[Nonviolenza] Donna, vita, liberta'. 32



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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 32 del primo febbraio 2023

In questo numero:
1. Fermare la guerra e le stragi: con la pace, il disarmo, la smilitarizzazione, il dialogo, la nonviolenza
2. One Billion Rising: Iniziative 2023
3. Una lettera all'ambasciata dell'Iran in Italia
4. Tre tesi
5. Ripetiamo ancora una volta...
6. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier
7. Scriviamo all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere che cessino persecuzioni ed uccisioni
8. Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane
9. Alcuni riferimenti utili
10. Farian Sabahi: La rivolta non si ferma. Mitragliatrici sulla folla a Sanandaj
11. Farian Sabahi: "Non abbiamo piu' paura". Marce, scioperi e scontri
12. Farian Sabahi: Mahsa, Nika e Sarina uccise due volte. La sentenza di Teheran
13. Farian Sabahi: In Balucistan 82 uccisi in un giorno. Ma in Iran la rivolta non si ferma
14. Farian Sabahi: Senza paura, le studenti scuotono la base del regime
15. Farian Sabahi: Alessia nel carcere del dissenso. E anche nelle scuole e' rivolta

1. L'ORA. FERMARE LA GUERRA E LE STRAGI: CON LA PACE, IL DISARMO, LA SMILITARIZZAZIONE, IL DIALOGO, LA NONVIOLENZA

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING: INIZIATIVE 2023
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (e-mail: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime amiche e amici di One Billion Rising, ci siamo quasi.
E' straordinario immaginare quest'anno di poter tornare nelle piazze, nelle strade, nei luoghi pubblici delle citta', insieme, per tornare a danzare in sostegno e solidarieta' e ad alta voce rivendicare la fine delle molteplici atrocita' perpetrate sulle donne e sulle bambine nel mondo. Tentano di recidere, annientare la forza vitale del pianeta, non ci riusciranno.
Parlare con ragazzi e ragazze, studenti, professori, leggere, commentare i fatti di violenza, dare i nomi alle cose, questi sono i primi passi della rivoluzione di cui tutte e tutti noi portiamo la bandiera.
Le forme di arte che accompagnano l'evento OBR nel mondo si prestano ad un gioioso coinvolgimento, ma non vogliamo far mancare anche un momento di preparazione e di formazione.
Per questo motivo chiediamo di partecipare ad OBR 2023, coinvolgendo anche i giovani e le scuole, a cui poter proporre:
- un incontro, anche on line, con una o piu' classi sul tema della violenza maschile sulle donne, della durata minima di due ore
- la preparazione della coreografia del brano musicale Break the Chain
- l'esecuzione della coreografia nella settimana dal 12 al 19 febbraio 2023
- la lettura di alcuni pensieri/ componimenti realizzati dalle ragazze e dai ragazzi delle classi coinvolte
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Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni che potrete seguire:
Iscrizione al sito per segnalare il vostro evento: cliccate su http://bit.ly/Registra_il_t uo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invitate altre associazioni, gruppi, scuole, scuole di danza, amici a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
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Attivita' sui social: vi chiediamo di pubblicare tanti contenuti (foto, video, ecc) sui social utilizzando gli hashtag ufficiali e di invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Seguite e taggate anche i profili social di One Billion Rising Italia cosi' potremo condividere i vostri post, stories, ecc.
Facebook https://www.facebook. com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Hashtag ufficiali: #1BillionRising  #RiseForFreedom #CreateTheNewCulture #RiseInSolidarity
A conclusione delle iniziative, vi chiediamo di inviare foto e video a: obritalia at gmail.com
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Loghi ufficiali: vi chiediamo, per le creativita' (locandine, cartelli) che realizzate, di utilizzare i loghi ufficiali che potete scaricare al seguente link
https://www.dropbox.com/scl/fo/lo9r4i06g268ow7x103sc/h?dl=0&rlkey=xfogpv7hpwlaup3vsxw5zsz1u
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Grafiche
In questa cartella abbiamo inserito le grafiche realizzate (cover facebook, grafiche per FB/IG) a cui ne aggiungeremo altre nei prossimi giorni allo stesso link.
Grafiche One Billion Rising
https://www.dropbox.com/scl/fo/mizfc1w1xl0nu1oywiups/h?dl=0&rlkey=c47347xou5ufqupm4jn90mv0w
Grafica t-shirt
https://www.dropbox.com/scl/fo/h2i75sias7o03r033pf25/h?dl=0&rlkey=ynxdi0h5jbjrgf3d20di36x0o
Grafica stickers
https://www.dropbox.com/scl/fo/4gt4ez978gne73gjwvnqx/h?dl=0&rlkey=4kbdd0091mchnaj1krvhzxoar
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Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento One Billion Rising, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale che trovate qui http://youtu.be/_U5C ZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura.
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Autorizzazione One Billion Rising
Al seguente link potete scaricare l'autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali OBR
https://www.dropbox.com/s/d7ambb5ml22dvsj/OBR%20Copyright%20Authorization%202023.pdf?dl=0
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Per quanto riguarda le letture, oltre ai brani de I Monologhi della Vagina, di seguito troverete come suggerimento alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly /insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_ di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
- la traduzione di M.G.Di Rienzo del brano musicale “Break the chain” credits Tena Clark - Musiche Tena Clark/Tim Heintz
http://bit.ly/traduzione_testo _BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org
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Per condividere con noi i vostri eventi e/o avere informazioni vi chiediamo di  scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Ovviamente qualunque aggiunta rispetto a questo "format base" non potra' che essere gradita.
Vi chiediamo se l'idea puo' piacervi e se pensate possa avere un buon riscontro presso le scuole del vostro territorio, le vostre comunita' di riferimento.
Ringraziamo quanti di voi ci hanno anticipato gli eventi in preparazione, la prossima settimana risponderemo singolarmente a chi ci ha scritto con tutti i dettagli. Vi ricordiamo che le magliette saranno pronte non prima del 25 gennaio.
Se avete altre meravigliose idee, noi non potremo Che essere felici!
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseForFreedom #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Nicoletta Billi (333.2432777), Luisa Rizzitelli (345.4767246), Silvia Palermo (339.5028904)
Coordinamento Italia One Billion Rising

3. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA

All'ambasciatore dell'Iran in Italia: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir,
Egregio ambasciatore,
le saremmo assai grati se volesse trasmettere al suo governo il seguente appello.
Tutte le tradizioni di pensiero dell'umanita', quali che siano le loro fonti, convengono su queste semplici verita':
- che ogni vita umana deve essere rispettata, onorata e protetta;
- che uccidere e' sempre e solo un male;
- che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- che rispettare e salvare le vite e' il primo dovere.
Certi del fatto che condividiate queste semplici considerazioni siamo quindi a chiedervi di impegnarvi:
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, cessino finalmente le uccisioni e le persecuzioni;
- affinche' nel vostro paese, come in ogni parte del mondo, siano finalmente rispettati la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Vi chiediamo quindi:
- di riconoscere la dignita' e i diritti delle donne, che sono gli stessi degli uomini;
- di non piu' perseguitare, ma piuttosto ascoltare ed onorare, le donne che da mesi nel vostro paese stanno chiedendo "vita e liberta'".
Queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza, sono amiche ed amici dell'umanita' e del bene comune.
E' un crimine ed una follia perseguitare ed uccidere queste donne che non commettono alcuna violenza, e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela e a loro volta non commettono alcuna violenza.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere proprio di ogni ordinamento ed istituto giuridico legittimo: rispettare e proteggere le vite, la dignita' e i diritti di tutte le persone.
Vi chiediamo pertanto di adempiere al dovere di far cessare persecuzioni ed uccisioni.
Sia pace, rispetto ed amicizia fra tutte le persone, i popoli, i paesi.
Distinti saluti dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 30 dicembre 2022

4. REPETITA IUVANT. TRE TESI

La guerra e il fascismo sono la stessa cosa. Solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere e liberare l'umanita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

5. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. REPETITA IUVANT. SCRIVERE AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Proponiamo di scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America per chiedere la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente..
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.

7. L'ORA. SCRIVIAMO ALL'AMBASCIATA DELL'IRAN IN ITALIA PER CHIEDERE CHE CESSINO PERSECUZIONI ED UCCISIONI

Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo di scrivere all'ambasciata dell'Iran in Italia per chiedere al governo di quel paese che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare le lettere sono i seguenti: iranemb.rom at mfa.gov.ir, iranconsulate.rom at mfa.gov.ir, rom.media at mfa.gov.ir
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Vi proponiamo un possibile testo essenziale:
Egregio ambasciatore,
le chiediamo di trasmettere al governo del suo Paese questa nostra richiesta che cessino le persecuzioni e le uccisioni.
E' dovere di ogni persona, di ogni societa', di ogni ordinamento giuridico rispettare la vita, la dignita' e i diritti di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti, tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita e alla liberta'.
Siamo solidali con le donne iraniane - e con gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Distinti saluti,
Nome e cognome, luogo e data, recapito di chi scrive.
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Carissime e carissimi, gentilissime e gentilissimi,
vi proponiamo anche di far circolare questa proposta.
Adoperiamoci affinche' tante persone, tante associazioni, tante istituzioni di tutto il mondo chiedano al governo iraniano che cessino persecuzioni e uccisioni.
Sosteniamo le donne iraniane - e gli uomini che si sono posti al loro ascolto e alla loro sequela - nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Grazie di cuore per quanto vorrete fare.

