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[Nonviolenza] Telegrammi. 4696
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4696
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 26 Dec 2022 16:27:51 +0100
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4696 del 27 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta per fermare la guerra
2. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
3. Annamaria Rivera: Gli italiani vogliono il razzismo?
4. Annamaria Rivera: La convivialita' che rivela Essaouira
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. L'ORA. E' INDISPENSABILE, E' URGENTE, E' IMPROCRASTINABILE UN'INSURREZIONE NONVIOLENTA PER FERMARE LA GUERRA
La guerra che sta massacrando la popolazione ucraina continua, per volonta' del governo russo aggressore e di quello ucraino, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti d'America.
La guerra che sta minacciando di distruzione l'intera umanita' continua, per volonta' del governo russo aggressore e di quello ucraino, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti d'America.
Alla criminale follia del governo russo aggressore si unisce la criminale follia degli altri governi coinvolti.
Per la ferocia e la cecita' di governanti deliranti e disumani la popolazione ucraina inerme e innocente e' condannata a sofferenze inaudite, all'orrore e allo sterminio.
Per la ferocia e la cecita' di governanti deliranti e disumani l'umanita' intera si trova sull'orlo dell'abisso della guerra atomica, che puo' provocarne l'annientamento.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per fermare la guerra.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per abolire gli eserciti e le armi.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per far cessare questa mostruosa follia che ogni giorno uccide ed uccide esseri umani innocenti, che ogni giorno avvicina l'apocalisse atomica e l'estinzione dell'umana famiglia.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per la salvezza dell'intera umanita'.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"
L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
*
7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
*
E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
3. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: GLI ITALIANI VOGLIONO IL RAZZISMO?
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 24 novembre 2022]
Il neonato governo fascistoide, il piu' di destra nella storia repubblicana, ha promesso, fra l'altro, il ritorno ai decreti-sicurezza, con l'obiettivo di contrastare "l'immigrazione irregolare". Com'era del tutto prevedibile, Giorgia Meloni ha poi ribadito fermamente la linea dura del nuovo governo: "In tema di sicurezza e contrasto all'immigrazione illegale, gli italiani si sono espressi alle urne, scegliendo il nostro programma e la nostra visione".
Per molti versi il governo Meloni ha trovato la strada gia' spianata per una strategia che sia conforme al proprio stile, sebbene essa non sia affatto opera esclusiva delle destre. Per fare qualche esempio, il nuovo regime delle frontiere affermatosi in Europa ha gia' prodotto non solo un'autentica, perenne ecatombe, ma anche la proliferazione e perfino l'esternalizzazione dei centri di detenzione per migranti, nei quali, in non pochi casi, sono rinchiusi finanche richiedenti-asilo e minorenni.
Le condizioni di tali lager - spesso muniti di gabbie e filo spinato, e controllati da forze dell'ordine e militari armati - sono state condannate dalla stessa Corte di Strasburgo. In alcuni paesi, come l'Italia, sono istituzioni del tutto abusive, in quanto violano la Costituzione e lo stato di diritto. Nondimeno esse sono opera anche della sinistra "moderata": la legge che li ha istituiti, la n. 40 del 6 marzo 1998, e' detta anche Turco-Napolitano dai nomi dell'allora Ministra per la solidarieta' sociale, Livia Turco, e dell'allora Ministro dell'interno, Giorgio Napolitano.
Un tale sistema repressivo, a dir poco, si e' rafforzato anche grazie agli accordi bilaterali con paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, cui si delega gran parte del "lavoro sporco". Com'e' ben noto, l'Italia ha perpetuato gli accordi di cooperazione perfino con un paese come la Libia, il quale, oltre tutto - lo abbiamo ricordato piu' volte - non ha leggi sull'asilo, pratica gravissime violazioni dei diritti umani, non ha sottoscritto neppure la Convenzione di Ginevra del 1951.
La Libia, tappa ineludibile soprattutto per i migranti e i profughi sub–sahariani, e' un vero e proprio inferno. Come e peggio che al tempo di Gheddafi, pratiche tuttora correnti sono gli arresti arbitrari, il lavoro forzato, lo sfruttamento schiavile, le deportazioni, i taglieggiamenti, le torture, perfino gli stupri: orrori la cui apoteosi e' costituita dall'inferno della prigione di Kufra. L'unica differenza e' che oggi sono le milizie armate a "dirigere" i centri di detenzione e a compiere le nefandezze cui ho fatto cenno.
D'altro canto, in gran parte dei paesi europei va diffondendosi sempre piu' l'uso politico e ideologico del cliche' dell'"invasione", nonche' retoriche quali quelle dei migranti come fonte d'insicurezza e d'impoverimento dei "nazionali" nonche' della "clandestinita'" come sinonimo di criminalita': ampiamente utilizzate perfino da istituzioni, finanche da taluni partiti di sinistra, sia pur "moderata", nonche' - ça va sans dire - da formazioni populiste, di destra e di estrema destra, che in Europa conoscono oggi un'ascesa impressionante, ben esemplificata dalla vittoria della Meloni.
In particolare, quella dell'"invasione" e della "marea montante" e' una tipica falsa evidenza: com'e' ben noto, la quota preponderante dei flussi migratori parte dai paesi del Sud del mondo per dirigersi verso altri paesi del Sud.
Sul versante delle istituzioni, in una parte dei paesi dell'Unione Europea prevale un approccio di tipo emergenzialista: conseguenza, fra le altre cose, del fatto che, in realta', migrazioni ed esodi non sono stati integrati - starei per dire "elaborati" - per quel che sono, cioe' come tendenze strutturali del nostro tempo.
Anche questo spiega perche' il razzismo tenda a divenire "ideologia diffusa, senso comune, forma della politica", per citare Alberto Burgio (Critica della ragione razzista, DeriveApprodi, 2010). E non si tratta del ritorno in superficie dell'arcaico, bensi' di una delle fasi del riemergere ricorrente del lato oscuro della modernita' europea.
Le discriminazioni istituzionali, l'allarmismo dei media nonche' la pessima gestione dell'accoglienza, almeno in alcuni Stati-membri, non fanno che produrre ondate ricorrenti di moral panic, alimentando anche violenza razzista "popolare" nei confronti degli/delle indesiderabili, spesso usati/e come capri espiatori, particolarmente in questa fase.
In non pochi paesi europei, compresa l'Italia di oggi, la crisi economica si coniuga con una crisi, altrettanto grave, della democrazia e della rappresentanza, talche' la distanza fra i/le cittadini/e e il potere si fa siderale e la cittadinanza va trasformandosi sempre piu' in sudditanza, per citare Etienne Balibar (2012). Non sorprende affatto, quindi, che gli effetti sociali della crisi e delle politiche di austerita', coniugati con la condizione e il senso soggettivo di sudditanza, alimentino frustrazione, spaesamento, risentimento sociale e conseguente ricerca del capro espiatorio. Una buona parte di cittadini/e penalizzati/e dalla crisi o comunque dall'indigenza finisce cosi' per identificare il proprio nemico nelle persone immigrate "che rubano il lavoro" o nei rom che degraderebbero il loro gia' degradato quartiere di periferia. Sicche' si potrebbe sostenere che il razzismo "popolare" sia per lo piu' rancore socializzato e deviato.
