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[Nonviolenza] Archivi. 455
- Subject: [Nonviolenza] Archivi. 455
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sun, 21 Feb 2021 08:39:40 +0100
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Numero 455 del 21 febbraio 2021
In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di dicembre 2020 (parte seconda e conclusiva)
2. Tre minime descrizioni della nonviolenza
3. Omero Dellistorti: Ancora un duello con la morte
4. Omero Dellistorti: Capisco
5. Omero Dellistorti: Chi dice io
6. Omero Dellistorti: Esperimenti di cecita'
7. Omero Dellistorti: Fare il morto
8. Omero Dellistorti: Il Gobbaccio e la sua banda
9. Omero Dellistorti: La grande menzogna
10. Omero Dellistorti: Letteratura
11. Omero Dellistorti: L'illustre filologo spiega la bonta' del manifesto della razza e dei decreti sicurezza
12. Omero Dellistorti: Perche'?
13. Omero Dellistorti: Per fortuna
14. Omero Dellistorti: Un naufrago
15. Omero Dellistorti: Uno schiavista
16. Annibale Scarpante: A quel tempo
17. Giorgio Galli
18. Agitu Ideo Gudeta
1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI DICEMBRE 2020 (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di dicembre 2020.
2. REPETITA IUVANT. TRE MINIME DESCRIZIONI DELLA NONVIOLENZA
1. La nonviolenza non indossa il frac
La nonviolenza non la trovi al ristorante.
Non la incontri al circolo dei nobili.
Non frequenta la scuola di buone maniere.
E' sempre fuori dall'inquadratura delle telecamere delle televisioni.
La nonviolenza non fa spettacolo.
La nonviolenza non vende consolazioni.
La nonviolenza non guarda la partita.
E' nel conflitto che la nonviolenza agisce.
Dove vi e' chi soffre, li' interviene la nonviolenza.
Dove vi e' ingiustizia, li' interviene la nonviolenza.
Non la trovi nei salotti e nelle aule.
Non la trovi tra chi veste buoni panni.
Non la trovi dove e' lustra l'epidermide e non brontola giammai lo stomaco.
La nonviolenza e' dove c'e' la lotta per far cessare tutte le violenze.
La nonviolenza e' l'umanita' in cammino per abolire ogni sopraffazione.
Non siede nel consiglio di amministrazione.
Non si abbuffa coi signori eccellentissimi.
Non ha l'automobile, non ha gli occhiali da sole, non ha il costume da bagno.
Condivide la sorte delle oppresse e degli oppressi.
Quando vince rinuncia a ogni potere.
Non esiste nella solitudine.
Sempre pensa alla liberta' del prossimo, sempre pensa al riscatto del vinto,
sempre pensa ad abbattere i regimi e di poi a riconciliare gli animi.
Sa che il male e' nella ricchezza, sa che il bene e' la condivisione;
sa che si puo' e si deve liberare ogni persona e quindi questo vuole:
la liberta' di tutte, la giustizia, la misericordia.
La nonviolenza e' l'antibarbarie.
La nonviolenza e' il riconoscimento della dignita' di ogni essere vivente.
La nonviolenza e' questa compassione: sentire insieme, voler essere insieme,
dialogo infinito, colloquio corale, miracolo dell'incontro e della nascita;
l'intera umanita' unita contro il male e la morte;
si', se possiamo dirlo in un soffio e in un sorriso: tutti per uno, uno per tutti.
La nonviolenza e' la lotta che salva.
Ha volto e voce di donna, sa mettere al mondo il mondo,
il suo tocco risana le ferite, i suoi gesti sono limpida acqua, i suoi atti recano luce;
sempre lotta per la verita' ed il bene, usa solo mezzi coerenti
con il fine della verita' e del bene.
Sa che il mondo e' gremito di persone, cosi' fragili, smarrite e sofferenti.
Sa che la sua lotta deve esser la piu' ferma; e deve essere la piu' delicata.
Quando la plebe all'opra china si rialza: li' e' la nonviolenza.
Quando lo schiavo dice adesso basta, li' e' la nonviolenza.
Quando le oppresse e gli oppressi cominciano a lottare
per un'umanita' di persone tutte libere ed eguali in diritti,
li', li' e' la nonviolenza.
Quando ti svegli ed entri nella lotta, la nonviolenza gia' ti viene incontro.
La nonviolenza e' una buona cosa.
E' questa buona cosa che fai tu quando fai la cosa giusta e necessaria.
*
2. Breve litania della nonviolenza
La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.
*
3. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria.
Chiamiamo nonviolenza l'occhio che vede e piange.
Chiamiamo nonviolenza la lotta per l'abolizione di tutte le guerre.
Chiamiamo nonviolenza la lotta che abroga ogni servitu'.
Chiamiamo nonviolenza questo accampamento notturno nel deserto.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'amicizia che non tradisce.
Chiamiamo nonviolenza il ponte di corda teso sull'abisso.
Chiamiamo nonviolenza la fine della paura della morte.
Chiamiamo nonviolenza la fine della minaccia della morte.
Chiamiamo nonviolenza aver visto e alba e tramonto con limpido cuore.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il tappeto volante.
Chiamiamo nonviolenza il voto unanime per la salvezza degli assenti.
Chiamiamo nonviolenza il cielo stellato.
Chiamiamo nonviolenza il rispetto della vita altrui.
Chiamiamo nonviolenza il sonno dei giusti e dei giusti la veglia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il silenzio che non spaventa.
