[Nonviolenza] Telegrammi. 4089



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4089 del 29 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Per Alfio Pannega, avvicinandosi l'undicesimo anniversario della scomparsa
2. "Orlando": In ricordo di Elena Pulcini
3. "Societa' italiana per le donne in filosofia": Elena Pulcini
4. Piccolo dittico delle armi e del disarmo
5. In quanto le armi
6. Cosa e' l'antifascismo
7. Breve comizio sul fascismo
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. PER ALFIO PANNEGA, AVVICINANDOSI L'UNDICESIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

Un anniversario
Ricorre il 30 aprile l'XI anniversario della scomparsa di Alfio Pannega, un amico, un compagno di lotte e un maestro di vita indimenticabile.
Lo ricordiamo con struggente nostalgia e ne riproponiamo la figura e la testimonianza ancora una volta alla memoria di quanti lo conobbero ed alla riflessione dei piu' giovani affinche' il lascito morale e civile suo grande illumini ancora e ancora chi oggi si confronta con l'ingiustizia, con il dolore e con la morte.
Alfio e' stato una persona che veramente ha voluto e saputo condividere tutto il bene e tutti i beni, un comunista nel senso etimologico e autentico del termine: la persona che mette in comune tutto cio' che ha affinche' nessuno resti privo di cio' di cui ha bisogno, la persona che lotta contro tutte le rapine affinche' ogni persona abbia il necessario e possa vivere una vita degna e felice; e' stato un amico della nonviolenza che alla forza della verita' e alla lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani ha educato e persuaso quanti hanno condiviso con lui almeno alcuni passi sul cammino della vita; e' stato un sapiente e saggio conoscitore e difensore degli animali e delle piante, dell'intero mondo vivente; ed e' stato un poeta innamorato della conoscenza e del mondo grande e meraviglioso.
Che grande fortuna averlo conosciuto ed essergli stati vicino.
Che grande fortuna per l'umanita' che persone come lui siano esistite ed esistano ed esisteranno.
Anche nel suo nome e nel suo ricordo continuiamo nell'impegno nonviolento in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Anche nel suo nome e nel suo ricordo continuiamo nell'impegno nonviolento in difesa dell'intero mondo vivente di cui l'umanita' e' parte e deve essere responsabile, sollecita, amorevole custode.
Anche nel suo nome e nel suo ricordo invitiamo una volta ancora tutte le oppresse e tutti gli oppressi all'impegno nonviolento per la comune liberazione e salvezza, per il bene comune dell'umanita', per la condivisione del bene e dei beni, per amore della vita e del mondo.
Alfio Pannega seppe essere l'umanita' come dovrebbe essere: sappi esserlo anche tu che leggi che parole.
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446.
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Hic et nunc
E qui e adesso, fedeli alla sua memoria, alla sua amicizia, ai dialoganti pensieri ed alle lotte nonviolente che per tanti anni abbiamo con lui condiviso, ripetiamo ancora una volta alcuni dei compiti dell'ora attuale che deve adempiere ogni persona di volonta' buona:
1. Occorre opporsi al maschilismo.
La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
2. Occorre opporsi al razzismo.
- Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro;
- occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
- occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
- occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
3. Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre.
- Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera;
- occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere;
- occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
4. Occorre oppporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi.
Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Alfio Pannega era un compagno: parola che nell'etimo significa la persona che condivide il suo pane con le altre persone affamate.
Alfio Pannega vive ovunque una persona insorge contro la violenza e l'oppressione.
Alfio Pannega vive ovunque una persona insorge in difesa della vita e della dignita' umana.
Alfio Pannega vive ovunque una persona insorge per l'eguaglianza di diritti, per la giustizia e per la liberta' di tutte e tutti.
Alfio Pannega vive ovunque una persona insorge in difesa di tutti gli esseri viventi e di quest'unico mondo vivente.
Alfio Pannega vive quanto tu fai l'azione buona, la cosa giusta.
Fallo vivere tu, ancora e ancora, il nostro compagno Alfio Pannega.
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Alleghiamo in calce due ricordi, rispettivamente del 2010 e del 2020.
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Allegato primo: Alcune parole per Alfio Pannega (2010)