Tutto cio' che sto per dire non puo' essere separato dal suo contesto: non dimentichiamo che a connotarlo sono una grave crisi economica, come ho detto, nonche' la crisi dello stato sociale, il pauperismo che va estendosi fino alle classi medie, la sfiducia crescente verso le istituzioni repubblicane, l'indebolimento dello spirito civico e democratico del paese, la crescita conseguente del razzismo e del neofascismo, perlopiu' banalizzati, lo svuotamento tendenziale del ruolo del parlamento, l'inaridimento dei luoghi della socialita' collettiva.
Quest'ultimo processo, a sua volta, e' favorito dalla tendenza a militarizzare le citta' e a proibire e reprimere, attraverso ordinanze comunali disparate e spesso stravaganti, i piu' vari comportamenti informali, "incivili" o solo non conformi. A tal proposito, esemplare e assurda al tempo stesso e' una recente iniziativa del governo Meloni: quella della penalizzazione dei cosiddetti rave party ("raduni non autorizzati"), i cui organizzatori/trici "illegali" - prevede la legge - saranno puniti con la confisca degli oggetti utilizzati, la reclusione da 3 a 6 anni, multe da 1.000 a 10.000 euro. Il decreto viola palesemente la "Convenzione internazionale sui diritti civili e politici", un trattato dell'Onu che tutela tutte le riunioni pacifiche, non solo quelle legali.
Quanto alla profonda crisi sociale e politica, essa sempre piu' viene esorcizzata mediante il discorso sicuritario, il controllo sociale e l'ordine pubblico: per simulare autorevolezza agli occhi dei/delle governanti e degli/delle amministrate/i, al fine di conquistarne il consenso elettorale, soprattutto per mascherare l'incapacita' di presa sulle grandi decisioni riguardanti la finanza e l'economia, quindi la condizione sociale dei cittadini e delle cittadine.
Esemplare a proposito delle retoriche sulla sicurezza e delle politiche conseguenti e' stata, tra le altre, la legge (dapprima decreto) Minniti-Orlando del 18 aprile 2017, n. 48 ("Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle citta'"). Il tema di fondo di tale legge era la correlazione tra immigrazione e sicurezza, e lo scopo quello di sorvegliare, criminalizzare e punire la marginalita', la poverta' e la non-conformita' sociale. Anche mediante la messa al bando (tramite Daspo) di ogni genere di diseredati, "devianti", non-conformi: cioe' senzatetto, questuanti, rovistatori di cassonetti, parcheggiatori e ambulanti informali, occupanti d'immobili, rom, ma anche consumatori di droghe, writers, contestatori ed "estremisti" politici. Tutto cio' in nome del "decoro" e della "sicurezza", per l'appunto.
In fondo, e' una legge che tematizza in termini di "pericolosita' sociale" i comportamenti, lo stile di vita, il modo di essere di coloro che sono considerati "fuori norma". In realta', a esserne colpiti sono e saranno, ancor di piu' con l'attuale governo, principalmente rom e persone immigrate e rifugiate. Tra le altre cose, questa legge introduce la flagranza differita: un ossimoro assurdo (com'era, del resto "centri di permanenza temporanea").
E' tornato in auge ciò che Luigi Ferrajoli defini' sottosistema penale di polizia: le garanzie individuali dello stato di diritto non vigono piu' per certe categorie stigmatizzate, in primis gli "oziosi e vagabondi", per usare un lessico d'antan ma non troppo. Per cui anziche' colpire l'infrazione di una norma o la lesione di un bene giuridico, si sanzionano stili di vita, disoccupazione, mancanza di alloggio e, in definitiva, la poverta', ancor di piu' se coniugata con la condizione di migrante o di rom.
Tutto cio' sembra il ritorno all'ideologia ottocentesca delle "classi pericolose" (opposte alle "classi laboriose"), di coloro che, in altri termini, un tempo erano definiti, appunto, come "oziosi e vagabondi". Un'ideologia che, tradotta in norme, "mirava a disciplinare le classi subalterne secondo le condizioni esistenziali imposte dalla struttura economico-sociale del tempo, neutralizzandone il potenziale eversivo" (Giuseppe Campesi http://www.adir.unifi.it/rivista/2009/campesi/cap6.htm).
Di nuovo oggi v'e' la potenza dei mezzi di comunicazione di massa e la loro facolta' smisurata di riprendere, costruire e diffondere cliche', stereotipi e pregiudizi, in definitiva di riprodurre il razzismo.
Oggi "classi pericolose" per eccellenza sono migranti, rifugiati/e e rom. Come scriveva ancora Campesi, "Il panico da invasione e gli stereotipi criminalizzanti" che essi/e subiscono "sono un ulteriore segnale del fatto che la questione sociale torna, come nel XIX sec., ad essere tematizzata per mezzo di un 'vocabolario punitivo' e non piu' per mezzo del vocabolario della politica o della richiesta di cambiamento sociale".
Parole quali "sicurezza" e "degrado" (di cui e' piena non solo la legge Minniti) sono, in questo senso, molto rivelatrici. La legge non fa che tradurre e alimentare, in un circolo vizioso, la percezione comune per la quale migranti, rifugiati, rom, senzatetto, marginali sarebbero importatori di degrado, insicurezza, disordine sociale.
E' un circolo vizioso micidiale. Basta considerare lo stato di abbandono nel quale sono gettati/e numerosi/e richiedenti-asilo, che pure dovrebbero essere oggetto di protezione particolare: privati/e di fatto perfino del diritto di sfamarsi e di avere un tetto sulla testa, in molti casi vanno a raggiungere la schiera dei senza-dimora, cosa che a sua volta fa gridare allo scandalo i difensori del decoro urbano e diviene pretesto per leggi e ordinanze persecutorie e liberticide, nonche' per campagne allarmistiche intorno al tema dell'insicurezza, uno dei piu' insistenti nel discorso pubblico.
Sono ormai diversi anni che in Italia si e' determinato un certo consenso tra destra e sinistra "moderata" intorno alla stigmatizzazione delle piu' varie categorie di marginalizzati/e, al mito dell'insicurezza, al discorso e alle pratiche sicuritarie.
La stessa legge Minniti e' in perfetta continuita' con le politiche del vecchio centro-sinistra, che a suo tempo contribui', con leggi inique, pacchetti-sicurezza, campagne allarmistiche, retoriche sicuritarie, ad alimentare quel che definimmo "razzismo democratico" e che altri (per es. Slavoj Zizek) chiamarono, altrettanto ironicamente, razzismo "ragionevole" o "rispettabile". Apoteosi perfetta di questa tendenza e' la legalizzazione delle "ronde": anch'essa condivisa a suo tempo da alcuni esponenti del centro-sinistra.
Lo schema ideologico e narrativo (mi riferisco al ruolo dei media) che fa perno sulle antitesi-chiave sicurezza/insicurezza, decoro/degrado e' simmetrico o contiguo a quello che s'incentra sulla locuzione ingannevole di "guerra tra poveri", cara alla sinistra, piu' che alla destra: ingannevole soprattutto perche', solo in apparenza non-razzista, rappresenta aggressori e aggrediti come vittime simmetriche.
"Guerra tra poveri" e' la formula magica che permette di eludere la dialettica tra le dimensioni istituzionale, politica, mediatica e sempre piu' spesso anche "popolare", che di solito caratterizza il razzismo, non solo quello odierno. Finendo cosi' per fare dei poveri "in guerra tra loro" gli attori unici o principali della scena razzista; oppure, all'opposto, per minimizzare le manifestazioni di xenofobia o di vero e proprio razzismo, se compiute da soggetti subalterni.
