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[Nonviolenza] Telegrammi. 4076
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 4076
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Thu, 15 Apr 2021 19:48:46 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4076 del 16 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. "Rileggendo Truman Capote". Un incontro di studio a Viterbo con Paolo Arena
2. Enrico Bellone
3. Ernest callenbach
4. Fausto Cossu
5. Dona Ivone Lara
6. Carlos Franqui
7. Roberto Giammanco
8. Maria Lai
9. Ngo Dinh Le Quyen
10. Luis Sepulveda
11. Tomas Spidlik
12. Cesare Vasoli
13. Giampietro Berti: Errico Malatesta
14. Guido Caldiron: Sarah Smarsh e l'America ferita dei bianchi poveri
15. Crocifisso Dentello: Louisa May Alcott, piccola grande donna: sgobbona, povera, femminista
16. Louisa May Alcott: Da due lettere
17. Alcuni riferimenti utili
18. Il dittatore
19. Ma quali torture d'Egitto
20. Homo sum
21. L'attenzione del mondo a quanto accade in Myanmar
22. Segnalazioni librarie
23. La "Carta" del Movimento Nonviolento
24. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. "RILEGGENDO TRUMAN CAPOTE". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO CON PAOLO ARENA
La sera di giovedi' 15 aprile 2021 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" si e' tenuto un incontro di studio sul tema: "Rileggendo Truman Capote".
L'incontro si e' svolto nel piu' assoluto rispetto delle misure di sicurezza previste dall'ultimo Dpcm per prevenire e contrastare la diffusione del coronavirus.
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
*
Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it
2. MEMORIA. ENRICO BELLONE
Il 16 aprile 2011 moriva Enrico Bellone, storico della scienza.
Con gratitudine lo ricordiamo.
3. MEMORIA. ERNEST CALLENBACH
Il 16 aprile 2012 moriva Ernest Callenbach, pensatore, scrittore, ecologista.
Con gratitudine lo ricordiamo.
4. MEMORIA. FAUSTO COSSU
Il 16 aprile 2005 moriva Fausto Cossu, comandante partigiano.
Con gratitudine lo ricordiamo.
5. MEMORIA. DONA IVONE LARA
Il 16 aprile 2018 moriva Dona Ivone Lara, cantante e musicista.
Con gratitudine la ricordiamo.
6. MEMORIA. CARLOS FRANQUI
Il 16 aprile 2010 moriva Carlos Franqui, rivoluzionario antiautoritario, testimone e scrittore.
Con gratitudine lo ricordiamo.
7. MEMORIA. ROBERTO GIAMMANCO
Il 16 aprile 2013 moriva Roberto Giammanco, intellettuale, saggista, documentarista di forte impegno civile.
Con gratitudine lo ricordiamo.
8. MEMORIA. MARIA LAI
Il 16 aprile 2013 moriva Maria Lai, artista.
Con gratitudine la ricordiamo.
9. MEMORIA. NGO DINH LE QUYEN
Il 16 aprile 2012 moriva Ngo Dinh Le Quyen, impegnata per i diritti umani e nella solidarieta' con i migranti.
Con gratitudine la ricordiamo.
10. MEMORIA. LUIS SEPULVEDA
Il 16 aprile 2020 moriva Luis Sepulveda, scrittore e militante antifascista.
Con gratitudine lo ricordiamo.
11. MEMORIA. TOMAS SPIDLIK
Il 16 aprile 2010 moriva Tomas Spidlik, illustre teologo.
Con gratitudine lo ricordiamo.
12. MEMORIA. CESARE VASOLI
Il 16 aprile 2013 moriva Cesare Vasoli, illustre storico della filosofia.
Con gratitudine lo ricordiamo.
13. STORIA. GIAMPIETRO BERTI: ERRICO MALATESTA
[Dal sito www.treccani.it riprendiamo la seguente voce dal Dizionario biografico degli italiani, vol. 68 (2007)]
Errico Malatesta nacque a Santa Maria Capua Vetere, in Terra di Lavoro, il 4 dicembre 1853 da Lazzarina Rastoin e Federico. Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali in un collegio diretto dagli scolopi, si iscrisse alla facolta' di medicina a Napoli, senza tuttavia terminare gli studi.
Una precoce passione politica lo porto' ad aderire, quattordicenne, al repubblicanesimo mazziniano. Razionalismo, positivismo, libero pensiero, democraticismo e garibaldinismo furono i principi caratterizzanti la sua formazione politica. Nel 1871 la drammatica epopea della Comune di Parigi, e la spaccatura che essa provoco' nelle file dei repubblicani dopo la condanna dell'esperimento rivoluzionario da parte di G. Mazzini, lo indussero, insieme con molti altri giovani idealisti mazziniani, a spostarsi su posizioni anarchiche e socialiste. Nell'agosto 1872 fondo' - insieme con A. Costa, C. Cafiero, T. Zanardelli, C. Ceretti, S. Friscia - la sezione italiana dell'Associazione internazionale dei lavoratori (AIL), che si contraddistinse per l'intransigente opposizione al Consiglio generale di Londra dell'Internazionale, diretto da K. Marx. La scelta di campo libertaria degli internazionalisti napoletani e piu' in generale italiani negli anni Settanta del XIX secolo ebbe come suo piu' importante riflesso l'egemonia anarchica sul nascente movimento operaio e socialista italiano. Nel settembre 1872 il M. partecipo' al congresso internazionale antiautoritario di Saint-Imier, che rappresento' l'atto di nascita del movimento anarchico internazionale.
