[Nonviolenza] Telegrammi. 4632



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4632 del 24 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Opporsi alla guerra, salvare le vite
2. Per la liberazione di Julian Assange
3. Sul nuovo governo italiano
4. PeaceLink, "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Movimento Nonviolento: 4 novembre: non festa ma lutto
5. Giulio Marcon: Cento citta' in piazza per la pace
6. Francesco Vignarca: Una marea arcobaleno
7. Undici tesi sulla guerra in Europa, e undici cose che dobbiamo fare
8. Salvatore Quasimodo: Ed e' subito sera
9. Salvatore Quasimodo: Rifugio d'uccelli notturni
10. Salvatore Quasimodo: Dove morti stanno ad occhi aperti
11. Salvatore Quasimodo: Isola di Ulisse
12. Salvatore Quasimodo: Alle fronde dei salici
13. Salvatore Quasimodo: Giorno dopo giorno
14. Salvatore Quasimodo: Milano, agosto 1943
15. Salvatore Quasimodo: Uomo del mio tempo
16. Salvatore Quasimodo: Anno Domini MCMXLVII
17. Salvatore Quasimodo: Il mio paese e' l'Italia
18. Salvatore Quasimodo: Ai quindici di Piazzale Loreto
19. Salvatore Quasimodo: Auschwitz
20. Salvatore Quasimodo: Ai fratelli Cervi, alla loro Italia
21. Salvatore Quasimodo: Il muro
22. Salvatore Quasimodo: In questa citta'
23. Salvatore Quasimodo: Ancora dell'inferno
24. Salvatore Quasimodo: Epigrafe per i caduti di Marzabotto
25. Salvatore Quasimodo: Epigrafe per i partigiani di Valenza
26. Segnalazioni librarie
27. La "Carta" del Movimento Nonviolento
28. Per saperne di piu'

1. L'ORA. OPPORSI ALLA GUERRA, SALVARE LE VITE

Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. APPELLI. PER LA LIBERAZIONE DI JULIAN ASSANGE

Sul personaggio pubblico Julian Assange ognuno puo' avere l'opinione che vuole.
Ma cio' per cui Julian Assange e' perseguitato e' l'aver pubblicato le prove di crimini di guerra - massacri di esseri umani - commessi dalla prima superpotenza mondiale.
Difenderne la vita e i diritti e' un dovere per ogni persona decente, per tre ragioni almeno.
*
Perche' e' un dovere difendere la vita e i diritti di ogni essere umano.
Perche' e' un dovere difendere chi denuncia - e denunciandole effettualmente contrasta - le guerre, le stragi, le uccisioni.
Perche' e' un dovere difendere chi fa conoscere la verita' e facendo conoscere la verita' convoca l'umanita' a scegliere il bene.
*
Julian Assange non ha ucciso nessuno, ma chi ha fatto uccidere innumerevoli persone - il governo statunitense in questo caso - pretende di averlo tra i suoi artigli per metterlo a tacere ed infliggergli ogni sofferenza.
Julian Assange ha fatto conoscere la verita' sugli orrori della guerra, ma chi ha commesso stragi e diffuso menzogne - il governo statunitense in questo caso - pretende di averlo tra i suoi artigli per metterlo a tacere ed infliggergli ogni sofferenza.
Julian Assange non ha alcun potere se non il potere dei senza potere, il potere di opporre la propria umanita' alla disumanita' dei poteri dominanti, ma uno dei piu' disumani poteri dominanti - il governo statunitense in questo caso - pretende di averlo tra i suoi artigli per metterlo a tacere ed infliggergli ogni sofferenza.
*
Ci associamo pertanto alla richiesta che Julian Assange sia liberato e che cessi ogni persecuzione nei suoi confronti.
Opporsi alla guerra, alle stragi, alle uccisioni, e' diritto e dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. L'ORA. SUL NUOVO GOVERNO ITALIANO

E' meglio che io non scriva niente sul nuovo governo italiano.
Tra chi legge il notiziario ci potrebbe essere chi e' malato di cuore.

