[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 34



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 34 del 3 febbraio 2023

In questo numero:
1. Salvare le vite: e' possibile solo con la pace, il disarmo, la smilitarizzazione, la scelta concreta e coerente della nonviolenza
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Tre tesi
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Farian Sabahi: Oltre 76 uccisi e lavoro a rischio: repressi dentro e fuori le piazze
11. Farian Sabahi: Cantare la resistenza in Iran, le donne occupano le piazze
12. Farian Sabahi: Tra divieti e corruzione, gli iraniani scelgono le piazze
13. Farian Sabahi: In Iran si moltiplicano le citta' in rivolta. E i morti: 31
14. Farian Sabahi: In piazza per Mahsa Amini, 5 morti nel Kurdistan iraniano
15. Farian Sabahi: Iran, morta per il velo. Vittima di un regime che odia le donne

1. L'ORA. SALVARE LE VITE: E' POSSIBILE SOLO CON LA PACE, IL DISARMO, LA SMILITARIZZAZIONE, LA SCELTA CONCRETA E COERENTE DELLA NONVIOLENZA

Salvare le vite e' il primo dovere.
Opporsi a tutte le uccisioni e' il primo diritto.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.
Sconfiggere il male facendo il bene.
Sconfiggere la violenza con la nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.
Mitakuye oyasin.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising  #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di  scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

4. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

7. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

8. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. IRAN. FARIAN SABAHI: OLTRE 76 UCCISI E LAVORO A RISCHIO: REPRESSI DENTRO E FUORI LE PIAZZE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Oltre 76 uccisi e lavoro a rischio: repressi dentro e fuori le piazze" e il sommario "Almeno tremila arresti. Tra loro Faezeh Hashemi Rafsanjani. E l'ayatollah ultraconservatore Hamedani apre alla protesta"]

