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[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 59
- Subject: [Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 59
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 28 Feb 2023 06:05:18 +0100
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 59 del 28 febbraio 2023
In questo numero:
1. Ogni governo che fa la guerra
2. Le vittime incartate sulla spiaggia
3. Un appello di donne: Addio alle armi. Nel mondo con uno sguardo femminile amorevole e irriducibile
4. Dall'Onu, dal partito democratico statunitense unanime, dall'interno dello stesso Fbi tre importanti novita' che potrebbero decisivamente contribuire alla liberazione di Leonard Peltier
5. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Alcuni riferimenti utili
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Tre tesi
10. Natascia Tosel presenta "Aperte lettere" di Rossana Rossanda
1. L'ORA. OGNI GOVERNO CHE FA LA GUERRA
Ogni governo che fa la guerra
e' diventato gia' una dittatura
poiche' comanda di uccidere e morire
mentre l'unica sua legittima funzione
e' difendere tutte le vite.
Ogni persona che partecipa a una guerra
e' divenuto gia' un assassino
poiche' la guerra di questo consiste
uccidere gli esseri umani.
Ogni arma che viene prodotta
il suo scopo e' ammazzare qualcuno
ogni arma a questo solo serve
sterminare gli esseri umani.
Abolire le guerre gli eserciti le armi
e' la piu' urgente necessita'
come il pane come l'acqua come l'aria
e' il primo diritto e il primo dovere
di tutti gli esseri umani.
2. L'ORA. LE VITTIME INCARTATE SULLA SPIAGGIA
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime incartate sulla spiaggia
sono stati i governi europei
che impediscono all'umanita' dolente
in fuga dalle guerre e dalla fame
di salvarsi la vita giungendo in Europa
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime ammassate sulla spiaggia
sono stati i governi europei
che rapinano ancora il sud del mondo
che finanziano e armano i fascisti
che riducono interi stati a lager
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime ammassate sulla spiaggia
sono stati i governi europei
che sempre di piu' tornano ad essere
regimi razzisti e schiavisti
complici stragisti delle mafie
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime incartate sulla spiaggia
3. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DI DONNE: ADDIO ALLE ARMI. NEL MONDO CON UNO SGUARDO FEMMINILE AMOREVOLE E IRRIDUCIBILE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo il seguente appello del 2 febbraio 2022]
Per un otto marzo memorabile facciamo parlare la lingua-ragione, la lingua madre, fonte della vita, contro le non-ragioni di tutte le guerre. Da anni scriviamo e ripetiamo che gli uomini "non sanno confliggere e fanno la guerra". Assistiamo in Ucraina a una guerra sanguinosa e temeraria. A farla non e' piu' il patriarcato come l'hanno conosciuto le nostre madri e le nostre nonne. Il mondo e' cambiato, grazie alle donne, ma non abbastanza: oggi il patriarcato non c'e' piu', ma gli e' subentrata la fratria, fatta di confraternite maschili che possono includere anche sorelle. La fratria fa la guerra e non ascolta la lingua-ragione, e popoli che parlano la stessa lingua si scannano col contributo delle armi di tutti i governi aderenti alla Nato. Diciamo basta all'invio di armi di qualsiasi tipo. Basta alla guerra per procura. Basta alla devastazione dell'Ucraina. Basta col nichilismo distruttivo che prende a bersaglio i corpi delle donne e dei loro figli in tutto il mondo. Basta coi vecchi potenti che mandano al macello giovani vite, in nome dell'identita', della "democrazia" e della sicurezza dei confini.
Noi non staremo nel coro degli uomini incolti e delle donne che li seguono e li imitano. E' tempo di dire addio alle armi, a tutte le armi e a tutte le guerre. In tempo di autentica pace si confligge con le armi della parola e l'intelligenza d'amore. E' tempo di gridare il nostro desiderio di vita e liberta'.
Liberta' dalla guerra, si', ma non solo: anche in luoghi apparentemente in pace, la fratria nella sua ricerca di nuovi orizzonti di profitto e nel suo disprezzo per la fonte della vita vuole cancellare tutte le differenze e rendere il mondo un deserto asessuato di surrogati e robot che sostituiscano la ricchezza delle relazioni di corpi sessuati. Noi che amiamo la vita diciamo no alla mercificazione dei corpi con le piu' sofisticate tecnologie. Poniamo fine alla pulsione mortifera dell'ultraliberismo.
Ci piace ricordare le parole che Rosa Luxemburg scrisse in una lettera dal carcere nel 1918:
C'e' ancora molto da vivere e tanto di grande da affrontare. Stiamo assistendo all'affondare del vecchio mondo, ogni giorno ne scompare un pezzo. E' un crollo gigantesco, e molti non se ne accorgono, pensano di essere ancora sulla terraferma.
Facciamo in modo che dal crollo del vecchio mondo, retto dai paradigmi della forza, del dominio, della violenza, nasca una nuova convivenza che abbia a fondamento l'attenzione, la cura, l'amore del vivente.
Diamo vita in questo 8 marzo 2023 a iniziative che vadano in questa direzione.
A Milano ne discutiamo sabato 11 marzo alle 11,00 in un'assemblea pubblica di donne alla Casa Rossa, v. Monte Lungo 2 (MM1 Turro).
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Per contatti: addioallearmi2023 at gmail.com
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Laura Minguzzi, Silvia Baratella, Cristina Gramolini, Stella Zaltieri Pirola, Lucia Giansiracusa, Daniela Dioguardi, Roberta Trucco, Daniela Danna, Paola Mammani, Flavia Franceschini, Marilena Zirotti, Danila Giardina, Rosi Castellese, Mariella Pasinati, Anna La Mattina, Agata Schiera, Fausta Ferruzza, Virginia Dessy, Daniela Musumeci, Anna De Filippi, Stefania Macaluso, Mimma Glorioso, Eliana Romano, Bice Grillo, Ida La Porta, Francesca Traina, Anna Marrone, Mimma Grillo, Luciana Tavernini, Pina Mandolfo, Nunziatina Spatafora, Maria Castiglioni, Giovanna Minardi, Rita Calabrese, Concetta Pizzurro, Giovanna Camertoni, Roberta Vannucci, Adele Longo, Katia Ricci, Anna Potito, Rosy Daniello, Isa Solimando, Franca Fortunato, Nadia Schavecher
4. REPETITA IUVANT. DALL'ONU, DAL PARTITO DEMOCRATICO STATUNITENSE UNANIME, DALL'INTERNO DELLO STESSO FBI TRE IMPORTANTI NOVITA' CHE POTREBBERO DECISIVAMENTE CONTRIBUIRE ALLA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Negli ultimi mesi sono avvenuti tre fatti nuovi di grande importanza che potrebbero contribuire decisivamente alla liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
Dapprima un dirimente pronunciamento della Commissione giuridica ad hoc dell'Onu che ha analizzato dettagliatamente la vicenda giudiziaria di Leonard Peltier, ha individuato ed esposto gli scandalosi abusi di cui e' stato vittima, ed ha concluso sostenendo la necessita' della sua liberazione.
