Peltier, wrote that he supported clemency "in the best interest of Justice in considering the totality of all matters involved."
Leonard Peltier suffers from a variety of ailments, including kidney disease, Type 2 diabetes, high blood pressure, a heart condition, a degenerative joint disease, and constant shortness of breath and dizziness. A stroke in 1986 left him virtually blind in one eye. In January 2016, doctors diagnosed him with a life-threatening condition: a large and potentially fatal abdominal aortic aneurysm that could rupture at any time and would result in his death. He currently uses a walker due to limited mobility and contracted COVID-19 in 2022. He continues to be at risk of re-infection while in detention.
In 2015, several Nobel Peace Prize winners—including Archbishop Desmond Tutu—called for Leonard Peltier's release. The Standing Rock Sioux Tribe and the National Congress of American Indians have also called for his release. Leonard Peltier's attorney applied for clemency to President Biden in July 2021. President Biden committed to granting clemency on a rolling basis during his administration.
However, as of February 2023, no decision has been made on his application. He has previously sought clemency, most recently from President Obama in 2016, but his petition has been denied each time.
Due to the numerous issues at trial, the exhaustion of all his legal avenues for appeal, the amount of time he has already served, his continued maintenance of innocence along with his chronic health issues, Amnesty International supports calls for clemency for Leonard Peltier.
PREFERRED LANGUAGE TO ADDRESS TARGET: English
You can also write in your own language.
PLEASE TAKE ACTION AS SOON AS POSSIBLE UNTIL: 29 May 2023
Please check with the Amnesty office in your country if you wish to send appeals after the deadline.
NAME AND PRONOUN: Leonard Peltier - He/Him
LINK TO PREVIOUS UA: https://www.amnesty.org/en/documents/amr51/5208/2022/en/

6. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

7. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

8. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

9. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. TESTIMONI. AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA: MAXIMA ACUNA
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Maxima Acuna (1970) l'attivista peruviana in lotta contro la "Yanacocha".
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Maxima Acuna e la sua famiglia lavorano come agricoltori di sussistenza nel distretto di Sorochuco, nella Regione di Cajamarca, nel nord del Peru'. Vivono a Tragadero Grande, un appezzamento di terra la cui proprieta' e' da anni oggetto di una disputa con la compagnia mineraria Yanacocha.
L'attivista dei diritti umani e la sua famiglia hanno dovuto affrontare nel corso degli anni diversi sgomberi forzati. La sera dell'8 agosto 2011 la polizia si e' recata nella casa di Maxima e le ha intimato di andarsene; il giorno seguente e' tornata danneggiando l'abitazione, picchiando lei e i figli e cacciandoli fuori a forza, senza consegnare alcuna intimazione di sfratto. Il 30 gennaio 2012 i poliziotti hanno fatto nuovamente irruzione nella casa degli Acuna e, di nuovo picchiando la donna e i suoi familiari, hanno imposto ancora una volta lo sfratto.
Maxima e gli altri componenti della famiglia sono stati anche ripetutamente minacciati e molestati dalla polizia. Il 30 gennaio 2014 due funzionari della polizia, uno dei quali armato, sono entrati in casa dell'attivista, dicendole di smettere di lavorare e di andare via immediatamente. Maxima ha chiesto subito aiuto, scoraggiando pero' solo temporaneamente le forze dell'ordine che, il 4 febbraio, sono ritornate per intimidirla ancora una volta.
Il 20 gennaio 2015 la polizia ha molestato e minacciato ancora Maxima.  Qualche giorno dopo, piu' di 15 funzionari della polizia e addetti alla sicurezza sono entrati nella proprieta' dove viveva la donna per scattare delle fotografie all'abitazione. La famiglia ha chiesto fin da subito spiegazioni in merito, ma non ha ricevuto alcuna risposta, ne' tantomeno una documentazione giuridica a supporto dell'intervento. Il 3 febbraio 2015 almeno 200 poliziotti hanno fatto irruzione nel terreno dove la famiglia risiedeva, demolendo una parte della casa costruita come protezione dalla pioggia.
Il 2 febbraio 2016 le forze di sicurezza della Yanacocha hanno distrutto il raccolto di patate che Maxima e la sua famiglia stavano coltivando per il proprio sostentamento. La compagnia mineraria ha giustificato l'azione sostenendo che le patate erano state piantate illegalmente e che pertanto necessitavano di essere rimosse secondo la legge. Maxima ha riferito l'evento alla magistratura.
Oltre alle molestie e ai tentativi di sgombero forzato, Maxima Acuna e la sua famiglia sono state accusate di "usurpazione" (reato associato all'occupazione violenta e illegale della terra). Nel 2013 un tribunale ha ribaltato la sentenza di colpevolezza del 2012 ed ha emesso una condanna a tre anni di carcere con sospensione. Il 17 dicembre 2014 la Corte di Cajamarca ha stabilito che la famiglia non era colpevole del crimine denunciato dalla compagnia mineraria. Quest'ultima ha quindi fatto ricorso il 9 marzo 2015, ma la Corte Suprema ha confermato la precedente decisione. Attualmente la Yanacocha sta intentando separatamente una causa sulla proprieta' del terreno davanti al tribunale civile: la titolarita' della terra e' dunque ancora in discussione.
Nel 2016 Maxima Acuna ha ricevuto il Goldman Environmental Price, uno dei premi piu' prestigiosi per i difensori dell'ambiente. Maxima si e' impegnata per difendere e promuovere il diritto all'alimentazione, alla salute e a vivere in un ambiente sano, a fronte delle possibili conseguenze ambientali dello sfruttamento delle risorse minerarie nella sua regione.
Il 5 maggio 2014 la Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani (Inter-American Commission on Human Rights - IACHR) ha stabilito delle misure precauzionali per 46 difensori dei diritti umani facenti parte delle comunita' di contadini della Cajamarca, alla luce delle minacce, molestie e violenze da loro sofferte svolgendo la loro missione. Maxima Acuna era una di loro.
La Commissione ha sottolineato l'importanza del lavoro svolto dai difensori dei diritti umani e la necessita' di proteggerli. In base all'Articolo 25 del Regolamento della Commissione, la Commissione ha ordinato al Peru' di adottare le misure necessarie per garantire la vita e l'integrita' personale di tutti gli attivisti indicati.
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Informazioni di background
Tra gli azionisti della Yanacocha c'e' la statunitense Newmont Mining Corporation, che ha commissionato un'indagine indipendente per "esaminare in modo obiettivo la situazione creatasi in seguito alla disputa tra la 'Minera Yanacocha' e la famiglia Chaupe nella Regione della Cajamarca in Peru'". Informazioni sull'indagine disponibili al sito internet http://www.resolv.org/site-yiffm/
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Giardini che onorano Maxima Acuna: Maxima Acuna e' onorata nel Giardino di Perugia.
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12. TESTIMONI. "GARIWO": ALEXEI ANANENKO
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Alexei Ananenko (1959) svuoto' le piscine di sicurezza di Chernobyl, impedendo una seconda esplosione.
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Brillante ingegnere e tecnologo dell'industria nucleare sovietica, a Chernobyl insieme a Valeriy Bezpalov e Boris Baranov impedi' una seconda esplosione nucleare dopo quella che il 26 aprile 1986 travolse il reattore 4 della centrale.
Avendo collaborato nella costruzione della centrale di Chernobyl, sapeva con precisione dove fossero posizionate le valvole di sfogo dell'acqua nelle piscine di sicurezza sotto ai reattori. Queste ultime, andavano svuotate manualmente per evitare che il reattore al di sopra di esse, in fusione a 1666 gradi, crollasse a pezzi nell'acqua, provocando una serie di grandi esplosioni di vapore ad altissima temperatura, che avrebbero disperso a distanza di migliaia di km ulteriori quantita' di radiazioni.
Sapendo di rischiare la morte, si immerse nell'acqua contaminata delle piscine e insieme ai suoi compagni svito' le valvole. Questo gesto evito' che il disastro nucleare di Chernobyl si trasformasse in uno ancora peggiore.
Oggi Alexei non vive da eroe, ma con una piccola pensione. Quando viene intervistato dice: "feci solo il mio dovere".
Si veda la testimonianza del regista, Davide Ferrario, che, nel documentario La strada di Levi (2006), ha dedicato una sezione, girata sul campo, a Chernobyl: "Uno di loro, Alexei Ananenko, ancora vivo e apparentemente in salute, ha dichiarato in un'intervista alla stampa occidentale che non si offri' volontario, con gesto eroico, come vediamo sul piccolo schermo, ma semplicemente esegui' un ordine senza che gli venisse detto che rischio correva. Ma d'altra parte c'e' chi sostiene che l'uomo intervistato non sia il vero Ananenko, ma una controfigura pagata dal governo che lo impersona da anni. Quello vero sarebbe, con tutta probabilita', morto da tempo" (D. Ferrario, Chernobyl. L'eterno ritorno, "doppiozero", 22/VI/2019).
Giardini che onorano Alexei Ananenko: Nichelino, Opera, Roma Liceo Scientifico Nomentano, Torino Liceo Ferraris.