8. RIFERIMENTI. SOSTENIAMO IL COORDINAMENTO ITALIANO DI SOSTEGNO ALLE DONNE AFGHANE

Sosteniamo il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane (CISDA).
Per contatti: e-mail: cisdaonlus at gmail.com, sito: www.cisda.it

9. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI

Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com

10. IRAN. FARIAN SABAHI: LA RIVOLTA NON SI FERMA. MITRAGLIATRICI SULLA FOLLA A SANANDAJ
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "La rivolta non si ferma. Mitragliatrici sulla folla a Sanandaj" e il sommario "In un quartiere della borghesia di Teheran, dei poliziotti marciano con i manifestanti. Confiscato il passaporto dell'ex calciatore Daei"]

Soprannominato il re del calcio, l'ex attaccante Ali Daei ha osato denunciare la violenza e la repressione delle autorita' iraniane e per questo gli e' stato confiscato il passaporto. Nonostante le intimidazioni, le proteste continuano. Sabato era insorto anche il quartiere di Teheran Nazi Abad, dietro la stazione ferroviaria, a sud del centro storico, abitato dal ceto medio. In quel corteo, alcuni poliziotti camminavano insieme ai manifestanti. Stesso copione domenica. Quando un quartiere come questo manifesta, senza che la polizia carichi la folla, vuol dire che qualcosa sta cambiando. Ieri hanno scioperato gli operai del settore industriale. Alcuni video li mostrano mentre bruciano copertoni davanti all'impianto petrolchimico di Asalouyeh, nel sudest dell'Iran. Ulteriori scioperi si sono verificati nelle fabbriche di Abadan (sudovest) e Kengan (sud).
In queste settimane a Sanandaj, capoluogo della provincia del Kurdistan iraniano di cui era originaria Mahsa Amini, le proteste sono state tra le piu' importanti e, per questo, domenica le forze di sicurezza hanno usato le mitragliatrici. Le autorita' della Repubblica islamica continuano ad accusare Washington di fomentare il dissenso. E' possibile, anzi verosimile, che gli Stati Uniti si diano da fare per un cambio di regime. Se la Repubblica islamica crollasse sarebbe la vendetta perfetta, a distanza di 43 anni, dalla presa degli ostaggi americani nell'ambasciata a Teheran il 4 novembre 1979. Ma le interferenze non avrebbero pero' alcuna presa se lo scontento non animasse gia' gli iraniani. La rabbia e' diffusa, soprattutto per il divario sociale crescente e per il fatto che, se un tempo i ricchi erano tali da generazioni, i nuovi ricchi sono i pasdaran che reprimono il dissenso.
Intanto, in Italia i mezzi di informazione sembrano fraintendere quello che sta succedendo in Iran. Innanzi tutto, le rivolte vengono fatte passare per una "rivoluzione femminista", laddove invece le proteste innescate dall'uccisione di Mahsa Amini coinvolgono tantissimi uomini e hanno dimensioni molteplici. Le folle non contestano soltanto l'obbligo del velo, ma lanciano un j'accuse nei confronti di una leadership incapace di far funzionare l'economia in un Paese ricco di risorse ma con disoccupazione e inflazione a due cifre. E infatti, ieri davanti al Politecnico di Teheran la folla denunciava "la poverta' e la corruzione".
Inoltre, la crisi ambientale e' tra i temi caldi, soprattutto in citta' come Urmia (provincia dell'Azerbaigian occidentale) dove manca l'acqua. Definire le rivolte come "femministe" e' fuorviante, anche se serve a vendere i giornali e a fare audience in tv come accadde durante la rivoluzione del 1979: le donne avvolte nel chador erano una minoranza, ma il corrispondente della Bbc aveva ricevuto l'ordine di riprendere con la telecamera soltanto loro, perche' avrebbero fatto salire gli ascolti, e non quelle vestite all'occidentale.
In secondo luogo, numerose immagini riproposte sui media nostrani mostrano le bandiere dei monarchici con al centro il leone con la spada e il sole dietro di lui. Il figlio dell'ultimo scia' Muhammad Reza Pahlavi e di Farah Diba vive nella ricchezza negli Stati Uniti. E' l'erede al trono e vorrebbe tornare in patria. Ma non e' questo l'obiettivo dei manifestanti - quelli in Iran - dove nessuno sventola quella vecchia bandiera. Se circolano immagini di quello stendardo e' solo perche' nelle manifestazioni in Europa ci sono anche alcuni sparuti sostenitori di una monarchia che non ha alcun appeal in Iran. E, tranne qualche minoranza, nemmeno gli iraniani della diaspora puntano al ritorno dei Pahlavi, che tanti diritti repressero nel sangue.
E ora un suggerimento a coloro che fanno politica, e quindi hanno il potere di cambiare le cose. Tagliarsi la ciocca di capelli in pubblico, oppure sui video divulgati sui social, e' un bel gesto individuale di solidarieta' nei confronti delle iraniane. Dopo quattro settimane di proteste, alla consigliera del Comune di Milano Diana De Marchi e ai suoi colleghi del centrosinistra che si sono recisi una ciocca di capelli - che spediranno all'ambasciata iraniana a Roma - chiediamo qualcosa di piu': il governo di Kiev non ha rinnovato i visti agli studenti iraniani iscritti nelle universita' ucraine e tra qualche giorno questi giovani saranno espulsi. Sarebbe opportuno trovare loro un posto negli atenei italiani. I gesti simbolici non bastano, siamo donne e - a ogni latitudine - a contraddistinguerci e' la concretezza.

