[Nonviolenza] Telegrammi. 4057



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4057 del 28 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: Per i venti anni di "Erinna", un ringraziamento (in ritardo, come sempre)
2. Omero Dellistorti: Con parole sue / Un po' di ospitalita' (una storia con due titoli)
3. Alcuni riferimenti utili
4. "Salviamo Melting Pot Europa"
5. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
6. Umberto Santino: La sentenza sulla Trattativa
7. Umberto Santino: A che punto e' il Memoriale-laboratorio della lotta alla mafia
8. Umberto Santino: Sul Sessantotto
9. Debora Migliucci: Teresa Noce
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
 
1. AMICIZIE. BENITO D'IPPOLITO: PER I VENTI ANNI DI "ERINNA", UN RINGRAZIAMENTO (IN RITARDO, COME SEMPRE)
["Erinna" e' la storica esperienza delle donne impegnate contro la violenza alle donne a Viterbo; qualche mese fa ha compiuto vent'anni. Il nostro stanco amico Benito D'Ippolito ha voluto scrivere questa caotica concione in righe frante a dire ancora una volta la sua e nostra gratitudine e vicinanza a Erinna, e chiamare chi queste righe per avventura leggera' a sostenere ancora e ancora questa decisiva esperienza di solidarieta' e di liberazione.
Riproponiamo la seguente breve scheda di presentazione redatta qualche anno fa: L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza.
Per sostenere "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare a "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560]
 
Cara Anna, cara Valentina, care tutte di "Erinna",
 
lungo questi vent'anni
quanto dolore le vostre orecchie hanno dovuto assorbire e filtrare
quanto pianto e' fluito dagli occhi di altre ai vostri occhi
quante ferite nel cuore
 
quante spine quante punte di ferro piantate nella carne e nell'anima che sono una cosa sola
e voi con l'arte vostra una ad una le avete estratte
lavando e medicando le carni straziate le anime sconvolte
lavando e medicando il mondo fibra a fibra
 
amorosamente restituendo verita' e valore e forza e vita a tutte le vittime
contrastando ogni rassegnazione ogni subalternita' ogni silenzio ogni menzogna
denunciando ogni complicita' con gli oppressori
gli oppressori combattendo con tutte le forze
con la parola con il braccio con il respiro
con l'unione con la condivisione che protegge e schiude e germoglia
che riconosce e resiste che chiama e che salva
con cuore di fiamma e sguardo di diamante
 
quante le cose dette e sentite e quelle che non si possono dire
perche' sono insostenibili
e un gesto e uno sguardo sono gia' troppo e mai abbastanza
 
quante le azioni buone compiute
quante le vittorie silenziose e le maceranti sconfitte
quante relazioni di riconoscimento e aiuto avete tessuto
e quanti necessari conflitti avete aperto
e quanto siete state amate dalle vittime
e quanto odiate dai poteri assassini dai poteri complici
dai poteri indifferenti al dolore altrui
 
e quanta fatica avete durato
la fatica che conoscono solo le persone che avete aiutato
quanta fatica e quanti torti subiti e denunciati
e quante volte siete state inascoltate mentre dicevate la verita' che dire occorreva
e chiamavate alla lotta per la liberazione comune dell'umanita' intera
e anche questo e' indicibile
perche' questo vostro fare e consistere e convocare va oltre le parole
 
e insieme quanto conforto lungo questo fiume lungo vent'anni
in cui non ci si bagna due volte
avete donato a tante e tanti
 
quanto avete resistito
ed insegnato a resistere
a contrastare il male
ad opporsi al fascismo dei maschi
e a tutte le oppressioni
 
ed insieme avete saputo anche chiamare
alla scuola della gioia che spezza le catene
alla mensa della disperata speranza che illumina e insorge
alla sapienza che dal cuore scaturisce
limpida fonte delle acque e chiare e fresche e dolci
che lavano e medicano e nutrono
 
vi ho visto soccorrere le persone che erano state abbandonate
sul margine del baratro e che nessuno vedeva
vi ho visto camminare e camminando fare veri i sogni
vi ho visto guidare la danza della felicita' avvenire
se un avvenire avra' l'umanita'
 
molte volte ho pensato che la vostra lotta
e' l'albero e il centro del mondo sognato e vivente
e il cuore pensante e pulsante di tutte le lotte necessarie
 
non credo che l'umanita' potra' mai essere libera e felice
se voi non vincerete
 
anche a me avete donato
un sorso d'acqua una scintilla
di bene un respiro
di verita'
 
volevo dirvelo
e dirvi ancora grazie.
 
