[Nonviolenza] La biblioteca di Zorobabele. 358



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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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Segnalazioni librarie e letture nonviolente
a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 358 del 16 febbraio 2022

In questo numero:
1. Un appello di Vera Pegna per la liberazione di Leonard Peltier, detenuto innocente da 46 anni e malato di covid
2. Il presidente del Movimento Nonviolento Mao Valpiana scrive al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinche' interceda per la liberazione di Leonard Peltier
3. Non consentiamo con il nostro silenzio che Leonard Peltier muoia di covid in carcere
4. L'appello urgente di Amnesty International al Presidente Biden per la liberazione immediata di Leonard Peltier, ora anche malato di covid
5. Leonard Peltier rischia di morire in carcere di covid. Un appello per la sua liberazione
6. Chi e' Leonard Peltier? (Una scheda informativa essenziale dei primi anni duemila dal sito www.whoisleonardpeltier.info)
7. Il caso Leonard Peltier (Una scheda informativa essenziale dell'inizio del 2016 dal sito www.whoisleonardpeltier.info)
8. Stephanie K. Baer: Supporters Of Native American Activist Leonard Peltier Say He Doesn't Deserve To Die In Prison And He Never Should Have Been Convicted Of Murder

1. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DI VERA PEGNA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER, DETENUTO INNOCENTE DA 46 ANNI E MALATO DI COVID

Vera Pegna, attivista e scrittrice, una delle figure piu' vive dell'impegno morale e civile, delle lotte del movimento operaio, della lotta antimafia, della solidarieta' internazionale con i popoli oppressi, dell'impegno antirazzista e pacifista, chiede la liberazione di Leonard Peltier con un appello diffuso in video su YouTube.
Nel suo intenso e profondo messaggio Vera Pegna argomenta le forti ragioni per cui occorre un impegno corale per ottenere che il Presidente degli Stati Uniti d'America finalmente conceda la grazia che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.
Il video e' visibile su YouTube, agevolmente rintracciabile attraverso un qualunque motore di ricerca.
Siamo grati a Vera Pegna per questo appello.
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Alleghiamo una minima documentazione
I. Una minima notizia su Leonard Peltier
La vicenda di Leonard Peltier puo' essere riassunta brevemente: nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944, attivista dell'American Indian Movement per i diritti umani dei nativi americani e in difesa della Madre Terra, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze dimostratesi false; da allora e' ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai universalmente riconosciuta (gli stessi suoi accusatori e giudici responsabili della sua scandalosa ed assurda condanna hanno in prosieguo di tempo ammesso che le cosiddette "prove" e le cosiddette "testimonianze" erano false). Anche dal carcere ha continuato ad impegnarsi per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, sostenendo e promuovendo molte iniziative educative ed umanitarie, a cui ha affiancato un'apprezzata attivita' di pittore, poeta, scrittore. Da alcuni giorni e' malato di covid.
Di seguito riportiamo una breve nota di presentazione dal suo libro autobiografico edito in Italia nel 2005: "Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali – dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidato all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quasi trent'anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir, questa e' la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico, destra-sinistra e cosi' via): i nativi la chiamano la danza del sole" (dalla scheda di presentazione del libro di Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005, nel sito della casa editrice: fazieditore.it).
Per ulteriori informazioni si veda di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005); e tra le opere su Leonard Peltier: Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994); Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016. Particolarmente utile anche l'opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata.
Si puo' utilmente consultare anche il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).
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II. Due estratti dall'autobiografia di Leonard Peltier
"Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.
Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.
Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.
Credo nel bene dell'umanita'.
Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".
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"Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.
Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.
Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.
Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.
Non cedero' mai.
Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprieta' degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.
Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.
Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.
Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.
Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".
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III. Una considerazione sul significato della solidarieta' con Leonard Peltier
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.
La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.
La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.
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IV. Un appello del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli
Il Presidente David Sassoli, recentemente scomparso, il 23 agosto 2021 espresse pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.
Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:
"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.
Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".
"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.
I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".
A sostegno di questa iniziativa del Presidente del Parlamento Europeo Sassoli si sono espresse innumerevoli personalita', associazioni, istituzioni. Tra esse prestigiosissime personalita' dell'impegno religioso ed istituzionale, morale e civile, culturale ed artistico.
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V. Alcuni riferimenti utili
Per contattare le associazioni promotrici della campagna italiana in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).
Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/