E non solo. Il piu' delle volte si viene a scoprire, piu' o meno tardivamente, che a manovrare quella che la sinistra "moderata" e' solita definire "guerra tra poveri" sono gruppi neofascisti (e neonazisti) quali Forza Nuova e Casa Pound, oggi.
Non si contano i casi di famiglie "non autoctone", assegnatarie di modesti alloggi popolari, costrette a rinunciare e a fuggire da piccole folle inferocite, di solito guidate e/o aizzate dai fascisti del Terzo millennio.
La prospettiva che si profila oggi, grazie alla presenza di un governo a dir poco fascistoide, e' quella del rafforzamento delle tendenze e iniziative di stampo razzista che ho tratteggiato. E' auspicabile che finalmente la sinistra, anche quella "moderata", prenda coscienza del valore strategico dell'antirazzismo militante.
4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LA CONVIVIALITA' CHE RIVELA ESSAOUIRA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 26 giugno 2022]
E' da quasi un trentennio, cioe' da quando ho iniziato a integrare nelle mie ricerche, conseguentemente in saggi e articoli, cio' che viene detto impropriamente "la questione animale" (o "dei non-umani"), che il pensiero e le opere di Philippe Descola mi sono diventati indispensabili, tanto da citarlo assai frequentemente.
Tra l'altro, e' anche grazie alle sue ricerche e al suo pensiero che ho trovato il coraggio di condurre una piu' che decennale ricerca di campo a Essaouira: una cittadina del Sud-Ovest del Marocco, esemplare per la sua storia di mixite' e in particolare per la lunga convivenza tra arabo-musulmani ed ebrei, per non dire di altre minoranze. En passant, ricordo solo che negli anni '20 del Novecento la popolazione ebraica era superiore a quella musulmana.
La mia e' una ricerca - come dicevo - ispirata da cio' che oggi viene detta "etnografia multispecie", che poi, nel mio caso, si e' concretizzata in un saggio, pubblicato nel 2016: La citta' dei gatti. Antropologia animalista di Essaouira. In questo saggio assume un ruolo rilevante il tema della convivialita' interspecifica: con gatti, gabbiani e perfino cani. Dico "perfino" perche' per lungo tempo questi ultimi sono stati considerati esseri impuri, com'e' ben noto. Va precisato, tuttavia, che la distinzione fra animali puri e impuri non e' affatto peculiare del solo mondo musulmano.
Ancora a proposito della convivialita' interspecifica, conviene aggiungere che essa e' stata per me non solo oggetto di osservazione, ma anche e soprattutto vissuto personale relazionale: diretto e duraturo.
Secondo la mia esperienza di campo, l'agency animale, se non permette di collocare il non-umano nel ruolo classico dell'"informatore", lo posiziona comunque in quello di attore e testimone di un contesto che favorisce incontri, relazioni, perfino lunghe amicizie transpecifiche. Tutto cio' ho potuto sperimentarlo personalmente, soprattutto con alcuni gabbiani e gatti, ai quali da non pochi anni mi lega un'amicizia fedele e costante.
V'e' un altro aspetto da sottolineare: a Essaouira a prendersi cura di animali liberi quali gabbiani, gatti e perfino cani sono anche, se non soprattutto, le persone piu' diseredate, le quali praticano una comune etica della compassione e della solidarieta', estesa oltre la specie umana. Esse, concedendosi il "lusso" del senso e del dono, dell'affettivita' e della cura piu' gratuite, si sottraggono alla ragione economica e utilitaria che le ha condannate. E in tal modo spezzano la catena dell'obbligata dipendenza dal bisogno a cui la societa' le ha legate e le immagina schiave.
Nondimeno, l'amore e la cura verso i gatti, in particolare, non riguardano solo i diseredati, ma anche bottegai, commessi, camerieri. Tant'e' vero che soprattutto i felini - ma anche non pochi cani – gironzolano abitualmente fra i tavoli di caffe' e ristoranti, all'aperto e all'interno; dormono indisturbati sulla soglia o dentro le botteghe di quell'ininterrotto bazar che e' la citta' entro le mura: comodamente acciambellati su divani, tappeti, coperte, mobili di tuia e altri pregiati oggetti artigianali in vendita.
Ovviamente la "zoofilia spontanea", praticata da molti/e abitanti di Essaouira, si arresta sulla soglia della ritualita' religiosa. A tal proposito conviene soffermarsi sull'inclinazione assunta da una certa etnografia socio-antropologica a proposito della "festa del sacrificio" musulmana. Si tratta di un'inclinazione che, pur con l'intento apprezzabile di contrastare l'islamofobia, rischia di tradursi in un'apologia del sacrificio cruento. E comunque non s'interroga affatto sui soggetti non-umani, sulla loro sofferenza e la loro morte. Cio' accade, paradossalmente, proprio quando una parte niente affatto irrilevante della stessa cultura musulmana si pone criticamente il problema di talune pratiche rituali cruente. E cio' sulla base del principio religioso per cui tutti gli animali sarebbero puri in quanto creati dalla divinita', al pari degli esseri umani.
Quell'etnografia del sacrificio cui ho fatto cenno non considera a sufficienza quanto parziale sia il modello occidentale-moderno che tende a pensare secondo polarita' contrapposte il rapporto fra natura e cultura, che separa culturalmente e moralmente gli umani dai non-umani, che istituisce una frattura insanabile fra soggetti umani e oggetti animali, negando a questi ultimi la qualita' di esseri dotati di sensibilita', biografie, mondi, culture, storie.
Come scriveva Philippe Descola nel 2005 (nella prima edizione di Par-dela' nature et culture) e' necessario che l'antropologia si liberi del proprio dualismo costitutivo, per divenire pienamente monista.
Per sovvertire un tale modello occorre anzitutto mostrarne la parzialita': per quanto si sia diffuso in aree disparate, esso e' nato da una piccola frazione di pensiero filosofico, cioe' l'occidentale-moderno.
Questa frazione di pensiero ha prodotto - come giustamente sostiene Descola - un'ontologia del tutto particolare, che a sua volta ha generato una cosmologia e un'etica fra le tante. Per coglierne appieno l'arbitrarieta', la peculiarita', dunque la non-universalita', basta considerare che questo modello dualistico e' privo di senso per buona parte delle tradizioni culturali non occidentali. Delle quali numerose hanno fatto proprio della continuita' fra i viventi il paradigma costitutivo delle proprie ontologie e cosmologie, come Descola illustra perfettamente nel saggio che ho citato.
Del resto, gia' nel 1967, Claude Levi-Strauss, nella prefazione alla seconda edizione di Structures elementaires de la parente', scriveva di una "linea di demarcazione" fra natura e cultura "tenue e tortuosa". E si domandava se, lungi dall'essere un dato oggettivo dell'ordine del mondo, quella linea di demarcazione non sia altro che "una creazione artificiale della cultura umana, un'opera difensiva", messa in atto dall'umanita' allo scopo di affermare la propria esistenza, fondare la propria identita' di specie e rivendicare la propria originalita' (1967:20).
Ancor prima, cioe' nel discorso pronunciato nel 1962 per commemorare Rousseau, Levi-Strauss (1973: 45-56) aveva evocato il "ciclo maledetto" inaugurato dall'uomo occidentale con la separazione radicale fra umanita' e animalita', il quale poi sarebbe servito a escludere dagli umani altri umani e a costruire un umanesimo riservato a minoranze sempre piu' ristrette.