Benito D'Ippolito
 
Viterbo, 20 dicembre 2020 - 27 marzo 2021
 
2. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: CON PAROLE SUE / UN PO' DI OSPITALITA' (UNA STORIA CON DUE TITOLI)
 
- Si calmi, si calmi. Me lo dica con parole sue.
- E che c'e' da dire? L'amavo troppo. Troppo l'amavo.
- No, dovrebbe dirmi i fatti.
- Quali fatti?
- Quello che e' successo.
- Quello che e' successo oggi?
- Eh, si'.
- E che e' successo? E' successo quello che doveva succedere, no? L'amavo troppo, troppo.
- Certo, certo, pero' ci deve raccontare quello che e' successo.
- Ma lo sapete gia' quello che e' successo.
- Si', pero' se ce lo racconta lei e' meglio. Lei c'era, noi no.
- Pero' poi vi ho chiamati, no?
- Si', infatti, e noi siamo arrivati, e c'era la signora...
- La povera moglie mia, povera Miuccia mia, quanto t'ho amato, quanto.
- Ecco, la signora Miuccia era in terra.
- Sul pavimento.
- Certo, si', sul pavimento.
- Adagiata.
- Adagiata, si'.
- Composta.
- Composta?
- Composta, si'. Ci teneva cosi' tanto al decoro.
- Si', si', certo, composta. Ma andiamo avanti: allora, come c'era finita sul pavimento la signora Miuccia?
- Eufemia veramente.
- Come?
- Eufemia, Miuccia e' un vezzeggiativo.
- Ah, ecco, Eufemia, la signora Eufemia.
- Eufemia, Eufemia, quanto l'ho amata, l'ho sempre amata.
- Certo, certo.
- Un amore romantico.
- Certo.
- E adesso lei non c'e' piu'.
- E gia', adesso e' in cielo.
- Come in cielo?
- E' un modo di dire. Chi muore va in cielo, no?
- Ah, in questo senso e' in cielo.
- Si', in questo senso.
- In questo senso allora va bene.
- Sicuro, in questo senso. Se adesso volesse...
- Volesse cosa?
- Come?
- Cosa dovrebbe volere Miuccia mia?
- Come?
- Cosa dovrebbe volere Miuccia mia. Lei ha detto "se volesse", e che dovrebbe volere, eh?
- Ah, no, no, no, lei mi ha frainteso, volesse non era riferito alla sua signora, era riferito a lei, lei che e' qui con noi.
- Ah, a me?
- Si', a lei.
- E che dovrei volere? La mia vita e' distrutta. Ho perso l'amore della vita mia, la mia vita e' distrutta.
- Si', e' naturale, pero' se magari volesse, lei intendo, volesse raccontarci cosa e' successo prima del nostro arrivo...
- Come che e' successo? Che vi ho telefonato, no?
- Si', ma prima.
- Prima quando?
- Prima che la signora Eufemia, per cosi' dire, restasse immobile adagiata sul pavimento.
- Adagiata, si'. E composta.
- Certo, certo, adagiata e composta. Ecco, ma prima?
- Prima?
- Prima.
- Vuole dire quando le ho dato le trentatre' coltellate?
- Le ha contate?
- Sono uno preciso, faccio il contabile per il signor ***, e' un'azienda importante.
- Ah, congratulazioni.
- Grazie.
- Un lavoro importante.
- Non faccio per vantarmi, ma il signor *** e' molto contento di me.
- Bene, bene, congratulazioni.
- Grazie, grazie.
- Ecco, tornando alle trentatre' coltellate.
- Trentatre', si', ne' una di piu' ne' una di meno.
- Certo, certo, lei e' una persona precisa, si vede.
- Faccio il contabile, per forza che devo essere preciso.
- Infatti, infatti.
- Trentatre' precise.
- Ecco, e si ricorderebbe anche perche'?
- Perche' trentatre' precise?
- No, perche' ha accoltellato la signora Eufemia.
- Miuccia mia.
- Si', lei.
- Trentatre' gliene ho date, ne' una di piu' ne' una di meno.
- Si'. E perche' gliele avrebbe date queste trentatre' coltellate?
- Ah, questi sono affari di famiglia.
- Come no. Come no. Sono affari di famiglia. Pero' visto che lei e' stato cosi' gentile da chiamarci e visto che noi siamo venuti subito subito...
- Un  quarto d'ora.
- Come?
