[Nonviolenza] Telegrammi. 4056



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4056 del 27 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Il Centenario della War Resisters' International: idee e iniziative
2. Bertrand Tavernier
3. Umberto Santino: Mimmo Lucano o della disobbedienza civile
4. Umberto Santino: Sul Papa a Palermo
5. Umberto Santino: Depistaggio per il delitto Impastato: la verita' prescritta
6. Fiorella Imprenti: Ida Fontana
7. Roberta Cairoli: Anna Gentili
8. Fiorella Imprenti: Maria Goia
9. Fiorella Imprenti: Linda Malnati
10. Luisella Inzaghi: Carmela Montanari
11. Alcuni riferimenti utili
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'
 
1. ANIVERSARI. IL CENTENARIO DELLA WAR RESISTERS' INTERNATIONAL: IDEE E INIZIATIVE
[Dal sito www.azionenonviolenta.it rirpendiamo il seguente comunicato]
 
Alle prese con le limitate e diverse capacita' operative dettate dalla pandemia da Covid-19 la War Resisters' International (in sigla: WRI) e le sezioni nazionali affiliate a essa, compreso il Movimento Nonviolento (in sigla: MN), stanno organizzando varie iniziative locali per celebrare il Centenario dell'Internazionale dei Resistenti alla guerra. Il MN ha gia' dato un suo importante contributo con il numero di "Azione nonviolenta" dedicato al Centenario. Per non perdertelo abbonati o richiedine una copia ad amministrazione at nonviolenti.org
Tuttavia, le iniziative non saranno tutte incentrate sulla storia della WRI, ma anche eventi e azioni collegate alle nostre campagne nonviolente e disarmiste nazionali e internazionali. L’importante è che sia, in ogni caso, un anno di festa per rinnovare il nostro impegno a rifiutare tutte le guerre e a rimuovere le cause (le armi, gli eserciti etc.) delle loro preparazioni.
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23-25 marzo: diffondiamo il fucile spezzato!
Per sottolineare la data di fondazione, la WRI incoraggia a condividere il simbolo del fucile spezzato sui social media e altri canali tra il 23 e il 25 marzo. Esistono molteplici versioni e disegni del Fucile Spezzato – loghi, striscioni, vignette, distintivi, poster, etc. – e ci sono un sacco di opportunita' per inventarne di nuovi. L'invito, accolto anche dal Movimento Nonviolento, e' quello di condividere versioni belle e creative del Broken Rifle sui nostri profili di social media, usando l'hashtag #WRI100 e taggando i profili ufficiali della WRI e delle sezioni nazionali. Non hai tempo? Nel sito https://wri-irg.org trovi una galleria con originali fucili spezzati da condividere in pochi minuti!
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Conflict Textiles: la mostra che viene dal Cile
Roberta Bacic – gia' membro dello staff WRI che ora lavora al progetto Conflict Textiles – ha curato, con l'assistenza di Breege Doherty, una mostra online di arpilleras che sara' ospitata sul sito web della WRI. Le arpilleras sono arazzi applicati che hanno avuto origine in Cile e da allora sono stati usati dalle donne di tutto il mondo per esplorare guerra, conflitto, nonviolenza e protesta. Roberta ha messo insieme una mostra specificamente per il Centenario della WRI, e ha anche commissionato un "arazzo" specifico per questa speciale occasione...
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Nonviolenza in azione
Nel novembre 2021 speriamo come WRI di poter organizzare una conferenza internazionale a Londra intitolata "Nonviolenza in azione: Antimilitarismo nel XXI secolo" che riunira' attivisti di tutto il movimento pacifista internazionale per imparare gli uni dagli altri, costruire strategie condivise e potenziare la solidarieta' della nostra rete. Nel frattempo, l'invito e' ad inviare un breve video in italiano o inglese che completi l'affermazione "Sono un resistente alla guerra perche'... / I’m a war resister because...". Noi li raccoglieremo e invieremo alla WRI per un video internazionale.
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Per informazioni e contatti con il Movimento Nonviolento
Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455
 
2. LUTTI. BERTRAND TAVERNIER
 
E' deceduto Bertrand Tavernier, regista cinematografico.
Con gratitudine lo ricordiamo.
 
3. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: MIMMO LUCANO O DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE
[Dal sito del "Centro Impastato" di Palermo (www.centroimpastato.com) riprendiamo questo intervento pubblicato originariamente sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 5 ottobre 2018 con il titolo "Il sindaco di Riace e la legge dell'umanita'".
Umberto Santino e' con Anna Puglisi il fondamentale animatore del "Centro Impastato" di Palermo, che come tutti sanno e' la testa pensante e il cuore pulsante del movimento antimafia. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000, 2010; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007; (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 2008; Breve storia della mafia e dell'antimafia, Di Girolamo Editore, Trapani 2008; Le colombe sulla rocca, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; L'altra Sicilia, Di Girolamo Editore, Trapani 2010; Don Vito a Gomorra, Editori Riuniti, Roma 2011; La mafia come soggetto politico, Di Girolamo Editore, Trapani 2013; Dalla parte di Pollicino, Di Girolamo Editore, Trapani 2015. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino", da ultimo nel supplemento "Coi piedi per terra" nei nn. 421-425 del novembre 2010. Il sito del Centro Impastato e' www.centroimpastato.com]
 