2. REPETITA IUVANT. IL PRESIDENTE DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO MAO VALPIANA SCRIVE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA AFFINCHE' INTERCEDA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Egregio Presidente Sergio Mattarella,
nel Suo discorso di insediamento per il secondo mandato, davanti alle Camere riunite, Lei ha voluto richiamare con forza la parola "dignita'", facendone un concetto chiave del programma del settennato.
Mi permetto quindi di appellarmi proprio al valore della "dignita'" per chiedere un Suo autorevole intervento a favore di una persona, detenuta ingiustamente negli Stati Uniti: Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano da 46 anni in carcere innocente, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, attualmente malato di covid e bisognoso di cure adeguate impossibili in carcere. So bene del doveroso rispetto tra Stati dell'autonomia giudiziaria e della consuetudine di non ingerenza negli affari interni. Tuttavia, qui si tratta appunto del rispetto della dignita' umana, concetto universale, che travalica ogni confine. Non un intervento di giustizia, ma la grazia presidenziale per la dignita' umana.
Le chiedo percio', signor Presidente, di intercedere presso il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, affinche' voglia concedere la grazia a Leonard Peltier, come l'opinione pubblica mondiale chiede da tempo: un gesto che dara' dignita' a chi lo compie e a chi lo riceve.
Voglia ricevere, signor Presidente, i miei piu' rispettosi saluti.
Mao Valpiana
presidente del Movimento Nonviolento
Verona, 13 febbraio 2022

3. REPETITA IUVANT. NON CONSENTIAMO CON IL NOSTRO SILENZIO CHE LEONARD PELTIER MUOIA DI COVID IN CARCERE

Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona di far sentire la sua voce per la vita e la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano da 46 anni in carcere innocente, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e della Madre Terra, attualmente malato di codiv e bisognoso di cure adeguate impossibili in carcere.
Chiediamo al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca a Leonard Peltier la liberta' e gli consenta cure adeguate.
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Diffondete questo appello, grazie.
Scrivete al Presidente Biden: https://www.whitehouse.gov/contact/
Scrivete all'"International Leonard Peltier Defense Committee": e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info
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Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.

4. REPETITA IUVANT. L'APPELLO URGENTE DI AMNESTY INTERNATIONAL AL PRESIDENTE BIDEN PER LA LIBERAZIONE IMMEDIATA DI LEONARD PELTIER, ORA ANCHE MALATO DI COVID
[Dal sito di Amnesty International USA: www.amnestyusa.org]

President Joseph Biden
The White House
1600 Pennsylvania Ave NW
Washington, DC 20500, USA
White House Comment line: (202) 456-1111
Webform: https://www.whitehouse.gov/contact/
Dear Mr. President,
The news that 77-year-old Native American activist Leonard Peltier has contracted COVID-19 in federal prison has greatly heightened concern for his well-being given his age and his serious medical conditions, including diabetes, kidney disease and a heart ailment.
Pending before you is Leonard Peltier's clemency petition in which he seeks commutation of his sentence. Many have called for his release over the years on humanitarian grounds, including the National Congress of American Indians and several Nobel laureates, including the late Archbishop Desmond Tutu. Most recently, the Chairperson of the Senate Indian Affairs Committee, Senator Brian Schatz, has urged you to grant clemency, in line with your administration's commitment to "righting past wrongs" in the criminal justice system.
Leonard Peltier has always maintained his innocence of the murder of two FBI agents during a confrontation with members of the American Indian Movement on the Pine Ridge Indian reservation in South Dakota in 1975. There are serious concerns about the fairness and reliability of proceedings leading to his trial and conviction in 1977. These concerns have led the former US Attorney who supervised the prosecution team post-trial to call for clemency.
Even without the serious additional serious factor of COVID-19, there remain deep concerns about Leonard Peltier's deteriorating health.
I urge you to grant Leonard Peltier clemency on humanitarian grounds and as a matter of justice.

5. REPETITA IUVANT. LEONARD PELTIER RISCHIA DI MORIRE IN CARCERE DI COVID. UN APPELLO PER LA SUA LIBERAZIONE

Leonard Peltier rischia di morire in carcere di covid.
Leonard Peltier e' detenuto da 46 anni pur essendo del tutto innocente dei delitti che gli sono stati attribuiti sulla base di "prove" false e di "testimonianze" altrettanto false.
Leonard Peltier e' un nativo americano perseguitato per aver sempre lottato per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra.
Leonard Peltier e' un testimone della dignita' umana la cui liberazione e' stata chiesta da Nelson Mandela, da Madre Teresa di Calcutta, da Desmond Tutu, da Rigoberta Menchu', dal Dalai Lama, da innumerevoli donne e uomini di volonta' buona.
Leonard Peltier alcuni giorni fa ha contratto il covid, e nel carcere di massima sicurezza in cui si trova non puo' ricevere cure adeguate.
Facciamo sentire la voce dell'umanita' per la liberazione di Leonard Peltier.
Chiediamo al Presidente degli Stati Uniti d'America che attraverso l'istituto della grazia presidenziale gli restituisca la liberta' e gli consenta cure adeguate.
Non muoia in carcere Leonard Peltier.
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Invitiamo ogni persona di volonta' buona a diffondere questo appello.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Non muoia in carcere Leonard Peltier.
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Le persone partecipanti all'incontro di Viterbo del 7 febbraio 2022 (a quarantasei anni e un giorno dall'arresto di Leonard Peltier il 6 febbraio 1976)

