[Nonviolenza] Telegrammi. 4131



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4131 del 10 giugno 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Ricorrendo l'anniversario della nascita di Bertha von Suttner
2. Casa Memoria Impastato riapre dal 10 giugno
3. Bruna Bocchini Camaiani: Giorgio La Pira
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. MAESTRE. RICORRENDO L'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI BERTHA VON SUTTNER

Il 9 giugno 1843 nasceva Bertha von Suttner, che ricevette il premio Nobel per la pace nel 1905; nel 1889 aveva scritto il suo capolavoro: "Abbasso le armi", un testo classico dell'impegno pacifista.
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Una minima notizia su Bertha von Suttner
Bertha von Suttner (Praga, 9 giugno 1843 - Vienna, 21 giugno 1914), scrittrice, straordinaria militante pacifista, ricevette il premio Nobel per la pace nel 1905. Per l'intera sua vita Bertha von Suttner lotto' contro la guerra, per salvare le vite, per richiamare l'umanita' intera al senso di umanita', all'impegno per il bene comune. Per l'intera sua vita si oppose alla violenza con la forza della verita'.
Opere di Bertha von Suttner: Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa Cavallermaggiore (Torino) 1996, Beppe Grande Editore, Torino 2013; Giu' le armi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; Alfred Nobel, Bertha von Suttner. Un'amicizia disvelata - Carteggio 1883-1896, Moretti & Vitali, Bergamo 2013.
Opere su Bertha von Suttner: Nicola Sinopoli, Una donna per la pace, Fratelli Palombi, Roma 1986. Su Bertha von Suttner segnaliamo anche i testi di Verdiana Grossi, da ultimo ripubblicato ne "La nonviolenza contro il razzismo" n. 401; quelli di Marta Galli (comprensivo di un'utile sitografia) e di Rosangela Pesenti apparsi rispettivamente nei nn. 850 e 845 de "La nonviolenza e' in cammino"; la voce di Giancarla Codrignani nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 514, l'articolo di Isabella Bresci in "Voci e volti della nonviolenza" n. 708, l'articolo di Annapaola Laldi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 2012.
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Nel commemorarla ancora una volta ripetiamo alcune parole che gia' tante volte abbiamo ripetuto.
Nel ricordo di Bertha von Suttner continui l'impegno per abolire la guerra e tutte le uccisioni; continui l'impegno per abolire il razzismo e tutte le persecuzioni; continui l'impegno per abolire il maschilismo e tutte le oppressioni.
Nel ricordo di Bertha von Suttner continui l'impegno in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani; continui l'impegno in difesa di quest'unico mondo vivente di cui l'umanita' e' insieme parte e custode, quest'unico mondo vivente che e' l'unica casa comune dell'umanita' intera.
Nel ricordo di Bertha von Suttner continui l'impegno per la pace, la smilitarizzazione, il disarmo, la civile convivenza, il mutuo soccorso, il riconoscimento dell'umanita' di tutti gli esseri umani; continui l'impegno per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto: ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
E quindi anche nel ricordo di Bertha von Suttner ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
E quindi anche nel ricordo di Bertha von Suttner chiediamo qui e adesso ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di premere nonviolentemente affinche' finalmente almeno nel nostro paese siano riconosciuti tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione ed istituzione democratica di insorgere nonviolentemente in difesa della legalita' che salva le vite; in difesa della democrazia che ogni essere umano riconosce e rispetta e conforta e sostiene; in difesa della Costituzione antifascista che nessun essere umano abbandona tra gli artigli della violenza, dell'ingiustizia, della sofferenza e della morte; in difesa di ogni essere umano e dell'umanita' tutta.
Tutte e tutti siamo esseri umani in cammino. Tutte e tutti abbiamo bisogno di aiuto. Tutte e tutti siamo esposti al male e alla morte. Tutte e tutti possiamo e dobbiamo recarci reciproco aiuto.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita.
Abolire la guerra, abolire gli eserciti, abolire le armi.
Soccorrere ogni persona bisognosa di aiuto.
Sconfiggere il male facendo il bene.
Abolire la violenza con la forza della nonviolenza.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

2. CASA MEMORIA IMPASTATO RIAPRE DAL 10 GIUGNO
[Dall'Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato (per contatti: e-mail: casamemoriaimpastato at gmail.com, sito: www.casamemoria.it) riceviamo e diffondiamo]

Giovedi' 10 giugno 2021, dalle ore 9.30, Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, dopo i lunghi mesi di chiusura causati dalla pandemia, riapre le porte per accogliere i visitatori e le visitatrici che verranno a conoscere la storia e i luoghi di Peppino Impastato, attivista che ha lottato per piu' di 15 anni contro mafia, sopraffazione, oppressione, sfruttamento, corruzione e malaffare, ucciso da mano mafiosa il 9 Maggio del 1978 a Cinisi.