11. IRAN. FARIAN SABAHI: "NON ABBIAMO PIU' PAURA". MARCE, SCIOPERI E SCONTRI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "'Non abbiamo piu' paura'. Marce, scioperi e scontri"]

"Non abbiamo piu' paura. Combatteremo" e' la scritta sullo striscione su un viadotto della superstrada Modarres che attraversa il centro di Teheran. Un'immagine potente, un messaggio che ben trasmette la determinazione dei dimostranti in Iran. In un video, anche questo diffuso in rete, un uomo sta modificando il testo di uno slogan su un grande pannello pubblico. La frase "La polizia e' al servizio del popolo" diventa cosi' "La polizia uccide il popolo". Nonostante il blocco di Internet, Instagram e WhatsApp, alcune immagini e alcuni video riescono ad aggirare la censura della Repubblica islamica attraverso i sistemi vpn che garantiscono anonimato, privacy e sicurezza.
A Teheran e' una giornata assolata, l'ottobre di sempre. Per strada, gli ambulanti con il carretto vendono ab-e anar, succo di melograno. A fare di ieri una giornata speciale e' stato il rumore dei clacson. In questa quarta settimana di proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini in seguito all'arresto da parte della polizia morale mentre si trovava in vacanza nella capitale iraniana, ieri mattina le forze dell'ordine si sono scontrate con i manifestanti. A gettare benzina sul fuoco sono state le dichiarazioni della magistratura di Teheran, secondo cui Mahsa Amini non sarebbe morta per le percosse in commissariato, bensi' per le conseguenze di un'operazione per tumore al cervello quand'era bambina. Nel caso di due adolescenti, la versione ufficiale delle autorita' indica come causa del decesso "la caduta da un edificio".
Dal 16 settembre, sono almeno 92 le persone uccise. Prive di un leader e di un coordinamento, le contestazioni in corso in Iran sono le piu' importanti, per portata e significato, dalla rivoluzione del 1979. Eppure, queste due caratteristiche - la mancanza di leader e di coordinamento - rappresentano punti di forza e non di debolezza: oggi la repressione non puo' decapitare le proteste, com'era avvenuto con il movimento verde di opposizione del 2009; e il blocco di internet non impedisce ai dimostranti di fare passaparola e scendere in strada. E infatti, nella giornata di ieri gli scioperi hanno interessato numerose citta', tra cui Saghez (citta' natale di Mahsa Amini), Sanandaj e Divandarreh - nella provincia iraniana del Kurdistan - e Mahabad, nella provincia dell'Azerbaigian occidentale.
A Sanandaj vi sono stati scontri tra i manifestanti e le forze dell'ordine, e si sono sentiti colpi di arma da fuoco. Proteste anche a Karaj, vicino a Teheran. Gli studenti hanno manifestato a Isfahan e Tabriz. In prima linea, ancora ragazze e donne. A Saghez le liceali hanno marciato lungo la strada agitando i foulard sopra la testa e scandendo lo slogan "Donna, vita, liberta'". A Teheran, il presidente Ebrahim Raisi ha tenuto un discorso all'universita' femminile al-Zahra in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, spiegando che le studentesse "non faranno gli interessi del nemico". La tesi dei vertici della Repubblica islamica, secondo cui le proteste sarebbero fomentate da potenze straniere e in particolare dagli Stati Uniti. Mentre parlava il presidente iraniano, nello stesso campus giovani donne gridavano "Morte all'oppressore".
Tra tagli di ciocche di capelli e sit-in, in Europa continuano le dimostrazioni di solidarieta' nei confronti delle proteste in Iran. Restano intanto in carcere i nove europei arrestati la settimana scorsa, tra cui la trentenne romana Alessia Piperno. Gli altri ostaggi provengono da Francia, Germania, Polonia e Paesi Bassi. Venerdi' le autorita' di Parigi hanno alzato il livello di rischio e chiesto ai cittadini francesi - anche a coloro che hanno doppia nazionalita', francese e iraniana - di lasciare il territorio della Repubblica islamica il piu' velocemente possibile perche' "c'e' ilpericolo di detenzioni arbitrarie". Il governo olandese ha chiesto ai suoi cittadini di evitare di recarsi in Iran e comunque di andarsene appena possibile, in sicurezza, perche' in molte citta' iraniane sono in corso proteste e possono verificarsi violenze, anche da parte delle forze dell'ordine. Al momento la Farnesina si limita a sconsigliare i viaggi non essenziali, e quindi quelli per turismo.