- Un quarto d'ora dopo.
- Certo, certo, un quarto d'ora dopo, sa, col traffico.
- C'e' troppo traffico, lo dico sempre io.
- Sicuro, troppo traffico.
- E poi parcheggiano sempre davanti a casa mia con tutto che c'e' il cartello che e' riservato.
- Eh, certi automobilisti sono proprio indisciplinati.
- Ci vorrebbe la pena di morte, secondo me.
- Scusi?
- Dico che ci vorrebbe la pena di morte per quelli che parcheggiano davanti a casa mia con tutto che c'e' il cartello. E' un cartello grosso cosi' con scritto sopra "riservato". E' impossibile non vederlo.
- Come no? Noi la prima cosa che abbiamo notato appena arrivati e' stato proprio il cartello.
- La pena di morte ci vorrebbe.
- Magari di questo ne parliamo dopo, che ne dice? Adesso torniamo al movente delle coltellate alla signora Eufemia.
- Trentatre'. L'amavo troppo l'amavo. Trentatre'.
- Si' si', trentatre'. E mi potrebbe dire perche'?
- No che non posso, c'e' la privacy.
- Ah, la privacy.
- La privacy. E' una parola inglese, vuole dire il riserbo.
- Certo, certo, il riserbo.
- E' che sono affari di famiglia, sa. Senza offesa.
- E chi si offende? E' solo che poi dobbiamo fare il verbale, lei capisce, e se potessimo scriverci pure perche'...
- Ci potete scrivere che c'e' la privacy.
- E' chiaro, e' chiaro. La privacy.
- La privacy. L'amavo troppo, troppo. Adesso sono distrutto, lo vedete.
- Lo vediamo, lo vediamo.
- Sono un uomo distrutto che ha perso il grande amore della sua vita.
- Eh si', e' una disgrazia grossa.
- Non e' una disgrazia. Le ho dato trentatre' coltellate, non e' una disgrazia.
- No, no, non e' una disgrazia. E come la chiamerebbe?
- Non lo so, ma di sicuro non e' una disgrazia.
- Certo, certo.
- Volevo coprirla con un lenzuolo, ma ho pensato che se lo facevo inquinavo la scena del delitto.
- Ha fatto bene, ha fatto bene.
- L'ho visto in televisione che non si deve inquinare la scena del delitto.
- Eh no.
- Cosi' non gliel'ho steso sopra un lenzuolo.
- Infatti.
- Con tutto che non e' una cosa bella da vedere.
- No, non e' una cosa bella da vedere.
- E' che con trentatre' coltellate esce fuori un sacco di roba.
- Si', il sangue.
- Mica solo il sangue, lo vedete.
- Certo, non solo il sangue.
- Troppo l'amavo.
- Sicuro, sicuro. Adesso se volesse venire con noi...
- E perche' dovrei venire con voi?
- Eh, per gli atti di legge.
- Quali atti di legge? Io resto qui, e' casa mia.
- Si', certo che e' casa sua.
- Oltretutto c'e' da pulire, da mettere a posto.
- Guardi, noi dobbiamo seguire la procedura, lei capisce.
- Capisco, capisco, pero' adesso devo pure mettere a posto, e' casa mia, e adesso che Miuccia non c'e' piu', se non ci penso io chi ci pensa?
- E' naturale.
- Che poi ormai la scena l'avete vista, no?
- Si', si', certo, l'abbiamo vista.
- Ecco, quindi ormai posso pulire perche' non c'e' piu' il pericolo di inquinare la scena del delitto, no?
- Veramente se potesse darci ancora un momentino per i rilievi, le foto, sa, e' la routine.
- Lo capisco, lo capisco. E' il lavoro vostro.
- Eh si'.
- Ci mancherebbe, certo che lo dovete fare il lavoro vostro, vi ho chiamato io.
- Infatti.
- Magari un caffe'? Eh? Un caffettino?
- Non vorremmo disturbare.
- Ma no, e che disturbo e'? In un attimo lo preparo. Ci metto anche un goccio di cognac, che ne dite?
- Veramente in servizio non dovremmo bere...
- Ma e' solo per correggere il caffe', no?
- Ah, allora, se e' cosi', si', grazie. Se non e' troppo disturbo.
- Ma ci mancherebbe, vi ho chiamato io, un po' di ospitalita' e' il minimo, no?
 
3. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
 
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
 
4. APPELLI. "SALVIAMO MELTING POT EUROPA"
[Dalla redazione di "Melting Pot Europa" (e-mail: salviamo at meltingpot.org, sito: www.meltingpot.org) riceviamo e diffondiamo]
 
Salviamo Melting Pot Europa: aiutaci a fare un passo in piu'.
Insieme abbiamo fatto tantissimo ma la strada e' ancora lunga.
Ciao,
in sole due settimane quasi 300 di voi hanno deciso di sostenere il nostro crowdfunding, grazie di cuore!
Dona ora al nostro crowdfunding.
Abbiamo fatto tantissimo, ora ci serve un passo in piu' per salvare Melting Pot.
Presto il nostro sito, punto di riferimento per migliaia di persone, non potra' piu' essere online perche' rischia di non poter piu' funzionare sulla maggior parte dei browser e non essere accessibile.
E' a rischio la concreta possibilita' di continuare ad aiutare moltissime persone.
Aiutaci a salvare Melting Pot.
Ecco cosa puoi fare per aiutare Melting Pot:
- se hai gia' donato: condividi la campagna crowdfunding sui tuoi social oppure mandala via mail o whatsApp ai tuoi contatti spiegando perche' e' importante salvare Melting Pot;
- se non hai ancora donato: anche un piccolo contributo e' prezioso per noi. Aiutaci a salvare questo progetto che da 25 anni e' un punto di riferimento per migliaia di persone che ogni giorno, gratuitamente, lo consultano per avere informazioni, approfondimenti e formazione.
Dona ora.
Cosa faremo con la tua donazione:
- Realizzeremo il nuovo sito web multilingua con servizio di ricerca funzionale, possibilita' di accedere e iscriversi per scaricare contenuti;
- Svilupperemo di una nuova interfaccia UX/UI per migliorare la sua usabilita';
- Aggiorneremo le schede pratiche e le faq;
- Valorizzeremo i contenuti multimediali come video e fotografie, reportage o inchieste;
- Svilupperemo nuove campagne di comunicazione per i diritti;
- Implementeremo la dimensione grafica.
Barbara, Stefano e tutta la redazione di Melting Pot Europa
 
5. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
*
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455
 
6. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: LA SENTENZA SULLA TRATTATIVA
[Dal sito del "Centro Impastato" di Palermo (www.centroimpastato.com) riprendiamo questo intervento pubblicato originariamente sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 24 aprile 2018 con il titolo "Trattativa, la sentenza e il contesto".
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com]
 
In Italia la giustizia e' un romanzo a puntate e bisogna attendere l'ultima puntata per vedere come va a finire. La prima puntata del processo sulla trattativa Stato-mafia ha riconosciuto che la trattativa c'e' stata, non e' piu' "cosiddetta" o "presunta". Ad avviso dei giudici, i pm impegnati nell'inchiesta, che hanno dovuto sorbirsi lezioni di storia e di diritto, subire critiche assortite e dileggi, come i titoloni sulla "boiata pazzesca", hanno fatto un buon lavoro.
In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, sara' utile fare alcune riflessioni. Il rapporto della mafia con settori istituzionali e' un dato storico. La violenza mafiosa troppe volte e' stata legittimata dall'impunita', poiche' era funzionale alla determinazione dei rapporti di dominio e di subalternita' e tra Stato e mafia si e' configurata una sorta di "sovranita' condivisa". In questa strategia di legalizzazione dell'illegalita' la magistratura non era innocente. Ma negli ultimi decenni ci sono stati delitti che per la mafia hanno avuto un effetto boomerang. L'assassinio di Dalla Chiesa ha prodotto la legge antimafia e il maxiprocesso, dopo le stragi ci sono stati altri provvedimenti e altri processi che hanno portato in carcere capimafia e gregari. L'organico di Cosa nostra piu' che sfoltito appare svuotato. E in questa azione di ripristino dello Stato di diritto una legislazione adeguata e una nuova leva di magistrati hanno avuto un ruolo fondamentale. Alcuni di essi, per il loro impegno, hanno trovato avversioni e ostacoli nel loro cammino e hanno perso la vita. Scriveva Giovanni Falcone: "In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non e' riuscito a proteggere".
La sentenza di venerdi' scorso e' un fatto nuovo, poiche' condanna pratiche che venivano considerate "normali". Mafiosi, rappresentati delle istituzioni, sono stati individuati come protagonisti di una negoziazione che puo' avere spinto Cosa nostra a incrementare il ricorso alla violenza. Cosi' potrebbe spiegarsi la strage di via D'Amelio. E questo avveniva nel contesto in cui maturava la gestazione di nuove formazioni che muovevano alla conquista del potere. Nel dispositivo della sentenza, a proposito di Marcello Dell'Utri, attualmente in carcere per concorso esterno, si parla di "condotte commesse nei confronti del governo presieduto da Silvio Berlusconi". Il governo Berlusconi era vittima del ricatto mafioso o era parte in causa?
La sentenza ha voluto dare un taglio netto a queste prassi ma, ovviamente, non risolve, e non puo' risolvere, tutti i problemi, anche all'interno della magistratura. Prima si parlava del palazzo di giustizia di Palermo come "palazzo dei veleni" e contrapposizioni e remore vengono richiamate anche oggi, ma si tratta di diversita' di vedute o di strategie e pratiche dissonanti e inconciliabili? Ma il discorso non riguarda solo Palermo, se si chiamano in causa L'Associazione nazionale magistrati e il Consiglio superiore della magistratura.
E ci sono problemi piu' generali che riguardano la lettura del fenomeno mafioso e la strategia antimafia. Mafia Capitale e' mafia o che altro? La lotta alla mafia proseguira' sulla linea dell'emergenza, come risposta all'escalation della violenza quando colpisce rappresentanti delle istituzioni, o diventera' un impegno permanente? La tesi secondo cui la mafia avrebbe deposto le armi e si sarebbe convertita alla corruzione, che c'era gia' prima, e' verosimile o e' frutto di un disturbo ottico? Fino a che punto puo' spingersi l'attivita' investigativa e giudiziaria, in mancanza di un impegno complessivo della comunita', e la societa' civile ha un suo ruolo o pensa di potersi limitare a fare il "tifo", come diceva Falcone?
Mentre Nino Di Matteo invoca l'epifania di un "pentito di Stato", Vittorio Teresi, la cui sobrieta' e' una cifra che denota una professionalita' di lungo corso, ha dichiarato che questa inchiesta e' dedicata a Falcone, a Borsellino e a tutte le vittime innocenti della mafia. Un risarcimento postumo, da parte di uno Stato che e' stato capace di guardare dentro se' stesso. Ma il problema fondamentale rimane il contesto. Nella scorsa campagna elettorale di mafia non ne ha parlato nessuno e al centro dello scenario politico e' sempre Berlusconi, come se la condanna per frode fiscale e le inchieste che lo riguardano fossero un valore aggiunto nell'acquisizione del consenso. E i vincitori delle elezioni non pare che abbiano la sensibilita', la cultura, la volonta' di porsi temi come la lotta alle mafie come condizione imprescindibile per una democrazia compiuta. Si aggiunga un disagio sociale crescente che, in mancanza di sbocchi alternativi, spinge buona parte della popolazione, soprattutto nel Mezzogiorno, verso pratiche illegali, piu' o meno legate alle attività dei gruppi criminali. In questo quadro c'e' il rischio che anche le sentenze piu' dure facciano la fine di una pietra gettata in uno stagno.
 
7. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: A CHE PUNTO E' IL MEMORIALE-LABORATORIO DELLA LOTTA ALLA MAFIA
[Dal sito del "Centro Impastato" di Palermo (www.centroimpastato.com) riprendiamo questo intervento del 2018]
 
Il Centro Impastato da anni propone di creare a Palermo un Memoriale-laboratorio della lotta alla mafia. Pensiamo a una struttura polivalente e multimediale, da realizzare con un impegno unitario, che sia insieme:
– percorso museale sulla mafia e sull'antimafia, che racconti la storia della mafia, dalle  origini ai nostri giorni, e delle mobilitazioni contro di essa, dalle lotte contadine all'impegno della societa' civile. Il percorso e' stato delineato nella Storia del movimento antimafia, nella Breve Storia della mafia e dell'antimafia e nella cartella dal titolo "Mafia e antimafia ieri e oggi";
– itinerario e laboratori didattici, autogestiti da docenti e studenti, la cui base sara' costituita dai materiali prodotti dalle scuole con cui operiamo da molti anni;
– biblioteca, mediateca e archivio di documenti: verseremmo le pubblicazioni e i materiali raccolti in 40 anni di attivita';
– istituto di ricerca, in continuita' con le nostre attivita' documentate in decine di pubblicazioni, e in collegamento con Universita' e Istituti di ricerca a livello locale, nazionale e internazionale;
– luogo di incontro e di progettazione.
In breve: uno spazio da vivere e non solo un museo da visitare.
La proposta, presentata all'Amministrazione comunale e alla Regione, era stata accolta nei programmi per la candidatura di Palermo capitale della cultura europea 2019, e ha raccolto molteplici adesioni, tra cui familiari delle vittime, comitati, fondazioni e associazioni, studiosi, docenti, giornalisti, operatori sociali, e si avvale della collaborazione di operatori culturali con una lunga esperienza sul terreno degli allestimenti di gallerie e di mostre.
Abbiamo indicato varie possibili sedi e nel corso di un incontro con l'Assessore alla Cultura del Comune di Palermo e' stato indicato un palazzo nel centro storico, di proprieta' comunale, come possibile sede del Memoriale.
Nel dicembre del 2015 la giunta comunale ha deliberato la realizzazione del Memoriale (No Mafia Memorial) che sorgera' nel palazzo Guli', in Corso Vittorio Emanuele, nel centro storico di Palermo, area pedonale dopo il riconoscimento dell'Unesco dei monumenti del periodo arabo-normanno come patrimonio mondiale dell'umanita'. Il 5 giugno 2017 e' stato firmato un protocollo tra il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il presidente del Centro Impastato, Umberto Santino, per l'assegnazione dei locali.
Nel gennaio 2018 il progetto del No Mafia Memorial e' stato inserito tra le iniziative di Palermo capitale italiana della cultura 2018.
La RAI e' partner del progetto e mette a disposizione gratuitamente i materiali delle Teche.
Anche la Banca etica, il Cesvop (Servizi per il Volontariato) e il Forum regionale del Terzo Settore sono partner del progetto.
La Fondazione con il Sud si e' detta disponibile a sostenerlo.
Per lanciare la campagna di comunicazione e raccolta fondi, e' stato allestito un sito: www.nomafiamemorial.org, con pagina Facebook.
 
8. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: SUL SESSANTOTTO
[Dal sito del "Centro Impastato" di Palermo (www.centroimpastato.com) riprendiamo questo intervento pubblicato originariamente sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 9 febbraio 2018 con il titolo "L'effetto sessantotto e la borghesia mafiosa"]
 
I servizi sul '68 palermitano apparsi su queste pagine sollecitano una riflessione sui temi e sulle pratiche che caratterizzarono quell'anno e il periodo che lo precede e si prolunga fino al 1977. Non e' certo un segno positivo che queste riflessioni, e ricostruzioni storiche, seguano il calendario degli anniversari, di decennio in decennio. Ma e' gia' qualcosa.
Nel 1988, a vent'anni dal ’68, Franco Riccio, docente universitario di filosofia, recentemente scomparso, organizzo' un convegno i cui atti furono pubblicati in un volume dal titolo "L'ingranaggio inceppato. Il Sessantotto della periferia". In effetti il '68 a Palermo e' stato considerato marginale rispetto ad altre citta', ma bisogna dire che questo e' dipeso dal risalto che la stampa ha dato a quel che accadeva a Roma e a Milano e Paolo Mieli, allora tirocinante a "L'Espresso", in un intervento sull'ultimo numero di "Micromega", rileva il ruolo che la stampa ha avuto nel mettere in vetrina soprattutto quelle citta' e nel creare il mito di alcuni personaggi che operavano su quei palcoscenici.
Per cui il '68 siciliano e' conosciuto, solo o soprattutto, per il terremoto nel Belice di gennaio e l'uccisione di due braccianti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, ad Avola il 2 dicembre, che segno' la fine delle gabbie salariali. Ulteriore conferma che per smuovere le cose, in Sicilia, ma non solo, ci vogliono i morti. Ma se per '68 si intende un repertorio di occupazioni di scuole e facolta' universitarie, assemblee, controcorsi autogestiti, manifestazioni, cioe' quell'insieme di atti, gesti, riti collettivi, vissuti, che vanno sotto quell'etichetta, si puo' dire che a Palermo e' andato in scena un copione che non differisce molto da quello che si recitava altrove. Il '68 e' stato un evento globalizzante, che va dalla Francia al Messico, agli Stati Uniti, alla Cecoslovacchia, alla Cina, all'insegna di una reale, o immaginaria, volonta'-possibilita' di mutamento. E qui si pone il problema di una interpretazione del '68, dal '68-pensiero, in cui convivono Marcuse e la Scuola di Franconforte, l'antipsichiatria e Don Milani, al giudizio complessivo che si configura come un mosaico affollato e contraddittorio. Il '68 sarebbe stato, contestualmente o alternativamente: un tentativo di sovversione all'insegna di una contestazione globale, dalla politica ai modelli di vita, a cominciare dalla sessualita'; una crisi di civilta', uno psicodramma collettivo, il prodromo di un processo rivoluzionario, l'antecedente del narcisismo dei decenni successivi; moderno e postmoderno per il suo immaginario del desiderio e della comunicazione; rivoluzione fallita, un rovesciamento simbolico del mondo. Nella mia relazione al convegno del 1988 proponevo l'uso di una lente multifocale, capace di leggere nel '68-mondo la contemporanea presenza di eventi che intrecciavano lotta sociale, comunismo utopico e prologo della modernizzazione (Touraine) e nel '68 italiano un momento di congiunzione tra un processo di modernizzazione e l'apparizione di nuovi movimenti antagonisti (Melucci).
Per Palermo, una buona guida, certo parziale e limitata all'area marxista o marxisteggiante, sono i bollettini del circolo Labriola, incunaboli di quella stagione, in cui la dotazione tecnica non andava al di la' di quel trabiccolo ansimante che era il ciclostile. In quei fogli ci sono le avvisaglie del movimento studentesco, nelle scuole medie e all'Universita', le riflessioni sull'autonomia siciliana ma pure sul Vietnam, l'Unione sovietica e la Cina, sul maggio francese, sull'occupazione militare di Praga; la critica cinematografica ("Le stagioni del nostro amore" di Vancini, "I pugni in tasca" di Bellocchio), recensioni di libri di Asor Rosa, Herbert Marcuse, Wilhelm Reich e Paul Sweezy. In quel quadro, per nulla provinciale e periferico, si svilupperanno le analisi sul Mezzogiorno e sulla mafia, allora, nonostante la mattanza dei primi anni '60 e l'attivita', abbastanza deludente, della Commissione antimafia, data per morta o quasi. Il '68 palermitano fu in gran parte egemonizzato da un gruppo strutturato, che coniugava eresie e rivisitazioni, dal trotskismo (con conferenze di Livio Maitan, una bella figura di intellettuale e di militante) alla riscoperta critica del leninismo, con un occhio al maoismo, e successivamente diede vita al circolo Lenin e poi aderi' al Manifesto, rimanendo un corpo estraneo, destinato alla scissione. Ricordo un mio lunghissimo, estenuante, corso su Lenin, con l'interesse dei piu' per il "Che fare", vangelo obbligato per la costruzione del "partito rivoluzionario", e mio, e di pochi altri, per "Stato e rivoluzione", l'utopia non realizzata dell'elisione dello Stato e la cuoca al potere. Un altro corso fu sul Mezzogiorno e su Gramsci.
In quel periodo i tentativi di razionalita' politica (una teoria che si tramuta in prassi, una strategia che orchestra la tattica) andarono a braccetto con il settarismo dei vari gruppi nati nel corso degli anni '70, con la corsa alla testa dei cortei, come plastica rappresentazione di un'egemonia tanto ostentata quanto immaginaria.
L'analisi della mafia, contenuta in un documento del novembre 1970, redatto dal dirigente indiscusso, Mario Mineo, sottolineava la presa del potere a livello regionale, compresa la Sicilia orientale, negli anni '50, di una "nuova borghesia capitalistico-mafiosa". Un'analisi, seguita dalla proposta di espropriazione della proprieta' mafiosa (siamo nel 1971) che non trovo' attenzione a livello nazionale (al Manifesto la tesi dominante era la "maturita' del comunismo" e il Mezzogiorno non appariva abbastanza maturo per quella palingenesi), contrastata dai compagni di Catania, che pensavano che i "cavalieri" fossero imprenditori con le carte in regola, schumpeteriani, e da quelli di Alcamo, storica riserva di mafia, che pensavano che ormai si trattava di un residuo arcaico, destinato ad essere cancellato dall'inarrestabile sviluppo capitalistico.
Dalle indicazioni di quel documento prendera' le mosse l'attivita' di ricerca del Centro siciliano di documentazione, operante dal 1977 e successivamente intitolato a Impastato. Quell'analisi, basata sulla complessita' e sulla centralita' della borghesia mafiosa, per anni sara' considerata un infruttuoso, se non fuorviante, cascame del veteromarxismo; oggi e' un luogo comune, rimasticato forse senza afferrarne il significato, spesso ignorandone la paternita'.
Non posso non ricordare che in quel contesto il giovane Peppino Impastato, prima studente alle medie e poi all'Universita', trovava un habitat politico-esistenziale che lo affranchera' dal destino, che appariva segnato, di figlio di un mafioso e nipote di un capomafia.
 
