[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 391



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 391 del 21 marzo 2022

In questo numero:
1. Con le lacrime agli occhi. Tredici ragionamenti contro la guerra in corso in Ucraina e sui nostri doveri di esseri umani (con in appendice uno scritto di Benito D'Ippolito)
2. Alcune parole per Leonard Peltier
3. Il 25 e 26 marzo a Milano e a Sondrio due incontri per la liberazione di Leonard Peltier

1. REPETITA IUVANT. CON LE LACRIME AGLI OCCHI. TREDICI RAGIONAMENTI CONTRO LA GUERRA IN CORSO IN UCRAINA E SUI NOSTRI DOVERI DI ESSERI UMANI (CON IN APPENDICE UNO SCRITTO DI BENITO D'IPPOLITO)

Il testo che segue e' una frettolosa sintesi, ricostruita a memoria il giorno dopo, dei ragionamenti svolti dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, Peppe Sini, in un incontro di riflessione, di testimonianza e di solidarieta' con le vittime della guerra svoltosi a Vetralla (Viterbo) nel pomeriggio di sabato 19 marzo 2022.
In calce alleghiamo un testo di Benito D'Ippolito scritto di getto all'alba di domenica 20 marzo alla notizia dell'ennesima strage degli innocenti nel Mediterraneo.
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I. Salvare le vite
La guerra, ogni guerra, e' un crimine contro l'umanita', poiche' essa sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani. Poiche' il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita, senza del quale nessun altro diritto puo' darsi, la guerra che consiste di uccisioni e quindi priva degli esseri umani - molti esseri umani, talvolta innumerevoli esseri umani - del loro primo diritto e' ipso facto il crimine piu' scellerato.
Tutte le grandi tradizioni di pensiero, di cultura e quindi di organizzazione sociale e politica dell'umanita' si basano sull'interdetto fondamentale: tu non uccidere. Chi scatena una guerra, chi esegue una guerra, chi favoreggia una guerra, viola questo interdetto e si fa nemico dell'umanita'.
Occorre fermare immediatamente la guerra. Occorre l'intervento dell'Onu che imponga l'immediato "cessate il fuoco".
Occorre che comincino immediatamente veri negoziati di pace nel corso dei quali tacciano tutte le armi. Occorre l'intervento dell'Onu che imponga, guidi e sia garante dei negoziati di pace.
Occorre che l'Onu invii ingenti forze di interposizione non armate e nonviolente che garantiscano la cessazione delle stragi e dei combattimenti.
Occorre che l'Onu si riappropri del suo ruolo ed eserciti il suo compito sancito dalla sua Carta fondativa che inizia con le memorabili parole "Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra...".
Occorre far cessare immediatamente la guerra, le stragi, le uccisioni e le distruzioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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II. Dalla parte delle vittime
Dinanzi a qualunque atto di violenza occorre porsi dalla parte delle vittime. La guerra e' la violenza piu' grande e piu' atroce.
Porsi dalla parte delle vittime in questo attuale frangente significa soccorrere la popolazione ucraina aggredita e martoriata.
Significa recare aiuti umanitari per cercar di salvare piu' vite che sia possibile.
Significa soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra, dalle stragi, dalle devastazioni.
Significa opporsi alle uccisioni, a tutte le uccisioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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III. Le armi sono nemiche dell'umanita'
Le armi sono nemiche dell'umanita'. Solo il disarmo salva le vite. Solo il disarmo costruisce la pace. Solo il disarmo pone fine alle guerre.
Chi produce, traffica, spaccia armi, chi consente questo mercato di morte, chi non si oppone alle armi, fa morire degli esseri umani.
Chi riversa armi in una guerra getta benzina sul fuoco, coopera alla guerra, si schiera dalla parte degli assassini, si fa complice delle stragi.
Occorre fermare il riarmo.
Occorre disarmare i conflitti.
Occorre far cessare la produzione di armi.
