[Nonviolenza] Telegrammi. 3892
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 3892
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 13 Oct 2020 23:18:41 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3892 del 14 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Il 14 ottobre in digiuno in solidarieta' con le sorelle e i fratelli migranti, contro il razzismo, l'apartheid, la schiavitu', i lager libici e la strage degli innocenti nel Mediterraneo
2. "Il giornalismo d'inchiesta in Italia nel Novecento". Un incontro di studio a Viterbo con Paolo Arena
3. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
4. "L'unione fa la forza: nasce Rete Italiana Pace e Disarmo"
5. Omero Dellistorti: L'influenze
6. Omero Dellistorti: Il tempo delle streghe
7. Omero Dellistorti: Il tempo delle streghe (II)
8. Omero Dellistorti: Kafka incontra una sirena in discoteca
9. Omero Dellistorti: La Chiesa Dolorista
10. Omero Dellistorti: Riccioli d'oro
11. Omero Dellistorti: Una quaterna di storie in una riga
12. Omero Dellistorti: Vamos a la vigna
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. IL 14 OTTOBRE IN DIGIUNO IN SOLIDARIETA' CON LE SORELLE E I FRATELLI MIGRANTI, CONTRO IL RAZZISMO, L'APARTHEID, LA SCHIAVITU', I LAGER LIBICI E LA STRAGE DEGLI INNOCENTI NEL MEDITERRANEO
Mercoledi' 14 ottobre 2020 prendero' parte al giorno di digiuno mensile promosso da ormai due anni dal movimento "Digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti".
La parziale revoca di alcune parti particolarmente abominevoli dei cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo Conte-Di Maio-Salvini e' stata certo un passo, timido e incerto ma comunque un passo, verso il ripristino della legalita' e della democrazia nel nostro paese, tuttavia questo passo e' del tutto insufficiente.
Continua la schiavitu' nelle campagne, nelle fabbriche, nelle case, sulle strade.
Continua l'apartheid nei confronti di milioni di persone che in Italia vivono, cui dovremmo chiedere perdono per tutto il male che abbiamo loro fatto e che meriterebbero la nostra piu' profonda gratitudine.
Continua la complicita' con i poteri criminali che gestiscono i lager libici.
Continua la strage degli innocenti nel Mediterraneo.
Continua l'orrore, il regime dell'orrore.
La mobilitazione nonviolenta contro lo schiavismo e il razzismo deve quindi continuare.
*
Il governo mezzo-razzista, al di la' del sincero impegno di un paio di ministre, persevera in una politica di effettuale persecuzione razzista per cui c'e' un solo nome: apartheid.
Il governo mezzo-razzista, al di la' del sincero impegno di un paio di ministre, non vede neppure la necessita' e l'urgenza di tornare al pieno rispetto della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
Il governo mezzo-razzista, al di la' del sincero impegno di un paio di ministre, non vuole saperne di decidersi a riconoscere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Certo, e' un governo mezzo-razzista, ed e' quindi assai meno peggio del governo totalmente razzista cui e' per meta' subentrato.
Ma occorre continuare ad esortare all'insurrezione nonviolenta contro il razzismo schiavista e stragista.
Ma occorre continuare ad esortare all'insurrezione nonviolenta in difesa della legalita' che salva le vite, che chi governa continua a calpestare.
Ma occorre continuare ad esortare all'insurrezione nonviolenta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
*
Diciamolo una volta ancora:
- occorre riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
- occorre abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
- occorre abrogarle tutte, ma proprio tutte, le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
- occorre formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno;
- occorre riconoscere l'umanita' di ogni persona, e difenderla senza esitazioni.
*
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nell'impegno nonviolento per la liberazione comune e la comune salvezza dell'umanita' intera e dell'intero mondo vivente.
Salvare le vite e' il primo dovere.
2. INCONTRI. "IL GIORNALISMO D'INCHIESTA IN ITALIA NEL NOVECENTO". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO CON PAOLO ARENA
La sera di martedi' 13 ottobre 2020 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", nel pieno rispetto di tutte le misure di protezione e del distanziamento interpersonale, si e' tenuto un incontro di studio sul tema: "Il giornalismo d'inchiesta in Italia nel Novecento: esperienze e riflessioni di autrici ed autori decisivi; le ragioni, le lotte, le opere".
All'incontro ha preso parte Paolo Arena.