Oltre 76 morti, tremila persone arrestate, tra cui in tarda serata anche Faezeh Hashemi Rafsanjani, ex deputata e figlia dell'ex presidente Ali Akbar Rafsanjani, nota attivista per i diritti delle donne. E' il bilancio provvisorio delle proteste in Iran, le piu' importanti da quelle che nel 1979 culminarono nella cacciata dello scia'. Oggi nelle piazze iraniane viene convogliata la frustrazione sia dei ceti popolari colpiti dalla crisi economica sia della classe media che chiede maggiori diritti. Mahsa Amini era originaria della provincia, non apparteneva alla borghesia di Teheran. Anche per questo molti si identificano in lei e nel dolore della famiglia. E in strada scendono piu' donne del solito.
Tra queste anche chi metterebbe comunque il velo, anche se non fosse obbligatorio, ma non vuole che le figlie siano obbligate a indossarlo e tanto meno vengano prese di mira dalla polizia morale e uccise.
In questi giorni a esprimersi a favore dei dimostranti sono in tanti, soprattutto sui social network. Tra questi, l'ex calciatore Ali Karimi, eletto giocatore asiatico dell'anno nel 2004 e soprannominato il Maradona d'Asia. Su Instagram e' seguito da 1,2 milioni di persone. La sua ultima storia inneggia alla liberta' (azadi'), alla "mia patria" (vatan-e man), al "mio Iran" (Iran-e man) e al fatto che la rivoluzione del 1979 sia stata fatta in nome degli "ultimi della terra" (i mostazafin). Domenica, il capo della magistratura ha pero' dichiarato che "chi incoraggia le proteste sara' ritenuto responsabile". Una minaccia, soprattutto per gli utenti dei social. Ma e' un fake la notizia secondo cui una villa di Ali Karimi sarebbe gia' stata sequestrata. Il ministero dell'intelligence invece prevede multe, carcere e perdita del lavoro e degli studi per chi sara' arrestato alle proteste.
E' probabilmente alla luce di questa minaccia del capo della magistratura iraniana che si spiega il comportamento di un anziano membro del clero sciita. Turbante bianco, sopracciglia scure, barba candida e occhiali senza montatura, moderni. E' così che appare il Grande ayatollah Hossein Nouri Hamedani. Dal seminario religioso nella citta' santa di Qum, a sud della capitale Teheran, Hamedani chiede alle autorita' di "soddisfare le richieste del popolo". Per evitare di pagare un prezzo troppo alto per la propria vicinanza ai manifestanti, aggiunge che "il popolo iraniano ha sempre difeso la Rivoluzione" e critica "quei pochi che hanno causato subbuglio e insultato la santita'". La presa di posizione dell'ayatollah sarebbe molto cauta, anche perche' la repressione non ha risparmiato il clero. A sorprendere e' il fatto che a chiedere alle autorita' di "soddisfare le richieste del popolo" non sia un esponente del clero riformatore ma l'ultraconservatore Hamedani, ripreso dall'agenzia Isna. Classe 1925, il religioso e' noto per le sue posizioni integraliste: si era contraddistinto per la richiesta di epurare le universita' dai professori anti-islamici e atei; era a favore della repressione nei confronti dei dervisci e dei sufi messa in atto nel 2006, durante la presidente dell'ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad; e nel 2008 aveva criticato l'intellettuale iraniano Abdolkarim Soroush dicendo che i suoi scritti sarebbero "peggio di quelli di Salman Rushdie": di fatto, una condanna a morte.
In merito ai diritti delle donne, nel 2003 Hamedani si era opposto alla ratifica della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw), ed e' sua la fatwa contro la presenza delle iraniane negli stadi. E' quindi strano che sia stato proprio lui a prendere posizione. L'unica spiegazione e' la percezione del pericolo per la Repubblica islamica da parte del religioso e del suo entourage: l'ayatollah ha compiuto 97 anni e, per quanto lucido, non e' certo lui a gestire la pagina web noorihamedani.ir, disponibile anche in inglese. Evidentemente, di fronte all'indifferenza del leader supremo, qualche altro esponente della gerarchia sciita si rende conto che il regime rischia, prima o poi, di saltare.
Ora, il problema e' che l'obbligo del velo nei luoghi pubblici fu imposto dall'ayatollah Khomeini il 7 marzo 1979: rinunciarvi vorrebbe dire mettere in discussione uno degli elementi chiave dell'ideologia khomeinista. Viene da domandarsi quanto sia rimasto della Repubblica islamica voluta da Khomeini nel 1979: se la rivoluzione era stata possibile grazie ai denari versati dai mercanti (i bazari') nelle casse delle moschee, dei seminari religiosi e quindi degli ayatollah, oggi a comandare pare siano soprattutto i pasdaran, le Guardie rivoluzionarie. Sono loro, e i miliziani basij, a controllare il paese e la sua economia. E sono sempre loro a reprimere il dissenso.

11. IRAN. FARIAN SABAHI: CANTARE LA RESISTENZA IN IRAN, LE DONNE OCCUPANO LE PIAZZE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Cantare la resistenza in Iran, le donne occupano le piazze" e il sommario "Bella ciao in persiano e attiviste uccise dalla polizia. Ma la mobilitazione non arretra"]