Chiamiamo nonviolenza la telefonata che ferma l'esecuzione.
Chiamiamo nonviolenza il libro che ti fa ridere e piangere.
Chiamiamo nonviolenza il viaggio senza bagagli.
Chiamiamo nonviolenza il suono dell'arcobaleno.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il pasto in comune.
Chiamiamo nonviolenza il miracolo della nascita.
Chiamiamo nonviolenza la voce che risponde.
Chiamiamo nonviolenza la porta che si apre allo straniero.
Chiamiamo nonviolenza la lotta contro la violenza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il dono e la rinuncia.
Chiamiamo nonviolenza la leggerezza sui corpi.
Chiamiamo nonviolenza la parola che suscita le praterie.
Chiamiamo nonviolenza il soffio che estingue gli incendi.
Chiamiamo nonviolenza l'infinito respiro del mare.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza l'umanita' come dovrebbe essere.
Chiamiamo nonviolenza la coscienza del limite.
Chiamiamo nonviolenza il ritrovamento dell'anello di Salomone.
Chiamiamo nonviolenza gl'immortali principi dell'Ottantanove.
Chiamiamo nonviolenza l'ironia e la pazienza.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza il riconoscimento della pluralita' delle persone e dei mondi.
Chiamiamo nonviolenza la distruzione di tutte le armi assassine.
Chiamiamo nonviolenza non nascondere la nostra ignoranza.
Chiamiamo nonviolenza rifiutarsi di mentire.
Chiamiamo nonviolenza la scelta di fare la cosa che salva le vite.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza una giornata di sole sulla strada.
Chiamiamo nonviolenza la scuola di Spartaco e della Rosa Rossa.
Chiamiamo nonviolenza la certezza morale del figlio della levatrice.
Chiamiamo nonviolenza la legge nuova del figlio del falegname.
Chiamiamo nonviolenza le tre ghinee di Virginia.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza questo atto di riconoscimento e di riconoscenza.
Chiamiamo nonviolenza il giro della borraccia.
Chiamiamo nonviolenza questo colloquio corale.
Chiamiamo nonviolenza la Resistenza antifascista.
Chiamiamo nonviolenza l'uscita dallo stato di minorita'.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
Chiamiamo nonviolenza parlare e ascoltare.
Chiamiamo nonviolenza la stazione sempre aperta.
Chiamiamo nonviolenza lo specchio e la sorgente.
Chiamiamo nonviolenza sentire il dolore degli altri.
Chiamiamo nonviolenza prendersi cura del mondo.
Chiamiamo nonviolenza il movimento di liberazione delle donne, e null'altro.
3. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: ANCORA UN DUELLO CON LA MORTE
Quella della partita a scacchi non fu ne' la prima ne' l'ultima.
E' che la Morte ci aveva la mania del gioco e delle scommesse, e alla meta' del mese gia' aveva perso tutto lo stipendio al casino'. Poi si rifaceva assalendo i poveracci per le strade, e dopo averli stesi rivendeva quel che gli trovava indosso al banco dei pegni che ne doveva ammazzare dodici per farci quanto bastava per pagare una stanza d'albergo decente.
Ci aveva anche altre manie, che se capita ve le racconto dopo.
*
Io l'avevo conosciuta durante la seconda guerra del Golfo quando stavo coi marinze (non ero proprio un marinze, lavoravo per un'agenzia privata che faceva certe prestazioni particolari per cui abbisognava una certa discrezione e quell'abilita' che porta ai risultati. Torture, insomma. I risultati si fanno li', le partite si vincono li', li' stanno i baiocchi.
Lei capitava tutte le notti a chiedere se c'era qualcosa per lei, e per due soldi smaltiva le salme. Le salme, si', quando si lavora nel ramo torture capita, capita piuttosto spesso. E a quel tempo si lavorava forte, c'erano un sacco di soggetti da lavorarci e naturalmente sulle grosse qualtita' ci scappava sempre quello debole di cuore.
Lei si metteva in tasta qualche tallero, e noi tenevamo pulito il capannone.
Col tempo, e' naturale, si scambiavano quattro chiacchiere. Cosi' diventammo amici, se cosi' posso dire.
Ne so certe, ma ve le racconto dopo, che adesso il dovere mi chiama, c'e' un lavoretto da fare.
Certo che potete venire, certo, certo.
4. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: CAPISCO
- La capisco, sa.
- Scusi, dice a me?
- Si', certo, a lei.
- Ah. E diceva?
- Niente, dicevo solo che la capisco.
- Come, scusi?
- Che la capisco, Tutto qui, mi scusi, sa. Se l'ho disturbata.
- Prego?
- Come?
- No, mi scusi, ma non mi sembra di conoscerla.
- Ah, questo.
- Questo cosa?
- Niente, niente, dicevo tra me e me.
- Ma ci conosciamo?
- No, non credo. No.
- Pero' lei mi stava dicendo qualcosa.
- Si', che la capisco. Ma era tutto qui, non c'era bisogno di una risposta, anzi.
- Anzi?
- Voglio dire che lei non deve sentirsi obbligato a conversare. Era solo, come posso dire, una constatazione.
- Una constatazione?
- Si'. Una constatazione. Amichevole, se mi consente la freddura.
- Quale freddura?
- Mi perdoni, non dovevo dirlo.
- Quale freddura?
- La constatazione amichevole.
- Ma siamo amici?
- Non so, me lo dica lei.
- Ma io non la conosco.