Con l'arresto del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, siamo a un punto di svolta. Che fosse indagato si sapeva da tempo e lui aveva reagito a suo modo, con il digiuno, raccontando quello che aveva fatto in tutti questi anni, trasgredendo la Bossi-Fini ed esponendosi all'incriminazione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, rilasciando certificati falsi, celebrando nozze finte per evitare che gli immigrati venissero cacciati via. Mostrando a sua difesa un paese che era un deserto confinante con un cimitero e ora e' diventato la casa comune per i locali e gli immigrati. Un laboratorio di umanita'. Un simbolo di civilta'. Tutto questo ha un nome e non e' una novita': si chiama disobbedienza civile. E' quello che hanno fatto Gandhi, Rosa Parks e Bertrand Russel, e qui da noi Danilo Dolci. Pagandone il prezzo. Ora Mimno Lucano si accinge a pagare il suo.
Se si guarda al provvedimento che elenca le incriminazioni e ha provocato l'arresto, sembra di avere tra le mani un colapasta. Si prospettava l'associazione a delinquere, ma non ci sono indizi sufficienti per verificare l'accusa. Il sindaco ha dirottato fondi pubblici verso destinazioni diverse da quelle protocollari, ma il gip osserva che sono solo congetture. Sarebbe accusato di truffa aggravata ma mancano riscontri. E avrebbe turbato la liberta' di scelta, appaltando agli asinelli la raccolta dei rifiuti. La colpa, il delitto, il peccato mortale di Mimmo Lucano e' di aver fatto quello che ha fatto: avere accolto invece di respingere, aver violato leggi e regolamenti sapendo di farlo, perche' se e' vero che i fini non giustificano i mezzi, come sentenzia il gip, rovesciando Machiavelli, e' altrettanto vero che non usare quei mezzi, formalmente illegali e scorretti, avrebbe significato rinunciare a quei fini. Dare per persa la partita, prima di cominciare a giocarla. Mimmo Lucano, che non si diverte a destreggiarsi sul confine tra lecito e illecito e non e' un delinquente lombrosiano, ha provato a rispettare la legge: a una ragazza nigeriana, si chiamava Becky Moses, che era stata a Riace e vi si trovava bene, e' stato negato il permesso di soggiorno e ha dovuto  lasciare il paese, e' finita sul marciapiede e nel gennaio scorso e' morta nell'incendio della baraccopoli di Rosarno. Se questo vuol dire rispettare le leggi, e' un delitto l'averlo fatto.
Ora il procuratore di Locri, che si e' visto cassare 14 punti su 15, ricorrera' contro il gip e dopo si apriranno due strade: o il rigetto delle richieste della procura o il rinvio a giudizio. E se processo ci sara', sara' il processo in cui si scontrano due mondi: il mondo di Salvini, degli aspiranti ducetti, dei grillini che fanno da zerbino, con quelli del Pd divisi tra il dire e il non dire, perche' ancora debbono decidere tra l'essere e il non essere, e il mondo di chi crede che si puo' disobbedire se si ritiene che leggi e regolamenti sono ingiusti e disumani. L'Antigone del terzo millennio. E bisogna decidere da che parte stare. Il processo potra' finire con una condanna o all'italiana: una mezza condanna e una mezza assoluzione. Contemporaneamente dovrebbe svolgersi il processo a Salvini, il sequestratore degli immigrati condannati alla quarantena sulla Diciotti. Ma il problema non e' solo giudiziario, e' in primo luogo il confronto tra un'etica che mette al centro le persone, i loro corpi sottratti alle torture e ai naufragi, e una politica che crea e cavalca paure, incita all'odio, predica razzismo e intolleranza, proclama "prima gli italiani" e sta facendo scivolare il paese verso qualcosa che non sara' il fascismo ma ha molti tratti in comune. La tragedia che si replica in farsa. Mimmo Lucano avra' tirato la corda, sapendo di farlo, ma il gip sottolinea continuamente che non l'ha fatto mai per interesse personale, che non si e' messo neppure un centesimo in tasca. Anzi ci ha rimesso di suo. E forse  questa e' la sua colpa, quanto meno una stranezza, mentre tutto e' diventato mercimonio, intrallazzo, parodia o fotocopia di mafia.
 
4. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: SUL PAPA A PALERMO
[Dal sito del "Centro Impastato" di Palermo (www.centroimpastato.com) riprendiamo questo intervento pubblicato originariamente sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 19 settembre 2018 con il titolo "A Brancaccio non tutto e' cambiato"]
 