Sui social, una ragazza intona Bella ciao in persiano. La giovane e' senza velo. Comparso inizialmente nell'account di Twitter @gandom_Sa007, il video e' stato condiviso migliaia di volte, diventando un inno alla resistenza contro la polizia morale che il 13 settembre ha fermato a Teheran la 22enne Mahsa Amini perche' indossava in modo non corretto il velo. Dopo tre giorni di coma, la giovane era morta. Bella ciao e' una canzona simbolica anche in Iran dove, dall'instaurazione della Repubblica islamica nel 1979, le donne non possono piu' cantare in pubblico. Si', certo, possono votare per il parlamento e per il presidente, e possono frequentare l'universita': sono diritti acquisiti. Ma le donne valgono la meta' di un uomo e certe liberta' sono loro precluse. Tra queste, cantare in pubblico e vestirsi come desiderano.
In questi giorni le autorita' di Teheran hanno rallentato Internet e bloccato WhatsApp e Instagram. I divieti si possono aggirare grazie alle vpn, le reti private virtuali che garantiscono anonimato e sicurezza: qualcosa riesce a passare. In un altro video, altrettanto potente e anche questo sui social, Hadis Najafi si toglie il velo e raccoglie la chioma bionda. Quel video diventa virale, ma anche lei e' stata uccisa, a Karaj, a 20 km da Teheran. A darne notizia e' la giornalista Masih Alinejad, esule negli Stati Uniti. Su Twitter, Alinejad, promotrice della campagna My Stealthy Freedom contro l'obbligo del velo, scrive: "Sua sorella mi ha detto che aveva soltanto 20 anni, e' stata uccisa con sei colpi di arma da fuoco nella citta' di Karaj". Se le forze dell'ordine sparano contro i dimostranti, e' perche' il capo della magistratura ha dichiarato che non deve esserci "alcuna indulgenza". La repressione ha lasciato almeno 57 morti, per lo piu' manifestanti. Il capo del potere giudiziario iraniano ha "sottolineato l'urgenza di una risposta che sia decisa e senza indulgenza" contro gli istigatori dei "disordini".
E le autorita' organizzano contro-manifestazioni a cui partecipa povera gente: viene dato loro denaro per salire sui pullman, scendere in piazza e scandire slogan fedeli alla Repubblica islamica. Alla repressione, l'Ue reagisce "esortando le autorita' iraniane a rispettare i principi sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici". L'Alto Rappresentante Josep Borrell si aspetta "che l'Iran interrompa immediatamente la violenta repressione delle proteste e garantisca l'accesso a Internet e il libero flusso di informazioni" e che "chiarisca il numero dei morti e degli arrestati, rilasci tutti i manifestanti non violenti e garantisca un giusto processo a tutti i detenuti. Inoltre, l'uccisione di Amini deve essere debitamente indagata e i responsabili della sua morte chiamati a risponderne".
Intanto Ashgar Farhadi, il regista di Una separazione, ha invitato il mondo a manifestare la propria solidarieta' agli iraniani. E infatti da Teheran le proteste si sono estese a diverse citta' del mondo occidentale. Ieri sera, a Parigi migliaia di manifestanti stavano marciando verso l'ambasciata iraniana quando sono stati fermati dalla polizia antisommossa francese, che ha usato i lacrimogeni contro di loro. Una mossa prevedibile - accusano i manifestanti - dopo le strette di mano e i sorrisi del presidente francese Emmanuel Macron alla sua controparte iraniana, l'ultraconservatore Ebrahim Raisi, in occasione dell'assemblea generale dell'Onu a New York la scorsa settimana. Intanto, in Iran, migliaia di altre persone scendevano in strada per la decima notte consecutiva.

12. IRAN. FARIAN SABAHI: TRA DIVIETI E CORRUZIONE, GLI IRANIANI SCELGONO LE PIAZZE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Tra divieti e corruzione, gli iraniani scelgono le piazze" e il sommario "Continua la rivolta contro la "moralita'" di Stato e un'elite che si arricchisce in piena crisi"]