Casa Memoria e' la casa dove Peppino ha vissuto insieme alla sua famiglia, che sua madre Felicia apre al pubblico dopo l'omicidio del figlio, intraprendendo un importante e significativo percorso di giustizia e di verità. Dopo la morte di Felicia, i suoi familiari, a partire dal figlio Giovanni e da sua moglie Felicetta, mantengono la promessa di continuare a tenere aperta la casa, che oggi e' diventata una Casa-Museo, da molti anni punto di riferimento per migliaia di studenti, luogo di divulgazione culturale, avamposto della resistenza contro l’oppressione e la mafia, gestita dall’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, la cui presidente è Luisa Impastato, nipote di Peppino che fin da bambina ha ascoltato i racconti di nonna Felicia, prendendo il testimone di questa storia, per continuare a farla conoscere alle nuove generazioni, coadiuvata da un gruppo di attiviste/i.
Da giovedi' 10 giugno Casa Memoria Impastato sara' visitabile tutti i giorni dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30, l'ingresso e' libero (esclusi i gruppi per cui è previsto un contributo - vedi sito www.casamemoria.it). Saranno rispettate le norme anticovid. Per i gruppi (piu' di 8 persone) e' necessario prenotare alla mail casamemoriaimpastato at gmail.com
Felici di incontrarvi, vi aspettiamo.
Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo.
Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato

3. MAESTRI. BRUNA BOCCHINI CAMAIANI: GIORGIO LA PIRA
[Dal Dizionario biografico degli italiani, Vol. 63 (2004), nel sito www.treccani.it]

Giorgio La Pira nacque a Pozzallo, una cittadina di mare presso Ragusa, il 9 genn. 1904 da Gaetano e Angela Occhipinti, primogenito di sei figli. Nel 1914, per poter proseguire gli studi, si trasferi' a Messina presso lo zio Luigi Occhipinti, titolare di un'azienda commerciale nella quale si impiego' dopo aver ottenuto, nel 1921, il diploma di ragioniere; intanto, sotto la guida del prof. F. Rampolla del Tindaro, preparava l'esame per la maturita' classica, che consegui' nel 1922.
Nel periodo siciliano il L. strinse amicizia con S. Quasimodo e con S. Pugliatti, frequento' i circoli futuristi, ebbe parole di ammirazione per G. D'Annunzio, lesse gli autori russi, fra cui F.M. Dostoevskij. Degli anni 1921-22 e' la crisi spirituale che lo porto' a una ricerca religiosa di cui e' indice, per esempio, l'entusiasmo per la Storia di Cristo di G. Papini; lesse L'azione di M. Blondel, tradotta da E. Codignola nel 1921, e alcuni degli autori classici della tradizione francese, da B. Pascal a F.-R. de Lamennais, a F.-R. de Chateaubriand, al Bossuet del Discorso sulla storia universale. In casa Rampolla conobbe poi il fratello del suo professore, il sacerdote don Mariano, che gli sarebbe stato vicino nella riscoperta della fede e della tradizione cristiana.
Nella Pasqua del 1924 il L. annoto' sulla prima pagina dei suoi Digesta Iustiniani (Corpus Iuris civilis, I, Berolini 1920, conservato fra i suoi oggetti a Firenze: cfr. Catalano) di aver ricevuto l'eucarestia, richiamando, poi, piu' volte questa data come quella della sua "conversione".
Significative nel suo itinerario religioso furono anche altre figure sacerdotali come: E. Foghesato, S. Gallo, gesuita, coordinatore della Congregazione mariana, e mons. L. Bensaja, assistente della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), all'interno della quale il L. fu rappresentante della Societa' di S. Vincenzo.
Nel novembre 1922 il L. si era iscritto alla facolta' di giurisprudenza di Messina, dove insegnava il prof. E. Betti che, trasferitosi a Firenze, nel 1925 lo invito' a seguirlo nella città toscana; con lui, nel 1926, si laureo' in diritto romano con una tesi su La successione ereditaria intestata e contro il testamento in diritto romano (poi pubblicata, Firenze 1930, e dedicata "a Contardo Ferrini che per tutte le vie mi ricondusse nella Casa del Padre"). Intanto il suo impegno religioso si era approfondito e gia' nel 1925, a Messina, era divenuto terziario domenicano con il nome di fra' Raimondo, nel primo nucleo di terziari fondato dal p. Enrico de Vita.