"L'unico populismo possibile e' quello cristiano; sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese", cosi' ha detto papa Francesco nella sua omelia durante la messa al Foro italico, richiamando, consapevolmente o meno, uno slogan maoista, condannando i populismi correnti e accennando ai problemi che travagliano anche il suo pontificato. Com'era facile prevedere il papa ha parlato di mafia rivolgendo un appello che riprende, a suo modo, il grido di Giovanni Paolo II all'ombra dei templi di Agrigento: "Mafiosi convertitevi! Una volta verra' il giudizio di Dio", ma quello del papa polacco era un anatema, quello del papa argentino e' un invito. Li chiama "fratelli e sorelle" (ci sono anche le donne di mafia) e li esorta a cambiare. E invece dell'evocazione del Cristo giustiziere in posa michelangiolesca, papa Francesco, ribattezzato "Ciccio", ha richiamato qualcosa di piu' realistico e che si compie in un orizzonte terreno: "la vostra vita andra' persa e sara' la peggiore delle sconfitte". La lotta per l'arricchimento e il potere, con l'uso programmatico della violenza, li condanna alla guerra intestina e, da quando piu' che la certezza dell'impunita' c'e' la certezza o la probabilita' della pena, li attende l'ergastolo e il 41 bis.
Allora i mafiosi risposero al grido del papa polacco uccidendo don Puglisi a Palermo, don Diana a Casal di Principe e mettendo qualche bomba nei pressi del Laterano e ai piedi di una chiesa romana. Ma i sicari di padre Puglisi dicono che non hanno resistito al suo sguardo da agnello sacrificale e al suo "me l'aspettavo" e, da assassini in servizio permanente effettivo, si sono mutati in collaboratori di giustizia, cattolici praticanti e studenti di teologia.
Il programma della visita del papa e' stato in gran parte dedicato, nel venticinquesimo anniversario del suo assassinio, al parroco di Brancaccio, beatificato come martire della fede. Secondo la ricostruzione dei teologi che hanno istruito il processo di beatificazione, i mafiosi che lo hanno ucciso hanno agito in odium fidei, in dispregio del Vangelo, che e' in inconciliabile contraddizione con lo spirito di mafia. Piu' verosimilmente la decisione di ucciderlo si e' fondata sulla sua opera quotidiana che hanno sentito come una delegittimazione e una sfida. Togliere i ragazzi dalla strada, chiedere servizi essenziali come la fognatura e la scuola media, fare di un quartiere-discarica un posto civile, era un'intrusione sgradita, che rischiava di diventare incontrollabile, e invitarli a incontrarsi e discutere per i mafiosi, che consideravano Brancaccio una loro riserva storica, e' stato un delitto di lesa maesta'.
Ora tutti inneggiano al piccolo prete, umile e determinato, ma uno dei fratelli ricorda che i suoi appelli sono caduti nel vuoto, che e' stato isolato ma non si e' tirato indietro. E il papa lo ha ricordato per la sua "invisibilita'": "non viveva per farsi vedere, non viveva di appelli antimafia" e qualcuno ha pensato alle disavventure recenti di protagonisti dello spettacolo antimafia.
Nell'incontro con il clero Papa Francesco ha detto che fare il prete non e' una professione ma una missione, che non bisogna legarsi ai poteri del mondo e pensare a far carriera. Ma per la sua struttura gerarchica, che finora e' stata un connotato irriformabile della chiesa cattolica, e' fisiologico che piu' d'uno sgomiti per diventare monsignore, vescovo o cardinale. C'e' stato un accenno alla religiosita' popolare, alle processioni con la Madonna e i santi che si inchinano davanti alle case dei capimafia. "Non va bene", ha detto il papa che parlava a braccio. Ma la religiosita' popolare e' di per se' intrisa di feticismo e di superstizione, di relazioni con il sacro fondate sul do ut des, sulla grazia richiesta e ricevuta, ripagata con l'offerta in denaro e l'accensione del cero. E che altro e' se non feticismo il culto delle reliquie? Anche al beato Puglisi hanno tolto le costole per esporle nei reliquiari.
Il dialogo con i giovani e' stato un continuo richiamo alla possibilita' del cambiamento, alla Sicilia terra di incontri in un mondo di scontri e alla fine della giornata siciliana ci si chiede: cosa lascia la visita del papa? Cos'e' cambiato in questi anni? Cos'e' Brancaccio oggi? Le finestre che durante il funerale del parroco assassinato erano chiuse si sono spalancate al passaggio del pontefice e si sono rivisti i lenzuoli. C'e' la scuola media, c'e' un centro sportivo, c'e' il centro Padre nostro, con problemi tra chi si contende l'eredita' di padre Puglisi, c'e' casa sua trasformata in museo, ma si dice che i Graviano, anche da ergastolani, comandino ancora, perche' le radici da cui nasce la pianta mafiosa (un'economia legale inesistente, l'illegalita' diffusa, molti, o quasi tutti, che pagano il pizzo) non sono state scalzate. Forse sara' questo il miracolo che si attende per fare santo il beato Puglisi.
 
5. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: DEPISTAGGIO PER IL DELITTO IMPASTATO: LA VERITA' PRESCRITTA
[Dal sito del "Centro Impastato" di Palermo (www.centroimpastato.com) riprendiamo questo intervento pubblicato originariamente sulla cronaca di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 12 settembre 2018 con il titolo "La prescrizione della verita'"]
 