E, piu' tardi, riprendendo lo stesso tema nella famosa e controversa conferenza presentata all'Unesco nel 1971 ("Race et culture"), ripubblicata in Le regard eloigne' (1983), egli rimarcava che questa radicale separazione compiuta dall'umanesimo occidentale "ha consentito che frazioni sempre piu' vicine di umanita' fossero respinte al di fuori di frontiere arbitrariamente tracciate" (ivi: 46).
Ben prima, nel 1951, l'altrettanto grande Theodor W. Adorno aveva scritto in Minima Moralia. Meditazioni della vita offesa (trad. ital.: Einaudi, 1979) che "Quella che i borghesi - nel loro accecamento ideologico - chiamano natura non e' che la cicatrice di una mutilazione sociale (...). Cio' che, nella civilta', appare come natura e', in realta', agli antipodi della natura: e' pura e semplice oggettivazione" (1979: 105).
E' una tale ideologia e pratica di reificazione dei non umani che ho cercato di contrastare nel corso della mia lunga ricerca di campo a Essaouira. Le relazioni interspecifiche che la hanno contraddistinta e l'estensione dello status di soggetto ad alcune categorie di non umani, come li' accade comunemente, tutto cio' mostra che la netta distinzione umano/non umano non ha alcunche' di "naturale".
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Questo articolo e' una rielaborazione di Annamaria Rivera del suo intervento per il seminario "La svolta delicata. Oltre culture e nature". Universita' di Firenze, 30 aprile 2021.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Francesco Catastini, Il caso Matteotti, Rcs, Milano 2022, pp. 156, euro 5,99.
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Riletture
- Angie Debo, Geronimo. Storia e leggenda dell'ultimo capo apache, Mursia, Milano 1989, pp. 368 (+ 68 illustrazioni fuori testo).
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Riedizioni
- Maria Antonietta Visceglia, La Roma dei papi. La corte e la politica internazionale (secoli XV-XVII), Viella, Roma 2018, Rcs, Milano 2022, pp. 384, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4696 del 27 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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Numero 4696 del 27 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta per fermare la guerra
2. L'Associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
3. Annamaria Rivera: Gli italiani vogliono il razzismo?
4. Annamaria Rivera: La convivialita' che rivela Essaouira
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. L'ORA. E' INDISPENSABILE, E' URGENTE, E' IMPROCRASTINABILE UN'INSURREZIONE NONVIOLENTA PER FERMARE LA GUERRA
La guerra che sta massacrando la popolazione ucraina continua, per volonta' del governo russo aggressore e di quello ucraino, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti d'America.
La guerra che sta minacciando di distruzione l'intera umanita' continua, per volonta' del governo russo aggressore e di quello ucraino, dell'Unione Europea e degli Stati Uniti d'America.
Alla criminale follia del governo russo aggressore si unisce la criminale follia degli altri governi coinvolti.
Per la ferocia e la cecita' di governanti deliranti e disumani la popolazione ucraina inerme e innocente e' condannata a sofferenze inaudite, all'orrore e allo sterminio.
Per la ferocia e la cecita' di governanti deliranti e disumani l'umanita' intera si trova sull'orlo dell'abisso della guerra atomica, che puo' provocarne l'annientamento.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per fermare la guerra.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per abolire gli eserciti e le armi.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per far cessare questa mostruosa follia che ogni giorno uccide ed uccide esseri umani innocenti, che ogni giorno avvicina l'apocalisse atomica e l'estinzione dell'umana famiglia.
E' indispensabile, e' urgente, e' improcrastinabile un'insurrezione nonviolenta di tutti i popoli del mondo per la salvezza dell'intera umanita'.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. APPELLI. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" DI VITERBO ADERISCE ALL'APPELLO RECANTE "SETTE PROPOSTE PER ESTENDERE ED INTENSIFICARE LA MOBILITAZIONE PER LA GRAZIA CHE RESTITUISCA LA LIBERTA' A LEONARD PELTIER"
L'associazione "Respirare" di Viterbo aderisce all'appello recante "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier".
Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente che da 47 anni e' detenuto innocente, condannato per crimini che non ha commesso in un processo-farsa basato su cosiddette "prove" e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi false, come hanno successivamente riconosciuto gli stessi accusatori e giudici.
La sua liberazione e' stata chiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, papa Francesco.
Milioni di persone ed autorevoli istituzioni di tutto il mondo chiedono al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Alleghiamo in calce il testo integrale dell'appello.
L'associazione "Respirare" di Viterbo
Viterbo, 18 dicembre 2022
L'associazione e' stata promossa nel 2009 a Viterbo da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
* * *
Allegato: testo integrale dell'appello "Sette proposte per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier"
Carissime e carissimi,
vi proponiamo sette iniziative per estendere ed intensificare la mobilitazione per la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il momento e' questo: in questo torno di tempo infatti sia negli Stati Uniti che a livello internazionale sta crescendo la mobilitazione, ottenendo nuove, ampie e rilevanti adesioni che possono finalmente trovare ascolto alla Casa Bianca, nelle cui mani e' il potere di restituire la liberta' a Leonard Peltier attraverso la concessione della grazia presidenziale.
*
1. Scrivere al Presidente degli Stati Uniti d'America
La prima: scrivere a Biden e diffondere quanto piu' possibile la proposta di scrivere a Biden.
Di seguito una proposta di testo della lettera da inviare al Presidente degli Stati Uniti d'America recante la richiesta della grazia presidenziale per Leonard Peltier, e le istruzioni per inviarla attraverso il sito della Casa Bianca.
Nel web aprire la pagina della Casa Bianca attraverso cui inviare lettere: https://www.whitehouse.gov/contact/
Compilare quindi gli item successivi:
- alla voce MESSAGE TYPE: scegliere Contact the President
- alla voce PREFIX: scegliere il titolo corrispondente alla propria identita'
- alla voce FIRST NAME: scrivere il proprio nome
- alla voce SECOND NAME: si puo' omettere la compilazione
- alla voce LAST NAME: scrivere il proprio cognome
- alla voce SUFFIX, PRONOUNS: si puo' omettere la compilazione
- alla voce E-MAIL: scrivere il proprio indirizzo e-mail
- alla voce PHONE: scrivere il proprio numero di telefono seguendo lo schema 39xxxxxxxxxx
- alla voce COUNTRY/STATE/REGION: scegliere Italy
- alla voce STREET: scrivere il proprio indirizzo nella sequenza numero civico, via/piazza
- alla voce CITY: scrivere il nome della propria citta' e il relativo codice di avviamento postale
- alla voce WHAT WOULD YOU LIKE TO SAY? [Cosa vorresti dire?]: copiare e incollare il messaggio seguente:
Mr. President,
Although I reside far from your country, I am aware of the injustice that has persisted for 47 years against Leonard Peltier, who was denied a review of his trial even after exculpatory evidence emerged for the events of June 26, 1975 on the Pine Ridge (SD) reservation where two federal agents and a Native American lost their lives.
I therefore appeal to your supreme authority to pardon this man, now elderly and ill, after nearly half a century of imprisonment.
I thank you in advance for your positive decision, with best regards.
Traduzione italiana del testo che precede:
Signor Presidente,
sebbene io risieda lontano dal Suo Paese, sono consapevole dell'ingiustizia che persiste da 47 anni nei confronti di Leonard Peltier, al quale e' stata negata la revisione del processo anche dopo che sono emerse prove a discarico per gli eventi del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge (South Dakota) in cui persero la vita due agenti federali e un nativo americano.