Occorre disarmare perche' solo con il disarmo si salvano le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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IV. Il governo russo e' nemico del popolo russo
Avendo scatenato la guerra, avendo la responsabilita' di mostruosi crimini di guerra, di mostruosi crimini contro l'umanita', il governo russo e' anche nemico del popolo russo, mandando i suoi giovani a uccidere e morire.
Il governo russo e' nemico del popolo russo, che come tutti i popoli vuole solo pace, giustizia e fraterna e sororale convivenza.
Il governo russo sta uccidendo degli esseri umani, sta costringendo degli esseri umani a diventare assassini, sta aggredendo l'intera umanita', sta avvicinando il pericolo del'apocalisse atomica che puo' distruggere l'intera umanita'.
Cessi il governo russo di commettere questi crimini abominevoli. Cessi di uccidere.
Siamo grati alle donne e agli uomini russi che con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, subendo violenze e persecuzioni durissime, manifestano contro la guerra, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, per la pace che salva le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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V. I governi europei sono complici della guerra e delle stragi
I governi europei che potevano e dovevano per tempo promuovere pace e dialogo hanno invece nel corso degli anni ed ancora in questi giorni fomentato e favoreggiato la guerra, e stanno facendo morire la popolazione ucraina con una cinica politica di fornitura di armi affinche' i combattimenti e le stragi continuino.
I governi europei, che potevano e dovevano gia' dal 1991 sciogliere la Nato, un'organizzazione terrorista e stragista che e' nemica dell'unificazione europea e della pace in Europa, hanno preferito continuare nell'asservimento alla politica militarista, bellicista, imperialista e terrorista che gli Stati Uniti d'America attraverso la Nato esercitano a danno dei popoli europei.
I governi europei sono fautori e complici della follia stragista del governo russo.
I governi europei che potrebbero e dovrebbero impegnare quote ingenti dei bilanci statali per recare aiuti umanitari e soccorrere, accogliere ed assistere tutte le vittime della guerra e delle devastazioni (di tutte le guerre e tutte le devastazioni), alle vittime concedono invece poche misere briciole (quando non aggiungono persecuzione a persecuzione), preferendo piuttosto investire sempre piu' negli armamenti e nella speculazione, nel potenziamento e nel rilancio di strutture ed imprese nocive, pericolose e finanche dimostratamente venefiche e assassine.
I governo europei divorando la carne umana delle vittime ucraine innocenti stanno perseguendo un ulteriore riarmo che devastera' ancor piu' l'esistenza di tutti i popoli europei.
I governo europei che stanno inoltre attuando illegali politiche di aggressione ed usurpazione economica e finanziaria i cui effetti lungi dal contrastare la guerra la favoreggiano, lungi dal contrastare i poteri criminali li potenziano; politiche di aggressione ed usurpazione economica e finanziaria che mentre non producono danni significativi ai potenti, provocano sofferenze e disastri irreparabili per i poveri, gli opressi, gli emarginati, i piu' fragili e piu' bisognosi di aiuto, per le classi popolari e particolarmente per la classe lavoratrice gia' sfruttata e rapinata fino al limite della disperazione.
Sono gli stessi governi europei responsabili della strage degli innocenti nel Mediterraneo.
Sono gli stessi governi europei corresponsabili della distruzione della Jugoslavia.
Sono gli stessi governi europei corresponsabili della disgregazione della Libia, della guerra civile e dei lager libici.
Sono gli stessi governi europei responsabili dell'apartheid di cui sono vittima milioni di immigrati, sovente ridotti in condizioni di schiavitu' e abbandonati tra gli artigli delle mafie.