In questo congresso venne elaborato il programma ideologico dell'anarchismo, i cui punti salienti erano: critica del principio di autorita'; abbattimento per via insurrezionale dello Stato e del sistema di produzione capitalistico; creazione di una societa' federalista fondata su una economia collettivistica e autogestionaria; pluralismo ideologico-politico delle organizzazioni del movimento operaio; spontaneismo della lotta popolare. Nel contempo M. Bakunin fece approvare dai suoi piu' fidati collaboratori il Programma della fratellanza. In esso veniva respinta la concezione giacobina della rivoluzione elaborata da Marx, ma era propugnata la centralita', nel processo di emancipazione insurrezionale delle masse popolari, di una minoranza di rivoluzionari di professione, il cui compito doveva consistere nella vigilanza, occulta ma autoritaria, affinche' tale emancipazione non imboccasse la strada dittatoriale o riformistica. A tali principi il M., nei suoi sessant'anni di attivita' rivoluzionaria, sarebbe rimasto religiosamente fedele.
Nell'agosto 1874 il M. fu tra i promotori di un moto insurrezionale di stampo anarchico, i cui centri propulsori furono la Puglia e Bologna, ma tale tentativo aborti' sul nascere. Egli venne arrestato e tratto nel carcere di Trani, dove rimase per quasi un anno. Nell'ottobre 1876 partecipo' al terzo congresso della sezione italiana dell'AIL, tenutosi a Firenze-Tosi, nel quale vennero approvati i principi del comunismo anarchico e della "propaganda del fatto": ossia la propaganda condotta tra le masse popolari attraverso azioni rivoluzionarie spregiudicate di probabile e auspicabile effetto emulativo.
Il prodotto piu' eclatante di questa strategia e' rappresentato dall'azione della cosiddetta "banda del Matese": nell'aprile 1877 il M., alla guida di una trentina di internazionalisti, tra i quali figuravano C. Cafiero e P.C. Ceccarelli, si inerpico' sul massiccio campano, nel tentativo di promuovere l'insurrezione delle popolazioni dei paesi di Letino e Gallo contro le autorita' costituite. L'azione ebbe un palese scopo dimostrativo e ottenne una grande risonanza. I rivoluzionari vennero arrestati e condotti quasi tutti nel carcere di Benevento. Processati nel 1878 furono assolti dalle imputazioni di sovversione.
Nel settembre 1878 il M. abbandono' l'Italia e inizio' un periodo di peregrinazione, che lo porto' dapprima in Egitto, poi in Siria, in Libano, in Francia e infine in Svizzera. In ognuna di queste localita' la sua propaganda rivoluzionaria lascio' segni profondi. Nell'aprile 1879 fu di nuovo in viaggio: dapprima in Romania, successivamente in Francia, dove venne arrestato e, subito dopo, espulso. Tra la fine del 1879 e l'inizio del 1880 si mosse clandestinamente tra Francia, Svizzera e Belgio. In Francia fu nuovamente arrestato nel giugno 1880 e condannato a una pena detentiva di sette mesi, espiata la quale si reco' a Londra, dove nel luglio 1881 partecipo' insieme con F.S. Merlino e P. Kropotkin al congresso internazionalista-socialista. Nel giugno 1882 accorse in Egitto per appoggiare l'insurrezione nazionalista antibritannica guidata da Orabi Pascia'. Arrestato dalle autorità britanniche, torno' in liberta' all'inizio del 1883.
Rientrato in Italia, tento' di contrastare la svolta legalitaria e parlamentare di A. Costa, che condusse questo ad abbandonare l'anarchismo per una visione democratica e riformistica del socialismo. Ai primi del 1884, dopo una nuova detenzione, il M. fondo' a Firenze il settimanale La Questione sociale. Nel 1884 pubblico' due opuscoli propagandistici: Programma e organizzazione dell'Associazione internazionale dei lavoratori e Fra contadini. Questo secondo scritto conobbe una larghissima diffusione e fortuna, venendo piu' volte ristampato e tradotto in molte lingue. Ancora una volta processato e condannato, alla fine del 1884 il M. lascio' l'Italia e si rifugio' in Argentina, dove riprese le pubblicazione della Questione sociale.
Il soggiorno argentino, in termini propagandistici, divenne uno fra i piu' fruttuosi dell'itinerante azione ideologica del M., che contribui' alla nascita di diversi sindacati. Nel 1886 compi' un'infruttuosa spedizione nella Terra del Fuoco, alla ricerca di oro per finanziare le attivita' del movimento. Tornato a Buenos Aires, vi rimase due anni, sino a che nel 1889 decise di tornare in Europa, stabilendosi a Nizza, dove fondo' e diresse il periodico L'Associazione. Nell'opuscolo L'anarchia delineo' la sua visione fortemente etica dell'anarchismo, tale per cui i mezzi da esso impiegati nella lotta politica dovevano armonicamente conciliarsi coi fini perseguiti.