4. INIZIATIVE. PEACELINK, "CENTRO DI RICERCA PER LA PACE" DI VITERBO, MOVIMENTO NONVIOLENTO: 4 NOVEMBRE: NON FESTA MA LUTTO

4 novembre: non festa ma lutto
Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, di ieri e di oggi.
Le commemorazioni devono essere un solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze:
per ridurre drasticamente le spese militari, per abolire le testate nucleari, per fermare le fabbriche di armi.
18 ottobre 2022
PeaceLink - "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo - Movimento Nonviolento
*
Vogliamo prevenire le guerre di domani. Siamo contro le guerre di oggi. Non dimentichiamo le guerre di ieri.
Le guerre di oggi sono combattute con le armi costruite ieri. Le armi costruite oggi alimenteranno le guerre di domani.
Il disarmo, a partire da noi stessi (disarmo unilaterale), e' la strategia per costruire la pace.
Fare memoria delle guerre del passato e' doveroso per non ripetere gli stessi tragici errori.
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Domenica 5 novembre si terra' a Roma una grande manifestazione per la pace, promossa dal cartello "Europe for Peace", alla quale parteciperemo. Sara' una manifestazione popolare e di popolo che chiede: "Cessate il fuoco subito - Negoziato per la pace - Mettiamo al bando le armi nuclari - Solidarietà con le vittime di tutte le guerre".
Il giorno precedente, 4 novembre, ricorre l'anniversario della fine della Prima guerra mondiale, una "inutile strage" come disse il Pontefice di allora.
Tante altre "inutili stragi" seguirono, fino alla odierna strage in Ucraina. E' la guerra nel cuore dell'Europa, che prosegue da allora.
*
La data del 4 novembre viene celebrata con continuita' dal fascismo fino ad oggi, per richiamare l'unita' dell'Italia sotto il segno della guerra e dell'esercito. "Giornata dell'Unita' Nazionale e delle Forze Armate" nell'anniversario della fine di un tragico conflitto che costò al nostro paese un milione e duecentomila morti (600.000 civili e 600.000 militari): per la prima volta nella storia a morire a causa della guerra non furono solo i militari al fronte, ma in pari numero i civili vittime di bombardamenti o di stenti, malattie, epidemie causate dalla guerra stessa.
Vogliamo ricordare e onorare quei morti rinnovando l'impegno contro ogni guerra e la sua preparazione, dunque contro le guerre di oggi, contro le armi costruite per le guerre di domani. Solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise.
Meno armi piu' difesa della vita, ridurre drasticamente le spese militari e devolvere i fondi per abolire la fame, la poverta', l'inquinamento del pianeta.
Per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio dello stato italiano.
Per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari.
Per questo sosteniamo la Campagna "Un'altra difesa e' possibile", che prevede l'istituzione di un Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Pace, disarmo, smilitarizzazione. Tutela della vita degli umani e della Terra.
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Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perché convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Solo la pace salva le vite. Salvare le vite e' il primo dovere.
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Movimento Nonviolento
per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009803, e-mail: an at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it
PeaceLink
per contatti: e-mail: info at peacelink.it, abruzzo at peacelink.it, sito: www.peacelink.it
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
per contatti: e-mail: centropacevt at gmail.com, web: mailing list nonviolenza at peacelink.it

5. RIFLESSIONE. GIULIO MARCON: CENTO CITTA' IN PIAZZA PER LA PACE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Da oggi cento citta' in piazza per la pace"]