12. IRAN. FARIAN SABAHI: MAHSA, NIKA E SARINA UCCISE DUE VOLTE. LA SENTENZA DI TEHERAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Mahsa, Nika e Sarina uccise due volte. La sentenza di Teheran" e il sommario "Per le autorita' iraniane, la 22enne Amini e' morta di malattia e le due adolescenti di suicidio. Ma le famiglie stavolta non tacciono"]

Come promesso dal presidente iraniano Ebrahim Raisi a Samarcanda, dove partecipava al vertice della Shanghai Cooperation Organization, ieri la magistratura di Teheran ha reso noti i risultati degli esami di medicina forense relativi a Mahsa Amini, morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perche' non rispettava il severo codice di abbigliamento della Repubblica islamica. Secondo le autorita' iraniane, il decesso della 22enne sarebbe dovuto alle "conseguenze di un'operazione al cervello per un tumore all'eta' di otto anni".
Nel caso della sedicenne Nika Shakarami morta durante le proteste - innescate il 17 settembre ai funerali di Amini - nel certificato di morte ottenuto dai reporter di Bbc Persian si legge che il decesso sarebbe dovuto a "ferite multiple causate da percosse con un oggetto duro". La versione ufficiale della magistratura di Teheran e' invece che sia morta "dopo essere caduta da un edificio".
In un terzo caso nelle proteste a Karaj, a est della capitale, le forze di sicurezza hanno ucciso un'altra adolescente, Sarina Esmailzadeh. Secondo la magistratura, la sedicenne si sarebbe "buttata da un edificio". Come in Testamenti di Margaret Atwood, la causa ufficiale di morte e' il suicidio. E torna in mente la scena inquietante del lungometraggio I gatti persiani del regista Bahman Ghobadi - iraniano di etnia curda come Mahsa Amini - presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2009, dove aveva vinto il premio speciale della giuria: la polizia fa irruzione in una festa privata dove si balla e si consumano alcolici. Per sfuggire alla retata, i ragazzi salgono sul tetto e li', rincorso dai miliziani, uno di loro muore.
In riferimento alle cause dei decessi di Mahsa, Nika e Sarina le autorita' mentono spudoratamente. Diversamente dagli anni scorsi, stavolta le famiglie non si arrendono e fanno sentire la loro voce attraverso il canale in persiano dell'emittente britannica Bbc e attraverso Radio Farda, canale finanziato dagli Stati Uniti e con sede a Praga. Intanto, in Iran l'accesso a Internet resta pero' limitato: nel pomeriggio rallenta e la sera si blocca del tutto per impedire ai manifestanti di coordinare le proteste. Instagram e WhatsApp sono inaccessibili. Per coloro che non hanno accesso alle reti VPN, che garantiscono anonimato e sicurezza, resta solo l'informazione di regime ma a veicolare il dissenso sono anche gli artisti, nascosti dall'anonimato: ieri mattina da diverse fontane di Teheran sgorgava acqua rossa come il sangue, a simboleggiare la violenta repressione. Le autorita' municipali l'hanno fatta defluire, ma del rosso resta traccia sia in loco sia nelle immagini pubblicate in rete.
Pochi giorni fa la Guida suprema Ali Khamenei ha elogiato esercito e polizia per avere contenuto le proteste. E ieri i vertici di entrambi hanno rinnovato la propria fedelta' con una dichiarazione congiunta: "Sotto la tua guida e fino all'ultima goccia del nostro sangue e fino al nostro ultimo respiro, distruggeremo i maligni complotti orditi dai nemici giurati della Rivoluzione islamica".
Ma il dissenso continua e oggi alle 12 gli allievi delle superiori e delle universita' saranno presenti in aula ma faranno finta di non ascoltare i loro docenti. E' la resilienza di quella fascia compresa tra i 15 e i 24 anni che rappresenta il 14 percento della popolazione della Repubblica islamica. Un paese che, con un tasso di fertilita' attorno ai due figli per donna, il piu' basso del Medio Oriente, ha un'eta' media di 32 anni.
La generazione piu' numerosa - meta' della popolazione - e' quella tra i 25 e i 54 anni. Poco per volta, complici le politiche di controllo delle nascite, l'Iran sta invecchiando e, come in Europa, garantire pensioni decorose e' una priorita' del governo. Alla luce di queste osservazioni demografiche, si comprende perche' alle proteste di queste settimane partecipano generazioni diverse: ognuno ha qualcosa da rivendicare.
I piu' giovani un futuro che non sia fatto di limitazioni delle liberta' e disoccupazione dopo anni di studio. Gli adulti, la possibilita' di invecchiare senza dover fare la fame dopo anni di lavoro.