Nel 1891 partecipo' al congresso di Capolago, che costitui' il primo tentativo di creare un'organizzazione anarchica nazionale. Arrestato a Lugano, dopo due mesi di carcere torno' brevemente a Londra, da cui parti' per la Spagna, dove si propose di contribuire a una sollevazione rivoluzionaria. Rifugiatosi di nuovo a Londra, si impegno' particolarmente a contrastare le derive terroristiche dell'anarchismo, che nuocevano gravemente alla credibilita' e all'immagine degli anarchici anche presso le classi popolari, proprio mentre il congresso di Genova sanciva la rottura definitiva tra socialisti e anarchici.
Dopo aver partecipato a un tentativo insurrezionale in Belgio nella primavera del 1893, il M. torno' in Italia, dove da qualche mese era iniziata, in Sicilia, una rivolta pre-insurrezionale (Fasci siciliani) e dove, in Lunigiana, regione nella quale forte era la presenza anarchica, i cavatori del marmo avevano iniziato un duro sciopero contro le condizioni di lavoro. Tuttavia, anche questa volta, l'azione insurrezionale falli' prima ancora di nascere e il M., sfuggito all'arresto, avvio' una revisione critica della strategia rivoluzionaria, giungendo alla conclusione che era necessario un intenso lavoro propagandistico tra le masse popolari, propedeutico all'azione rivoluzionaria.
Nel luglio 1896 fu tra i protagonisti del congresso socialista internazionale di Londra. Nel marzo 1897 torno' in Italia e si stabili' ad Ancona, citta' nella quale imposto' il suo lavoro rivoluzionario, seguendo uno schema che avrebbe consolidato negli anni a venire: da un lato, svolgere un'intensa attivita' propagandistica a mezzo stampa; dall'altro, parallelamente, creare quadri di rivoluzionari ideologicamente coesi e motivati in vista di una futura azione insurrezionale. Ad Ancona egli edito', per circa un anno, un nuovo settimanale, L'Agitazione, che raggiunse la tiratura di circa 7000 copie e che venne diffuso soprattutto nelle regioni dell'Italia centrale.
Nel 1897 fu arrestato e processato ad Ancona. La condanna fu mite (sette mesi), ma prima della fine della detenzione gli venne comminata una condanna a cinque anni di domicilio coatto. Fu cosi' trasferito dapprima a Ustica, poi a Lampedusa, da dove riusci' a fuggire nell'aprile 1899. Via Tunisi e Malta raggiunse infine l'Inghilterra, e poi gli Stati Uniti ai primi di agosto. In terra nordamericana il M. svolse una breve ma intensa attivita' propagandistica, tenendo conferenze in diversi Stati.
Tornato in Europa, si trovava a Londra il 29 luglio 1900, quando G. Bresci, che forse aveva concordato l'azione col M. stesso, uccise il re d'Italia Umberto I. Furono anni di forte isolamento politico per il M., che non poteva tornare in Italia, ma neppure svolgere attivita' politica sul suolo inglese, dal momento che l'asilo politico che l'Inghilterra concedeva si fondava sull'impegno di non intromettersi nelle vicende politiche interne.
Nel 1907 partecipo' al congresso internazionale anarchico di Amsterdam, nel quale, in polemica con gli esponenti del sindacalismo rivoluzionario, ebbe occasione di approfondire le tesi elaborate nel congresso londinese del 1896. Nell'agosto 1913 torno' finalmente in Italia, stabilendosi ancora una volta ad Ancona, ove fondo' un nuovo settimanale, Volonta'. Questo nuovo periodo di agitazione rivoluzionaria culmino', nel giugno 1914, nel moto insurrezionale della Settimana rossa. Dopo il suo fallimento, il M. fu costretto a riparare per l'ultima volta a Londra, dove trascorse gli anni della prima guerra mondiale.
Ritornato in Italia nel dicembre 1919, giudico' la situazione politica propizia per un nuovo tentativo insurrezionale e tento' invano di promuovere un'alleanza tra le forze anarchiche, repubblicane, socialiste e sindacaliste. Nei primi mesi del 1920 assunse la direzione del quotidiano anarchico Umanita' nova, che raggiunse ben presto la tiratura di 50.000 copie. Arrestato insieme con altri compagni, tra i quali il segretario dell'Unione sindacale italiana A. Borghi, nel marzo 1921 inizio' lo sciopero della fame, che interruppe quando fu informato che un attentato, concepito da alcuni anarchici individualisti per uccidere il questore di Milano, aveva provocato una strage di inermi all'interno del teatro Diana.
Assolto dopo un anno di carcere, si trasferi' a Roma, dove riprese la direzione di Umanita' nova. Ma il clima politico era ormai mutato: alla fine del 1922, dopo la presa del potere da parte di B. Mussolini, il giornale cesso' le pubblicazioni a causa dell'ennesima devastazione della tipografia per opera delle squadre fasciste. Nel 1924 il M. dette vita alla sua ultima e piu' rilevante, da un punto di vista teorico, pubblicazione periodica, il quindicinale Pensiero e volonta', che condusse una esistenza travagliatissima per circa due anni, dovendo combattere contro la censura fascista, il sequestro preventivo delle copie, il sabotaggio della distribuzione.