Mi appello quindi alla Sua suprema autorita' affinche' conceda la grazia a questo uomo, ormai anziano e malato, dopo quasi mezzo secolo di detenzione.
La ringrazio fin d'ora per la Sua decisione positiva, con i migliori saluti.
*
2. Scrivere al sindaco di Roma
La seconda: scrivere al sindaco di Roma affinche' affinche' unisca la sua voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier. La voce del sindaco di una delle citta' piu' importanti del mondo puo' trovare favorevole ascolto sia presso la Casa Bianca che presso l'opinione pubblica non solo italiana ma internazionale.
Indirizzi di posta elettronica cui scrivere: segreteria_cg at comune.roma.it, donato.iannone at comune.roma.it, segreteriavcgv.debernardini at comune.roma.it, giorgio.piccarreta at comune.roma.it, pietropaolo.mileti at comune.roma.it, gianluca.viggiano at comune.roma.it, caterina.cordella at comune.roma.it, segreteria.direzionegac at comune.roma.it, accesso.semplice at comune.roma.it, ld.gabinetto at comune.roma.it, mariagrazia.tretola at comune.roma.it, seg.gen at comune.roma.it, laura.dimeglio at comune.roma.it, patrizia.bernardini at comune.roma.it, eufrasia.cogliandro at comune.roma.it, vicesindaco at comune.roma.it, assessorato.bilancio at comune.roma.it, assessorato.ambiente at comune.roma.it, assessorato.rifiuti at comune.roma.it, assessoratodecentramento at comune.roma.it, assessoratopersonale at comune.roma.it, assessorato.politichesociali at comune.roma.it, assessorato.cultura at comune.roma.it, assessorato.sviluppoeconomico at comune.roma.it, assessorato.pariopportunita at comune.roma.it, assessorato.sport at comune.roma.it, assessorato.turismo at comune.roma.it, assessorato.grandieventi at comune.roma.it, assessorato.mobilita at comune.roma.it, assessoratoallascuola at comune.roma.it, assessoratolavoroformazione at comune.roma.it, assessorato.infrastrutture at comune.roma.it, assessorato.urbanistica at comune.roma.it, tiziana.marrone at comune.roma.it, assessorato.patrimoniocasa at comune.roma.it, presidenza.assembleacapitolina at comune.roma.it,
Modello di lettera:
Egregio Sindaco di Roma,
sicuramente conoscera' gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sicuramente sapra' anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricordera' anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Gia' lo scorso anno, su nostra sollecitazione, molti sindaci italiani (tra cui quelli di citta' importanti come Aosta, Bologna, Palermo, Pesaro...) espressero il loro sostegno alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Sarebbe di grande importanza che anche il Sindaco del Comune di Roma volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarla di voler anche lei richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
3. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani
La terza: scrivere alle ed ai parlamentari italiani affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari sono disponibili nel sito del Senato e della Camera (www.senato.it e www.camera.it).
Modello di lettera:
Egregie senatrici, egregi senatori,
Egregie deputate, egregi deputati,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento italiano volesse unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
4. Scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo
La quarta: scrivere alle ed ai parlamentari italiani che siedono nel Parlamento Europeo affinche' uniscano la loro voce alla richiesta della liberazione di Leonard Peltier, proseguendo nell'impegno gia' espresso dal Parlamento Europeo nel 1994 e nel 1999 e rinnovato nel 2021 dal compianto Presidente David Sassoli.
Gli indirizzi di posta elettronica delle e dei parlamentari europei sono disponibili nel sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu).
Modello di lettera:
Egregie ed egregi parlamentari europei,
conoscete gia' la vicenda di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni detenuto innocente.
E sapete anche che la sua liberazione nel corso di quasi mezzo secolo e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Shirin Ebadi, papa Francesco, il Dalai Lama ed innumerevoli altre.
Ricorderete anche che il compianto Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa, aveva promosso un appello per la liberazione di Leonard Peltier. E del resto il Parlamento Europeo gia' negli anni Novanta del secolo scorso aveva ripetutamente richiesto la sua liberazione.
Negli ultimi mesi due nuovi autorevoli inviti sono stati rivolti al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia che liberi l'illustre attivista nativo americano: alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu; e lo scorso settembre con voto unanime il comitato nazionale del Partito Democratico statunitense (il partito politico cui appartiene lo stesso Presidente Biden).
Sarebbe di grande importanza che anche il Parlamento Europeo volesse ancora una volta unire la sua voce all'appello promosso da prestigiosissime personalita', innumerevoli associazioni umanitarie (prima fra tutte Amnesty International), istituzioni di tutto il mondo, affinche' il Presidente statunitense conceda la grazia che restituisca la liberta' a un uomo innocente che e' ormai per l'umanita' intera testimone e simbolo della lotta per i diritti umani e dei popoli e per la difesa della Madre Terra.
Per tutto quanto precede siamo quindi a pregarvi di un vostro autorevole impegno a richiedere al Presidente degli Stati Uniti d'America la concessione della grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
*
5. Scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee"
La quinta: scrivere all'"International Leonard Peltier Defense Committee" per far sentire direttamente la nostra solidarieta' a chi e' piu' vicino a Leonard Peltier e coordina la mobilitazione per la sua liberazione
Per contatti diretti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info, recapiti telefonici: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
*
6. Scrivere direttamente a Leonard Peltier
La sesta: scrivere direttamente a Leonard Peltier.
L'indirizzo e': Leonard Peltier, #89637-132, USP Coleman I, P.O. Box 1033, Coleman, FL 33521.
Possono essere inviate solo lettere postali.
Ovviamente le lettere devono essere adeguate alla situazione. Possono bastare anche poche parole.
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7. Costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier
La settima: costruire una rete italiana di solidarieta' con Leonard Peltier.
Ovviamente una rete senza gerarchie o primazie, policentrica e plurale, in cui possano impegnarsi insieme persone provenienti da tutte le culture, le esperienze e le tradizioni.
Una rete di persone e realta' che si prefigga ad esempio di:
a) partecipare a iniziative comuni;
b) promuovere iniziative proprie, locali e non solo;
c) premere nonviolentemente sui media, locali e non solo, affinche' diano notizia della vicenda di Leonard Peltier e delle iniziative per la sua liberazione;
d) premere nonviolentemente sulle rappresentanze democratiche (istituzioni, associazioni, forze politiche e sindacali, esperienze della cultura e della solidarieta'...), locali e non solo, affinche' si impegnino per la liberazione di Leonard Peltier.
*
E' ovvio che tutte le iniziative che proponiamo devono essere rigorosamente nonviolente, coerentemente con il fine dell'iniziativa: ottenere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Se necessaria, varia documentazione utile, in inglese e in italiano, puo' essere richiesta scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com
Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e l'impegno, un forte abbraccio dal
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 9 dicembre 2022
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Dal 2021 e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: dal giugno 2021 il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
3. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: GLI ITALIANI VOGLIONO IL RAZZISMO?
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 24 novembre 2022]
Il neonato governo fascistoide, il piu' di destra nella storia repubblicana, ha promesso, fra l'altro, il ritorno ai decreti-sicurezza, con l'obiettivo di contrastare "l'immigrazione irregolare". Com'era del tutto prevedibile, Giorgia Meloni ha poi ribadito fermamente la linea dura del nuovo governo: "In tema di sicurezza e contrasto all'immigrazione illegale, gli italiani si sono espressi alle urne, scegliendo il nostro programma e la nostra visione".