In Italia la verita', se c'e' e quando c'e', e' soggetta a prescrizione. Era accaduto con il processo ad Andreotti: accertato il reato di associazione a delinquere almeno fino al 1980 (allora non c'era l'associazione a delinquere di tipo mafioso) ma caduto in prescrizione. Il grido dell'allora avvocatessa di Andreotti, oggi ministra, in quota Lega, del governo a trazione salviniana: "assolto, assolto, Presidente!", era un fraintendimento o una mezza verita'. Il copione si e' replicato adesso con l'inchiesta sul depistaggio per l'assassinio di Peppino Impastato. Un decreto del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo dice che la pista mafiosa e' stata "aprioristicamente, incomprensibilmente, ingiustificatamente e frettolosamente esclusa", che e' stata omessa "qualsivoglia attivita' di polizia giudiziaria indirizzata ai soggetti riconducibili ad ambienti mafiosi", cioe' che il depistaggio c'e' stato, ma non viene usato questo termine. I reati contestati sono favoreggiamento, concorso, falsita' ideologica e sono prescritti. E cosi' il principale accusato, l'allora maggiore dei carabinieri Antonio Subranni, poi promosso generale, non andra' sotto processo. E neppure gli altri imputati, i sottufficiali Carmelo Canale, Francesco Abramo e Francesco Di Bono, che a suo tempo, con un "sequestro informale", misero in sacchi per l'immondizia tutto quello che trovarono sotto mano: giornali, libri, cartelle, documenti, volantini, appunti. Queste dovevano essere le prove che Giuseppe Impastato era un terrorista inesperto, morto mentre metteva una bomba, o un terrorista suicida. Ce n'e' voluto per smantellare quella sentenza emessa prima di cominciare l'inchiesta. C'e' voluta la rottura con la parentela mafiosa della madre Felicia e del fratello Giovanni, un fatto storico; c'e' voluto l'impegno di alcuni compagni di militanza, c'e' voluto l'impegno quotidiano del Centro siciliano di documentazione, gia' nato nel 1977 e poi dedicato a Peppino. Un impegno malvisto e isolato poiche' quasi tutto il palazzo di giustizia, con poche eccezioni, prima fra tutte quella di Rocco Chinnici, e tutte le forze dell'ordine erano arroccati su quella certezza. Aveva cominciato il procuratore capo Gaetano Martorana, con un fonogramma dettato subito dopo il ritrovamento delle briciole del corpo di Peppino: "attentato alla sicurezza dei trasporti operato da tale Impastato Giuseppe, il quale recatosi sul binario della linea Trapani-Palermo deponeva un ordigno della cui esplosione rimaneva vittima". E su quella strada si era immesso il maggiore Subranni, di recente condannato nel processo sulla trattativa.
Il decreto di oggi viene molti anni dopo l'attivita' della Commissione parlamentare antimafia che nel 1998 costitui', su input dei familiari e del Centro Impastato, un comitato per indagare sul depistaggio e nel 2000 approvo' una relazione sulle responsabilita' di rappresentanti della magistratura e delle forze dell'ordine. Sarebbe potuto essere un precedente importante per far luce su eventi che hanno sconvolto e condizionato il nostro paese, e che sono rimasti un mistero a livello giudiziario. E si possono ricordare tutte le stragi, da Portella della Ginestra a Piazza Fontana, alla stazione di Bologna. A suo tempo, dopo la pubblicazione della relazione, l'abbiamo proposto, ma la nostra proposta e' caduta nel vuoto. Allora c'erano i governi Berlusconi che avrebbero aperto la strada al contratto di governo dei dioscuri.
La giustizia troppo speso arriva tropo tardi o si risolve in un buco nell'acqua. In ogni caso i mandanti dell'assassinio di Peppino sono stati condannati e i responsabili del depistaggio hanno nomi e cognomi. Se si considera da dove eravamo partiti quaranta anni fa, quando a salvare la memoria di Peppino eravamo in pochissimi, possiamo dire che il nostro impegno non e' stato vano. Quello di Peppino e' un delitto di mafia e di Stato. La trattativa non riguarda solo le stragi del '92 e del '93, com'e' stato accertato, e' cominciata molto prima ed e' continuata nel tempo. Falcone diceva che la mafia, come ogni fenomeno umano, ha avuto un inizio e avra' una fine, purche' la fine della mafia non coincida con la fine dell'uomo. C'e' da chiedersi se siamo sulla buona strada per impedire che quella coincidenza si realizzi.
 