6. REPETITA IUVANT. CHI E' LEONARD PELTIER? (UNA SCHEDA INFORMATIVA ESSENZIALE DEI PRIMI ANNI DUEMILA DAL SITO WWW.WHOISLEONARDPELTIER.INFO)
[Dal sito www.whoisleonardpeltier.info riprendiamo la seguente sintetica scheda (la traduzione e' di Paolo Arena)]

Leonard Peltier e' un cittadino delle nazioni Anishinabe e Dakota/Lakota che e' stato imprigionato ingiustamente per oltre 40 anni.
Per la comunita' internazionale il caso Peltier e' una macchia nella questione dei diritti umani in America.
Amnesty International considera Peltier un "prigioniero politico" che dovrebbe essere "rilasciato immediatamente e senza condizioni".
Per molti popoli indigeni Peltier e' un simbolo degli abusi e della repressione che essi hanno subito tanto a lungo.
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Cosa ha portato alla detenzione di Peltier?
Si inizia nei primi anni Settanta, nella Riserva Indiana di Pine Ridge, in South Dakota, quando le tensioni tra l'amministratore delle tribu' Dick Wilson e i tradizionalisti iniziarono un'escalation. Wilson era favorevole all'assimilazione, nel senso che credeva che i Popoli Nativi dovessero abbandonare le proprie tradizioni per unirsi alla societa' americana mainstream. I tradizionalisti, d'altro canto, sentivano importante mantenere la propria cultura e la propria base territoriale. Wilson avvantaggio' chi era favorevole all'assimilazione dando loro impieghi e altre risorse, tralasciando invece le necessita' dei tradizionalisti che spesso vivevano nella peggior indigenza.
Il conflitto in crescita spinse i tradizionalisti ad unirsi con il Movimento degli Indiani Americani (AIM), un'organizzazione per i diritti civili votata ad unire i Popoli Nativi nello sforzo di far risorgere le loro comunita' e promuovere orgoglio culturale e sovranita'.
In reazione Wilson si uni' all'FBI (Federal Bureau of Investigation) per distruggere il movimento percepito dall'agenzia come una minaccia all'"American way of life". L'esito fu disastroso.
Nel 1973 i tradizionalisti locali e l'AIM occuparono Wounded Knee, un piccolo centro di Pine Ridge, per protestare contro i numerosi abusi che stavano subendo. Era lo stesso luogo dove, meno di cento anni prima, fu commesso l'orribile massacro di Wounded Knee contro oltre 300 Lakota, per lo piu' donne e bambini. Invece di ascoltare le proteste dei Nativi, all'occupazione il governo rispose militarmente, esplodendo oltre 250.000 colpi nell'area e uccidendone due occupanti, sulle cui morti non furono mai aperti dei procedimenti giudiziari.
L’occupazione prosegui' per 71 giorni e termino' solo quando il governo promise indagini a seguito delle denunce. Le indagini non furono mai realizzate e le condizioni nella riserva peggiorarono.
Dopo Wounded Knee, Wilson mise fuorilegge le attivita' dell'AIM nella riserva. I tradizionalisti non erano autorizzati a riunirsi o a partecipare a cerimonie tradizionali. Wilson assunse vigilanti che si facevano chiamare Guardiani della Nazione Oglala – GOONS ("Scagnozzi" - ndt).
I tre anni successivi ai fatti di Wounded Knee sono spesso definiti come "il regno del terrore di Pine Ridge", perche' tutte le persone considerate sostenitrici dell'AIM erano bersaglio di violenze. Le loro case venivano bruciate e le loro auto spinte fuori strada. Erano investiti da veicoli, colpiti da spari dalle auto, picchiati.
Tra il 1973 e il 1976 oltre 60 tradizionalisti furono assassinati – Pine Ridge aveva il piu' alto tasso di omicidi negli Stati Uniti – e molti altri furono aggrediti. In quasi tutti i casi le dichiarazioni di testimoni indicarono la responsabilita' dei GOON, ma nulla e' stato fatto per fermare la violenza. Al contrario, l'FBI riforni' i GOON di armi ed informazioni riservate sull'AIM e si volto' dall'altra parte ogni volta che i GOON commettevano crimini.