13. IRAN. FARIAN SABAHI: IN BALUCISTAN 82 UCCISI IN UN GIORNO. MA IN IRAN LA RIVOLTA NON SI FERMA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "In Balucistan 82 uccisi in un giorno. Ma in Iran la rivolta non si ferma" e il sommario "La denuncia di Amnesty: "Venerdi' nero" nella regione sunnita con aspirazioni autonomiste. Domani nuovi scioperi a scuola"]

Al di la' di simbolici tagli di ciocche sui social, il primo gesto concreto di solidarieta' nei confronti degli iraniani che protestano giunge dalla ministra tedesca dell'Interno.
Rivolgendosi agli stati federali tedeschi, a cui spettano le decisioni di questo tipo, la socialdemocratica Nancy Faeser ha dichiarato che "i rimpatri verso l'Iran sono irresponsabili di fronte all'attuale situazione disastrosa dei diritti umani" e quindi "il divieto di espulsione e' il passo giusto su cui i Laender dovrebbe decidere al piu' presto". La Bassa Sassonia ha gia' temporaneamente sospeso la possibilita' di rimpatriare persone verso l'Iran e il ministro dell'Interno del Land, il socialdemocratico Boris Pistorius, ha annunciato che alla prossima conferenza dei ministri dell'Interno dei Laender presentera' una risoluzione per un divieto generale di rimpatri verso l'Iran. Da parte sua, Nancy Faeser potrebbe fare un passo ulteriore e fermare i rimpatri direttamente su base nazionale.
Dal vertice di Arrajolos a Malta ha parlato ieri il presidente della Repubblica italiana. Sergio Mattarella ha dichiarato che "la forza dei valori europei a difesa dei diritti, della liberta' e della democrazia e' inarrestabile come dimostra la situazione in Iran". Il Parlamento Europeo chiede sanzioni ed esprime forte sostegno e "condanna fermamente l'uso diffuso, intenzionale e sproporzionato della forza". Gli eurodeputati chiedono di "rilasciare immediatamente e incondizionatamente i difensori dei diritti umani, e di ritirare le accuse" e domandano al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite di avviare un'indagine.
Intanto, sono almeno 82 le persone - tra cui minori - uccise venerdi' scorso a Zahedan, il capoluogo del Sistan e Balucistan nel sudest, dove si era diffusa la notizia dello stupro di una quindicenne da parte del capo della polizia nella localita' portuale di Chabahar. Una zona povera, al confine con Pakistan e Afghanistan, dove i pasdaran intervengono militarmente per colpire i contrabbandieri locali. La popolazione e' di etnia baluci e di fede musulmana sunnita. Si tratta di una minoranza al tempo stesso etnica e religiosa, caratterizzati da un tasso di crescita demografica piu' alto rispetto al resto del paese. Qui, le proteste hanno riacceso le rivendicazioni di autonomia.
Le iraniane e gli iraniani scendono in strada, nonostante i rischi, e non solo affinche' il velo sia una libera scelta. Contestano la mala gestione della cosa pubblica ed esprimono preoccupazione per la disoccupazione e l'inflazione galoppante. In alcune province le proteste assumono un carattere locale, con rivendicazioni di autonomia e sulle questioni climatiche come a Urmia, il capoluogo della provincia iraniana dell'Azerbaigian occidentale, dove manca l'acqua. In prima linea ci sono i giovani, anche adolescenti: non vedono prospettive, i loro sogni verranno spenti dal clero sciita al potere che impone il diritto islamico, e dai pasdaran che hanno preso le redini del potere. Un peso reso ancora piu' gravoso dall'embargo internazionale e dalle sanzioni economiche.
Agli iraniani, in Iran, poco importa dell'accordo nucleare e di cio' che sta a cuore alla diplomazia internazionale. Protestano, e muoiono. Il 20 settembre la sedicenne Nika Shahkarami aveva partecipato alle proteste. Secondo un documento ottenuto dalla Bbc Persian, sarebbe deceduta per "ferite multiple causate da percosse con un oggetto duro".
La famiglia avrebbe voluto seppellirla nella citta' natale di Khorramabad, nell'Iran occidentale, ma le autorita' lo hanno impedito e sono passati alle minacce. Un attimo prima di essere arrestata, la zia aveva dichiarato alla Bbc Persian che i pasdaran le avevano detto di avere tenuto la nipote in custodia per cinque giorni per poi consegnarla alle autorita' carcerarie. Minacciata, la zia e' stata costretta a dichiarare in televisione che la nipote sarebbe "caduta da un edificio".
Di fronte alla repressione, che cosa c'e' da aspettarsi? Mentre stiamo per entrare nella quarta settimana di proteste, l'impressione e' che, di fronte alla mano pesante del regime, siano sempre piu' numerosi gli iraniani che scendono in strada. Oggi, venerdi', e' un giorno festivo. Domani, a partire dalle 12, ci saranno proteste e scioperi dentro le scuole e nelle universita': gli studenti andranno in aula ma, in segno di dissenso, non ascolteranno gli insegnanti.

