[Nonviolenza] Telegrammi. 4620



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4620 dell'11 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Tusio De Iuliis
2. Mao Valpiana: Missili su Kiev, come rispondere?
3. Undici tesi sulla guerra in Europa, e undici cose che dobbiamo fare
4. Numerosi incontri con societa' civile ed istituzioni, grande partecipazione ed intensa commozione in occasione della visita in Italia della delegazione dell'"International Leonard Peltier Defense Committee"
5. "Pressenza": Rise Up Tour per Leonard Peltier. Tappa nella Valle della Maurienne (Savoia)
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. LUTTI. TUSIO DE IULIIS

E' deceduto Tusio De Iuliis, costruttore di pace.
Con gratitudine lo ricordiamo.

2. L'ORA. MAO VALPIANA: MISSILI SU KIEV, COME RISPONDERE?
[Riceviamo e diffondiamo.
Mao Valpiana e' presidente del Movimento Nonviolento e fa parte dell'esecutivo della Rete italiana Pace e Disarmo]

Bisogna fermare la follia assassina del Cremlino che colpisce i civili e punta sulla citta'. Ma come?
Lanciando altri missili assassini? Vendetta su vendetta, odio su odio, occhio per occhio ci rendera' tutti ciechi. E' il momento della condanna unanime del carnefice ma bisogna farlo senza diventare come lui. La guerra atomica la perdono tutti, chi spara prima o dopo.
Eravamo a Kiev la settimana scorsa, nella zona universitaria, bellissima, colpita oggi. La gente che abbiamo incontrato ora e' nei rifugi delle stazioni della metropolitana, come topi in gabbia. E' terribile. Noi, che ora siamo qui "al sicuro", abbiamo ancora piu' responsabilita': perseguire la via del cessate il fuoco, diplomazia, Conferenza internazionale di pace.
Dunque, che possiamo fare?
Se facciamo la manifestazione per la pace, ci dicono che non serve a niente.
Se non la facciamo, ci chiedono "Perche' non scendete in piazza?".
Insomma, pare proprio che la responsabilita' della mancata pace sia dei pacifisti, colpevoli di non aver fatto niente, o di aver fatto troppo.
Vale quindi la pena fare un ripassino di quello che finora abbiamo fatto in questi mesi.
Prima pero' dobbiamo fare un passo indietro, negli anni successivi al 2014, quando da soli denunciavamo che l'Italia vendeva armi alla Russia anche dopo l'annessione della Crimea: l'Ufficio export del ministero degli Esteri autorizzo', nonostante l'embargo, la vendita di veicoli blindati terrestri Iveco per un valore di 25 milioni e fino a novembre 2021 Roma ha consegnato alla Russia 22 milioni di euro di armi e munizioni. Al governo non c'erano i pacifisti, c'erano altri ...
Nel 2017, con la nostra campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), l'Assemblea generale ONU ha approvato il Trattato per la messa al bando della armi nucleari. Noi abbiamo spinto affinche' anche l'Italia votasse e ratificasse la decisione di liberare l'umanita' dalle bombe atomiche, ma il governo (non i pacifisti!) non ha aderito, allineandosi alla posizione della Russia e degli USA di restare detentori degli ordigni che minacciano il futuro del pianeta.
Sono solo due antefatti che dimostrano come noi ci siamo mossi prima della guerra odierna, in tempi non sospetti, per contrastare il potere militare anche della Russia, mentre altri facevano affari e permettevano a Mosca di armarsi sempre piu'.
Pochi giorni dopo l'inizio della guerra di aggressione, abbiamo convocato una manifestazione nazionale a Roma (da piazza della Repubblica e piazza San Giovanni in Laterano) con il titolo "Cessate il fuoco!". Piu' di 50mila persone si sono ritrovate sulle tre parole chiave: Soccorrere - Trattare - Disarmare, che hanno costituito la base di impegno programmatico di un movimento che velocemente si e' diffuso in tutte le citta'.