Col peggiorare della situazione i tradizionalisti chiesero all'AIM di tornare nella riserva per fornire protezione alla popolazione. Leonard Peltier era tra coloro che risposero alla chiamata. Lui e una dozzina di altri allestirono un campo al ranch Jumping Bull, presso Pine Ridge, casa di un certo numero di famiglie tradizionaliste.
Il 26 giugno 1976 due agenti dell'FBI in veicoli non ufficiali inseguirono un furgone rosso fino al ranch Jumping Bull. Apparentemente cercavano Jimmy Eagle, che era finito in una rissa e aveva rubato un paio di stivali da cow-boy. Furono sparati dei colpi. Mentre le madri abbandonavano la zona con i loro figli, altri residenti iniziarono a rispondere al fuoco. Inizio' una sparatoria tra gli agenti dell'FBI ed i residenti.
Le forze dell'ordine si mobilitarono immediatamente. In un paio d'ore oltre 150 agenti della squadra SWAT dell'FBI, la polizia del Bureau of Indian Affairs (BIA) e i GOON circondarono il ranch.
Peltier aiuto' a condurre un gruppetto di ragazzi fuori dall'area, scampando a malapena alla grandine di proiettili.
Quando la sparatoria cesso', il militante dell'AIM Joseph Killsright Stuntz giaceva morto, colpito alla testa da un cecchino. Sulla sua morte non e' mai stata aperto un procedimento giudiziario. Anche i due agenti dell'FBI giacevano morti – feriti nella sparatoria, poi colpiti a bruciapelo.
Anni dopo, grazie ad un ricorso tramite il Freedom of Information Act (FOIA) fu documentato che:
- l'FBI aveva sorvegliato strettamente le attivita' dell'AIM dentro e fuori la riserva e si stava preparando per "operazioni paramilitari di polizia" gia' un mese prima della sparatoria.
- i due agenti dell'FBI possedevano una mappa che evidenziava il ranch Jumping Bull in cui i magazzini delle provviste delle famiglie residenti erano definiti come "bunker".
Nota bene: oltre 70.000 pagine dei documenti dell'FBI sula vicenda rimangono ancora oggi secretate.
Secondo i documenti dell'FBI, oltre quaranta persone tra i Nativi hanno partecipato alla sparatoria, sia militanti dell'AIM che non. Eppure solo quattro persone furono indiziate per le morti degli agenti: tre leader dell'AIM – Dino Butler, Bob Robideau e Leonard Peltier – e Jimmy Eagle.
Butler e Robideau furono i primi ad essere arrestati e processati. La giuria ritenne che Butler e Robideau fossero giustificati a rispondere al fuoco vista l'atmosfera di terrore che c'era a Pine Ridge in quel periodo. Inoltre non furono collegati alle uccisioni con i colpi sparati a bruciapelo. Butler e Robideau furono dichiarati "non colpevoli" per legittima difesa.
L'FBI fu irritato dal verdetto. Lasciarono quindi cadere le accuse contro Jimmy Eagle cosicche' – come attesta un memoriale dell'FBI - "... tutta la forza accusatoria del governo federale potesse essere diretta contro Leonard Peltier".
Frattanto Peltier era riparato in Canada, ritenendo che non avrebbe mai avuto un processo equo. Il 6 febbraio 1976 fu catturato.
L'FBI presento' al tribunale canadese un affidavit di una donna chiamata Myrtle Poor Bear, che dichiarava di essere stata la fidanzata di Peltier e di averlo visto sparare agli agenti. Peltier fu estradato negli Stati Uniti.
Di fatto Myrtle Poor Bear non aveva mai incontrato Peltier, ne' era presente al momento della sparatoria – fatto in seguito confermato dal Procuratore degli Stati Uniti.
Nonostante la successiva dichiarazione di Myrtle Poor Bear di aver rilasciato una falsa testimonianza sotto coercizione, terrorizzata dagli agenti dell'FBI, l'estradizione di Peltier non fu revocata.
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In cosa fu ingiusto il processo di Peltier?
Leonard Peltier fu rimpatriato negli Stati Uniti, dove il suo caso fu misteriosamente trasferito dal giudice che aveva presieduto il processo dei suoi coimputati ad un differente giudice, che emise decisioni che penalizzarono gravemente la difesa. Inoltre l'FBI aveva analizzato attentamente il caso Butler-Robideau e questa volta era determinato ad assicurarsi una condanna. Le carte erano state truccate contro Peltier ed un processo equo era fuori discussione.
