[Nonviolenza] Telegrammi. 3995



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3995 del 25 gennaio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno
2. Ricordare le vittime, soccorrere le vittime, opporsi al razzismo e al nazismo qui e adesso. Alcune parole dette in via della verita' a Viterbo il 27 gennaio 2019
3. Nel giorno della memoria della Shoah (2018)
4. Il momento e' ora. Una lettera aperta e tutte e tutti i parlamentari impegnati per i diritti umani (2017)
5. Nella Giornata della memoria (2016)
6. A Viterbo un pellegrinaggio silenzioso nel giorno della memoria (2015)
7. Nel Giorno della Memoria ricordato a Viterbo Vittorio Emanuele Giuntella. Un appello affinche' cessi la criminale persecuzione dei migranti (2014)
8. Celebrato il Giorno della memoria a Viterbo (2013)
9. Nel giorno della memoria della Shoah (2012)
10. Alcuni testi di Primo Levi
11. Il 30 gennaio ricordiamo Gandhi nell'anniversario della morte
12. Benito D'Ippolito: La pioggia che senza requie
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'
 
1. INIZIATIVE. IL 27 GENNAIO, "GIORNO DELLA MEMORIA", SI REALIZZINO OVUNQUE INIZIATIVE DI STUDIO, DI RIFLESSIONE, DI TESTIMONIANZA E D'IMPEGNO
 
Il 27 gennaio, "Giorno della memoria", si realizzino ovunque iniziative di studio, di riflessione, di testimonianza e d'impegno.
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Testo della Legge 20 luglio 2000, n. 211: "Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
 
2. REPETITA IUVANT. RICORDARE LE VITTIME, SOCCORRERE LE VITTIME, OPPORSI AL RAZZISMO E AL NAZISMO QUI E ADESSO. ALCUNE PAROLE DETTE IN VIA DELLA VERITA' A VITERBO IL 27 GENNAIO 2019
[La mattina del 27 gennaio 2019, nel Giorno della Memoria, a Viterbo, in via della verita', dinanzi alla lapide e alle pietre d'inciampo che ricordano Vittorio Emanuele Anticoli, Letizia Anticoli ed Angelo Di Porto, vittime viterbesi della Shoah, una delegazione promossa da "L'altro circolo", dalla Fondazione "Massimo Consoli" e dalla Federazione del sociale dell'Usb, ha deposto un omaggio floreale in ricordo di tutte le vittime della violenza nazista. Ad esprimere i sentimenti dei partecipanti alla commemorazione il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, ha tenuto un breve discorso il cui contenuto, ricostruito a memoria, di seguito in sintesi si riporta]
 
