[Nonviolenza] Telegrammi. 4760



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4760 del primo marzo 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Raniero La Valle: La guerra, e poi?
2. Un appello di donne: Addio alle armi. Nel mondo con uno sguardo femminile amorevole e irriducibile
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Sette iniziative per la liberazione di Leonard Peltier
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. L'ORA. RANIERO LA VALLE: LA GUERRA, E POI?
[Dal sito di "Costituente Terra" (www.costituenteterra.it ) riprendiamo e diffondiamo]

"Leviatani, dov'e' la vittoria?". Un libro di Raniero La Valle sui precedenti e gli sviluppi della guerra in corso in Europa.
Traccia della relazione dell'autore sul tema "La guerra, e poi?" tenuta il 3 gennaio 2023 a Verona per la presentazione del volume.
*
La guerra e poi? E' una bella domanda. Tanto piu' in quanto siamo all'inizio di un nuovo anno, quando appunto si tratta di predisporci al nuovo.
Ma la risposta arriva subito: e poi? Non lo sappiamo. Proprio la guerra che e' in atto ci ha gettato nella massima imprevedibilita' degli eventi. Come sara' il futuro non lo sappiamo. Se esso sara' dominato dalla stessa irrazionalita' ed empieta' - cioe' mancanza di pietas - che contraddistinguono il presente, esso e' del tutto imprevedibile, e soprattutto non lo possiamo progettare, non possiamo averne il controllo. Siamo nella stessa condizione che  durante la precedente guerra mondiale faceva scrivere a Dietrich Bonhoeffer, in una lettera dal carcere di Tegel, queste parole: "Noi siamo cresciuti nell'esperienza dei nostri genitori e dei nostri nonni, secondo la quale l'uomo puo' e deve progettare, costruire, plasmare la sua vita con le sue proprie mani, secondo la quale esiste nella vita un fine, che l'uomo deve scegliere e impegnarsi a raggiungere con tutte le sue forze. Oggi l'esperienza nostra e' che non possiamo fare progetti neppure per l'indomani".  E' questa l'esperienza che stanno facendo i nostri giovani, a cui perfino i ministri del governo dicono: e' inutile che cerchiate un lavoro "congruo" e il lavoro che vi piacerebbe di fare, e' inutile che abbiate una laurea se dovete fare i camerieri, o gli stessi lavori degli immigrati, quelli che si pagano con i voucher a tre euro all'ora. E' a vostro rischio se pensate di sposarvi, di avere figli.
Ed e' questa stessa esperienza di imprevedibilita' che stiamo facendo con la guerra. Non sappiamo come finira', perche' in Ucraina il negoziato e' stato proibito per legge, e prima di finire la guerra rivogliono la Crimea e vogliono entrare nella NATO; negli Stati Uniti Biden vuole che la Russia con la guerra sia ridotta a paria, dal momento che ha questa bella idea del mondo come di una societa' castale in cui gli americani sono la casta superiore e i russi devono essere gli intoccabili, i fuori casta, quelli che sono scartati, sono messi fuori come in India.
Percio' in questa incertezza dovremmo concludere, ancora con Bonhoeffer, che "piu' distintamente che in altre epoche noi siamo in grado di vedere che il mondo e' nelle mani di Dio" (1), e anche questo lo dobbiamo dire con una certa cautela dato che siamo informati da molti nostri amici, anche cattolici, che ormai siamo in una societa' post-teista.
Non per tutto questo dobbiamo perdere la speranza.
Pero' se non possiamo prevedere e progettare il futuro, possiamo e dobbiamo ricordare e giudicare il passato, perche' solo se prendiamo la responsabilita' del passato possiamo avere parte con Dio nel prendere in mano il futuro. E possiamo pensare al futuro, per dirlo ancora con Bonhoeffer, solo se per noi "pensiero e azione entreranno in una relazione nuova", cioe' se penseremo esclusivamente cio' di cui risponderemo agendo (2).
Stabilito cosi' il nostro codice ermeneutico, interroghiamo il passato e percio' ci chiediamo come a questa guerra si e' arrivati, quando e' cominciata, che cosa c'era prima della guerra.
Ebbene, prima della guerra c'e' stata ancora la guerra. La guerra infatti c'e' stata fin dal principio. Lo ricordammo nel 1999 a Roma quando demmo vita a una Scuola di antropologia critica, che chiamammo VASTI, dal nome  della donna che aveva osato disobbedire al suo re e marito, che era il persiano Assuero, durante l'esilio di Babilonia raccontato dalla Bibbia (3). Ebbene il primo seminario sperimentale che facemmo in quella Scuola ebbe per titolo "In principio era la guerra".
