[Nonviolenza] Ricordando Alfio Pannega, antifascista. Per la pace e il disarmo. Salvare le vite e' il primo dovere



RICORDANDO ALFIO PANNEGA, ANTIFASCISTA. PER LA PACE E IL DISARMO. SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE

Tra pochi giorni ricorre il dodicesimo anniversario della morte di Alfio Pannega, che ci ha lasciato il 30 aprile 2010.
Il 25 aprile, commemorazione della liberazione dal nazifascismo, e il primo maggio, giornata di lotta del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, sono per noi due giorni in cui intensamente ripensiamo ad Alfio, al nostro indimenticabile compagno antifascista, comunista e libertario, pacifista ed ecologista, amico della nonviolenza Alfio Pannega.
Perche' in Alfio, nella sua testimonianza, nella sua lotta, nella sua riflessione, nella sua poesia, ritroviamo tutte le ragioni della Resistenza antifascista, tutte le ragioni della lotta del movimento operaio e contadino, tutte le ragioni del movimento delle oppresse e degli oppressi che ogni giorno s'impegna per contrastare la violenza dominante, per contrastare il disordine costituito dei poteri criminali, per contrastare il sistema di dominio dei mangiatori di esseri umani; nella figura e nella vicenda di Alfio ritroviamo tutte le ragioni dell'impegno morale e civile, sociale e politico, del movimento delle oppresse e degli oppressi che ogni giorno lotta per la liberazione dell'umanita', per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, per la salvezza dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dal modo di produzione, dal sistema di potere e dall'ideologia rapinatrice, consumista e desertificatrice dominanti.
Per l'intera sua vita Alfio e' stato un proletario, orgoglioso della sua coscienza di classe; e per l'intera sua vita Alfio e' stato un essere umano - realmente, consapevolmente, meditatamente ed attivamente umano -, ovvero una persona che della benevolenza verso l'umanita' intera e verso l'intero mondo vivente aveva fatta il fondamento del suo sentire e del suo agire.
Sempre visse in poverta', e sempre fu di una generosita' incondizionata: sono innumerevoli le persone che da lui hanno ricevuto doni, sono innumerevoli le persone che ha accolto e con cui ha condiviso tutti i suoi averi.
Quando pensiamo all'umanita' come potrebbe essere, come dovrebbe essere, pensiamo ad Alfio Pannega, e il suo ricordo rischiara i nostri giorni.
A chi ci chiede se la nonviolenza e' realmente possibile, noi rispondiamo: si', e' possibile, guardate la vita di Alfio Pannega.
A chi ci chiede se sara' mai possibile, se e' gia' fin d'ora possibile, il comunismo libertario che tutto il bene e tutti i beni condivide fra tutte e tutti, che rispetta e accudisce ogni essere vivente, che ogni oppressione contrasta senza riprodurre oppressione, noi rispondiamo: si', e' possibile, guardate la vita di Alfio Pannega.
A chi ci chiede se mai l'umanita' potra' essere felice, nella sobrieta', nella generosita' e nell'universale condivisione che della felicita' sono le condizioni basilari, noi rispondiamo: si', guardate la vita di Alfio Pannega.
Le sofferenze, le privazioni, i torti di cui fu vittima, e ne subi' e ne pati' come ogni essere umano, mai indussero Alfio a rinunciare alla sua dignita', alla sua bonta'; mai lo avvilirono, mai lo degradarono: a tutte le avversita', le tristezze e le tristizie che la vita dispensa, sempre rispose con il coraggio, la mitezza, la fermezza e la generosita' propri di chi sa - per dirla con Saba - che "esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa"; con il coraggio, la mitezza, la fermezza e la generosita' propri di chi sa - per dirla con Dante - che  "fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza".
Gli anni passano e la memoria filtra il passato, cosicche' ci si puo' chiedere se il nostro ricordo di Alfio facendosi sempre piu' essenziale non rischi anche, per cosi' dire, di semplificarsi in guisa di emblema, riducendo la persona reale a simbolo ideale.
Certo, l'Alfio di cui parliamo qui e' l'Alfio militante, ma e' anche l'Alfio quotidiano; e' l'Alfio sapiente e fin sapienziale, ma e' anche l'Alfio verace e vivace, con i suoi motti, i suoi tratti, il suo carattere spontaneo e gioioso che prorompeva talora nei gesti e nell'eloquio vividi e scintillanti, viscerali e burleschi, che piu' s'imprimevano nella memoria di chi occasionalmente lo incontrava, l'Alfio affabulatore ed affabulato, narratore e narrato, degli infiniti aneddoti che ne hanno fatto nel cuore del popolo di Viterbo un eroe eponimo di questa citta'.
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Ci siamo chiesti frequentemente in questi dodici anni senza Alfio, dinanzi ai fatti che piu' ci hanno interrogato, cosa ne avrebbe pensato Alfio, cosa avrebbe detto Alfio, cosa avrebbe fatto Alfio; ed abbiamo cercato di adeguare la nostra condotta a quella che abbiamo pensato sarebbe stata la sua.
Cosi', dinanzi alla guerra che divora gli esseri umani e minaccia di distruzione l'umanita' intera, la nostra opposizione e' sempre stata nitida e intransigente, dalla parte delle vittime, contro tutte le uccisioni. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.
Cosi', dinanzi al razzismo che dilaga, alla strage degli innocenti nel Mediterraneo, alla disumana politica dei governi europei e dell'Unione Europea, all'apartheid imposto dai poteri mafiosi e da governanti sempre piu' barbari nel nostro stesso paese, sempre abbiamo cercato di contrastare questa infame mole di male, questa vergogna dell'umanita', l'orrore in atto che sempre e soltanto il razzismo e'. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.