Sono gli stessi governi europei che stanno attuando una politica dissennata e delittuosa di crescente riarmo, di crescente criminale interventismo militare in varie parti del mondo, di crescente incremento delle spese militari, sottraendo risorse pubbliche alle popolazioni per finanziare la violenza e la morte.
L'Unione Europea, invece di essere quello spazio di liberta' e di solidarieta' che sognarono e per cui si batterono Altiero Spinelli e tutte le resistenze antifasciste, e' attualmente ridotta a preda e schiava di pulsioni razziste, schiaviste e militariste, promotrice di politiche di guerra, promotrice di politiche che incrementano l'oppressione di classe, la violenza dei ricchi sfruttatori e rapinatori contro gli sfruttati e rapinati. 
I governi europei e chi governa l'Unione Europea stanno tradendo e facendo strame della democrazia e dello stato di diritto, stanno tradendo e facendo strame delle Costituzioni democratiche dei singoli stati e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione.
I governi europei dovrebero invece ornare al rispetto delle Costituzioni dei propri paesi, ed operare per la pace con mezzi di pace, operare per il bene comune, operare per salvare le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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VI. Il governo degli Stati Uniti d'America vuole la distruzione di una parte dell'Europa per soggiogarla tutta
Il governo degli Stati Uniti d'America, di cui la Nato e' braccio armato sul suolo europeo, persevera in una politica che mira all'impoveimento e alla dipendenza dell'Europa intera, all'asservimento dell'Europa intera ai suoi interessi, ovvero agli interessi del capitale finanziario e del complesso militare-industriale che surdeterminano la politica statunitense.
Razzista e classista all'interno, imperialista e stragista all'estero, la politica statunitense dalla fine della guerra fredda invece di contribuire alla stabilizzazione internazionale, ha trascinato ancor piu' il pianeta nelle guerre e nella barbarie.
C'e' un'altra America, dei nativi americani e degli afroamericani, del femminismo e dell'ecologia, del socialismo libertario e della nonviolenza, di Dorothy Day e di Martin Luther King, di Leonard Peltier e di Angela Davis, di innumerevoli donne ed uomini di volonta' buona: sia ascoltata la loro voce che chiede pace e disarmo, giustizia e liberta', rispetto per la vita, solidarieta' tra i popoli e le persone, difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; che chiede di salvare tutte le vite.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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VII. Occorre la difesa popolare nonviolenta
L'"arma fine di mondo" del Dottor Stranamore esiste realmente, ed e' diffusa su tutto il pianeta: sono le bombe atomiche che attendono solo che un folle o un errore ne svegli e scateni l'onnidistruttiva potenza.
Bene ha fatto l'Onu a convocare alla proibizione delle armi nucleari. E male fanno tutti i governi che ancora non recepiscono quel dovere, che ancora non ottemperano al dovere di smantellare tutti gli arsenali atomici e proibire ogni ulteriore produzione di armi nucleari.
Ma non basta il disarmo nucleare, che pure e' il bisogno assolutamente piu' urgente; occorre il disarmo globale.
Perche' l'umanita' abbia una vita degna, un futuro possibile, occorre il disarmo.
Perche' l'umanita' abbia una vita degna, un futuro possibile, occorre la smilitarizzazione.
Perche' l'umanita' abbia una vita degna, un futuro possibile, occorre la nonviolenza: che la nonviolenza diventi la politica dell'umanita'.
E nel campo specifico della sicurezza e della difesa dei diritti, innanzitutto il diritto alla vita, occorre la difesa popolare nonviolenta.
Esistono gia' esperienze storiche straordinarie. Occorre che la difesa popolare nonviolenta sostituisca una volta per tutto ogni forma di difesa armata, difesa armata che nell'eta' atomica non e' piu' difesa ma aggressione (lo tematizzarono memorabilmente Mohandas Gandhi e Guenther Anders, Lorenzo Milani ed Ernesto Balducci; i lavori di Gene Sharp costituiscono gia' un vastissimo repertorio di riferimenti).