*
Una minima notizia su Paolo Arena
Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica, di storia linguistica dell'Italia contemporanea. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it
3. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020
4. DOCUMENTAZIONE. "L'UNIONE FA LA FORZA: NASCE RETE ITALIANA PACE E DISARMO"
[Dal sito www.retedellapace.it riprendiamo e diffondiamo]
L'unione fa la forza: nasce Rete Italiana Pace e Disarmo
Il 21 settembre e' la Giornata internazionale della Pace, istituita fin dal 1981 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con un invito a tutti gli stati membri, organizzazioni regionali e non governative e ad ogni singolo individuo, a commemorare il giorno in maniera appropriata, attraverso l'educazione e la consapevolezza pubblica. La pace globale ha bisogno di nonviolenza e del cessate il fuoco rivolto a tutti i belligeranti nel mondo chiamati a deporre le armi e terminare la guerra. Il tema scelto dall'Onu per il 2020 e' "Shaping Peace Together, creiamo insieme la pace".
Proprio per questo abbiamo scelto la data del 21 settembre 2020 per annunciare la nascita di Rete Italiana Pace e Disarmo, una nuova Rete organizzata nella quale confluiscono la Rete della Pace (fondata nel 2014) e la Rete Italiana Disarmo (fondata nel 2004). Si tratta del nostro contributo specifico al messaggio dell'Onu, creiamo insieme la pace a partire dall'unione delle nostre forze, degli obiettivi comuni, per rafforzare e far crescere il lavoro collettivo per la pace ed il disarmo.
Questo appuntamento rappresenta un'ulteriore tappa di un lungo percorso che ci ha visto lavorare insieme su alcune temi e Campagne gia' in corso anche a livello internazionale (Stop Bombe in Yemen, NO F-35, Difesa Civile non armata e nonviolenta, disarmo nucleare con ICAN per l'adesione al Trattato per la messa al bando della armi nucleari, IoAccolgo, Pace Diritto Giustizia in Israele/Palestina, per la riduzione delle spese militari, per il controllo dell'export di armi e la difesa della Legge 185/90, per gli interventi civili di pace nei conflitti in corso, campagna Control Arms, rete ENAAT, campagna Stop Killer Robots, campagna INEW contro le armi esplosive). Vogliamo andare avanti insieme su quanto fatto e quanto ci resta ancora da fare, per dare voce alle esperienze di resistenza civile e nonviolenta e fissare nuovi obiettivi comuni.
Sono davvero numerose le associazioni, grandi e piccole, del mondo pacifista, nonviolento, disarmista, della solidarieta', del servizio civile, della giustizia sociale, della cultura, dell'ambientalismo, che hanno deciso di unirsi in un’unica grande rete. Non e' un processo di "fusione fredda" dall'alto, ma una tappa di un percorso di lavoro gia' fatto insieme nei territori, dal basso, partecipando a campagne comuni, che ora trova sbocco in una organizzazione unitaria. Finalmente un processo di aggregazione, non di separazione. Sentiamo l'esigenza di confrontarci tra diversi soggetti, culture e sensibilita', sulle scelte economiche del nostro Paese che da decenni hanno ripreso a privilegiare l'industria ed il commercio di armi, piuttosto che investire nell'economia di pace, nella sicurezza del territorio, nei servizi e nella difesa civile e nonviolenta.
Noi siamo profondamente convinti che l'attuale politica, che investe miliardi in armi e solo briciole in progetti di pace, non ci difende e non ci protegge ma, al contrario, ci danneggia e approfondisce la crisi economica, sociale ed ambientale che vive la nostra societa', allargando il solco di sfiducia che separa la comunita' dalla politica.
Il risultato delle scelte politiche degli ultimi decenni e' sotto gli occhi di tutti:
- e' in corso la piu' forte corsa agli armamenti a cui si sia mai assistito, una imponente crescita quantitativa e qualitativa degli arsenali che sottrae enormi risorse alla lotta contro la poverta';
- il crollo del diritto internazionale, le grandi organizzazioni sovranazionali, dall'Europa all'Onu, sono in crisi profonda di legittimita' e credibilita';
- tornano a diffondersi ideologie nazionaliste, razziste e fondamentaliste;
- la crisi economica globale, ulteriormente aggravata dalla pandemia, tende ad esasperare la conflittualita', anche all'interno dell'Europa;
- l'insostenibilita' del modello di sviluppo che sta distruggendo il pianeta, provocando le variazioni climatiche, e produce sempre maggiori diseguaglianze;
- la criminalizzazione della solidarieta' e la chiusura delle frontiere di fronte alle richieste di protezione e di accoglienza da parte di migranti e richiedenti asilo.
Ci sono purtroppo tutte le condizioni perche' la guerra, sdoganata come strumento di politica internazionale alla fine del secolo scorso, torni ad essere la protagonista dei rapporti internazionali e possa portare ad un nuovo conflitto globale.