- Myrtle Poor Bear e altri testimoni chiave furono esclusi dal testimoniare sulla cattiva condotta dell'FBI.
- Le testimonianze sul "regno del terrore a Pine Ridge" furono rigidamente escluse.
- Prove importanti come rapporti balistici in contrasto furono giudicate inammissibili.
- Il furgone rosso che era stato seguito fin dentro il ranch fu successivamente descritto come "il van rosso e bianco di Peltier" (gli agenti che avevano descritto il veicolo come "pick-up rosso" nel processo Butler-Robideau non ricordavano piu' la loro precedente testimonianza).
- La giuria fu isolata e circondata in ogni momento da U.S. Marshals, cercando di farle credere che l'AIM fosse una minaccia per la loro sicurezza.
- Tre giovani testimoni Nativi furono costretti a testimoniare il falso contro Peltier, dopo essere stati trattenuti e terrorizzati da agenti dell'FBI.
Il Procuratore non riusci' a produrre un solo testimone che potesse identificare Peltier come lo sparatore, ma il governo collego' un bossolo trovato vicino ai corpi alla presunta arma del delitto, sostenendo che quell'arma fosse l'unica del suo tipo ad essere stata usata durante la sparatoria e che appartenesse a Peltier.
La successiva azione giudiziaria promossa in base al Freedom of Information Act ha scoperto documenti dell'FBI che dimostravano:
- che piu' di un'arma del tipo attribuito a Peltier era presente sulla scena del conflitto a fuoco.
- Che l'FBI aveva intenzionalmente nascosto un rapporto balistico che mostrava come il bossolo non potesse provenire dalla presunta arma del delitto.
- Che gli agenti senza alcun dubbio seguirono un pick-up rosso sul terreno, non il furgone rosso e bianco guidato da Peltier.
- Che esistevano prove inconfutabili contro diversi altri sospetti ma furono nascoste.
Ignara di tutto cio', la giuria condanno' Peltier. Fu condannato a due ergastoli consecutivi.
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Cosa e' accaduto in seguito al processo?
Dopo che sono emersi gli abusi sopra descritti, la difesa di Peltier ha richiesto un nuovo processo.
Durante la conseguente esposizione delle istanze, il Procuratore degli Stati Uniti ha ammesso due volte: "...noi non possiamo provare chi ha sparato a quegli agenti".
Per il tribunale Peltier avrebbe potuto essere assolto se le autentiche prove non fossero state occultate dall'FBI.
Tuttavia un nuovo processo fu negato in base a tecnicismi legali.
Nel 1993 Peltier richiese la Grazia Esecutiva al presidente Clinton. Fu lanciata un'intensa campagna – supportata dai Nativi e dalle organizzazioni umanitarie, da membri del Congresso, da gruppi comunitari e gruppi religiosi, organizzazioni sindacali, da intellettuali e celebrita'. Anche il giudice Heaney, responsabile della citata affermazione del tribunale, ha espresso un risoluto sostegno al rilascio di Peltier. Il caso Peltier divenne una questione nazionale.
Il 7 novembre 2000 durante una intervista alla radio, Clinton dichiaro' che avrebbe seriamente preso in considerazione la richiesta di grazia di Peltier ed avrebbe preso una decisione prima di lasciare l'incarico il 20 gennaio 2001.
In risposta l'FBI lancio' una vasta campagna di disinformazione sia sui media che tra i rappresentanti delle istituzioni; il 15 dicembre oltre 500 agenti dell'FBI marciarono davanti alla Casa Bianca per opporsi alla grazia.
Il 20 gennaio la lista dei provvedimenti di grazia emessi da Clinton fu diffusa ai media. Senza spiegazioni il nome di Peltier era stato espunto.
Dal 2001 le azioni legali per la revisione della sentenza o per il rilascio sulla parola non sono riuscite ad ottenere il rilascio di Peltier.