Gia' ad inizio aprile e' partita la prima Carovana di Stop The War Now (iniziativa che raccoglie 175 associazioni) in direzione Leopoli, con l'obiettivo di aprire un corridoio stabile per piu' missioni che potessero trasportare aiuti e portare in salvo piu' persone possibile. Nei mesi si sono succedute altre carovane, anche a Odessa e Mykolaiv, e abbiamo portato tonnellate e tonnellate di aiuti, compreso un dissalatore per assicurare acqua potabile alla citta' assediata, e abbiamo portato in salvo in Italia un migliaio di persone, donne e bambini, in fuga dalla guerra.
Il 18 giugno a Roma abbiamo realizzato un incontro pensato per costruire un'Europa di pace, da cui e' nato un appello/proposta rivolta all'Unione Europea, e il coordinamento Europe for Peace, che il 16 luglio ha mobilitato 60 piazze italiane, con il documento "cessate il fuoco e negoziato subito".
Il 21 settembre, lo stesso coordinamento Europe for Peace ha scritto una lettera al Segretario delle Nazioni Unite Guterres, sostenendo il lavoro "necessario a rafforzare percorsi multilaterali di Pace".
Dal 26 settembre al 3 ottobre, abbiamo dato vita ad una nuova Carovana di pace in Ucraina, giunta fino a Kiev, per incontrare e stringere rapporti con la societa' civile, ed in particolare gruppi giovanili di studenti e obiettori di coscienza e il Movimento Pacifista Ucraino. Il 2 ottobre abbiamo celebrato la Giornata Internazionale della Nonviolenza indetta dall'ONU in terra di Ucraina.
Nel frattempo abbiamo creato relazioni costanti con i pacifisti e gli obiettori di coscienza russi, facendo informazione e sostenendo la richiesta all'Unione Europea e ai governi degli stati aderenti di offrire protezione e asilo agli obiettori di coscienza russi, bielorussi e ucraini.
Ora stiamo preparando la mobilitazione prevista nei giorni 21, 22, 23 ottobre in tutte le citta' italiane "verso una Conferenza internazionale di pace".
Dopo questo percorso, verra' il momento per una nuova importante e unitaria manifestazione nazionale che raccogliera' tutti i contenuti e le proposte elaborate fino ad oggi, e si rivolgera' a tutte le parti chiamate in causa che possono davvero contribuire a creare percorsi di pace.
Sara' una manifestazione popolare, alla quale sono invitati tutti coloro che condividono il programma tracciato e l'obiettivo finale: tacciano le armi, spazio al negoziato, conferenza internazionale di pace. Una manifestazione non puo' fermare le bombe, ma puo' lanciare un messaggio di dialogo e solidarieta' con le voci che in Russia e in Ucraina chiedono una pace giusta.

3. REPETITA IUVANT. UNDICI TESI SULLA GUERRA IN EUROPA, E UNDICI COSE CHE DOBBIAMO FARE

1. La guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina e' divenuta una guerra fra Stati Uniti e Russia in cui non solo la popolazione ucraina ma l'intera popolazione europea e' considerata da entrambe le parti vittima sacrificabile.
2. Il governo autocratico russo, un passo dopo l'altro, si inabissa sempre piu' in una spirale di follia che impedisce soluzioni concordate adeguate, che mentre all'inizio del conflitto erano agevolmente negoziabili, ora, dopo tanti mesi di guerra di sterminio della popolazione civile, tante stragi, tante devastazioni, tanti fatti compiuti irreversibili, diventano sempre piu' difficili.
3. Questa condotta tendenzialmente genocidaria che nell'agire della dirigenza russa e' apocalittica follia, nella dirigenza americana e' consapevole volonta' di distruzione dell'Europa.
4. L'Unione Europea e' ormai una colonia americana, e la Nato e' l'esercito di occupazione americano in Europa.
5. Il che significa che in Europa gli Stati Uniti d'America stanno adottando una politica di dominazione coloniale con la complicita', supina fino alla prostituzione, della quasi totalita' dei vertici governativi europei (e paradossalmente i soli che si oppongono sono a loro volta degli autocrati a capo di democrature).