Esso parti' da un detto del VI secolo a.C. divenuto famoso, un frammento di Eraclito che diceva cosi': "Polemos - la guerra - e' padre di tutte le cose, di tutte re, e gli uni disvela come dei, gli altri come uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi".
Dunque fin dal principio della nostra cultura la guerra e' stata messa a fondamento della realta' e della storia, e' stata assunta come principio antropologico; come ha osservato il filosofo Italo Mancini, a cui dobbiamo molto della nostra comprensione delle cose, e anche l'esergo in testa a questo libro, con la guerra e' stata posta nel cuore dell'essere un'ontologia feroce e lupesca; la guerra sara' poi considerata come un dato di natura da Kant (e la pace invece un artificio), entrera' nella dialettica di Hegel, nel concetto di politico di Schmitt e giungera' fino alla guerra infinita di Bush e fino alla guerra di oggi, che e' considerata come struttura permanente della realta' mondiale dagli analisti della rivista "Limes" (4).
Dunque la guerra c'e' sempre stata. Non e' percio' la guerra che ci prende di sorpresa, che rende oggi imprevedibile il futuro. La vera novita' e' la rottura dell'unita' del mondo. La guerra d'Ucraina chiude un ciclo storico e conferma il passaggio da un ciclo storico a un altro. Essa sovverte la visione del mondo che abbiamo avuto fin qui, un mondo che nonostante le guerre noi abbiamo pensato come un unico mondo. Perfino durante la guerra fredda la deterrenza teneva insieme le due parti del mondo, che erano contrapposte ma indivisibili, integrate come erano in un unico sistema, o vivevano insieme o morivano insieme.  Questa guerra ci viene raccontata invece come un torneo ad eliminazione, oggi sarebbe in corso la semifinale per l'eliminazione della Russia, domani ci sara' la finale con la Cina. L'ONU e' sparita. Non c'e' piu' un solo mondo come ce lo mostra il mappamondo o come lo vedono gli astronauti dallo spazio, non c'e' una cultura capace di interpretare l'unita' del mondo, non c'e' una politica capace di stabilire la pace del mondo, non c'e' un diritto capace di assicurare la continuita' della vita del mondo. Il lungo cimento della storia, e anche il nostro tentativo di costruire l'unita' della famiglia umana, di riconoscerne il comune destino, sono messi sotto scacco; e cio' proprio quando questo disegno sembrava piu' prossimo a realizzarsi; si era giunti perfino alla nuova idea che anche gli infedeli appartenessero al popolo di Dio, che anche gli extra Ecclesiam fossero salvati, perche' siamo fratres omnes, e noi stessi avevamo avanzato il progetto di una Costituzione per tutta la terra. Tutto questo oggi e' entrato in crisi.
Del resto  questo processo di esclusione viene da lontano, ci ha pensato l'economia prima ancora che la politica. Come ha detto il Papa fin dalla sua prima Esortazione apostolica Evangelii gaudium, gia' erano stati esclusi i poveri, gli sfruttati, gli scartati, perche' questa e' un'economia che uccide, dove vige la competitivita' e la legge del piu' forte, dove il potente mangia il piu' debole (5).
Questo ci dice pero' che quella che oggi si rompe e' la cattiva unita' del mondo. Questa e' la materia del peccato. Quella che ora cade a pezzi e' la cattiva unita' del mondo, quale per secoli abbiamo concepito e proprio con le guerre abbiamo preteso di attuare, una pretesa unita' che e' stata fonte di grandissimi mali.
E' stata questa l'hybris dell'Occidente, la sua scalata al cielo. Mentre fiorivano altre civilta', a lungo abbiamo creduto che il mondo fosse tutto compreso nella koine' greco-romana; poi e' arrivata a unificarlo la  tradizione giudeo-cristiana; questa si e' costituita in cristianita', quel regime che come ha scritto lo storico austriaco Friedrich Heer va da Costantino a Hitler, da' forma allo "Stato totalitario europeo", si annette il nuovo mondo. L'eta' costantiniana finisce poi col Concilio Vaticano II; papa Francesco presentandosi al balcone di san Pietro rifiuta la mozzetta imperiale, e quando riceve il premio Carlo Magno fa capire ai leader europei che quella corona se la possono riportare indietro.
