[Nonviolenza] Telegrammi. 4150



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4150 del 29 giugno 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Personalita' della cultura, delle istituzioni, dell'impegno morale e civile, della solidarieta', scrivono al Presidente del Parlamento Europeo per un'iniziativa europea per la liberazione di Leonard Peltier
2. Jon Hassell
3. Frederic Rzewski
4. Luisa Morgantini: Nizar Banat, una morte pesante come una montagna che chiede a tutti responsabilita'
5. Daniele Lugli: Patria Europa
6. Ripetiamo ancora una volta...
7. Leonard Peltier: Io sono chiunque
8. Leonard Peltier: Peccato aborigeno
9. Leonard Peltier: Una lettera del 6 febbraio 2014
10. Marco Cinque: Leonard Peltier, prigioniero politico (2014)
11. Doriana Goracci: Liberta' per Leonard Peltier (2015)
12. Amalia Navoni: In carcere da 41 anni (2016)
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. PERSONALITA' DELLA CULTURA, DELLE ISTITUZIONI, DELL'IMPEGNO MORALE E CIVILE, DELLA SOLIDARIETA', SCRIVONO AL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO PER UN'INIZIATIVA EUROPEA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER

Insieme a un gran numero di cittadine e cittadini anche personalita' della cultura, delle istituzioni, dell'impegno morale e civile, della solidarieta', hanno scritto in questi giorni al Presidente del Parlamento Europeo, on. David Sassoli, per un'iniziativa europea per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista per i diritti umani dei nativi americani, vittima di una spietata persecuzione politica, dal 1977 ingiustamente detenuto dopo un processo-farsa in cui gli sono stati attribuiti delitti che non ha commesso.
Tra le personalita' che hanno avuto importati incarichi istituzionali che per prime hanno aderito ed espresso sostegno all'iniziativa segnaliamo in particolare: Luisa Morgantini, gia' vicepresidente del Parlamento Europeo; Giancarla Codrignani, gia' deputata nel Parlamento italiano; Giovanni Russo Spena, gia' deputato e senatore.
Tra le personalita' della cultura e dell'impegno civile segnaliamo in particolare: Daniele Barbieri, giornalista e saggista; Francesco Domenico Capizzi, presidente dell'organizzazione di volontariato "Scienza Medicina Istituzioni Politica Societa'"; Mario Di Marco, referente Servizio Civile della Caritas diocesana di Viterbo; Luigi Fasce, presidente del Circolo Giustizia e liberta' "Guido Calogero e Aldo Capitini" di Genova; Carlo Sansonetti, presidente dell'associazione "Sulla strada" che ha progetti di promozione per popolazioni native in Guatemala.
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Invitiamo ogni persona di volonta' buona ed ogni associazione democratica a scrivere al Presidente del Parlamento Europeo.
Qui di seguito un possibile canovaccio di lettera, con alcuni indirizzi di posta elettronica utili per l'invio:
Al Presidente del Parlamento Europeo, on. David Sassoli
e-mail personale: president at ep.europa.eu
e-mail della segreteria: lorenzo.mannelli at ep.europa.eu; armelle.douaud at ep.europa.eu; barbara.assi at ep.europa.eu; helene.aubeneau at ep.europa.eu; marco.canaparo at ep.europa.eu; fabrizia.panzetti at ep.europa.eu; michael.weiss at ep.europa.eu; luca.nitiffi at ep.europa.eu; matea.juretic at ep.europa.eu; francesco.miatto at ep.europa.eu; barbara.hostens at ep.europa.eu; monica.rawlinson at ep.europa.eu; beate.rambow at ep.europa.eu; laetitia.paquet at ep.europa.eu; nicola.censini at ep.europa.eu; arnaud.rehm at europarl.europa.eu; julien.rohaert at europarl.europa.eu; jose.roza at ep.europa.eu; roberto.cuillo at ep.europa.eu; silvia.cagnazzo at ep.europa.eu; eulalia.martinezdealosmoner at ep.europa.eu; iva.palmieri at europarl.europa.eu; tim.allan at ep.europa.eu; andrea.maceirascastro at ep.europa.eu; angelika.pentsi at ep.europa.eu;
Egregio Presidente del Parlamento Europeo,
vorremmo sollecitare Lei, e tramite Lei il Parlamento Europeo e con esso l'intera Unione Europea, ad una iniziativa umanitaria per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista per i diritti umani dei nativi americani, vittima di una spietata persecuzione politica, dal 1977 ingiustamente detenuto dopo un processo-farsa in cui gli sono stati attribuiti delitti che non ha commesso.