Poi una risoluzione unanime del Comitato nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America (il partito del Presidente Biden) che dopo una completa disamina della vicenda di Leonard Peltier ha concluso chiedendo al Presidente di restituirgli la liberta' attraverso la concessione della grazia presidenziale.
Infine una intervista al prestigioso "Guardian" di un'agente emerita dell'Fbi che conferma una volta per tutte che l'Fbi ha brutalmente ed illecitamente perseguitato Leonard Peltier, facendone il capro espiatorio di una vera e propria feroce vendetta.
E valga il vero: Leonard Peltier fu condannato per delitti che non aveva commesso. L'Fbi fabbrico' "prove" false e "testimonianze" false per farlo condannare. La falsita' delle cosiddette "prove" e delle cosiddette "testimonianze" e' stata successivamente dimostrata definitivamente. Lo stesso Procuratore-capo che aveva sostenuto l'accusa al processo si rese conto successivamente che Leonard Peltier era stato condannato ingiustamente ed ha chiesto ripetutamente e pubblicamente alla Casa Bianca la concessione della grazia con cui porre rimedio - seppur tardivamente - alla gravissima ingiustizia di cui Leonard Peltier e' vittima ormai da 47 anni.
Nel corso di cinque decadi appelli per la liberazione di Leonard Peltier sono stati fatti da autorevolissime personalita', prestigiose associazioni umanitarie, rilevantissime istituzioni democratiche e milioni di persone di tutto il mondo.
Tra le innumerevoli personalita' ricordiamo almeno Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama e papa Francesco.
Tra le migliaia di associazioni, organizzazioni, movimenti ed esperienze della societa' civile segnaliamo particolarmente Amnesty International.
Tra le tantissime istituzioni annoveriamo ad esempio il Parlamento Europeo.
Dopo i piu' recenti pronunciamenti sopra richiamati e' ragionevole ritenere che ormai piu' nessun ostacolo o remora o pavidita' possa impedire al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier dopo 47 anni di ingiusta ed assurda detenzione.
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In calce alleghiamo una minima notizia biografica e una bibliografia essenziale su Leonard Peltier, e una proposta di lettera da inviare alla Casa Bianca.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 10 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
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Allegato primo: una minima notizia biografica su Leonard Peltier
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
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Allegato secondo: una minima notizia bibliografica su Leonard Peltier
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
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Allegato terzo: una proposta di lettera da inviare alla Casa Bianca
Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
*
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
6. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. LIBRI. NATASCIA TOSEL PRESENTA "APERTE LETTERE" DI ROSSANA ROSSANDA
[Dal sito "Le parole e le cose" (www.leparoleelecose.it) riprendiamo e diffondiamo]
Vi e' una frase, all'interno della vasta produzione filosofica di Deleuze e Guattari, divenuta particolarmente iconica - buona, per intenderci, per trasformarsi addirittura in inchiostro per tatuaggi. "Abbiamo scritto L'Anti-Edipo in due. Poiche' ciascuno di noi era parecchi, si trattava gia' di molta gente". Il pensiero, cosi' come la scrittura, rifugge ogni solipsismo; entrambi sono verbi che si declinano solamente al plurale chiedendo all'io che vi si avventura di spogliarsi del proprio presunto se' per incontrare l'altro (poco importa se quest'ultimo e' persona, parola, testo scritto, evento, concetto). Deleuze e Guattari, con buona pace di chi si aspettava qualcosa di meno vetusto da due sessantottini, hanno scritto quattro libri insieme scambiandosi delle lettere: l'epistola, dunque, come forma privilegiata dell'incontro, l'unica adatta ai tempi di una conversazione, di uno scambio che non e' mai scontro corpo a corpo ne' relazione fulminea che si consuma nell'immediato, bensi' cammino teso alla costruzione paziente di un "noi".
Un eccellente esempio di un pensiero affollato di incontri e di pronomi declinati alla prima persona plurale ci viene offerto oggi da Aperte lettere. Saggi critici e scritti giornalistici di Rossana Rossanda, pubblicato da Nottetempo con la curatela di Francesco De Cristofaro. Il volume raccoglie un'ampia quantita' di testi che spaziano dalla critica letteraria alla produzione pubblicistica, scritti da Rossanda nell'arco di quasi mezzo secolo, dal 1972 al 2018 - queste le date tra cui ci si muove nel libro seguendo un ordine che non e' e non potrebbe essere cronologico, e nemmeno propriamente contenutistico, quanto piuttosto legato ad una questione di ritmi e di velocita' di scrittura: a volte serrati, altre distesi, dall'adagio al vivace. Per onor di cronaca, va detto che in questa raccolta l'unica lettera aperta - nel senso letterale dell'espressione - e' quella rivolta all'editore Bompiani; si tratta, peraltro, del solo caso in cui l'autrice utilizza la propria penna e la propria voce deliberatamente come arma, strumento per difendersi dalle insinuazioni di presunti finanziamenti esterni ricevuti dal manifesto. Di fronte alle false accuse lanciate contro la creatura giornalistica che essa stessa aveva contribuito a fondare e che per decenni fu lo spazio di condivisione privilegiato delle sue idee, Rossanda si indigna, contrattacca, mette da parte il dialogo e parte armata per quella che doveva avere il sapore di una "guerriglia culturale".