1. In via della verita'
Sono assai grato a "L'altro circolo", alla Fondazione "Massimo Consoli" ed alla Federazione del sociale dell'Usb per aver promosso questa iniziativa di commemorazione ed omaggio floreale alle vittime della Shoah.
Oggi, nel Giorno della Memoria.
Qui, in via della verita', dinanzi alla casa in cui abitarono Vittorio Emanuele Anticoli, sua figlia Letizia, e il marito di lei Angelo Di Porto, che furono deportati nei campi di sterminio nazisti e non fecero ritorno.
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2. Cosa significa ricordare le vittime?
Significa ascoltarne l'appello, la richiesta di aiuto.
Significa opporsi ai carnefici, qui e adesso.
Significa agire per salvare tutte le vite che possiamo salvare, qui e adesso.
Significa opporsi al nazismo che torna, qui e adesso.
Significa lottare per la solidarieta', la condivisione, la salvezza e la liberazione dell'umanita' intera.
Significa scegliere di contrastare il male facendo il bene.
Significa restare umani.
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3. Vedere l'orribile realta' effettuale
Ha scritto Primo Levi: "E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo".
Ha scritto Danilo Dolci: "Auschwitz sta figliando nel mondo / Non sentite l'odore del fumo?".
Se la nostra societa' non fosse narcotizzata, chiunque vedrebbe cio' che tutti abbiamo sotto gli occhi: l'orrore del rapporto di dominazione colonialista e schiavista, di rapina e di devastazione, tra nord e sud del mondo; tra classi dominanti sfruttatrici e classi oppresse e sfruttate; tra ceti del privilegio e popolazioni di tutto derubate; tra gruppi sociali iperconsumisti e desertificazione del mondo; tra un folle e criminale sistema fondato sulla massimizzazione del profitto e la concreta e sempre piu' accelerata distruzione della biosfera, e con essa dell'umanita'.
Se la nostra societa' non fosse narcotizzata, chiunque vedrebbe cio' che tutti abbiamo sotto gli occhi: la strategia di negazione dell'umanita' delle vittime, che consente e promuove il massacro delle vittime.
Se la nostra societa' non fosse narcotizzata, chiunque vedrebbe cio' che tutti abbiamo sotto gli occhi: il totalitarismo razzista, colonialista, imperialista.
Se la nostra societa' non fosse narcotizzata, chiunque vedrebbe cio' che tutti abbiamo sotto gli occhi: il nazismo che torna.
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4. Testimoni e maestri
Io qui ricordo le cose che ho appreso dalla viva voce e dal volto luminoso dei miei antichi maestri da tempo scomparsi; ed alla cui testimonianza, ai cui insegnamenti, alla cui generosita' voglio restare fedele: Vittorio Emanuele Giuntella, Primo Levi, Lello Perugia...
Loro mi insegnarono il dovere di pormi all'ascolto delle vittime, al fianco delle vittime.
Loro mi insegnarono la virtu' della parresia, del dire la verita'.
Loro mi insegnarono il dovere di oppormi sempre ad ogni menzogna, ad ogni oppressione, ad ogni abuso, ad ogni violenza.
Loro mi insegnarono il dovere della solidarieta' con ogni persona bisognosa di aiuto.
Loro mi insegnarono il dovere di contrastare il nazismo che torna.
Loro mi insegnarono il dovere di salvare le vite.
Del loro insegnamento, del loro messaggio, del loro impegno, oggi qui sono messaggero; del loro insegnamento, del loro messaggio, del loro impegno, oggi qui vogliamo essere continuatori.
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5. Hic et nunc quid agendum
Io vedo, e non posso non vedere, che il governo italiano commette crimini razzisti, crimini contro l'umanita'; che il governo razzista e golpista commette il delitto di istigazione all'odio razzista; commette il delitto di omissione di soccorso di naufraghi in pericolo di morte; commette il delitto di effettuale complicita' con le mafie schiaviste dei trafficanti e con gli aguzzini dei lager libici; commette il delitto di persecuzione razzista, di sistematica violazione dei diritti umani, di sistematica violazione del diritto internazionale, di sistematica violazione della Costituzione della Repubblica italiana.
Io so, e non posso non sapere, quale sia il nostro dovere, cio' che dobbiamo fare.
Dobbiamo salvare le vite, sia con la solidarieta' concreta verso chiunque abbia bisogno di aiuto, sia contrastando ogni potere oppressivo e violento.
Dobbiamo contrastare ogni violenza, e innanzitutto le violenze razziste commesse e promosse dal governo italiano; contrastare la violenza con la scelta della nonviolenza.
Dobbiamo agire sul versante della politica per contrastare il fascismo, agire sul versante della cultura per contrastare la barbarie, agire sul versante del diritto per contrastare ogni crimine ed ogni violenza.
Dobbiamo agire per ottenere il rispetto della Costituzione italiana che riconosce e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani, che riconosce il diritto d'asilo a chiunque ne abbia bisogno.
Dobbiamo agire per ottenere che ad ogni essere umano sia riconosciuto il diritto a muoversi in modo legale e sicuro in quest'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera, affinche' possa recarsi e vivere dove possa vivere una vita degna.
Dobbiamo agire per ottenere il riconoscimento di tutti i diritti umani per tutte le persone che in Italia vivono, ed innanzitutto il diritto di voto: il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto".
Dobbiamo agire per ottenere l'immediata revoca di tutte le misure razziste, criminali e criminogene, imposte dal governo della disumanita'.
Dobbiamo agire per ottenere le immediate dimissioni del governo razzista e golpista, del governo della disumanita'.
Dobbiamo agire per ottenere che i ministri responsabili di gravissimi crimini razzisti siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
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6. Nel ricordo delle vittime della Shoah
Nel ricordo delle vittime della Shoah opponiamoci qui e adesso al razzismo e al nazismo che torna.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
 
3. REPETITA IUVANT. NEL GIORNO DELLA MEMORIA DELLA SHOAH (2018)
 
Risorgano i volti di tutte le vittime.
Di tutte le vittime risuoni la voce.
Ogni essere umano senta e adempia di tutte le vittime l'appello.
E quell'appello chiaro e forte dice: tu opponiti a tutte le uccisioni, tu opponiti a tutte le persecuzioni, tu opponiti a tutte le oppressioni, tu opponiti a tutte le violenze.
Riconosci l'umanita' di ogni essere umano.
Ad ogni essere umano nel bisogno reca il tuo aiuto senza esitazioni.
Non permettere che il fascismo vinca.
Sii tu la resistenza all'inumano.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
 