[Ricostruite a memoria - e frettolosamente poi scritte - questo sono, se non le esatte parole, alcune delle cose dette il primo maggio 2010 al cimitero di Viterbo dinanzi al feretro di Alfio Pannega]
Questo uomo aveva la bonta' e l'ira dei profeti, di coloro che sanno dire la verita' in faccia alle persone e al mondo: con la virtu' della misericordia verso tutte le creature sofferenti, e con la virtu' dell'indignazione contro ogni ingiustizia.
Aveva la pazienza di Giobbe: fedele sempre al vero e al giusto, senza mai un cedimento al male, senza mai una meschinita', senza mai una vilta'.
Recava la verita' di Qohelet: sapeva che tutto e' vanita' di vanita' e fame di vento, e che proprio per questo e' dovere di ciascuno recare aiuto a tutti, giacche' e' meglio essere in due che uno solo, poiche' chi e' solo, se lungo il cammino della vita inciampa, allora cade e non si risolleva, ma se ha compagni essi lo sosterranno, reciprocamente si sosterranno.
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Era un poeta, educato alla lingua e alla musica e alla tempra di Dante del cui capolavoro sapeva declamare a memoria interi canti, e cresciuto alla scuola dei poeti a braccio, per i quali la poesia e il pane, il lavoro quotidiano e l'estro armonico, la cruda realta' e la sublime bellezza sono una stessa cosa.
Ed era un testimone, e non di una generica viterbesita', formula astratta e vuota, ma di quella Viterbo popolare, civile, resistente, antifascista, che fu anche quella di Achille Poleggi e di Sauro Sorbini.
Ed era un esempio della sublime e luminosa dignita' e generosita' dei poveri: tutto cio' che era suo era di tutti, tutti accoglieva ed aiutava; all'ora della consumazione in comune dei pasti prima accudiva gli animali, poi gli ospiti e solo alla fine mangiava anche lui.
Era un educatore alla solidarieta' con tutti i viventi: e le persone che hanno condiviso con lui un tratto di strada, un'ora del giorno, da lui hanno imparato questo dovere nativo, sorgivo, elementare: di essere con gli altri e per gli altri.
Ed e' stato un dono, un dono grande, per chi ha avuto la fortuna, la grande fortuna, di averlo piu' intimamente conosciuto.
E che quest'uomo sia vissuto tra noi resta un'alta ragione di orgoglio per questa citta', che oggi gli rende omaggio.
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Ma detto questo ancora non e' detto tutto, e forse non e' detto ancora l'essenziale.
Gia' anziano, sofferente dei malanni di una travagliata vita di vicissitudini e fatiche, e dimorante allora in umana solitudine in una zona abbandonata della citta', 17 anni fa Alfio ebbe una seconda nascita, una seconda vita, partecipando fin dal primo giorno all'occupazione dell'ex-gazometro e alla nascita quindi del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e del centro sociale e' stato simbolo e anima, il cuore pulsante, e il centro sociale si e' riconosciuto in lui: in questi 17 anni lui e' stato il centro sociale e il centro sociale e' stato lui; e questi 17 anni da quell'estate del 1993 sono stati gli anni di un amore reciproco cosi' appassionato che ieri vedendo nella camera ardente, presso il centro sociale allestita, sgambettare e giocare ai piedi del feretro, o dalle braccia dei giovani genitori guardarlo e salutarlo, bambini di pochi anni e di non molti mesi, e insieme vedendo Giselle che venne al centro sociale bambina ed ora e' una meravigliosa giovane donna, tu vedevi che grande fioritura di vita e di bellezza Alfio ha saputo coltivare con l'esempio amorevole ed autorevole della sua dignita', della sua generosita'. E che grande eredita' lascia di umanita' fraterna e sororale, di persone sensibili e solidali, che alla scuola del suo esempio sono cresciute splendide.
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E ci sono questi ultimi anni, dalla fine del 2007 a oggi, caratterizzati soprattutto dalla sua lotta per il diritto alla casa: Alfio getto ' il suo cuore e la sua vita stessa nella lotta per il diritto di ogni essere umano ad avere un tetto, per il diritto sociale alla casa, per il diritto umano alla casa. Ed e' un dolore grande per noi che restiamo che sia deceduto senza che quel diritto almeno lui abbia potuto vederlo riconosciuto. Un dolore che non potremo dimenticare.
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E poi ci sono questi ultimi mesi, questi ultimi felici mesi, mesi che per Alfio sono stati forse i piu' gioiosi della sua vita da tanto tempo a questa parte.
La realizzazione del libro delle sue poesie, arricchito di un'ampia intervista ed impreziosito da tante stupende fotografie; un ringraziamento grande va a tutte le persone che hanno reso possibile questa pubblicazione, adempiendo quello che era da molti anni un suo profondo desiderio e una promessa solenne che i compagni del centro sociale a lui e a se stessi avevano fatto.