Nell'anno accademico 1926-27 il L. era stato nominato assistente di diritto romano presso la facolta' di giurisprudenza fiorentina e nel successivo 1928-29 ottenne l'incarico di istituzioni di diritto romano; vinse quindi una borsa di studio presso le Universita' di Vienna e di Monaco di Baviera. Dal 1929-30 ricopri' anche l'incarico di storia del diritto greco-romano. Nel 1930 ottenne la libera docenza in diritto romano. Contemporaneamente, nel 1927, aveva confermato la sua vocazione, vestendo l'abito di terziario domenicano anche in S. Marco a Firenze, sempre con il nome di fra' Raimondo. Nel 1928 divenne membro dell'Istituto secolare dei missionari della Regalita' di Cristo, inserito nel movimento spirituale del Terz'Ordine francescano; pronuncio' quindi i voti di poverta', castita', obbedienza. A questi anni datano i legami con p. A. Gemelli e con don L. Moresco.
La prospettiva intransigente dell'Istituto della Regalita', alla quale il L. sembro' aderire con convinzione, era quella espressa da Pio XI nella enciclica Quas primas del 1925; in questa chiave l'istituzione della festa di Cristo Re, a coronamento dell'anno liturgico, con l'immagine del "regno sociale di Cristo" da instaurare, era concepita come una risposta ai processi di laicizzazione dello Stato scaturiti dalla Rivoluzione francese.
Nei primi anni Trenta a Firenze la vita del L. si caratterizzo' come impegno scientifico-accademico e religioso-ecclesiale.
Fu incaricato di istituzioni di diritto romano nell'Universita' di Siena dal 1931 al 1933; in quell'anno vinse il concorso in diritto romano, e venne chiamato, nel dicembre, come straordinario, presso la seconda cattedra dell'Universita' di Firenze. Fu incaricato di elementi di storia del diritto romano a Firenze dal 1933 al 1935 e anche di istituzioni e di pandette a Pisa sempre nel 1935. Promosso ordinario, nel 1936 fu chiamato alla cattedra di istituzioni di diritto romano presso l'ateneo fiorentino.
Nella vita religiosa si impegno' nell'Azione cattolica fiorentina, strinse amicizia con don G. Facibeni, fondatore dell'Opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa" e animatore di un'innovativa esperienza pastorale nella parrocchia operaia di Rifredi. Nel 1934 il L. dette vita, prima a S. Procolo poi alla Badia, alla "messa del povero" in cui, dopo la celebrazione, il L. si rivolgeva ai fedeli con una predicazione laica e dove praticava un'assistenza caritativa, coinvolgendo anche giovani della citta'. Nel 1937 fondo' la Conferenza di S. Vincenzo "Beato Angelico", inizialmente composta in prevalenza da avvocati e magistrati che si riunivano presso la LEF (Libreria editrice fiorentina), una piccola casa editrice che aveva un ruolo significativo di promozione culturale in ambito cattolico, in particolare a Firenze, e che, negli anni successivi, avrebbe pubblicato anche gli scritti del L. e di altri protagonisti del mondo cattolico fiorentino, quali don L. Milani. In questo periodo strinse un'amicizia importante e duratura con G.B. Montini, che gli avrebbe fatto conoscere don R. Bensi, sacerdote fiorentino legato alla Gioventu' di Azione cattolica, noto in citta' per la sua finezza spirituale e anche per gli orientamenti antifascisti; il profondo legame di amicizia con Bensi, che era diventato suo padre spirituale, e anche quello con Montini lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.
Nel 1936 fu accolto nella comunita' domenicana di S. Marco, dove abitava nella cella VI, e dove approfondi' lo studio delle opere di s. Tommaso. In questi anni e in questi ambienti si affermo' una presa di distanza del L. dalle iniziative del regime, che si accentuo' dopo l'emanazione delle leggi razziali; una reazione a questo suo atteggiamento politico si puo' intravedere in un articolo polemico di Papini, Discorsetti ai cattolici (cfr. Il Frontespizio, luglio 1938), nel quale i riferimenti al L. sono evidenti, in particolare a due articoli del L. apparsi sullo stesso periodico: nel 1937 Natura dell'uomo e ordine giuridico e nel 1938 (sullo stesso fascicolo nel quale apparve l'articolo polemico di Papini) Architettura del corpo sociale. Nel gennaio 1939 il L. iniziava a curare la pubblicazione di Principi, supplemento di Vita cristiana, la rivista di ascetica e mistica edita dai domenicani di S. Marco.