6. Sic stantibus rebus si sta procedendo a tappe forzate verso una guerra totale, quindi nucleare, che puo' distruggere il continente e forse anche l'intera umanita'.
7. Il sabotaggio dei gasdotti, chiunque lo abbia commesso, recide uno degli ultimi legami tra Unione Europea e Federazione Russa: sulla base di quell'interesse economico comune si poteva cominciare a ricostruire un'azione politica e diplomatica di pace; i sabotaggi hanno distrutto questa residua possibilita'.
8. I cosiddetti "referendum" e la conseguente "annessione" di alcune regioni ucraine alla Federazione Russa sottraggono alla negoziazione possibile la materia su cui discutere; ergo: impediscono anch'essi l'avvio di un'azione politica e diplomatica di pace.
9. A questo punto giunti non ha piu' importanza stabilire se la guerra e' cominciata nel 2022 o nel 2014; la via prefigurata dagli accordi di Minsk e' definitivamente ostruita.
10. E non conta piu' stabilire se e quanto la leadership autocratica russa sia stata indotta all'attuale follia dalla politica aggressiva degli Usa e della Nato, se e quanto la dissoluzione della Confederazione di Stati Indipendenti succeduta all'URSS sia dipesa prevalentemente da interne spinte centrifughe o da pesanti condizionamenti esterni.
11. L'unica cosa che conta e' fermare la guerra, prima che la guerra distrugga altre vite, prima che la guerra distrugga l'Europa, prima che la guerra distrugga l'umanita'.
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E per fermare la guerra occorre che noi, persone sollecite del bene comune dell'umanita' che viviamo nei paesi europei, ci adoperiamo per:
I. l'immediata cessazione della fornitura di armi alla guerra;
II. l'immediata cessazione delle sanzioni che stanno favoreggiando la guerra e devastando l'economia e le condizioni di vita delle classi lavoratrici e popolari di tutti i paesi europei;
III. sostenere gli obiettori di coscienza, i renitenti alla leva, i disertori di tutte le parti in conflitto; sostenere tutte le persone che si rifiutano di uccidere;
IV. fornire adeguati aiuti umanitari a tutte le vittime della guerra sopravvissute;
V. sostituire immediatamente alla logica delle armi la difesa popolare nonviolenta;
VI. creare canali di dialogo e solidarieta' tra i popoli;
VII. contrastare la delirante retorica razzista promossa dalla propaganda guerrafondaia: i popoli non sono responsabili della criminale follia dei loro governi;
VIII. smascherare, denunciare e contrastare le menzogne di ogni propaganda guerriera;
IX. imporre ai governi europei di promuovere negoziati di pace guidati dall'Onu sulla base del ripristino dello status quo ante il 24 febbraio 2022;
X. imporre ai governi europei di porre il veto a qualunque ulteriore iniziativa della Nato e predisporre un percorso di scioglimento della Nato;
XI. proporre la nonviolenza come unica politica razionale, realistica e adeguata alla tragica situazione presente dell'umanita'.

4. REPETITA IUVANT. NUMEROSI INCONTRI CON SOCIETA' CIVILE ED ISTITUZIONI, GRANDE PARTECIPAZIONE ED INTENSA COMMOZIONE IN OCCASIONE DELLA VISITA IN ITALIA DELLA DELEGAZIONE DELL'"INTERNATIONAL LEONARD PELTIER DEFENSE COMMITTEE"

Si e' svolta dal primo ottobre 2022 la visita in Italia della delegazione dell'"International Leonard Peltier Defense Committee" composta da tre prestigiose donne native americane, Carol Gokee, Lona Knight e Jean Roach, che guidano la campagna internazionale per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, da 47 anni detenuto innocente.
- Carol Gokee, Anishinabe, ha diretto l'"International Leonard Peltier Defense Committee" ed e' attualmente la coordinatrice del "Rise Up Tour" che visitera' vari paesi europei ed incontrera' l'Onu a Ginevra. Impegnata da sempre per i diritti umani di tutti gli esseri umani, protettrice della Madre Terra, ha dedicato la sua vita a difendere i diritti e sostenere le lotte delle popolazioni indigene di tutto il mondo.