Sono queste le preoccupazioni e le ragioni che ci spingono a proseguire il percorso di dialogo e di confronto tra le diverse sensibilita' dell'arcipelago associativo impegnato quotidianamente ad affermare che un'altra politica e' urgente, possibile e necessaria, producendo informazione corretta, elaborando dati e proposte concrete per modificare in meglio le leggi e agendo sia nelle politiche locali, dei singoli territori, sia per modificare le grandi scelte politiche e strategiche, anche internazionali. I risultati ottenuti finora da alcune nostre Campagne ci danno fiducia e ci fanno sperare.
Per fare tutto questo, c'e' bisogno di competenze, di studio, di pensiero, di informazioni e di azioni, personali e politiche. Per questo abbiamo unito le nostre forze, e trovato terreni di unita' per un futuro di pace e disarmo. La nostra forza e' la nonviolenza, la nostra unita' e' nell'azione concreta diffusa sui territori. Per la pace e il disarmo.
Rete Italiana Pace e Disarmo
*
"Ci sono cose da non fare mai,
ne' di giorno ne' di notte,
ne' per mare ne' per terra:
per esempio, la guerra"
Gianni Rodari (nel centenario della nascita)
*
Le organizzazioni aderenti a Rete della Pace
(ACLI, AGESCI, Accademia apuana della pace, Ambasciata democrazia locale, Amici della mezza luna rossa palestinese, ANSPS, AOI – Associazione di cooperazione e di solidarieta' internazionale, Ara pacis iniziative, Archivio disarmo, ARCI, ARCI Bassa Val di Cecina, ARCI Verona, ARCS, Arci servizio civile, Associazione Perugia Palestina, Associazione per la pace, Associazione per la pace di Modena, AssopacePalestina, AUSER, CDMPI – Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, CGIL, CGI Padova, CGIL Verona, CNCA, Comunita' araba siriana in Umbria, Coordinamento comunita' palestinesi, Coordinamento comasco per la pace, Coordinamento pace in comune Milano, CTA – centro turistico Acli PG – Encuentrarte, FIOM Cgil, FOCSIV, Fondazione Angelo Frammartino, Fondazione culturale Responsabilita' Etica, IPRI – rete CCP, IPSIA, Lega per i diritti dei popoli, Legambiente, Link2007 cooperazione in rete, Link – coordinamento universitario, Lunaria, MIR, Movimento europeo, Movimento nonviolento, Nexus Emilia Romagna, Per il mondo, Peacewaves, Piattaforma ong MO, Restiamo umani con Vik Venezia, Rete degli studenti medi, Rete della conoscenza, Rete della pace umbra, Tavola della pace valle Brembana, Tavola pace val di Cecina, Tavola sarda della pace, Tavola della pace di Bergamo, U.S. Acli, UDS, UDU, UISP, Un ponte per..., Ventiquattro marzo)
*
Le organizzazioni aderenti a Rete Italiana per il Disarmo
(ACLI – Archivio Disarmo – ARCI – ARCI Servizio Civile – Associazione Obiettori Nonviolenti – Associazione Papa Giovanni XXIII – Associazione per la Pace – Assopace Palestina – Beati i costruttori di Pace – Centro Studi Difesa Civile – Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della FCEI – Conferenza degli Istituti Missionari in Italia – Coordinamento Comasco per la Pace – FIM-Cisl – FIOM-Cgil – Fondazione Finanza Etica – Gruppo Abele – Libera – Movimento Internazionale della Riconciliazione – Movimento Nonviolento – Noi Siamo Chiesa – Opal Brescia – Pax Christi Italia – Un ponte per...)
*
Rete Italiana Pace e Disarmo
Segreteria Nazionale c/o Casa per la Nonviolenza, via Spagna 8 – Verona
per contatti mail:
media at retepacedisarmo.org
segreteria at retepacedisarmo.org
campagne at retepacedisarmo.org
per contatti telefonici:
045/8009803 (Segreteria)
328/3399267 (Francesco Vignarca – Rete Italiana Disarmo)
335/1219622 (Sergio Bassoli – Rete della Pace)
www.retepacedisarmo.org
www.facebook.com/RetePaceDisarmo
www.twitter.com/RetePaceDisarmo
www.instagram.com/RetePaceDisarmo
www.youtube.com/ReteItalianaPaceDisarmo
5. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: L'INFLUENZE
Adesso faccio l'influenze e ci ho 60 milioni di visualizzazioni ogni video che butto su iutu'.
E ci credereste? Tre mesi fa neppure lo sapevo come funzionava interne.
Poi una sera entro nella stanza di mio figlio Ginetto soprappensiero, senza bussare prima, e lo trovo che sta davanti al conpiute che io pensavo che faceva i compiti e invece si vedeva un filme a luci rosse. E io gli dico: "E che canale e' che fanno 'sto filme?", cosi' me lo vedevo comodo in salotto sulla televisione vera; e lui mi risponde "Ah papa', non e' la televisione, e' interne". "E fanno 'sti filmi su interne?". "Ah papa', su interne de 'sti filmi ce so' 'n fottio". Allora ho voluto capirci pure io, che di colpo m'ero reso conto che 'sto interne era una cosa che mi interessava pure a me.