13. TESTIMONI. "GARIWO": BAI BIBYAON
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Bai Bibyaon, leader della tribu' indigena Manobo, guida il suo popolo nella difesa del territorio e della vita umana.
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Bai Bibyaon nasce durante l'occupazione giapponese delle Filippine, nella Seconda guerra mondiale. Conosciuta come Mothers of the Lumads, fa parte della tribu' Manobo ed e' la prima donna a capo della stessa. Lotta per garantire la difesa dell'ambiente e la pace nei suoi territori, in prima linea contro ogni tipo di occupazione forzata. "Non puo' esserci pace senza il diritto di vivere e lavorare nelle terre ancestrali nel Mindanao occidentale", dice.
Tutto e' iniziato nel 1994, quando la societa' di legname Alcantara & Sons occupa la catena montuosa del Pantaron, nelle terre dei Manobo, tagliando gli alberi. Sotto la guida di Bai Bibyaon, la tribu' lancia un avvertimento purtroppo rimasto inascoltato. Scoppia un conflitto tribale, e il popolo Manobo riesce a far allontanare la compagnia e a salvare la foresta.
Ma i taglialegna sono presto sostituiti da una minaccia per certi versi ancora maggiore, quella rappresentata dalle compagnie minerarie. Sono sostenute da soldati e uomini nativi Lumad reclutati in un gruppo paramilitare chiamato "Alamara". "I paramilitari e i militari seminano il terrore nelle nostre comunita'", riferisce Bai Bibyaon. "Stanno di nuovo cacciando i Manobo per aprire la strada a un altro progetto distruttivo". La catena montuosa del Pantaron ha infatti attirato l'attenzione dei principali investitori transnazionali grazie ai suoi vasti giacimenti minerari. Si stima che Mindanao detenga circa la meta' delle ingenti riserve auree delle Filippine. Dove le aziende vedono profitti, pero', i Manobo vedono la perdita delle montagne che sono la loro antica fonte di cibo e sostentamento. L'accaparramento della terra sta erodendo gravemente le basi per la sopravvivenza fisica e culturale della tribu'.
Bai Bibyaon difende questa terra dalle grandi societa' minerarie e dal disboscamento e per questo e' stata vittima di minacce da parte dei militari. Anche la sua famiglia viene presa di mira e trasferita con la forza nella municipalita' di Talaingod dai militari.
Per qualche tempo, Bai Bibyaon vive in un campo di evacuazione a Davao City. La sua gente e' costretta dai militari a lasciare le proprie terre, in nome di operazioni di "controinsurrezione" che in realta' servono a facilitare gli espropri di terra. Se i Manobo tornano, soprattutto i leader in vista come Bai Bibyaon, rischiano di essere uccisi dai militari; se rimangono nei campi e perdono le proprie terre, scompariranno. Dal campo, Bai Bibyaon continua a guidare il suo popolo nelle proteste e a chiedere un ritorno sicuro alle terre ancestrali. Con grande coraggio, affronta funzionari governativi e imprenditori che intendono sfruttare questi luoghi. I Manobo non si arrendono e difendono la propria terra in modo virtuoso, costruendo scuole, coltivando.
Oggi Bai Bibyaon ha trovato rifugio a Manila e dichiara: "Chiedo ai miei parenti e compagni di tribu' di rimanere saldi e di non lasciare mai che i militari si prendano le nostre liberta' costringendoci a combattere l'uno con l'altro".
"Mi ispiro alla nuova generazione, i giovani Lumad. Voglio che abbiano una vita migliore di quella che ho vissuto io. Voglio che le nuove generazioni raccolgano il frutto dei nostri sacrifici", dice Bibyaon. La forza della leader Manobo sta nel suo vedere un filo conduttore universale che unisce le battaglie per la difesa della terra in tutto il mondo. "La protezione della montagna, la protezione del nostro dominio ancestrale, significa la protezione dell'intera umanita'. Quindi questa non e' solo la mia lotta, ma la nostra lotta in difesa dell'umanita'".