"La morte brutale di Mahsa Amini e' un punto di non ritorno, come la caduta del muro di Berlino. Le iraniane e gli iraniani protestano non solo contro l'obbligo del velo, ma contro un sistema che discrimina le donne", dichiara la giornalista e attivista Masih Alinejad, in esilio negli Stati Uniti. Fondatrice della campagna "My Stealthy Freedom" lanciata su Facebook nel 2014, Alinejad chiede provocatoriamente: "Dove sono le femministe occidentali che hanno indossato il velo nei colloqui con la leadership di Teheran? Vi chiedo di stare dalla parte delle iraniane che rischiano la vita, protestando non solo per la morte brutale di Mahsa Amini, ma anche per un sistema di apartheid nei confronti delle donne. Vi chiedo di schierarvi, come avete fatto quando e' stato ucciso George Floyd".
Internet, Whatsapp e Instagram saranno al bando "fino alla fine delle proteste", ha dichiarato il ministro dell'interno Ahmad Vahidi, aggiungendo che i manifestanti "seguono gli Stati Uniti e i Paesi europei e i controrivoluzionari per creare disordine e distruzione nel Paese". Ieri e' stato aggiunto al divieto anche Stalink, l'internet satellitare di Elon Musk. Secondo fonti ufficiali, sarebbero almeno 35 i morti (per i manifestanti quasi il doppio) e centinaia gli arrestati. I manifestanti hanno affrontato le forze di sicurezza, hanno incendiato i mezzi della polizia e hanno scandito slogan ostili alla Repubblica islamica. E' successo nella capitale Teheran, a Isfahan, nelle citta' sante di Qum e Mashad ma anche in decine di altre localita'. Secondo il capo della polizia della provincia settentrionale del Gilan, nel suo territorio sarebbero 739 le persone arrestate, di cui 60 donne. Secondo il comitato per la protezione dei giornalisti con sede negli Stati Uniti, undici i reporter arrestati.
Nelle proteste di questi giorni si riversano tutta l'esasperazione e la rabbia di migliaia di iraniani, donne e uomini. Non si limitano a chiedere giustizia per Mahsa Amini, ma condannano un sistema politico che ritengono corrotto e incapace di gestire la cosa pubblica.
E dunque responsabile della gravissima crisi economica che ha messo in ginocchio la popolazione, mentre la leadership del paese continua ad accumulare potere e ricchezza nonostante le sanzioni internazionali. Intanto il presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi, ha dichiarato che le manifestazioni e i disordini dovrebbero essere affrontati "con durezza". Raisi ha definito i manifestanti "rivoltosi che disturbano l'ordine e la sicurezza nel Paese".
Sembra quindi svanire la possibilita' di una revisione, se non addirittura l'abolizione, della famigerata polizia religiosa, o morale, responsabile della morte di Amini. Si tratta della Gasht-e Ershad, la cosiddetta pattuglia della morte, che gira per le strade delle citta' prendendo di mira non soltanto le ragazze ma anche i giovani uomini con i capelli lunghi o con magliette troppo attillate.
A criticare questo corpo speciale era stato anche l'ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad in occasione della campagna per le presidenziali del 2005, anche perche' i protagonisti dei suoi video elettorali non erano pasdaran e miliziani basij, ma giovani vestiti all'occidentale e le ragazze con i veli leggeri, ovvero coloro che vengono normalmente presi di mira dalla polizia morale. In un dibattito televisivo dell'epoca, Ahmadinejad provoco' il presentatore osservando: "La capigliatura dei nostri giovani rappresenta forse il problema maggiore del nostro paese? Lasciamo che scelgano come pettinarsi. Non e' affar nostro. Dovremmo preoccuparci dei veri problemi della nazione. Il governo dovrebbe migliorare l'economia e pacificare il Paese. La gente ha gusti, tradizioni, etnie e stili diversi. Perche' umiliare il popolo dicendo che il nostro problema piu' urgente e' come i giovani portano i capelli?".
Ahmadinejad vinse le elezioni e nel voto del 2009, segnato da brogli e repressione, venne confermato per un secondo mandato. Nel 2012 a sbancare i botteghini della Repubblica islamica sara' la commedia Gasht-e Ershad del regista Saeed Soheili. Racconta le vicende di tre poveri, di estrazione urbana, che si travestono da polizia morale per fermare i giovani vestiti in modo non appropriato ed estorcere denaro alle loro famiglie. L'ayatollah che guidava la preghiera del venerdi' a Teheran aveva definito la pellicola "oscena e immorale".
Gli Ansar-e Hezbollah avevano protestato davanti al Ministero della Cultura e dato un ultimatum di 48 ore per sospenderne la proiezione. La questione e' delicata, perche' molto spesso per far tornare a casa i figli, i genitori si recano in commissariato e pagano la tangente al funzionario di turno. Ed e' proprio questo il punto: in Iran si protesta per la morte di Mahsa Amini, contro l'obbligo del velo, ma anche contro un regime corrotto.

13. IRAN. FARIAN SABAHI: IN IRAN SI MOLTIPLICANO LE CITTA' IN RIVOLTA. E I MORTI: 31
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "In Iran si moltiplicano le citta' in rivolta. E i morti: 31" e il sommario "Internet rallentato, app bloccate. Mobilitazione ovunque: No al turbante, si' alla liberta'"]