6. MAESTRE. FIORELLA IMPRENTI: IDA FONTANA
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Ida Fontana (1875-1954), sarta, socialista, Lega sarte da donna, Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano, Lega di Tutela degli interessi femminili, Congresso di Genova, Partito socialista dei Lavoratori italiani, Congresso di Reggio Emilia, Partito socialista dei Lavoratori italiani.
Nata a Milano nel 1875 da Stefano Fontana e Maria Caglio, Ida Fontana inizio' a lavorare come sarta subito dopo le scuole elementari. A soli 17 anni divenne segretaria della Lega sarte da donna di Milano, una delle prime leghe femminili a essere costituite presso la neonata Camera del Lavoro di Milano. Forte di questo ruolo, nel maggio 1892 venne anche eletta come prima donna nella Commissione esecutiva della Camera del Lavoro. La sua candidatura venne avanzata a mezzo stampa ed ebbe una notevole risonanza. Sul quotidiano L'Italia del popolo comparve infatti poco prima delle elezioni un appello in tal senso: "Essendovi, fra le Sezioni della Camera del lavoro, parecchie femminili e avendo queste interessi speciali da sostenere, troviamo necessario che nella Commissione esecutiva della Camera del lavoro si lasci il posto a qualcuna di esse; e siccome adesso e' troppo tardi per fare riunioni apposite, cosi' i sottoscritti presentano addirittura una candidatura nella persona della compagna Ida Fontana".
Il risultato di questa campagna furono gli oltre 800 voti conquistati da Ida Fontana, su un totale di circa duemila votanti, che le consentirono di accedere alla Commissione esecutiva. Un tale successo spinse il Fascio dei Lavoratori ad andare oltre e ad avanzare l'ipotesi di una candidatura femminile alle elezioni parziali amministrative di Milano del giugno 1892, ma la candidatura fu ritirata nel corso di una riunione delle leghe femminili della Camera del lavoro, seguendo anche il parere autorevole di Anna Kuliscioff che spingeva per consolidare la presenza delle lavoratrici negli organismi operai, ritenendo invece prematura una candidatura politica: "occorre principiare dal principio e non dalla fine. L'operaio prima intenda quale alto valore ha nella sua battaglia la cooperazione dell'elemento femminile". Nella stessa riunione delle leghe femminili si decise quindi di costituire una commissione, guidata da Ida Fontana e da Annetta Ferla, primo tentativo di dare vita a una Federazione femminile mista della Camera del Lavoro. Sempre nell'estate del 1892, Ida Fontana, come rappresentante della Lega sarte da donna di Milano, partecipo' in agosto al Congresso di Genova che sanci' la nascita del Partito dei Lavoratori Italiani. Al Congresso di Genova era presente anche il fratello, Ulderico, delegato per l'Unione ferrovieri del capoluogo lombardo. L'anno successivo, nel 1893, Ida Fontana fu ancora delegata dalla Lega sarte da donna di Milano al secondo Congresso del Partito socialista dei Lavoratori italiani, riunitosi in quell'anno a settembre a Reggio Emilia.
Convinta, come gran parte delle prime leader sindacali milanesi, di poter esprimere una doppia militanza per l'emancipazione economica e di sesso, aderi' anche alla Lega di Tutela degli interessi femminili fondata nel 1893 su impulso della maestra socialista Linda Malnati, entrando fin da subito nel direttivo. Sotto la guida di Ida Fontana, la Lega sarte da donna mantenne per tutti gli anni Novanta dell'Ottocento una forte connotazione in senso socialista ed emancipazionista, facendo crescere alcune delle personalita' di spicco degli anni successivi come Rosa Genoni e Santina Volonteri. Sciolta d'autorita' la Lega nel 1898 in seguito alla repressione di fine secolo, Ida Fontana dirado' la sua militanza, trovando impiego prima in un'azienda telefonica e poi in una tipografia. Il Casellario politico centrale smise di seguire la sua attivita' nel 1929 quando ormai da anni si era ritirata dalla vita politica. Mori' a Cesano Boscone nel 1954.
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Bibliografia
Emilio Gianni, Dal radicalismo borghese al socialismo operaista. Dai congressi della Confederazione Operaia Lombarda a quelli del Partito Operaio Italiano. (1881-1890), Edizione Pantarei, 2012; Fiorella Imprenti, Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (1891-1918), FrancoAngeli, 2007; Franca Pieroni Bortolotti, Alle origini del movimento femminile in Italia (1848-1892), Einaudi, Torino, 1963, p. 248, e Socialismo e questione femminile in Italia (1892-1922), Mazzotta, 1974, p. 40; Antonioli Maurizio, Torre Santos Jorge, Riformisti e rivoluzionari. La Camera del Lavoro di Milano dalle origini alla grande guerra, FrancoAngeli, 2006. Anna Kuliscioff, Le elezioni a Milano e le candidature femminili, "Critica Sociale", n. 11, 1892; Una donna alla Camera del lavoro, "L'Italia del Popolo", 23-24 maggio 1892.
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Fonti
ABMO, Archivio Biografico del Movimento operaio (ad nomen); Archivio Centrale dello Stato (Roma), Ministero dell'Interno, Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Casellario Politico Centrale, ad nomen; Comune di Milano, Ufficio Anagrafe; [Atti] Congresso operaio italiano tenutosi in Milano nei giorni 2-3 agosto 1891. Riassunto delle discussioni e deliberazioni (Estratto dai verbali dei segretari del congresso), Milano, Tipografia degli operai, [1891]; [Atti] Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. Il Congresso di Reggio Emilia. verbale stenografico, aggiuntivi i telegrammi pervenuti al Congresso e l'elenco delle Societa' aderenti col nome dei propri delegati (8-9-10 settembre 1893), Milano, Tipografia degli operai, 1893.
 
7. MAESTRE. ROBERTA CAIROLI: ANNA GENTILI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Anna Gentili (1920-2016), antifascista, apparato tecnico, ufficio legale della Camera del Lavoro di Milano.
Nacque a Portoferraio (Li) il 12 dicembre 1920 da famiglia antifascista. Nel 1939, arrivo' a Milano, raggiungendo il fratello Antonio, emigrato nel capoluogo lombardo a soli 15 anni, e il padre Vincenzo, comunista di vecchia data, che lo aveva seguito in cerca di lavoro. Erano con lei la madre Zelinda, l'altro fratello Dino e la sorellina Maria Laura. Si stabilirono, dopo qualche traversia, nel quartiere di San Siro, e Anna trovo' lavoro come impiegata presso la casa editrice Bompiani.
Nell'ottobre del 1942 Antonio fu arrestato per attivita' antifascista, deferito al Tribunale Speciale e rinchiuso a San Vittore, da dove fu liberato solo il 3 settembre 1943. Dopo l'8 settembre divenne comandante partigiano, con il nome di battaglia di "Spartaco", fu poi deportato a Mauthausen, dove mori'. Il pomeriggio del 26 luglio 1943, Anna Gentili recatasi in piazza Oberdan, dove si stava tenendo un'imponente manifestazione per la caduta del fascismo, fermo' coraggiosamente i carri armati venuti a disperdere la massa dei dimostranti e fu testimone del clima che si respirava il giorno dopo la caduta del fascismo: "Il fascismo era caduto – pensai – e quei militari non potevano rovinarci la manifestazione. E allora sentii che dovevo fare qualcosa. E fu cosi' che mi lanciai verso quel carro armato e ci salii sopra. Ricordo che un ufficiale mi minaccio' con la pistola, ma figurarsi... La folla ormai aveva preso il sopravvento. I soldati del resto, avevano mostrato chiaramente di solidarizzare con noi" (G. Angela, 1984).
Venne arrestata nei giorni successivi, sorpresa a distribuire casa per casa "l'Unita'" clandestina, e tenuta in carcere fino al 13 settembre, quando Milano era gia' stata occupata dai tedeschi. Decise di entrare immediatamente nella III brigata Gap – il suo nome di battaglia era "Lidia" – e nei Gruppi di difesa della donna.
Nell'aprile del 1944, ricercata dai fascisti a Milano, ma munita di documenti falsi raggiunse la bassa Valtellina, dove entro' in contatto e fu ospitata da Lina Selvetti - una partigiana della XL Brigata Garibaldi "Matteotti", che sarebbe morta il 4 febbraio 1945 a Milano nel corso di un'azione gappista. La Gentili divenne responsabile dei collegamenti del Comando di Raggruppamento Garibaldi "Lario-Valtellina" con il Cln di Sondrio e il Comando regionale garibaldino, facendo continuamente la spola tra Milano e la Valtellina, trasmettendo ordini e recapitando documenti. Grazie alla sua prontezza, e con un pizzico di fortuna, riusci' piu' volte a passare indenne i controlli fascisti, come nell'episodio qui riportato: "Un giorno in Valtellina stavo dirigendomi in bicicletta a Traona. Ad un certo punto dovetti attraversare un ponte sul fiume Adda, ma una volta imboccato, mi accorsi che, poco piu' in la', c'era un gruppo di fascisti che bivaccava. Mi chiesi se fosse stato il caso di tornare indietro, ma pensai che sarebbe stato troppo pericoloso... Meglio andare avanti e affrontare con disinvolta allegria la situazione. Cosi' feci e quando fui di fronte a loro li salutai e gli dissi: "ehi, ragazzi, mi raccomando, non ve ne andate, che fra poco torno a salutarvi nuovamente...". Loro si misero a ridere e mi risposero: "stai tranquilla, che ti aspettiamo, bella come sei". Tirai un sospiro di sollievo perche' nel portapacchi della bicicletta avevo cose una piu' compromettente dell'altra".
Nel gennaio del 1945, assunse la direzione dei Gruppi di difesa della donna del III settore di Milano. In occasione dell'8 marzo, rese omaggio alla memoria di Lina Selvetti, esponendo la sua fotografia nella portineria della Borletti. Dopo la Liberazione, sposo' Oliviero Cazzuoli, futuro dirigente del Convitto Scuola della Rinascita, dove si erano conosciuti, e in cui si formarono tanti partigiani. Entro' nel sindacato nell'agosto 1948, come impiegata presso l'Ufficio legale della Camera del Lavoro di Milano e vi rimase fino all'ottobre 1949. Mori' a Milano il 12 luglio 2016.
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Fonti
AdL, Archivio della Camera del Lavoro confederale di Milano (1945-1981) G. Angela, "Insieme cultura", n. 5, 1984.
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Bibliografia
F. Giannantoni, I. Paolucci, La bicicletta nella Resistenza. Storie partigiane, Arterigere - Chiarotto Editore, Varese, 2007; D. Migliucci , A. Oriani, S. Schiavi, Tutte donne! Le storie, l'impegno politico e sociale a San Siro (1940-1968), Archivio del Lavoro di Sesto San Giovanni, Societa' per l'Enciclopedia delle donne, Milano, 2016.
 