Ma in un altro continente intanto e' attecchito il mito della cristianita', nel messianismo americano, che diventa la fonte di una nuova unita'. I padri fondatori eleggono l'America come la nuova terra promessa, gli Stati Uniti ne sono gli eredi. Dapprima essi esaltano la solitudine americana: c'e' un filone che attraverso tutta la storia americana, c'e' il mito del bastare a se stessi, del farcela da soli, che e' legato all'idea di liberta' come mancanza di vincoli; la mia liberta' finisce dove comincia la liberta' del mio vicino; in un seminario di Vasti un grande studioso dell'identita' americana, Alessandro Portelli, ha ricordato il grande pioniere di fine '700, Daniel Boone, che diceva: "quando vedo il fumo della casa del mio vicino, e' il momento in cui vado altrove", e' la stessa cosa che gli strateghi americani hanno detto dopo l'11 settembre: se gli altri staranno con noi nella lotta al terrorismo e agli Stati canaglia bene, se no l'America fara' da sola.
Ma e' da questa unicita' e solitudine dell'America che deriva l'idea del messianismo americano, gli Stati Uniti come il buon Samaritano delle nazioni, come doveva dire il cardinale Spellmann, arcivescovo di New York, alle truppe americane che era andato a trovare in Vietnam.
Dopo la fine dei blocchi a fare l'unita' ci pensa la globalizzazione; ma essa fallisce perche' estende il mercato capitalistico a tutto il mondo, ma non riesce a sostenerlo tutto, ne puo' sostenere solo una parte, non ci sono risorse per tutti, non c'e' cibo per tutti; l'economia discrimina tra sviluppati e Paesi in via di sviluppo; la scelta che fa l'Occidente e' di un mondo contro l'altro, la societa' dello scarto, i presi e i lasciati. Ma dopo l'11 settembre l'America si sente minacciata dal mondo, e promulga come unico modello di societa' valido per tutti, quello riassumibile nel trinomio di democrazia, liberta' e libera impresa. Su di esso, ai fini della loro stessa sicurezza, gli Stati Uniti intendono fondare un nuovo Impero presidiato dalla loro soverchiante macchina militare; l'assioma e' che nessun altro Paese possa non solo superare, ma neanche eguagliare la potenza militare americana.
Questa e' la cattiva unita' del mondo che ora ci sta scoppiando tra le mani.
Essa e' franata  in Ucraina, che e' divenuta la vittima di tutti, della Russia, dell'America, dell'Europa. Ma non solo: l'Ucraina e' stata sacrificata dal suo stesso leader che pur avrebbe dovuto salvarla con un negoziato del tutto possibile e che invece l'ha usata come sgabello ai suoi piedi per costruirvi sopra il suo mito, e l'ha offerta in olocausto all'Occidente come Abramo offri' a "Dio" il suo figlio Isacco salendo sul monte Moira.
L'unita' e' franata in Europa a causa della Russia che questa volta non riesce a cambiare il suo pensiero politico, come seppe fare al culmine della guerra fredda. Oggi la Russia non riesce a venir fuori da una guerra incauta e sbagliata, un crimine di diritto internazionale che ha commesso con l'ingenuita' di credere che non gliel'avrebbero fatto pagare, come erano rimaste impunite le guerre combattute  dall'America e dalla NATO dopo la caduta del muro di Berlino.
L'unita' del mondo si rompe oggi anche con l'isolamento della Cina. Essa e' stremata da un'epidemia che si e' abbattuta su un Paese da poco uscito da una poverta' che nel 1978 ancora gravava su 770 milioni di contadini, con un tasso di poverta' del 97.5 per cento sulla popolazione totale (notizie ufficiali di parte cinese). Questo Paese era tuttavia giunto oggi ad assicurare cibo e sussistenza a una popolazione di oltre 1,3 miliardi di persone, e il mondo invece di accorrere al capezzale della Cina per contribuire a soccorrerla, ne aspetta l'annichilimento allo scopo di non averla piu' come concorrente nel mercato mondiale e nella costruzione di un unico Impero.
L'unita' del mondo e' rotta dalla NATO che passando dalla prima, alla seconda e alla terza alleanza, dal 1948 al 1999, si e' proposta come gendarme del mondo volendo mettersi al posto dell'ONU e decidendo in proprio le guerre da fare, come ieri quella jugoslava e oggi quella in Ucraina.