Tale pubblicazione si configura come l'approdo ultimo del suo pensiero. Vi si afferma una concezione ormai integralmente etica, volontaristica e gradualista dell'anarchismo, la cui validita' non viene fatta derivare da necessita' storiche o da presupposti naturalistici, ma dall'universalita' dei suoi valori fondanti. L'impossibilita', da parte della rivista, di occuparsi di questioni politiche contingenti gli offre insomma l'occasione di approfondire diversi aspetti teorici della sua dottrina: degne di considerazione, sotto questo profilo, paiono le sue riflessioni sul fallibilismo epistemologico e il positivismo scientifico. Sul piano strategico, si prospetta l'idea che la rivoluzione, alla quale gli anarchici parteciperanno come minoranza rivoluzionaria, per questo stesso motivo non potra' essere anarchica tout court: essa dovra' certo avere come suo prioritario scopo l'abbattimento dello Stato e del sistema di produzione capitalistico, ma dovra' altresi' creare, subito dopo, uno spazio politico liberale capace di far coesistere, pacificamente, le varie forze rivoluzionarie, garantendo a ciascuna di esse la piu' ampia liberta' di organizzazione e di propaganda. Solo allora gli anarchici, liberi dalla repressione statale e poliziesca, potranno indirizzare con la forza pedagogica dell'esempio, grazie alla superiore eticita' dei loro ideali, la rivoluzione stessa verso gli obiettivi anarchici del federalismo politico e dell'autogestione economica.
Le leggi liberticide del 1926 misero fine a quest'ultima esperienza giornalistica del Malatesta. La sua sottovalutazione del fenomeno fascista - interpretato sin dal 1922, come accadde del resto a quasi tutti gli esponenti della sinistra rivoluzionaria, come una mera recrudescenza autoritaria dello Stato liberale e delle classi borghesi - lo indusse a rimanere in Italia e a non seguire, come invece molti compagni gli consigliarono di fare, la via dell'esilio. Si disse convinto, sino all'ultimo, che la dittatura fascista fosse destinata a breve vita.
Il M. trascorse gli ultimi anni di vita a Roma, prigioniero nella sua casa, sorvegliato giorno e notte dalla polizia. Qui, assistito dalla sua compagna Elena Melli, mori' il 22 luglio 1932.
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Opere: Per gli scritti del M. esiste una Bibliografia malatestiana, a cura di U. Fedeli, in appendice a L. Fabbri, cit. in bibliografia. Antologie: Scritti, I, "Umanita' nova". Pagine di lotta quotidiana, prefaz. di L. Fabbri, Ginevra 1935; II, "Umanita' nova". Pagine di lotta quotidiana e scritti vari del 1919-1923, ibid. 1935; III, "Pensiero e Volonta'". Riv. quindicinale di studi sociali e di coltura generale (Roma, 1924-1926) e ultimi scritti (1926-1932), prefaz. di L. Fabbri, ibid. 1936; Scritti scelti, a cura di G. Berneri - C. Zaccaria, Napoli 1954; Vita e idee, a cura di V. Richards, Pistoia 1968; Scritti scelti, a cura di G. Cerrito, Roma 1971; Il buon senso della rivoluzione, a cura di G. Berti, Milano 1999.
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Fonti e bibliografia: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, f. personale; E. Malatesta, Epistolario 1873-1932, lettere edite e inedite, a cura di R. Bertolucci, Avenza 1984; Una pagina di storia del partito socialista-anarchico. Il processo Malatesta e compagni innanzi al tribunale penale di Ancona e i recenti processi di Ancona e Castelferretti per le bombe ammaestrate, Castellammare Adriatico 1908; T. Tagliaferri, E. M., A. Borghi e compagni davanti ai giurati di Milano, Milano s.d. [ma 1921]; M. Nettlau, E. M.: vita e pensieri, New York s.d. [ma 1922]; Id., Bakunin e l'Internazionale in Italia, Ginevra 1928, pp. 100-112; D. Abad de Santillan, El movimiento anarquista en la Argentina desde sus comienzos hasta 1910, Buenos Aires 1930, pp. 32-37; A. Borghi, E. M. in sessant'anni di lotte anarchiche. Storia, critica, ricordi, New York 1933; L. Fabbri, M.: l'uomo e il pensiero, Napoli 1951; P.C. Masini, Gli internazionalisti. La banda del Matese (1876-1878), Milano 1958, ad ind.; E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, Milano 1959, ad ind.; Associazione internazionale dei lavoratori, I Conferenza. Risoluzione, in La Federazione italiana dell'Associazione internazionale dei lavoratori. Atti ufficiali 1871-1880: atti congressuali, indirizzi, proclami, manifesti, a cura di P.C. Masini, Milano 1964, pp. 36 s.; L. Lotti, La settimana rossa, Firenze 1965, ad ind.; G. Woodcock, L'anarchia. Storia delle idee e dei movimenti libertari, Milano 1966, pp. 213-217; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a M., Milano 1969, ad ind.; G.C. Maffei, E. M. in Ticino, in Boll. stor. della Svizzera italiana, LXXXII (1970), 1, pp. 18-25; S. Arcangeli, E. M. e il comunismo anarchico in Italia, Milano 1972; W.J. Fishman, East End Jewish radicals: 1875-1914, London 1975, p. 248; F. Bedarida, Sur l'anarchisme en Angleterre, in Melanges d'histoire sociale offerts a' Jean Maitron, Paris 1976, pp. 11-17; G. Cerrito, Dall'insurrezionalismo alla settimana rossa, Firenze 1977, ad ind.; M. Antonioli, Introduzione, in Dibattito sul sindacalismo. Atti del Congresso internazionale anarchico di Amsterdam (1907), a cura di M. Antonioli, Firenze 