- Lo so.
- E allora come potremmo essere amici.
- Non so, forse, diciamo cosi', per un sentimento di universale benevolenza?
- Ma lei chi e', scusi?
- Ma nessuno, nessuno, chi vuole che sia. Un passante, ecco.
- Un passante?
- Ma lei ripete sempre le parole che sente?
- Non capisco.
- Neanch'io.
- Ma lei ha detto di capirmi. Prima.
- Prima?
- Si', all'inizio di questa surreale conversazione.
- Surreale conversazione, questo e' veramente ben detto.
- Ben detto?
- Ben detto, ben detto, del resto in questo vicolo buio, in questa notte di pioggia e vento furioso che solo i lupi, solo i lupi piu' feroci e famelici oserebbero aggirarsi...
- Ma non siamo in un vicolo, non piove per niente e quanto ai lupi, chi ne ha mai visto uno?
- Davvero non ne ha mai visto uno?
- In televisione si', ma di persona no.
- Di persona?
- Intendo dire fisicamente davanti a me. E a chi gli puo' capitare, vivendo in citta', di incontrare un lupo? A me non e' mai capitato.
- Fino ad ora, caro amico, fino ad ora.
5. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: CHI DICE IO
Chi e' quello che dice io qui?
Quello che scrive? Proprio no. Infatti si firma con uno pseudonimo. Vorra' dire qualcosa, no?
Quello col cui nome queste storie sono firmate? Ma quello neppure esiste, chi l'ha visto mai?
Quello che fa tutte queste schifezze e le racconta come se niente fosse? E quando mai s'e' visto uno scellerato che confessa i delitti commessi che qui pure i muri ci hanno le orecchie e i commissari di vicaria non aspettano altro?
E allora chi e', eh?
Sarai mica tu?
6. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: ESPERIMENTI DI CECITA'
Uno che non vede che il governo ha fatto morire decine di migliaia di persone che potevano essere salvate.
Uno che non vede la ferocia dello sfruttamento schiavista e razzista e stragista.
Uno che non vede i segni lasciati sulla faccia della moglie.
Uno che non vede altro che la televisione.
7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: FARE IL MORTO
Dicevano cosi' al paese: che se nella macchia incontravi un grande pericolo il trucco migliore era fare il morto.
Valeva anche fuori della macchia.
Io ho fatto il morto un sacco di volte.
*
Dice: e allora?
E allora non l'hai capita bello mio, dovresti studiarti le ambiguita' della lingua.
Dice: Non ho capito, e' un indovinello?
No bello mio, non e' un indovinello e non l'hai proprio capita, e ormai e' troppo tardi, troppo tardi per spiegartela.
E' per quella volta?, dice.
Ma che ne so, per quella o per un'altra, che me ne frega a me, io fo il lavoro mio.
8. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: IL GOBBACCIO E LA SUA BANDA
Rapporto n. 13
Soggetto Osservato: nome in codice "Il Gobbaccio"
Agente Osservatore: nome in codice: "Occhio Attento"
Il Soggetto Osservato (di qui in poi: S. O.) identificato come "Il Gobbaccio" si e' costi' trasferito nel Regno, proveniente dal Granducato insieme al sodale suo (di qui in poi: S. S.) identificato come "Freddino Mercurino".
Attualmente il S. O. vive in una villa in cui il S. O., il S. S. e la di esso sodale sorella (di qui in poi: L. D. E. S. S.) hanno organizzato una specie di Comune hippy, neanche fossimo ancora ai tempi di Woodstock e dei Merry Pranksters. Vivono in promiscuita' ed e' facile immaginare cosa combinino; se occorre possiamo collocare cimici audio e video. La sorveglianza e' comunque costante grazie ai nostri agenti "Eta Beta" (di qui in poi: E. B.) e "Mucca Carolina" (di qui in poi: M. C.) infiltrati sotto le mentite spoglie di maggiordomo e governante.
Il S. O. continua a redigere scritti sovversivi in ebraico, fenicio, caldeo, aramaico, greco, latino, sanscrito e in svariate lingue moderne e future. Tutto viene microfilmato da E. B. e M. C. e successivamente inviato all'ufficio decifrazione del servizio segreto di Sua maesta' (di qui in poi: U. D. D. S. S. D. S. M.), che pero' ha trovato l'impresa al di sopra delle sue possibilita', cosicche' si e' dovuto ricorrere a un astuto espediente: individuare un individuo in grado di sobbarcarsi all'arduo compito. Purtroppo l'unico soggetto trovato in Italia atto alla bisogna e' a sua volta un sovversivo notorio, il soggetto identificato come "Il Professore" (di qui in poi: I. P.), anch'esso da lunga pezza sottoposto ad adeguata sorveglianza (particolarmente difficoltosa perche' nella famiglia de I. P. tutti i maschi da settanta volte sette generazioni si chiamano col medesimo nome e professano la medesima professione di professori), ma oltre a cio' vi e' un inciampo ulteriore: Infatti I. P. non sarebbe in nessun modo disposto a collaborare con l'U. D. D. S. S. D. S. M. cosicche' si e' dovuto far pervenire ad I. P. gli scritti del S. O. non direttamente dall'U. D. D. S. S. D. S. M. ma fingendo di averli persi nella sala d'aspetto di una stazione feroviaria dentro una busta indirizzata alla commissione culturale del partito socialista di unita' proletaria (di qui in poi: C. C. D. P. S. D. U. P.) a fini di correzione dei refusi, archiviazione e studio. In certi ambienti sovversivi il S. O. e' infatti ritenuto ideologo di spicco e filologo di vaglia (di qui in poi: I. D. S. E. F. D. V.).