Salvare le vite e' il primo dovere.
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VIII. Contro il razzismo e lo schiavismo
Prosegue frattanto la strage nel Mediterraneo, prosegue l'orrore dei lager libici. E di questo orrore, e di questa strage, i governi europei sono i primi responsabili.
Continua ad essere razzista e talora finanche schiavista la politica italiana nei confronti degli immigrati e dei rifugiati nel nostro paese. Una politica di apartheid. Una politica abominevole che viola fondamentali diritti umani, che viola la stessa Costituzione della Repubblica italiana.
E proseguono in tante parti del mondo le guerre imperialiste e neocolonialiste, le dittature e i terrorismi, i fanatismi assassini, gli algidi regimi che bevono il sangue dei loro stessi popoli.
Ogni essere umano decente riconosce che ogni essere umano e' un essere umano.
Ogni essere umano decente riconosce che tutte e tutti siamo parte dell'unica umana famiglia.
Ogni essere umano decente riconosce che ogni uccisione fa scempio dell'umanita' intera. Ogni vita ci sta a cuore. Ogni persona e' nostro fratello e sorella.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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IX. Una politica dell'umanita'
Occorre una politica dell'umanita', della condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e di tutti i beni.
Occorre far cessare un'organizzazione gerarchica e oppressiva in cui classi dotate di potere opprimono e rapinano classi di potere private, in cui all'ingordo e insaziabile profitto di pochi vengono sacrificati i beni e i diritti di tutti, i beni comuni, parti crescenti della stessa biosfera, in un'orgia di sfruttamento e consumo, esaurimento e desertificazione, che sta precipitando in un abisso di morte l'intero pianeta.
Occorre far cessare un sistema di potere rapace e distruttivo che sta avvelenando, devastando e distruggendo l'intero mondo vivente.
Occorre meditare il significato profondo di ecologia, economia, ecosofia, parole che nell'etimo rispettivamente designano il discorso per il bene della casa, la regola che preserva la casa, la sapienza che rende la casa tale, abitabile ed ospitale.
E la casa di cui stiamo parlando e' la casa comune dell'umanita', quest'unico mondo vivente di cui tutte e tutti siamo insieme parte e custodi.
Vivere degnamente questa casa significa operare per il bene comune, per difendere i beni comuni, per mettere in comune tutto il bene e tutti i beni.
Il primo e fondamentale di tutti i beni e' la vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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X. Alla scuola del movimento di liberazione delle donne
La violenza maschile e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze: razzismo, militarismo, schiavismo, totalitarismo...
Lo abbiamo gia' detto innumerevoli volte, lo ripetiamo una volta ancora: il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda e l'esperienza storica fondamentale della nonviolenza in cammino.
Lo abbiamo gia' detto innumerevoli volte, lo ripetiamo una volta ancora: la guerra e il fascismo sono la stessa cosa; solo la lotta di liberazione delle donne puo' difendere, liberare, salvare l'umanita'.
Lo abbiamo gia' detto innumerevoli volte, lo ripetiamo una volta ancora: dal femminismo tutte e tutti molti doni abbiamo ricevuto.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
E tra questi doni l'impegno cruciale a mettere la guerra fuori dalla storia, la convinzione - e il conseguente impegno ad inverarla - che "tra uccidere e morire c'e' una terza via: vivere" come ci ricordano le "Donne in nero" con le parole di Christa Wolf.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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XI. Contrastare il fascista che e' in noi
In ogni essere umano vi sono luci ed ombre, ragione e pulsioni in conflitto, e' compito di ogni essere umano contrastare la violenza innanzitutto in se stesso e nelle sue relazioni personali con il mondo.