"No al foulard, no al turbante, si' alla liberta' e all'uguaglianza!". E' uno degli slogan dei manifestanti che in tutto l'Iran protestano per l'uccisione di Mahsa Amini, fermata dalla polizia morale martedi' 13 settembre e morta venerdi' scorso dopo tre giorni di coma.
La scomparsa cruenta di Mahsa ha scatenato proteste in oltre venti citta' dell'Iran: innescate nella provincia orientale del Kurdistan, sono arrivate nella capitale Teheran per diffondersi nel sud del Paese a Bandar Abbas, nel centro a Isfahan e nella citta' santa di Mashad, a est. Quelle in atto in Iran sono le proteste piu' significative dopo quelle del novembre 2019 motivate dall'aumento del prezzo del carburante. Oggi, di diverso, c'e' la presenza in prima linea di tante donne. In questi sei giorni di proteste, secondo le autorita' iraniane i morti sono almeno 17. Per l'ong Iran Human Rights con sede a Oslo, i civili uccisi dalle forze di sicurezza sarebbero almeno 31. Numerosi i feriti, un migliaio le persone arrestate. Tra queste, le fotografe Niloufar Hamedi del giornale riformatore Shargh, e Yalda Moayeri che lavora per i media locali.
A fare notizia e' l'intervista di Amjad Amini, padre di Mahsa, al servizio in lingua persiana della Bbc: "Non mi e' stato concesso vedere il cadavere di mia figlia e nemmeno leggere l'autopsia. Ne ho potuto vedere di sfuggita il viso e i piedi nel momento in cui l'abbiamo seppellita. I piedi erano segnati dalle ferite. Mahsa godeva di ottima salute. Testimoni mi hanno riferito che e' stata picchiata dalla polizia". Bbc Persian e' l'emittente maggiormente invisa alla leadership di Teheran perche' da' voce - in lingua originale - all'opposizione all'estero ed e' un canale molto seguito all'interno del Paese. Nel tentativo disperato di diminuire la diffusione di notizie, le autorita' hanno rallentato internet e bloccato l'accesso a Instagram e a WhatsApp.
Amini avrebbe compiuto ventitre' anni due giorni fa. Abitava nella citta' nordoccidentale di Saghez, nel Kurdistan iraniano. Era arrivata nella capitale per qualche giorno di vacanza, con la famiglia. Dopodiche', sarebbe tornata a casa per studiare all'universita'. "Microbiologia, voleva diventare dottore", ha raccontato il padre alla Bbc. Era stata fermata dalla polizia morale perche' il suo abbigliamento non rispettava il severo codice della Repubblica islamica. Le autorita' negano sia stata malmenata e sostengono che abbia avuto un infarto improvviso. In prima battuta Mehdi Faruzesh, direttore generale di Medicina Forense nella provincia di Teheran, aveva dichiarato che "non ci sono segni di ferite sulla testa e sul viso, non ci sono graffi attorno agli occhi, e nemmeno fratture alla base del cranio".
Le autorita' hanno anche negato che vi fossero ferite agli organi interni. Il direttore di Medicina Forense aveva aggiunto che la ragazza aveva subito un'operazione chirurgica al cervello all'eta' di otto anni. Un particolare che sia la famiglia sia le compagne di scuola di Mahsa, raggiunte dalla Bbc, hanno negato con fermezza.
In questi decenni di repressione alle famiglie delle persone detenute e uccise, non necessariamente attivisti, la magistratura iraniana ha sempre detto di tacere per non incorrere in guai ulteriori. Ora a testimoniare che Mahsa e' stata picchiata e' anche il fratello Kiarash, 17 anni, che era con lei. Altre persone hanno riferito che la ragazza e' stata percossa dentro la camionetta e successivamente nel commissariato di polizia.
"Mio figlio ha implorato che Mahsa non fosse portata via, ma se la sono presa anche con lui, i suoi abiti sono stati lacerati". In Iran le forze dell'ordine sono dotate di telecamera ma quel giorno "le batterie erano scariche". In merito all'abbigliamento di Mahsa, il padre sostiene che "era vestita in modo appropriato, con il soprabito lungo sopra ai pantaloni".