I primi giorni guardavo solo i filmi.
Poi un giorno Ginetto mi dice che ha fatto un filme pure lui. Io dico: "Bumme!". E lui: "E allora mo' te lo fo veda". E batte a macchina il nome suo e sul teleschermo del conpiute viene fuori 'sto filme che c'era lui che spiegava dove Gattuso aveva sbagliato i cambi del secondo tempo. "E come hai fatto a fa' 'sto filme?" dico io. E lui: "Col telefonino". "Col telefonino?" "Ah papa', col telefonino, si'. Che nun ce lo sapevi che fo l'influenze?". "E che sarebbe?". "Sarebbe che me fo i filmi col telefonino, poi li schiaffo su iutu', e la gente me guarda". "La gente te guarda i filmi tui?". "Cio' i follove". "E che so' i follove?" "So' quelli che guardeno i filmi mii che spiego le partite e li sbaji de l'allenatori". "Come fo io al bar il lunedi' mattina". "Solo che tu parli solo co' Cecio, Baccajone e Dogarella, io cio' terecentocinquantamila follove". "Terecentocinquantamila cristiani che te veggheno?". "Terecentocinquantamila, sine".
E chi se lo immaginava.
Cosi' mi sono fatto spiegare meglio.
Allora, c'e' 'sto interne che e' una specie di televisione che si vede sul conpiute o sul telefonino, tu ti fai un filme da solo col telefonino che dici quello che ti pare o magari ti metti un vestito strano o leggi una poesia o una ricetta o balli il tango delle capinere o commetti un atto impuro, no? E poi 'sto filme lo metti su iutu' che e' 'sta televisione che la trasmettono su interne e la gente ti vede, e la gente che ti vede si chiama follove e tu ti chiami influenze.
La cosa bella e' che puoi dire e fare quello che ti pare e piu' le spari grosse o le fai strane e piu' ti guardano e diventi famoso.
A me m'ha cambiato la vita.
Prima facevo i furti e qualche volta qualche ricatto, qualche rapimento, qualche omicidio, ma robetta cosi', artigianale, e tutto cercando di non farmi scoprire per non finire al gabbio, no?
Poi ho capito: mi porto il telefonino acceso e faccio la ripresa di tutto, soprattutto le parti che esce il sangue, poi lo metto su iutu' e ogni volta sbanco. Prima ero un delinquente, adesso solo perche' mi porto il telefonino acceso e fo il filme di quello che fo sono diventato un influenze. E invece di mettermi al gabbio m'invitano in televisione, quella vera di una volta, a parlare di quello che mi pare e sul primo canale e all'ora di cena.
Altro che cavoli, a me interne m'ha cambiato la vita. Mo' ho pensato che mi piacerebbe fare un partito e presentarmi alle elezioni per diventare presidente della repubblica, o magari papa che tanto ormai sono vedovo da diversi anni.
6. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL TEMPO DELLE STREGHE
A quel tempo bazzicavo il professor Demartino che era uno gagliardo.
Andavamo a caccia insieme, di cinghiali. Di cinghiali ne pizzicavamo pochi, ma chiacchieravamo parecchio, e il professor Demartino mi raccontava un sacco di cose che lui aveva studiato un po' tutto e sapeva cose che uno neppure s'immaginava ch'esistessero. Per esempio che c'erano i giappponesi e che parlavano giapponese, che in America di americhe ce n'erano due, una di ricconi coi cavalli e i grattacieli e una di poveracci che parlavano in spagnolo: pensate, in America parlavano spagnolo invece che americano. Poi mi diceva che avevano inventato certe macchine che volavano, certe macchine che tu ci mettevi i soldi e uscivano le sigarette, certe macchine che tu ci parlavi dentro e c'era uno che ti sentiva, ma non stava nascosto dentro la macchinetta, stava da un'altra parte lontano tipo mille chilometri. Erano le meraviglie della scienza e della tecnica, diceva. Secondo me parecchie se le inventava lui li' per li', pero' era bello starlo a sentire. Poi a una cert'ora ci fermavamo e facevamo il panonto. Poteva passare una giornata che non si sparava una cartuccia che era una, ma ci facevamo fuori certi spiedi di salsicce che erano la fine del mondo. Di maiale, che ce le portavamo da casa, perche' di cinghiali non e' che ne ammazzassimo parecchi anche se lo sanno tutti che le salsicce di cinghiale sono la prelibatezza delle prelibatezze, ma insomma a dirla tutta noi non fummo mai particolarmente fortunati "nel nostro cinegetico vagare ed esercizio dell'arte venatoria in questa che ci tocco' in sorte Arcadia soavissima e pure anch'essa esposta alla crisi della presenza" (diceva proprio cosi', me lo ricordo ancora, chissa' che significava). Pero' qualche volta trovavamo belle fungaie, quello si'. E alle perse si entrava di nascosto in qualche vigna, orto o frutteto, che il professore diceva sempre che non era una bella cosa pero' poi arraffava pure lui quel che trovava.