Nostri agenti operativi operanti nel Granducato (di qui in poi: N. A. O. O. N. G.) d'intesa col servizio segreto di sua eccellenza il Granduca (di qui in poi: S. S. D. S. E. I. G.) provvedono poi a fulmineo trafugamento delle decifrazioni, tempestiva microfilmatura e ricollocamento delle stesse nell'archivio de I. P. alias I. D. S. E. F. D. V. prima che lo stesso se ne avveda. Gli intellettuali sovversivi sono notoriamente distratti.
Dalla documentazione raccolta e vagliata risulta che:
1. il S. O. persevera nel far aperta professione d'ateismo, nonostante a piu' riprese abbia promesso al Signor Conte Suo Padre (di qui in poi: S. C. S. P.) di desistere da tale crimine: ma ogni sua affermazione in tal senso e' sempre accompagnata da richieste di sussidi in denaro (di qui in poi: R. D. S. I. D.), cosa che evidentemente inficia l'attendibilita' degli impegni assunti e dichiarati nelle lettere che il S. O. invia al S. C. S. P.; peraltro il S. C. S. P. ci va col contagocce a soddisfare le R. D. S. I. D. del S. O. temendo che il S. O. possa usare detti sussidi per la droga e le donnacce (di qui in poi: P. L. D. E. L. D.), ma tanto E. B. che M. C. riscontrano che quel che il S. O. riceve dal S. C. S. P. a seguito delle R. D. S. I. D. spende non P. L. D. E. L. D., bensi' in varia gelateria, soprattuto sorbetti, cremini e ghiaccioli, il S. S. e la D. E. S. S. preferiscono invece i profiteroles e la torta Sacher - quest'ultimo dolciume, come e' noto, gode dell'approvazione di Sua Eccellenza il Principe di Metternich (di qui in poi: S. E. I. P. D. M.);
2. il S. O. persevera nell'intrattenere relazioni con altri noti sovversivi sia italici che d'oltralpe (di qui in poi: A. N. S. S. I. C. D. O.), e particolarmente col ben noto "Non fu conosciuto Pi Gi" (di qui in poi: N. F. C. P. G.), sedizioso e oltretutto classicista il manigoldo;
3. il S. O. persevera nella stesura di documenti sovversivi abilmente camuffati da favole antiche ovvero poemi pseudo-omerici (di qui in poi: D. S. A. C. D. F. A. O. P. P. O.);
4. il S. O. persevera altresi' nel turpiloquio in forma sia orale che scritta come quell'altro bel tomo a suo tempo enfant prodige della spinetta e della pianola (di qui in poi: Q. A. B. T. A. S. T. E. P. D. S. E. D. P.) che con la scusa di essere al servizio di Sua Eminenza il Vescovo di Salisburgo (di qui in poi: S. E. I. V. D. S.), si da' bel tempo con gaglioffi suoi pari e compone opere masso-comuniste, empie e sovversive e fin dai titoli spudoratamente oscene (Il flauto magico), palesemente antireligiose (Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni), e financo sguaiatamente femministe (Cosi' fan tutte);
5. il S. O. attualmente pare essere - o finge di essere - malato di colera, e sembra stia scrivendo o dettando al S. S. un trattato naturalistico di argomento botanico ed esotico sulle ginestre e i fiori del deserto, ma e' lecito sospettare che si tratti del solito linguaggio cifrato da quattro soldi a fini di depistaggio, come quando ebbe l'ingegnosa idea d'intitolare "Operette morali" una raccolta di libelli sovversivi, cosi' ingannando quei mammalucchi di censori che invece di leggere i manoscritti davano solo uno sguardo ai titoli e alle figure, che gia' ce li frego' pure quel Capitelli li' (di qui in poi: Q. C. L.) che sotto il glorioso regime spaccio' le sue sozzure bolsceviche sotto il titolo blasfemo e svergognato di "Elementi di un'esperienza religiosa";
6. non risulta invece che il S. S. e la D. E. S. S. siano in contatto ne' con I. P., ne' con N. F. C. P. G., ne' con Q. A. B. T. A. S. T. E. P. D. S. E. D. P. con il quale del resto non risulta in rapporti neanche il S. O., ma sarebbe opportuno chiedere ai N. A. O. O. N. G. di fare una verifica con il S. S. D. S. E. I. G. se risultasse qualcosa che nei nostri archivi non risulta. Sarebbe opportuno anche contattare i servizi segreti operanti in Padania dell'Augusta Imperatrice del Sacro Romano Impero (di qui in poi: I. S. S. O. I. P. D. A. I. D. S. R. I.), e l'Intelligence di Sua Santita' il Santo Padre (di qui in poi: I. D. S. S. I. S. P.). E magari pure messie' Vidocco (di qui in poi: V., da non confondersi con quell'altra V., quell'americana su cui si veda il dossier dell'agente Tommaso Pincione), mr Holmes (di qui in poi: H., quello inglese, non l'attore porno), il commissario Megre' (di qui in poi: I. C. M.), l'avvocato Perrimeso (di qui in poi: L. A. P.) e il floricultore Nerovolfo (di qui in poi: I. F. N.) e naturalmente il dottor Ercole Perotto del Piatto Paese (di qui in poi: I. D. E. P. D. P. P.);
7. sarebbe da tenere d'occhio anche Il Professor Kaiser Littoluolf (I. P. K. L.) e Il Professor Dabbliubbe' (I. P. D.), entrambi in contatto con I. P. alias I. D. S. E. F. D. V. oltre che con varie organizzazioni eversive; I. P. D. e' lo stesso delle note passeggiate cospiratorie, sovversive e panciafichiste nell'amena ed ubertosa campagna umbra con Q. C. L.; I. P. K. L. fa parte del Comitato centrale dello scellerato Partito Magnaregazzini nonche' del Corpo accademico della sovversiva Universita' di Firenze (di qui in poi: C. C. D. S. P. M. N. D. C. A. D. S. U. D. F.), l'uno e l'altro sono stati gia' segnalati anche al S. S. D. S. E. I. G. e all'I. D. S. S. I. S. P.