Confidando in un sollecito riscontro, distinti saluti,
firma, luogo e data, indirizzo del mittente
Naturalmente vi saremmo grati se inviaste in copia le vostre lettere o dichiarazioni di solidarieta' per Leonard Peltier anche al nostro indirizzo di posta elettronica: centropacevt at gmail.com , cosi' come ai mezzi d'informazione ed alle altre interlocutrici ed agli altri interlocutori che riterrete opportuno informare o esortare a partecipare.
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In calce una minima notizia su Leonard Peltier e l'indicazione del sito internet di riferimento per la solidarieta' a livello internazionale.
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Una minima notizia su Leonard Peltier
Leonard Peltier e' nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944; attivista dell'American Indian Movement che si batte per i diritti umani dei nativi americani, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze successivamente dimostratesi artefatte, inattendibili, revocate e ritrattate dagli stessi ostensori. Da allora e' ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai palesemente riconosciuta. Di seguito riportiamo una breve nota di presentazione di un suo libro edito in Italia nel 2005: "Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali – dell'omicidio di due agenti dell'FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria e' affidato all'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell'American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quasi trent'anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall'opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 e' chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell'oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir, questa e' la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico, destra-sinistra e cosi' via): i nativi la chiamano la danza del sole" (dalla scheda di presentazione del libro di Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005, nel sito della casa editrice: fazieditore.it).
Opere di Leonard Peltier: La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005.
Opere su Leonard Peltier: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, 1994; Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, 1996.
Il sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info
Alcuni altri libri utili per approfondire: Alce Nero, La sacra pipa, Rusconi, Milano 1986, 1993; Bruno Bouchet (a cura di), Wovoka. Il messaggio rivoluzionario dei nativi americani, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1982; Dee Brown, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, Mondadori, Milano 1972, 1977; Vine Deloria jr., Custer e' morto per i vostri peccati, Jaca Book, Milano 1972, 1977; Raymond J. DeMaille (a cura di), Il sesto antenato. I testi originali egli insegnamenti di Alce Nero, Xenia, Milano 1996; Charles Hamilton (a cura di), Sul sentiero di guerra. Scritti e testimonianza degli indiani d'America, Feltrinelli, Milano 1956, 1960; Diana Hansen (a cura di), Indiani d'America. Identita' e memoria collettiva nei documenti della nuova resistenza indiana, Savelli, Roma 1977; Philippe Jacquin, Storia degli indiani d'America, Mondadori, Milano 1977; Franco Meli (a cura di), Parole nel sangue. Poesia indiana americana contemporanea, Mondadori, Milano 1991; Messaggio degli Irochesi al mondo occidentale. Per un risveglio della coscienza, la Fiaccola, Ragusa 1986, 1989; Nando Minnella, Pascoli d'asfalto. Poesia & cultura degli indiani d'America, Rossi e Spera Editori, Roma 1987; Nando Minnella, Michele Morieri, Indiani oggi. La Resistenza indiana oggi: documenti e testimonianze, Gammalibri, Milano 1981; John G. Neihardt, Alce Nero parla, Adelphi, Milano 1968, Mondadori, Milano 1973, 1977; William W. Newcomb jr., Gli indiani del Nord-America, Il Bagatto, Roma 1985; Scritti e racconti degli indiani americani, raccolti da Shirley Hill Witt e Stan Steiner, Jaca Book, Milano 1974, 1992; Stan Steiner, Uomo bianco scomparirai, Jaca Book, Milano 1977, 1994.

2. LUTTI. JON HASSELL

E' deceduto Jon Hassell, musicista.
Con gratitudine lo ricordiamo.