Sara' una grande manifestazione per la pace, quella del 5 novembre a Roma. Una grande mobilitazione, lanciata da "Europe for Peace" contro l'aggressione di Putin all'Ucraina, per chiedere l'immediato cessate il fuoco e l'apertura di un negoziato su basi giuste.
La continuazione della guerra sulla pelle della popolazione ucraina e' inaccettabile. E' l'ora della tregua e della via diplomatica, della trattativa, cui devono concorrere le Nazioni Unite e altri paesi che possono avere un ruolo di mediazione e di facilitazione del dialogo.
Pensare che si possa "vincere la guerra" e' completamente illusorio: senza l'avvio di una soluzione diplomatica, il conflitto armato continuera' tra offensive e contro-offensive, tra avanzate e ritirate, tra vittorie e disfatte delle forze in campo. A pagarne il prezzo le popolazioni civili in Ucraina, ma anche i pacifisti e gli obiettori di coscienza russi che vengono perseguitati e incarcerati. Con in piu' il rischio della guerra nucleare sullo sfondo.
Di fronte a questo scenario c'e' una sostanziale irresponsabilita' della comunita' internazionale, a partire dalla Nato che presta il fianco all'escalation della criminale aggressione di Putin all'Ucraina. E in Italia, il governo che sta nascendo non ha sicuramente le carte in regola: al di la' delle vacue e roboanti dichiarazioni di fedelta' atlantica, almeno due forze politiche su tre che ne faranno parte, hanno vissuto (e forse stanno ancora vivendo) anni pericolosi sotto l'ombra o a fianco di Putin. Una specie di Frankenstein governativo, un mostro informe assemblato in parte a Mosca e in parte a Washington: con all'orizzonte una politica estera piu' atlantista (cioe' filo-americana) che europeista.
Si parla di tutto in questi giorni, tra via della Scrofa e Piazza Montecitorio, meno che della pace.
Ecco perche', dopo i tre giorni di mobilitazione a partire da oggi 21 fino al 23 ottobre (iniziative in oltre 100 citta', tra cui la presenza a Piazza san Pietro con papa Francesco, all'Angelus, domenica prossima) l'appuntamento del 5 novembre puo' essere uno snodo decisivo della mobilitazione per la pace nel nostro paese.
Un messaggio al governo (che nasce), alle forze politiche, al parlamento per invitarli ad avere un sussulto, a prendere un'iniziativa autonoma nella direzione della via diplomatica: l'invio delle armi e' una scelta sbagliata che invece di avvicinare la pace, fa incancrenire la guerra, in una prospettiva senza speranza.
La piattaforma della manifestazione del 5 novembre in questo senso e' chiara e si apre con due richieste: cessate il fuoco e negoziato.
Si parlera' di prospettive di pace e non di strategia di guerra, di dialogo e trattativa e non di vittorie (e sconfitte) sul campo, di riconciliazione e non di "contrapposizione tra buoni e cattivi", ricorda anche papa Francesco.
Le guerre hanno fallito in questi anni: in Afghanistan, in Libia, in Medio Oriente, in Kosovo.
La guerra non e' uno "strumento" di politica estera, ma - come dice la Carta della Nazioni Unite - e' un "flagello" da mettere al bando, da evitare alle future generazioni. L'Occidente invece di avere una politica della guerra - inseguendo Putin sul suo terreno criminale - deve avere una politica della pace capace di sminare il conflitto e di incanalarlo nella ricerca delle soluzioni possibili.
La politica della guerra e' quella dell'escalation, mentre la politica della pace e' quella della de-escalation. Non ci sono alternative. La nonviolenza - ce lo ricordava Aldo Capitini - non e' semplicemente un'aspirazione, un modo di essere, un valore. No. E' una politica diretta a disarmare il conflitto e a costruire le condizioni di una pace giusta. I pacifisti ovviamente non sono neutrali: stanno con la popolazione ucraina, con gli obiettori di coscienza e i pacifisti russi.
Non sono equidistanti, ma sono "equivicini" a tutti quelli che soffrono le conseguenze di questa guerra. Ci sono e ci saranno.
Ecco dunque dove stanno i pacifisti: nelle carovane di aiuti che vanno a Leopoli e a Kiev, nelle manifestazioni, nei presidi, negli incontri per la pace oggi in tutte le citta' italiane e a Roma il 5 novembre per chiedere che tacciano le armi e che si apra subito il negoziato. Per evitare conseguenze peggiori, l'allargamento della guerra e il rischio nucleare. e' questo il momento di mobilitarci.
L'elenco dettagliato delle oltre 100 manifestazioni che iniziano oggi fino a domenica 23 si trova su www.sbilanciamoci.info/europe-for-peace/