- Lona Knight, Lakota, e' discendente di Jackson Kills Whiteman che fu uno dei pochi sopravvissuti al massacro di Wounded Knee del 1890; la sua famiglia allevava cavalli da rodeo nella riserva del fiume Cheyenne; lavora come formatrice e terapista occupandosi di traumi e lutti profondi.
- Jean Roach, Lakota, e' attuale condirettrice dell'International Leonard Peltier Defense Committee ed e' una storica militante dell'American Indian Movement; madre e nonna, e' una delle superstiti dello scontro a fuoco del 26 giugno 1975 nella riserva di Pine Ridge.
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Prolungato il periodo in Italia della delegazione per poter effettuare piu' incontri con societa' civile ed istituzioni
La delegazione, impegnata in un tour nei principali paesi europei, proveniva da Ginevra, dove aveva incontrato l'Onu, la cui struttura giuridica ad hoc ha esaminato la vicenda di Leonard Peltier concludendo con la richiesta della sua immediata liberazione.
In Italia la delegazione ha visitato varie citta' ed incontrato personalita', movimenti, associazioni, realta' accademiche, mezzi d'informazione, forze sindacali e politiche, autorevoli rappresentanti istituzionali.
Il periodo di visita in Italia e' stato prolungato di alcuni giorni per consentire di effettuare un maggior numero di incontri in considerazione del grande interesse riscontrato e delle molte richieste di incontro da parte di associazioni ed istituzioni.
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Leonard Peltier, detenuto innocente da 47 anni, attivista, testimone e simbolo della lotta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra
Nel corso degli incontri e' stata illustrata la vicenda di Leonard Peltier e sono state illustrate anche le lotte ambientaliste e per i diritti umani in cui i nativi americani sono attualmente impegnati.
Nelle attuali lotte nonviolente negli Stati Uniti d'America e in Canada in difesa del mondo vivente e dei diritti umani di tutti gli esseri umani l'approccio profondamente ecologista e la leadership femminile e femminista del movimento dei nativi americani e' di esempio e di guida per tutte le persone sollecite del bene comune dell'umanita'.
Leonard Peltier, detenuto innocente da 47 anni, e' per il mondo intero un simbolo delle lotte dei popoli nativi e dell'umanita' intera contro ogni genocidio, contro ogni etnocidio, contro ogni ecocidio.
Leonard Peltier, detenuto innocente da 47 anni, e' per il mondo intero un simbolo delle lotte in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa di quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
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Il mondo intero chiede la liberazione di Leonard Peltier
Leonard Peltier deve essere liberato: non solo perche' e' anziano e malato, ma anche e soprattutto perche' e' innocente dei delitti per cui e' stato condannato in un processo-farsa fondato su cosiddette "prove" dimostratesi false e su cosiddette "testimonianze" dimostratesi altrettanto false. Lo stesso pubblico ministero che ne ottenne illo tempore la condanna ha successivamente riconosciuto la fallacia e la falsita' delle cosiddette "prove" e delle cosiddette "testimonianze" e lo scandaloso errore giudiziario commesso, ed ha scritto personalmente al Presidente degli Stati Uniti chiedendo la liberazione di Leonard Peltier.
La liberazione di Leonard Peltier e' stata richiesta da personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', papa Francesco e il Dalai Lama.
Un anno fa l'indimenticabile Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli fece un appello pubblico - che ebbe grande rilevanza internazionale - per la concessione della grazia presidenziale da parte del Presidente degli Stati Uniti d'America.
Del resto l'intero Parlamento Europeo fin dal secolo scorso, con due risoluzioni del 1994 e del 1999, aveva gia' chiesto la liberazione dell'illustre attivista nativo americano.
Sempre lo scorso anno hanno sottoscritto l'appello per la liberazione di Leonard Peltier anche i sindaci di varie citta' italiane, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
Alcuni mesi fa la commissione giuridica ad hoc dell'Onu ha anch'essa chiesto la liberazione di Peltier.