9. MAESTRE. DEBORA MIGLIUCCI: TERESA NOCE
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Teresa Noce (1900–1980), comunista, antifascista, costituente, Segretaria generale Fiot, Presidente dell'Unione internazionale sindacati tessili e dell'abbigliamento.
Teresa Noce nacque a Torino da Pietro e Rosa Biletta. Trascorse l'infanzia in poverta' con la madre e il fratello. Costretta ad abbandonare precocemente gli studi per contribuire al bilancio familiare, si formo' da autodidatta attraverso la lettura dei quotidiani torinesi, soprattutto "La Stampa" - soprannominata "la busiarda" - e dei romanzi del realismo socialista.
Lavoro', inizialmente, come stiratrice in una sartoria e, in seguito, come tornitrice alla Fiat Brevetti. A contatto con le lavoratrici e gli operai apprese i primi rudimenti sindacali e grazie all'influenza del fratello sviluppo' una spiccata coscienza politica. A 15 anni partecipo' alle manifestazioni contro l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale e, poco dopo, prese parte alle occupazioni delle fabbriche durante il "biennio rosso".
Nel 1921 si iscrisse al neocostituito Partito comunista d'Italia e la sua vita politica si intreccio' con quella sentimentale; durante una riunione di partito, conobbe il futuro marito Luigi Longo.
I due si sposarono contro la volonta' della famiglia di Longo, che non accettava Teresa Noce perche' "brutta, povera e comunista". Ebbero tre figli: Luigi Libero, detto Gigi, Pier Giuseppe, morto ancora in fasce, e Giuseppe, soprannominato Poutiche.
Con l'avvento del fascismo la vita di Teresa Noce prese una piega avventurosa e clandestina; costretta a nascondersi per via delle sue idee politiche, fu arrestata una prima volta mentre era incinta del suo primogenito, che chiamera' Luigi "Libero" per distinguerlo dal marito che era in quel momento rinchiuso nelle carceri fasciste.
Nel 1926, quando il regime aveva gia' mostrato la sua faccia piu' autoritaria, inizio' a peregrinare per l'Europa: prima in Unione sovietica, la patria della rivoluzione socialista, dove Teresa Noce frequento' la scuola leninista "Zapada" e condusse un'inchiesta sulla salute delle lavoratrici; poi in Francia, dove il PCd'I aveva costituito il suo Centro Estero. In quasi vent'anni di clandestinita' (1926-1943) Teresa Noce, sotto lo pseudonimo di Estella, visito' piu' volte la Francia, la Svizzera e l'Italia per organizzare la lotta antifascista. Da Parigi dirigeva con Giuseppe Di Vittorio l'azione della Confederazione generale del Lavoro clandestina, scriveva su giornali di propaganda comunista e organizzava politicamente le donne, spesso mogli e sorelle dei lavoratori, ponendo le basi per la creazione dell'Unione Donne Italiane.
Allo scoppio della guerra di Spagna, Teresa Noce si arruolo' nelle Brigate internazionali con compiti nel settore della stampa e della propaganda e curo' i periodici delle brigate internazionali "Il Volontario della Liberta'" e "Il Garibaldino". Fu inoltre la rappresentante del PCd'I presso il Partito comunista spagnolo. A quegli stessi anni risale la stesura del suo primo romanzo Gioventu' Senza Sole.
Arrestata a Parigi, dopo la vittoria del franchismo in Spagna, fu internata nel campo di Rieucros dove rimase fino al 1941. Si arruolo' quindi nella Resistenza francese; arrestata nuovamente fu internata a Ravensbruek, fino alla fine della guerra.
Il 2 giugno 1946 Teresa Noce fu tra le 21 donne elette all'Assemblea Costituente e come componente della commissione dei 75 contribui' alla redazione degli articoli della Costituzione italiana sui diritti e i doveri economico-sociali.
Dal 1948 al 1958 fu eletta alla Camera dei deputati e si segnalo' quale prima firmataria del progetto di legge a tutela delle lavoratrici madri (n. 860 del 1950). Teresa Noce affianco' sempre all'attivita' istituzionale quella sindacale e dal 1947 al 1955 diresse il Sindacato tessile della Cgil (Fiot) che aveva la sua sede nazionale alla Camera del Lavoro di Milano, diventando una delle pioniere della rivendicazione della parita' salariale. Si dimise dalla Fiot durante il IV Congresso nazionale nel dicembre 1955 per motivi di salute, tuttavia sulla decisione pesava anche la contrarieta' all'ormai deciso trasferimento a Roma della categoria.
Negli stessi anni Luigi Longo, legato ormai a un'altra donna, chiese e ottenne l'annullamento a San Marino del matrimonio e Teresa Noce lo apprese dalle pagine del Corriere della Sera. A causa dei dissapori con la direzione del Pci, dovuti anche alla sua decisione di denunciare alla Commissione centrale di controllo del Pci la scelta di Luigi Longo di sciogliere il loro matrimonio, fu esclusa dalla Direzione del Partito e progressivamente isolata. Dal 1949 al 1958 ricopri' incarichi sindacali a livello soprannazionale in qualita' di presidente dell'Unione internazionale dei sindacati tessili e dell'abbigliamento (Uista) che aveva sede a Milano.
Dal 1959 fece parte del Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel) in rappresentanza della Cgil per poi ritirarsi dalla scena pubblica.
Nel 1974 diede alle stampe la sua autobiografia, Rivoluzionaria professionale, che verra' tradotta in diverse lingue.
Mori' a Bologna il 22 gennaio 1980.
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Alcuni scritti di Teresa Noce
Gioventu' senza sole, 1950; ... ma domani fara' giorno, 1952; Le avventure di Laika, cagnetta spaziale, 1960; Rivoluzionaria professionale, 1974; Vivere in piedi, 1978.
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Bibliografia essenziale
R. Martinelli, Noce Teresa, in F. Andreucci, T. Detti, a cura di, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, III, Roma, 1977, pp. 687-689; E. Scroppo, a cura di, Donna, privato e politico: storie personali di 21 donne del Pci, Milano 1979, pp. 38-56; G. Gerosa, Le compagne, Milano 1979, pp. 15-33; S. Misiani, P. Neglie, A. Osti, D. Vascellaro, Il Filo d'Arianna. Una federazione sindacale nella storia d'Italia: il tessile - abbigliamento nel Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1996; S. Lunadei, L. Motti, a cura di, E' brava, ma... Donne nella Cgil 1944-1962, Ediesse, Roma 1999; L. Motti, a cura di, Donne nella Cgil. Una storia lunga un secolo. 100 anni di lotte per la dignita', i diritti e la libertà femminile, Ediesse, Roma, 2006.
 
10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Dylan Thomas, Poesie, Einaudi, Torino 1965, Mondadori, Milano 1970, pp. 298.
- Dylan Thomas, Poesie, Guanda, Parma 1976, Rcs, Milano 2004, pp. XXII + 196.
- Dylan Thomas, Ritratto dell'autore da cucciolo, Tea, Milano 1997, pp. IV + 156.
- Dylan Thomas, Sotto il bosco di latte. Il dottore e i diavoli, Einaudi, Torino 1961, Mondadori, Milano 1972, pp. XXII + 234.
- Dylan Thomas, Lettere a Vernon Watkins, Il Saggiatore, Milano 1968, pp. 192.
- Dylan Thomas, Lettere alle mie donne, Guanda, Milano 2004 (col titolo: Lettere d'amore), Rcs, Milano 2014, pp. 224.
- Roberto Sanesi, Dylan Thomas, Garzanti, Milano 1977, pp. 230.
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Riedizioni
- Vittorino Andreoli, Il corpo segreto, Rcs, Milano 2014, 2021, pp. 320, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
 
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
12. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4057 del 28 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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