Cosi', dinanzi alla distruzione del mondo vivente, abbiamo cercato di resistere alle scelte dissennate, ai poteri annichilisti, alla narcosi consumista, e abbiamo cercato di difendere quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.
Cosi', dinanzi al perdurare della rapina e della schiavitu', dinanzi al sistema dello sfruttamento che l'umanita' schiaccia e travolge, denega e inabissa, abbiamo fatto quanto in nostro potere per opporci ancora e sempre. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.
Cosi', dinanzi alla violenza maschilista, al sistema di potere maschilista e patriarcale, che e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, abbiamo resistito ponendoci alla scuola e alla sequela del pensiero delle donne, del movimento delle donne in lotta per la liberazione dell'umanita' intera. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.
Cessare di uccidere; salvare le vite.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni essere umano bisognoso di aiuto.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Giustizia e misericordia, responsabilita' e solidarieta', condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
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In quest'ultimo anno abbiamo dedicato una parte del nostro impegno all'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani, difensore della Madre Terra, perseguitato dal potere razzista, colonialista, imperialista e genocida bianco; Leonard Peltier che da 46 anni e' in prigione innocente.
Ci sembra di cogliere nella lotta di Leonard Peltier profonde affinita' con il lascito di pensiero e di azione, con la testimonianza militante ed esistenziale, morale e politica, di Alfio.
Anche nel ricordo di Alfio chiamiamo all'impegno per la liberazione di Leonard Peltier.
Le caratteristiche della testimonianza e dell'azione di Leonard Peltier, l'amore per il mondo vivente e la sua strenua difesa, la resistenza per la sopravvivenza dei popoli nativi ed oppressi che il potere genocida e imperiale vorrebbe annientare, la difesa della dignita' umana di ogni essere umano, sono le stesse caratteristiche dell'esperienza umana e politica di Alfio.
Ha scritto Leonard Peltier nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
Sono parole che Alfio avrebbe condiviso con tutto il cuore; sono pensieri che tante volte gli abbiamo sentito esprimere.
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E in questi due tragici mesi in cui, sommandosi alle decine di altre catastrofiche guerre gia' in corso in tante parti del mondo, la guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina aggiunge orrore ad orrore, il ricordo di Alfio ci sostiene nella necessaria opposizione a tutte le stragi, a tutte le uccisioni, a tutte le devastazioni, a tutte le violenze.
Lo ripetiamo una volta ancora con le medesime parole che tante volte abbiamo ripetuto in queste settimane di dolore e di orrore.
Dobbiamo soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo inviare aiuti umanitari alla popolazione ucraina, tutti gli aiuti umanitari possibili: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo far giungere in Ucraina da tutto il mondo migliaia, milioni di persone disarmate a fare interposizione nonviolenta e soccorso umanitario, con il patrocinio e la guida dell'Onu: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo sostenere la resistenza nonviolenta della popolazione ucraina: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo sostenere l'opposizione nonviolenta della popolazione russa contraria alla guerra e al regime; l'opposizione nonviolenta che chiede giustizia e liberta', democrazia e diritti umani, legalita' e pace: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente contro la guerra e contro le armi: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per imporre ai governi assassini - il governo russo aggressore, ma anche tutti gli altri governi coinvolti nella guerra e nelle stragi di cui la guerra consiste - il cessate il fuoco e i negoziati di pace: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per far cessare l'invio di armi che alimenta la guerra e le stragi: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per fermare il riarmo che minaccia l'umanita' intera: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per far cessare le cosiddette "sanzioni" che invece di contrastare la guerra la favoreggiano, che invece di colpire gli sfruttatori e i massacratori colpiscono innanzitutto le classi sociali sfruttate ed oppresse impoverendole ancora di piu' ed esponendole a piu' gravi sofferenze e pericoli: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per lo scioglimento della Nato, un'organizzazione terrorista e stragista i cui vertici vanno processati e condannati per i crimini di guerra ed i crimini contro l'umanita' commessi negli ultimi decenni: salvare le vite e' il primo dovere.
Dobbiamo insorgere nonviolentemente per imporre al governo italiano il rispetto della Costituzione italiana che ripudia la guerra: salvare le vite e' il primo dovere.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Ed in questo 25 aprile, ricordando il nostro compagno Alfio Pannega, l'antifascista Alfio Pannega, sono ancora nostre le parole che Piero Calamandrei detto' affinche' fossero incise sulla pietra a monito ed ammaestramento dell'umanita'.

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446.

Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

Viterbo, 25 aprile 2022

Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.

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