14. IRAN. FARIAN SABAHI: IN PIAZZA PER MAHSA AMINI, 5 MORTI NEL KURDISTAN IRANIANO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "In piazza per Mahsa Amini, 5 morti nel Kurdistan iraniano" e il sommario "I manifestanti invocano l'abolizione della polizia morale, e ora anche alcuni deputati"]

Zan, zendeghi', azadi' (donna, vita, liberta') e' uno degli slogan dei dimostranti che in questi giorni protestano per la morte della ventiduenne Mahsa Amini, arrestata e malmenata dalla polizia morale perché non indossava il velo secondo lo stretto dettato della Repubblica islamica. Se inizialmente le forze dell'ordine utilizzavano lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere i dimostranti, ora nel Kurdistan iraniano i morti sarebbero almeno cinque. Secondo il governatore di questa provincia, le vittime sarebbero state "uccise con armi non utilizzate dalle forze di sicurezza iraniane". Si tratterebbe quindi di "un complotto fomentato dal nemico". Se le autorita' della Repubblica islamica cercano di scaricare la colpa della morte dei dimostranti su potenze straniere, in merito all'uccisione di Mahsa Amini la polizia parla di "incidente" e adduce presunte malattie pregresse, smentite dai famigliari.
La morte di Mahsa Amini dopo tre giorni di coma sta convogliando nelle piazze la rabbia degli iraniani, esasperati dalla crisi, dall'aumento vertiginoso dei prezzi, dalla disoccupazione e dal giro di vite nei confronti delle donne. Obbligate a coprire i capelli con il foulard, ma anche discriminate da un sistema giuridico secondo cui la loro testimonianza in tribunale vale la meta' rispetto a quella di un uomo, ricevono il cinquanta percento di risarcimento in caso di ferimento e di morte violenta, ereditano la meta' rispetto ai fratelli, faticano a ottenere il divorzio e ancor piu' la custodia dei figli. Inoltre, vengono escluse da certe facolta' universitarie a causa delle quote azzurre introdotte anni fa dal governo dell'ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad per garantire i posti in aula agli studenti di sesso maschile.
Oltre alle donne, il giro di vite colpisce anche le minoranze religiose (in particolare i bahai) e la comunita' Lgbtqia+. Le proteste di questi giorni attirano l'attenzione internazionale e, anche per questo motivo, il presidente Ebrahim Raisi ha chiesto di aprire un'inchiesta sulla morte di Mahsa Amini. Ora, l'uccisione di questa ragazza sta mettendo in discussione l'esistenza della stessa polizia morale. Lunedi' circolavano voci di una rimozione o una sospensione del capo della Gasht-e Ershad, la "pattuglia della morte", circostanza negata dalla polizia di Teheran. In questi giorni di proteste, in diverse parti dell'Iran, centinaia di manifestanti ne hanno invocato l'abolizione, e ora anche alcuni parlamentari hanno chiesto la revisione e persino l'abolizione di questo corpo inviso alla popolazione.
Il deputato Jalal Rashidi Koochi ha dichiarato che la polizia morale "non ottiene alcun risultato, se non quello di causare danni al Paese". Il presidente del Parlamento, Mohammad Bagher Ghalibaf, gia' sindaco di Teheran, ha chiesto che la condotta della polizia morale sia oggetto di un'inchiesta: per evitare che si ripeta quanto accaduto a Mahsa Amini, dice il presidente del Parlamento, "i metodi utilizzati da queste pattuglie dovrebbero essere rivisti". Ancora piu' radicale un altro parlamentare, Moeenoddin Saeedi, che intende proporre l'abolizione totale della polizia morale e infatti ha dichiarato: "A causa dell'inefficacia del Gasht-e Ershad nel trasmettere la cultura dell'hijab, questa unita' dovrebbe essere abolita, in modo che i bambini di questo Paese non ne abbiano paura quando vi si imbatteranno".
Se l'obbligo del velo e' la punta dell'iceberg di un sistema che non garantisce l'uguaglianza di genere, la sua abolizione minerebbe le basi della Repubblica islamica perche' a introdurlo era stato l'Ayatollah Khomeini nel 1979 all'indomani della rivoluzione che aveva portato alla fine della monarchia. Insieme allo slogan "Morte all'America", il foulard e' uno dei principi cardine della Repubblica islamica. Se lo slogan danneggia l'Iran sul fronte internazionale, isolandolo, l'obbligo del velo fa si' che una parte della popolazione si rivolti contro le autorita'. Entrambi i principi sono nocivi per il benessere degli iraniani. Sarebbe piu' saggio lasciar perdere sia l'uno sia l'altro. Ma il pragmatismo e' stato sepolto l'8 gennaio 2017 con le spoglie mortali del suo maggior fautore, l'ex presidente Ali Akbar Rafsanjani.