6. RIFLESSIONE: FRANCESCO VIGNARCA: UNA MAREA ARCOBALENO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 ottobre 2022 riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo dal titolo "Una marea arcobaleno che non ti aspetti"]
La marea arcobaleno della Pace si sta alzando, prendendo energia e vigore ogni giorno che passa. E non si tratta solo della percezione ottimistica di chi coordina le Reti di organizzazioni che lavorano, da sempre e quotidianamente, in questo campo. Lo testimoniano i numeri: sono tantissime le adesioni in arrivo in queste ore.
Alle iniziative di mobilitazione proposte da "Europe For Peace" per il weekend del 21 al 23 ottobre.
Davvero e' probabile che si arrivi a 100 citta' che si mobiliteranno per la pace: da Roma a Milano, da Firenze a Bari, da Palermo a Napoli, da Venezia a Bologna, da Torino a Verona... e in tantissime altri comuni grandi e piccoli. Ma lo testimonia anche il coro di voci che ha tratteggiato, nella conferenza stampa di presentazione ieri in Campidoglio, i contenuti della grande manifestazione in programma il 5 novembre a Roma. Una piazza di popolo che sia preannuncia oltre modo partecipata, forse come non se ne vedevano da anni, grazie al contributo di associazioni ed organizzazioni di diversa storia, provenienza, natura.
Ma tutte concentrate sull'obiettivo di esplicitare un "No alla guerra" fondato su strade possibili - e concrete - di pace. A partire da un cessate il fuoco ormai necessario e non rimandabile che faccia da precondizione per negoziati seri all'interno di una Conferenza internazionale di pace. Solo un dialogo multilaterale potra' garantire una via di uscita ad una situazione non solo drammatica per le popolazioni civili sotto i bombardamenti (che sono "la parte" a fianco della quale si schierano da sempre i movimenti pacifisti) ma anche preoccupante per il rischio di escalation nucleare. Tutte le organizzazioni (la lista e' impressionante e in continua crescita...) che convergono sul testo di convocazione della manifestazione del 5 novembre sono convinte che questi siano i due punti cruciali e da affrontare immediatamente.
Ed e' su questo che vogliono lavorare congiuntamente, anche superando alcune differenze di valutazione o di proposte avanzate negli ultimi mesi. Differenze che non si possono certo ignorare ma che al momento, a mio parere, devono essere superate proprio perche' la situazione e' ogni giorno sempre piu' insostenibile e servono vie di uscita, non discussioni filosofiche. Un caso su tutti: l'invio delle armi occidentali a sostegno della resistenza militare ucraina. La Rete Italiana Pace e Disarmo ha sempre avuto una posizione critica in tal senso (per vari motivi e sulla base del lavoro fatto in questi ultimi anni, non solo quindi per posizione "ideale").
Abbiamo ripetuto la nostra richiesta di stop in questi ultimi mesi e non a caso un passaggio sulle "armi che non possono portare pace" e' presente nella convocazione delle manifestazioni del 21/23 ottobre proprio per richiamare questo aspetto, cosi' come vengono ripetute le richieste di disarmo strutturale. Ma ora, come richiesta urgente, crediamo sia cruciale richiamare i prossimi passi necessari per provare a costruire la pace: fermare i combattimento e negoziato aperto. Concentrarsi quindi insieme su soluzioni nonviolente condivise aumentandone il sostegno e spingendo la politica a considerarli, al posto di continuare dibattiti e polemiche.
Ma il lavoro dei movimenti pacifisti nonviolenti non si puo' misurare solo sugli eventi di piazza, che devono essere la punta visibile di un percorso quotidiano di proposte serie e in grado di fornire prospettive concrete soprattutto, alla politica e alle istituzioni. Sono belli i luoghi in cui si possono trovare i pacifisti ed e' li' che non guardano quasi tutti i commentatori. Lo ha ricordato al meglio Giulio Marcon, intervenendo in conferenza stampa a nome di "Europe For Peace" e di Sbilanciamoci, con le parole scritte dal beato Tonino Bello ormai trent'anni fa: "Voi lo sapete dove sono andati a finire i pacifisti. Li troverete negli innumerevoli laboratori d'analisi in cui si smaschera la radice ultima di ogni guerra e quella ultimissima del suo archetipo di sangue: il potere del denaro. Li troverete nei luoghi dove si formano le nuove generazioni a compitare le letture sovversive della pace, facendo loro capire che i cannoni non tuonano mai amore di patria, ma sillabano sempre in lettere di piombo la suprema ragione dell'oro... Li troverete la' dove, scoprendo tutta l'impostura dell'antico mito della citta' che si fonda sul sangue, si mostra, invece, che e' possibile fondarla sulla solidarieta' (...). Li troverete la' dove si svelano le intime connessioni tra i signori della guerra, elites di potere e faccendieri della grande finanza, che già stringono tra loro lucrosi patti sui nuovi conflitti".
Sembrano concetti scritti ieri, il che dimostra che le forze e le dinamiche che cercano di chiudere qualsiasi prospettiva di pace in una scatola di rapporti di forza, militari ed economici, continuano essere ben vigorose. Dimostrando che solo una montante marea arcobaleno di pace, che renda esplicita la posizione chiara dei popoli e delle comunita', ci sapra' mostrare una strada nuova. Davvero necessaria.