8. E. B. e M. C. segnalano anche che il S. O. in privati conversari con il S. S. e con L. D. E. S. S. ha piu' volte fatto menzione del noto sovversivo meneghino infranciosato don Linsander alias Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni (di qui in poi: N. S. M. I. D. L. A. A. F. T. A. M.) che per fosca tradizione familiare pare essere figura, anzi: figuro di spicco dei circoli che si oppongono al benemerito istituto della tortura. Si suggerisce di contattare I. S. S. O. I. P. D. A. I. D. S. R. I. che si dessero una svegliata, che come niente qui una scintilla puo' incendiare la prateria.
Per oggi e' tutto. Concludo qui perche' sta per cominciare la partita in televisione e non mi vorrei perdere l'inno della nazionale. Ale', alealeale'.
L'A. O. alias "Occhio Attento"
"Partenope", addi' 14 giugno 1837
9. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: LA GRANDE MENZOGNA
Dispiace dirlo, ma era tutta una grande menzogna, una grande invenzione.
Una messinscena, si'. Contando sulla distanza, e' chiaro. Chi volete che ci potesse arrivare in Russia?
E allora la rivoluzione, i comunisti, tutte quelle storie li'.
Non era vero niente.
Era solo per farvi stare buoni.
Come l'uomo nero, si', pero' piu' grosso, parecchio piu' grosso. Era per farvi stare buoni e basta. Non c'erano cattive intenzioni.
*
E' che voi neanche con la frusta si riesce a farvi rigare dritto, con tutto che ci sloghiamo i polsi a forza di usarla dalla mattina alla sera.
Ma voi niente, al posto vostro proprio non ci sapete stare.
E quella bella storia del paradiso e dell'inferno? che era davvero una bella storia, che poi ci avevamo messo pure il purgatorio perche' insomma si sa che l'uomo e' uomo, no?
Insomma, potevate pure accontentarvi, no? Dico: il paradiso. Per non dire dell'inferno. Ma niente, voi sempre a pretendere, a pretendere, "vogliamo l'uguaglianza", "siamo esseri umani pure noi", "giustizia e liberta'". Eccheccavolo. Non c'era verso di farvi stare al posto vostro. Neppure con le decimazioni, neppure coi campi, neppure col napalm. Eccheccavolo.
Doveva bastare, no? Ma niente, non c'era verso di farvi rigare dritto. Che tutta la produzione mondiale di acciaio se ne andava in catene (a parte i cannoni, e' ovvio, mica si campa di solo burro). Uno spreco che non vi dico, tutto quell'acciaio buttato via cosi' per fare le catene, dico: l'acciaio, che vale quasi piu' dell'oro.
*
Cosi' ci tocco' inventare pure quella bubbola della Russia, la rivoluzione, i comunisti, che a ripensarci adesso uno si chiede come facevate a crederci.
10. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: LETTERATURA
Io la letteratura non la capisco.
Non si dovrebbe permettere di scrivere le cose che non sono vere. La gente poi ci crede.
La storia si', si puo scrivere, e' giusto.
Le storie degli dei e degli antenati. Bisogna scriverle perche' cosi' e piu' facile ricordarsi, no?
I viaggi, pure. Non e' che tutti ci hanno la possibilita' di viaggiare, cosi' chi l'ha fatto fa bene a raccontarli, purche' non metta tanti grilli per la testa a chi deve lavorare.
Io dico pure le poesie d'amore, che sono uno di vedute larghe. Le poesie d'amore a me mi stanno bene. Lo so che c'e' chi storce, ma secondo me non fanno niente di male, certo, con la dovuta decenza.
Ma quelli che inventano le cose che non sono vere no, quelli non li si puo' lasciar fare. Che poi la gente, poverina, ci crede e vuole tutte quelle scemenze li', la giustizia, la liberta', la fratellanza. Per quelli ci vogliono i provvedimenti dell'autorita' competente.
I plotoni d'esecuzione e i patiboli ci vogliono, che il pubblico ci ha diritto anche a qualche spettacolino per ritemprarsi dalle fatiche quotidiane.
11. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: L'ILLUSTRE FILOLOGO SPIEGA LA BONTA' DEL MANIFESTO DELLA RAZZA E DEI DECRETI SICUREZZA
Tanto per cominciare qui si tratta di scienza, e la scienza non e' democratica.
E subito aggiungo: quale e' la regina delle scienze? Eh? Quale e'? E' la filologia, cioe' la scienza delle parole.
L'avete mai visto un muto fare un discorso? E se uno non sa fare i discorsi che li hanno inventati a fare i balconi dell'ora fatale? Eh?