E con il libro, le sue presentazioni pubbliche con immensa e commossa partecipazione popolare, e la mostra fotografica sulla sua vita, e la lectio magistralis che tenne alla Sala Regia del Comune conclusa, dopo aver esortato ancora una volta i piu' giovani al sapere e alla generosita', con quel gesto sublime del rifiuto di un'onorificenza finche' non fosse stato riconosciuto un diritto, il diritto alla casa.
Con quel discorso e con quel gesto la grande cultura, la vera civilta', e l'autentica dignita' umana facevano irruzione nelle stanze del palazzo, divenivano ora di verita', sfida all'ipocrisia, alla menzogna e all'ingiustizia.
E poi ancora i manifesti col suo volto a segnalare l'emergenza casa, e la sottoscrizione pubblica promossa in suo nome cui lui magnanimamente acconsenti' ancora una volta mettendo tutto se stesso nella lotta per un diritto di tutti.
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Ma anche detto questo forse non e' ancora detto cio' che e' decisivo: per molti di noi, e mi perdonerete se qui il discorso si fa piu' intimo, Alfio e' stato un maestro e un compagno, di vita e di lotte. Un maestro e un compagno di vita: nella piena condivisione del pane, e di tutto. E un compagno di lotte, contro la guerra, contro razzismo, discriminazione, sfruttamento. Sempre dalla parte degli ultimi, degli umiliati e offesi, degli oppressi, dell'umanita in lotta per la liberazione.
E in lotta per l'ambiente casa comune, per la difesa qui a Viterbo del Bulicame, il Bulicame cantato da Dante e a un tiro di sasso dal centro sociale; e resta indimenticabile per chi lo visse quel suo meraviglioso discorso tenuto al Bulicame in quella notte in cui proprio dinanzi alle sorgenti e alle pozze di acqua sulfurea manifestammo in molti per salvare quel prezioso bene ambientale e culturale dalla devastazione cui lo avrebbe condannato la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge.
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Alfio Pannega non e' mai stato riducibile a un'immaginetta pittoresca di una Viterbo che fu coi suoi antichi mestieri e le sue vetuste tradizioni che vanno scomparendo, non e' mai stato un personaggio museale, da mummificare e archiviare; al contrario: fino all'ultimo dei suoi giorni Alfio e' stato un vitale, ardente, consapevolissimo militante del movimento degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani; per la difesa della natura che conosceva intimamente, essere vivente per essere vivente, animale per animale, pianta per pianta; per la liberazione dell'umanita' dallo sfruttamento e dall'oppressione, per l'uscita da questa preistoria verso il regno della liberta'.
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Oggi e' il primo maggio, e per il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, per il movimento delle oppresse e degli oppressi, e' il giorno della memoria e dell'impegno per la liberazione dell'umanita' dalla violenza dello sfruttamento; e vedete come sono strane e imprevedibili le coincidenze della vita: accingendoci proprio in questo giorno a recare l'estremo saluto ad Alfio, l'indomito combattente antifascista e il lavoratore che conosceva per averli sperimentati tutti i piu' faticosi mestieri - di pastore e di contadino, di artigiano e di operaio -, per noi da oggi il primo maggio lo sara' due volte quell'appello alla lotta solidale contro l'ingiustizia: nel ricordo dei martiri di Chicago uccisi nell'Ottocento dalla violenza del potere perche' lottavano per i diritti dei lavoratori, e nel ricordo di Alfio: e' la stessa memoria, e' la stessa lotta.
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Molti anni fa, commemorando Duilio Mainella, Sauro Sorbini concluse la sua orazione funebre col canto della Marsigliese, simbolo della lotta dell'umanita' contro la tirannide; vorrei oggi almeno ricordare le parole del refrain di quel canto composto un secolo dopo a rivendicare le ragioni dell'umanita' e della lotta per la sua liberazione proprio mentre la reazione persecutrice dilagava con la caccia all'uomo e le fucilazioni dei comunardi parigini, quel canto che e' l'Internazionale, che da quasi un secolo e mezzo e' il canto di quanti si levano a contrastare ogni oppressione: "Su', lottiam, l'ideale / nostro fine sara' / l'internazionale / futura umanita'".
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Ed ora che, con quelle indimenticabili parole di Paolo nella seconda lettera a Timoteo, di Alfio Pannega possiamo dire che ha concluso la sua corsa dopo aver combattuto la buona battaglia senza perdere la tenerezza, ora che Alfio ha compiuto la sua vita che e' stata fino all'ultima ora la vita di un giusto, ora sta a noi che restiamo di essere fedeli a quello che ci ha donato, che ci ha insegnato, e testimoniarlo a nostra volta, con le parole ed ancor piu' con gli atti, continuando la sua lotta, continuando a mettere in pratica i suoi insegnamenti; e se posso rivolgermi in particolare a tutti gli amici piu' vicini, a tutti i compagni che hanno condiviso e che proseguiranno, che proseguiremo insieme, l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo, ogni volta che accadra' che qualcuno vi chieda, ci chieda, "Chi era Alfio Pannega?", ebbene, che noi tutti che lo abbiamo conosciuto e che lo abbiamo avuto nostro compagno si possa essere degni di rispondere, testimoniandolo con ogni nostra azione: "Io sono Alfio Pannega, Viterbo e' Alfio Pannega, l'umanita' e' Alfio Pannega".