7. REPETITA IUVANT. IL CASO LEONARD PELTIER (UNA SCHEDA INFORMATIVA ESSENZIALE DELL'INIZIO DEL 2016 DAL SITO WWW.WHOISLEONARDPELTIER.INFO)
[Dal sito www.whoisleonardpeltier.info riprendiamo la seguente sintetica scheda (la traduzione e' di Paolo Arena)]

Un innocente: Leonard Peltier e' un attivista Nativo Americano accusato in relazione alla morte di due agenti del Federal Bureau of Investigation (FBI) nel conflitto a fuoco che ha avuto luogo presso la Riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, il 26 giugno 1975.
Documenti del Governo mostrano che, senza alcuna prova, l'FBI ha deciso fin dall'inizio della sua investigazione di "incatenare Peltier al caso".
Il Trattato Jay (Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione, tra Sua Maesta' Britannica e gli Stati Uniti d'America), ratificato da Stati Uniti e Canada, prevede che gli Indiani Americani siano autorizzati ad attraversare il confine Stati Uniti-Canada liberamente.
Diverso tempo dopo la sparatoria, come era abituato a fare, Peltier ha attraversato legalmente il confine verso il Canada. Su richiesta del Governo americano, e' stato arrestato nella British Columbia nel febbraio 1976. Temendo che non avrebbe avuto un processo equo negli Stati Uniti, Peltier fece richiesta di asilo in Canada.
I magistrati americani hanno presentato consapevolmente dichiarazioni false ad una corte canadese per far estradare Peltier negli Stati Uniti. Le dichiarazioni erano firmate da una donna che fu costretta dagli agenti dell'FBI a dichiararsi testimone oculare. Il governo ha in seguito ammesso che la donna non era presente durante la sparatoria.
Frattanto a Cedar Rapids, in Iowa, la giuria del processo dei coimputati di Leonard ha sancito che gli attivisti Indiani avevano il diritto di trovarsi nella Riserva indiana di Pine Ridge e non erano coinvolti in alcuna attivita' illegale. Non c'era alcuna prova che essi avessero provocato un assalto o vi fossero coinvolti come aggressori.
Alla luce del regime di terrore imposto nella Riserva di Pine Ridge durante i tre anni precedenti, dei precedenti di condotta persecutoria da parte dell'FBI in casi riguardanti attivisti Indiani, e del comportamento violento degli agenti il 26 giugno 1975, la giuria decise che i coimputati di Peltier non erano colpevoli perche' si tratto' di legittima difesa.
Se Leonard fosse stato processato coi suoi coimputati, sarebbe stato prosciolto anche lui.
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Insoddisfatti per l'esito del processo, gli accusatori prepararono la messinscena per l'incarcerazione di Peltier. Il suo processo fu spostato in una zona ben nota per i sentimenti anti-Indiani: Fargo, in North Dakota. Il giudice del processo aveva reputazione di sentenziare contro gli Indiani, e un giurato e' noto per aver espresso commenti razzisti durante il processo di Peltier.
Documenti dell'FBI dimostrano che l'accusa si spinse fino al punto di "fabbricare" la cosiddetta "arma del delitto". Una perizia ha mostrato che l'arma e il bossolo introdotti come prova non corrispondevano, ma gli accusatori dell'FBI hanno nascosto questo fatto alla giuria.
Il giudice del processo si era spesso espresso a favore dell'accusa e la giuria di Peltier non ha mai visto la maggior parte delle prove che erano stato presentate al processo di Cedar Rapids. Privato della possibilita' di difendersi adeguatamente, Peltier e' stato condannato a due ergastoli consecutivi.
In base agli atti giudiziari, il Procuratore degli Stati Uniti che ha diretto il caso ha ammesso due volte da allora che nessuno sa chi fu a sparare i colpi letali.
Nonostante i Tribunali abbiano riconosciuto le prove della cattiva condotta del governo - incluso l'aver costretto testimoni a mentire e aver nascosto prove balistiche che dimostravano la sua innocenza - a Peltier e' stato negato un nuovo processo. Ed e' ormai anche fuori dai termini per la liberta' su parola.
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Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta, 55 membri del Congresso e molte altre persone - compreso un giudice gia' membro della Corte in due degli appelli di Peltier - si sono pronunciati per il suo immediato rilascio.