Gli altri scritti, invece, sono lettere aperte in tutt'altro altro senso: pur non rispettando i cliche' dell'epistola, sono tentativi di confronto, un interloquire messo per iscritto, dove Rossanda mostra tutta l'apertura focale del suo sguardo critico, il quale si traduce in una riflessione costantemente "aperta all'altro da se', alla condivisione, all'agone civile, al futuro, alle emozioni", come scrive De Cristofaro nella postfazione (p. 268). Gli interlocutori di questo pensiero in movimento costituiscono una vera e propria folla: da Euripide all'amato "nemico" Franco Fortini, da Tolstoj a Mann, da Emily Dickinson a Simone de Beauvoir, da Antigone alla Monaca di Monza, dalla Medea di Christa Wolf a Fedra di Nadia Fusini. Cio' non significa che il dialogo sia sempre pacifico e senza polemiche, a volte lo stile si fa risentito (p. 275), lo sguardo vigile, il linguaggio intransigente, poiche' la bonta' fine a se' stessa - come scrive Rossanda a proposito del principe Myskin - non solo e' inutile, ma pure cristiana ortodossa.
La conversazione non serve a compiacere l'altro, ne' a convincerlo a firmare un'intesa totale; e' piuttosto un cammino che si continua a percorrere finche' non si giunge almeno provvisoriamente ad un luogo d'incontro. Cio' che Rossanda sembra chiedere alla sua schiera di interlocutori e', infatti, se vi e' almeno un punto in cui, sia pure per qualche istante, si possa dire "noi" dismettendo i panni scomodi dell'io. I "noi" di questo testo potrebbero assumere contorni molteplici; proveremo a delinearne tre, quelli che sembrano a chi scrive i piu' tangibili. Noi intellettuali. Noi comunisti. Noi donne: categorie in cui Rossanda si seppe riconoscere senza per questo rimanere mai cieca di fronte ai loro limiti.
Noi intellettuali, innanzitutto, di cui Rossanda da' un ritratto vivacissimo nel saggio intitolato Letture di mezza estate. Gli intellettuali sono quelli che leggono per lavoro, a volte con sussulto (come quando tocca apprendere le proposte di svolta per l'autunno dall'editoriale di Scalfari su Repubblica), altre con pazienza (se si tratta, ad esempio, di raccapezzarsi dentro il rapporto sull'occupazione nei paesi dell'OCSE). Sono, ancora, quelli che leggono a tempo imposto, ossia per il dovere di commentare, scrivere, recensire (a tal proposito afferma Rossanda, dando non poco sollievo a chi qui scrive: "Tutti, editori e autori, sono persuasi che e' la recensione che spinge il libro. Ma quando mai?", p. 82). Infine, pero', gli intellettuali sono soprattutto quelli che sanno leggere fuori tempo: per piacere, con liberta', in modo sfrenato e anche scorretto, da ignoranti e ladri. Al diavolo, dunque, l'idea romantica dell'intellettuale che sa riflettere la Storia, quella con la esse maiuscola: molto piu' comune e', invece, sentirsi fuori tempo, capaci al massimo di sviluppare una maniera propria di "subire il mondo o esiliarsene", di "reagire alla storia" (p. 33).
Emily Dickinson e' stata un modello (ne' femminile ne' femminista - ribadira' piu' volte Rossanda) di intellettuale che ha saputo subire il mondo, convincendosi, pero', di riuscire a capire il meccanismo di quel rifiuto. "Non inganniamoci: quando scrive 'Questa e' la mia lettera al mondo che non ha mai scritto a me', non e' una fanciulla afflitta perche' non riceve posta, e' un fiero cervello che da' al mondo il voto, insufficiente" (p. 33). Diverso e' il caso degli intellettuali che scelgono l'altra via, quella dell'esilio, che non e' altro che un preteso distacco dal mondo, dalla storia, dagli eventi: "un'estraneita' critica" (p. 172), un tentativo di non farsi intaccare per rimanere "testimoni incorrotti". Ne sono un buon esempio Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre - a cui sono dedicati, all'interno di questa raccolta, una manciata di articoli: le due figure non vengono sovrapposte, ma fatte risuonare l'una nell'altro. Da un lato, la consapevolezza e la compostezza di Simone che "sa di non aver capito ne' tutto ne' a tempo, ma nessuna autocritica vera emerge dalle sue parole" (p. 145). E' cosciente del limite del suo sguardo ma fiera di aver fatto della scrittura una vita o, il che e' lo stesso, della vita una scrittura. Tutto il resto (Sessantotto e femminismo inclusi) e' guardato a volte con qualche simpatia, ma sempre con distacco. Dall'altro lato, invece, Sartre sembra essere stato maggiormente toccato dagli eventi, dalla guerra prima e dal maggio francese poi, dal rapporto complicato con il PCF (Parti Communiste Français) e da una certa urgenza di posizionarsi a livello politico. Cio' che accomuna entrambi, Sartre e De Beauvoir, e' la coscienza di essere intellettuali e per questo privilegiati, ma di non vergognarsene. Sartre, pero', vi aggiunge una persuasione (qualcosa con cui la stessa Rossanda sembra aver dovuto fare i conti in piu' d'un'occasione): "Il debito d'un intellettuale verso i diseredati e' irriscattabile" (p. 171), percio' quello degli intellettuali e' un impegno senza fine e senza sosta, un lavoro che si conduce senza lamento, poiche' - come ebbe modo di rispondere Sartre a Camus - gettare in faccia la nostra stanchezza ad una massa di lavoratori sfruttati sarebbe quantomeno grottesco. Il privilegio intellettuale ha un costo, e lo si paga sempre.