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Allegato secondo: Alfio Pannega. Un ricordo approssimandosi il decennale della scomparsa (2020)
Il 30 aprile saranno dieci anni che Alfio Pannega e' morto.
E credo che sara' la prima volta, in conseguenza delle misure di contenimento dell'epidemia, che alcuni di noi suoi vecchi amici non ci incontreremo per ricordarlo insieme. Cosi' non resta che mettere per iscritto le cose che non potremo dirci intorno a un tavolo.
Era un uomo libero e un poeta; era un compagno: l'antica luminosa parola che designa la persona che condivide il suo pane con chi non ne ha.
Era un proletario, uno sfruttato, e un combattente per la liberazione dell'umanita' intera, un antifascista che sapeva come Primo Levi che la lotta contro la violenza e l'ingiustizia non finisce mai.
Viveva assai poveramente, ed era di una generosita' sconfinata.
S'indignava per ogni ingiustizia e non nutriva odio per nessuno.
Era un militante comunista libertario, un amico della nonviolenza. Sapeva come Gandhi che tra mezzi e fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta, e che chi vuole lottare per la liberazione dell'umanita' deve essere perfettamente consapevole che questa lotta comincia aiutando chi ti e' vicino, chi incontri per strada, chi bussa alla tua porta. In ogni essere umano riconoscendo l'umanita' intera, riconoscimento che e' insieme riconoscenza.
Tutto comprendeva, e soprattutto il cuore delle persone e del mondo; era sapiente della sapienza appresa dal vivo contatto con la fatica e con la sofferenza, e dall'amore per Dante e per gli altri classici tre-cinquecenteschi della nostra letteratura che serbava viventi e integri nella memoria; sapeva fare tutto, con la meditata pazienza e la sicura lentezza di chi conosce per esperienza il lavoro artigiano, il lavoro operaio, il lavoro dei campi, i tempi della natura, la resistenza delle cose che invita alla fabrilita', di chi sa prendersi cura del mondo vivente ed ama che vivano gli animali e le piante cosi' come gli esseri umani, e il cielo e la terra. Trovarsi con lui seduti in cerchio intorno a un tavolo o in mezzo a un campo a condividere ragionamenti, a condividere il pane e il vino, era trovarsi alla scuola della gioia, e sentire con kantiana meraviglia il legame del cielo stellato e della legge morale.
Condivideva con tutte e tutti il bene e i beni. E la maggiore delle sue imprese io credo che sia aver educato all'amore per la verita', al rispetto per la vita, alla cura per gli esseri viventi - e per le parole che vivono anch'esse ed hanno quella potenza di cui diceva Gorgia agli ateniesi, e allora tu adoperati affinche' sempre le tue di bene siano apportatrici -, all'impegno morale e civile, alla nonviolenza vissuta e sentita vibrare in ogni intima fibra, tanti giovani che con lui hanno condiviso l'esperienza del centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", e che sono stati la felicita' della sua vocazione di saggio pedagogo.
Delle lotte di cui fu protagonista ancora negli ultimi mesi della sua vita ricordo almeno quella per salvare la preziosa area del Bulicame da una devastazione insensata, e quella per rivendicare il diritto di ogni essere umano ad avere una casa.
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Sarebbe una buona cosa se le tante persone che lo hanno conosciuto - a Viterbo piu' o meno tutti, poiche' per tanti anni percorse le vie della citta' col suo carretto trainato a mano a raccogliere cartoni ed altri imballaggi che poi riciclava, e con tutti scambiava un motto di saluto, una parola scherzosa e fragrante - trovassero il modo di tramandare il loro ricordo di Alfio non solo negli aneddoti raccontati tra amici ma anche acconsentendo a una registrazione, a una trascrizione di essi che resti per coloro che verranno, come un monumento da edificare alla cultura popolare, alla storia generosa e resistente della citta'.
E sarebbe bene che le istituzioni democratiche della citta' promuovessero una tale iniziativa.
Noi vecchi amici abbiamo amaro il cruccio di non aver saputo, con le nostre limitate personali risorse, sin qui realizzarla se non per lampi e frammenti - e penso con gratitudine al libro curato dalla "Banda del racconto", alle fotografie dell'indimenticabile Mario Onofri e di altri amici, all'opera teatrale di Pietro Benedetti, ad altre testimonianze e iniziative ancora, a cominciare da chi tiene ancora in vita per quanto possibile l'esperienza che Alfio condivise e di cui fu quasi eroe eponimo negli ultimi vent'anni della sua esistenza.