In esso la condanna del razzismo si univa a una forte riaffermazione dell'uguaglianza di tutti gli uomini; le ampie citazioni di brani dei padri e dei dottori della Chiesa miravano a denunciare, senza incorrere immediatamente nella censura, gli errori e le deviazioni della politica nazista e fascista. La rivista riaffermava inoltre l'esigenza di un corpus unitario del pensiero cristiano che qualificasse un ideale etico-sociale riproposto per il tramite della Chiesa, della quale si sottolineava con forza la dimensione societaria e gerarchica; in questa chiave va letta l'enfasi posta sul ruolo del pontefice nel disegno di ricostruzione della societa', cosi' come sulla matrice unicamente religiosa e cattolica dei "principi" affermati. Venivano in questo modo proposti valori alternativi a quelli del regime, imperniati su concetti tematici oggetto dei singoli fascicoli della rivista: gerarchia, mistica, guerra, crociata; il tema della liberta', affrontato nell'ultimo numero (gennaio-febbraio 1940, n. 1-2), provoco' l'intervento repressivo del regime. Contestualmente il L. esplicitava una prospettiva tesa a sottolineare la responsabilita' di ciascun credente di fronte ai problemi storico-sociali (si veda l'articolo, sempre del 1940, in Il Ragguaglio, dal significativo titolo La crisi della morale).
Nel 1939 il L. aveva commentato con entusiasmo su Vita cristiana l'enciclica programmatica del nuovo pontefice Pio XII, Summi pontificatus, nella quale vedeva proposto un "sistema dottrinale che costituisca l'armatura razionale con la quale la Chiesa difende i suoi immutabili principi"; dello stesso anno e' anche il suo inserimento piu' organico a S. Marco come fratello laico con il nome di Donato. Nel novembre 1941, con l'assenso della curia arcivescovile, che gli lasciava spesso mano libera, organizzo' presso il convento di S. Marco una "settimana di cultura cattolica" che suscito' un violento articolo del periodico della federazione fascista, Il Bargello, e un'inchiesta della polizia politica. Alla fine di settembre del 1943, in seguito a una perquisizione nazifascista del convento durante la quale risulto' che era tra i ricercati, si ritiro' a Fonterutoli, presso Siena; poi, in novembre, in presenza di un mandato di cattura nei suoi confronti, si diresse a Roma, dove ottenne una tessera di riconoscimento della Citta' del Vaticano come collaboratore de L'Osservatore romano. Nel settembre 1944, dopo la liberazione di Firenze, rientro' in citta' e venne nominato presidente dell'Ente comunale di assistenza, sviluppando una vasta attivita' in cui fu coadiuvato da don Bensi.
Legato a G. Dossetti, G. Lazzati, A. Fanfani, nel gruppo denominato dei "professorini", che aveva una sua posizione autonoma all'interno della Democrazia cristiana (DC), nel 1946 fu eletto alla Costituente. Membro della Commissione dei settantacinque, relatore nella prima sottocommissione sui Diritti e doveri dei cittadini, contribui' significativamente alla stesura del testo costituzionale intervenendo su molti temi e, in assemblea generale, nel dibattito che precedette la votazione finale, propose di porre all'inizio della Costituzione il riferimento al "nome di Dio".
Di la' da questo episodio, frequentemente ricordato, nella circostanza il L. utilizzo' il suo retroterra culturale di romanista e di pensatore legato alla tradizione tomistica, attraverso la conoscenza diretta sia dell'opera di s. Tommaso sia della reinterpretazione tomistica di J. Maritain, e importante fu il suo contributo e la collaborazione con Dossetti nella elaborazione dello storico "compromesso" con Togliatti che porto' all'approvazione dell'articolo 7. La sua matrice tomista lo portava ad affermare una prospettiva di "organicismo pluralistico", sulla base di un'originale utilizzazione delle teorie sulla pluralita' degli ordinamenti giuridici di S. Romano e delle dottrine tedesca e francese.
Eletto alla Camera dei deputati il 18 aprile 1948 e nominato, nel V governo De Gasperi, sottosegretario al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, si impegno' in appoggio alle lotte sindacali, mentre, in stretta collaborazione con il gruppo dei "professorini", nel maggio 1947 aveva fondato, insieme con Dossetti, la rivista Cronache sociali (pubblicata fino al 31 ottobre 1951). Dopo due anni, per dissensi su alcuni aspetti della politica economica e sociale del governo, si dimise insieme con altri esponenti della corrente dossettiana, poi disciolta. Nel 1951 il L., candidatosi anche su sollecitazione delle autorita' ecclesiastiche e in particolare dell'arcivescovo E. Dalla Costa, venne eletto sindaco di Firenze nella lista della DC; rieletto a tale carica nel 1956 vi rimase un anno ancora.