Ed in ogni uomo in particolare si annida un fascista, contro cui ogni uomo deve combattere una lotta interiore infinita.
La psicologia e le altre scienze umane mettono a disposizione strumenti adeguati di educazione e formazione per imparare a gestire e risolvere i conflitti in modo nonviolento.
Ma la violenza e i conflitti attraversano ogni corpo sociale, e l'impegno per la pace e la convivenza deve quindi fare i conti anche con questa decisiva dimensione.
La sociologia e le altre scienze sociali e politiche approntano strumenti adeguati per la gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti sociali.
E' evidente che il consumismo diffuso, la rapacita' dei poteri dominanti, la dissipazione imposta dalle macchine del consenso e della narcosi, la menzogna imposta dalla propaganda accettata e subita, distruggono la dignita' umana, i legami sociali, la vivibilita' del mondo.
E primo tra tutti i mali dell'ora presente, l'indifferenza dinanzi al dolore degli altri, indifferenza alimentata dall'intera macchina pubblicitaria, del divertimento, dell'ideologia solipsista diffusa ed imposta dai poteri dominanti per disgregare ogni forma di autentica solidarieta' e rivendicazione di dignita' umana e sostituirla con succedanei che sempre piu' inaridiscono le coscienze e le intelligenze.
Contrastare il fascista che e' in noi, contrastare il fascismo che avvolge, paralizza e infine strozza le societa' e le culture, e' impegno diuturno cui nessuno puo' sottrarsi pena la sua riduzione ad automa, la sua trasformazione in mostro.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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XII. Riconoscimento e riconoscenza
Siamo esseri relazionali, "animali sociali", consci della costitutiva pluralita' dell'umanita', intimamente necessariamente persuasi dell'eguaglianza in dignita' e diritti di tutte e tutti, basata sulla diversita' di ogni persona che e' differenza infinita, valore infinito, unicita' assoluta, preziosissimo bene.
Tra ogni persona e l'intera umanita' vige una relazione di riconoscenza per quanto l'umanita' ha realizzato di buono nel corso della storia, un bene di cui ogni essere umano fruisce, e questa relazione di riconoscenza si realizza nel riconoscimento dell'umanita' di ogni essere umano, e s'invera nell'impegno di ciascuna persona a recare aiuto ad ogni altra persona.
Cosicche' responsabilita' e solidarieta', condivisione e convivenza, devono essere i principi del nostro condurci, in un rivolgimento comprendente e amoroso verso l'intera umanita' presente, verso l'umanita' passata, verso l'umanita' futura.
Ogni persona si senta responsabile per tutte. Ogni persona si senta responsabile per il mondo.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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XIII. L'antibarbarie
L'umanita' ha riconosciuto nelle ideologie e nelle prassi genocidarie, e nel totalitarismo che ne e' strutturazione in regime, il male assoluto, il male radicale, che e' anche "banalita' del male", resa al male delle coscienze ottenebrate e narcotizzate dalla propaganda e dalla manipolazione.
Cosi' come il fascismo e' barbarie, l'antifascismo e' l'antibarbarie.
Un antifascismo che non si opponesse ad ogni barbarie non e' antifascismo.
Un antifascismo che non si opponesse ad ogni guerra, ad ogni strage, ad ogni uccisione, non e' antifascismo.
L'antifascismo e' nonviolenza in cammino.
La Resistenza e' nonviolenza in cammino.
L'antifascismo e' il riconoscimento dell'umanita' di tutti gli esseri umani. E quindi l'impegno a rispettare e salvare la vita di tutti gli esseri umani.
E' percezione e consapevolezza del volto dell'altro, e quindi riconoscimento del diritto alla vita dell'altro che e' lo stesso diritto alla vita che hai tu.
Riconoscimento del fatto evidente che l'altro dell'altro sei tu.
Riconoscimento che siamo una sola umanita', plurale, in cui la diversita' di ogni persona e' fondamento dell'eguaglianza in diritti di tutte.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.