1978; C. Levy, M. in exile, in Annali della Fondazione Luigi Einaudi, XVIII (1981), pp. 262-270; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati, Milano 1981, ad ind.; G. Cerrito, Andrea Costa nel socialismo italiano, Roma 1982, ad ind.; R.J. Vecoli, The Italian immigrants in the United States labor movement from 1880 to 1929, in Gli italiani fuori d'Italia. Gli emigrati italiani nei movimenti operai dei paesi d'adozione, 1880-1940, a cura di B. Bezza, Milano 1983, pp. 257-306; S. Di Corato, Magistratura, anarchici e governo. La vicenda della banda del Matese, in Riv. di storia contemporanea, XIII (1984), pp. 332-334; M. Toda, E. M. da Mazzini a Bakunin. La sua formazione giovanile nell'ambiente napoletano (1868-1873), Napoli 1988; M. Antonioli, A. Borghi e l'Unione sindacale italiana, Manduria 1990, pp. 11-24; Id., Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell'Ottocento e il fascismo, Manduria 1990, pp. 214 s.; E. Falco, A. Borghi e gli anarchici italiani, 1900-1922, Urbino 1992, pp. 23 s., 110 s.; F. Codello, Educazione e anarchismo. L'idea educativa nel movimento anarchico italiano (1900-1926), Ferrara 1995, ad ind.; G. Zaragoza Ruvira, Anarquismo argentino (1876-1902), Madrid 1996, pp. 79-83; S. Fedele, Una breve illusione. Gli anarchici italiani e la Russia sovietica, 1917-1939, Milano 1996, pp. 11-69; M. Antonioli, L'individualismo anarchico, in M. Antonioli - P.C. Masini - L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa 1999, ad ind.; M. Toda, E. M. da Castel del Monte alla banda del Matese, in Movimenti sociali e lotte politiche nell'Italia liberale. Il moto anarchico del Matese. Atti del Convegno di San Lupo 1998, Milano 2001, a cura di L. Parente, pp. 140-144; G. Berti, E. M. e il movimento anarchico italiano e internazionale, 1872-1932, Milano 2003.
14. INTERVISTE. GUIDO CALDIRON: SARAh SMARSH E L'AMERICA FERITA DEI BIANCHI POVERI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista originariamente apparsa su "il manifesto" il 18 febbraio 2021]
Parla l'autrice di "Heartland", da oggi in libreria per Black Coffee. Un memoir che racconta tre generazioni di agricoltori del Kansas tra crisi economica e sconfitte domestiche. "Quando privilegio razziale e svantaggio economico vanno insieme, il problema si pone in termini di classe. Qualcosa che nel mio Paese si e' sempre cercato di negare o mettere a tacere".
"Il sogno americano sembra piu' un fantasma che perseguita i nostri pensieri piuttosto che un contratto sacro che vale la pena firmare per mettere in cassaforte il futuro". Non e' facile scoprire quanto rapidamente la promessa di felicita' sancita fin dalla Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti possa tradursi in un bluff, in una vita difficile e priva di qualunque traccia di miglioramento anche solo all'orizzonte. Ed e' ancora meno facile se a fare questa scoperta e' una ragazzina che cresce in una famiglia di agricoltori nel bel mezzo delle campagne del Kansas.
L'essere bianchi non basta, come la retorica razziale sulla quale si e' costruito il Paese ha invece sempre affermato, perche' nell'equazione della propria biografia essere poveri ha un ruolo di gran lunga piu' importante. Oltre il "mito" di una working class che costruisce le proprie fortune grazie all'abnegazione e al duro lavoro, emergono le frontiere di classe, le limitazioni economiche, le tante derive personali che in una societa' dove la sconfitta e la miseria sono spesso vissute come colpe lasciano ferite profonde e incancellabili: dalle violenze domestiche agli abusi, dall'alcolismo alla dipendenza da medicinali e da ogni sorta di oppiacei.
Con un coraggio e una forza eccezionali, e' questo che ha scelto di raccontare Sarah Smarsh in Heartland (Black Coffee, pp. 284, euro 18, traduzione di Federica Principi) un memoir dolente e straordinario che ha la forza dell'inchiesta e il timbro del romanzo dove si descrivono le vicende di una famiglia di agricoltori di origine tedesca del Midwest, attraverso diverse generazioni e un sguardo particolarmente affettuoso rivolto a nonne, madri e figlie. Quarantuno anni, giornalista economica affermata, Smarsh descrive il mondo nel quale e' cresciuta e dal quale si e' almeno in parte allontanata, ma lo fa con il calore che si riserva a cio' che si ama e senza perdere ne' la speranza ne' la tenerezza.
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- Guido Caldiron: La vicenda che racconta e' segnata profondamente dalla paura, per se' come per i propri cari, a cominciare dai suoi genitori che ha sempre sentito di dover in qualche modo proteggere. E' questo il sentimento che ha dominato la sua infanzia piu' della difficolta' di immaginare un futuro?
- Sarah Smarsh: Gli aspetti pericolosi della vita della mia famiglia – i pericoli fisici insiti nel lavoro nei campi, quelli psicologici frutto dei modelli costanti di abuso che abbiamo ereditato di generazione in generazione, quelli sociali derivanti dal fatto di essere troppo poveri per accedere anche soltanto all'assistenza sanitaria – erano cosi' "normali" per me che non percepivo le altre paure che provano di solito i bambini. Vivevo piuttosto immersa in uno stato costante di vigilanza per proteggere sia me stessa che il resto della mia famiglia.