L'impegno sul piano locale assunse il valore di una verifica delle ultime possibilita' di concretizzare una linea politica particolarmente aperta alle istanze di un cattolicesimo sociale che, nell'accezione del L., dimenticava spesso remore di partito o ragioni prudenziali. D'altro canto le difficolta' incontrate all'interno della DC portarono il L. a chiedere una legittimazione, una supplenza ecclesiale per una politica sociale diversa, ritenuta necessaria anche per contrastare diversamente il comunismo, sentito come pericolo in ambito religioso, oltreche' politico. Emblematici furono gli episodi delle fabbriche fiorentine del Pignone nel 1953, quando il sindaco e gran parte della Chiesa fiorentina appoggiarono le lotte operaie, fino ad accettare l'occupazione della Pignone - dove il L. assistette alla messa all'interno della fabbrica occupata, riuscendo, quindi a risolverne la crisi con il contributo di Fanfani e di E. Mattei, presidente dell'ENI (Ente nazionale idrocarburi) che rilevo' l'azienda - e a effettuare la requisizione della fonderia Le Cure, poi trasformata in cooperativa. Si tratto' di episodi di forte significato emblematico e aggregante, che suscitarono tuttavia non poche polemiche nella stampa moderata, e anche in ambito cattolico, in particolare con P. Malvestiti e L. Sturzo negli anni 1953-55. Durante la crisi della Pignone tali polemiche furono ulteriormente aggravate da un'allusione di condanna contenuta nel discorso natalizio del pontefice del 1953 (a questo proposito le smentite ufficiali non mutano l'evidenza del riferimento, che e' anche confermata dalla recente pubblicazione delle Lettere a Pio XII dello stesso La Pira).
Durante la sua amministrazione il L. inizio' la costruzione del nuovo ampio quartiere dell'Isolotto, che si proponeva di dare una soluzione organica al problema dell'emergenza abitativa, mentre la crisi degli alloggi, sia per le distruzioni della guerra sia per l'arrivo degli alluvionati dal Polesine, lo indusse a cercare anche soluzioni tampone come la costruzione di "case minime" o la requisizione di ville disabitate per gli sfrattati, suscitando pure in questo caso non poche polemiche.
Altro filone centrale delle iniziative del L., in questo primo mandato come sindaco, fu quello della pace. I convegni internazionali "Per la pace e la civilta' cristiana" (il primo fu del 1952) crearono fervore di dibattiti e di proposte, ma anche le ormai consuete polemiche e opposizioni.
Il L. trovo' ampio consenso e consonanza di prospettive religiose e storico-politiche con una parte significativa del mondo cattolico. Sembrava a molti che, attraverso la sua azione, si potesse realizzare quel "mito" della "societa' cristiana" cosi' a lungo coltivato nella Chiesa e nella cultura cattolica. Egli cerco' di tenere uniti, in una logica di complementarieta', quanti esprimevano filoni culturali e articolazioni diverse di quella medesima prospettiva: da chi privilegiava l'assetto giuridico-istituzionale della "societa' cristiana", a quanti si ispiravano ai temi della "nuova cristianita'" propugnata da Maritain, a chi era sensibile alle sollecitazioni de L'avventura cristiana di E. Mounier.
Il tema della pace, connesso al pericolo costituito dalle armi nucleari, fu al centro del suo intervento, Il valore delle citta', tenuto il 12 aprile 1954, al comitato internazionale della Croce rossa di Ginevra, dove sottolineo' il ruolo delle citta' quali protagoniste nella costruzione della pace. Fu ancora questa la prospettiva del Convegno dei sindaci delle capitali del mondo, convocato dal 2 al 6 ottobre 1955 a Firenze, dove si incontrarono per la prima volta sindaci del mondo occidentale e comunista, che firmarono insieme un appello contro la guerra nucleare.
In quegli anni gli "appelli" di intellettuali che accompagnarono la convocazione dei convegni per la pace e la civilta' cristiana e ne indirizzarono in qualche modo lo svolgimento, sottolineavano la distinzione tra Rivelazione ed espressioni culturali cristiane e occidentali, che avrebbe dovuto incoraggiare una disponibilita' al dialogo tra culture diverse. Negli ultimi convegni in particolare si assistette a una significativa presenza di rappresentanti del mondo arabo. La necessita' di un confronto politico piu' specifico trovo' uno sbocco nei quattro Colloqui mediterranei, tenutisi a Firenze dal 1958 al 1964, dove si ebbe anche un primo tentativo di dialogo tra arabi ed ebrei e un approccio alle tematiche che sarebbero poi state identificate nel problema del rapporto Nord-Sud.