Noi comunisti: categoria oggi quanto mai bistrattata, ma sentita ed esperita dall'autrice con una profondita' e un acume non comuni. Vi e' in Rossanda un attaccamento al comunismo come politica che non puzza di stantio, nemmeno a rileggerli ora quegli articoli (Di morte naturale, La scrittura e la vita) in cui scrive ai compagni di fare attenzione, ché il comunismo non e' e non puo' essere solo antifascismo: questo andava bene al massimo nel '43, quando si dovette scegliere, impreparati, se andare a Salo' o salire sulle montagne. Ma oggi l'eroismo antifascista ha perso la propria ragion d'essere e, se e' solo questo che il comunismo sa dare, morira' di morte naturale, come accaduto al giornale Les lettres françaises, per anni strumento del PCF e poi caduto vittima non - come si vorrebbe far credere - della concentrazione monopolistica della stampa, bensi' di un'utilita' ormai sciupata. Rossanda non si arrendera' mai a questo appiattimento del comunismo alla Resistenza antifascista; scrivera', infatti, che i primi intellettuali antifascisti del dopoguerra non hanno saputo e potuto dirci molto. Meglio rivolgere lo sguardo altrove, al centro Europa o agli Stati Uniti, come hanno fatto quelli che l'autrice definisce affettuosamente i "miei" tre: Calvino, Fortini, Pasolini. Attraverso di loro, il comunismo diviene chiave interpretativa, griglia attraverso cui "l'avvenuto diventava comprensibile, l'orrore trovava una ragione, la necessita' di non considerarne divelte le radici, anche" (p. 163). Il comunismo equivale a far respirare la categoria del politico.
Cio' non ha mai significato per Rossanda avere una fede cieca ne' verso il partito ne' verso l'ideologia: con una lucidita' che impressiona, scrivera' senza mezzi termini: "Grazie, no, io non sono di quelli (e qualche compagno me lo rimprovera) che sente l'incoercibile bisogno di una visione marxista della formazione delle galassie, del funzionamento del pancreas, di tutta la mia vita e di tutta la mia morte. Non penso neppure che il marxismo sia una concezione del mondo" (p. 194). Infatti, con la stessa tagliente ironia, proporra' di mandare al macero tutto cio' che Marx ha scritto sull'arte: non abbiamo bisogno di categorie datate per interpretare il presente. Non e' di questo che si tratta: essere comunisti per Rossanda significa credere nella possibilita' del cambiamento e non e' nemmeno detto che quest'ultimo sia la rivoluzione. Per questo scrive all'amico Gabriel Garcia Marquez, a proposito della sua Cronaca di una morte annunciata: lo ringrazia per aver scritto un testo che non e' affatto consolatorio per chi, come lei, ha speso la vita per la rivoluzione, ma - egli ha ragione - ora tocca trovare il coraggio di non tacere di fronte ai suoi esiti. Al contrario, si arrabbia Rossanda contro l'impoliticita' di Elsa Morante e della sua Storia che ha la pretesa di essere universale. Il tono qui non e' certo conciliante, ma e' chiaro che non e' con Morante che l'autrice intende dialogare, quanto piuttosto con i compagni che hanno preso l'abbaglio di considerare La storia il piu' grande romanzo del secolo. Che ce ne facciamo, noi comunisti, di un mondo di umiliati ed offesi per cui non c'e' riscatto possibile, di una storia gia' divisa tra chi la fa e chi la subisce, che non ammette redenzione? No, non e' questo il comunismo per Rossanda: non e' "vendere disperazione" - giacche', al limite, sarebbe meglio o quantomeno piu' utile "vendere patate" (p. 196); il comunismo e' gridare al mondo che almeno "battersi e' possibile" (p. 195).
Noi donne. Su questo terreno si consuma l'interloquire appassionato dell'autrice con il femminismo. A detta di chi scrive e' questo, forse, il "noi" piu' avvincente, poiche' e' quello in cui Rossanda fatica di piu', lei per prima, ad addentrarsi. Dal rifiuto di considerare la Dickinson emblema del femminismo (era un intellettuale che parlava agli uomini), ai testi sull'amore inquietante e sull'Antigone, fino agli scritti raccolti nella terza parte del libro, intitolata Femminismo critico: il tema della donna e della sua emancipazione ricorre in tutta la raccolta, a volte come analisi di personaggi letterari, altre come critica a letture femministe che Rossanda giudica piatte e - ritorna qui il punto focale del suo pensiero - impolitiche. Se la prende con quella critica, certo radicale, alla non neutralita' e arbitrarieta' del "virilismo come sistema generale di ruoli, poteri, cultura e comunicazione" (p. 126): la critica e' lecita e quantomai necessaria, ma e' l'alternativa che manca. Non vale, secondo l'autrice, rifugiarsi fuori dal mondo, in una sorta di "societa' delle estranee" come quella proposta da Virginia Woolf ne Le tre ghinee. Che tipo di emancipazione e' quella che abbiamo in mente se ci porta a stare fuori dalla storia? E poi, anche volendo, non sarebbe una soluzione possibile poiche' siamo gia' avvolte fino al collo "nell'organicita' del sistema dei rapporti sociali" (p. 135). Continuare a posporre il nostro ingresso nella storia non e' un'opzione o, se lo e', ci condanna all'essenza di soggetti impolitici e ad una falsa alternativa tra un'emancipazione a' la Virginia Woolf (ossia, a vivere furibonde lanciando proiettili dalla finestra contro ogni maschio che si avvicina) e un ritorno a casa (in una "visione merlettistica dell'ambiente", p. 127), nel privato, nel dolore e nel silenzio.
Per Rossanda, dunque, il femminismo deve evitare il rischio di scivolamento in una disintegrazione dei rapporti e in una frantumazione di quel gesto che essa considerava al cuore di ogni politica: associarsi, diventare collettivita', farsi - ancora una volta - noi. Perche', ci chiede, anziche' considerare Antigone estranea, una non-sorella a causa della sua adesione ad un imperativo categorico neutro e non sessuato, non la ribaltiamo nell'immagine di una ribellione forte, etica, contro le leggi della polis? Antigone e' quell'occhio - che Sofocle ha voluto fortemente femminile - capace di leggere oltre la mera fattualita' del reale e di agire senza dubbio con responsabilita', ma quella verso un mondo altro, possibile, da costruire. C'e' in questo richiamo tutta la potenza di un pensiero - quello di Rossanda - che ha saputo incontrare e far incontrare la "sua" folla di vite, diverse ma non per questo altre: intellettuale, comunista, donna, sempre "fuori tempo" perche' - come Antigone - ha saputo guardare la storicita' del reale avendo gia' negli occhi il possibile. Le sue Aperte lettere sono una boccata d'aria per chiunque abbia voglia di tirar fuori dagli armadi la categoria del politico e provare a darle una lucidata: possibile che, una volta messa ad arieggiare, possa ancora tornarci utile?