*
- Guido Caldiron: Le pianure del Kansas in cui e' cresciuta sono considerate "il granaio d'America", una zona presentata come "il cuore" del Paese e celebrata con grande retorica. Eppure la storia di molte famiglie come la sua racconta di un totale abbandono da parte delle istituzioni e del potere economico che ha condotto a un impoverimento crescente e a decine di milioni di poveri. Come e' stato possibile?
- Sarah Smarsh: Per meta' del XX secolo la politica federale degli Stati Uniti e' stata intenzionalmente progettata per spremere le piccole fattorie e favorire l'agricoltura industriale basata sulle grandi aziende. Di conseguenza, gia' nel corso degli anni Ottanta, quando ero bambina, molte aree rurali come quella in cui vivevo venivano definite "morenti", mentre la gente di campagna fuggiva nelle citta' per cercare di sopravvivere. E non si tratta di un caso isolato: le leggi adottate via via hanno creato intenzionalmente uno svantaggio per gli afroamericani, le donne e altri gruppi minoritari. Del resto, per un Paese cosi' ricco avere un numero di cittadini in difficolta' talmente elevato non e' certo un caso. E' tutto tranne che una fatalita'.
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- Guido Caldiron: E' comune pensare alla poverta' e all'emarginazione nelle grandi metropoli, allo sfruttamento dei migranti ispanici o al razzismo nei confronti degli afroamericani, ma cosa significa essere bianchi e poveri negli Stati Uniti?
- Sarah Smarsh: La storia del mio Paese e' intrisa di riferimenti alla supremazia bianca, il che significa che i neri hanno statisticamente maggiori probabilita' di essere poveri rispetto ai bianchi. Tuttavia, in virtu' delle percentuali delle diverse comunita' che formano la popolazione totale, e' anche vero che ci sono piu' bianchi poveri di qualsiasi altra razza. E in effetti abbiamo difficolta' a discuterne pubblicamente perche' si tratta di qualcosa che smentisce il modo in cui il Paese e' abituato a pensarsi. Significa infatti che privilegio razziale e svantaggio economico – e, nel caso dei poveri bianchi delle campagne, anche su base geografica – possono convivere. Il che equivale implicitamente a porre il problema in termini di classe, qualcosa che nel Paese si e' sempre cercato di negare o mettere a tacere.
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- Guido Caldiron: In un celebre saggio di alcuni anni fa – "What's the Matter with Kansas?" (2004) – il giornalista e politologo Thomas Frank parlava proprio dello Stato in cui e' nata per dimostrare come i bianchi poveri siano stati spinti a lungo a votare contro i propri interessi dalla propaganda della destra. E' un tema tornato d'attualita' con Trump. Lei come vede le cose?
- Sarah Smarsh: Non mi piace l'espressione secondo cui le persone "votano contro i propri interessi", come conclude Frank, perche' implica che si tratti di gente un po' stupida. Cio' nonostante e' assolutamente vero che la propaganda della destra ha preso di mira per decenni, e con successo, ambienti e regioni specifiche del Paese, come le chiese evangeliche o le aree rurali, concentrandosi su questioni controverse come l'aborto che hanno orientato il voto piu' dei temi legati alla vita quotidiana di queste persone. E si tratta di una tendenza che non ha fatto che rafforzarsi negli ultimi anni anche attraverso i social media.
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- Guido Caldiron: Nel suo libro racconta che da ragazza non aveva neppure mai sentito nominare la Carhartt – il famoso brand che si ispira all'abbigliamento da lavoro e dei cowboy, ndr -. Quanto e' distante la costruzione "pop" e stereotipata dell'immagine del lavoratore bianco dalla realta' concreta di chi vive e lavora nei campi?
- Sarah Smarsh: Secondo questa immagine costruita a tavolino, una famiglia di contadini bianchi come la mia si sposta su grandi pickup di marche americane e indossa stivali e cappelli da cowboy. Nella realta', qualche volta e' cosi', molte altre no. Cosi' a me e' successo di seguire gli animali o lavorare nei campi con indosso le scarpe da tennis comprate da WalMart o di guidare per anni una piccola macchina giapponese a gas per risparmiare sui lunghi tragitti che ero costretta a fare per raggiungere la scuola o il supermercato piu' vicino. Allo stesso modo, anche l'immagine politica di chi vive nelle campagne che viene offerta d'abitudine e' troppo semplicistica. Conosco molti bianchi della classe operaia provenienti da ambienti agricoli, inclusa la mia famiglia, che disprezzano Trump e difendono con forza le idee progressiste. In passato a casa mia si e' votato per Carter come per Reagan.
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- Guido Caldiron: Lei viene da una famiglia nella quale ci sono almeno tre generazioni di madri adolescenti, le cui vite sono state decise da queste gravidanze in giovane eta'. Un contesto che e' all'origine della sua scelta di non avere figli da giovane. Nelle zone rurali sono le donne, per quanto coraggio e determinazione possiedano, a pagare il prezzo maggiore?
- Sarah Smarsh: Senza dubbio. Per la mia esperienza, in questo ambiente essere donne e essere povere ha sempre rappresentato un doppio svantaggio. E lo e' ancor di piu' per chi e' madre gia' a 15 o 16 anni. Per le risorse di tempo e denaro che i bambini richiedono. Sono sfide che si intrecciano e rendono la vita ancor piu' precaria di quanto gia' non lo sia in queste famiglie: essere poveri rende la maternita' piu' difficile e essere madre rende piu' difficile la poverta'.