Nelle elezioni amministrative del 1956 la lista DC registro' un notevole incremento di voti, e per il L. le preferenze passarono da 19.192 del 1951 a 33.907. Nonostante il successo, la logica strettamente proporzionale della nuova legge elettorale impose una coalizione difficile, per l'impossibilita' di una "apertura" ai socialisti. Il L. venne eletto sindaco, ma la mancanza di una maggioranza per l'approvazione del bilancio impose le sue dimissioni e la nomina di un commissario prefettizio. Eletto nel 1958 alla Camera come capolista della DC, il L. rimase comunque fortemente legato alla realta' fiorentina, dove prese posizione decisamente nella vicenda delle Officine Galileo, difendendo le lotte sindacali contro la paventata chiusura dell'azienda, e promosse l'avvio dei gia' ricordati Colloqui mediterranei. Nel 1961 venne nuovamente eletto sindaco di Firenze in una delle prime giunte di centro-sinistra.
In questo secondo mandato la sua azione si caratterizzo' per alcuni elementi nuovi: l'abbandono del modello della civilta' cristiana e una forte connessione con i temi della liberta' religiosa e della liberta' di coscienza, momenti centrali di un rinnovato rapporto della Chiesa con la societa' e con la storia, sulla base delle novita' che stavano affiorando nel pontificato di Giovanni XXIII e nel Concilio.
Concretamente, durante la sua amministrazione fu varato un nuovo piano regolatore e, nel 1961, il L. si impegno' in un'azione diplomatica per evitare la prima esplosione nucleare sovietica. Negli anni (1962-67) dei dibattiti relativi all'obiezione di coscienza, collegati al processo, tenutosi a Firenze nel 1962, al primo obiettore cattolico, G. Gozzini, e ai successivi processi per "apologia di reato" contro padre E. Balducci, don Milani e F. Fabbrini, il L. organizzo', in forma privata, ma tuttavia alla presenza di un vasto pubblico, una proiezione del film Tu ne tueras point di C. Autant-Lara, di cui era stata proibita la circolazione e in cui si affrontava appunto il problema dell'obiezione di coscienza. Questi anni furono definiti dal L. come quelli di una "germinazione fiorentina", nei quali la citta' si era proposta come un "laboratorio" di una nuova politica di pace, ritenuta assolutamente necessaria di fronte al "crinale apocalittico" costituito dalla corsa agli armamenti.
Nel novembre 1964 il L. fu eletto come capolista nelle elezioni comunali, ma le divisioni interne al suo partito lo costrinsero a ritirare la candidatura a sindaco e a lasciare questa carica definitivamente. Cio' nonostante, in collaborazione con Fanfani, allora ministro degli Esteri, si fece promotore di una vasta azione diplomatica per una soluzione politica della guerra del Vietnam.
Nell'aprile 1965 si tenne a Firenze un simposio internazionale per la pace in Vietnam, con presenze internazionali autorevoli, fra cui parlamentari inglesi, francesi, sovietici. Dal convegno ebbe origine il viaggio ad Hanoi del L., che vi incontro' Ho Chi Minh e Pham Van Dong, e la successiva proposta di pace trasmessa al governo americano tramite Fanfani, in quel momento presidente dell'Assemblea generale dell'ONU. L'iniziativa falli', forse anche a causa di anticipazioni e rivelazioni su quotidiani e periodici statunitensi, mentre attacchi giornalistici violenti venivano rivolti al L. in Italia; di fatto, quando piu' tardi si giunse alla pace, gli accordi presentavano sostanziali punti di contatto con i suggerimenti del La Pira.
Nelle elezioni amministrative del 1966 la DC decise di non ricandidare il L. alle elezioni amministrative, evidenziando cosi' le difficolta' e le incomprensioni da lui incontrate all'interno del suo stesso partito e provocando gravi polemiche nel mondo cattolico fiorentino, anche perche' molti ritenevano che tale decisione fosse stata presa con l'avallo dell'arcivescovo di Firenze, E. Florit.
In effetti il governo della diocesi da parte di Florit aveva rappresentato una svolta rispetto alla precedente linea di governo del cardinale Dalla Costa: Florit si opponeva, man mano con maggior decisione, alle iniziative "imprudenti" del L., mentre censure "romane" si erano verificate alla fine degli anni Cinquanta con l'allontanamento di religiosi legati al sindaco e alle sue iniziative, quali Balducci, D.M. Turoldo e C. Vannucci. La dialettica e il conflitto, gia' presenti nella Chiesa fiorentina, si erano accentuati negli anni Sessanta con i processi a E. Balducci e a Milani e uno scontro di piu' vasta portata si evidenzio' nel 1968 con il caso Isolotto, che vide contrapposti la comunita' di base, l'arcivescovo di Firenze e lo stesso Paolo VI. Di fronte a una crisi che sembrava registrare una frattura profonda, il L. ribadi' la sua assoluta fedelta' ecclesiale e gerarchica.
Lacerazioni e incomprensioni avrebbero continuato a caratterizzare la vita ecclesiale fiorentina degli anni successivi, in un clima di rassegnato immobilismo. Tuttavia il L. prosegui' e amplio' la sua intensa attivita' politico-diplomatica internazionale sui temi del disarmo nucleare e della distensione con numerosi viaggi, proposte, iniziative; dal 1967 divenne presidente della Federazione delle citta' unite.