Peltier ormai ha scontato oltre 40 ani in prigione. E' un uomo anziano e la sua salute e' deteriorata. Ha avuto un ictus che lo ha lasciato parzialmente cieco da un occhio. Peltier continua a soffrire di diabete, pressione sanguigna alta, problemi cardiaci. Recentemente gli e' stato diagnosticato un aneurisma dell'aorta addominale.
Secondo un rappresentante di "Physicians for Human Rights" (Medici per i diritti umani), Peltier rischia cecita', collasso renale e ictus - anche per via della sua dieta inadeguata, delle condizioni di vita carcerarie e della carente assistenza sanitaria.
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Nonostante queste problematiche estreme, Peltier ha dato notevoli contributi a cause umanitarie e caritatevoli durante i suoi molti anni in prigione:
- Peltier ha avuto un ruolo chiave nel portare genti di tribu' diverse, con una storia di conflitti, ad unirsi in pace. Sostiene la risoluzione pacifica di tutte le istanze che hanno a che fare con Nativi Americani e il rispetto per i diritti degli altri.
- Peltier ha lavorato col dottor Steward Selkin ad un programma pilota nella Riserva Rosebud, il "Piano di Riforma delle Cure Sanitarie Leonard Peltier", per documentare necessita' e bisogni della somministrazione di cure. Scopo ultimo del programma e' la radicale modifica della somministrazione dell'assistenza sanitaria nelle Riserve in tutti gli Stati Uniti.
- Ha collaborato col professor Jeffrey Timmons ad un programma per stimolare l'economia delle riserve e gli investimenti in imprese dei Nativi Americani, compresa una sezione per insegnare amministrazione e operazioni di impresa ai giovani delle Prime Nazioni.
- Nel 1992 Leonard Peltier ha fondato una borsa di studio all'Universita' di New York per studenti Nativi Americani interessati a lauree giuridiche. E' anche stato fondamentale nella fondazione e nel finanziamento di un giornale dei Nativi Americani, fatto da giovani Nativi e diretto a loro, nello stato di Washington. Oltre ad aver cresciuto due dei suoi nipoti dalla prigione, Peltier e' stato genitore-sponsor di due bambini attraverso "ChildReach", uno in El Salvador e l'altro in Guatemala. Ogni anno sponsorizza una raccolta natalizia di cibo e doni per i bambini di Pine Ridge. Peltier inoltre siede nel Board della "Fondazione Rosenberg per l'infanzia".
- Peltier ha inoltre organizzato una colletta alimentare di emergenza per la gente di Pohlo, in Messico, come risposta al Massacro di Acteal. Contribuisce di frequente ai programmi "Head Start" e ai rifugi da violenze domestiche in stato di necessita' finanziaria.
- Peltier ha aiutato diversi prigionieri Indiani a riabilitarsi, promuovendo uno stile di vita libero da droghe ed alcol, incoraggiando l'orgoglio e la consapevolezza della propria cultura e delle proprie tradizioni. Ha anche contribuito allo sviluppo di programmi artistici carcerari, incrementando in tal modo la fiducia in se stessi dei detenuti.
- Leonard Peltier dona le sue opere d'arte a numerose organizzazioni per i diritti umani e per lo sviluppo sociale, per sostenerle nella raccolta di fondi. Recentemente tra i beneficiari si includono la American Civil Liberties Union, Trail of Hope (una conferenza Nativo-Americana che si occupa di dipendenza da droghe ed alcol); la World Peace and Prayer Day; l'associazione degli studenti First Nation e il Buffalo Trust Fund.
- Ad oggi Peltier e' stato proposto per il Premio Nobel sette volte. E' ampiamente riconosciuto per il suo operato umanitario ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti nell'ambito dei diritti umani. Di recente, Peltier ha ricevuto il riconoscimento "2015 Defender of Pachamama" (Madre Terra) conferito dal presidente della Bolivia Evo Morales; nel 2016 il "Premio Frantz Fanon" conferito dalla Fondazione Frantz Fanon in Francia.
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Il 17 febbraio 2016 Peltier ha formalmente inoltrato domanda al Presidente degli Stati Uniti d'America per la concessione della Grazia Esecutiva, ovvero per la commutazione delle sentenze.
La sua vita e' ora nelle mani del presidente Barack Obama.