4. REPETITA IUVANT. IL MOMENTO E' ORA. UNA LETTERA APERTA A TUTTE E TUTTI I PARLAMENTARI IMPEGNATI PER I DIRITTI UMANI (2017)
 
A tutte e tutti i parlamentari impegnati per i diritti umani
Gentili parlamentari,
mi rivolgo a voi nella Giornata della memoria delle vittime della Shoah per chiedervi di voler legiferare il riconoscimento del diritto di voto per tutte le persone stabilmente residenti in Italia.
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sta a voi elaborare una nuova legge elettorale: fate che in essa si inveri il principio cardine della democrazia: una persona, un voto.
Innumerevoli persone - e tra esse figure illustri della cultura e dell'impegno morale e civile - hanno sottoscritto in queste settimane un appello a tal fine.
Nell'appello si constata che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano".
Sia finalmente riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che realmente vivono in Italia: contrastiamo ogni violenza ed ogni menzogna con la forza della verita', con la forza della democrazia, con la forza della legalita' che salva le vite ed onora l'umanita'.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.
Grazie per l'attenzione e per quanto vorrete fare.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 27 gennaio 2017, Giornata della memoria delle vittime della Shoah
L'estensore di questa lettera promosse il primo convegno nazionale di studi su Primo Levi all'indomani della scomparsa del grande testimone dell'umanita', e coordino' per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. E' tra i promotori dell'"Appello all'Italia civile: una persona, un voto".
 
5. REPETITA IUVANT. NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA (2016)
 
Nella Giornata della memoria noi ricordiamo le vittime della Shoah, e questo doloroso ricordo ci convoca ancora ed ancora a un impegno di umana solidarieta': contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e  tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Il nazismo non ha vinto finche' tu resisti.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Il primo dovere di ogni persona decente e di ogni civile istituto e' salvare le vite.
 
6. REPETITA IUVANT. A VITERBO UN PELLEGRINAGGIO SILENZIOSO NEL GIORNO DELLA MEMORIA (2015)
 
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha celebrato il Giorno della memoria della Shoah con un pellegrinaggio silenzioso in alcuni luoghi della citta' di Viterbo ove sono poste alcune delle lapidi incise che ricordano le vittime della violenza nazifascista.
Dapprima si e' sostato dinanzi alla lapide che nell'attuale piazza Gramsci ricorda tre persone li' assassinate dai nazisti.
Poi si e' sostato dinanzi alla lapide che in piazza del Sacrario ricorda i partigiani viterbesi morti nel corso della Resistenza.
Successivamente si e' sostato dinanzi alla lapide posta all'ingresso del liceo che ricorda Mariano Buratti, resistente torturato ed assassinato dai nazifascisti.
Infine si e' sostato in va della Verita' dinanzi alla casa della famiglia di ebrei viterbesi deportati e uccisi nei campi di sterminio, casa su cui e' collocata una lapide e dinanzi a cui sono collocate tre "pietre d'inciampo" con i nomi delle vittime.
Dinanzi ad ognuna di quelle lapidi si e' meditato in silenzio, e si e' rinnovata la promessa di non dimenticare il tenebroso orrore del nazifascismo e la luminosa testimonianza della Resistenza; la promessa di continuare la lotta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
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Al termine del silenzioso periplo, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha letto alcuni testi di Primo Levi.
E conclusa la lettura ha aggiunto, quale espressione di un comune sentire e di un impegno comune, alcune parole, qui di seguito riassunte.
La memoria delle vittime della Shoah non e' soltanto un mesto atto di umanita', un pio gesto di fraternita', l'adempimento di un dovere di solidarieta' rivolto al passato: e' anche un impegno esistenziale, morale e civile per il presente e per il futuro.
E' l'assunzione del dovere di resistere dinanzi all'inumano; e' la rivendicazione della dignita' umana dinanzi all'orrore; e' la manifestazione della volonta' di proseguire la lotta di quanti alla violenza nazifascista si opposero anche col solo consistere della propria identita' di esseri umani; e' la proclamazione della morale certezza che il male radicale del nazismo, e la banalita' del male del nazismo, la furia cieca e la minuziosa burocratica ferocia assassina del nazismo non prevarranno finche' vi sara' un'umanita' cosciente dei suoi doveri, della sua responsabilita'.
E' l'affermazione della consapevolezza che la Resistenza oggi si chiama nonviolenza: impegno concreto e coerente in difesa dell'umanita' intera e di ognuna delle persone che la compongono; impegno cosciente che uccidere e' sempre un male, e che quindi a tutte le uccisioni occorre opporsi; impegno cosciente che tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che vi e' tra il seme e la pianta, e che quindi il male puo' essere contrastato solo col bene; impegno cosciente che la regola aurea di tutte le relazioni umane e' quella che dice "tratta le altre persone come vorresti essere trattato tu; riconosci le altre persone come vorresti essere riconosciuto tu; agisci come vorresti che agissero le altre persone verso di te".
La memoria delle vittime della Shoah ci convoca al retto sentire e all'agire buono, si presenta in forma di illuminazione ed esortazione dialogica, di comandamento morale, di imperativo categorico: tu non uccidere; tu salva le vite; tu soccorri ogni altro essere umano che sia nella paura, nella sofferenza, nel bisogno.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Nel ricordo delle vittime della Shoah riaffermiamo una volta ancora il nostro impegno ad opporci alla guerra ed a tutte le uccisioni, ad opporci al razzismo ed a tutte le persecuzioni, ad opporci al maschilismo ed a tutte le oppressioni.
Vi e' una sola umanita'.
Chi salva una vita, salva il mondo.
 