8. MAESTRE. FIORELLA IMPRENTI: MARIA GOIA
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Maria Goia, (1878-1924), socialista riformista, segretaria della Camera del Lavoro di Suzzara, Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano, Segretaria della Camera del Lavoro di Cervia.
Maria Goia nacque a Cervia il 28 novembre 1878 in una famiglia di lavoratori, la madre Edvige Marzelli era lavandaia e il padre Raimondo salinaro. Vedendone la passione, i genitori la iscrissero alla Scuola Normale per farla diventare maestra, ma le precarie condizioni economiche la costrinsero a interrompere gli studi per iniziare a lavorare. Poco piu' che ventenne, nel 1901 si iscrisse al Partito socialista e si dedico' a una intensa attivita' di propagandista e giornalista, apprezzata per la sua capacita' oratoria che venne ricordata anche in una canzone popolare (Evviva la Maria Goia/con il suo bel parlar / se l'Italia la si riunisce / la faremo ben tremar [...]). Nel 1906 si trasferi' a Suzzara e sposo' il farmacista socialista Luigi Riccardi, che pero' mori' pochi mesi dopo le nozze e da quel momento Maria Goia si dedico' completamente all'attivita' politica. Nel 1906, sostenitrice del diritto di voto per le donne e convinta dell'importanza del ruolo femminile nel movimento operaio, venne nominata nella Commissione nazionale che preparo' il primo Congresso femminile del Partito socialista italiano. Nel 1907 divenne Segreteria della Camera del Lavoro di Suzzara, prima donna in Italia alla guida di una Camera del Lavoro. Spinse fortemente il modello cooperativo tra i lavoratori e favori' la nascita a Suzzara di una Cooperativa di produzione metallurgica. Nel 1912 divenne Segretaria della Federazione socialista di Mantova. Durante le Prima guerra mondiale venne allontanata da Suzzara "a causa della sua propaganda antipatriottica con incitamento alla ribellione" e decise di recarsi a Milano. Qui la sua fama la precedette e, subito candidata nella lista della Camera de Lavoro, risulto' la piu' votata, con 2934 preferenze, entrando nella Commissione esecutiva del 1917, dalla quale si dimise in settembre, per poi rientrare di nuovo nella Commissione esecutiva provvisoria. Tornata a Suzzara nel 1919, continuo' una intensa attivita' politica e sindacale nonostante i gravi problemi di salute e il controllo della polizia. Quello stesso anno promosse e divenne Segretaria della Camera del Lavoro di Cervia, intendendola come luogo di cultura popolare, dotata di biblioteca, oltre che di azione economica. Malata, mori' a Cervia il 15 ottobre 1924 a 46 anni, di ritorno dal suo ultimo viaggio, una visita alla madre di Giacomo Matteotti poco dopo il suo assassinio.
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Bibliografia
M. Antonioli, J. Torre Santos, Riformisti e rivoluzionari. La Camera del Lavoro di Milano dalle origini alla grande guerra, Franco Angeli, 2006; F. Imprenti, Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (18911918). Milano, Franco Angeli, 2007.
 