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Appendice. Benito D'Ippolito: L'altra strage, la nostra strage

I.

L'altra strage, la nostra strage
la strage degli innocenti nel Mediterraneo
che si prolunga da anni ed anni ed anni
e di cui sono colpevoli i governi dell'Unione Europea
che negano soccorso, accoglienza, assistenza
a chi dall'Africa, dall'Asia, dal Medio Oriente
e' in fuga dalle guerre, dalle dittature, dalla fame, dai disastri ambientali
frutto del nostro imperialismo
del nostro colonialismo
del nostro razzismo
del nostro schiavismo.

L'altra strage, la nostra strage quotidiana
cui brindiamo con calici colmi di sangue.

II.

Quando cesseremo di fare guerra agli esseri umani e alla natura?
Quando riconosceremo che siamo una sola umanita'?
Quando, quando, quando riconosceremo che quest'unico mondo vivente
e tutti gli esseri viventi che lo popolano
non devono essere distrutti?
Quando riconosceremo che occorre condividere tutto il bene e tutti i beni
fra tutte e tutti in eguale misura?
Quando riconosceremo che ogni essere umano e' uguale in diritti ad ogni altro
proprio perche' ogni persona e' diversa da ogni altra, unica e preziosa
inaudito miracolo, valore infinito?
Quando metteremo in comune cio' che comune deve essere?

Riconoscenza e riconoscimento, tutto il bene ed ogni bene.

III.

E' gia' tanto amara la vita diceva mio padre versando lo zucchero
nel caffe'.
E noi vi aggiungiamo le guerre?
E noi vi aggiungiamo le stragi?
E noi vi aggiungiamo le uccisioni?
E i ferimenti, le rapine, lo sfruttamento
lo sfruttamento che riduce esseri umani a macchine, a cose, a cenere e sabbia
lo sfruttamento che di cio' che esiste fa niente, che tramuta in morte la vita
lo sfruttamento che tutte e tutti ci precipita nell'abisso del male e del nulla?

Leggendo Leopardi da giovane appresi
che proprio perche' siamo esposti al dolore, alla malattia, alla morte
dovremmo unirci tutti noi esseri umani in una infinita solidarieta'
in una infinita misericordia che nessuna persona che nessuna vita esclude
per la salvezza comune per la comune liberazione nel mutuo soccorso
per quella sobria felicita' che ci e' concessa dal nostro stesso biologico statuto
per quella felicita' che gia' consiste nel percepire il miracolo del mondo.

Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Tu non uccidere.
Tu salva le vite.

IV.

Ancora permettiamo che si fabbrichino armi?
Ancora permettiamo che degli esseri umani uccidano altri esseri umani?
Ancora permettiamo che esistano organizzazioni il cui fine e' mandare a uccidere e morire?
Ancora permettiamo che mostri assetati di sangue decidano delle vite di noi tutti?

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
per far cessare tutte le uccisioni
per abolire tutte le guerre
per distruggere tutte le armi assassine
per sciogliere tutti gli eserciti
per restituire un senso alla storia umana
per dare un orizzonte alle nostre vite
per salvare la vita di chi oggi altrimenti verra' ucciso.

Insorgere occorre
con la forza della verita' con la scelta della nonviolenza
per rovesciare tutti i poteri che sulla violenza si reggono
per spezzare tutte le catene
per far prevalere l'umanita' sulla disumanita'
per far prevalere l'umanita' sulla morte.

V.

Mi posi alla scuola del movimento di liberazione delle donne
da queste maestre la nonviolenza appresi
nessuna illusione, nessuna menzogna
capovolgere occorre questo capovolto mondo
in cui il male prevale sul bene
in cui l'uccidere e' legge e la bonta' perseguitata.

Mi posi alla scuola del movimento di liberazione delle donne
da queste maestre la nonviolenza appresi
la nonviolenza che e' la lotta la piu nitida e la piu' intransigente
la nonviolenza che e' la lotta la piu' concreta e la piu' coerente
contro tutte le violenze
contro tutti i poteri oppressivi
per la liberazione comune dell'umanita' intera
per la salvaguardia dell'intero mondo vivente.

Mi posi alla scuola del movimento di liberazione delle donne
da queste maestre la nonviolenza appresi
so che il maschilismo e' la prima radice e il primo paradigma
di tutte le violenze: del fascismo e del militarismo
del razzismo e dello schiavismo
della violenza del capitale astratto che sbrana e divora il lavoro vivo la viva umanita'
dell'ecocidio che avvelena e devasta e distrugge ed annienta il mondo vivente
delle ideologie la cui funzione e' imporre e sacralizzare l'oppressione e la morte
del consumismo che ti mangia l'anima ti cava gli occhi e complice ti rende
di ogni abominio.

Mi posi alla scuola del movimento di liberazione delle donne
da queste maestre la nonviolenza appresi
il miracolo della vita
che si oppone al frenetico lavoro della morte.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.