7. REPETITA IUVANT. NEL GIORNO DELLA MEMORIA RICORDATO A VITERBO VITTORIO EMANUELE GIUNTELLA. UN APPELLO AFFINCHE' CESSI LA CRIMINALE PERSECUZIONE DEI MIGRANTI (2014)
 
La mattina di lunedi' 27 gennaio 2014 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolto un incontro di testimonianza e di riflessione nella ricorrenza del Giorno della Memoria della Shoah, il giorno in cui si ricordano le vittime della barbarie nazifascista e coloro che a quell'orrore si opposero.
Nel corso dell'incontro e' stata rievocata in particolare la luminosa figura di Vittorio Emanuele Giuntella, ufficiale degli alpini che dopo l'8 settembre fu un internato militare italiano in lager e che ha dedicato l'intera sua esistenza all'impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Nel corso dell'incontro sono anche state lette e commentate alcune pagine della fondamentale opera di Vittorio Emanuele Giuntella su Il nazismo e i Lager (Edizioni Studium, Roma 1979).
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Vittorio Emanuele Giuntella (Soriano nel Cimino, 8 luglio 1913 - Roma, 27 novembre 1996) e' uno dei grandi maestri di vita e testimoni della dignita' umana del Novecento. Ufficiale degli alpini, dopo l'8 settembre rifiuto' di porsi al servizio dei nazisti e fu internato in lager. Docente di storia dell'eta' dell'Illuminismo all'Universita' di Roma, ha formato generazioni di studenti all'amore per il sapere e per l'umanita', al rigore intellettuale e morale, all'impegno culturale e civile. Fondatore dell'Opera Nomadi ed impegnato in numerose iniziative di solidarieta', ha sempre difeso i diritti umani di tutti gli esseri umani. Ha scritto saggi e libri di incomparabile profondita', la cui lettura rende migliori. E' stato un uomo coraggioso e generoso, un luminoso esempio di amore per la verita', un autentico maestro di nonviolenza.
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Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha rievocato con profonda commozione i suoi personali incontri sia con l'indimenticabile maestro sia con altri testimoni della Shoah ormai da anni deceduti ed alla cui memoria si sente legato da un dovere di fedelta' che si concretizza nel proseguirne la lotta contro la violenza, ha ancora una volta rivolto un appello al Parlamento italiano affinche' cessi la criminale persecuzione dei migranti e siano immediatamente abrogate le scellerate misure razziste che ancor oggi provocano sofferenze indicibili e finanche la morte a tante persone innocenti.
La memoria della Shoah, la memoria delle vittime dei campi di sterminio, la memoria dei Giusti che lottarono per salvare le vite, la memoria della Resistenza che al nazifascismo si oppose, ci illumini e ci guidi: questa memoria ci convoca a lottare qui ed ora contro tutte le uccisioni e contro tutte le persecuzioni, contro il razzismo e il totalitarismo, contro la guerra e la miseria, contro tutte le iniquita', contro tutte le violenze. Vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani ne fanno parte. Tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
 