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 59 del 28 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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Numero 59 del 28 febbraio 2023
In questo numero:
1. Ogni governo che fa la guerra
2. Le vittime incartate sulla spiaggia
3. Un appello di donne: Addio alle armi. Nel mondo con uno sguardo femminile amorevole e irriducibile
4. Dall'Onu, dal partito democratico statunitense unanime, dall'interno dello stesso Fbi tre importanti novita' che potrebbero decisivamente contribuire alla liberazione di Leonard Peltier
5. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
6. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
7. Alcuni riferimenti utili
8. Ripetiamo ancora una volta...
9. Tre tesi
10. Natascia Tosel presenta "Aperte lettere" di Rossana Rossanda
1. L'ORA. OGNI GOVERNO CHE FA LA GUERRA
Ogni governo che fa la guerra
e' diventato gia' una dittatura
poiche' comanda di uccidere e morire
mentre l'unica sua legittima funzione
e' difendere tutte le vite.
Ogni persona che partecipa a una guerra
e' divenuto gia' un assassino
poiche' la guerra di questo consiste
uccidere gli esseri umani.
Ogni arma che viene prodotta
il suo scopo e' ammazzare qualcuno
ogni arma a questo solo serve
sterminare gli esseri umani.
Abolire le guerre gli eserciti le armi
e' la piu' urgente necessita'
come il pane come l'acqua come l'aria
e' il primo diritto e il primo dovere
di tutti gli esseri umani.
2. L'ORA. LE VITTIME INCARTATE SULLA SPIAGGIA
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime incartate sulla spiaggia
sono stati i governi europei
che impediscono all'umanita' dolente
in fuga dalle guerre e dalla fame
di salvarsi la vita giungendo in Europa
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime ammassate sulla spiaggia
sono stati i governi europei
che rapinano ancora il sud del mondo
che finanziano e armano i fascisti
che riducono interi stati a lager
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime ammassate sulla spiaggia
sono stati i governi europei
che sempre di piu' tornano ad essere
regimi razzisti e schiavisti
complici stragisti delle mafie
Lo sanno tutti chi e' che le ha affogate
le vittime incartate sulla spiaggia
3. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DI DONNE: ADDIO ALLE ARMI. NEL MONDO CON UNO SGUARDO FEMMINILE AMOREVOLE E IRRIDUCIBILE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo il seguente appello del 2 febbraio 2022]
Per un otto marzo memorabile facciamo parlare la lingua-ragione, la lingua madre, fonte della vita, contro le non-ragioni di tutte le guerre. Da anni scriviamo e ripetiamo che gli uomini "non sanno confliggere e fanno la guerra". Assistiamo in Ucraina a una guerra sanguinosa e temeraria. A farla non e' piu' il patriarcato come l'hanno conosciuto le nostre madri e le nostre nonne. Il mondo e' cambiato, grazie alle donne, ma non abbastanza: oggi il patriarcato non c'e' piu', ma gli e' subentrata la fratria, fatta di confraternite maschili che possono includere anche sorelle. La fratria fa la guerra e non ascolta la lingua-ragione, e popoli che parlano la stessa lingua si scannano col contributo delle armi di tutti i governi aderenti alla Nato. Diciamo basta all'invio di armi di qualsiasi tipo. Basta alla guerra per procura. Basta alla devastazione dell'Ucraina. Basta col nichilismo distruttivo che prende a bersaglio i corpi delle donne e dei loro figli in tutto il mondo. Basta coi vecchi potenti che mandano al macello giovani vite, in nome dell'identita', della "democrazia" e della sicurezza dei confini.
Noi non staremo nel coro degli uomini incolti e delle donne che li seguono e li imitano. E' tempo di dire addio alle armi, a tutte le armi e a tutte le guerre. In tempo di autentica pace si confligge con le armi della parola e l'intelligenza d'amore. E' tempo di gridare il nostro desiderio di vita e liberta'.
Liberta' dalla guerra, si', ma non solo: anche in luoghi apparentemente in pace, la fratria nella sua ricerca di nuovi orizzonti di profitto e nel suo disprezzo per la fonte della vita vuole cancellare tutte le differenze e rendere il mondo un deserto asessuato di surrogati e robot che sostituiscano la ricchezza delle relazioni di corpi sessuati. Noi che amiamo la vita diciamo no alla mercificazione dei corpi con le piu' sofisticate tecnologie. Poniamo fine alla pulsione mortifera dell'ultraliberismo.
Ci piace ricordare le parole che Rosa Luxemburg scrisse in una lettera dal carcere nel 1918:
C'e' ancora molto da vivere e tanto di grande da affrontare. Stiamo assistendo all'affondare del vecchio mondo, ogni giorno ne scompare un pezzo. E' un crollo gigantesco, e molti non se ne accorgono, pensano di essere ancora sulla terraferma.
Facciamo in modo che dal crollo del vecchio mondo, retto dai paradigmi della forza, del dominio, della violenza, nasca una nuova convivenza che abbia a fondamento l'attenzione, la cura, l'amore del vivente.
Diamo vita in questo 8 marzo 2023 a iniziative che vadano in questa direzione.
A Milano ne discutiamo sabato 11 marzo alle 11,00 in un'assemblea pubblica di donne alla Casa Rossa, v. Monte Lungo 2 (MM1 Turro).
*
Per contatti: addioallearmi2023 at gmail.com
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Laura Minguzzi, Silvia Baratella, Cristina Gramolini, Stella Zaltieri Pirola, Lucia Giansiracusa, Daniela Dioguardi, Roberta Trucco, Daniela Danna, Paola Mammani, Flavia Franceschini, Marilena Zirotti, Danila Giardina, Rosi Castellese, Mariella Pasinati, Anna La Mattina, Agata Schiera, Fausta Ferruzza, Virginia Dessy, Daniela Musumeci, Anna De Filippi, Stefania Macaluso, Mimma Glorioso, Eliana Romano, Bice Grillo, Ida La Porta, Francesca Traina, Anna Marrone, Mimma Grillo, Luciana Tavernini, Pina Mandolfo, Nunziatina Spatafora, Maria Castiglioni, Giovanna Minardi, Rita Calabrese, Concetta Pizzurro, Giovanna Camertoni, Roberta Vannucci, Adele Longo, Katia Ricci, Anna Potito, Rosy Daniello, Isa Solimando, Franca Fortunato, Nadia Schavecher
4. REPETITA IUVANT. DALL'ONU, DAL PARTITO DEMOCRATICO STATUNITENSE UNANIME, DALL'INTERNO DELLO STESSO FBI TRE IMPORTANTI NOVITA' CHE POTREBBERO DECISIVAMENTE CONTRIBUIRE ALLA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER
Negli ultimi mesi sono avvenuti tre fatti nuovi di grande importanza che potrebbero contribuire decisivamente alla liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
Dapprima un dirimente pronunciamento della Commissione giuridica ad hoc dell'Onu che ha analizzato dettagliatamente la vicenda giudiziaria di Leonard Peltier, ha individuato ed esposto gli scandalosi abusi di cui e' stato vittima, ed ha concluso sostenendo la necessita' della sua liberazione.