3. LUTTI. FREDERIC RZEWSKI

E' deceduto Frederic Rzewski, musicista.
Con gratitudine lo ricordiamo.

4. LUTTI. LUISA MORGANTINI: NIZAR BANAT, UNA MORTE PESANTE COME UNA MONTAGNA CHE CHIEDE A TUTTI RESPONSABILITA'
[Riceviamo e diffondiamo]

Un dolore ed una ferita profonda per tutto il popolo palestinese, l'assassinio da parte delle Forze di Sicurezza Palestinese, di Nizar Banat, militante e attivista indomito per la liberta' del Villaggio di Dura.
Un dolore ed una ferita profonda per tutti noi e per me che conoscevo Nizar da molti anni, sono stata ospite della sua famiglia nel suo villaggio, ed abbiamo varie volte manifestato insieme ad Hebron nella campagna Open Shuhada Street.
AssoPacePalestina porge alla famiglia di Nizar e ai palestinesi tutti le piu' sentite condoglianze, con l'impegno di continuare ad esigere con Nizar il rinnovamento, la trasparenza, la democrazia e la partecipazione popolare per liberarsi dall'occupazione, dalla colonizzazione e dall'apartheid israeliana.
Ci auguriamo che la sollevazione popolare e l'indignazione contro questo crimine possa portare ad un cambiamento dei metodi usati dalle Forze di Sicurezza Preventive e del Mukhabarat Palestinese, non e' possibile che per un "reato d'opinione" si faccia incursione nelle case nelle prime ore del mattino, si facciano saltare porte con ordigni, si terrorizzi la famiglia e si uccida di botte una persona.
Certo succede anche in Italia che si muoia durante gli interrogatori o gli arresti fatti dalla polizia,  quest’anno in Italia, ricorderemo i  20 anni dal massacro di Genova compiuto dalla nostra polizia contro inermi manifestanti.
Ci auguriamo che l'Anp, il Presidente, il Primo Ministro e il capo del General Intelligence Service (GIS) si assumano la responsabilita' di questo tragico evento, cessando ogni tipo di intimidazione e repressione verso chi esprime critiche alla leadership palestinese o manifesta pacificamente subendo gli attacchi e gli arresti, non solo dei servizi di sicurezza in divisa, ma anche da individui in abiti civili.
Per onore della franchezza, dobbiamo dire che ci stupisce che Hamas si faccia paladino della liberta' nella Cisgiordania, visto che a Gaza dove ha preso il potere, pratica la pena di morte ed in questi anni ha ucciso e incarcerato molti militanti e attivisti.
Fratelli che uccidono fratelli.
Ci auguriamo, ed abbiamo la speranza, che il popolo palestinese sappia trovare l'unita', non perdendosi in reciproci discrediti o accuse, non cercando in Fatah il facile capro espiatorio ma mettendo in discussione tutta la rappresentanza dei partiti e perche' no anche dei movimenti, ed invece di delegare la ricerca dell'unita' solo alle vecchie rappresentanze formi una commissione di riconciliazione che possa trovare una mediazione e soluzione alle divisioni cosi' profonde che indeboliscono tutti i palestinesi, nei territori occupati, in Israele e nella diaspora.
Confidiamo anche in nuove elezioni nelle quali la popolazione palestinese possa liberamente scegliere le proprie rappresentanze capaci di essere il rinnovamento necessario per la costruzione di un paese che sappia riconciliarsi e raggiungere la liberta'.
Noi di AssoPacePalestina ci sentiamo responsabili, in quanto italiani ed europei, della iniquita' della politica del nostro governo e dell'Unione Europea, che permette ad Israele di essere totalmente impunita per le violazioni continue dei diritti del popolo palestinese.
Per questo continueremo, insieme a tutti quelli che hanno amore per un mondo giusto ed umano, ad agire per la liberta' e autodeterminazione del popolo palestinese.
Luisa Morgantini, gia' vicepresidente del Parlamento Europeo, presidente AssoPacePalestina

5. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: PATRIA EUROPA
[Dal sito di "Azione nonviolenta (www.azionenonviolenta.it).
"Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sara' presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna e' nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull'obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell'Educazione all'Universita', sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali e' intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all'incarico piu' recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. E' attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una societa' civile degna dell'aggettivo ed e' un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell'ambiente. Nel 2017 pubblica con Csa Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948"]