Era un professore famoso, che insegnava all'universita', quando e' morto m'e' dispiaciuto parecchio. Era pure comunista. Non sembra possibile, eh? Era un professore famoso, ci aveva lo stipendio assicurato, e invece di fare comunella coi padroni era comunista come noi che non ci abbiamo un occhio per piangere.
Adesso vi racconto di quella volta che incontrammo la strega, che a quel tempo, quando andavamo a caccia io e il professor Demartino, ce ne era ancora qualcuna; prima ce ne erano parecchie, nei tempi antichi, ai tempi del nonno e del bisnonno, gia' ai tempi di mio padre ce ne erano piu' poche, quando ero giovane io ormai erano poche poche, poi mi sono trasferito, cioe' m'ha trasferito lo stato che m'ha ospitato a Civitavecchia per vent'anni per un fatto che adesso non mi va di raccontarvelo perche' sono affari miei. Quando uscii da Civitavecchia non tornai piu' al paese, cosi' non lo so piu' se le streghe ci sono ancora ma penso di no. Ormai e' cambiato tutto, il mondo non e' piu' quello di una volta.
7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: IL TEMPO DELLE STREGHE (II)
Le streghe finirono perche' la gente le ammazzava. E che volevi fare?
S'era mai visto che una donna volesse vivere da sola e fare quello che le pareva? E l'autorita' maritale che fine fa? La buttiamo nel cesso? E la famiglia fondamento naturale della societa' guidata dal pater familias? Nel secchio dell'immondizia? Non scherziamo, eh, non scherziamo su certe cose.
Si poteva permettere che si disgregasse l'ordine naturale della societa'? Ognuno deve stare al posto suo, altrimenti il cosmo si sfascia e ritorna il caos primigenio; a voi vi piacerebbe di campare nel caos primigenio? Io dico di no.
D'una m'ero pure innamorato, pensate un po'.
8. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: KAFKA INCONTRA UNA SIRENA IN DISCOTECA
A dire il vero Kafka non era quel Kafka li' che pensate voi, era il nipote, che in discoteca faceva il dj e vendeva pure le pasticche della felicita'. Che i soldi si facevano con le pasticche della felicita', mica col dj set.
E la sirena non era una sirena di quelle di Ulisse o della Sirenetta, era una che si chiamava Sirena di nome, io dico che certi genitori che mettono certi nomi ai figli bisognerebbe decapitarli sul posto.
*
La festa era al culmine, la musica a palla, tumbe-tumbe-tumbe-tumbe, la gente era cosi' strafatta che era piu' psichedelica delle luci psichedeliche, e K. aveva gia' smerciato piu' di trecentomila pasticche della felicita' che ormai i baiocchi non sapeva piu' dove ficcarli che aveva riempito le saccocce, il borsone, la scatola che ci metteva dentro il mixer e il barattolone di vetro che era vuoto, e quell'altro vuoto non era ma quasi, che stava pensando se non era il caso che faceva una telefonata a Strippone di portare al galoppo i rifornimenti che il commercio stanotte andava non alla stragrande, alla stragrandissima.
Fu allora che senti' una voce che gli diceva: "Saresti tu quello che ti chiami come Kafka?". Si volto' e vide 'sta tipa tutta vestita di nero coi capelli mezzi rossi e mezzi azzurri e la faccia bianca come la morte.
- Sarei io, perche'?
- Perche' e' forte.
- Grazie.
- E saresti sempre tu quello che ci ha le pasticche della felicita'?
- Esatto.
- Forte.
- Forte si'.
- E i prezzi sono popolari?
- Da reclame.
- Da paura. E quanto verrebbe una botta?
- Una botta dieci carte, piu' popolare di cosi'.
- E se una le dieci carte non ce l'ha?
- Allora niente botta.
- E la legge della domanda e dell'offerta?
- E che c'entra? E poi a me la legge non e' che mi ci ritrovo tanto, eh. Sarai mica una pulotta?
- Ma che pulotta, ma m'hai visto?
- E come si fa a saperlo, a me i pulotti e i fraciconi mi sembrano tutti uguali.
- ma i pulotti ci hanno la divisa per riconoscerli, no?
- Magari te la sei levata.