9. MAESTRE. FIORELLA IMPRENTI: LINDA MALNATI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Linda Malnati (1855–1921), maestra, Sezione maestri e maestre della Camera del Lavoro di Milano, Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano, Federazione femminile mista della Camera del Lavoro, Lega di Tutela degli interessi femminili, Associazione magistrale milanese, Unione magistrale nazionale, Comitati Pro voto.
Socialista ed emancipazionista, nacque a Milano il 19 agosto 1855 da Giacomo e Carolina Pedrioli, Linda Malnati frequento' i circoli democratici del capoluogo lombardo e negli anni successivi diede il proprio impegno alle nascenti organizzazioni del movimento operaio e di quello femminista. Maestra nelle scuole comunali di Milano dal 1875, fin dal 1891, assieme ad Anna Kuliscioff e alla compagna di vita e di lotta Carlotta Clerici, anche lei maestra, si impegno' per l'organizzazione delle lavoratrici all'interno della Camera del Lavoro promuovendo una federazione femminile che poi ebbe vita nel 1895. Nel 1893 fu fra i dodici promotori della Sezione Maestre e Maestri e con Carlotta Clerici venne nominata nel primo comitato direttivo. Nello stesso periodo fu tra le fondatrici e per anni fu leader della Lega per la tutela degli interessi femminili. Alterno' all'attivita' politica anche quella di autrice di testi scolastici, pubblicista, conferenziera, attiva anche all'interno dell'Universita' Popolare di Milano.
Eletta nella Commissione esecutiva della Camera del Lavoro per la prima volta nel 1893 in rappresentanza delle maestre e poi in altre elezioni negli anni successivi, Linda Malnati fu tra le leader dal 1895 della Federazione femminile mista, promuovendo l'organizzazione e le lotte di tessitrici, mondine, impiegate, pellicciaie, cartaie e delle lavoranti in prodotti chimici e farmaceutici.
Nella meta' degli anni Novanta Linda Malnati entro' a far parte del Consiglio direttivo della Societa' Umanitaria (1894) e rappresento' la Lega di tutela degli interessi femminili nei consigli direttivi delle Opere Pie cittadine e nell'Assemblea dell'Unione Cooperativa, presentando nel 1896 il tema dell'eleggibilita' delle donne nel Consiglio direttivo e ottenendo un voto favorevole, che pure poi non si concretizzo' in una elezione.
La sua attivita' in questi anni fu instancabile, per l'istruzione delle ragazze, per la parita' di salario delle maestre e delle donne in generale, per il diritto di voto, per una riforma democratica della scuola, attiva in tutte le mobilitazioni a favore degli interessi delle lavoratrici e delle donne. Diresse in questi anni, insieme con la maestra socialista torinese Emilia Mariani, la rivista "Vita femminile", organo della Federazione delle Leghe di tutela italiane.
Durante i moti del maggio 1898 scese in piazza accanto alle operaie e fu per questo deferita al Consiglio provinciale con l'accusa di avere svolto opera di propaganda politica tra gli allievi, quindi sospesa dall'insegnamento per tre mesi. Reagi' al provvedimento rivendicando il diritto alla liberta' di pensiero e di azione per se' e per ogni cittadino. La riapertura della Camera del Lavoro si celebro' il 15 aprile 1900, giorno di Pasqua, e in quell'occasione Linda Malnati, a nome delle donne della Sezione insegnanti, "gli uomini esorto' a mandar le donne alla Camera del Lavoro, ove imparano la dignita' personale e si educano alla vita politica".
Negli anni della giunta popolare milanese, collaboro' con l'amministrazione per l'istituzione della mensa scolastica gratuita per tutti gli alunni e per la riforma dell'orfanotrofio femminile delle Stelline.
Nel 1903, assieme a Carlotta Clerici, organizzo' a Como il primo Congresso delle maestre elementari e poco dopo fondo' il Comitato per il risveglio dell'attivita' femminile, con l'obbiettivo di contendere l'egemonia maschile all'interno dell'Associazione Magistrale Milanese, evidente nonostante la maggiore presenza di donne all'interno dell'organizzazione. Sempre nel 1903 Linda Malnati entro' a far parte della Federazione socialista milanese, dalla quale pero' in breve si dimise, insofferente della timidezza del Partito verso la causa suffragista.
Rimase comunque costantemente impegnata nel Partito socialista e negli anni continuo' a ribadire la necessita' di una articolazione socialista femminile.
Come rappresentante della Lega di Tutela degli interessi femminili partecipo' ai maggiori congressi femminili di eta' giolittiana. Con Carlotta Clerici e Maria Biggi in Cabrini promosse e rappresento' le socialiste nel Comitato Pro voto milanese, nato nel 1905. Nel 1908 una sua mozione contro l'insegnamento religioso nelle scuole provoco' una spaccatura all'interno del Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (Cndi) e la fuoriuscita delle cattoliche.
La lunga gestazione di una unione femminile socialista lascio' Linda Malnati come molte socialiste nella scomoda posizione di continuare la battaglia per il voto in seno ai Comitati Pro voto, ottenendone attacchi sempre piu' violenti dal resto del Partito che si avviava verso l'intransigenza antiborghese. Nel 1906 Linda Malnati, affiancata da Angelica Balabanoff, ottenne un primo risultato quando la direzione nazionale del Partito acconsenti' a far organizzare, parallelamente al Congresso nazionale socialista che quell'anno si svolgeva a Roma, un primo Convegno nazionale femminile socialista, che inauguro' una consuetudine formalizzatasi pero' solo dal 1912.
Nel 1909, a 54 anni, Linda Malnati venne eletta nel direttivo dell'Unione Magistrale nazionale e poco dopo ando' in pensione dall'insegnamento attivo, continuando la sua attivita' politica e sociale.
Dal 1910 l'organizzazione femminile socialista aveva avuto una accelerazione grazie al deciso intervento di Anna Kuliscioff, che fino a quel momento aveva invece scoraggiato la doppia militanza di classe e di sesso.
La rinnovata latitanza del partito sul tema del voto alle donne in vista della campagna per il suffragio universale porto' sul piede di guerra Linda Malnati e la stessa Kuliscioff che, in una celebre disputa sui giornali nota come "polemica in famiglia" si oppose al compagno di vita e segretario del partito Filippo Turati. Anna Kuliscioff promosse quindi la nascita di una Lega socialista per il suffragio femminile e il combattivo Gruppo femminile socialista milanese, guidato da Linda Malnati e Carlotta Clerici, assunse nella campagna per il suffragio universale del 1911 un ruolo di primo piano. Nel 1913, in una nuova spinta in avanti, Malnati e Clerici sottoscrissero un documento della Societa' pro suffragio che dichiarava la conquista del voto il fine e non il mezzo dell'azione politica femminile e per questo vennero minacciate di espulsione dal partito socialista, che ottenne il ritiro sofferto delle due maestre dalla societa' Pro suffragio.
Apertamente pacifista, durante il primo conflitto mondiale, fondo' con Carlotta Clerici il Comitato Pro-umanita' per promuovere la neutralita' italiana al conflitto, svolgendo poi a guerra divampata un'intensa opera di assistenza civile in qualita' di vicepresidente dell'Ufficio II, istituito dalla giunta socialista Caldara per soccorrere le famiglie dei richiamati e dei profughi. Dal 1914 al 1920 fu amministratrice dell'orfanotrofio femminile Le Stelline, del quale era gia' stata consigliera, coronando una vita di dedizione all'istruzione femminile. Si ritiro' poi a Blevio, dove mori' il 22 ottobre 1921.
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Riferimenti bibliografici
E. Scaramuzza, La maestra italiana tra Ottocento e Novecento. Una figura esemplare di educatrice socialista: Linda Malnati, in L. Rossi (a cura di), Cultura, istruzione e socialismo nell'eta' giolittiana, Franco Angeli, Milano 1992, pp. 99 – 119; R. (a cura di), Dizionario biografico delle donne lombarde (568-1968), Baldini & Castoldi, Milano, 1995; F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, 1853- 1943, Milano 1977, ad nomen.
 