Ergo, la parola agli scienziati e il popolino stia zitto, che e' il dovere suo.
*
Come diceva l'illustre filosofo, e' tempo di dichiararci francamente razzisti.
Chi non lo sa che in tutte le scienze il primato e' sempre stato degli italiani?
Chi non lo sa che Roma e' sempre stata la capitale del mondo?
Chi non lo sa che il mondo schiavo di Roma Iddio lo creo'?
*
Mo' vi dimostro scientificamente che le razze inferiori vanno castigate da noi della razza superiore.
Cominciamo coi negri. Che significa negro? Significa morto. E' greco questo, mica ciappole, la lingua di Platone e di Aristotile.
Allora, se i greci dicevano che un negro e' un morto che significa? Significa che i negri meritano tutti la morte, e siamo troppo troppo buoni noi che li teniamo in vita a raccogliere i pomodori.
Siamo sempre stati troppo buoni, e' il fardello del'uomo bianco, come diceva il poeta.
Adesso vi dico degli abbrei. Che significa abbreo? Significa che e' uno che di famiglia e' reo. E' latino questo, altro che scrofole, la lingua di Cicerone e Vergilio.
Allora, se i latini dicevano che gli abbrei sono tutti rei che significa? Significa che vanno puniti, tutti, sempre. Cosi' s'imparano.
Per non dire che sono il popolo deicida; dico: deicida, mica struffoli.
Per farla breve adesso dico solo dei cinesi, ma se ci avevo il tempo sentivate quante ne so. Pero' adesso dico i cinesi e basta.
Che significa cinesi? Che si muovono sempre e non stanno fermi mai. E' greco pure questo, mica erba medica.
Ma la qualita' dell'uomo che e' un vero uomo quale e'? Eh? Quale e'? Ve lo dico io: la fermezza.
Allora ai cinesi gli manca la qualita' umana, e allora perche' devono rubare lo spazio vitale ai veri uomini che saremmo noi della razza superiore? Eh? Perche'?
*
Un'altra volta vi spiego pure l'inferiorita' della donna, che poi non c'e' neppure bisogno di spiegarla che tanto la vedono tutti. E' un dato sperimentale: se fate il conto di quanti uomini danno prova di superiore vigoria pestando a sangue le femminacce loro, e che fine fanno le donnacce che osano ribellarsi ai loro signori e padroni, e' la natura stessa che ha gia' ha dimostrato tutto. E natura non facit saltus.
E magari vi spiego pure perche' la legge umana e divina condanna il villano e l'operaio alla sottomissione perpetua al sovrano e al padrone. Lo dice la parola stessa: il villano non ci ha la buona educazione, apposta si dice che e' villano o villanzone, e chi non ci ha la buona creanza si merita di essere trattato come la bestia che e'. L'operaio se ci aveva cervello faceva almeno almeno l'impiegato, no? invece fa l'operaio, che e' gente vile e meccanica che non ci puoi neanche duellare. Sovrano poi, lo dice la parola stessa, e' quello che sta sopra. E padrone? Padrone e' un padre grosso. La filologia spiega tutto.
Se uno sa di greco e di latino ci si mette un niente a capire che il duce ci aveva ragione. Che il duce ci ha sempre ragione.
*
Adesso vorrei concludere congratulandomi con il governo che ha varato quei bei decreti sicurezza della razza. Certo, non sono ancora le sante e sacre leggi del '38, ma siamo sulla buona strada, sulla buona strada. Avanti cosi', ragazzuoli, che fate bene.
12. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: PERCHE'?
Perche'?
Volevo andarci anch'io in televisione.
Pero' ero povero, come facevo?
Cosi' m'e' venuta l'idea.
Il mostro di Pescasseroli. Suona pure bene, no?
*
Sedici vittime, tutte confermate. Sissignori. E tutte femmine e fotogeniche come dite voi.
Per la partecipazione ai talk-show dovete contattare il mio avvocato. Poi ci faremo sentire noi appena possibile.
Magari pure una serie, no? Io penso che saprei pure recitare. Sono uno che nelle cose ci s'impegna.
13. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: PER FORTUNA
Mo' ve le dico io due, ve le voglio proprio dire due, e magari pure quattro se mi gira, su 'sto governo ladro e zozzone e fascista che ha messo l'obbligo del conto in banca, della macchina e del telefonino.
E chi non ce l'ha il conto in banca, la macchina e il telefonino? Non ci ha diritto di campare? Non esiste? E' come se fosse l'uovo invisibile, il fantasma delle maniere, il conte Eiacula, la maga Ciccia, la pietra fistolare?
*
Li mortacci loro, quel branco di ladri e zozzoni e fascisti dei padroni e del governo che sono tutti mafiosi e assassini che il piu' pulito ci ha la rogna, si credono che tutti sono come loro. Pussa via. Si credono che tutti ci hanno il conto in banca, la macchina e il telefonino come loro. Pussa via. E la casa al mare, e l'amante minorenne, e il tavolino riservato dietro il separe', che manco lo so che sarebbe 'sto separe' che io sono stato a scuola dalla sora Amalia che se sentiva le zozzerie erano bacchettate sulle dita e sulla zucca a due a due finche' diventavano dispari. Li mortacci loro, si credono che tutti ci hanno il cilindro per cappello, due diamanti per gemelli, un bastone di cristallo, la gardenia nell'occhiello e sul candido gilet un papiglione di seta blu, l'avete riconosciuta? La sento pure io la radio, che vi credete? La sento al bar, che a casa devo risparmiare la corrente, li mortacci loro 'sto branco di ladri e di zozzoni e di fascisti brutti come la fame e come la morte mess'assieme.