E ancora l'unita' del mondo e' rotta dall'Europa la cui voce per il lungo silenzio parea fioca, e che ora si da' un'identita' politica con l'invio delle sue armi e con i suoi porti chiusi in faccia agli immigrati.
A questa cattiva unita' del mondo noi abbiamo cercato di offrire la garanzia del diritto e addirittura di scrivere una Costituzione della Terra. Questo libro, "Leviatani, dov'e' la vittoria?", racconta la dolorosa presa di coscienza dell'irrealismo di questa prospettiva. Non a caso in quello che si puo' considerare l'incipit di questo libro, al momento dell'inizio della guerra in Ucraina, piu' volte ricorrono le parole "Noi abbiamo sbagliato". E questa espressione ritorna in quel capitolo conclusivo in cui si prende atto del "mondo com'e'", non come vorremmo che fosse, e si cita la lezione di Raimundo Panikkar, che scrive a padre Balducci confutando la sua idea dell'uomo planetario. Coniugando la sua cultura indiana e quella cattolico-spagnola, Panikkar dice che la tesi dell'uomo planetario e della citta' pianeta e' "un'altra forma della sindrome occidentale di una nuova universalita'. Siamo molto d'accordo con la difesa del pluralismo, ma se esso non vuole (o non deve) essere irrazionale, e' incompatibile  con qualsiasi visione che non sia puramente formale della globalita' e planetarieta'; in ultima analisi, con il monoteismo religioso e la riduzione all'unita' di una filosofia che sia esclusivamente razionale". In effetti, scrive Panikkar nella sua "Opera omnia", contro tutti i miti "coloro che parlano del mercato mondiale, di democrazia globale, di scienza o tecnologia universale, vivono ancora in regime di cristianita', il che non lascia spazio ad altri ordini mondiali" (6). E in una intervista a Francesco Comina: "Il monoculturalismo, ossia la credenza che una cultura abbia, in linea di massima e in linea di principio, la soluzione ai problemi del mondo, e' molto pericoloso. Monoculturalismo a me fa venire subito in mente la parola colonialismo: una cultura unica che vale per tutto il mondo. Credo che il problema che dovremmo porci sia diametralmente opposto: come renderci conto che nessuna cultura e' isolata e che nessuna religione puo' cavarsela da sola? Non siamo unici, ci sono altre culture e ogni cultura ha una sua totale dignita' che sta alla pari della dignita' delle altre culture... Il darwinismo sociale pensava che ci fosse una linea evolutiva nel cammino culturale che andava culminando, evidentemente, al livello piu' alto, il nostro". E' vero, ci sono i Paesi in via di sviluppo, ma "l'unico sviluppo e' quello di arrivare all'Homo sapiens sapiens che sara' possibilmente quello che noi abbiamo come ideale. La grande sfida del terzo millennio e' di prendere sul serio le altre culture, senza volerle fagocitare, assorbire, convertire, manipolare".
Questo dice Panikkar. E noi, quando abbiamo visto come fosse irreale che delle grandi Potenze che si stavano scannando sul terreno dell'Ucraina si sedessero a un tavolo e d'amore e d'accordo varassero una Costituzione della Terra, abbiamo visto dove stava l'errore.
Ma allora questa lezione deve diventare il principio di un'altra unita', di una buona unita' del mondo, non quella di un'unica cultura, di un'unica societa', di un unico Impero.
Non piu' il modello del Leviatano, che promette sicurezza, istituisce la guerra e toglie liberta'. Non piu' il branco di Leviatani, travolti dalla crisi mimetica, in competizione e in lotta tra loro. Qui ci vuole il colpo di genio ermeneutico, come e' stato chiamato quello di Hobbes, che come uscita dal caos dello stato di natura, della lotta di tutti contro tutti, individuo' lo Stato, questo "Dio mortale", questo Leviatano, questo uomo artificiale fatto da una moltitudine di uomini insieme, per venirne fuori.
Il colpo di genio ermeneutico puo' consistere oggi nell'assumere come norma non l'esclusione, ma la cura. Nel prendere come simbolo non il Leviatano, ma il Pellicano.
Il Pellicano e' un simbolo potente, che a differenza del Leviatano non e' preso dalla Bibbia, anche se la tradizione cristiana lo identifica con Gesu' che da' la sua vita per la vita degli altri. Noi lo prendiamo piuttosto dalla nostra storia, addirittura dalla nostra storia militare.