VI.

Hai l'abitudine ti dicono gli amici
di fare discorsi troppo lunghi
cosi' non ti ascolta nessuno

pensi pensieri complessi e complicati
che hanno esiti di solito aporetici
che disorientano invece di convincere

ma almeno questo hai sempre avuto chiaro
che al male occorre opporsi
che occorre la lotta nonviolenta
per contrastare tutte le uccisioni
per contrastare tutte le oppressioni
per contrastare tutte le menzogne

a chi ha sete di certezze e di slogan
proponi dubbi e chiedi piu' attenzione
a chi vorrebbe essere guidato in battaglia
dici di disertare tutte le torme e i branchi
a chi vorrebbe vendicare il suo dolore bruciando i campi e frantumando teste
tu dici di astenersi dal male che al male si somma

sei sempre stato uno strano comunista
sei sempre stato un vecchio comunista

VII.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Agisci nei confronti delle altre persone
cosi' come vorresti che le altre persone
agissero verso di te.

Opponiti ad ogni potere armato
opponiti ad ogni discorso che avvelena
opponiti a tutte le rapine e le ricchezze
che sempre sono frutto di rapina.

Condividi il tuo pane e la tua tenda
preferisci subire il male anziche' compierlo
sempre ricordati della tua umanita'
e dell'umanita' di tutte e tutti.

In queste tenebre accudisci il fuoco
tu resta sveglio nell'accampamento
presta attenzione a quel che porta il vento
resta vicino al fragile e al morente
continua la partita a scacchi nella mente
ricordati dei doni e sii riconoscente.

Contrasta il male facendo il bene.