Per molti versi il governo Meloni ha trovato la strada gia' spianata per una strategia che sia conforme al proprio stile, sebbene essa non sia affatto opera esclusiva delle destre. Per fare qualche esempio, il nuovo regime delle frontiere affermatosi in Europa ha gia' prodotto non solo un'autentica, perenne ecatombe, ma anche la proliferazione e perfino l'esternalizzazione dei centri di detenzione per migranti, nei quali, in non pochi casi, sono rinchiusi finanche richiedenti-asilo e minorenni.
Le condizioni di tali lager - spesso muniti di gabbie e filo spinato, e controllati da forze dell'ordine e militari armati - sono state condannate dalla stessa Corte di Strasburgo. In alcuni paesi, come l'Italia, sono istituzioni del tutto abusive, in quanto violano la Costituzione e lo stato di diritto. Nondimeno esse sono opera anche della sinistra "moderata": la legge che li ha istituiti, la n. 40 del 6 marzo 1998, e' detta anche Turco-Napolitano dai nomi dell'allora Ministra per la solidarieta' sociale, Livia Turco, e dell'allora Ministro dell'interno, Giorgio Napolitano.
Un tale sistema repressivo, a dir poco, si e' rafforzato anche grazie agli accordi bilaterali con paesi dell'altra sponda del Mediterraneo, cui si delega gran parte del "lavoro sporco". Com'e' ben noto, l'Italia ha perpetuato gli accordi di cooperazione perfino con un paese come la Libia, il quale, oltre tutto - lo abbiamo ricordato piu' volte - non ha leggi sull'asilo, pratica gravissime violazioni dei diritti umani, non ha sottoscritto neppure la Convenzione di Ginevra del 1951.
La Libia, tappa ineludibile soprattutto per i migranti e i profughi sub–sahariani, e' un vero e proprio inferno. Come e peggio che al tempo di Gheddafi, pratiche tuttora correnti sono gli arresti arbitrari, il lavoro forzato, lo sfruttamento schiavile, le deportazioni, i taglieggiamenti, le torture, perfino gli stupri: orrori la cui apoteosi e' costituita dall'inferno della prigione di Kufra. L'unica differenza e' che oggi sono le milizie armate a "dirigere" i centri di detenzione e a compiere le nefandezze cui ho fatto cenno.
D'altro canto, in gran parte dei paesi europei va diffondendosi sempre piu' l'uso politico e ideologico del cliche' dell'"invasione", nonche' retoriche quali quelle dei migranti come fonte d'insicurezza e d'impoverimento dei "nazionali" nonche' della "clandestinita'" come sinonimo di criminalita': ampiamente utilizzate perfino da istituzioni, finanche da taluni partiti di sinistra, sia pur "moderata", nonche' - ça va sans dire - da formazioni populiste, di destra e di estrema destra, che in Europa conoscono oggi un'ascesa impressionante, ben esemplificata dalla vittoria della Meloni.
In particolare, quella dell'"invasione" e della "marea montante" e' una tipica falsa evidenza: com'e' ben noto, la quota preponderante dei flussi migratori parte dai paesi del Sud del mondo per dirigersi verso altri paesi del Sud.
Sul versante delle istituzioni, in una parte dei paesi dell'Unione Europea prevale un approccio di tipo emergenzialista: conseguenza, fra le altre cose, del fatto che, in realta', migrazioni ed esodi non sono stati integrati - starei per dire "elaborati" - per quel che sono, cioe' come tendenze strutturali del nostro tempo.
Anche questo spiega perche' il razzismo tenda a divenire "ideologia diffusa, senso comune, forma della politica", per citare Alberto Burgio (Critica della ragione razzista, DeriveApprodi, 2010). E non si tratta del ritorno in superficie dell'arcaico, bensi' di una delle fasi del riemergere ricorrente del lato oscuro della modernita' europea.
Le discriminazioni istituzionali, l'allarmismo dei media nonche' la pessima gestione dell'accoglienza, almeno in alcuni Stati-membri, non fanno che produrre ondate ricorrenti di moral panic, alimentando anche violenza razzista "popolare" nei confronti degli/delle indesiderabili, spesso usati/e come capri espiatori, particolarmente in questa fase.
In non pochi paesi europei, compresa l'Italia di oggi, la crisi economica si coniuga con una crisi, altrettanto grave, della democrazia e della rappresentanza, talche' la distanza fra i/le cittadini/e e il potere si fa siderale e la cittadinanza va trasformandosi sempre piu' in sudditanza, per citare Etienne Balibar (2012). Non sorprende affatto, quindi, che gli effetti sociali della crisi e delle politiche di austerita', coniugati con la condizione e il senso soggettivo di sudditanza, alimentino frustrazione, spaesamento, risentimento sociale e conseguente ricerca del capro espiatorio. Una buona parte di cittadini/e penalizzati/e dalla crisi o comunque dall'indigenza finisce cosi' per identificare il proprio nemico nelle persone immigrate "che rubano il lavoro" o nei rom che degraderebbero il loro gia' degradato quartiere di periferia. Sicche' si potrebbe sostenere che il razzismo "popolare" sia per lo piu' rancore socializzato e deviato.
Tutto cio' che sto per dire non puo' essere separato dal suo contesto: non dimentichiamo che a connotarlo sono una grave crisi economica, come ho detto, nonche' la crisi dello stato sociale, il pauperismo che va estendosi fino alle classi medie, la sfiducia crescente verso le istituzioni repubblicane, l'indebolimento dello spirito civico e democratico del paese, la crescita conseguente del razzismo e del neofascismo, perlopiu' banalizzati, lo svuotamento tendenziale del ruolo del parlamento, l'inaridimento dei luoghi della socialita' collettiva.
Quest'ultimo processo, a sua volta, e' favorito dalla tendenza a militarizzare le citta' e a proibire e reprimere, attraverso ordinanze comunali disparate e spesso stravaganti, i piu' vari comportamenti informali, "incivili" o solo non conformi. A tal proposito, esemplare e assurda al tempo stesso e' una recente iniziativa del governo Meloni: quella della penalizzazione dei cosiddetti rave party ("raduni non autorizzati"), i cui organizzatori/trici "illegali" - prevede la legge - saranno puniti con la confisca degli oggetti utilizzati, la reclusione da 3 a 6 anni, multe da 1.000 a 10.000 euro. Il decreto viola palesemente la "Convenzione internazionale sui diritti civili e politici", un trattato dell'Onu che tutela tutte le riunioni pacifiche, non solo quelle legali.
Quanto alla profonda crisi sociale e politica, essa sempre piu' viene esorcizzata mediante il discorso sicuritario, il controllo sociale e l'ordine pubblico: per simulare autorevolezza agli occhi dei/delle governanti e degli/delle amministrate/i, al fine di conquistarne il consenso elettorale, soprattutto per mascherare l'incapacita' di presa sulle grandi decisioni riguardanti la finanza e l'economia, quindi la condizione sociale dei cittadini e delle cittadine.