10. MAESTRE. LUISELLA INZAGHI: CARMELA MONTANARI
[Dal sito www.biografiesindacali.it]
 
Carmela Montanari (?-1903), operaia tessile, Collegio dei Probiviri delle industri tessili, Commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Milano, Federazione del Libro, Comitato centrale della Fiot.
Montanari Carmela nacque nella seconda meta' dell'Ottocento nel mantovano ma si trasferi', ancora giovanissima, a Milano per lavoro. Fu assunta come operaia tessile. Inizio' fin da subito, nonostante la decisa opposizione della famiglia, ad impegnarsi nelle leghe di resistenza emergendo come guida negli scioperi delle operaie tessili della Da Re, iniziati nel 1895 e poi ripresi nel 1899. Nel 1897 venne eletta nel Collegio dei Probiviri delle industrie tessili e nel 1900 nella Commissione Esecutiva della Camera del Lavoro di Milano in rappresentanza della Federazione del Libro e nel Comitato Centrale della Fiot. Sposata con Giuseppe Braga, esponente della federazione tessile. Conferenziera appassionata, con il suo stile combattivo e schietto riscuoteva grande successo fra le operaie tessili, per le quali rappresentava un esempio di emancipazione e di lotta Il suo attivismo e la sua notorieta' le resero impossibile trovare un lavoro a Milano e si trovo' quindi costretta a trasferirsi a Monza. Nel 1901 presenzio' all'inaugurazione della Camera del Lavoro di Luino dove tenne un discorso nettamente anticlericale e contro l'oscurantismo del clero, nel continuo tentativo di strappare le donne all'influenza della Chiesa. Nel 1902 partecipo', in rappresentanza delle tessitrici di Monza, al II Congresso Nazionale della Fiot che si tenne a Como. Di salute cagionevole, aggravata dalla fame e dalle privazioni per periodi di disoccupazione, mori' nel 1903 per complicazioni post parto ed ai suoi imponenti funerali che vennero celebrati il 15 marzo parteciparono numerose delegazioni sindacali di Milano e Monza.
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Fonti
I nostri morti, "Le Arti tessili", 1 aprile 1903.
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Bibliografia
M. Antonioli, J. Torre Santos, Riformisti e rivoluzionari. La Camera del Lavoro di Milano dalle origini alla Grande guerra, Franco Angeli, Milano 2006; F. Imprenti, Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (1891-1918), Franco Angeli, Milano 2007.
 
11. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
 
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
 
12. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Evgenij Evtusenko, Poesie, Feltrinelli, Milano 1962, Garzanti, Milano 1970, pp. 128.
- Evgenij Evtusenko, Poesie 1952-1973, Garzanti, Milano 1982, pp. 25.
- Evgenij Evtusenko, Poesie d'amore, Newton Compton, Roma 1986, 1989, pp. 286.
- Evgenij Evtusenko, Arrivederci, bandiera rossa. Poesie degli anni Novanta, Newton Compton, Roma 1995, pp. 98.
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Riedizioni
- Vittorino Andreoli, Homo incertus, Mondadori, Milano 2020, Rcs, Milano 2021, pp. 192, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
 
13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
14. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4056 del 27 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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