Poi una risoluzione unanime del Comitato nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America (il partito del Presidente Biden) che dopo una completa disamina della vicenda di Leonard Peltier ha concluso chiedendo al Presidente di restituirgli la liberta' attraverso la concessione della grazia presidenziale.
Infine una intervista al prestigioso "Guardian" di un'agente emerita dell'Fbi che conferma una volta per tutte che l'Fbi ha brutalmente ed illecitamente perseguitato Leonard Peltier, facendone il capro espiatorio di una vera e propria feroce vendetta.
E valga il vero: Leonard Peltier fu condannato per delitti che non aveva commesso. L'Fbi fabbrico' "prove" false e "testimonianze" false per farlo condannare. La falsita' delle cosiddette "prove" e delle cosiddette "testimonianze" e' stata successivamente dimostrata definitivamente. Lo stesso Procuratore-capo che aveva sostenuto l'accusa al processo si rese conto successivamente che Leonard Peltier era stato condannato ingiustamente ed ha chiesto ripetutamente e pubblicamente alla Casa Bianca la concessione della grazia con cui porre rimedio - seppur tardivamente - alla gravissima ingiustizia di cui Leonard Peltier e' vittima ormai da 47 anni.
Nel corso di cinque decadi appelli per la liberazione di Leonard Peltier sono stati fatti da autorevolissime personalita', prestigiose associazioni umanitarie, rilevantissime istituzioni democratiche e milioni di persone di tutto il mondo.
Tra le innumerevoli personalita' ricordiamo almeno Nelson Mandela e madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama e papa Francesco.
Tra le migliaia di associazioni, organizzazioni, movimenti ed esperienze della societa' civile segnaliamo particolarmente Amnesty International.
Tra le tantissime istituzioni annoveriamo ad esempio il Parlamento Europeo.
Dopo i piu' recenti pronunciamenti sopra richiamati e' ragionevole ritenere che ormai piu' nessun ostacolo o remora o pavidita' possa impedire al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier dopo 47 anni di ingiusta ed assurda detenzione.
*
In calce alleghiamo una minima notizia biografica e una bibliografia essenziale su Leonard Peltier, e una proposta di lettera da inviare alla Casa Bianca.
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 10 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
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Allegato primo: una minima notizia biografica su Leonard Peltier
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco) nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
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Allegato secondo: una minima notizia bibliografica su Leonard Peltier
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
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Allegato terzo: una proposta di lettera da inviare alla Casa Bianca
Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
5. REPETITA IUVANT. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI
Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.
6. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE
Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it
7. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
8. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
9. REPETITA IUVANT. TRE TESI
La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
10. LIBRI. NATASCIA TOSEL PRESENTA "APERTE LETTERE" DI ROSSANA ROSSANDA
[Dal sito "Le parole e le cose" (www.leparoleelecose.it) riprendiamo e diffondiamo]
Vi e' una frase, all'interno della vasta produzione filosofica di Deleuze e Guattari, divenuta particolarmente iconica - buona, per intenderci, per trasformarsi addirittura in inchiostro per tatuaggi. "Abbiamo scritto L'Anti-Edipo in due. Poiche' ciascuno di noi era parecchi, si trattava gia' di molta gente". Il pensiero, cosi' come la scrittura, rifugge ogni solipsismo; entrambi sono verbi che si declinano solamente al plurale chiedendo all'io che vi si avventura di spogliarsi del proprio presunto se' per incontrare l'altro (poco importa se quest'ultimo e' persona, parola, testo scritto, evento, concetto). Deleuze e Guattari, con buona pace di chi si aspettava qualcosa di meno vetusto da due sessantottini, hanno scritto quattro libri insieme scambiandosi delle lettere: l'epistola, dunque, come forma privilegiata dell'incontro, l'unica adatta ai tempi di una conversazione, di uno scambio che non e' mai scontro corpo a corpo ne' relazione fulminea che si consuma nell'immediato, bensi' cammino teso alla costruzione paziente di un "noi".
Un eccellente esempio di un pensiero affollato di incontri e di pronomi declinati alla prima persona plurale ci viene offerto oggi da Aperte lettere. Saggi critici e scritti giornalistici di Rossana Rossanda, pubblicato da Nottetempo con la curatela di Francesco De Cristofaro. Il volume raccoglie un'ampia quantita' di testi che spaziano dalla critica letteraria alla produzione pubblicistica, scritti da Rossanda nell'arco di quasi mezzo secolo, dal 1972 al 2018 - queste le date tra cui ci si muove nel libro seguendo un ordine che non e' e non potrebbe essere cronologico, e nemmeno propriamente contenutistico, quanto piuttosto legato ad una questione di ritmi e di velocita' di scrittura: a volte serrati, altre distesi, dall'adagio al vivace. Per onor di cronaca, va detto che in questa raccolta l'unica lettera aperta - nel senso letterale dell'espressione - e' quella rivolta all'editore Bompiani; si tratta, peraltro, del solo caso in cui l'autrice utilizza la propria penna e la propria voce deliberatamente come arma, strumento per difendersi dalle insinuazioni di presunti finanziamenti esterni ricevuti dal manifesto. Di fronte alle false accuse lanciate contro la creatura giornalistica che essa stessa aveva contribuito a fondare e che per decenni fu lo spazio di condivisione privilegiato delle sue idee, Rossanda si indigna, contrattacca, mette da parte il dialogo e parte armata per quella che doveva avere il sapore di una "guerriglia culturale".