Esemplare a proposito delle retoriche sulla sicurezza e delle politiche conseguenti e' stata, tra le altre, la legge (dapprima decreto) Minniti-Orlando del 18 aprile 2017, n. 48 ("Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle citta'"). Il tema di fondo di tale legge era la correlazione tra immigrazione e sicurezza, e lo scopo quello di sorvegliare, criminalizzare e punire la marginalita', la poverta' e la non-conformita' sociale. Anche mediante la messa al bando (tramite Daspo) di ogni genere di diseredati, "devianti", non-conformi: cioe' senzatetto, questuanti, rovistatori di cassonetti, parcheggiatori e ambulanti informali, occupanti d'immobili, rom, ma anche consumatori di droghe, writers, contestatori ed "estremisti" politici. Tutto cio' in nome del "decoro" e della "sicurezza", per l'appunto.
In fondo, e' una legge che tematizza in termini di "pericolosita' sociale" i comportamenti, lo stile di vita, il modo di essere di coloro che sono considerati "fuori norma". In realta', a esserne colpiti sono e saranno, ancor di piu' con l'attuale governo, principalmente rom e persone immigrate e rifugiate. Tra le altre cose, questa legge introduce la flagranza differita: un ossimoro assurdo (com'era, del resto "centri di permanenza temporanea").
E' tornato in auge ciò che Luigi Ferrajoli defini' sottosistema penale di polizia: le garanzie individuali dello stato di diritto non vigono piu' per certe categorie stigmatizzate, in primis gli "oziosi e vagabondi", per usare un lessico d'antan ma non troppo. Per cui anziche' colpire l'infrazione di una norma o la lesione di un bene giuridico, si sanzionano stili di vita, disoccupazione, mancanza di alloggio e, in definitiva, la poverta', ancor di piu' se coniugata con la condizione di migrante o di rom.
Tutto cio' sembra il ritorno all'ideologia ottocentesca delle "classi pericolose" (opposte alle "classi laboriose"), di coloro che, in altri termini, un tempo erano definiti, appunto, come "oziosi e vagabondi". Un'ideologia che, tradotta in norme, "mirava a disciplinare le classi subalterne secondo le condizioni esistenziali imposte dalla struttura economico-sociale del tempo, neutralizzandone il potenziale eversivo" (Giuseppe Campesi http://www.adir.unifi.it/rivista/2009/campesi/cap6.htm).
Di nuovo oggi v'e' la potenza dei mezzi di comunicazione di massa e la loro facolta' smisurata di riprendere, costruire e diffondere cliche', stereotipi e pregiudizi, in definitiva di riprodurre il razzismo.
Oggi "classi pericolose" per eccellenza sono migranti, rifugiati/e e rom. Come scriveva ancora Campesi, "Il panico da invasione e gli stereotipi criminalizzanti" che essi/e subiscono "sono un ulteriore segnale del fatto che la questione sociale torna, come nel XIX sec., ad essere tematizzata per mezzo di un 'vocabolario punitivo' e non piu' per mezzo del vocabolario della politica o della richiesta di cambiamento sociale".
Parole quali "sicurezza" e "degrado" (di cui e' piena non solo la legge Minniti) sono, in questo senso, molto rivelatrici. La legge non fa che tradurre e alimentare, in un circolo vizioso, la percezione comune per la quale migranti, rifugiati, rom, senzatetto, marginali sarebbero importatori di degrado, insicurezza, disordine sociale.
E' un circolo vizioso micidiale. Basta considerare lo stato di abbandono nel quale sono gettati/e numerosi/e richiedenti-asilo, che pure dovrebbero essere oggetto di protezione particolare: privati/e di fatto perfino del diritto di sfamarsi e di avere un tetto sulla testa, in molti casi vanno a raggiungere la schiera dei senza-dimora, cosa che a sua volta fa gridare allo scandalo i difensori del decoro urbano e diviene pretesto per leggi e ordinanze persecutorie e liberticide, nonche' per campagne allarmistiche intorno al tema dell'insicurezza, uno dei piu' insistenti nel discorso pubblico.
Sono ormai diversi anni che in Italia si e' determinato un certo consenso tra destra e sinistra "moderata" intorno alla stigmatizzazione delle piu' varie categorie di marginalizzati/e, al mito dell'insicurezza, al discorso e alle pratiche sicuritarie.
La stessa legge Minniti e' in perfetta continuita' con le politiche del vecchio centro-sinistra, che a suo tempo contribui', con leggi inique, pacchetti-sicurezza, campagne allarmistiche, retoriche sicuritarie, ad alimentare quel che definimmo "razzismo democratico" e che altri (per es. Slavoj Zizek) chiamarono, altrettanto ironicamente, razzismo "ragionevole" o "rispettabile". Apoteosi perfetta di questa tendenza e' la legalizzazione delle "ronde": anch'essa condivisa a suo tempo da alcuni esponenti del centro-sinistra.
Lo schema ideologico e narrativo (mi riferisco al ruolo dei media) che fa perno sulle antitesi-chiave sicurezza/insicurezza, decoro/degrado e' simmetrico o contiguo a quello che s'incentra sulla locuzione ingannevole di "guerra tra poveri", cara alla sinistra, piu' che alla destra: ingannevole soprattutto perche', solo in apparenza non-razzista, rappresenta aggressori e aggrediti come vittime simmetriche.
"Guerra tra poveri" e' la formula magica che permette di eludere la dialettica tra le dimensioni istituzionale, politica, mediatica e sempre piu' spesso anche "popolare", che di solito caratterizza il razzismo, non solo quello odierno. Finendo cosi' per fare dei poveri "in guerra tra loro" gli attori unici o principali della scena razzista; oppure, all'opposto, per minimizzare le manifestazioni di xenofobia o di vero e proprio razzismo, se compiute da soggetti subalterni.
E non solo. Il piu' delle volte si viene a scoprire, piu' o meno tardivamente, che a manovrare quella che la sinistra "moderata" e' solita definire "guerra tra poveri" sono gruppi neofascisti (e neonazisti) quali Forza Nuova e Casa Pound, oggi.
Non si contano i casi di famiglie "non autoctone", assegnatarie di modesti alloggi popolari, costrette a rinunciare e a fuggire da piccole folle inferocite, di solito guidate e/o aizzate dai fascisti del Terzo millennio.
La prospettiva che si profila oggi, grazie alla presenza di un governo a dir poco fascistoide, e' quella del rafforzamento delle tendenze e iniziative di stampo razzista che ho tratteggiato. E' auspicabile che finalmente la sinistra, anche quella "moderata", prenda coscienza del valore strategico dell'antirazzismo militante.
4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LA CONVIVIALITA' CHE RIVELA ESSAOUIRA
[Dal sito di "Comune-info" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento del 26 giugno 2022]
E' da quasi un trentennio, cioe' da quando ho iniziato a integrare nelle mie ricerche, conseguentemente in saggi e articoli, cio' che viene detto impropriamente "la questione animale" (o "dei non-umani"), che il pensiero e le opere di Philippe Descola mi sono diventati indispensabili, tanto da citarlo assai frequentemente.
Tra l'altro, e' anche grazie alle sue ricerche e al suo pensiero che ho trovato il coraggio di condurre una piu' che decennale ricerca di campo a Essaouira: una cittadina del Sud-Ovest del Marocco, esemplare per la sua storia di mixite' e in particolare per la lunga convivenza tra arabo-musulmani ed ebrei, per non dire di altre minoranze. En passant, ricordo solo che negli anni '20 del Novecento la popolazione ebraica era superiore a quella musulmana.