- Ti piacerebbe che mi levassi la cammesella, eh?
- Per me fa' come ti pare, basta che tiri fuori le dieci carte.
- E che ossessione con queste dieci carte, te l'ho detto che non ce l'ho. Ma lo sai come si dice, no?
- No, come si dice?
- Che fra gentiluomini un accomodamento si trova.
- Gentiluomini?
- Gentiluomini, si', ne hai mai sentito parlare?
- Tu e io?
- E chi senno'?
- Ma tu sei proprio fuori.
- Lascia stare se sono fuori o dentro, lo troviamo 'st'accomodamento si' o no?
- Lo troviamo si', ti mi dai dieci carte e io ti do' la merce.
- E se invece di darti dieci carte io ti faccio sentire come canto?
- Come canti?
- Come canto, si'.
- Con tutto 'sto casino?
- Eh, ma quando io canto il casino finisce.
- Perche', va via la corrente?
- Una mezza specie.
- Quasi quasi mi tenti.
- E tu lasciati tentare, no?
9. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: LA CHIESA DOLORISTA
Come nacque la Chiesa Dolorista?
E non l'avete letto il catechismo nostro? Fu l'arcangelo Babbaleone che visito' il nostro Primo Comandante In Capo, il ragionier Brigantozzi, e gli disse: "Ragionier Brigantozzi, basta con le quisquilie, qui c'e' da fondare subito subito una chiesa nuova nuova, la Chiesa Dolorista". E il ragionier Brigantozzi ubbidi'. Dico, ti si presenta un arcangelo, e tu che fai?
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Modestia a parte io fui subito prescelto dal ragionier Brigantozzi come suo braccio destro e Primo Ufficiale, ed e' per questo che sono oggi a capo del santo nostro sodalizio, dopo che al povero ragioniere e' successo quello che e' successo.
Che facevo prima? Andiamo che ce lo sapete gia' che facevo prima, ci avrete una carpetta bella zeppa, no? anzi, come minimo un faldone alto cosi'. Anche l'apostolo delle genti prima di diventare quello che doveva diventare non era l'apostolo delle genti, no? E' la fede che salva, la fede e la grazia, ed io grazie al cielo la grazia ce l'ho, e la fede pure. Infatti sono Sua Veneranda Santita' Il Comandante In Capo della Chiesa Dolorista.
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E che, adesso volete discutere di teologia? E che titoli ci avete? Allora fate il favore, voi occupatevi delle cose di cui vi occupate voi e lasciate che delle cose di cui mi occupo io me ne occupi io. Ci mancherebbe che volessi discutere coi miscredenti sui fondamenti della fede.
Ma quale proselitismo, noi il proselitismo lo facciamo con chi e' predestinato al bene, voi gia' si vede che fine farete nell'aldila', che sara' piu' o meno lo stesso schifo di vita da schifo che fate nell'aldiqua'.
Come che voglio dire? Ma allora siete piu' imbecilli di quanto sembrate. Io ci ho dodici ferrari, voi ce l'avete la ferrari? E che dicevo io? si' e no che ci avete la giardinetta, o la topolino. Io ci ho lo yatch con l'equipaggio in livrea, voi neanche ce lo sapete che e' una livrea, che sarebbe una divisa, ma non come la vostra che vi dovreste solo che vergognare che sembrate tutti straccioni. E allora, di che stiamo a discutere?
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Ah, se e' obbligo di legge, allora figurarsi se io non la rispetto la legge, io la predico la legge, io sono la legge...
Il fondamento del credo, dunque: e' la redenzione attraverso il dolore. Piu' facile di cosi'.
Chi entra nella Chiesa Dolorista fa un percorso di fede e di redenzione.
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Adesso che c'entrano gli aborti? Quelli sono incidenti.
Le sevizie, le sevizie, e che adesso volete discutere la liturgia del culto? Ma quali sevizie, atti di fede, pieta' popolare, per aspera ad astra. E' latino, eh?
Le minorenni, le minorenni, sempre con questa storia; e che la fede ce l'hanno solo gli adulti? ma che c'e' il proibizionismo in questo paese? Che siamo, a Cuba, in Cina, a Togliattigrad?