Gli altri scritti, invece, sono lettere aperte in tutt'altro altro senso: pur non rispettando i cliche' dell'epistola, sono tentativi di confronto, un interloquire messo per iscritto, dove Rossanda mostra tutta l'apertura focale del suo sguardo critico, il quale si traduce in una riflessione costantemente "aperta all'altro da se', alla condivisione, all'agone civile, al futuro, alle emozioni", come scrive De Cristofaro nella postfazione (p. 268). Gli interlocutori di questo pensiero in movimento costituiscono una vera e propria folla: da Euripide all'amato "nemico" Franco Fortini, da Tolstoj a Mann, da Emily Dickinson a Simone de Beauvoir, da Antigone alla Monaca di Monza, dalla Medea di Christa Wolf a Fedra di Nadia Fusini. Cio' non significa che il dialogo sia sempre pacifico e senza polemiche, a volte lo stile si fa risentito (p. 275), lo sguardo vigile, il linguaggio intransigente, poiche' la bonta' fine a se' stessa - come scrive Rossanda a proposito del principe Myskin - non solo e' inutile, ma pure cristiana ortodossa.
La conversazione non serve a compiacere l'altro, ne' a convincerlo a firmare un'intesa totale; e' piuttosto un cammino che si continua a percorrere finche' non si giunge almeno provvisoriamente ad un luogo d'incontro. Cio' che Rossanda sembra chiedere alla sua schiera di interlocutori e', infatti, se vi e' almeno un punto in cui, sia pure per qualche istante, si possa dire "noi" dismettendo i panni scomodi dell'io. I "noi" di questo testo potrebbero assumere contorni molteplici; proveremo a delinearne tre, quelli che sembrano a chi scrive i piu' tangibili. Noi intellettuali. Noi comunisti. Noi donne: categorie in cui Rossanda si seppe riconoscere senza per questo rimanere mai cieca di fronte ai loro limiti.
Noi intellettuali, innanzitutto, di cui Rossanda da' un ritratto vivacissimo nel saggio intitolato Letture di mezza estate. Gli intellettuali sono quelli che leggono per lavoro, a volte con sussulto (come quando tocca apprendere le proposte di svolta per l'autunno dall'editoriale di Scalfari su Repubblica), altre con pazienza (se si tratta, ad esempio, di raccapezzarsi dentro il rapporto sull'occupazione nei paesi dell'OCSE). Sono, ancora, quelli che leggono a tempo imposto, ossia per il dovere di commentare, scrivere, recensire (a tal proposito afferma Rossanda, dando non poco sollievo a chi qui scrive: "Tutti, editori e autori, sono persuasi che e' la recensione che spinge il libro. Ma quando mai?", p. 82). Infine, pero', gli intellettuali sono soprattutto quelli che sanno leggere fuori tempo: per piacere, con liberta', in modo sfrenato e anche scorretto, da ignoranti e ladri. Al diavolo, dunque, l'idea romantica dell'intellettuale che sa riflettere la Storia, quella con la esse maiuscola: molto piu' comune e', invece, sentirsi fuori tempo, capaci al massimo di sviluppare una maniera propria di "subire il mondo o esiliarsene", di "reagire alla storia" (p. 33).
Emily Dickinson e' stata un modello (ne' femminile ne' femminista - ribadira' piu' volte Rossanda) di intellettuale che ha saputo subire il mondo, convincendosi, pero', di riuscire a capire il meccanismo di quel rifiuto. "Non inganniamoci: quando scrive 'Questa e' la mia lettera al mondo che non ha mai scritto a me', non e' una fanciulla afflitta perche' non riceve posta, e' un fiero cervello che da' al mondo il voto, insufficiente" (p. 33). Diverso e' il caso degli intellettuali che scelgono l'altra via, quella dell'esilio, che non e' altro che un preteso distacco dal mondo, dalla storia, dagli eventi: "un'estraneita' critica" (p. 172), un tentativo di non farsi intaccare per rimanere "testimoni incorrotti". Ne sono un buon esempio Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre - a cui sono dedicati, all'interno di questa raccolta, una manciata di articoli: le due figure non vengono sovrapposte, ma fatte risuonare l'una nell'altro. Da un lato, la consapevolezza e la compostezza di Simone che "sa di non aver capito ne' tutto ne' a tempo, ma nessuna autocritica vera emerge dalle sue parole" (p. 145). E' cosciente del limite del suo sguardo ma fiera di aver fatto della scrittura una vita o, il che e' lo stesso, della vita una scrittura. Tutto il resto (Sessantotto e femminismo inclusi) e' guardato a volte con qualche simpatia, ma sempre con distacco. Dall'altro lato, invece, Sartre sembra essere stato maggiormente toccato dagli eventi, dalla guerra prima e dal maggio francese poi, dal rapporto complicato con il PCF (Parti Communiste Français) e da una certa urgenza di posizionarsi a livello politico. Cio' che accomuna entrambi, Sartre e De Beauvoir, e' la coscienza di essere intellettuali e per questo privilegiati, ma di non vergognarsene. Sartre, pero', vi aggiunge una persuasione (qualcosa con cui la stessa Rossanda sembra aver dovuto fare i conti in piu' d'un'occasione): "Il debito d'un intellettuale verso i diseredati e' irriscattabile" (p. 171), percio' quello degli intellettuali e' un impegno senza fine e senza sosta, un lavoro che si conduce senza lamento, poiche' - come ebbe modo di rispondere Sartre a Camus - gettare in faccia la nostra stanchezza ad una massa di lavoratori sfruttati sarebbe quantomeno grottesco. Il privilegio intellettuale ha un costo, e lo si paga sempre.