Infine, un mese fa, l'8 settembre 2022, l'intero Comitato Nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America ha chiesto all'unanimita' al Presidente Biden l'atto di grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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La grande novita' della presa di posizione unanime del partito democratico degli Stati Uniti d'America nel chiedere al Presidente Biden di concedere la grazia a Leonard Peltier
Sono sempre piu' numerosi ed autorevoli gli appelli al Presidente statunitense Biden affinche' conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Sottolineiamo particolarmente che l'8 settembre 2022 si e' aggiunto anche il voto unanime del Comitato nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America (il partito cui appartiene lo stesso presidente Biden).
Pertanto dall'Onu al Parlamento Europeo, alla maggioranza democratica del Congresso USA, la richiesta della grazia per Leonard Peltier e' ormai condivisa non solo da innumerevoli persone di volonta' buona di tutto il mondo, non solo da importantissime associazioni della societa' civile, non solo dai movimenti di liberazione, per i diritti umani e per la difesa della biosfera, ma anche dalle istituzioni piu' rappresentative. Il presidente statunitense non puo' non tenerne conto.
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Ancora un appello
Valorizzando la presenza in Italia della prestigiosa delegazione dell'"International Leonard Peltier Defense Committee" invitiamo ancora una volta ogni persona di volonta' buona, ogni esperienza della societa' civile, ogni associazione democratica, ogni istituzione sollecita del bene comune dell'umanita' a far sentire la sua voce ed unirsi alla corale richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
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In calce alleghiamo la seguente documentazione essenziale:
1. Una minima notizia biografica su Leonard Peltier
2. Una minima notizia bibliografica su Leonard Peltier
3. La risoluzione del Parlamento Europeo del 1999
4. L'appello del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli del 2021
5. La risoluzione approvata all'unanimita' dal Comitato Nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America l'8 settembre 2022
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Per informazioni e contatti
Per interviste (in inglese) con l'"International Leonard Peltier Defense Committee" e con la delegazione che visitera' l'Europa in queste settimane: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453; Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127; Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.
Per ulteriori informazioni e contatti con l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Per informazioni e contatti con le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Nota a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 7 ottobre 2022
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 47 anni prigioniero innocente.
Piu' specificamente: negli ultimi 16 mesi il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" ha lavorato intensamente a qualificare ed estendere la solidarieta' con Leonard Peltier in Italia (ma anche in Europa e negli Stati Uniti d'America e in Canada).
Sul piano della qualificazione della solidarieta' ha promosso molti incontri di studio e ha fatto conoscere per la prima volta in Italia molti libri il cui studio e' fondamentale per chi vuole impegnarsi per sostenere Leonard Peltier e le lotte attuali dei nativi americani.
Sul piano dell'estensione della solidarieta' ha raggiunto ripetutamente decine di migliaia di interlocutori, e raccolto migliaia di adesioni: coinvolgendo figure di grande prestigio della riflessione morale e dell'impegno civile, della scienza e delle arti, dei movimenti e delle istituzioni.
Il criterio e' stato di coinvolgere persone, associazioni ed istituzioni in grado di esercitare un'azione persuasiva nei confronti del Presidente degli Stati Uniti d'America affinche' conceda la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
In questa iniziativa, sul versante del coinvolgimento delle istituzioni, di particolare valore e' stata l'adesione del compianto Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, quelle di molti parlamentari e parlamentari emeriti, quelle dei sindaci di vari comuni d'Italia, da Aosta a Bologna, da Palermo a Pesaro.
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1. Una minima notizia biografica su Leonard Peltier
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, alcuni mesi fa e' stato anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
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2. Una minima notizia bibliografica su Leonard Peltier
- Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano. Leonard Peltier prigioniero degli Stati Uniti, Erre Emme, Pomezia (Roma) 1996 (ora Roberto Massari Editore, Bolsena Vt).
- Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 e successive ristampe; in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994.
- Leonard Peltier (con la collaborazione di Harvey Arden), Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999; in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005.
- Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002 (disponibile in edizione digitale nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info)-
- Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013 e piu' volte ristampata.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, Agents of Repression: The FBI's Secret Wars Against the Black Panther Party and the American Indian Movement, South End Press, Boulder, Colorado, 1988, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Ward Churchill e Jim Vander Wall, The COINTELPRO Papers: Documents from the FBI's Secret Wars Against Dissent in the United States, South End Press, Boulder, Colorado, 1990, 2002, Black Classic Press, Baltimore 2022.
- Joseph H. Trimbach e John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009.
- Roxanne Dunbar-Ortiz, An Indigenous Peoples' History of the United States, Beacon Press, Boston 2014.
- Dick Bancroft e Laura Waterman Wittstock, We Are Still Here. A photographic history of the American Indian Movement, Minnesota Historical Society Press, 2013.
- Michael Koch e Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
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3. La risoluzione del Parlamento Europeo del 1999
Risoluzione del Parlamento Europeo dell'11 febbraio 1999 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. C 150 del 28/05/1999 pag. 0384, B4-0169, 0175, 0179 e 0199/99):
"Risoluzione sul caso di Leonard Peltier
Il Parlamento europeo,
- vista la sua risoluzione del 15 dicembre 1994 sulla grazia per Leonard Peltier (GU C 18 del 23.1.1995, pag. 183),
A. considerando il ruolo svolto da Leonard Peltier nella difesa dei diritti dei popoli indigeni,
B. considerando che Leonard Peltier e' stato condannato nel 1977 a due ergastoli dopo essere stato estradato dal Canada, benche' non vi fosse alcuna prova della sua colpevolezza,
C. considerando che Amnesty International ha ripetutamente espresso le proprie preoccupazioni circa l'equita' del processo che ha condotto alla condanna di Leonard Peltier,
D. considerando che il governo degli Stati Uniti ha ormai ammesso che gli affidavit utilizzati per arrestare e estradare Leonard Peltier dal Canada erano falsi e che il Pubblico ministero statunitense Lynn Crooks ha affermato che il governo degli Stati Uniti non aveva alcuna prova di chi aveva ucciso gli agenti,
E. considerando che dopo 23 anni trascorsi nei penitenziari federali, le condizioni di salute di Leonard Peltier si sono seriamente aggravate e che secondo il giudizio di specialisti la sua vita potrebbe essere in pericolo se non ricevera' adeguate cure mediche,
F. considerando che le autorita' penitenziarie continuano a negargli adeguate cure mediche in violazione del diritto umanitario internazionale e i suoi diritti costituzionali,
G. rilevando che Leonard Peltier ha esaurito tutte le possibilita' di appello concessegli dal diritto statunitense,
1. insiste ancora una volta affinche' venga concessa a Leonard Peltier la grazia presidenziale;
2. insiste affinche' Leonard Peltier sia trasferito in una clinica dove possa ricevere le cure mediche del caso;
3. ribadisce la sua richiesta di un'indagine sulle irregolarita' giudiziarie che hanno portato alla reclusione di Leonard Peltier;
4. incarica la sua delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti di sollevare il caso di Leonard Peltier iscrivendolo all'ordine del giorno del prossimo incontro con i parlamentari americani;
5. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Congresso statunitense e al Presidente degli Stati Uniti d'America".
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4. L'appello del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli del 2021
Il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
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5. La risoluzione approvata all'unanimita' dal Comitato Nazionale del Partito Democratico degli Stati Uniti d'America l'8 settembre 2022.
The following Resolution will be considered by the Resolutions Committee at its meeting on September 8, 2022.