E chi non e' come loro? Eh? Ah, per loro puo' pure crepare che cosi' c'e' un po' di spazio in piu' per il distanziamento sociale quando vanno in vacanza e fanno la movida, a li mortacci loro. Che poi che cavolo sara' 'sta movida, che deve essere una di quelle zozzerie che fanno i ricchi quando si mettono tutti gnudi al buio in una stanza che hanno spento la luce e poi a chi tocca tocca, l'ho sentito al bar che i ricchi fanno tutti cosi', 'sti zozzoni, li mortacci loro.
*
E quelli che il conto in banca, la macchina e il telefonino non ce l'hanno, mortacci loro? Eh? Eh? Tutti a fare gli schiavi negri a raccogliere i pomodori? Ci andassero i padroni a raccogliere i pomodori, io se ero uno schiavo negro che raccoglievo i pomodori da mo' che avevo preso la doppietta e avevo cominciato a sparare 'ndo cojo cojo. Li mortacci loro. Ci andassero i padroni a fare gli schiavi, ci andassero i ministri, ci andassero i dottori, ci andasssero i preti, ci andassero i professori, ci andassero tutti 'sti puzzoni colla giacca e la cravatta, ci andassero i cantanti e i calciatori, ci andassero loro a fare gli schiavi. Li mortacci loro. Branco di sciacalli, branco di assassini, ladri, zozzoni e fascisti.
*
Per esempio il sottoscritto, che un conto in banca non ce l'ha mai avuto e i quattro soldacci suoi gli piace di tenerli sotto il materasso, per dire, eh, che se non fosse per gli spiccioli li soldacci miei quelli di carta ci entrerebbero tutti pure in una scatoletta di lucido di scarpe, e non vi dico i guai per essere pagato dopo che hai fatto un lavoraccio cane: "le faccio un bonifico", dicono tutti 'sti ladri di padroni ladri, e io gli dico "ficcatelo nel naso il bonifico, io voglio i soldacci miei", ma quelli tutti che o 'sto bonifico che avessi mai capito che cavolo e' o non ti pagano per niente. Cosi' alla fine uno ci rinuncia e smette di lavorare gratis. Poi, e' chiaro, per integrare il reddito a fini di sussistenza bisogna andare a lavorare di notte, e per fortuna che c'e' il Cammellone - lo conoscete il Cammellone, no? si' che lo conoscete, non fate i santarellini che lo conoscete di sicuro pure voi, chissa' quante volte ci siete stati a portare la merce calda calda o a pagare le rate del prestitello tra amici; che il Cammellone quando gli porto la roba lui paga in contanti svelto e preciso. Certo, paga una miseria, micragnoso come la morte e la fame mess'assieme, li mortacci sua. Non e' che voi conoscete qualcun altro che fa il lavoro suo, no? Nessuno? Niente, chiedevo, chiedevo cosi', magari ne conoscevate qualcuno piu' largo di manica del Cammellone, che ne so. Uno chiede.
*
E poi scoppia 'st'epidemia, no? Che se c'era un governo col cervello magari qualcuno moriva lo stesso, ma insomma qualcuno. Invece 'sto governo di ladri, zozzoni e fascisti, piu'di trentamila ne ha fatti schioppare, piu' di trentamila. 'Sto branco di ladri zozzoni e fascisti.
Dice: hai da fare il tampone per sapere se te la sei presa pure tu la peste. E par fare il tampone devi andare al drive-in. Che io mi credevo che era il cinema all'aperto americano e poi mi hanno spiegato che il tampone all'ospedale te lo fanno solo se ci vai in automobile.
Ma io l'automobile non ce l'ho mai avuta, non ci ho neppure la patente. E ho passato i sessant'anni da un pezzo andando in giro sempre solo a piedi, o con i mezzi pubblici per le lunghe distanze, ma dall'inizio dell'anno i mezzi pubblici e' il modo piu' facile per prendersi la peste. Gliene frega qualche cosa al governaccio ladro e zozzone e fascista? No, non gliene frega un tubo, mortacci loro. E cosi' io o mi prendo la peste o vado a piedi pure sulle lunghe distanze, che una volta camminare mi piaceva e quei cinque, dieci chilometri me li bevevo come un caffeuccio, come un cognacchino, invece adesso. Li mortacci loro.
Ma che gliene frega a loro che invece l'automobile ce l'hanno, e magari pure l'autista. Li mortacci loro, dico io.
*
Alla fine esce fuori 'st'invenzione che salva tutti: "I muni, i muni, scaricate i muni", dice. E che e', chiedo. E' una cosa che tu la scarichi e ti salva la pelle. E dove la scarichi? Nella borsa della spesa? nel pozzo del gargarozzo? nel buco dell'imbuto che non mi fate dire eresie non mi fate dire; dove, dove, eh? Dice: nel telefonino mor'ammazzato.
Ma io il telefonino non ce l'ho, e non lo so neppure usare. Devo essere condannato a morte perche' non ci ho il telefonino? Spiegatemi un po', dite, dite: se non ci ho il telefonino mi merito la peste? Eh? Governo ladro e zozzone e fascista.
*
E allora i miei diritti fondamentali? anzi: il diritto fondamentale, quello di non stirare le cianche come un fesso dopo aver patito le pene dell'inferno, eh? Ciao core. Li mortacci loro.