7. REPETITA IUVANT. UNDICI TESI SULLA GUERRA IN EUROPA, E UNDICI COSE CHE DOBBIAMO FARE

1. La guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina e' divenuta una guerra fra Stati Uniti e Russia in cui non solo la popolazione ucraina ma l'intera popolazione europea e' considerata da entrambe le parti vittima sacrificabile.
2. Il governo autocratico russo, un passo dopo l'altro, si inabissa sempre piu' in una spirale di follia che impedisce soluzioni concordate adeguate, che mentre all'inizio del conflitto erano agevolmente negoziabili, ora, dopo tanti mesi di guerra di sterminio della popolazione civile, tante stragi, tante devastazioni, tanti fatti compiuti irreversibili, diventano sempre piu' difficili.
3. Questa condotta tendenzialmente genocidaria che nell'agire della dirigenza russa e' apocalittica follia, nella dirigenza americana e' consapevole volonta' di distruzione dell'Europa.
4. L'Unione Europea e' ormai una colonia americana, e la Nato e' l'esercito di occupazione americano in Europa.
5. Il che significa che in Europa gli Stati Uniti d'America stanno adottando una politica di dominazione coloniale con la complicita', supina fino alla prostituzione, della quasi totalita' dei vertici governativi europei (e paradossalmente i soli che si oppongono sono a loro volta degli autocrati a capo di democrature).
6. Sic stantibus rebus si sta procedendo a tappe forzate verso una guerra totale, quindi nucleare, che puo' distruggere il continente e forse anche l'intera umanita'.
7. Il sabotaggio dei gasdotti, chiunque lo abbia commesso, recide uno degli ultimi legami tra Unione Europea e Federazione Russa: sulla base di quell'interesse economico comune si poteva cominciare a ricostruire un'azione politica e diplomatica di pace; i sabotaggi hanno distrutto questa residua possibilita'.
8. I cosiddetti "referendum" e la conseguente "annessione" di alcune regioni ucraine alla Federazione Russa sottraggono alla negoziazione possibile la materia su cui discutere; ergo: impediscono anch'essi l'avvio di un'azione politica e diplomatica di pace.
9. A questo punto giunti non ha piu' importanza stabilire se la guerra e' cominciata nel 2022 o nel 2014; la via prefigurata dagli accordi di Minsk e' definitivamente ostruita.
10. E non conta piu' stabilire se e quanto la leadership autocratica russa sia stata indotta all'attuale follia dalla politica aggressiva degli Usa e della Nato, se e quanto la dissoluzione della Confederazione di Stati Indipendenti succeduta all'URSS sia dipesa prevalentemente da interne spinte centrifughe o da pesanti condizionamenti esterni.
11. L'unica cosa che conta e' fermare la guerra, prima che la guerra distrugga altre vite, prima che la guerra distrugga l'Europa, prima che la guerra distrugga l'umanita'.
*
E per fermare la guerra occorre che noi, persone sollecite del bene comune dell'umanita' che viviamo nei paesi europei, ci adoperiamo per:
I. l'immediata cessazione della fornitura di armi alla guerra;
II. l'immediata cessazione delle sanzioni che stanno favoreggiando la guerra e devastando l'economia e le condizioni di vita delle classi lavoratrici e popolari di tutti i paesi europei;
III. sostenere gli obiettori di coscienza, i renitenti alla leva, i disertori di tutte le parti in conflitto; sostenere tutte le persone che si rifiutano di uccidere;
IV. fornire adeguati aiuti umanitari a tutte le vittime della guerra sopravvissute;
V. sostituire immediatamente alla logica delle armi la difesa popolare nonviolenta;
VI. creare canali di dialogo e solidarieta' tra i popoli;
VII. contrastare la delirante retorica razzista promossa dalla propaganda guerrafondaia: i popoli non sono responsabili della criminale follia dei loro governi;
VIII. smascherare, denunciare e contrastare le menzogne di ogni propaganda guerriera;
IX. imporre ai governi europei di promuovere negoziati di pace guidati dall'Onu sulla base del ripristino dello status quo ante il 24 febbraio 2022;
X. imporre ai governi europei di porre il veto a qualunque ulteriore iniziativa della Nato e predisporre un percorso di scioglimento della Nato;
XI. proporre la nonviolenza come unica politica razionale, realistica e adeguata alla tragica situazione presente dell'umanita'.

8. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ED E' SUBITO SERA
[Riproponiamo ancora una volta i seguenti versi di Salvatore Quasimodo.
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 - Napoli, 14 giugno 1968) e' tra i maggiori poeti del Novecento; lo ricordiamo con gratitudine per la sua opera di poeta, di testimone e di lottatore per la dignita' umana e la liberazione di tutte le oppresse e tutti gli oppressi. Tra le opere di Salvatore Quasimodo: Poesie e discorsi sulla poesia, Mondadori, Milano 1971, 2012; oltre l'opera in versi si legga almeno anche Il poeta e il politico e altri saggi, Mondadori, Milano 1967. Tra le opere su Salvatore Quasimodo, per una prima introduzione: Giuseppe Zagarrio, Salvatore Quasimodo, La Nuova Italia, Firenze 1969, 1974; Gilberto Finzi, Invito alla lettura di Salvatore Quasimodo, Mursia, Milano 1972, 1976; Mirko Bevilacqua (a cura di), La critica e Quasimodo, Cappelli, Bologna 1976]

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed e' subito sera.

9. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: RIFUGIO D'UCCELLI NOTTURNI

In alto c'e' un pino distorto;
sta intento ed ascolta l'abisso
col fusto piegato a balestra.

Rifugio d'uccelli notturni,
nell'ora piu' alta risuona
d'un battere d'ali veloce.

Ha pure un suo nido il mio cuore
sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.

10. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: DOVE MORTI STANNO AD OCCHI APERTI

Seguiremo case silenziose
dove morti stanno ad occhi aperti
e bambini gia' adulti
nel riso che li attrista,
e fronde battono a vetri taciti
a mezzo delle notti.

Avremo voci di morti anche noi,
se pure fummo vivi talvolta
o il cuore delle selve e la montagna,
che ci sospinse ai fiumi,
non ci volle altro che sogni.

11. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ISOLA DI ULISSE

Ferma e' l'antica voce.
Odo risonanze effimere,
oblio di piena notte
nell'acqua stellata.

Dal fuoco celeste
nasce l'isola di Ulisse.
Fiumi lenti portano alberi e cieli
nel rombo di rive lunari.

Le api, amata, ci recano l'oro:
tempo delle mutazioni, segreto.

12. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

13. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: GIORNO DOPO GIORNO

Giorno dopo giorno: parole maledette e il sangue
e l'oro. Vi riconosco, miei simili, mostri
della terra. Al vostro morso e' caduta la pieta'
e la croce gentile ci ha lasciati.
E piu' non posso tornare nel mio eliso.
Alzeremo tombe in riva al mare, sui campi dilaniati,
ma non uno dei sarcofaghi che segnano gli eroi.
Con noi la morte ha piu' volte giocato:
s'udiva nell'aria un battere monotono di foglie
come nella brughiera se al vento di scirocco
la folaga palustre sale sulla nube.

14. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: MILANO, AGOSTO 1943

Invano cerchi tra la polvere,
povera mano, la citta' e' morta.
E' morta: s'e' udito l'ultimo rombo
sul cuore del Naviglio. E l'usignolo
e' caduto dall'antenna, alta sul convento,
dove cantava prima del tramonto.
Non scavate pozzi nei cortili:
i vivi non hanno piu' sete.
Non toccate i morti, cosi' rossi, cosi' gonfi:
lasciateli nella terra delle loro case:
la citta' e' morta, e' morta.

15. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: UOMO DEL MIO TEMPO

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo ai campi". E quell'eco fredda, tenace,
e' giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

16. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ANNO DOMINI MCMXLVII

Avete finito di battere i tamburi
a cadenza di morte su tutti gli orizzonti
dietro le bare strette alle bandiere,
di rendere piaghe e lacrime a pieta'
nelle citta' distrutte, rovina su rovina.
E piu' nessuno grida: "Mio Dio
perche' m'hai lasciato?". E non scorre piu' latte
ne' sangue dal petto forato. E ora
che avete nascosto i cannoni fra le magnolie,
lasciateci un giorno senz'armi sopra l'erba
al rumore dell'acqua in movimento,
delle foglie di canna fresche tra i capelli
mentre abbracciamo la donna che ci ama.
Che non suoni di colpo avanti notte
l'ora del coprifuoco. Un giorno, un solo
giorno per noi, padroni della terra,
prima che rulli ancora l'aria e il ferro
e una scheggia ci bruci in piena fronte.

17. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: IL MIO PAESE E' L'ITALIA

Piu' i giorni s'allontanano dispersi
e piu' ritornano nel cuore dei poeti.
La' i campi di Polonia, la piana di Kutno
con le colline di cadaveri che bruciano
in nuvole di nafta, la' i reticolati
per la quarantena d'Israele,
il sangue tra i rifiuti, l'esantema torrido,
le catene di poveri gia' morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
la' Buchenwald, la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti; la' Stalingrado,
e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili,
dei vinti, dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge, ma i morti non si vendono.
Il mio paese e' l'Italia, o nemico piu' straniero,
e io canto il suo popolo e anche il pianto
coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri, canto la sua vita.

18. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: AI QUINDICI DI PIAZZALE LORETO

Esposito, Fiorani, Fogagnolo,
Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre?
Soncini, Principato, spente epigrafi,
voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati,
Gasparini? Foglie d'un albero
di sangue, Galimberti, Ragni, voi,
Bravin, Mastrodomenico, Poletti?
O caro sangue nostro che non sporca
la terra, sangue che inizia la terra
nell'ora dei moschetti. Sulle spalle
le vostre piaghe di piombo ci umiliano:
troppo tempo passo'. Ricade morte
da bocche funebri, chiedono morte
le bandiere straniere sulle porte
ancora delle vostre case. Temono
da voi la morte, credendosi vivi.
La nostra non e' guardia di tristezza,
non e' veglia di lacrime alle tombe;
la morte non da' ombra quando e' vita.

19. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: AUSCHWITZ

Laggiu', ad Auschwitz, lontano dalla Vistola,
amore, lungo la pianura nordica,
in un campo di morte: fredda, funebre,
la pioggia sulla ruggine dei pali
e i grovigli di ferro dei recinti:
e non albero o uccelli nell'aria grigia
o su dal nostro pensiero, ma inerzia
e dolore che la memoria lascia
al suo silenzio senza ironia o ira.

Tu non vuoi elegie, idilli: solo
ragioni della nostra sorte, qui,
tu, tenera ai contrasti della mente,
incerta a una presenza
chiara della vita. E la vita e' qui,
in ogni no che pare una certezza:
qui udremo piangere l'angelo il mostro
le nostre ore future
battere l'al di la', che e' qui, in eterno
e in movimento, non in un'immagine
di sogni, di possibile pieta'.
E qui le metamorfosi, qui i miti.
Senza nome di simboli o d'un dio,
sono cronaca, luoghi della terra,
sono Auschwitz, amore. Come subito
si muto' in fumo d'ombra
il caro corpo d'Alfeo e d'Aretusa!

Da quell'inferno aperto da una scritta
bianca: "Il lavoro vi rendera' liberi"
usci' continuo il fumo
di migliaia di donne spinte fuori
all'alba dai canili contro il muro
del tiro a segno o soffocate urlando
misericordia all'acqua con la bocca
di scheletro sotto le docce a gas.
Le troverai tu, soldato, nella tua
storia in forme di fiumi, d'animali,
o sei tu pure cenere d'Auschwitz,
medaglia di silenzio?
Restano lunghe trecce chiuse in urne
di vetro ancora strette da amuleti
e ombre infinite di piccole scarpe
e di sciarpe d'ebrei: sono reliquie
d'un tempo di saggezza, di sapienza
dell'uomo che si fa misura d'armi,
sono i miti, le nostre metamorfosi.

Sulle distese dove amore e pianto
marcirono e pieta', sotto la pioggia,
laggiu', batteva un no dentro di noi,
un no alla morte, morta ad Auschwitz,
per non ripetere, da quella buca
di cenere, la morte.

20. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: AI FRATELLI CERVI, ALLA LORO ITALIA

In tutta la terra ridono uomini vili,
principi, poeti, che ripetono il mondo
in sogni, saggi di malizia e ladri
di sapienza. Anche nella mia patria ridono
sulla pieta', sul cuore paziente, la solitaria
malinconia dei poveri. E la mia terra e' bella
d'uomini e d'alberi, di martirio, di figure
di pietra e di colore, d'antiche meditazioni.

Gli stranieri vi battono con dita di mercanti
il petto dei santi, le reliquie d'amore,
bevono vino e incenso alla forte luna
delle rive, su chitarre di re accordano
canti di vulcani. Da anni e anni
vi entrano in armi, scivolano dalle valli
lungo le pianure con gli animali e i fiumi.

Nella notte dolcissima Polifemo piange
qui ancora il suo occhio spento dal navigante
dell'isola lontana. E il ramo d'ulivo e' sempre ardente.

Anche qui dividono in sogni la natura,
vestono la morte e ridono i nemici
familiari. Alcuni erano con me nel tempo
dei versi d'amore e solitudine, nei confusi
dolori di lente macine e di lacrime.
Nel mio cuore fini' la loro storia
quando caddero gli alberi e le mura
tra furie e lamenti fraterni nella citta' lombarda.

Ma io scrivo ancora parole d'amore,
e anche questa e' una lettera d'amore
alla mia terra. Scrivo ai fratelli Cervi
non alle sette stelle dell'Orsa: ai sette emiliani
dei campi. Avevano nel cuore pochi libri,
morirono tirando dadi d'amore nel silenzio.
Non sapevano soldati filosofi poeti
di questo umanesimo di razza contadina.
L'amore, la morte, in una fossa di nebbia appena fonda.