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Sovente in questi giorni di epidemia mi sono detto che avrei voluto poter con Alfio ragionare insieme su quello che e' necessario dire, su quello che e' necessario fare, come era nostra abitudine. E ragionando insieme, in reciproca maieutica, cercar di vedere con chiarezza la sofferenza e l'ingiustizia, e insieme cercare il modo di contrastarle; cercare la via di ridurre la sofferenza, di soccorrere le vittime, di porre un argine al dolore del mondo, di agire per la comune liberazione. Ogni ragionamento di quei civil conversari era insieme un appello a insorgere contro la violenza, contro l'iniquita', contro ogni abuso e contro ogni patimento.
Cosi' mi accade di pensare che se Alfio fosse qui, oggi, insieme denunceremmo l'insipienza e l'irresponsabilita' dei governanti che con la loro inerzia, la loro intempestivita', la loro stolta sicumera, il loro sfrenato egoismo, non hanno agito per tempo ed adeguatamente per fermare il contagio: ed hanno cosi' effettualmente favorito una strage che poteva e doveva essere ridotta ai minimi termini.
Ancora oggi ogni giorno muoiono centinaia di persone, quando ormai da mesi potevano e dovevano essere state attuate le misure adeguate che avrebbero salvato migliaia di vite.
Ancora oggi non sono state messe a disposizione di tutte le persone le fondamentali protezioni atte a impedire il contagio e salvare la vita.
Ancora oggi non vengono effettuati tutti i necessari controlli per individuare e circoscrivere e contrastare il contagio.
Ancora oggi non vengono intraprese tutte le indispensabili azioni di contrasto del contagio.
Ancora oggi le persone piu' bisognose di aiuto non ricevono aiuti adeguati.
Ancora oggi chi piu' ha bisogno di aiuto subisce ostracismo e abbandono, quando non anche persecuzione.
Tutto cio' e' mostruoso, e tutte le menzogne della propaganda, tutte le astuzie della retorica, tutta la pressione di una macchina comunicativa orientata alla mistificazione, alla narcosi e all'occultamento dei crimini, non basta a nascondere un cosi' ciclopico, abissale orrore.
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Sarebbe insorto Alfio Pannega dinanzi a questo orrore, dinanzi a questo massacro.
Un massacro che non e' affatto mera conseguenza di una imprevedibile fatalita', inevitabile esito di un virus incontrollabile, scempio dovuto a un destino cinico e baro. No. La strage in corso e' dovuta soprattutto alla negligenza, alla stoltezza, all'ignavia, all'avidita' e alla ferocia dei potenti che avevano gli strumenti adeguati per contrastare efficacemente il contagio, ed invece hanno di fatto abbandonato nelle fauci del morbo le persone piu' fragili, le piu' sofferenti, le piu' impoverite, le piu' derubate.
La catastrofe della strage da Covid-19 e' anche e innanzitutto l'esito dell'ignoranza, del menefreghismo e quindi della violenza dei potenti.
Quale scandalosa immoralita', e quale irredimibile tradimento della stessa legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica italiana che afferma il dovere di rispettare e difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Verra' un giorno che i governanti felloni saranno giudicati per la catastrofe provocata dalla loro insipienza, dalla loro irresponsabilita'.
Cosi' come verra' un giorno in cui saranno giudicati i governanti razzisti che nel 2018-2019 hanno commesso abominevoli crimini contro l'umanita' ostacolando il soccorso di naufraghi innocenti e perseguitando proditoriamente le persone piu' inermi e piu' esposte.
Verra' quel giorno, ma gia' oggi occorre fare quanto possibile per fermare subito il contagio e per salvare le vite che e' possibile salvare.
Verra' quel giorno, ma gia' oggi occorre che le istituzioni democratiche garantiscano a tutte le persone i beni di prima necessita' e tutte le cure e le necessarie protezioni dal morbo.
Verra' quel giorno, ma gia' oggi occorre che i pubblici poteri tornino a rispettare la morale e il diritto, la legalita' che salva le vite, il legato dei martiri della Resistenza inciso nella Costituzione della repubblica.
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Ecco, ogni volta che penso ad Alfio penso ai nostri doveri attuali. La sua memoria resta viva una fiamma e un appello all'azione nonviolenta per denunciare, smascherare e contrastare la violenza dei potenti; un appello all'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto; un appello a condividere il bene e i beni; un appello a salvare le vite.
A dieci anni dalla morte Alfio Pannega vive nel ricordo e nell'azione che a tutte le sofferenze, a tutte le oppressioni, a tutte le ingiustizie, a tutte le violenze si oppone.