L'Europa e' la patria migliore per chi ci e' nato e si rende conto della ristrettezza e inadeguatezza del proprio Stato Nazione nel rispondere alle sfide che l'attualita' ci impone.
Lo si vede bene a partire dall'immigrazione. Potrebbe essere un'opportunita' per vecchi e nuovi europei, in una patria comune, invece che una dannazione per tutti. Ho gia accennato all'attualita' di un messaggio. Era la sola patria pensabile per "l'europea errante" – cosi' si definiva – Ursula Hirschmann. Della sua vita ha scritto in "Noi senzapatria", pubblicato e ripubblicato dal Mulino.
La riporta alla nostra attenzione un libro recentissimo di Marcella Filippa, "Ursula Hirschmann. Come in una giostra". Tale appare l'intensissima vita di Ursula, nata in una benestante famiglia ebrea a Berlino nel 1913. Socialista, con il fratello minore Albert Otto, e' nella cospirazione contro il nazismo appena giunto al potere. All'universita' conosce Eugenio Colorni – maggiore di cinque anni e lettore di italiano – che offre la sua stanza d'albergo per la redazione di un foglio clandestino "Der Jugendgenosse" e di volantini. Con il fratello Albert si trasferisce a Parigi ed e' attiva nei gruppi antifascisti. Incontra di nuovo Colorni e lo raggiunge a Trieste, dove insegna. Lo sposa nel '35 e si laurea a Venezia in lingue straniere. Il fratello Albert combatte in Spagna ed e' attivo nella Resistenza francese.
L'attivita' antifascista di Colorni lo porta al confino a Ventotene nel '38. Sono gli anni della redazione del Manifesto federalista. Ursula conosce cosi' Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con la moglie Ada, che di frequente lo visita sull'isola. Il suo contributo a quello scritto non e' solo di esserne stata, come Ada, il corriere sulla terraferma, ma di discussione. Quando Colorni e' spostato dal confino di Ventotene a Melfi, a lei, incinta, e' consentito accompagnarlo. Gia' ha avuto due figlie, Silvia e Renata, la terza, Eva, nasce nel '41. Colorni evade dal confino nel maggio del '43 per recarsi a Roma, impegnato nella ricostituzione del Partito socialista. Ursula lo ritrova a Milano il 27-28 agosto nella casa di Mario Alberto Rollier nella riunione di fondazione del Movimento Federalista Europeo. Dopo l'evasione da Melfi di Eugenio, Ursula, non piu' sentimentalmente legata a lui, gia' si era trasferita a Milano con le figlie. Colorni torna a Roma, partecipa alla difesa dall'occupazione nazista, si impegna nella Resistenza, dirige l'"Avanti!" clandestino. Muore il 30 maggio del '44, ucciso da un pattuglia fascista. Quattro giorni dopo Roma e' libera.
Ursula pubblica il primo numero clandestino de "L'Unita' Europea" in collaborazione con i familiari di Altiero nel '43. L'incontro di Ursula con Spinelli porta allo scoperto l'attrazione tra i due, che non si vedevano da due anni. Cosi' Ursula, con le tre figlie, passa in Svizzera con Altiero il 15 settembre del '43. Lo sposa a Bellinzona nel gennaio del 1945. Ne e' collaboratrice in tutto il periodo svizzero e ne continua l'opera quando Spinelli rientra in Italia. Fondamentale e' il suo apporto nell'organizzare, con il marito nel marzo del '45, il primo congresso federalista a Parigi con Camus, Orwell, Mounier, Mumford, Philip. Pure rilevante il suo intervento al Convegno di Milano nel settembre del '45, dove illustra la situazione del movimento a livello europeo. Alle tre figlie Silvia, Renata ed Eva Colorni, si aggiungono Diana, Barbara e Sara Spinelli.