Che fo, scrivo all'Onu? alla Croce Rossa? alle Giovani marmitte? alle Brigate rosse? all'Isis? Chi li difende i miei diritti nani, il mio diritto di non crepare solo perche' non ci ho il conto in banca, la macchina e il telefonino? Dte, dite, io sto qui a sentire, non mi muovo mica, sono tutt'orecchi.
*
Per fortuna che ci ho mia moglie che mi campa. Santa donna, che da quando c'e' l'epidemia cerco pure di menarla di meno con tutto che le botte me le cava fuori dalle mani ogni volta che apre bocca senza che manco me n'accorgo, come se mi facesse una magata, come se fosse il mago Zurli', lei apre bocca e io la meno, e' che le voglio troppo bene. Per fortuna che ci ho lei, altrimenti da un pezzo che avevo tolto il disturbo, governo ladro, zozzone e fascista, li mortacci loro e de Pippo.
14. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: UN NAUFRAGO
I
Dovevo portare un messaggio. E l'annuncio che dovevo dare era un annuncio di sventura. Io non volevo, ma gli ordini sono ordini.
Cosi' mi misi in viaggio, mi misi in viaggio per mare.
Un gabbiano segnava la rotta. La tempesta ci sorprese ben lungi dalla montagna bruna. E l'equipaggio estrasse a sorte chi portava sfortuna e dovesse essere dato in pasto ai grandi mostri marini.
Non so come mi salvai. Sognai che un grande pesce mi avesse inghiottito e poi rigettato sulla spiaggia dove una fanciulla, figlia di re, venne con le sue amiche.
Non mi tolsero la vita, mi accolsero, mi diedero da mangiare, mi fecero ascoltare un canto che mi fece piangere perche' parlava di me. E diceva che dove fossi arrivato, quella terra sarebbe stata sommersa e quel popolo sarebbe scomparso.
Dissi il mio messaggio di morte.
*
II
Che ci stai a fare qui a fare la muffa? Parti, parti e vai nel mondo. Cosi' mi dissero e andai.
Ho traversato il deserto. Sono stato schiavo, sono stato torturato. Il mare ho attraversato vedendo morire i miei compagni.
Ho sentito il canto delle sirene.
Ora sono approdato qui e di nuovo sono stato fatto schiavo.
Stanotte ho trovato questo chiodo da staccionata lungo come un pugnale, lo affilo e lo affilo.
15. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: UNO SCHIAVISTA
Io al posto loro cosi' non mi ci lasciavo trattare, manco per niente, nossignore.
Io al posto loro prendevo il kalashnikov, una lama affilata, un bastone coi chiodi ruzzi che spuntano fuori, un sasso bello grosso e bello duro tutto a spuntoni, a pugni nudi, a calci, e ammazzavo chi mi capitava a tiro, sissignore, chi mi capitava a tiro.
Io al posto loro col cavolo che me ne stavo buono e zitto, io caricavo a testa bassa e a chi mi trovavo davanti gli strappavo la carne a mozzichi e mi mangiavo il cuore tuo e di tutti, si', mi mangiavo il cuore tuo e di tutti.
Che poi e' quello che fo gia'. Fo il presidente del consiglio dei ministri.
16. ANNIBALE SCARPANTE: A QUEL TEMPO
A quel tempo vivevo in un paese dove c'era un regime schiavista. A quel tempo pareva normale.
A quel tempo vivevo in un paese dove c'era un regime razzista. A quel tempo pareva normale.
A quel tempo vivevo in un paese dove c'era un regime stragista. A quel tempo pareva normale.
I governanti dicevano: accontentatevi e statevene buoni, senno' arriva il fascismo.
Ma io lo sapevo che il governo dell'ecatombe era anche il governo che preparava la marcia trionfale del fascismo.
Il governo che prepara la vittoria del fascismo, e' gia' il fascismo.
Un regime schiavista, razzista, stragista, e' gia' un regime fascista.
Un governo che lascia morire decine di migliaia di persone che potevano essere salvate, e' gia' un governo fascista.
*
Dice: queste cose non dovresti scriverle.
Dico: queste cose non riesco a tacerle.
Dice: morsicati la lingua e sputala.
Dico: a che, a chi gioverebbe?
*
A quel tempo si parlava da soli. La gente finiva dentro i forni o affogata nel mare. Tutte le sere in televisione c'erano tanti bei programmi.
La gente fremeva nell'attesa che riaprissero le discoteche. Su internet si trovava di tutto. Che i governanti mangiassero carne umana non interessava a nessuno, siamo gente moderna, tutti i gusti sono gusti.
A quel tempo pensavo ancora i pensieri che pensavo anche un secolo prima quando eravamo in tante e tanti a pensare che bisognasse insorgere per salvare tutte le vite, che bisognasse insorgere in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, che bisognasse insorgere in difesa di quest'unico mondo vivente di cui abbiamo esperienza.
A quel tempo ricordavo ancora le cose che avevo imparato leggendo Diogene Laerzio.
17. GIORGIO GALLI
E' deceduto Giorgio Galli, politologo illustre.
Con gratitudine lo ricordiamo.
18. AGITU IDEO GUDETA
E' stata assassinata Agitu Ideo Gudeta, sociologa, ecologista, testimone della dignita' umana.
Con immenso dolore la ricordiamo.
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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Numero 455 del 21 febbraio 2021
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