8. DOCUMENTAZIONE. STEPHANIE K. BAER: SUPPORTERS OF NATIVE AMERICAN ACTIVIST LEONARD PELTIER SAYS HE DOESN'T DESERVE TO DIE IN PRISON AND HE NEVER SHOULD HAVE BEEN CONVICTED OF MURDER
[Dal sito www.buzzfeednews.com riprendiamo e diffondiamo questo articolo dell'8 febbraio 2022]

Leonard Peltier has spent 46 years in prison for the murders of two FBI agents. He and his supporters have long said that his conviction was based on an unfair trial.
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Supporters of a Native American activist who has spent more than 40 years behind bars for a crime he says he didn't commit have ramped up their push for clemency after he recently tested positive for COVID-19.
Leonard Peltier is serving consecutive life sentences in a high-security Florida prison for the murders of two FBI agents in a 1975 shootout on the Pine Ridge Reservation in South Dakota. For decades, he and his supporters have lobbied for his sentence to be reduced, arguing that his conviction was based on lies, threats, and faulty evidence.
Now that the 77-year-old activist, who has diabetes and an abdominal aortic aneurysm, has COVID, it may be his last chance at freedom.
"Time will be of the essence if he turns south quickly," his attorney and former US District Court judge Kevin Sharp told BuzzFeed News. "He could get it again. How many times can he take this before he can’t take it? He got life, not death."
A prominent member of the Indigenous rights group American Indian Movement, Peltier had traveled to Pine Ridge in 1975 to assist members of the reservation amid tensions between those who supported the tribal government and those who supported AIM. Formed in the 1960s, the group sought to draw attention to police brutality and discrimination against Indigenous people and stand up for their rights under the treaties between the US government and Native American tribes.
While Peltier has admitted he was present at the June 26, 1975, shootout that resulted in the deaths of FBI agents Jack Coler and Ronald Williams as well as a Native American man named Joseph Stuntz, he has long maintained his innocence. More than 40 people were involved in the gunfight, but only Peltier and three others were ever charged. Two of his codefendants were acquitted on the basis of self-defense, while the charges against the fourth were dropped. Stuntz's death was never investigated.
Peltier is considered by many to be a political prisoner due, in part, to the ways in which his case was prosecuted. Officials were never able to prove that Peltier fired the fatal shots that killed the agents. Instead, prosecutors relied on testimony from supposed witnesses who later recanted their statements, saying that FBI agents threatened and coerced them into lying. Years after Peltier was convicted, it was revealed that the government withheld a ballistics report that showed the shell casings collected from the scene didn't come from his weapon, according to his attorney.
"The president has the power under the Constitution to fix this today," Sharp said. "[The Bureau of Prisons] can fix it by sending him ... for home confinement or compassionate release. And it's so easy that if you're not doing it, it's politics."
In recent days, Native state lawmakers and members of Congress, including Sen. Patrick Leahy, have made personal appeals to President Joe Biden to release Peltier. "He is exactly the kind of individual who should be considered for clemency," Leahy said in a statement.
Even actors like Susan Sarandon and Danny DeVito have urged Biden to let him go.
"You can do it man," DeVito tweeted. "Pick up that pen."
As first reported by HuffPost, Peltier tested positive for COVID on Jan. 28 and was dealing with a painful, persistent cough, according to his attorney. Although he did receive his first two doses of the vaccine, Peltier did not receive a booster shot before he got sick, despite being eligible for one.
On Monday, Sharp said he has not been able to get updates on Peltier's condition since last week.
"I have no idea how Leonard is doing because no one has spoken to me," he told BuzzFeed News.
In response to BuzzFeed News' questions, a White House official acknowledged Peltier's request for clemency and the public support to release him and said all requests for pardon or commutation go through the White House Counsel's Office.
"I don't have more to share on Mr. Peltier’s request at this time," they said.
A spokesperson for the Bureau of Prisons declined to comment on Peltier's case, but said the agency cannot act alone to reduce an inmate's sentence, noting that the BOP director must ask the prosecuting US attorney's office to file a motion to do so.
The FBI and the Department of Justice declined BuzzFeed News' requests for comment. But a former FBI agent who monitored the case for the last 15 years said the agency would probably be unsupportive of releasing Peltier.
"I can't speak for the FBI, but I can tell you from my past experience the FBI was - and probably continues to be - opposed to any clemency being granted and any consideration being given to Peltier getting out of [prison]," retired assistant special agent in charge Bob Perry told BuzzFeed News.
In December 2000, after then-president Bill Clinton said he would consider Peltier's request for clemency, FBI agents took the unusual step of staging a rally outside the White House in protest.
Perry said he still believes the evidence supports Peltier's conviction and that granting him clemency for a crime he still has not accepted responsibility for would be wrong.
"I think the record - the real record of evidence and court cases and appeals - is very clear, and I would be very surprised if they granted him any kind of consideration," he said.
But for the Native American community, releasing Peltier could give them some hope that justice is possible after centuries of violence against their people.
"Sometimes they have to admit their wrongs. We all have to," Jean Roach, a survivor of the 1975 shootout and codirector of the International Leonard Peltier Defense Committee, told BuzzFeed News. "It's time that the United States government admits their wrong of how they've treated their people. And start by releasing Leonard Peltier, giving back our land - there's so much that they could do."
Over the years, Peltier's struggle for freedom has been a popular cause, capturing the attention - and support - of well-known global figures like Pope Francis, the Dalai Lama, Nelson Mandela, and Coretta Scott King. In 2017, former US attorney James Reynolds, who oversaw the posttrial motions and appeals in Peltier's case, came out in support of clemency. In a letter to Biden last year, Reynolds said he had come to realize that Peltier's prosecution and continued incarceration "was and is unjust."
Still, the new surge of support feels different and much more widespread, Roach said. She credits the protests against the Dakota Access Pipeline at the Standing Rock Indian Reservation and the racial justice movement sparked by George Floyd's murder as factors in raising the public consciousness about the historic and ongoing injustices against Native Americans.
"People are seeing the inside of the racism that we experience," Roach said. "We-ve been attacked for a long time, and nobody cared. Now they have to care because they can't ignore us no more."

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LA BIBLIOTECA DI ZOROBABELE
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a cura del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Supplemento a "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 358 del 16 febbraio 2022
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