2. LUTTI. "ORLANDO": IN RICORDO DI ELENA PULCINI
[Dal sito https://orlando.women.it riprendiamo questo ricordo]

Care e cari,
Elena Pulcini e' stata per molti anni una amica carissima per i nostri studi e i nostri incontri.
E ora ci troviamo a doverla ricordare anzi che a invitarla per un nuovo dialogo che avesse al suo centro l'ultimo libro da lei pubblicato. Elena Pulcini se ne e' andata per complicazioni insorte per l'infezione da Covid 19 il 9 aprile.
Solo nel novembre del 2020 aveva lasciato per raggiunti limiti di eta' la cattedra di Filosofia sociale che aveva come professoressa ordinaria presso l'Universita' di Firenze, dove si era laureata. Ma non vogliamo tessere le sue lodi solo in ambito accademico, dove ha goduto di riconoscimenti nazionali e internazionali. Una virtu', un merito di lei che vogliamo ricordare e' quello di avere accompagnato la ricerca con l'impegno attivo nel campo della divulgazione e sul terreno ecologista.
Al Centro delle donne avevamo invitato Elena per i suoi studi sulle passioni individuali e collettive e per il suo interesse per le relazioni di genere. Ai temi della cura e dei beni comuni si era dedicata di conseguenza e il titolo del libro che volevamo discutere con lei bene lo mostra: "Tra cura e giustizia. Le passioni come risorsa sociale" (Bollati Boringhieri, 2020). Oggi il nostro abbraccio e il nostro cordoglio vanno al marito Dario e alla figlia Bharti.
Le socie di "Orlando" che conducono il Centro di documentazione delle donne di Bologna.

3. LUTTI. "SOCIETA' ITALIANA PER LE DONNE IN FILOSOFIA": ELENA PULCINI
[Dal sito https://swip-italia.org riprendiamo questo ricordo]

Con sconcerto e profondo dolore apprendiamo della scomparsa di Elena Pulcini, a lungo Professoressa Ordinaria di Filosofia Sociale presso l'Universita' di Firenze e parte del Direttivo SWIP Italia fin dalla sua fondazione, collega, amica, filosofa acuta e raffinata.
Elena non "era", ma "e'". E' nei suoi libri, nella sua filosofia delle passioni, nella sua riflessione sul soggetto femminile, nella sua filosofia del dono e della cura. Rimarra' di Elena la sua philia per il mondo, il suo invito a prendersene cura. Che potesse essere migliore – questo mondo – ne era convinta: si cominci dalle passioni, senza le quali la nostra lotta contro l'ingiustizia e' una promessa mancata; si continui con le passioni, quelle che nutrono la nostra ricerca di giustizia. Elena ha confidato in queste passioni, le ha teorizzate, pratica e teoria insieme, senza dualismi. Non c'e' pudore in Elena, nel credere, "evocando uno slogan forse un po' nostalgico ma quanto mai attuale", in un mondo migliore. Ora siamo noi a provare quel pudore. L'ultimo libro di Elena, Tra cura e giustizia: Le passioni come risorsa sociale (dalle cui conclusioni le parole sopra riportate sono tratte), e' di pochi mesi fa. SWIP Italia dedichera' a Elena, e alla sua opera, un incontro. Un evento in sua memoria, ma anche un modo per continuare il suo lavoro di ricerca e di impegno filosofico seppur tristemente senza di lei.
Ci uniamo alla famiglia, alle altre colleghe e colleghi, alle amiche e agli amici nel ricordare una studiosa di grande levatura e persona straordinaria di cui non si potra' non sentire la mancanza.

4. REPETITA IUVANT. PICCOLO DITTICO DELLE ARMI E DEL DISARMO

I.

Le armi sanno a cosa servono
le armi non sbagliano la mira
le armi odiano le persone
quando le ammazzano poi vanno all'osteria
a ubriacarsi e a cantare fino all'alba

Le armi bevono il sangue
le armi mettono briglie e sella alle persone
poi le cavalcano fino a sfiancarle
affondano gli speroni per godere dei sussulti
della carne che soffre

Le armi non sentono ragione
una sola cosa desiderano: uccidere
e poi ancora uccidere
uccidere le persone
tutte le persone

Le armi la sanno lunga
fanno bella figura in televisione
sorridono sempre
parlano di cose belle
promettono miliardi di posti di lavoro
e latte e miele gratis per tutti