2. REPETITA IUVANT. ALCUNE PAROLE PER LEONARD PELTIER

Il testo che segue e' la stesura integrale dell'articolo "Persecuzione politica negli Usa. Non muoia in carcere Leonard Peltier" che apparira' su "Adista segni nuovi" n. 8 del 5 marzo 2022.
Ringrazio di cuore le amiche e gli amici di "Adista" per la richiesta e l'ospitalita'.
L'occasione e' propizia per esprimere non solo la mia gratitudine verso un mezzo d'informazione e un'esperienza giornalistica e militante che da molti, molti anni e' anche per me un punto di riferimento fondamentale, ma anche per invitare chi legge queste righe a visitare quel sito e sostenere quell'esperienza. Per contatti: www.adista.it
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Non muoia in carcere Leonard Peltier
Mentre vengono scritte queste righe Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier e' un perseguitato politico, perseguitato perche' e' un nativo americano che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid. La sua vita e' in grave pericolo, ma fin qui neppure questo ha persuaso il Presidente degli Stati Uniti d'America a restituirgli la liberta' attivando l'istituto della grazia presidenziale.
Da tutto il mondo da decine d'anni si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, e con essi innumerevoli altre personalita' benemerite dell'umanita', lo hanno chiesto istituzioni democratiche come il Parlamento Europeo, lo hanno chiesto associazioni prestigiose come Amnesty International, e con esse milioni di esseri umani da tutto il mondo che hanno sottoscritto petizioni per la sua liberazione. Fin qui a nulla e' valso.
Perche' tanto accanimento? Perche' tanta ferocia contro Leonard Peltier? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che il sistema di potere che domina negli Stati Uniti tema a tal punto un settantasettenne gravemente malato? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli sia sempre stato negato un processo di appello che sicuramente lo avrebbe assolto? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli siano state sistematicamente negate tutte quelle misure di riduzione dell'afflittivita' della pena che lo stesso sistema carcerario americano prevede?
Scriviamolo subito: Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
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La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano
Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.
Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.
Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.
Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.
Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.
Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.
Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.
Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.
Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.
Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.
A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.
Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.
Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.
Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.
In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.
Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.
La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.
Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.
Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).
Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.
Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazone criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.
Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?
E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, e' ora anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.
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Un uomo innocente
Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.
Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier – anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.
Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.
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La solidarieta' in Italia
Anche in Italia si e' sviluppato un movimento di solidarieta' con Leonard Peltier, che nel corso dei decenni ha avuto diverse fasi legate a circostanze particolari.
Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi e' stata una significativa ripresa delle iniziative.
Una nuova campagna - con una peculiare impostazione nonviolenta - e' stata promossa dal giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo; essa ha suscitato varie rilevanti adesioni, tra cui quella del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, purtroppo recentemente scomparso.
Accogliendo e facendo propria l'iniziativa promossa dalla struttura nonviolenta viterbese, il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
Anche dopo la scomparsa del compianto Presidente Sassoli, ed anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.
Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/
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Un percorso di letture per saperne di piu'
1. Un percorso minimo puo' essere il seguente.
Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).
Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).
Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Petier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.
Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.
Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).
2. Alcune ulteriori letture utili.
Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.
Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.
Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe. 
E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.
Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.
Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri.
Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984.
Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.
Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.
Anche se non si occupa della vicenda di Leonard Peltier e' sempre utile la lettura di Winona LaDuke, All Our Relations. Native Struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, Haymarket Books, Chicago, Illinois, 2015.
Ovviamente vi sono molti altri libri che meriterebbero di essere letti (ed alcuni ci sono particolarmente cari), ma quelli citati possono essere sufficienti per un inquadramento adeguato.
Concludiamo citando il lavoro di un autore, Ward Churchill, che ci sembra abbia dato contributi utilissimi, e che ha subito una vera e propria persecuzione (in merito cfr. la prefazione di Barbara Alice Mann alla seconda edizione di Ward Churchill, Since Predator Came: Notes from the Struggle for American Indian Liberation, Aigis Publishing, 1995, AK Press, Oakland 2005). Tutte le opere di Ward Churchill che abbiamo letto ci sono sembrate assai utili, ed anche se su alcune questioni (il marxismo, il pacifismo, la nonviolenza) abbiamo opinioni diverse, e' indubitabile che il suo lavoro teorico e documentario, di ricerca e di dibattito, e' di grande valore, merita pieno apprezzamento e profonda gratitudine. Sarebbe bene che i suoi libri venissero finalmente tradotti anche in italiano. Per un avvio alla conoscenza della sua opera suggeriremmo di cominciare da due raccolte di suoi interventi: Ward Churchill, Acts of Rebellion, Routledge, New York and London 2003; e Ward Churchill, Wielding Words like Weapons. Selected Essays in Indigenism, 1995–2005, PM Press, Oakland 2017.
Ricordiamo infine anche che altri utili materiali sono nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del citato libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
Va da se' che non abbiamo ricordato molte opere - alcune delle quali ormai classiche - della e sulla piu' generale resistenza dei nativi americani al genocidio e all'ecocidio; fortunatamente molti sono gia' i lavori - e talora capolavori - sia narrativi che saggistici scritti da illustri autrici ed autori nativi americani, ma non era questa la sede per darne notizia.

3. INCONTRI. IL 25 E 26 MARZO A MILANO E A SONDRIO DUE INCONTRI PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Si svolgera' venerdi' 25 marzo 2022 a Milano, presso l'associazione Revdar, in via Digione 7, con inizio alle ore 19,30, un incontro per la liberazione di Leonard Peltier.
Partecipa Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano.
L'iniziativa e' promossa dal Centro di documentazione antimperialista "Olga Benario" e dal Circolo itinerante proletario "Georges Politzer".
Per informazioni: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano).
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Si svolgera' sabato 26 marzo 2022 a Sondrio presso il Centro Evangelico di Cultura, in via Malta 16, con inizio alle ore 17, una conferenza per la liberazione di Leonard Peltier.
Partecipano Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano, e Milena Valli, promotrice di inizative per la pace in Valtellina; modera Emanuele Campagna.
Aderiscono all'iniziativa il Centro Rigoberta Menchu' e l'Agenzia per la Pace.
Per informazioni: sito: sondrioevangelica.org, tel. 393665976493 (Centro Evangelico di Cultura di Sondrio), ed anche e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano).

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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 391 del 21 marzo 2022
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