8. REPETITA IUVANT. CELEBRATO IL GIORNO DELLA MEMORIA A VITERBO (2013)
 
E' stato celebrato domenica 27 gennaio 2013 a Viterbo per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" il Giorno della memoria della Shoah.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha ricordato in particolare le figure di Vittorio Emanuele Giuntella e di Primo Levi, ed ha concluso la commemorazione con l'esortazione a proseguire l'impegno contro tutte le uccisioni e le persecuzioni, contro la guerra e il razzismo.
Il messaggio della Resistenza contro il nazifascismo si invera nella lotta nonviolenta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Dalla memoria dell'orrore della Shoah scaturisce l'impegno ad opporsi qui e adesso a tutte le violenze e le menzogne.
Nel nome e nel ricordo delle vittime dei Lager deve proseguire la lotta per la liberazione di tutta l'umanita', per la difesa nitida e intransigente dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Opporsi al fascismo che torna, opporsi alla guerra assassina, opporsi al razzismo e ad ogni ideologia e prassi che nega la piena umanita' di tutte le persone, opporsi ai poteri criminali e alla violenza totalitaria: e' il primo dovere di ogni persona decente.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Il significato del Giorno della memoria illumini per tutti i giorni dell'anno l'agire di ogni persona di retto sentire e di volonta' buona.
Solo la pace salva le vite. Solo la solidarieta' si oppone alla barbarie. Solo la nonviolenza realizza la giustizia.
 
9. REPETITA IUVANT. NEL GIORNO DELLA MEMORIA DELLA SHOAH (2012)
 
Il 27 gennaio - anniversario dell'abbattimento delle recinzioni e della liberazione dei superstiti del campo di sterminio di Auschwitz nel 1945 - ricorre il giorno della memoria della Shoah.
Nel giorno della memoria quattro impegni s'impongono ad ogni persona che voglia sentirsi decente e fedele all'umanita'.
Opporsi alla guerra che sempre consiste dell'uccisione di esseri umani.
Opporsi al razzismo che sempre consiste della persecuzione di esseri umani.
Opporsi alla devastazione della biosfera, casa comune e bene comune dell'umanita' intera.
Riconoscere a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani, recare soccorso a chiunque ne abbia bisogno, ed approntare e difendere e valorizzare gli strumenti adeguati ad inverare quei diritti comuni e inalienabili, a tutti recando la solidarieta' che e' costitutiva della civilta', della convivenza, del riconoscimento di umana dignita'.
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Nel giorno della memoria della Shoah opponiamoci ancora a tutte le guerre, agli eserciti e alle armi.
Nel giorno della memoria della Shoah opponiamoci ancora alle misure, alle strutture e alle pratiche razziste che in Italia ancor oggi negano i fondamentali diritti umani a tanti esseri umani nel nostro paese giunti in fuga da guerre, dittature e fame, esseri umani cui la Costituzione della Repubblica Italiana - legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico - riconosce il pieno diritto all'accoglienza e all'assistenza nel nostro paese.
Nel giorno della memoria della Shoah opponiamoci ancora alle opere speculative che distruggono l'ambiente e con cio' mettono a rischio la salute, la qualita' della vita individuale e associata, la dignita' ed infine l'esistenza stessa delle persone.
Nel giorno della memoria della Shoah affermiamo ancora la solidarieta' che tutti gli esseri umani congiunge, sosteniamo quanti si trovano nella sofferenza e nel bisogno, aiutiamo le lotte in difesa del diritto di tutti all'accoglienza, all'assistenza, alla salute, alla solidarieta', ad esempio a Viterbo sostenendo la lotta generosa e luminosa dell'associazione dei sofferenti psichici e dei loro familiari e sostenitori.
Vi e' una sola umanita'. Nel ricordo delle vittime della Shoah ogni persona di retto sentire, ogni esperienza collettiva intesa alla civile convivenza, ogni istituzione democratica si impegni per il rispetto e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani. E che questo impegno continui per tutti i giorni avvenire.
 