Ogni terra vorrebbe i vostri nomi di forza, di pudore,
non per memoria, ma per i giorni che strisciano
tardi di storia, rapidi di macchine di sangue.

21. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: IL MURO

Contro di te alzano un muro
in silenzio, pietra e calce pietra e odio,
ogni giorno da zone piu' elevate
calano il filo a piombo. I muratori
sono tutti uguali, piccoli, scuri
in faccia, maliziosi. Sopra il muro
segnano giudizi sui doveri
del mondo, e se la pioggia li cancella
li riscrivono, ancora con geometrie
piu' ampie. Ogni tanto qualcuno precipita
dall'impalcatura e subito un altro
corre al suo posto. Non vestono tute
azzurre e parlano un gergo allusivo.
Alto e' il muro di roccia,
nei buchi delle travi ora s'infilano
gechi e scorpioni, pendono erbe nere.
L'oscura difesa verticale evita
da un orizzonte solo i meridiani
della terra, e il cielo non lo copre.
Di la' da questo schermo
tu non chiedi grazia ne' confusione.

22. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: IN QUESTA CITTA'

In questa citta' c'e' pure la macchina
che stritola i sogni: con un gettone
vivo, un piccolo disco di dolore
sei subito di la', su questa terra,
ignoto in mezzo ad ombre deliranti
su alghe di fosforo funghi di fumo:
una giostra di mostri
che gira su conchiglie
che si spezzano putride sonando.
E' in un bar d'angolo laggiu' alla svolta
dei platani, qui nella metropoli
o altrove. Su, gia' scatta la manopola.

23. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: ANCORA DELL'INFERNO

Non ci direte una notte gridando
dai megafoni, una notte
di zagare, di nascite, d'amori
appena cominciati, che l'idrogeno
in nome del diritto brucia
la terra. Gli animali i boschi fondono
nell'Arca della distruzione, il fuoco
e' un vischio sui crani dei cavalli,
negli occhi umani. Poi a noi morti
voi morti direte nuove tavole
della legge. Nell'antico linguaggio
altri segni, profili di pugnali.
Balbettera' qualcuno sulle scorie,
inventera' tutto ancora
o nulla nella sorte uniforme,
il mormorio delle correnti, il crepitare
della luce. Non la speranza
direte voi morti alla nostra morte
negli imbuti di fanghiglia bollente,
qui nell'inferno.

24. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: EPIGRAFE PER I CADUTI DI MARZABOTTO

Questa e' memoria di sangue
di fuoco, di martirio,
del piu' vile sterminio di popolo
voluto dai nazisti di von Kesserling
e dai loro soldati di ventura
dell'ultima servitu' di Salo'
per ritorcere azioni di guerra partigiana.

I milleottocentotrenta dell'altipiano
fucilati e arsi
da oscura cronaca contadina e operaia
entrano nella storia del mondo
col nome di Marzabotto.
Terribile e giusta la loro gloria:
indica ai potenti le leggi del diritto
il civile consenso
per governare anche il cuore dell'uomo,
non chiede compianto o ira
onore invece di libere armi
davanti alle montagne e alle selve
dove il Lupo e la sua brigata
piegarono piu' volte
i nemici della liberta'.

La loro morte copre uno spazio immenso,
in esso uomini d'ogni terra
non dimenticano Marzabotto
il suo feroce evo
di barbarie contemporanea.

25. TESTI. SALVATORE QUASIMODO: EPIGRAFE PER I PARTIGIANI DI VALENZA

Questa pietra
ricorda i Partigiani di Valenza
e quelli che lottarono nella sua terra,
caduti in combattimento, fucilati, assassinati
da tedeschi e gregari di provvisorie milizie italiane.
Il loro numero e' grande.
Qui li contiamo uno per uno teneramente
chiamandoli con nomi giovani
per ogni tempo.
Non maledire, eterno straniero nella tua patria,
e tu saluta, amico della liberta'.
Il loro sangue e' ancora fresco, silenzioso
il suo frutto.
Gli eroi sono diventati uomini: fortuna
per la civilta'. Di questi uomini
non resti mai povera l'Italia.

26. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Anna Bravo, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. VI + 246.
- Martha C. Nussbaum, La fragilita' del bene, Il Mulino, Bologna 1996, 2004, 2011, pp. VI + 832.
- Giovanni Reale, La filosofia di Seneca come terapia dei mali dell'anima, Bompiani, 2003, 2004, pp. 208.
- Bruno Zevi, Profilo della critica architettonica, Newton & Compton, Roma 2003, pp. 110.

27. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

28. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4632 del 24 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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