Il peso di una conduzione familiare non semplice non le impedisce una ricerca di un approccio autonomo e originale alla costruzione della federazione, sua patria ideale. A Bruxelles il 24 aprile 1975 lancia "Femmes pour l'Europe", nella convinzione della necessita' del contributo delle donne, anche le piu' giovani, per un'Europa che ne assicuri la partecipazione paritaria, a partire dalle condizioni di lavoro e di trattamento, pure per gli immigrati, nell'impegno per i paesi in via di sviluppo. L'emorragia cerebrale, che la colpisce nel dicembre dello stesso anno, le impedisce di dare il contributo che avrebbe voluto. Con la particolare assistenza della figlia Renata ritrova almeno la parola nella sua lingua madre. Muore all'inizio del 1991. Un'eco della sua iniziativa e' nell'istituzione delle Giornate annuali "Donne per l'Europa". Con un po’ di tempo a disposizione consiglio questo link: https://www.collane.unito.it/oa/items/show/1#?c=0&m=0&s=0&cv=0 . Da sue pagine pubblicate nei primi anni sessanta su "Tempo presente" colgo un autoritratto, un ammonimento e una speranza. "Non sono italiana benche' abbia figli italiani, non sono tedesca benche' la Germania una volta fosse la mia patria. E non sono nemmeno ebrea, benche' sia un puro caso se non sono stata arrestata e poi bruciata in uno dei forni di qualche campo di sterminio". Il padre, sensibile e amato "mori' nella primavera del 1933 durante le prime grosse sagre della follia nazista. Si era talmente ritirato in se stesso che la sua morte quasi non ci tocco', soverchiati come eravamo dalla violenza degli avvenimenti intorno a noi e dallo sforzo di resistere ad essi in qualche modo". Ursula lo sogna a Parigi qualche anno dopo, sono in un viale di Berlino, "io sapevo che lui era morto, ma lui non lo sapeva ancora. Cercavo di distrarlo con discorsi vari per far scomparire dalla sua faccia la lieve tristezza di sempre. Ma d'un tratto con angoscia sentii levarsi dal canale e dagli alberi un coro sommesso e solenne, Non possiamo aiutare un uomo morto". Le parole di Brecht, che Ursula aveva sentito dal padre, "si applicavano a lui e al suo mondo intensi e appassionati, e che erano morti incompiuti, prima della loro ora, senza aiuto, abdicando senza lottare davanti alla volgarita' barbarica che si era abbattuta sulla Germania. Noi giovani avremmo voluto difenderli, con le nostre forze ormai cresciute, ma aveva ragione il coro, Wir koennen einem Mann nicht helfen".
Se ci ritiriamo in noi stessi di fronte alla volgare barbarie che torna nessuno ci potra' aiutare, ne' i giovani ne' i mitici operai evocati da Ursula. Una parte dobbiamo farla anche noi vecchi. "Ma noi possiamo soltanto amare. Non per bonta', non per senso religioso, ma perche' e' il nostro unico modo di restare nella realta'... Perche' sono sicura che vi siano ancora da qualche parte quegli operai gravi e giusti, privi di egoismo e grandi nel sacrificio, che ho conosciuti a Berlino nel '32-'34".

6. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. PER SAPERNE DI PIU'. LEONARD PELTIER: IO SONO CHIUNQUE
[Dal sito www.labottegadelbarbieri.org riprendiamo la seguente poesia di Leonard Peltier]

Io sono chiunque
sia morto
senza una voce
ne' una preghiera
ne' una speranza
ne' un'opportunita'...

Chiunque abbia sofferto
perche' e' indiano,
perche' e' umano,
perche' e' indigeno,
perche' e' libero,
perche' e' Altro
perche' e' impegnato...

Io sono chiunque di loro.
Ciascuno di loro.
Si'.
Perfino te.
Io sono ciascuno.

8. PER SAPERNE DI PIU'. LEONARD PELTIER: PECCATO ABORIGENO
[Dal sito www.labottegadelbarbieri.org riprendiamo la seguente poesia di Leonard Peltier]

Ognuno di noi ha inizio nell'innocenza.
Tutti diventiamo colpevoli.
In questa vita ti ritrovi colpevole
di essere quello che sei.
Essere te stesso, questo e' il Peccato Aborigeno,
il peggiore di tutti i peccati.
E' un peccato per il quale non sarai mai perdonato.

Noi indiani siamo tutti colpevoli,
colpevoli di essere noi stessi.
Quella colpa ci viene insegnata dal giorno in cui nasciamo.
La impariamo bene.

A ognuno dei miei fratelli e delle mie sorelle dico,
siate orgogliosi di quella colpa.
Siete colpevoli solo di essere innocenti,
di essere voi stessi,
di essere indiani,
di essere umani.
E' la vostra colpa a rendervi sacri.

9. PER SAPERNE DI PIU'. LEONARD PELTIER: UNA LETTERA DEL 6 FEBBRAIO 2014
[Dal sito www.labottegadelbarbieri.org riprendiamo i seguenti Stralci della lettera scritta da Leonard Peltier il 6 febbraio 2014 nel trentottesimo anniversario del suo arresto; questa traduzione e' originariamente apparsa sul quotidiano "Il manifesto" il 26 marzo 2014]

Molti giorni sono andati e venuti e sembra che io ripeta sempre le stesse cose, ma dovete capire che per 38 anni ogni giorno per me e' stato uguale all'altro: ancora, ancora e di nuovo e per molta gente indigena la lotta contro questo mondo di tecnologia e corporazioni e' andata avanti, sempre identica...
Nelle terre indiane e in tutto il mondo ci sono uomini che lottano giornalmente per la liberta'. L'America ha piu' gente in prigione di tutto il resto del mondo messo insieme. Il sistema giudiziario americano e' diventato un'industria, non un mezzo per cercare la giustizia. Queste cose non cambieranno se noi gente comune non ci uniremo contro questi malvagi attacchi al nostro diritto di ricercare la felicita' e di vivere in un mondo che non sia retto da una morale basata sull'ottenimento della ricchezza...
Molte persone, nel corso delle loro vite, nella ricerca della spiritualita' possono raggiungere una fede, o per meglio dire la consapevolezza di essere chiamati a realizzare qualcosa. Se per qualche ragione non avete mai provato questo sentimento, anche senza lo stimolo della ricerca spirituale ma usando il mero buon senso, guardatevi intorno e osservate gli scenari che vi si presentano – l'impoverimento del mondo naturale, la perdita di acqua potabile, di aria pulita, di cibo sano – e troverete ragioni valide per proteggere queste cose e prevenire l'ulteriore distruzione della natura e della nostra terra...
Siamo stati creati e siamo nati in un circolo vitale e naturale, dove tutto dipende dal resto e tutti dipendiamo gli uni dagli altri. Dobbiamo unirci per riparare questo circolo vitale all'interno delle famiglie e delle comunita'. E se le parole di un uomo di 69 anni rinchiuso in prigione possono arrivare a essere lette su queste pagine, so che voi potete fare ancora meglio.
Possa il Grande Spirito benedirvi e darvi forza per condividere fatiche e gioie, conoscenza e perseveranza e per ritrovare le cose che noi, cittadini della terra, abbiamo perduto: la forza per proteggere cio' che rimane e la lungimiranza per prevenire altre perdite future.
Spero sinceramente di potere essere con voi il prossimo anno e di poter stare bene tutti assieme. Per il momento, abbracciatevi l'un l'altra per me. Il vostro fratello, sempre e in tutti i modi.
Nello Spirito di Cavallo Pazzo,
Leonard Peltier

10. PER SAPERNE DI PIU'. MARCO CINQUE: LEONARD PELTIER, PRIGIONIERO POLITICO (2014)
[Dal sito www.labottegadelbarbieri.org riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul quotidiano "Il manifesto" il 26 marzo 2014]