10. MAESTRI. ALCUNI TESTI DI PRIMO LEVI
[Riproponiamo ancora una volta i seguenti testi.
Primo Levi e' nato a Torino nel 1919, e qui e' tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei piu' grandi testimoni della dignita' umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti piu' alti dell'impegno civile in difesa dell'umanita'. Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo e' un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 e' apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilit, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) e' raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti, cui si e' aggiunto un terzo volume, Opere complete III, Einaudi, Torino 2018, sempre a cura di Marco Belpoliti, che raccoglie conversazioni, interviste, dichiarazioni, bibliografia e indici. Tra le opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignita' dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Ernesto Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere, Einaudi, Torino 2007; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Anna Bravo, Raccontare per la storia, Einaudi, Torino 2014; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo e' un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976. Cfr. anche il sito del Centro Internazionale di Studi Primo Levi (www.primolevi.it)]
 
Primo Levi: Shema'
[Da Primo Levi, Ad ora incerta (ma e' anche l'epigrafe che apre Se questo e' un uomo), ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 525]
 
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
 
Considerate se questo e' un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si' o per un no.
Considerate se questa e' una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piu' forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
 
Meditate che questo e' stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
 
10 gennaio 1946
 
*
 
Primo Levi: Alzarsi
[Da Primo Levi, Ad ora incerta (ma e' anche l'epigrafe che apre La tregua), ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 526]
 
Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finche' suonava breve sommesso
Il comando dell'alba:
"Wstawac":
E si spezzava in petto il cuore.
 
Ora abbiamo ritrovato la casa,
Il nostro ventre e' sazio,
Abbiamo finito di raccontare.
E' tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
"Wstawac".
 
11 gennaio 1946
 
*
 
Primo Levi: Si immagini ora un uomo...
[Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 21]
 
Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sara' un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignita' e discernimento, poiche' accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potra' a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinita' umana; nel caso piu' fortunato, in base ad un puro giudizio di utilita'. Si comprendera' allora il duplice significato del termine "Campo di annientamento"...
 
*
 
Primo Levi: Che appunto perche'...
[Da Primo Levi, Se questo e' un uomo, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 35]
 
Che appunto perche' il Lager e' una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si puo' sopravvivere, e percio' si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere e' importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l'impalcatura, la forma della civilta'. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facolta' ci e' rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perche' e' l'ultima: la facolta' di negare il nostro consenso.
 
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Primo Levi: Verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945
[Da Primo Levi, La tregua, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, pp. 205-206]
 
La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla (...).
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi (...).
Non salutavano, non sorridevano, apparivano oppressi, oltre che da pieta', da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volonta' buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.
 
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Primo Levi: Hurbinek
[Da Primo Levi, La tregua, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, p. 216]
 
Hurbinek, che aveva tre anni e forse era nato in Auschwitz e non aveva mai visto un albero; Hurbinek, che aveva combattuto come un uomo, fino all'ultimo respiro, per conquistarsi l'entrata nel mondo degli uomini, da cui una potenza bestiale lo aveva bandito; Hurbinek, il senzanome, il cui minuscolo avambraccio era pure stato segnato col tatuaggio di Auschwitz; Hurbinek mori' ai primi giorni del marzo 1945, libero ma non redento. Nulla resta di lui: egli testimonia attraverso queste mie parole.
 
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Primo Levi: Approdo
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 542]
 
Felice l'uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro se' mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati;
E siede e beve all'osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l'uomo come una fiamma spenta,
Felice l'uomo come sabbia d'estuario,
Che ha deposto il carico e si e' tersa la fronte
E riposa al margine del cammino.
Non teme ne' spera ne' aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.
 
10 settembre 1964
 
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Primo Levi: La bambina di Pompei
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 549]
 
Poiche' l'angoscia di ciascuno e' la nostra
Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna
Che ti sei stretta convulsamente a tua madre
Quasi volessi ripenetrare in lei
Quando al meriggio il cielo si e' fatto nero.
Invano, perche' l'aria volta in veleno
E' filtrata a cercarti per le finestre serrate
Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti
Lieta gia' del tuo canto e del tuo timido riso.
Sono passati i secoli, la cenere si e' pietrificata
A incarcerare per sempre codeste membra gentili.
Cosi' tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,
Agonia senza fine, terribile testimonianza
Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,
Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura
Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:
La sua cenere muta e' stata dispersa dal vento,
La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,
Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,
Vittima sacrificata sull'altare della paura.
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
Tristi custodi segreti del tuono definitivo,
Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo.
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.
 
20 novembre 1978
 
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Primo Levi: Non ci sono demoni...
[Da Primo Levi, La ricerca delle radici, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 1519]
 
Non ci sono demoni, gli assassini di milioni di innocenti sono gente come noi, hanno il nostro viso, ci rassomigliano. Non hanno sangue diverso dal nostro, ma hanno infilato, consapevolmente o no, una strada rischiosa, la strada dell'ossequio e del consenso, che e' senza ritorno.
 