Submitted by:
Ruth Buffalo/ND
Patrick Hart/Chair/ND
Kari Breker/Vice Chair/ND
Adam Goldwyn/ND
Clara Pratte/AZ
Resolution to Consider an Award of Executive Clemency for Leonard Peltier
WHEREAS, Democrats have sought to use clemency powers to secure the release of those serving unduly long or unjust prison sentences; and
WHEREAS, the Obama administration commuted the sentences of more than 1,700 people serving unjust sentences after a thorough review of their individual cases and the Biden administration has so far used clemency powers for more than 75 individuals serving unjust sentences as part of a broader strategy to make the criminal justice system more fair; and
WHEREAS, the Biden administration, under the direction of Secretary Deb Haaland, is leading a historic investigation into the lasting social impacts - such as, historical and intergenerational trauma - of the federal Indian boarding school system that separated Mr. Peltier from his family at a young age; and
WHEREAS, Mr. Peltier is 77 years old, and has served more than 45 years in federal prison - at least five years solitary confinement - in numerous prisons across the United States; and
WHEREAS, Leonard Peltier is Native American, elderly and suffers from severe health conditions, including diabetes and a lethal abdominal aortic aneurysm; life ending if ruptured; and
WHEREAS, The Department of Justice (DOJ) has issued a national response to the COVID-19 pandemic authorizing the Federal Bureau of Prisons (BOP) to release elderly inmates and those with underlying health conditions from federal prisons; Mr. Peltier is imprisoned at the Coleman Federal Correctional Complex in Florida and qualifies for early release under BOP guidelines; and
WHEREAS, Mr. Peltier was convicted and sentenced to two consecutive life sentences in 1977 for the murders of Federal Bureau of Investigation (FBI) agents Ronald Williams and Jack Coler, killed on June 26, 1975, during a confrontation with members of the American Indian Movement (AIM) on the Pine Ridge Indian reservation; Joseph Stuntz, a 23-year-old member of the Coeur d'Alene Tribe, was also killed that day, and his death was never investigated; and
WHEREAS, Mr. Peltier was extradited from Canada based on false statements of an alleged eye witness who later retracted her testimony; and
WHEREAS, many evidentiary and procedural irregularities arose during Mr. Peltier's prosecution, such as alleged key eyewitness to the shootings later retracting testimony disclosing threats against the eyewitness and family by the FBI; and
WHEREAS, a 1980 Freedom of Information Act ruling revealed to Mr. Peltier's lawyers the prosecution withheld evidence that might have impacted Mr. Peltier's case; and
WHEREAS, although legal experts have criticized the trial for its failed due process, appeals for presidential consideration of clemency by distinguished Americans and justice organizations have had no success; and
WHEREAS, this further diminishes American Indians' faith in the criminal justice system throughout the country; and
WHEREAS, hundreds of tribal nations have supported early release and clemency Mr. Peltier's throughout the years, and the Turtle Mountain Band of Chippewa, of which Mr. Peltier is a member, has offered housing, elderly support, and reintegration services upon Mr. Peltier's release; and
WHEREAS, petitions for Mr. Peltier's release are widespread and urgent, including those who once were part of the 1977 criminal prosecution and former U.S. Attorney James H. Reynolds, having garnered over 275,000 signatures on a petition requesting President Biden grant Mr. Peltier clemency; and
WHEREAS, Amnesty International, a global human rights organization with over 10 million members, supporters, and activists worldwide, continues the call for Mr. Peltier's release to this day; and
WHEREAS, Mr. Peltier has overwhelming support from internationally respected champions of human rights, including the late Nelson Mandela, His Holiness the Dalai Lama, Mikhail Gorbachev, Mary Robinson, former President of Ireland and United Nations High Commissioner for Human Rights, the European Parliament, the Belgian Parliament, the Italian Parliament, the Kennedy Memorial Center for Human Rights, the Rev. Jesse Jackson, Rigoberta Menchu, seven Nobel Peace Prize Laureates (including Archbishop Desmond Tutu and Shirin Ebadi), Rage Against the Machine, Pete Seeger, Carlos Santana, Harry Belafonte, Gloria Steinem, and Robert Redford, representing but a fraction of those who recognize the injustice imposed upon Mr. Peltier; and
WHEREAS, the National Caucus of Native American State Legislators, tribal nation leaders, and the National Congress of American Indians, within our representative states and beyond, have demanded Mr. Peltier's clemency and release;
THEREFORE, BE IT RESOLVED, that the DNC platform states that the President should use clemency powers "to secure the release of those serving unduly long sentences;" and
BE IT FURTHER RESOLVED, that given the overwhelming support for clemency, the constitutional due process issues underlying Mr. Peltier's prosecution, his status as an elderly inmate, and that he is an American Indian, who suffer from greater rates of health disparities and severe underlying health conditions, Mr. Peltier is a good candidate to be granted mercy and leniency; and
BE IT FURTHER RESOLVED, that it is highly appropriate that consideration of clemency for Mr. Peltier be prioritized and expedited, so that Mr. Peltier can return to his family and live his final years among his people.