Noi comunisti: categoria oggi quanto mai bistrattata, ma sentita ed esperita dall'autrice con una profondita' e un acume non comuni. Vi e' in Rossanda un attaccamento al comunismo come politica che non puzza di stantio, nemmeno a rileggerli ora quegli articoli (Di morte naturale, La scrittura e la vita) in cui scrive ai compagni di fare attenzione, ché il comunismo non e' e non puo' essere solo antifascismo: questo andava bene al massimo nel '43, quando si dovette scegliere, impreparati, se andare a Salo' o salire sulle montagne. Ma oggi l'eroismo antifascista ha perso la propria ragion d'essere e, se e' solo questo che il comunismo sa dare, morira' di morte naturale, come accaduto al giornale Les lettres françaises, per anni strumento del PCF e poi caduto vittima non - come si vorrebbe far credere - della concentrazione monopolistica della stampa, bensi' di un'utilita' ormai sciupata. Rossanda non si arrendera' mai a questo appiattimento del comunismo alla Resistenza antifascista; scrivera', infatti, che i primi intellettuali antifascisti del dopoguerra non hanno saputo e potuto dirci molto. Meglio rivolgere lo sguardo altrove, al centro Europa o agli Stati Uniti, come hanno fatto quelli che l'autrice definisce affettuosamente i "miei" tre: Calvino, Fortini, Pasolini. Attraverso di loro, il comunismo diviene chiave interpretativa, griglia attraverso cui "l'avvenuto diventava comprensibile, l'orrore trovava una ragione, la necessita' di non considerarne divelte le radici, anche" (p. 163). Il comunismo equivale a far respirare la categoria del politico.
Cio' non ha mai significato per Rossanda avere una fede cieca ne' verso il partito ne' verso l'ideologia: con una lucidita' che impressiona, scrivera' senza mezzi termini: "Grazie, no, io non sono di quelli (e qualche compagno me lo rimprovera) che sente l'incoercibile bisogno di una visione marxista della formazione delle galassie, del funzionamento del pancreas, di tutta la mia vita e di tutta la mia morte. Non penso neppure che il marxismo sia una concezione del mondo" (p. 194). Infatti, con la stessa tagliente ironia, proporra' di mandare al macero tutto cio' che Marx ha scritto sull'arte: non abbiamo bisogno di categorie datate per interpretare il presente. Non e' di questo che si tratta: essere comunisti per Rossanda significa credere nella possibilita' del cambiamento e non e' nemmeno detto che quest'ultimo sia la rivoluzione. Per questo scrive all'amico Gabriel Garcia Marquez, a proposito della sua Cronaca di una morte annunciata: lo ringrazia per aver scritto un testo che non e' affatto consolatorio per chi, come lei, ha speso la vita per la rivoluzione, ma - egli ha ragione - ora tocca trovare il coraggio di non tacere di fronte ai suoi esiti. Al contrario, si arrabbia Rossanda contro l'impoliticita' di Elsa Morante e della sua Storia che ha la pretesa di essere universale. Il tono qui non e' certo conciliante, ma e' chiaro che non e' con Morante che l'autrice intende dialogare, quanto piuttosto con i compagni che hanno preso l'abbaglio di considerare La storia il piu' grande romanzo del secolo. Che ce ne facciamo, noi comunisti, di un mondo di umiliati ed offesi per cui non c'e' riscatto possibile, di una storia gia' divisa tra chi la fa e chi la subisce, che non ammette redenzione? No, non e' questo il comunismo per Rossanda: non e' "vendere disperazione" - giacche', al limite, sarebbe meglio o quantomeno piu' utile "vendere patate" (p. 196); il comunismo e' gridare al mondo che almeno "battersi e' possibile" (p. 195).
Noi donne. Su questo terreno si consuma l'interloquire appassionato dell'autrice con il femminismo. A detta di chi scrive e' questo, forse, il "noi" piu' avvincente, poiche' e' quello in cui Rossanda fatica di piu', lei per prima, ad addentrarsi. Dal rifiuto di considerare la Dickinson emblema del femminismo (era un intellettuale che parlava agli uomini), ai testi sull'amore inquietante e sull'Antigone, fino agli scritti raccolti nella terza parte del libro, intitolata Femminismo critico: il tema della donna e della sua emancipazione ricorre in tutta la raccolta, a volte come analisi di personaggi letterari, altre come critica a letture femministe che Rossanda giudica piatte e - ritorna qui il punto focale del suo pensiero - impolitiche. Se la prende con quella critica, certo radicale, alla non neutralita' e arbitrarieta' del "virilismo come sistema generale di ruoli, poteri, cultura e comunicazione" (p. 126): la critica e' lecita e quantomai necessaria, ma e' l'alternativa che manca. Non vale, secondo l'autrice, rifugiarsi fuori dal mondo, in una sorta di "societa' delle estranee" come quella proposta da Virginia Woolf ne Le tre ghinee. Che tipo di emancipazione e' quella che abbiamo in mente se ci porta a stare fuori dalla storia? E poi, anche volendo, non sarebbe una soluzione possibile poiche' siamo gia' avvolte fino al collo "nell'organicita' del sistema dei rapporti sociali" (p. 135). Continuare a posporre il nostro ingresso nella storia non e' un'opzione o, se lo e', ci condanna all'essenza di soggetti impolitici e ad una falsa alternativa tra un'emancipazione a' la Virginia Woolf (ossia, a vivere furibonde lanciando proiettili dalla finestra contro ogni maschio che si avvicina) e un ritorno a casa (in una "visione merlettistica dell'ambiente", p. 127), nel privato, nel dolore e nel silenzio.
Per Rossanda, dunque, il femminismo deve evitare il rischio di scivolamento in una disintegrazione dei rapporti e in una frantumazione di quel gesto che essa considerava al cuore di ogni politica: associarsi, diventare collettivita', farsi - ancora una volta - noi. Perche', ci chiede, anziche' considerare Antigone estranea, una non-sorella a causa della sua adesione ad un imperativo categorico neutro e non sessuato, non la ribaltiamo nell'immagine di una ribellione forte, etica, contro le leggi della polis? Antigone e' quell'occhio - che Sofocle ha voluto fortemente femminile - capace di leggere oltre la mera fattualita' del reale e di agire senza dubbio con responsabilita', ma quella verso un mondo altro, possibile, da costruire. C'e' in questo richiamo tutta la potenza di un pensiero - quello di Rossanda - che ha saputo incontrare e far incontrare la "sua" folla di vite, diverse ma non per questo altre: intellettuale, comunista, donna, sempre "fuori tempo" perche' - come Antigone - ha saputo guardare la storicita' del reale avendo gia' negli occhi il possibile. Le sue Aperte lettere sono una boccata d'aria per chiunque abbia voglia di tirar fuori dagli armadi la categoria del politico e provare a darle una lucidata: possibile che, una volta messa ad arieggiare, possa ancora tornarci utile?
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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 59 del 28 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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