Come si racconta in questo libro, "Pellicano" e' il nome con cui fu chiamata la nostra missione militare in Albania, dopo la caduta del regime di Hoxha, quando i soldati del nostro contingente, che in Albania erano andati senza portare le armi con se', ogni mattina si inerpicavano sulle montagne per portare il cibo alla popolazione stremata.
Dunque lo Stato non come il territorio esclusivo di una "nazione" chiusa tra confini armati, ma lo Stato come spazio giuridico in cui vige la legge che deve essere osservata da tutti quanti dormono sotto il suo cielo, nativi e migranti, a tutti assicurando quanto e' necessario per vivere e realizzarsi, come dovrebbe essere proprio dello "Stato sociale"; lo Stato non come l'uomo macchina hobbesiano formato da tanti individui messi insieme e omologati da un'unica cittadinanza e da un'incontrollata ragion di Stato, ma come un mosaico di disegni diversi, in cui ogni tessera si unisce con le altre in vari colori, in infinite forme e innumerevoli figure e invenzioni musive. I pellicani sono anche animali che vivono in colonie numerose e volano in stormi e quindi sono segno di aggregazione e cooperazione. La comunita' dei popoli della Terra dovrebbe a sua volta proporsi come armonia di diversi ordinamenti giuridici cospiranti a un bene comune garantito da istituti internazionali che, dove singoli Stati e popoli non possono o non intendono provvedere, assicurino salute, cibo e altri beni fondamentali a tutti, ciascuno lasciando con la sua cultura e con il suo Dio: quel costituzionaliasmo oltre gli Stati, "per un'ONU dell'eta' globale", che Luigi Ferrajoli proponeva gia' nel 1993, dopo la rimozione del Muro.
E infine si potrebbe pensare a una giurisdizione internazionale sussidiaria e integrativa, che pero' non sia nelle forme di un supertribunale d'appello di carattere universale per sostituire i giudizi locali di assoluzioni e condanne, ma nelle forme di un'Avvocatura internazionale di difesa delle persone e dei popoli, che dovunque sia richiesta intervenga per dire la giustizia e il diritto, e difendere la causa della mitezza e della equita'.
La stessa giurisdizione degli Stati non dovrebbe essere concepita come l'artificio di una pesata uguale, male per male, che in realta' ruba sul peso e addossa ai poveri e ai colpevoli dei pesi insopportabili, a cominciare dalle carceri, ma come l'eccedenza della cura, della prevenzione, del lenimento, della misericordia che arriva per prima, che "primerea" come dice il Papa.
Pellicano dunque contro Leviatano, comunione della societa' umana, fratres omnes, un Dio per tutti e ogni popolo con il suo Dio, unita' umana senza oscuramento delle differenze, e senza sbiancatura dei diversi colori: perche' sono i sepolcri che sono imbiancati, non i volti, la natura, e le culture degli uomini; quei volti che, come dice Italo Mancini nell'esergo di questo libro, devono "ritornare" ed essere messi al centro di tutto.
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Note
1. Dietrich Bonhoeffer, Lettere a un amico, Pensieri per il giorno del battesimo di D. W. R. del maggio 1944.
2. Ibidem.
3. Ester, 1, 12 seg.
4. Limes, "La fine della pace", n. 3, 2022. "La guerra connaturata all'uomo" (v. tra gli altri Nicola Cristadoro, pag. 45).
5. Evangelii Gaudium, n. 53-54.
6. Raimon Panikkar, Opera Omnia, Volume III/2, Jaka Book, Milano 2015, pp. 443-444.

2. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DI DONNE: ADDIO ALLE ARMI. NEL MONDO CON UNO SGUARDO FEMMINILE AMOREVOLE E IRRIDUCIBILE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo il seguente appello del 2 febbraio 2022]

Per un otto marzo memorabile facciamo parlare la lingua-ragione, la lingua madre, fonte della vita, contro le non-ragioni di tutte le guerre. Da anni scriviamo e ripetiamo che gli uomini "non sanno confliggere e fanno la guerra". Assistiamo in Ucraina a una guerra sanguinosa e temeraria. A farla non e' piu' il patriarcato come l'hanno conosciuto le nostre madri e le nostre nonne. Il mondo e' cambiato, grazie alle donne, ma non abbastanza: oggi il patriarcato non c'e' piu', ma gli e' subentrata la fratria, fatta di confraternite maschili che possono includere anche sorelle. La fratria fa la guerra e non ascolta la lingua-ragione, e popoli che parlano la stessa lingua si scannano col contributo delle armi di tutti i governi aderenti alla Nato. Diciamo basta all'invio di armi di qualsiasi tipo. Basta alla guerra per procura. Basta alla devastazione dell'Ucraina. Basta col nichilismo distruttivo che prende a bersaglio i corpi delle donne e dei loro figli in tutto il mondo. Basta coi vecchi potenti che mandano al macello giovani vite, in nome dell'identita', della "democrazia" e della sicurezza dei confini.