5. DOCUMENTAZIONE. "PRESSENZA": RISE UP TOUR PER LEONARD PELTIER. TAPPA NELLA VALLE DELLA MAURIENNE (SAVOIA)
[Dal sito di "Pressenza" riprendiamo e diffondiamo il seguente articolo del 4 ottobre 2022]

Il 30 settembre e primo ottobre la delegazione del Comitato per la liberazione di Leonard Peltier, il piu' anziano detenuto politico degli Stati Uniti, appartenente alla comunita' dei nativi americani, ha fatto tappa nella Valle della Maurienne (Francia).
Al loro arrivo alla stazione di Modane, le tre compagne Carol, Lona e Jean, reduci del loro intervento alle Nazioni Unite di Ginevra, sono state accolte dai resistenti No Tav francesi, che si oppongono alla costruzione del Tunnel di 57 km sotto le loro montagne, per evitare la devastazione della loro terra ed il conseguente prosciugamento delle sorgenti. Si tratta di un'opera che minaccia la loro economia e la vocazione turistica/naturalistica della zona che racchiude il primo Parco Nazionale istituito in Francia nel 1963.
Dopo una passeggiata nelle fragili bellezze naturali e storiche della zona, le donne native hanno potuto costatare lo scempio commesso da Telt, cicatrici indelebili sulle Alpi. La sera, intorno al camino, hanno ribadito che la lotta che i nativi americani conducono per salvaguardare la loro terra, la loro cultura, la loro stessa esistenza contro gli interessi economici dei loro governanti-oppressori e' uguale a quella che portano avanti i No Tav.
L'indomani erano attese al Festival Zero, organizzato dalle realta' ambientaliste della Valle, per unire le lotte ecologiche (devastazione del territorio e per un'agricoltura sostenibile), sociali (sostegno delle persone migranti alle frontiere italo/francesi e alla nuova poverta'), pacifiste (denuncia dell'industria bellica impiantata nella regione).
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L'intervento del Comitato per Leonard Peltier ha costituito un momento di intensa comunione tra le anime alla ricerca di giustizia, uguaglianza e fratellanza, culminato nel prezioso dono fatto ai presenti da Lona, discendente della tribu' dei Cheyenne: una canzone tradizionale per invocare la protezione degli spiriti degli anziani. Un momento magico che ha fermato il tempo e suscitato una commozione cosi' forte da essere palpabile tra i presenti grandi e piccoli.
Al termine dell'intervento di Carol, Lona e Jean, un militante dell'Associazione Solidaires ha ricordato che in Francia esiste un altro prigioniero politico detenuto da 35 anni per compiacere agli Stati Uniti: Georges Ibrahim Abdallah, militante comunista franco-libanese.
Il giorno stesso, la delegazione ha proseguito il suo tour europeo in Italia. In un ideale trait d'union tra le realta' in lotta, i compagni No Tav del versante italiano venuti al Festival Zero le hanno condotte in Val Susa, al Presidio di San Didero, intitolato recentemente a Leonard Peltier.
La storia di Leonard Peltier e' diventata cosi' la storia di un fratello che lotta per gli stessi scopi e la Terra dei nativi americani la stessa Madre Terra che i No Tav difendono da una parte e dell'altra della stessa montagna.
Leonard Peltier libero!

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Gianfranco Contini, Varianti e altra linguistica, Einaudi, Torino 1970, 1979, pp. VIII + 722.
- Aleksandr Herzen, Il passato e i pensieri, Einaudi, Torino 1996, 2 tomi per pp. LXXXII + 1022 (tomo primo) + VI + 896 (tomo secondo).

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4620 dell'11 ottobre 2022
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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