14. IRAN. FARIAN SABAHI: SENZA PAURA, LE STUDENTI SCUOTONO LA BASE DEL REGIME
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Senza paura, le studenti scuotono la base del regime" e il sommario "Di Maio chiama Teheran senza citare direttamente Piperno: la chiave e' l'accordo nucleare"]

"Boro gomshod! Vattene via, basij" e' lo slogan delle liceali che, agitando in aria il velo, prendono di mira il miliziano che tiene un comizio per strada. Una scena ripresa probabilmente nella citta' di Shiraz, Iran centrale, messa online sul sito della Bbc per dimostrare come le proteste abbiano ormai coinvolto non solo le universita', ma anche le scuole superiori. I basij sono paramilitari, fedelissimi all'ideologia della Repubblica islamica. Sono loro, insieme alle forze dell'ordine, a reprimere il dissenso, adesso come in passato.
Ma le ragazze non ci stanno. A esprimere solidarieta' nei loro confronti sono attrici e cantanti francesi come Juliette Binoche, Marion Cotillard, Isabelle Huppert Muriel Robin, Jane Birkin, Charlotte Gainsbourg, Berenice Bejo e Julie Gayet. In un video, si tagliano i capelli sulle note della versione in persiano di Bella Ciao.
Il bilancio di queste quasi tre settimane di proteste innescate dalla morte della ventiduenne Mahsa Amini e' di almeno 154 morti, tra cui nove minori. 1.200 le persone fermate. Di questi, secondo la magistratura iraniana, 620 sarebbero stati rilasciati perche' "non hanno avuto un ruolo nei sabotaggi". 35 i giornalisti iraniani arrestati. Sono in tanti a esprimere solidarieta' per coloro che protestano per maggiori diritti e, al tempo stesso, per la crisi economica che da anni attanaglia il paese a causa delle sanzioni internazionali.
In Italia i riflettori restano accesi su Alessia Piperno, arrestata a Teheran. Si troverebbe nel carcere di Evin, nella capitale. E' il momento della diplomazia per garantirne la scarcerazione in tempi rapidi. La detenzione della trentenne romana ha fatto si' che ieri il ministro degli Esteri Luigi di Maio abbia parlato al telefono con il suo omologo iraniano Hossein Amirabdollahian. Quest'ultimo ha dichiarato: "Attribuiamo importanza allo sviluppo delle relazioni storiche e amichevoli con l'Italia". Di fatto, tra Roma e Teheran non ci sono contenziosi, l'Italia e' i tra i partner migliori - anche commerciali - dell'Iran. Quella di ieri e' stata una consultazione telefonica incentrata sulle relazioni bilaterali, ma anche sui negoziati sul nucleare per revocare le sanzioni internazionali, e sulle proteste. Il capo della diplomazia iraniana ha parlato di "abusi dei rivoltosi e di interventi stranieri".
Con una buona dose di ipocrisia, Amirabdollahian ha sottolineato: "La Repubblica islamica dell'Iran crede concretamente nella democrazia, ha sempre prestato attenzione alle richieste pacifiche del popolo. Negli ultimi eventi ingerenze straniere, agenti organizzati e terroristi - soprattutto a Zahedan e nell'ovest - hanno trasformato raduni pacifici in violenza, caos fino all'uccisione di persone innocenti, polizia e guardie di sicurezza". Per controbilanciare le proteste, le autorita' stanno organizzando contromanifestazioni a sostegno della Repubblica islamica.
Dando a credere che la protesta sia terminata, Amirabdollahian ha aggiunto: "Ancora una volta, il grande popolo iraniano, avendo grande perspicacia politica, non ha permesso l'aggressione straniera e il danno politico all'indipendenza, all'integrita' territoriale e alla sovranita' del paese". Per la leadership iraniana, dietro alle proteste ci sarebbe lo zampino di Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele. Di questi, solo Londra ha una sede diplomatica a Teheran. Cosi' ieri e' stato convocato l'ambasciatore britannico per recriminare contro le "ingerenze" nei disordini.
Nella conversazione tra Di Maio e Amirabdollahian pare non si sia fatto cenno all'arresto di Alessia Piperno. Pare pero' evidente che l'Italia dovra' adoperarsi affinche' i vertici della Repubblica islamica non siano sottoposti a ulteriori sanzioni: "Non siamo soddisfatti delle posizioni e degli interventi di alcune autorita' europee riguardo gli ultimi eventi", ha detto Amirabdollahian. Significativa anche la frase di Di Maio: "Attribuiamo importanza al rapporto con la Repubblica islamica e sosteniamo fortemente gli sforzi dell'Iran per raggiungere un accordo stabile nel negoziato. Crediamo che questi sforzi collettivi debbano portare a un risultato positivo e che tutte le parti tornino ai loro impegni nei negoziati del nucleare. L'Italia continua le sue azioni per raggiungere un accordo il prima possibile". In altri termini, in cambio della liberazione di Piperno la diplomazia italiana si impegnera' per sdoganare l'Iran.