14. TESTIMONI. "GARIWO": WALLACE BROECKER
[Dal sito it.gariwo.net riprendiamo e diffondiamo]

Wallace Broecker (1931-2019) il pioniere della lotta ai cambiamenti climatici.
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Geofisico e climatologo americano, professore alla Columbia di New York, puo' essere definito il "pioniere" dei cambiamenti climatici. Il suo interesse per la scienza e il clima nacque quasi per caso grazie a un'amicizia, quella con lo studente Paul Gast, che nell'estate del 1952 lo aiuto' a organizzare un test di laboratorio in quello che allora si chiamava Osservatorio Geologico Lamont. Paul sarebbe diventato in seguito direttore del programma lunare della NASA.
Gli studi di Broecker si basavano soprattutto sull'osservazione degli oceani. A partire dal 1960, Broecker navigo' su molti degli oceani e dei mari del mondo per mappare la circolazione oceanica, lo scambio di gas con l'atmosfera e altri processi marini. Un lavoro collettivo che forni' le basi per praticamente tutti gli studi successivi di chimica marina e sulla relazione degli oceani con il clima. I flussi oceanici globali causati dalla variazione di densita' delle masse d'acqua, ovvero le differenze di temperatura e salinita' di queste ultime, determinano infatti spostamenti di traiettoria che si ritiene influenzino il clima. Broecker intui' inoltre che con il crescere delle temperature anche l'andamento delle precipitazioni sarebbe cambiato, e che bisognava dare il via a nuove ricerche per comprendere e predire la situazione climatica futura.
Gia' nel 1975, quando il mondo era in piena guerra fredda, Broecker pubblico' uno studio - intitolato Cambiamenti climatici: siamo sul punto di fronteggiare un forte riscaldamento? - che prevedeva la crescita della temperatura media globale nei futuri 40 anni "ben oltre i limiti degli ultimi mille anni", a causa della concentrazione di CO2 nell'atmosfera. Da solo aveva compreso nel dettaglio e con largo anticipo quello che conosciamo come global warming, riscaldamento globale, e le conseguenze che avrebbe avuto sul mondo. Il termine fu rapidamente adottato dal mondo scientifico e fece la sua comparsa nel primo rapporto sul clima pubblicato dall'U.S. National Academy of Sciences nel 1979.
Nel 1984 Broecker propose a una Commissione del Congresso di lanciare un piano nazionale per capire le dinamiche dell'atmosfera, degli oceani, del ghiaccio e della biosfera, avvisando della necessita' immediata di limitare l'uso dei combustibili fossili. "Continuando a riversare nell'aria gas serra, portiamo avanti un esperimento che potrebbe avere conseguenze devastanti", disse. La sua mente brillante e il suo coraggio furono strumenti per portare all'attenzione della comunita' internazionale - che non seppe ascoltare i suoi moniti - i rischi legati ai cambiamenti climatici e gli effetti che essi avrebbero causato. La sua individuazione dei gas serra come principali responsabili del riscaldamento fu infine il grande punto di partenza per gli studi successivi sul clima.
Su Nature, nel 1987, dichiaro': "Stiamo giocando alla roulette russa con il clima".
Premiato con la Medaglia nazionale per la Scienza nel 1996, fu in grado di far parlare del problema del riscaldamento globale in un periodo in cui pochissime persone erano pronte ad ascoltare. Scomparso nel 2019, ha continuato a discutere con i colleghi dei suoi progetti e delle sue ricerche fino a pochi giorni prima della sua morte.
Giardini che onorano Wallace Broecker: Milano Monte Stella, Opera, Terni Istituto Casagrande-Cesi.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 121 del primo maggio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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