Propose un ampliamento della struttura dei gemellaggi al fine di approfondire la cooperazione tra le citta' dell'Ovest, dell'Est e del Sud del mondo; segui' e partecipo' nei primi anni Settanta alle iniziative per le conferenze di convergenza, come quella di Helsinki per la sicurezza e cooperazione in Europa (CSCE) del 1973, quella di Parigi sulla fine della guerra e il mantenimento della pace in Vietnam, quella di Ginevra per un "cessate il fuoco" in Medio Oriente dopo la quarta guerra arabo-israeliana. Segui' anche la politica italiana, impegnandosi nella campagna per il referendum sul divorzio (13 maggio 1974), in appoggio alla richiesta di abrogazione della legge Fortuna-Baslini.
Nel 1976 dette il suo sostegno all'opera di B. Zaccagnini come segretario della DC, accettando di candidarsi come capolista alla Camera dei deputati, dove fu eletto con un alto numero di preferenze.
La sua candidatura aveva assunto di fatto anche il significato di una risposta alla candidatura nella Sinistra indipendente di non pochi cattolici che nel passato gli erano stati molto vicini, come M. Gozzini e R. La Valle, e che nel referendum sul divorzio si erano schierati tra i "cattolici del no".
Il L. mori' a Firenze il 5 novembre 1977.
Poco tempo prima aveva ricevuto una lettera autografa di Paolo VI, a conferma di un'amicizia e di un legame spirituale che non erano mai venuti meno. Il suo funerale, che vide una partecipazione corale, diversificata e vastissima, fu la conferma di un rapporto profondo e singolare che si era instaurato con la Chiesa e la citta' fiorentina. Nel gennaio 1986 l'arcivescovo di Firenze, cardinale S. Piovanelli, apri' il processo diocesano per la causa di beatificazione.
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Opere. Tra le edizioni e raccolte di testi del L. si segnalano: Principi, Firenze 1939-40 (rist. a cura di A. Scivoletto, ibid. 1955 e, con nota introduttiva del L., ibid. 1974); L'anima di un apostolo. Vita interiore di L. Necchi, Milano 1932 (rist. ibid. 1988); La nostra vocazione sociale, Roma 1944; Premesse della politica, Firenze 1945 e Architettura di uno Stato democratico, Roma 1949 (pubblicati insieme con il titolo Premesse alla politica e architettura di uno Stato democratico, Firenze 1945; rist. ibid. 1978); La vita interiore di don L. Moresco, Roma 1945; Il valore della persona umana, Milano 1947; L'attesa della povera gente, Firenze 1951 (rist., con introd. di V. Citterich, ibid. 1978); Una testimonianza cristiana, a cura di G.P. Meucci, ibid. 1955; Le citta' sono vive, a cura di F. Montanari, Brescia 1957; Prefazione a Tu non ucciderai. I cattolici e l'obiezione di coscienza in Italia, a cura di F. Fabbrini, Firenze 1966, pp. IX-XXIX; Il sentiero di Isaia, ibid. 1978 (III ed. ampl., a cura di G. Giovannoni - G. Giovannoni, prefaz. di M. Gorbaciov, ibid. 1996); La casa comune. Una costituzione per l'uomo, a cura di U. De Siervo, ibid. 1979; G. La Pira sindaco, I, 1951-54; II, 1955-60; III, 1961-65, a cura di U. De Siervo - G. Giovannoni - G. Giovannoni, ibid. 1988-89; Il fondamento e il progetto di ogni speranza (scritti gia' pubblicati ne Il Focolare, 1948-77), a cura di C. Alpigiano Lamioni - P. Andreoli, prefaz. di G. Dossetti, Roma 1992.
Del ricco epistolario del L. sono stati pubblicati: Lettere alle claustrali, Milano 1978; Lettere a S. Pugliatti (1920-1939), pres. di F. Mercadante, Roma 1980; S. Quasimodo - G. La Pira, Carteggio, a cura di A. Quasimodo, Milano 1980; Lettere a casa (1926-1977), a cura di D. Pieraccioni, ibid. 1981; Lettere al Carmelo, a cura di D. Pieraccioni, ibid. 1985; Lettere alla sorella Peppina e ai familiari, a cura di L. Rogasi, introd. di A. Scivoletto, Milano 1993; La Pira a Gronchi. Lettere di speranza e di fede (1952-1964), a cura di G. Merli - E. Sparisci, Pisa 1995; Caro Giorgio... Caro Amintore... 25 anni di storia nel carteggio La Pira - Fanfani, Firenze 2003; Beatissimo Padre. Lettere a Pio XII, a cura di A. Riccardi - I. Piersanti, Milano 2004.