15. IRAN. FARIAN SABAHI: ALESSIA NEL CARCERE DEL DISSENSO. E ANCHE NELLE SCUOLE E' RIVOLTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Alessia nel carcere del dissenso. E anche nelle scuole e' rivolta" e il sommario "La trentenne italiana avrebbe chiamato i suoi da Evin. Farnesina al lavoro. Dopo le universita', via il chador per protesta nei licei"]

E' soprannominato "Hotel Evin" il famigerato carcere situato nella parte settentrionale della capitale iraniana, in un'area residenziale ai piedi dei monti Alborz. Terra gialla e alberi brulli. Se abiti a Teheran nord, capita di passarci in taxi.
E' qui che si troverebbe Alessia Piperno. La trentenne romana vi sarebbe stata portata subito dopo il fermo, scattato secondo il padre il giorno del suo compleanno, il 28 settembre. E dalla prigione di Evin avrebbe telefonato in Italia per chiedere aiuto. In questo stesso carcere sono tuttora rinchiuse - tra gli altri - la ricercatrice dell'universita' parigina Sciences Po, Fariba Adelkhah, e l'ex deputata Faezeh Hashemi Rafsanjani. La prigione di Evin e' stata costruita nel 1972.
Qui la Savak, la polizia dello scia', torturava gli oppositori con strumenti acquistati dagli Stati Uniti e da Israele. Oggi vi sono rinchiusi i prigionieri politici, oltre ai delinquenti comuni. Qui sono stati detenuti l'avvocata Shirin Ebadi (Nobel per la Pace 2003), la sua collaboratrice Nasrin Sotoudeh, la loro collega Mehrangiz Kar, il filosofo Ramin Jahanbegloo, i giornalisti Akbar Ganji e Roxana Saberi, la dipendente di Reuters Zananin Zaghari-Ratcliffe, il blogger Hussein Derakhshan, l'accademica australiana Kylie Moore-Gilbert. Cittadini iraniani. Cittadini iraniani e al tempo stesso di un paese occidentale. Stranieri. Poco importa. Se l'imputazione e' spionaggio, oppure propaganda contro lo Stato", si finisce qui.
L'Italia e' in ottimi rapporti con l'Iran ma non fa parte dei 5+1, i negoziatori dell'accordo nucleare - in fase di rinegoziazione - firmato dal presidente statunitense Obama nel 2015 e mandato a monte dal suo successore Trump nel 2018. Di conseguenza, l'Italia non ha granche' da offrire in cambio del rilascio dell'ostaggio nelle mani dei pasdaran. L'unica soluzione sarebbe agire con l'aiuto dell'Ue ma, in risposta alla repressione contro i manifestanti, la diplomazia francese ha proposto a Bruxelles di "congelare i beni e vietare gli spostamenti dei responsabili della repressione in Iran". Mentre la Farnesina si adopera per far ritornare la nostra connazionale in Italia, in Iran continuano le proteste innescate dalla morte di Mahsa Amini, la ventiduenne arrestata dalla polizia morale per aver trasgredito al codice di abbigliamento.
Dopo quasi tre settimane, non tutti sono pero' contenti delle manifestazioni che animano le citta' dopo le cinque del pomeriggio. Nel quartiere settentrionale Tajrish, non lontano dal carcere di Evin, i mercanti del bazar si lamentano perche' il loro fatturato si e' dimezzato: quando i manifestanti danno fuoco ai copertoni e ai cassonetti, la gente non va piu' per negozi, nemmeno i credenti che tornano dalla preghiera.
Dopo aver coinvolto 111 universita' tra cui il Politecnico Sharif di Teheran, ieri le proteste hanno contagiato anche gli istituti superiori: in varie citta' le liceali si sono tolte il chador in pubblico protestando per la morte di Mahsa Amini. Lo rende noto l'emittente britannica Bbc sul suo sito pubblicando alcuni video in cui si vedono decine di studentesse senza velo bloccare una strada a Shiraz gridando "morte al dittatore", in riferimento alla Guida Suprema Ali Khamenei. Non solo Teheran, dimostrazioni con studentesse che hanno sfidato la legge togliendosi il velo si sono tenute tra negli ultimi due giorni anche a Saqez, Sanandaj e Karaj. Intanto, il regime persevera nel reprimere il dissenso. Da Teheran il capo della magistratura Hojjatoleslam Mohseni Ejei ha dichiarato che protestare e' legale in Iran ma, nel descrivere le proteste in corso, ha menzionato incendi a edifici e attacchi ad agenti di polizia che "non possono essere considerati modi di manifestare". "Incidenti di questo tipo non sono qualcosa di nuovo in Iran dal momento che i nemici della Repubblica islamica hanno fatto tutto quello che potevano, nei passati quarant'anni, per impedire a questo sistema di fare progressi", ha affermato il funzionario.
Il capo della magistratura ha poi aggiunto che "il vandalismo non e' considerato un modo per protestare" e sara' affrontato "in modo deciso e legale".

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DONNA, VITA, LIBERTA'
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A sostegno della lotta nonviolenta delle donne per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIV)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 32 del primo febbraio 2023
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Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
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