Le armi hanno la loro religione
hanno la scienza esatta degli orologi
hanno l'arte sottile del pennello
e del bulino e la sapienza grande
di trasformare tutto in pietra e vento
e della loro religione l'unico
articolo di fede dice: nulla
e nulla e nulla e nulla e nulla e nulla
e tutto ha da tornare ad esser nulla

Le armi ci guardano dal balcone
mentre ci affaccendiamo per le strade
ci fischiano e poi fanno finta di niente
ci gettano qualche spicciolo qualche caramella
cerini accesi mozziconi scampoli
di tela e schizzi di vernice e polpette
con dentro minuscole schegge di vetro

Sanno il francese hanno tutti i dischi
raccontano di quando in mongolfiera
e delle proprieta' nelle colonie d'oltremare
e delle ville tutte marmi e stucchi
t'invitano nel loro palco all'opera
ti portano al campo dei miracoli

Sanno le armi come farsi amare
e passo dopo passo addurti dove
hanno allestito la sala del banchetto

II.

Senza disarmo i panni stesi non si asciugano
senza disarmo la pizza diventa carbone
senza disarmo hai freddo anche con tre cappotti

Senza disarmo il fazzoletto ti strappa la mano
senza disarmo la maniglia della porta ti da' la scossa
senza disarmo le scarpe ti mangiano i piedi

Senza disarmo l'aria t'avvelena
senza disarmo il caffe' diventa sterco
senza disarmo dallo specchio uno ti spara

Senza disarmo il letto e' tutto spine
senza disarmo scordi tutte le parole
senza disarmo e' buio anche di giorno

Senza disarmo ogni casa brucia
senza disarmo quel che tocchi ghiaccia
senza disarmo tutto e' aceto e grandine

Senza disarmo la guerra non finisce

Senza disarmo finisce l'umanita'

5. REPETITA IUVANT. IN QUANTO LE ARMI

In quanto le armi servono a uccidere
le persone, l'esistenza delle armi
e' gia' una violazione dei diritti umani.

Solo il disarmo salva le vite
solo il disarmo rispetta e difende gli esseri umani
solo il disarmo riconosce e restituisce
umanita' all'umanita'.

Solo con il disarmo
la civilta' rinasce
il sole sorge ancora
fioriscono i meli
tornano umani gli esseri umani.

6. REPETITA IUVANT. COSA E' L'ANTIFASCISMO

L'antifascismo e' l'opposizione a tutte le uccisioni.
L'antifascismo e' l'affermazione che ogni essere umano
ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
L'antifascismo e' la convinzione
che il bene e i beni vanno condivisi,
che ogni persona bisognosa di aiuto
tu devi soccorrerla, accoglierla, assisterla,
che il mondo vivente merita di vivere
e sei tu che devi prendertene cura.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

L'antifascismo si oppone alla guerra e a tutte le uccisioni
si oppone quindi sempre al militarismo e alle armi tutte,
l'antifascismo si oppone al razzismo e a tutte le persecuzioni
sa che ogni essere umano e' un essere umano
e che tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti
e tutti infinitamente diversi ed e' quella
diversita' che fa dell'umanita' l'umanita', una e plurale,
l'antifascismo si oppone al maschilismo
poiche' fascismo e maschilismo sono esattamente
la stessa cosa.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

Tutte le vittime sono la nostra parte
l'antifascismo e' infatti sempre e solo
il partito dei fucilati, mai dei fucilatori
sono nostre compagne e compagni tutte le vittime di ingiustizia
sono nostre compagne e compagni tutti gli insorti contro l'ingiustizia
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti tenuti in catene
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti sterminati nei campi
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti gettati nelle fosse
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti sotto le bombe
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti che il deserto brucia
sono nostre compagne e compagni tutti gli innocenti che il mare ingoia
tutte le vittime sono innocenti
tutte le vittime vanno salvate
siamo una sola umanita'.
L'antifascismo e' l'azione concreta contro la violenza assassina.
L'antifascismo e' l'azione concreta che salva le vite.
L'antifascismo e' la nonviolenza, non altro che la nonviolenza.

7. REPETITA IUVANT. BREVE COMIZIO SUL FASCISMO

In una piazza di periferia
in una mite di sole mattinata
parlando alla buona coi soliti compari
queste parole disse e qui trascrive
per quanto ne ricordi e possa farlo
senza che dentro gli si sgretoli qualcosa
il vecchio povero che ha il mio nome.