Il leader dell'American Indian Movement e' in carcere da 38 anni, condannato ingiustamente per la morte di due agenti Fbi.
"L'unico indiano buono e' l'indiano morto" recitava il vecchio adagio razzista degli wasichu (i "visi pallidi" invasori) ma il piu' grande genocidio della storia umana e' stato declassato, dai vari governi succedutisi negli Stati Uniti a un banale, impunibile e impunito "Destino manifesto". I massacri, le deportazioni, le sterilizzazioni di massa, le leggi razziali, la reclusione in ghetti chiamati riserve e le assimilazioni forzate spariscono nei negazionismi degli sceriffi planetari, per lasciar posto a festeggiamenti celebrati in pompa magna, rilanciati nel 1992 in occasione del cinquecentenario della cosiddetta scoperta dell'America, denominati Columbus day, che continuano a offendere le popolazioni aborigene e a mistificare la verita' storica.
Leonard Peltier e' oggi il simbolo della resistenza di quei popoli aborigeni repressi e tartassati da ormai piu' di 500 anni. Amerindiano di ascendenza Ojibwa Lakota, Peltier e' stato tra i primi fondatori dell'Aim (American Indian Movement), movimento nato per sostenere e difendere le popolazioni native del Nordamerica. Oggi, quasi settantenne, Leonard sta scontando una condanna a due ergastoli ed e' in carcere da 38 anni.
La sua vicenda risale al 1973, cioe' quando oltre trecento nativi iniziarono una protesta contro gli abusi e gli spossessamenti dei territori Lakota, soprattutto dopo la scoperta di enormi giacimenti di uranio nell'area di Sheep Mountain. Venne percio' chiesto aiuto a Peltier e agli attivisti dell'Aim per impedire queste violazioni. Due anni dopo, nel giugno 1975, durante un festa religiosa nella riserva dei Lakota Oglala, a Pine Ridge, alcune auto dell'Fbi circondarono la zona e iniziarono una sparatoria contro la gente inerme. I Lakota risposero al fuoco e alla fine sul terreno rimasero tre corpi: due agenti Fbi, Ronald A. Williams e Jack R. Coler, e un indiano, Joe Stuntz. Naturalmente per il nativo ucciso non venne aperta alcuna inchiesta, mentre per i due agenti furono indagate tre persone, fra cui Leonard Peltier. Nonostante un accurato rapporto balistico della stessa Fbi rivelasse che i proiettili non potevano essere stati sparati dall'arma del leader dell'Aim, il destino dell'imputato Lakota era gia' irrimediabilmente segnato, poiche' il processo si svolse a Fargo, citta' storicamente nota per essere anti-indiana e molti testimoni furono pesantemente minacciati dall'Fbi, per non parlare delle versioni contrastanti degli agenti accusatori. Il dibattimento fu una farsa presieduta da un giudice razzista e una giuria composta esclusivamente da gente bianca, che non esito' a condannare Peltier al carcere a vita.
Da allora la causa di Leonard e' stata sostenuta e divulgata in ogni parte del mondo (spesso sulle pagine de "il manifesto") da normali cittadini, associazioni e personalita' quali il Dalai Lama, Desmond Tutu o artisti come Robbie Robertson, Bruce Springsteen, Little Stevens, Pete Seeger e tanti altri. La sua vicenda e' stata narrata anche nel film documentario del 1998 "Incident a Oglala" per la regia di Michael Apted. Ma la campagna in suo sostegno ancora continua, sia negli Stati Uniti che in Europa: lo scorso 6 febbraio, a Barcellona, e' infatti iniziato un presidio permanente davanti al consolato degli Usa, mentre in altri Paesi europei e' stata promossa una nuova raccolta di firme, con un appello al presidente degli Stati Uniti. Gia' negli anni '90 Clinton aveva deciso di firmare per la liberazione di Peltier ma le proteste dell'Fbi lo hanno fermato. Chiediamo ora ad Obama di fare cio' che Clinton non ha avuto la forza di fare.
https://secure.avaaz.org/en/petition/Freedom_for_Leonard_Peltier_Grant_Clemency_Now/
In carcere Leonard e' diventato un bravo pittore autodidatta, cercando di fare qualcos'altro che non fissare le quattro pareti che ne imprigionano il corpo. I volti del suo popolo, gli animali sacri e la riscoperta delle sue radici ancestrali gli danno una fede e una forza interiore che gli permettono di resistere, di aprire varchi di colori attraverso il muro, di guardare oltre il loculo di cemento in cui e' costretto ad abitare. In una sua poesia, intitolata "Peccato aborigeno", Leonard denunciava la repressione fisica e anche culturale perpetrata contro la sua gente: "siete colpevoli solo di essere voi stessi / di essere indiani / di essere umani / e' la vostra colpa a rendervi sacri".