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Vi dice bene che io voglio bene a tutti, non per niente sono il Comandante In Capo di una chiesa, mica ceci. Che io sono benevolente e beneficatore per tutti, per gli amici e per i nemici. Che pero' se qualcuno dei presenti per caso fosse Uno Della Ghenga Dei Nemici Della Fede allora fossi in lui io ci starei attento, parecchio attento, attentissimo, che non e' una bella cosa essere Uno Della Ghenga Dei Nemici Della Fede, che io non dico niente ma possono capitare cose brutte, cose che non vi piacerebbero proprio per niente. Esatto, come capito' a quel finanziere li' e a quei due carabinieri e a quel giudicetto che faceva tanto il pretenzioso e pure a quel ficcanaso che pretendeva di fare il giornalista, e a tutte quelle poco di buono di femministe isteriche. Ah, ve lo ricordate, si'? Avete visto che brutti incidenti che gli sono capitati? Eh? Mi e' tanto dispiaciuto, poveri figli, le corone piu' belle ai funerali erano le mie a nome della Chiesa Dolorista, con tutto che era gentaglia sconsiderata che volevano perseguitare la nostra santa chiesa, uomini di poca fede e di nessuna prudenza e donnacce scriteriate che non sapevano stare al posto loro; ditemi voi se non ho ragione se dico che erano persone cosi' cieche che non avevano visto neppure la luce che gli splendeva proprio a un palmo dal naso, poveretti, m'hanno fatto tanta pena che mi ci commuovo ancora, lo vedete?
*
Oh, cosi' andiamo bene, adesso ci capiamo. Visto? Lo dicevo io. Tra persone civili, tra solerti funzionari, tra uomini di mondo, eh? E ci mancava che per quattro sgallettate che hanno fatto la fine che si meritavano si dovesse scomodare la legge e fare tanta cacca. E adesso che ci siamo capiti, posso offrirvi un caffe'? Un cognacchino? Che io sono si' Sua Veneranda Santita' Il Comandante In Capo Della Chiesa Dolorista ma sono pure uno alla mano. E so essere riconoscente agli amici che se la meritano un po' di gratitudine, quella vera, bella frusciante.
10. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: RICCIOLI D'ORO
C'era una volta in quel paese una fanciulla dai capelli d'oro che la chiamavano Riccioli d'oro. Era un amore.
Aveva una bella capretta a cui aveva messo nome Capretta. Sono nomi che si danno cosi'.
Un bel giorno Riccioli d'oro e la sua Capretta andarono nel bosco e non tornarono piu'.
Sul far della sera la nonnina (Riccioli d'oro viveva con la sua nonnina, mammina e babbino non c'erano, non chiedete a me che fine avevano fatto, non e' che posso sapere tutto di tutti) si fa sul'uscio e comincia a chiamare "Riccioli d'oro! Riccioli d'oro!", ma nessuno risponde, ne' Riccioli d'oro ne' Capretta, e neppure l'eco perche' li' l'eco non c'era.
I paesani, che erano tutte brave persone o almeno cosi' dichiaravano al bargello, vedendo la nonnina che chiamava, si misero a chiamare anche loro "Riccioli d'oro! Riccioli d'oro!", ma nessuno rispondeva, a parte i cani che abbaiavano, ma i cani si sa come sono fatti, appena sentono un po' di baccano gli piace mettercisi pure loro.
Passo' la notte e la nonnina resto' sveglia tutta la notte ma Riccioli d'oro e Capretta non tornavano.
A quei tempi non c'erano i telefonini. E neppure la televisione. Cosi' la nonnina mentre restava sveglia per passare il tempo giocava a poker con le amiche, e vinceva sempre lei. Anni dopo si capi' perche' vinceva sempre lei, ma questa e' un'altra storia che semmai ve la racconto dopo.
La mattina tutta la brava gente del paese si chiedeva: E Riccioli d'oro? E Capretta? Bisognava fare qualcosa.
E la cosa che fecero fu di mandare Guglielmone a cercarla.
Guglielmone era l'uomo piu' forte del paese, aveva i baffi alla tartara, un coltello che sembrava una scimitarra, la divisa da alpino che da giovane aveva fatto la guerra, una delle tante, e conosceva il bosco come le sue tasche. Se Guglielmone cercava qualcosa o qualcuno nel bosco, te lo riportava di sicuro. Magari un po' strappato.
Invece si fece sera e non tornava nemmeno Guglielmone.
La moglie di Guglielmone si fece sull'uscio e chiamava "Guglielmone! Guglielmone!". La nonnina di Riccioli d'oro si fece sull'uscio e chiamava "Riccioli d'oro! Riccioli d'oro!". La gente tifava e scommetteva.
Quella notte ne' la nonnina di Riccioli d'oro ne' la moglie di Guglielmone dormirono, almeno la nonnina vinse un bel po' di bei soldini a poker, la moglie di Guglielmone invece lavoro' a maglia tutta la notte e fece un bel paio di calzettoni a Guglielmone che gliene aveva gia' fatti tipo trecentomila paia che gli armadi di casa scoppiavano. Sapeva fare solo i calzettoni, gli altri vestiti li compravano alla merceria di don Rodrigo.