Noi non staremo nel coro degli uomini incolti e delle donne che li seguono e li imitano. E' tempo di dire addio alle armi, a tutte le armi e a tutte le guerre. In tempo di autentica pace si confligge con le armi della parola e l'intelligenza d'amore. E' tempo di gridare il nostro desiderio di vita e liberta'.
Liberta' dalla guerra, si', ma non solo: anche in luoghi apparentemente in pace, la fratria nella sua ricerca di nuovi orizzonti di profitto e nel suo disprezzo per la fonte della vita vuole cancellare tutte le differenze e rendere il mondo un deserto asessuato di surrogati e robot che sostituiscano la ricchezza delle relazioni di corpi sessuati. Noi che amiamo la vita diciamo no alla mercificazione dei corpi con le piu' sofisticate tecnologie. Poniamo fine alla pulsione mortifera dell'ultraliberismo.
Ci piace ricordare le parole che Rosa Luxemburg scrisse in una lettera dal carcere nel 1918:
C'e' ancora molto da vivere e tanto di grande da affrontare. Stiamo assistendo all'affondare del vecchio mondo, ogni giorno ne scompare un pezzo. E' un crollo gigantesco, e molti non se ne accorgono, pensano di essere ancora sulla terraferma.
Facciamo in modo che dal crollo del vecchio mondo, retto dai paradigmi della forza, del dominio, della violenza, nasca una nuova convivenza che abbia a fondamento l'attenzione, la cura, l'amore del vivente.
Diamo vita in questo 8 marzo 2023 a iniziative che vadano in questa direzione.
A Milano ne discutiamo sabato 11 marzo alle 11,00 in un'assemblea pubblica di donne alla Casa Rossa, v. Monte Lungo 2 (MM1 Turro).
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Per contatti: addioallearmi2023 at gmail.com
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Laura Minguzzi, Silvia Baratella, Cristina Gramolini, Stella Zaltieri Pirola, Lucia Giansiracusa, Daniela Dioguardi, Roberta Trucco, Daniela Danna, Paola Mammani, Flavia Franceschini, Marilena Zirotti, Danila Giardina, Rosi Castellese, Mariella Pasinati, Anna La Mattina, Agata Schiera, Fausta Ferruzza, Virginia Dessy, Daniela Musumeci, Anna De Filippi, Stefania Macaluso, Mimma Glorioso, Eliana Romano, Bice Grillo, Ida La Porta, Francesca Traina, Anna Marrone, Mimma Grillo, Luciana Tavernini, Pina Mandolfo, Nunziatina Spatafora, Maria Castiglioni, Giovanna Minardi, Rita Calabrese, Concetta Pizzurro, Giovanna Camertoni, Roberta Vannucci, Adele Longo, Katia Ricci, Anna Potito, Rosy Daniello, Isa Solimando, Franca Fortunato, Nadia Schavecher

3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. REPETITA IUVANT. SETTE INIZIATIVE PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
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1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
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6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
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7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
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E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Giovanni M. Gambini, Giovanni Landi, La guerra in Ucraina, Rcs, Milano 2023, pp. 160.
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Riletture
- Royal B. Hassrick, I Sioux, Mursia, Milano 1983, 2022, pp. 308.
- George E. Hyde, Il popolo di Coda Chiazzata. Una storia dei Sioux Brule', Mursia, Milano 1995, 2008, pp. 360 (+ 32 pp. di inserto fotografico).
- Robert W. Larson, Nuvola Rossa. Guerriero e statista dei Sioux Lakota, Mursia, Milano 2003, pp. 428.
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Riedizioni
- Andrea Camilleri, Inseguendo un'ombra, Sellerio, Palermo 2014, Gedi, Torino 2023, pp. 250, euro 8,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4760 del primo marzo 2023
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com