La mia e' una ricerca - come dicevo - ispirata da cio' che oggi viene detta "etnografia multispecie", che poi, nel mio caso, si e' concretizzata in un saggio, pubblicato nel 2016: La citta' dei gatti. Antropologia animalista di Essaouira. In questo saggio assume un ruolo rilevante il tema della convivialita' interspecifica: con gatti, gabbiani e perfino cani. Dico "perfino" perche' per lungo tempo questi ultimi sono stati considerati esseri impuri, com'e' ben noto. Va precisato, tuttavia, che la distinzione fra animali puri e impuri non e' affatto peculiare del solo mondo musulmano.
Ancora a proposito della convivialita' interspecifica, conviene aggiungere che essa e' stata per me non solo oggetto di osservazione, ma anche e soprattutto vissuto personale relazionale: diretto e duraturo.
Secondo la mia esperienza di campo, l'agency animale, se non permette di collocare il non-umano nel ruolo classico dell'"informatore", lo posiziona comunque in quello di attore e testimone di un contesto che favorisce incontri, relazioni, perfino lunghe amicizie transpecifiche. Tutto cio' ho potuto sperimentarlo personalmente, soprattutto con alcuni gabbiani e gatti, ai quali da non pochi anni mi lega un'amicizia fedele e costante.
V'e' un altro aspetto da sottolineare: a Essaouira a prendersi cura di animali liberi quali gabbiani, gatti e perfino cani sono anche, se non soprattutto, le persone piu' diseredate, le quali praticano una comune etica della compassione e della solidarieta', estesa oltre la specie umana. Esse, concedendosi il "lusso" del senso e del dono, dell'affettivita' e della cura piu' gratuite, si sottraggono alla ragione economica e utilitaria che le ha condannate. E in tal modo spezzano la catena dell'obbligata dipendenza dal bisogno a cui la societa' le ha legate e le immagina schiave.
Nondimeno, l'amore e la cura verso i gatti, in particolare, non riguardano solo i diseredati, ma anche bottegai, commessi, camerieri. Tant'e' vero che soprattutto i felini - ma anche non pochi cani – gironzolano abitualmente fra i tavoli di caffe' e ristoranti, all'aperto e all'interno; dormono indisturbati sulla soglia o dentro le botteghe di quell'ininterrotto bazar che e' la citta' entro le mura: comodamente acciambellati su divani, tappeti, coperte, mobili di tuia e altri pregiati oggetti artigianali in vendita.
Ovviamente la "zoofilia spontanea", praticata da molti/e abitanti di Essaouira, si arresta sulla soglia della ritualita' religiosa. A tal proposito conviene soffermarsi sull'inclinazione assunta da una certa etnografia socio-antropologica a proposito della "festa del sacrificio" musulmana. Si tratta di un'inclinazione che, pur con l'intento apprezzabile di contrastare l'islamofobia, rischia di tradursi in un'apologia del sacrificio cruento. E comunque non s'interroga affatto sui soggetti non-umani, sulla loro sofferenza e la loro morte. Cio' accade, paradossalmente, proprio quando una parte niente affatto irrilevante della stessa cultura musulmana si pone criticamente il problema di talune pratiche rituali cruente. E cio' sulla base del principio religioso per cui tutti gli animali sarebbero puri in quanto creati dalla divinita', al pari degli esseri umani.
Quell'etnografia del sacrificio cui ho fatto cenno non considera a sufficienza quanto parziale sia il modello occidentale-moderno che tende a pensare secondo polarita' contrapposte il rapporto fra natura e cultura, che separa culturalmente e moralmente gli umani dai non-umani, che istituisce una frattura insanabile fra soggetti umani e oggetti animali, negando a questi ultimi la qualita' di esseri dotati di sensibilita', biografie, mondi, culture, storie.
Come scriveva Philippe Descola nel 2005 (nella prima edizione di Par-dela' nature et culture) e' necessario che l'antropologia si liberi del proprio dualismo costitutivo, per divenire pienamente monista.
Per sovvertire un tale modello occorre anzitutto mostrarne la parzialita': per quanto si sia diffuso in aree disparate, esso e' nato da una piccola frazione di pensiero filosofico, cioe' l'occidentale-moderno.
Questa frazione di pensiero ha prodotto - come giustamente sostiene Descola - un'ontologia del tutto particolare, che a sua volta ha generato una cosmologia e un'etica fra le tante. Per coglierne appieno l'arbitrarieta', la peculiarita', dunque la non-universalita', basta considerare che questo modello dualistico e' privo di senso per buona parte delle tradizioni culturali non occidentali. Delle quali numerose hanno fatto proprio della continuita' fra i viventi il paradigma costitutivo delle proprie ontologie e cosmologie, come Descola illustra perfettamente nel saggio che ho citato.
Del resto, gia' nel 1967, Claude Levi-Strauss, nella prefazione alla seconda edizione di Structures elementaires de la parente', scriveva di una "linea di demarcazione" fra natura e cultura "tenue e tortuosa". E si domandava se, lungi dall'essere un dato oggettivo dell'ordine del mondo, quella linea di demarcazione non sia altro che "una creazione artificiale della cultura umana, un'opera difensiva", messa in atto dall'umanita' allo scopo di affermare la propria esistenza, fondare la propria identita' di specie e rivendicare la propria originalita' (1967:20).
Ancor prima, cioe' nel discorso pronunciato nel 1962 per commemorare Rousseau, Levi-Strauss (1973: 45-56) aveva evocato il "ciclo maledetto" inaugurato dall'uomo occidentale con la separazione radicale fra umanita' e animalita', il quale poi sarebbe servito a escludere dagli umani altri umani e a costruire un umanesimo riservato a minoranze sempre piu' ristrette.
E, piu' tardi, riprendendo lo stesso tema nella famosa e controversa conferenza presentata all'Unesco nel 1971 ("Race et culture"), ripubblicata in Le regard eloigne' (1983), egli rimarcava che questa radicale separazione compiuta dall'umanesimo occidentale "ha consentito che frazioni sempre piu' vicine di umanita' fossero respinte al di fuori di frontiere arbitrariamente tracciate" (ivi: 46).
Ben prima, nel 1951, l'altrettanto grande Theodor W. Adorno aveva scritto in Minima Moralia. Meditazioni della vita offesa (trad. ital.: Einaudi, 1979) che "Quella che i borghesi - nel loro accecamento ideologico - chiamano natura non e' che la cicatrice di una mutilazione sociale (...). Cio' che, nella civilta', appare come natura e', in realta', agli antipodi della natura: e' pura e semplice oggettivazione" (1979: 105).
E' una tale ideologia e pratica di reificazione dei non umani che ho cercato di contrastare nel corso della mia lunga ricerca di campo a Essaouira. Le relazioni interspecifiche che la hanno contraddistinta e l'estensione dello status di soggetto ad alcune categorie di non umani, come li' accade comunemente, tutto cio' mostra che la netta distinzione umano/non umano non ha alcunche' di "naturale".
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Questo articolo e' una rielaborazione di Annamaria Rivera del suo intervento per il seminario "La svolta delicata. Oltre culture e nature". Universita' di Firenze, 30 aprile 2021.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Francesco Catastini, Il caso Matteotti, Rcs, Milano 2022, pp. 156, euro 5,99.
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Riletture
- Angie Debo, Geronimo. Storia e leggenda dell'ultimo capo apache, Mursia, Milano 1989, pp. 368 (+ 68 illustrazioni fuori testo).
*
Riedizioni
- Maria Antonietta Visceglia, La Roma dei papi. La corte e la politica internazionale (secoli XV-XVII), Viella, Roma 2018, Rcs, Milano 2022, pp. 384, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4696 del 27 dicembre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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