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- Guido Caldiron: Un altro suo libro e' dedicato a Dolly Parton, cresciuta in una fattoria di agricoltori poveri del Tennessee e che ha cantato le vite difficili di molte donne bianche della classe lavoratrice. Ai suoi occhi Parton sembra incarnare un volto inedito del femminismo. Vale a dire?
- Sarah Smarsh: Sono stata allevata da donne che, proprio come Dolly Parton sono intelligenti e forti ma non hanno ricevuto molta educazione formale. Spesso la nostra discussione sul femminismo e' accademica ed esclusiva, incentrata sulle donne istruite e attiviste. Ma negli Stati Uniti le strutture economiche sono cosi' soffocanti che le donne della mia famiglia non potrebbero permettersi di partecipare ad una manifestazione anche se lo volessero. Devono lavorare o non hanno assistenza per i loro figli, qualcuno che le possa sostituire. Eppure, quelle donne della working class sono in qualche modo delle femministe esemplari per il modo in cui vivono le loro vite, lottando ogni giorno per la propria indipendenza e rivendicando le proprie scelte. Allo stesso modo, Dolly Parton non fa dichiarazioni politiche esplicite, ma incarna fino in fondo i principi del femminismo imponendo il proprio punto di vista, la propria autonomia e l'autorevolezza del proprio percorso.
15. MAESTRE. CROCIFISSO DENTELLO: LOUISA MAY ALCOTT, PICCOLA GRANDE DONNA: SGOBBONA, POVERA, FEMMINISTA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso su "Il Fatto Quotidiano" il 3 febbraio 2021]
E' uscito il carteggio della scrittrice americana, famosa solo per le sorelle March, ma per nulla romantica: "Uso la testa come un ariete da guerra: la liberta' e' il miglior sposo".
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Louisa May Alcott ha scritto diversi libri nei suoi 66 anni di vita (1832-1888) ma resta inchiodata nell'immaginario collettivo a una sola sua opera: Piccole donne. Un classico della letteratura per l'infanzia tanto celebre da rendere via via superfluo il nome della sua stessa autrice.
Generazioni di lettrici e di lettori, conquistati dalle vicissitudini delle quattro sorelle March, sono finiti loro malgrado col prestare fede a cio' che Jean-Paul Sartre scrisse recensendo un romanzo di William Faulkner: "I buoni romanzi finiscono per somigliare moltissimo ai fenomeni naturali; si dimentica il loro autore, li si accetta come pietre o alberi, perche' ci sono, perch' esistono".
Dietro la saga di Piccole donne – il primo dei quattro volumi e' stato pubblicato nel 1868 e da allora non si contano piu' i milioni di copie vendute e gli svariati adattamenti cinematografici – si nasconde un'artista americana vissuta nell'Ottocento che vale la pena scoprire. L'orma manda in libreria Le nostre teste audaci, epistolario inedito curato da Elena Vozzi, che offre appunto la preziosa occasione di restituire voce corpo identita' a un nome su una copertina.
Alcott, nata nel cuore della Pennsylvania da padre filosofo autodidatta e madre suffragetta, non ha nulla a che spartire con una certa idea romantica della letteratura. Da queste venti lettere ci viene incontro una scrittrice ancorata a una concretezza tale da dire di se': "L'ispirazione dovuta alla necessita' di guadagnare e' tutto cio' che ho, ed e' un aiutante piu' fidato di qualsiasi altro". O ancora, in una missiva datata Natale 1878: "Per me il vero successo e' riuscire a dare serenita' alla mia cara madre nei suoi ultimi anni di vita e potermi prendere cura della mia famiglia. Tutto il resto viene presto a noia".
La ribalta inattesa e clamorosa che le procura la storia "natalizia" di Meg, Jo, Beth e Amy – bollata dalla stessa Alcott come "il primo uovo d'oro del brutto anatroccolo" – non serve a solleticare la sua vanagloria ma a rendere giustizia a una storia familiare funestata da avversita' finanziarie. Basta soffermarsi sulle righe che indirizza alla sorella Anna nella primavera del 1854: "Sgobbo come al solito, cercando di mettere da parte abbastanza denaro per comprare alla Mamma un bello scialle caldo... Vorrei solo essere capace di guadagnare, fosse pure a costo di infiniti pianti e nostalgia".
Al padre, il 28 novembre 1855, in occasione del compleanno, dedica parole commosse: "Carissimo papa', senza altri regali da offrirti oltre al mio cuore colmo d'affetto". Sempre rivolta al padre mette nero su bianco propositi di rivalsa: "Sto provando a spremere qualche soldo dalle mie meningi... Usero' la mia testa come un ariete da guerra e mi faro' strada nella mischia di questo pazzo mondo".
Emerge il profilo di una donna impegnata a strappare al destino un'emancipazione in grado di affrancarla non solo dal bisogno ma dalla morale del suo tempo. Del resto, bastano le pagine di Piccole donne a certificarlo e in particolare il personaggio di Jo, la sorella piu' ribelle irrequieta coraggiosa. "Io sono Jo nella maggior parte dei suoi tratti caratteriali", confessa la stessa Alcott in una missiva del 7 agosto 1875 a una traduttrice olandese.