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Primo Levi: Partigia
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 561]
 
Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?
Molti dormono in tombe decorose,
Quelli che restano hanno i capelli bianchi
E raccontano ai figli dei figli
Come, al tempo remoto delle certezze,
Hanno rotto l'assedio dei tedeschi
La' dove adesso sale la seggiovia.
Alcuni comprano e vendono terreni,
Altri rosicchiano la pensione dell'Inps
O si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c'e' congedo.
Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
Lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
Con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sara' duro,
Ci sara' duro il giaciglio, duro il pane.
Ci guarderemo senza riconoscerci,
Diffidenti l'uno dell'altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
Perche' nell'alba non ci sorprenda il nemico.
Quale nemico? Ognuno e' nemico di ognuno,
Spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
La mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non e' mai finita.
 
23 luglio 1981
 
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Primo Levi: Il superstite
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 576]
 
a B. V.
 
Since then, at an uncertain hour,
Dopo di allora, ad ora incerta,
Quella pena ritorna,
E se non trova chi lo ascolti
Gli brucia in petto il cuore.
Rivede i visi dei suoi compagni
Lividi nella prima luce,
Grigi di polvere di cemento,
Indistinti per nebbia,
Tinti di morte nei sonni inquieti:
A notte menano le mascelle
Sotto la mora greve dei sogni
Masticando una rapa che non c'e'.
"Indietro, via di qui, gente sommersa,
Andate. Non ho soppiantato nessuno,
Non ho usurpato il pane di nessuno,
Nessuno e' morto in vece mia. Nessuno.
Ritornate alla vostra nebbia.
Non e' mia colpa se vivo e respiro
E mangio e bevo e dormo e vesto panni".
 
4 febbraio 1984
 
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Primo Levi: Contro il dolore
[Da Primo Levi, L'altrui mestiere, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 675]
 
E' difficile compito di ogni uomo diminuire per quanto puo' la tremenda mole di questa "sostanza" che inquina ogni vita, il dolore in tutte le sue forme; ed e' strano, ma bello, che a questo imperativo si giunga anche a partire da presupposti radicalmente diversi.
 
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Primo Levi: Canto dei morti invano
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 615]
 
Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purche' trattiate e contrattiate
Le vite dei vostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L'esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi e i tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti di Cambogia e i morituri d'Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,
Gl'innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscirete discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perche' siamo i vinti.
Invulnerabili perche' gia' spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finche' la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.
 
14 gennaio 1985
 
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Primo Levi: Agli amici
[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 623]
 
Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purche' fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.
 
Dico per voi, compagni d'un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L'anima, l'animo, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo
Prima che s'indurisse la cera,
Quando ognuno era come un sigillo.
Di noi ciascuno reca l'impronta
Dell'amico incontrato per via;
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.
 
Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l'augurio sommesso
Che l'autunno sia lungo e mite.
 
16 dicembre 1985
 
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Primo Levi: La vergogna del mondo
[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1157-1158]
 
E c'e' un'altra vergogna piu' vasta, la vergogna del mondo. E' stato detto memorabilmente da John Donne, e citato innumerevoli volte, a proposito e non, che "nessun uomo e' un'isola", e che ogni campana di morte suona per ognuno. Eppure c'e' chi davanti alla colpa altrui, o alla propria, volge le spalle, cosi' da non vederla e non sentirsene toccato: cosi' hanno fatto la maggior parte dei tedeschi nei dodici anni hitleriani, nell'illusione che il non vedere fosse un non sapere, e che il non sapere li alleviasse dalla loro quota di complicita' o di connivenza. Ma a noi lo schermo dell'ignoranza voluta, il "partial shelter" di T. S. Eliot, e' stato negato: non abbiamo potuto non vedere. Il mare di dolore, passato e presente, ci circondava, ed il suo livello e' salito di anno in anno fino quasi a sommergerci. Era inutile chiudere gli occhi o volgergli le spalle, perche' era tutto intorno, in ogni direzione fino all'orizzonte. Non ci era possibile, ne' abbiamo voluto, essere isole; i giusti fra noi, non piu' ne' meno numerosi che in qualsiasi altro gruppo umano, hanno provato rimorso, vergogna, dolore insomma, per la colpa che altri e non loro avevano commessa, ed in cui si sono sentiti coinvolti, perche' sentivano che quanto era avvenuto intorno a loro, ed in loro presenza, e in loro, era irrevocabile. Non avrebbe potuto essere lavato mai piu'; avrebbe dimostrato che l'uomo, il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di costruire una mole infinita di dolore; e che il dolore e' la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare.
 