Ecco, non ne volevo parlare, pero' adesso due parole su don Rodrigo bisogna dirle. Ci aveva una brutta nomea. Dicevano che era uno che molestava le clienti, ecco, dicevano cosi'. Pero' era l'unica merceria del paese. Era anche l'unico negozio di abbigliamento e articoli sportivi del paese. Ed era anche l'unica bottega di generi alimentari del paese, e di casalinghi, e di ferramenta, e di tutto il resto pure, perche' in effetti era l'unico emporio del paese, e annesso all'emporio c'era il bar che era sempre di don Rodrigo ma al bancone ci stava suo cugino, don Giovanni, che era anche campione di boccette e goriziana, l'unico biliardo del paese era nella stanza di dietro del bar dove ci potevano entrare solo gli uomini che a quei tempi c'era il senso del pudore c'era.
E pure di don Giovanni dicevano che molestava, che chissa' quando lo faceva visto che stava sempre o al bancone del bar o al biliardo. Pero' lo dicevano, e se lo dicevano qualche cosa di vero doveva esserci.
Quando si fece mattina erano due giorni che era sparita Riccioli d'oro (e Capretta, ma di Capretta non gliene fregava niente a nessuno, il mondo e' ingiusto, lasciatevelo dire, e' veramente ingiusto), e un giorno che era sparito pure Guglielmone. Ora di Guglielmone non si preoccupava nessuno perche' era uno che era capace di sparire pure una settimana e poi di tornare tirandosi dietro tre orsi morti che li aveva ammazzati a cazzotti. Ma di Riccioli d'oro invece si preoccupavano tutti. O almeno tutti quelli che non sapevano che fine avesse fatto, e non aggiungo altro.
La nonnina pensava che se Riccioli d'oro non tornava alla fine bisognava chiamare i gendarmi del re, ma la gente del paese non era d'accordo perche' ogni volta che venivano i gendarmi del re era una razzia di galline che non vi dico, e quello era il meno, che i gendarmi del re non si limitavano a fare man bassa delle galline, e a buon intenditor... Cosi' dissero tutti alla nonnina di aspettare a scrivere ai gendarmi del re che magari Riccioli d'oro tornava. Ma pensavano tutti che non sarebbe tornata. Come non era tornata Linda dagli occhi blu, come non era tornata Penni Lei, e Barbara Enne, e Calamita Gina. Che almeno di Calamita Gina si era sentito dire che aveva fatto fortuna in America, ma delle altre, delle altre nessuno aveva voglia di parlarne perche' certe cose sono troppo, troppo dolorose per continuare a parlarne. Ho detto dolorose? Volevo dire misteriore, misteriose.
11. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UNA QUATERNA DI STORIE IN UNA RIGA
Diceva solamente frasi sagge e solenni. Ed era di una noia letale. Si sa come va a finire.
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Entro' nella porta sbagliata Gilgamesh, e si trovo' nella storia di Beowulf.
*
Chiamarsi Agilulfo. E non poterci fare niente.
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In una sala d'attesa una sola persona senza telefonino. Cosa aspetta a estrarre l'arma e fare fuoco?
12. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: VAMOS A LA VIGNA
E che si credeva il sor padrone, che stavamo qui a cambiare aria?
Cosi' quando ci mando' il leccapiedi numero uno si prese il lisciabusso e lo rimandammo a casa sua.
Pero' poi mando' il reggicoda numero due e a questo gli tagliammo i cosiddetti e siccome continuava a strillare allora gli facemmo pure il servizietto al naso e alle orecchie, e volevamo farglielo pure alla linguaccia, ma mori' prima perche' s'era dissanguato da in mezzo alle coscine di pollo.
Ma il sor padrone intignava e ci mando' la squadretta degli infami, come se non ce l'aspettassimo. E siccome noi eravamo di piu', quelli di loro che non finirono in concime batterono in ritirata come i pifferi di montagna.
E allora che ti fa quel vecchio babbeo? Ti manda il figlio. Che ce lo siamo cotto a porchetta.
Venisse lui personalmente, adesso.
13. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Roberta De Monticelli, Husserl e la fenomenologia, Gedi, Roma 2019, pp. 142.
- Roberta De Monticelli, La novita' di ognuno. Persona e liberta', Garzanti, Milano 2009, 2012, pp. 400.
- Roberta De Monticelli, L'ordine del cuore. Etica e teoria del sentire, Garzanti, Milano 2003, 2012, pp. X + 318.
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Riedizioni
- Tommaso Braccini, Silvia Romani, Una passeggiata nell'Aldila' in compagnia degli antichi, Einaudi, Torino 2017, Rcs, Milano 2020, pp. 320, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Gianfranco Ravasi, L'altro nella Scrittura, Mondadori, Milano 2020, pp. 74, euro 5,90.
14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
15. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3892 del 14 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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