Magari il fascismo fosse soltanto
un ragazzo disperato col revolver
traviato ad uccidere persone
di cui non sa nulla contro cui non ha nulla
sedotto giorno dopo giorno e goccia a goccia
dai callidi dai macabri officianti
riti di offerta di sangue ai feticci
del testa di morto con la feluca
del sadico folle coi baffi di Charlot

Magari il fascismo fosse soltanto
il cretino dal volto surgelato
che in televisione atteggiandosi a Goebbels
sibila scempiaggini che seminano orrore
o un decrepito prominente tutto cerone
interdetto dai pubblici uffici
al mercimonio dedito di giovani corpi
o il ragazzino eletto dai voti
di chi sostituisce il turpiloquio
alla pazienza dell'ascolto e del comprendere
e solo si nutre di odio e di razzismo

Magari il fascismo non fosse altro
che maneschi babbei insaccati di nero
quattro politicanti ladri e volgari
i lenoni macellai di carne umana
e i caporali che all'alba
contano schiavi sulla piazza dell'appello

Invece il fascismo e' anche e soprattutto
la dittatura planetaria del capitale astratto
sulle concrete persone e la natura vivente
lo sfruttamento di ogni cosa che esista
fino a ridurla a pietra a cenere a silenzio
a polvere a fumo a nulla di nulla
la sete infinita di morte
di un meccanismo rapace che odia ogni vita
la macchina bellica che spara
su ogni cosa che su muova all'orizzonte
ser Martino che ritorna a casa
e fa scoppiare la testa a monna Berta
dimenticatasi di chi e' il padrone

Il fascismo e' tutto cio' che vomitano
le televisioni i telefonini internet
e frigge i cuori e i cervelli di tutti

Il fascismo sono le automobili gli aerei le vacanze
le discoteche le fotografie i consigli per gli acquisti
tutte le merci che hai l'obbligo di avere
tutte le azioni che hai l'obbligo di compiere
se non vuoi essere gettato nel pozzo
nero di pece dell'inferno dei reietti
delle schiave e degli schiavi addetti
a soddisfare dei ricchi le voglie
se non vuoi essere tu anche inabissato
tra le miriadi di scarti e larve
che puzzano di fame e di paura
che tremano di freddo e d'impotenza
e che col solo sguardo ti contagiano
potenza arcana del volto di chi soffre
e chi ne ha pieta' lebbra lo coglie

Il fascismo e' il consumismo disumano
che ha colonizzato anche questo paese
e reso analfabeti milioni di persone
e la neolingua e il bispensiero iniettati
nelle viscere a colmarne carni ed ossa
e sinapsi e circonvoluzioni
finche' sia evacuato da ogni corpo
ogni senno e non c'e' nessun Astolfo

E' il trionfo del capitale
nelle teste di chi non trova strano
che vi siano ricchi e poveri
di chi beve la vecchia panzana
che se stai male certo e' colpa tua
di chi crede che sia eterna e giusta
legge questo essere tenuti alla catena
allevati a scorpioni e frustate
condannati alla morte inchiodati
condannati alla morte per acqua
condannati al deserto di fuoco
tra le risa di scherno dei draghi
che ti rubano il pane e le rose

Diciamoci una triste verita'
non e' antifascista questo paese
ma solo la sua Costituzione
che scrisse nelle carceri e sulle montagne
col proprio sangue l'esigua minoranza
che al fascismo resistette

Antifascista e' solo la nonviolenza
che a tutte le uccisioni si oppone
che a tutte le violenze si oppone
che a tutte le menzogne si oppone
che si oppone a tutti i poteri che pretendono
di ridurre le persone a servi e salme
e di fare del mondo che vive poltiglia

Antifascista e' il povero cristo
che cerca scampo dall'orrore
e con la sua sola esistenza gia' lotta
contro la disumanita' di un mondo capovolto

L'Italia sara' una repubblica
democratica quindi antifascista
quando ogni persona che qui vive e respira
avra' gli stessi diritti di ogni altra

Sara' una repubblica quando
abolira' le guerre e gli eserciti e le armi
quando cessera' l'apartheid
e il maschilismo sara' solo un ricordo
della preistoria dell'umanita'

Allora si' sara' la nostra casa
sara' il paese in cui potremo vivere
uomini e donne senza vergognarci
ogni persona recando aiuto ad ogni altra
ogni persona da ogni altra aiuto ottenendo

Fino ad allora la lotta continua
oggi e' soltanto l'8 settembre
e questo posto in cui stiamo parlando
cosi' fra amici e cosi' alla buona
e cosi' stanchi eppure non arresi
questo posto e' Madonna del Colletto.

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Classici
- Dante Alighieri, La Vita nuova e le Rime, Salerno, Roma 1995, Rcs, Milano 2021, pp. L + 574, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). A cura di Andrea Battistini.
*
Strumenti
- AA. VV., Repertorio. Dizionario normativo della scuola 2021, Tecnodid, Napoli 2021, pp. 1440, euro 68.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4089 del 29 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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