Prima di dedicarsi alla scrittura ("Scrivo sempre di mattina. Mi serve una cosa sola, il silenzio") la sua biografia e' scandita dalle mansioni piu' disparate: domestica, sarta, attrice, insegnante. Fu infermiera volontaria durante la guerra di Secessione nella volonta' di essere dentro i fatti del mondo, di catturare dalla vita tutto cio' che la societa' organizzata sembrava precludere alle donne. La sua letteratura scende per le strade, attinge al suo privato: "I personaggi sono ispirati alla vita reale, alla quale si deve qualunque merito essi abbiano, poiche' mi sarebbe del tutto impossibile inventare nulla di autentico ignorando anche solo la meta' dei meri eventi che la vita mi mette davanti ogni giorno".
Una sua frase e' rivelatrice e insieme una temeraria dichiarazione di guerra contro la prigione di una certa condizione femminile: "Per molte di noi la liberta' e' un marito migliore dell'amore".
16. MAESTRE. LOUISA MAY ALCOTT: DA DUE LETTERE
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente minimo estratto dall'epistolario di Louisa May Alcott apparso su "Il Fatto Quotidiano" il 3 febbraio 2021]
Cara signorina Powell, il fatto che le mie sciocche Piccole donne siano state ammesse nel suo college mi onora profondamente, e spero proprio che si comportino bene in un ambiente cosi' erudito, considerato che le poverine non hanno goduto di molti privilegi e sono piuttosto ritrose, come la loro mamma. La prego di impiegarle come meglio crede per la cura del mal di testa o di qualunque altro malanno possano alleviare, non riuscendo a immaginare impiego piu' nobile per il mio libretto. Il seguito uscira' ad aprile, e come tutti i seguiti probabilmente deludera' o disgustera' buona parte del suo pubblico, perche' gli editori non vogliono saperne di lasciare a chi scrive la liberta' di decidere in autonomia il finale di una storia, al contrario insistono perche' venga infarcito di matrimoni un tanto al chilo, e io ancora non so bene come darmi pace. Jo sarebbe dovuta rimanere una zitella devota alla letteratura, ma sono stata sommersa da talmente tante lettere di giovani lettrici che mi pregavano entusiaste di farle sposare Laurie, o comunque di farla maritare, che non ho avuto il coraggio di rifiutarmi. Alla fine, non senza una punta di perversione, le ho combinato un matrimonio assai bizzarro. Mi aspetto di essere coperta di insulti, ma devo ammettere che la prospettiva mi diverte abbastanza.
20 marzo 1869
*
Mentre da altre citta' giungono le cronache delle prime esperienze delle donne ai seggi, eccovi quella di Concord... Ventotto donne erano intenzionate a votare, ma a causa di alcune pratiche burocratiche diversi nomi non sono potuti entrare. Tre o quattro di loro sono state trattenute a casa dai doveri famigliari e non si sono sottratte alle incombenze domestiche per correre ai seggi. Venti donne, tuttavia, erano li', alcune da sole, la maggior parte in compagnia di mariti, padri o fratelli; tutte di buonumore e nient'affatto intimidite dalla memorabile impresa che stavano per compiere... Nessun fulmine e' caduto sulle nostre teste audaci, nessun terremoto ha scosso la citta', ma appena eravamo tornate a sedere una piacevole sorpresa ha creato un diffuso scoppio di risate e applausi quando, dopo che avevano votato le donne e prima che avesse votato un singolo uomo, il giudice Hoar ha proposto di chiudere i seggi... La decisione ci e' parsa perfettamente equa, considerato che noi non avevamo voce in capitolo in nessun'altra questione all'ordine del giorno... Ma ormai abbiamo rotto il ghiaccio, e prevedo che l'anno prossimo i nostri ranghi saranno piu' nutriti, e quando anche le piu' timide o indifferenti vedranno che siamo sopravvissute all'impresa, potranno azzardarsi a esprimere pubblicamente le loro opinioni.
30 marzo 1880
17. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
18. IL SEGRETARIO GALANTE CONSIGLIA. IL DITTATORE
Lo sanno tutti che nulla e' piu' scortese che chiamare dittatore un dittatore. Ci restano male, e non e' carino.
19. IL SEGRETARIO GALANTE CONSIGLIA. MA QUALI TORTURE D'EGITTO
E che avremo fatto mai? Era lui che non voleva confessare di essere una spia.
Quando ci siamo accorti che soffriva troppo, l'abbiamo fatto smettere di soffrire. Ci abbiamo un cuore anche noi.
20. IL SEGRETARIO GALANTE CONSIGLIA. HOMo SUM
Se uno non puo' neanche ammazzare la moglie allora la liberta' e' finita. Allora ditelo che c'e' la dittatura comunista, ditelo.
21. IL SEGRETARIO GALANTE CONSIGLIA. L'ATTENZIONE DEL MONDO A QUANTO ACCADE IN MYANMAR
Come no, teniamo il conto di tutti i morti. Bisogna essere precisi nel caso l'esercito riuscisse a battere il record.
Bisogna essere sportivi, e senza pregiudizi.
22. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Dacia Maraini, La scuola ci salvera', Rcs, Milano 2021, pp. 192, euro 13 (in supplemento al "Corriere della sera").
23. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
24. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4076 del 16 aprile 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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