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Primo Levi: Il nocciolo di quanto abbiamo da dire
[Da Primo Levi, I sommersi e i salvati, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, pp. 1149-1150]
 
L'esperienza di cui siamo portatori noi superstiti dei Lager nazisti e' estranea alle nuove generazioni dell'Occidente, e sempre piu' estranea si va facendo a mano a mano che passano gli anni (...).
Per noi, parlare con i giovani e' sempre piu' difficile. Lo percepiamo come un dovere, ed insieme come un rischio: il rischio di apparire anacronistici, di non essere ascoltati. Dobbiamo essere ascoltati: al di sopra delle nostre esperienze individuali, siamo stati collettivamente testimoni di un evento fondamentale ed inaspettato, fondamentale appunto perche' inaspettato, non previsto da nessuno. E' avvenuto contro ogni previsione; e' avvenuto in Europa; incredibilmente, e' avvenuto che un intero popolo civile, appena uscito dalla fervida fioritura culturale di Weimar, seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler e' stato obbedito ed osannato fino alla catastrofe. E' avvenuto, quindi puo' accadere di nuovo: questo e' il nocciolo di quanto abbiamo da dire.
 
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Primo Levi: Al visitatore
[Da Primo Levi, testo pubblicato per l'inaugurazione del Memorial in onore degli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti, ora in Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, pp. 1335-1336]
 
La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non puo' essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere del Lavoro nell'Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto. E' vecchia sapienza, e gia' cosi' aveva ammonito Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza e' un seme che non si estingue.
E' triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia e' nato in Italia. E' il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della "vittoria mutilata", ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estendera', il culto dell'uomo provvidenziale, l'entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all'arbitrio di un solo.
Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, e' nato in Italia, prima che altrove, l'antifascismo. Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall'invasore nazionalsocialista.
E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell'inganno. Sono anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli.
Noi non siamo stati inconsapevoli. Alcuni fra noi erano partigiani; combattenti politici; sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione cosi' vicina.
La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le citta' italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell'Italia fascista, costretta all'antisemitismo dalle leggi di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalita' del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.
C'erano bambini fra noi, molti, e c'erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, e' stata la stessa per tutti. Non era mai successo, neppure nei secoli piu' oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli di cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che e' stato civile, e che civile e' ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo.
In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si e' toccato il fondo delle barbarie. Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, ne' domani ne' mai.
 
11. INIZIATIVE. IL 30 GENNAIO RICORDIAMO GANDHI NELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE
 
Ricorre il 30 gennaio l'anniversario della scomparsa di Mohandas Gandhi.
Realizziamo ovunque iniziative di ricordo della grande figura della nonviolenza che siano occasione di meditazione, di testimonianza e di impegno per la pace, contro tutte le violenza, in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
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Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006, 2019.
 
12. SCORCIATOIE. BENITA D'IPPOLITO: LA PIOGGIA CHE SENZA REQUIE
 
La pioggia che senza requie
ha flagellato il sasso e i rami spogli
e i vetri e il solitario cuore mio
fino a questa luce slabbrata
dell'alba livida dell'alba greve
 
La pioggia che non lava ma opprime
ti dice le parole che sentire non vorresti
che sei ormai un fagotto di stracci
che il tempo che ti era stato dato
lo hai tutto sprecato
a ingaglioffarti senza succo e senza gioia
 
La pioggia che reca la morte
la pioggia che lava la mente
la pioggia che piove nel cuore
e ti rivela niente
 
13. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riedizioni
- Karen Bartlett, Gli architetti di Auschwitz, Newton Compton, Roma 2018, Societa' Europea di Edizioni, Milano 2021, pp. 322, euro 8,50.
- Otto Friedrich, Il regno di Auschwitz 1940-1945, Baldini & Castoldi, Milano 1944 (col titolo: Auschwitz. Storia del lager 1940-1945), Rcs, Milano 2021, pp. 192, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Joseph Joffo, Un sacchetto di biglie, Rcs, Milano 1976, Mondadori, Milano 2021, pp. 276, euro 7,90.
- Sami Modiano, Per questo ho vissuto, Rcs, Milano 2013, PaperFirst, Roma 2021, pp. 192 (con un inserto fotografico di 12 pp.), euro 8,90.
 
14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
15. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3995 del 25 gennaio 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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