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Fonti e bibliografia: L'archivio del L., conservato a Firenze presso l'omonima Fondazione, contiene una mole molto ampia di materiale inedito: carteggi di grande importanza con pontefici, prelati e uomini politici italiani e stranieri; tale documentazione non e' stata ancora messa a disposizione in modo sistematico per la consultazione. In preparazione dell'Edizione nazionale delle opere del L. e' stata redatta una bibliografia che elenca in ordine cronologico i suoi scritti, oltre che lettere e discorsi pubblicati dal 1917 al 1977: G. Conticelli - L. Artusi, Bibliografia degli scritti di G. L., I, Firenze 1998.
La bibliografia degli scritti sul L. annovera accanto a testi di riflessione critica testimonianze, a volte accompagnate da una parziale edizione di fonti. Si possono ricordare tra gli altri: L. Fiorillo, I fondamenti teorici dell'impegno politico di G. L. (1926-1945), in Novecento minore. Intellettuali e societa' in Italia, a cura di G. Invitto, Lecce 1977, pp. 179-225; A. Fanfani, G. L.: un profilo e 24 lettere inedite, Milano 1978; G. L., in Testimonianze, 1978, n. 203-206 (aprile-luglio); F. Mazzei, L.: cose viste e ascoltate, Firenze 1980; G. Miligi, Gli anni messinesi di G. L., Milano 1980 (II ed. ampl., con il titolo: Gli anni messinesi e le "parole di vita" di G. L., Messina 1995); L. oggi. Atti del I Convegno di studi sul messaggio di G. L. nella presente epoca storica... 1981, Firenze 1983; P. Roggi, I cattolici e la piena occupazione. L'attesa della povera gente di G. L., Milano 1983; V. Possenti, G. L. e il pensiero di s. Tommaso, Roma 1983 (II ed. ampl.: L. tra storia e profezia. Con Tommaso maestro, Genova 2004); G. Galli, "... Ha difeso la Pignone", Firenze 1984; E. Balducci, G. L., San Domenico di Fiesole 1986; B. Bocchini Camaiani, La Chiesa di Firenze tra L. e Dalla Costa, in Le Chiese di Pio XII, a cura di A. Riccardi, Bari 1986, pp. 283-301; V. Citterich, Un santo al Cremlino: G. L., Milano 1986; A. Antonielli, G. L. Il testimone del tempo, l'amministratore, il politico... (1951-1954), Firenze 1987; S.L. Carlino, Il "senso" della storia negli scritti di G. L., present. di C. Martino, Firenze 1990; Id., Storia e testimonianza. Saggio sul linguaggio di G. L., Firenze 1990; G. L. visto da G. Lazzati, a cura di A. Oberti, Roma 1992; L. e gli anni di "Principi": la riflessione su Tommaso D'Aquino e la lotta alla dittatura, a cura della Fondazione La Pira, Firenze 1993; R. Burigana, G. L. uomo del dialogo, Verona 1993; B. Bocchini Camaiani, Il dibattito sull'obiezione di coscienza: il "laboratorio fiorentino", in La spada e la croce. I cappellani italiani nelle due guerre mondiali, a cura di G. Rochat, Torre Pellice 1995, pp. 251-286; Cattolici e mercato. La grande polemica, a cura di D. Antiseri, Roma 1996; P. Bargellini - C. Bo. Il tempo de "Il Frontespizio". Carteggio (1930-1943), a cura di L. Bedeschi, Cinisello Balsamo 1998, ad ind.; V. Peri, L. Lazzati Dossetti. Nel silenzio la speranza, Roma 1998, ad ind.; D. Menozzi, "Profeta di Cristo Re": una lettura di Savonarola nella cultura cattolica tra Otto e Novecento, in Cristianesimo nella storia, XX (1999), 3, pp. 639-698; P.A. Carnemolla, Un cristiano siciliano. Rassegna degli studi su G. L. (1978-1998), Caltanissetta-Roma 1999; V. Peri, G. L.: spazi storici frontiere evangeliche, Caltanissetta-Roma 2001; L'identita' religiosa di Firenze nel Novecento: memoria e dialogo, Firenze 2002, ad ind.; P. Catalano, G.L.: diritto romano e profezia, s.l. ne' d.; A. Scivoletto, G. L.: la politica come arte della pace, Roma 2003.

4. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Vittorio Zucconi, L'arte del ritratto, Gedi, Roma 2021, pp. 256, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
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Riedizioni
- Furukawa Hideo, Tokyo Soundtrack, Sellerio, Palermo 2018, Rcs, Milano 2021, pp. 770, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4131 del 10 giugno 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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