11. PER SAPERNE DI PIU'. DORIANA GORACCI: LIBERTA' PER LEONARD PELTIER (2015)
[Dal sito www.labottegadelbarbieri.org riprendiamo il seguente articolo del 26 giugno 2015 originariamente apparso sul blog dell'autrice]

Sono passati esattamente 40 anni: il 26 giugno 1975 avvenne nella riserva indiana di Pine Ridge il cosiddetto "incidente a Oglala", quando al termine di una lunga e terribile sparatoria morirono due agenti dell'Fbi e un nativo della tribu' dei Lakota. In quegli anni gli indiani dell'American Indian Movement morivano come mosche, la tensione era altissima, soprattutto nel Sud Dakota, ma per quelle morti non vi erano ne' indagini ne' colpevoli o responsabili.
Leonard Peltier da 39 anni e mezzo e' invece nelle carceri di massima sicurezza degli Usa.
Sta pagando il prezzo delle lotte di quegli anni dell'American Indian Movement, quando una parte degli indiani cerco' di reagire, un'ennesima volta, di fronte ai soprusi e alle ingiustizie del governo degli Stati Uniti e delle multinazionali pronte a espropriare e sfruttare le terre dei nativi.
Gli stessi giudici ammisero alla fine che non vi erano prove che fosse stato Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi, ma qualcuno doveva pagare, e Leonard Peltier entro' in carcere a 31 anni. Ora ne ha piu' di 70 e le sue condizioni di salute non sono certo buone. Secondo la legge statunitense potrebbe uscire a 92 anni.
Quando Bill Clinton, a fine mandato, stava per firmare la sua liberazione, 500 agenti dell'Fbi manifestarono davanti alla Casa Bianca. Clinton non firmo'. Solo una firma del presidente Obama puo' ridare la liberta' a quest'uomo, il Nelson Mandela degli indiani d'America. I nativi di quel continente vivevano in equilibrio con la natura, furono massacrati, e tutte le ricchezze della terra e del sottosuolo furono preda degli uomini bianchi.
Chiediamo a tutti voi che state leggendo di fare in modo che il nome di Leoard Peltier torni a essere noto. Che si rompa il silenzio che permette che questa ingiustizia continui.
Liberta' per Leonard Peltier, come per Mumia Abu-Jamal, malato grave, da 33 anni nelle carceri Usa.
Questo testo l'ho trascritto da una mail ricevuta da Andrea De Lotto, insegnante italiano residente in Spagna, che da anni lotta per i diritti di persone come Leonard Peltier.

12. PER SAPERNE DI PIU'. AMALIA NAVONI: IN CARCERE DA 41 ANNI (2016)
[Dal sito www.labottegadelbarbieri.org riprendiamo il seguente articolo del 2 luglio 2016]

Ho inviato al presidente Obama la lettera in calce perche' liberi, prima della fine del suo mandato, Leonard Peltier, un indiano di 71 anni, in carcere da 41 anni, accusato ingiustamente di aver ucciso due agenti dell'Fbi.
Vi chiedo di scrivere anche voi a: president at whitehouse.gov
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Gentile presidente Obama,
le chiediamo di firmare la liberta' per Leonard Peltier che da 41 anni e' nelle carceri di massima sicurezza degli Usa accusato ingiustamente di aver ucciso due agenti dell'Fbi. Leonard Peltier ha 71 anni e le sue condizioni di salute non sono buone.
Le chiediamo gentilmente di firmare la liberta' di Leonard Peltier, prima della scadenza del suo mandato. La ringraziamo e cordialmente la salutiamo.
Per il "Coordinamento Nord Sud del Mondo" Amalia Navoni

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Jacques Semelin, Purificare e distruggere. Usi politici dei massacri e dei genocidi, Einaudi, Torino 2007, 2020, pp. XXVI + 518, euro 22.
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Riedizioni
- Marc Auge', Momenti di felicita', Cortina, Milano 2017, Rcs, Milano 2021, pp. 144, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4150 del 29 giugno 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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