15. IRAN. FARIAN SABAHI: IRAN, MORTA PER IL VELO. VITTIMA DI UN REGIME CHE ODIA LE DONNE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Iran, morta per il velo. Vittima di un regime che odia le donne" e il sommario "Mahsa Amini e' stata fermata dalla polizia religiosa perche' portava male il foulard"]

Mentre il presidente iraniano Ebrahim Raisi e' sulla via del ritorno a Teheran dopo aver partecipato al vertice di Samarcanda, un'altra notizia corre veloce e soppianta quella dell'ingresso dell'Iran nella Shanghai Cooperation Organization (SCO) volto a rompere l'isolamento dovuto alle sanzioni statunitensi. A distogliere l'attenzione dal successo iraniano sulla scena internazionale e' la morte della giovane Mahsa Amini mentre era in commissariato a Teheran. Ventidue anni, martedi' Mahsa era stata fermata per strada dalla polizia religiosa che perseguita le badhejabi', ovvero le donne che non rispettano il severo codice di abbigliamento imposto alle iraniane che dalla Rivoluzione del 1979 hanno l'obbligo di coprire i capelli con il foulard quando si trovano fuori casa.
Venerdi' la televisione di Stato ha dato notizia della morte di Mahsa dopo tre giorni di coma. Sono due i brevi video mandati in onda per dimostrare che non ci sarebbe stato contatto fisico tra gli agenti e la ragazza. Nel primo, in quello che e' verosimilmente un commissariato di polizia, si vedono numerose donne; una di loro, presentata come Mahsa Amini, si alza per discutere con una poliziotta in merito al proprio abbigliamento; dopodiche' sviene. In un altro video il corpo della giovane viene trasportato verso un'ambulanza. Nel frattempo, visto che la sua morte sta suscitando indignazione tra gli iraniani in patria e all'estero, oscurando i successi in politica estera, il presidente Ebrahim Raisi ha incaricato il ministero degli Interni di aprire un'inchiesta. Il capo dei medici legali di Teheran ha dichiarato alla televisione di Stato che le indagini sono in corso, ma ci vorranno tre settimane.
Ieri Mahsa Amini e' stata seppellita a Saghez, la sua citta' natale nel Kurdistan iraniano, nel nordovest del Paese. Dopo il funerale, diverse persone hanno scandito slogan chiedendo un'inchiesta approfondita. I manifestanti si sono riuniti davanti agli uffici governativi e a quel punto le forze di sicurezza li hanno dispersi utilizzando i lacrimogeni. La ventiduenne Mahsa e' l'ultima vittima di un regime che perseguita le donne. Donne che sfidano l'obbligo del foulard, anche perche' secondo anche il versetto coranico "non c'e' costrizione nella fede", tant'e' che il Corano non lo impone. E, di questi tempi, anche attiviste per i diritti Lgbtqia+ come Zahra Sedighi Hamedani (31 anni) e Elham Chubdar (24), condannate a morte dal tribunale di Urmia (nel nord-ovest dell'Iran) per "corruzione sulla terra", il reato piu' grave previsto dal codice penale dell'Iran.
Secondo informazioni ottenute da Amnesty International, "il verdetto di colpevolezza e le sentenze si basano su ragioni discriminatorie legate all'orientamento sessuale reale o percepito e/o all'identità di genere delle due donne e, nel caso di Zahra, al suo pacifico attivismo per i diritti Lgbtqia+".
Le autorita' hanno sempre chiuso un occhio sull'omosessualita' femminile: per le donne e' sempre stato possibile condividere un appartamento e fare una vita in comune, senza attirare l'attenzione. Nel caso di Zahra e Elham, a metterle nei guai sono l'aver fatto proselitismo, per il cristianesimo, e l'aver "rilasciato dichiarazioni a media nemici". Il cristianesimo non e' vietato in Iran: vi sono chiese aperte al culto e in parlamento due seggi sono riservati ai cristiani, ma fare proselitismo e' reato. Il mezzo di comunicazione percepito come nemico e' l'emittente britannica Bbc: nel maggio 2021 Zahra era apparsa in un documentario sulle persecuzioni nel Kurdistan iracheno delle persone con un diverso orientamento sessuale.

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 34 del 3 febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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