[Nonviolenza] Telegrammi. 3891



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3891 del 13 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Giobbe Santabarbara; Ogni giorno
2. Digiuno di giustizia in solidarieta' con le sorelle e i fratelli migranti.
3. Omero Dellistorti: Al governo
4. Omero Dellistorti: Cammelli e cristiani
5. Omero Dellistorti: Caporali
6. Omero Dellistorti: Cercava me?
7. Omero Dellistorti: Chiamiamo le cose con il loro nome
8. Omero Dellistorti: Cose turche
9. Omero Dellistorti: La ressa
10. Omero Dellistorti: L'arte del silenzio
11. Omero Dellistorti: L'arte di andarsene
12. Omero Dellistorti: L'imbonitore davanti al tendone
13. Omero Dellistorti: Meglio che mi riposo un attimo
14. Omero Dellistorti: Minima matrice di tutti i romanzi gialli che diventeranno sceneggiati televisivi
15. Omero Dellistorti: Nella foresta nera
16. Omero Dellistorti: Per sicurezza
17. Omero Dellistorti: Pugilatore
18. Omero Dellistorti: Storia di Rastrelletto
19. Omero Dellistorti: Turismo
20. Omero Dellistorti: Una sera e una chitarra
21. Omero Dellistorti: Un ritorno
22. Segnalazioni librarie
23. La "Carta" del Movimento Nonviolento
24. Per saperne di piu'

1. L'ORA. GIOBBE SANTABARBARA: OGNI GIORNO

Ogni giorno che passa mi sembra che cresca l'orrore
e mi toglie il respiro e la voce il dolore.

Ogni giorno che passa mi sembra dilaghino ancor piu'
la furia e la demenza
e si faccia ancor piu' necessaria ed urgente la scelta
nitida e intransigente della nonviolenza.

2. L'ORA. DIGIUNO DI GIUSTIZIA IN SOLIDARIETA' COn LE SORELLE E I FRATELLI MIGRANTI

Mercoledi' 14 ottobre 2020 si terra' di nuovo una giornata di digiuno in solidarieta' con le sorelle e i fratelli migranti.
Prendiamo parte all'iniziativa.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.

3. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: AL GOVERNO

- Per fortuna che al governo ci siamo noi. Pensa se c'erano i musi neri che fine ci facevano fare quei selvaggi.
- Quella che noi facciamo fare a loro, no?
- E certo.
- Per fortuna che al governo ci siamo noi.

4. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: CAMMELLI E CRISTIANI

- Lo hai mai visto un cammello?
- In che senso?
- Come in che senso? col senso della vista si vedono lo cose: lo hai mai visto o no?
- No, intendevo di persona o in televisione?
- Perche', la televisione non la vedi di persona?
- Allora si', l'ho visto in televisione.
- E lo sai dove vivono i cammelli?
- Nel deserto.
- Bravo. E secondo te e' piu' intelligente un cammello o un cristiano?
- Un cristiano?
- E certo che e' piu' intelligente un cristiano, che ci vuole a capirlo.
- No, era che non ero sicuro se dicevi cristiano per dire una persona qualunque o per dire uno di una specifica confessione religiosa.
- E che cambiava?
- Insomma, magari cambiava.
- Era per dire una persona qualunque.
- Immaginavo. Allora si', un cristiano.
- Perche', se invece che uno qualunque era un cristiano cristiano allora era piu' intelligente il cammello?
- No, no, sempre il cristiano, era che volevo capire perche' dicevi cristiano e non di un'altra religione, tutto qui.
- ma te l'ho detto che era per dire uno qualunque.
- Ho capito, ho capito.
- Certe volte mi fai proprio impatassare.
- Mo' non c'e' mica bisogno d'offendere.
- E perche', mo' t'avrei offeso?
- No, pero' se dici che ti fo impatassare...
- E mi fai impatassare si' se non rispondi a tono.
- Vabbe', facciamola finita, t'ho risposto a tono mi sembra, no?
- Questo ti sembra rispondere a tono?
- No, prima, prima t'ho risposto a tono.
- Prima quando?
- Come quando? Quando m'hai chiesto del cristiano e del cammello, prima.
- Allora adesso fammi capire bene: prima m'hai risposto a tono.
- Si'.
- Pero' se m'hai risposto a tono prima allora vuol dire che dopo non m'hai risposto a tono.
- Io mica ti capisco.
- E questo ti pare rispondere a tono?
- Questo che?
- Questo, questo.
- E mo' basta, eh.
- E no, mo' basta lo dico io.
- Vabbe', dillo tu basta, basta che la facciamo finita.
- E no. Che la facciamo finita lo dico io.
- Va bene, l'hai detto tu. Contento?
- Che fai, sfotti?
- Ma insomma, si puo' sapere che vuoi? Siamo qui, in mezzo al deserto, la jeep s'e' rotta e la radio pure, concentriamoci su quello che dobbiamo fare per portare a casa la ghirba, no?
- E io che dicevo?
- E io che ne so che dicevi.
- Lo vedi, non mi stai mai a sentire.

5. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: CAPORALI

Dice: siamo uomini o caporali? E dice male, dice.
Perche' mica ci sono solo gli uomini e i caporali. Che poi i caporali non siamo uomini pure noi? Anzi, siamo piu' che uomini, siamo uomini che guidano altri uomini, quasi sergenti; se non avessi paura di esagerare direi che siamo piu' che uomini, siamo superuomini. E' forte superuomini, eh? Come gli americani, come i tedeschi.
Pero' mica ci sono solo gli uomini e i caporali - che poi siamo uomini pure noi, l'ho detto prima, no? Bisogna essere giusti: ci sono pure i baroni e gli ufficiali, e c'e' l'Organizzazione, che si puo' chiamare anche la Famiglia, come dice la santa dottrina dela santa chiesa. Quello che e' giusto e' giusto, la verita' bisogna dirla tutta.
Pero' ci sono anche gli ominicchi e i quaquaraqua', tanto per dire. E i comunisti, che sono i peggiori dei quaquaraqua', che siccome sono senza dio allora attentano alla proprieta' e pretendono che tutti devono essere tutti uguali, tutti ammucchiati insieme come le vacche, come i conigli, come i maiali, e che schifo. Dico: i baroni, gli ufficiali, i caporali, dovrebbero stare insieme ai pezzenti? E la civilta'? E la religione? E la buona educazione? E l'ordine naturale delle cose e la legge morale che distingue l'alto dal basso, il giusto dall'ingiusto, la pioggia dal sole? Io quando sento certi discorsi comunisti di tutti uguali e tutti fratelli non e' che ci sto a cincischiare, io prendo il quintone e sparo.
E' che l'unico modo di mettere ordine in questa porcilaia e' la gerarchia, la gerarchia ci vuole, senza gerarchia nessuno sa piu' quale sia il posto suo e il mondo si rovescia, e domineddio piange e la madonna piange e tutti i santi piangono, lacrime di sangue piangono domineddio e la madonna e tutti i santi. Bisogna proprio essere senza cuore, scellerati senza cristo, per far piangere lacrime di sangue alla madonna che non ci ha fatto niente.
L'ordine ci vuole, senno' che l'avevamo inventata a fare la amtematica? Che bisogno c'era di fare i conti? E' per mettere ordine, l'ordine e la gerarchia. Lo diceva pure il duce.
No, ancora non ho finito. Per una volta che dico la mia. E i cafoni, dove li mettiamo i cafoni? Io direi sotto gli uomini. Che per essere sarebbero uomini pure loro, pero', come si dice, se uno e' cafone non se lo merita di essere considerato uomo, che per essere uomo ci devi avere la tua dignita', e l rispetto, e al di sotto di un certo reddito che dignita' e che rispetto ci vuoi avere? Chi e' pezzente non se lo merita mica di far parte del consorzio civile dell'umanita', che ci sara' pure una quota d'iscrizione da pagare, no? Le cose che ci hanno un valore si deve sempre pagare qualche cosa, senno' che valore ci hanno? e chi non ci ha i soldi per il biglietto resta fuori, e' il regolamento, la legge della civilta'. E del libero mercato.
E allora i cafoni stanno sotto. Qualcuno che sta sotto ci vuole, senno' a chi si comanda? Alle formiche? Agli stornarelli?
Pero' pure i cafoni ci hanno qualcuno che sta sotto pure a loro, cosi' pure loro possono cavarsi il gusto di comandare a qualcuno, no? E' per questo che sotto a tutti ci stanno i clandestini, che certe volte io mi dico che dovremmo sparargli a tutti. Ci ha ragione quello li' in televisione.
Ma se gli spariamo a tutti, poi come si fa per l'approvvigionamento alimentare?
Che i giovinotti del paese vogliono tutti il reddito di cittadinanza, lo smartphone e la movida. Che la terra e' bassa e di faticare all'italiano nostro contemporaneo non gli va, che e' roba da negracci. All'italiano nostro contemporaneo gli va l'elmo di Scipio e la schiava di Roma, lo dice pure l'inno della nazionale.
Cosi' ai clandestini ci tocca farli lavorare invece di sparargli. Perche' qualcuno i pomodori li deve raccogliere, no? E poi cosi' teniamo pure in vita le antiche e belle e nobili tradizioni popolari, come la schiavitu', che l'Onu la dovrebbe dichiarare patrimonio dell'umanita' dico io.
Ogni tanto pero' gli spariamo pure, eh, tanto per ricordargli come funziona la macchina del mondo, e per non scordarci che siamo patrioti. E che i gradi di caporale non ce li hanno mica regalati.

6. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: CERCAVA ME?

- Cercava me?
- Non lo so, e' lei il titolare?
- No, io sono solo il gestore del negozio, un dipendente dell'azienda. Il padrone abita fuori, in citta'. Ne ha diverse di attivita', beato lui.
- Pero' questo negozio lo gestisce lei, no?
- In effetti qui ci lavoro solo io.
- Solo lei? E come fa?
- Eh, faticando.
- Ma ci sara' qualcuno che le da' il cambio.
- Macche'. Un po' mi aiutano i miei figli, ma adesso stanno a scuola.
- E sua moglie.
- E' morta.
- Ah, mi dispiace. Condoglianze.
- Grazie, ma e' successo diversi anni fa.
- Ah, mi scusi, non sapevo.
- E come poteva sapere, lei e' forestiero, no?
- Si vede?
- Non e' che si vede, e' che questo e' l'unico emporio del paese e il paese e' piccolo, cosi' prima o poi qui ci capitano tutti, e dopo un po'...
- E dopo un po' lei conosce tutti.
- Per forza, e' l'unico emporio. Che poi i paesani li conoscevo tutti gia' da prima, ci sono nato qui.
- Pero' non e' che ha abitato sempre qui, vero?
- E lei come lo sa?
- La fotografia.
- Ah, quella. E' di diversi anni fa.
- E' una bella fotografia.
- E' bella vero? L'ho fatta ingrandire apposta. Per via che sullo sfondo c'e' il colosseo. Mi pare che da' un certo tono al negozio.
- Lo da', lo da'.
- E quell'altra di quando correvo in bicicletta l'ha notata? Sulla parete a sinistra.
- Ah, ma guarda. Cosi' correva in bicicletta.
- Da giovane, si'.
- E ha fatto qualche corsa importante?
- Il Giro, due anni. Da gregario, eh.
- E' sempre una bella soddisfazione.
- Magari potevo pure migliorare, ma una caduta e m'azzoppai. Sono disgrazie che succedono.
- Sono disgrazie si'.
- Posso servirla in qualcosa?
- Si', certo. Lei e' Carlo Zompafossi, no?
- Per servirla. Ci conosciamo?
- Con me no, ma mi ha indirizzato a lei un comune conoscente, diciamo cosi'.
- Ah, l'ha mandata qua lui?
- Si'.
- Un cliente, immagino.
- Si', ma un cliente mio, non suo.
- Ah, cosi' lei e' un rappresentante.
- In un certo senso.
- E il cliente sarebbe?
- Quello che gli ammazzasti il figlio.

7. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: CHIAMIAMO LE COSE CON IL LORO NOME

- Ce lo sapevano pure i sassi che faceva professione d'ateismo.
- Pero' quando chiedeva i dindi al babbo signor padre di qua e signor padre di la'.
- Che c'entra, i soldi sono i soldi.
- E allora sono buoni tutti a fare gli spiriti forti e poi signor padre di qua e signor padre di la'.
- Vabbe', se la metti cosi' non si salva nessuno.
- Infatti.
- Che pero' e' proprio quello che diceva pure lui.
- E che c'entra? Lui lo diceva perche' era invalido.
- E adesso che c'entra?
- Come che c'entra, ce lo sapevano pure i muri che era diventato comunista perche' era invalido.
- No, fammi capire. Che vorresti dire adesso?
- Quello che ho detto. Che sei sordo?
- No, tu vorresti dire che quella filosofia, quella poesia...
- Ma quale filosofia e quale poesia. Un po' di filologia si', chi glielo negava? Ma la propaganda sovversiva, quella, se la poteva pure risparmiare. Gli ha detto bene che e' morto di colera, guarda, che scherza col fuoco oggi e scherza col fuoco domani prima o poi le autorita' non e' che possono sempre chiudere un occhio solo per riguardo al signor conte che ci aveva avuto la sventura di aver messo al mondo questo figlio scellerato.
- Scellerato no, magari sciagurato si', ma scellerato no.
- Scellerato, scellerato, chiamiamo le cose con il loro nome.

8. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: COSE TURCHE

Per esempio: ma in Turchia lo dicono cose turche? O magari dicono, che ne so, cose italiane, cose americane?
Oppure: all'inferno lo dicono un diavolo per capello? O dicono un angelo, un santo vergine e martire, un esorcista per capello? o per cappello?
Dice che gl'inglesi dicono che piove a cani e gatti, ma che non ce li hanno li' i cani e i gatti che non lo sanno come sono fatti? e come ci vanno a caccia? e coi topi come fanno? magari usano i topi al posto dei cani e dei gatti per fare la guardia e farsi fare compagnia. O puo' pure essere che li' non piove mai. O magari da quelle parti invece che l'acqua vengono giu' veramente i cani e gatti. E chi puo' saperlo? Bisognerebbe esserci stati, ma non e' che uno puo' andare dappertutto, dove lo trova il tempo?
Oppure: quelli che digiunano per un mese. E vi pare una cosa cristiana digiunare un mese? O magari digiunare li' da loro vuole dire tutta un'altra cosa, per esempio che uno si lava le mani due volte o giocare a morra.
Oppure: gli antichi romani, abitavano veramente in quei mozziconi di case? Non ci avevano freddo senza vetri, senza porte, coi muri mezzi sbracati, in mezzo a tutte quelle colonne senza neanche un tavolino o un divanetto?
Per dirne un'altra: i cinesi parlano cinese, e come fanno a capirsi? Secondo me fanno finta, quando noi non ci siamo parlano cristiano pure loro e se la ridono fino alle lacrime di quanto siamo scemi che ci crediamo che parlano veramente cinese che non si capisce niente.
O quelli che comprano i libri: ma se uno non ci ha tempo neppure di leggersi tutto il giornale che si' e no le pagine sportive; come si credono che ci crediamo che si leggono tutti quei pacchi di fogli cuciti insieme, oltretutto senza nemmeno le figure?
O le femministe: e come fanno a dire che le donne sono uguali agli uomini? E a chi meniamo allora, agli alberi?
La gente e' strana, lo dico sempre io.
E quando parla mica lo sa quello che dice, apre bocca e gli da' fiato. E quello che le spara piu' grosse gli fanno fare il capo.
Io dico che ci vorrebbe, non dico un uomo della provvidenza, ma almeno un dittatore si'. Che magari potrei farlo pure io, che mi ci sentirei adatto e ci ho il personale di bella presenza e pure la parlantina, e sono pure uno del popolo.
La dittatura ci vorrebbe. E plotoni d'esecuzione a ogni angolo di strada.
Che prima la facciamo finita con tutta questa confusione e meglio e'.

9. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: LA RESSA

Se c'e' una cosa che io non la sopporto e' la confusione, la gente tutta ammucchiata che neanche si respira, quelli che spingono da tutte le parti, la puzza dei fiati. Eccheccavolo.
Che io neppure ci volevo entrare, pero' gli amici insistevano e insistevano e insistevano, e insomma ero entrato. Ma me ne accorsi subito che non mi piaceva, subito me ne accorsi.
Non e' come alla partita, che pure li' c'e' un mucchio di gente, pero' li' e' un'altra cosa che almeno c'e' la partita, no? Qui invece che c'e'? Solo la merce in esposizione. Merce.
Certo, certi articoli sono appetitosi, ma i prezzi, i prezzi. Che poi ci sono pure le spese per il mantenimento. Se non le butti subito, e' chiaro; ma con quello che costano uno se le vuole godere un po', no? Prima di buttarle, o di rivenderle, o di mandarle a battere il marciapiede.

10. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'ARTE DEL SILENZIO

- Dice: e' l'arte del silenzio.
- Lo dice chi?
- Lo dice chi che?
- Quello che dice che e' l'arte del silenzio.
- L'ho detto io.
- Si', pero' tu hai detto che uno dice che e' l'arte del silenzio.
- Infatti.
- E io volevo sapere chi e' quell'uno.
- Non e' nessuno, e' cosi' per dire. Si dice dice per dire che si dice una cosa.
- Mica ho capito.
- Eppure e' semplice: uno dice dice per dire quello che sta per dire.
- Ma scusa, che bisogno c'e' di dire dice per dire quello che si sta per dire? Basta dirlo e basta.
- Si', in effetti, pero' usa.
- Usa chi?
- Usa per dire si usa.
- Cioe' impersonale.
- Non lo so se e' una cosa personale o impersonale. Usa. Usa dire si dice.
- E si dice dice per dire una cosa come usa.
- Adesso non sono sicuro di aver capito bene che vuoi dire pero' direi di si'.
- No, niente, volevo solo dire che usa dire si dice.
- E' quello che avevo detto io.
- Si', l'ho ridetto per essere sicuro di avere capito bene.
- Direi di si'.
- Allora questo l'ho capito, quello che non ho capito e' che significa l'arte del silenzio.
- Come che significa?
- Che significa. Ti chiedo che significa che dici l'arte del silenzio.
- No, fammi capire. Mi chiedi che significa l'espressione l'arte del silenzio o mi chiedi perche' l'ho detto?
- Adesso che mi ci fai pensare, penso tutt'e due. Che significa e che significa che tu lo dici.
- Allora: l'arte del silenzio e' la capacita' - o il consiglio - di starsene zitti.
- La capacita' o il consiglio?
- Non lo so, tutti e due direi.
- Mica e' chiaro.
- In effetti, forse e' per questo che dicevo dice.
- Cioe'?
- Cioe' che se uno dice dice e' perche' una cosa la dice ma non la dice come se la dice lui ma come se la dice qualcun altro e lui la dice solo come si puo' dire per riferire.
- Riferire?
- Riferire. Una cosa detta da un'altro.
- Pero' l'hai detta tu.
- A te l'ho detta io, ma magari a me me l'ha detta un altro, che ne sai?
- Infatti non lo so, apposta te lo chiedo.
- E io ti rispondo.
- E mi rispondi che?
- Tutto quello che ti ho detto prima.
- Fino a riferire?
- Fino a riferire, si'.
- Che pure riferire mica e' chiaro per niente.
- E perche' non e' chiaro?
- Perche' puo' significare sia trasmettere qualche cosa, sia ferire per la seconda volta.
- No, invece e' chiaro, perche' se significava la seconda cosa bisognava che eri gia' stato ferito, allora riferire puo' significare ferire per la seconda volta.
- E tu che ne sai?
- Che ne so che?
- Che non sono stato gia' ferito la prima volta?
- Non lo so.
- Infatti.
- Infatti.
- Infatti dicevo.
- Si', l'ho detto pure io.
- Ho sentito.
- Pure io.
- E allora?
- Ecco, qui serve l'arte del silenzio.

11. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: L'IMBONITORE DAVANTI AL TENDONE

La volete fare un'esperienza estrema e inarrivabile, una botta di vita e di orgoglio, la soddisfazione del sogno dei sogni che fin dalla piu tenera eta'?
Ce li avete i due soldini per il biglietto che veramente e' a prezzi popolari perche' noi siamo gente del popolo, dal popolo, con il popolo e per il popolo?
Lo volete sapere quello che ci abbiamo dentro questo tendone che pare niente e invece c'e' dentro la cosa piu' ganza e piu' tosta del mondo, il miracolo dei  miracoli, l'attrazione delle attrazioni, il gusto dei gusti, il superissimo, il non plus ultra?
Siete le persone che ci aspettiamo che siate, forti e leali che non avete paura di niente, che siete di carattere solare ed aperto a tutte le esperienze e di saldi principi e timorati di domineddio, persone moderne e trasgressive, amanti della movida e del rischio che e' il vostro mestiere, un carattere che e' un vero carattere da persona di carattere pronta all'avventura sia esotica che erotica? Eh? Ci ho preso, eh?
Ve la sentite di fare quello che dovete fare che lo avete sempre saputo che prima o poi lo avreste fatto e lo sapete, lo sapete si', che c'e' gente che per tutta la vita lo ha desiderato e invece al momento buono se l'e' fatta sotto e dopo una vitaccia di stenti e rinunce e micragna e' schiattata sdentata inappagata e rancida e mica vorrete fare pure voi quella fine? Eh no, voi la vita la volete alla grande, no?
Lo avrete saputo pure voi che certi professori americani hanno dimostrato che se non si soddisfano i desideri c'e' un'alta probabilita' di prendere il cancro. Ci vogliamo pensare alla salute?
Pagate solo il biglietto d'ingresso, il fucile e i colpi ve li diamo noi gratis.

12. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: L'ARTE DI ANDARSENE

Io dico che di tutte le arti e i mestieri e le professioni del mondo questa e' la piu' importante: l'arte di andarsene.
Lo so che c'e' quello che dice che prima di andarsene bisogna venirci o trovarcisi e allora l'arte piu' importante e' quella di venirci o di trovarcisi perche' viene prima, ma e' una fesseria.
Primo, perche' a trovarcisi sono buoni tutti e non vuol dire niente. Secondo, perche' a venirci uno puo' pure venirci per caso, per sbaglio, per un altro motivo, che ne sai? E che arte e'? Non e' niente.
Invece andarsene, quello si'.
C'e' quell'altro che dice che la bravura mica e' li', la bravura e' subito prima, quando fai quello che devi fare, e poi te ne vai. Ma se non fai quello che devi fare non c'e' neppure bisogno che poi te ne vai, no? E allora dice che l'arte vera e' quando fai quello che devi fare, che andarsene e' solo una conseguenza, un effetto, e quello che conta e' la causa, mica l'effetto, ce lo sanno tutti.
Ce lo sanno tutti? E da quando in qua una cosa che ce la sanno tutti vale una scorza di fico? Le cose che ci hanno un valore sono quelle che le sanno in pochi. Apposta si dice impara l'arte e mettila da parte, che se invece la butti in mezzo alla strada allora non e' piu' arte, diventa un'altra cosa e non fatemi dire zozzerie non fatemi.
Che uno fa quello che deve fare, pure i sassi ce lo sanno. Certo, ci vuole la tecnica e la prontezza, non dico di no. Ma se uno si prepara bene e ci ha l'attrezzatura giusta, a fare quello che si deve fare lo sa fare pure un regazzino. Magari non bene come un professionista, no, pero' lo fa lo stesso. E allora? Che non l'ha fatto? L'ha fatto, l'ha fatto pure un regazzino, basta averci gli strumenti e la preparazione. Pure una scimmia, se l'addestri prima. Pure un robot, ve li ricordate i tempi dei robot? Pure un telecomando. Per dire.
Invece l'arte della fuga, ci vuole Bach ci vuole. Forte, eh?
E mo' basta con le chiacchiere e passiamo alla dimostrazione pratica. Un po' d'attenzione, per favore.
Mani in alto, che questa e' una rapina. C'e' bisogno che lo strillo? mani in alto, questa e' una rapina! Va bene cosi'?
E se state buoni poi la potete raccontare, se invece fate i fessi fate i fessi per l'ultima volta. E' tutto chiaro?
State buoni buoni e nessuno si fa male, e soprattutto state attenti alla fine, che l'arte e' li'.

13. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: MEGLIO CHE MI RIPOSO UN ATTIMO

Era stato un lavoraccio, un lavoraccio proprio. Ma pure grandioso, eh.
Una fatica, ma una fatica, che se si potesse dire, e lo so che non si dovrebbe dire, insomma, si', una faticaccia del diavolo.
E adesso che l'entusiasmo del primo momento non c'era piu', lo vedeva che il lavoro stava venendo male.
All'inizio era stato veramente bravo, ma bravo bravo. Una cosa spettacolare.
Poi, andando avanti, le cose riuscivano sempre meno bene. Non c'era un perche', solo che non venivano piu' bene come prima. L'insieme era ancora una cosa forte, magistrale, maestosa, ma i dettagli, le rifiniture, quelle cose che dovrebbero essere precise e che insomma l'intenditore le nota, quelle venivano sempre peggio.
L'ultimo giorno poi aveva combinato un mezzo disastro, se cosi' si puo' dire. Se ne accorgeva da solo che il lavoro non era venuto come doveva e che bisognava rimetterci le mani. Sara' per via della stanchezza, penso'. Il lavoro dell'ultima giornata era tutto da rifare, ma adesso non ci aveva piu' voglia, era come se si fosse disamorato, pero' quello doveva essere il pezzo forte, il colpo da maestro, il culmine dell'opera, non lo poteva lasciare cosi' che proprio non andava, si vedeva subito che non andava ed era tutto da rifare. E' per via della stanchezza, si diceva, deve essere la stanchezza, non mi sono fermato una giornata, sempre avanti a testa bassa come un treno, primo o poi uno sbaglia per forza se non riprende mai fiato.
Meglio che mi riposo un attimo, si disse. Oggi pausa.
Era il settimo giorno.

14. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: MINIMA MATRICE DI TUTTI I ROMANZI GIALLI CHE DIVENTERANNO SCENEGGIATI TELEVISIVI

Il delitto.
Il mistero.
La ricerca.
Ercole al bivio nel giardino dei sentieri che si biforcano.
L'agnizione. Vera, falsa, vera. Tesi, antitesi, sintesi.
Il fiato sospeso, il guanto di sfida, il gatto col topo camuffato da cane e da lupo e da rana con lo scorpione in groppa. Le parole che sono pietre che sono spade che sono ghiaccio che sembra vetro e poi si scioglie.
La soluzione che nel'etimo significa scioglimento. Come con l'acido. Composita solvantur. Il precipitare nell'abisso del nulla, nell'imbuto dell'ultima pagina e poi niente piu', la materia che incessantemente si disgrega, l'afasia, l'entropia.
In mezzo un po' di confusione, parecchio movimento, scazzottate, cherchez la femme, chiacchiere senza costrutto che invece, le solite pagliacciate e le solite furbate, la secrezione e la pesca delle perle, l'immersione e l'emersione dell'inconscio, qualche altro cadavere qua e la', l'etica geometricamente dimostrata, e fu sera e fu mattino.
Il vilain o villain purche' coi baffi; la spruzzata di sadismo che ci vuole; la macchina del cerebro che stilla; il cielo stellato sopra di me.
Il ritorno di Odisseo, la nebbia agli irti colli, quel pastrocchio che chiamiamo umanita'.
Se va, facciamo un seguito.

15. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: NELLA FORESTA NERA

- Questa e' la famosa foresta nera.
- Mica e' nera.
- Col buio diventa nera.
- Che c'entra, col buio diventa nero tutto.
- Si', ma non tutto diventa la foresta nera, questa invece e' proprio la foresta nera.
- Ogni foresta col buio diventa nera. Una casa no, ma una foresta si'.
- E allora?
- Allora ogni foresta diventa una foresta nera col buio.
- Una foresta nera si', ma la foresta nera no.
- Cioe'?
- Di foresta nera ce n'e' una sola. Come la mamma.
- E chi lo dice?
- Lo dico io. Perche', non ti sta bene?
- No, era solo per sapere chi lo dice.
- L'ho detto io l'ho detto. Forte e chiaro.
- E chi dice di no?
- E allora?
- E allora che?
- Che vorresti dire?
- Niente. Dico solo che quello che dici lo dici tu.
- E che c'e' che non ti sta bene?
- Niente. Pero'...
- Pero' che?
- Pero' che ne sai che non ce n'e' un'altra di foresta nera che e' la foresta nera?
- Cioe'?
- Che la chiamano la foresta nera pure quella. Perche' la differenza tra una foresta nera e la foresta nera e' che una non ce la chiamano foresta nera e l'altra invece si'.
- Infatti, e la foresta nera e' questa.
- Qui si', ma magari da un'altra parte c'e' un'altra foresta nera che la chiamano la foresta nera pure quella.
- Non credo proprio.
- Tu puoi crederci o non crederci, ma non lo sai. E' la differenza tra la fede e la conoscenza.
- Mo' che fai, ricominci a bestemmiare?
- Io? E perche' bestemmierei?
- Che hai detto adesso della fede?
- Che ho detto?
- Hai detto che non e' la conoscenza.
- Infatti.
- E che e' la conoscenza?
- Sapere le cose di sicuro.
- Cioe' la verita'.
- Cioe' la verita', si'.
- E allora hai detto che la fede non e' la verita'. Eretico, e recidivo. Quod erat demonstrandum. Il processo e' finito e questo santo tribunale dell'inquisizione ti condanna ad essere arso vivo. Avanti il prossimo.

16. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: PER SICUREZZA

Non ne posso proprio piu'. Non c'e' fesso che quando sente chi sono si risparmia di dirmi che ho esagerato. Ma esagerato che? Ma che ne sanno loro? Tutti che vogliono mettere becco negli affari degli altri senza sapere niente, niente.
Per esempio: ce lo sanno loro quanto ero incacchiato che tutte le sere la cena era fredda? Ce lo sanno loro che il cesso era sempre sporco che glielo avro' detto un miliardo di miliardi di volte che deve usare il lisoformio e l'olio di gomito e invece lei faceva la principessina dalla mattina alla sera e grasso che cola se puliva casa ogni due giorni invece che due volte al giorno tutti i giorni? Ce lo sanno che quando stirava mai una volta che le pieghe fossero perfette e invece a me mi piace che i vestiti mi stiano bene e cadano a pennello che col lavoro che faccio non voglio fare la figura del pezzente se mi fermo a pranzare in trattoria? Non ci ho ragione?
La gente non sa niente e non capisce un colpo, pero' vuole chiacchierare lo stesso, e se tu gli dici di farla finita rugano pure, branco di somari con le corna al posto delle orecchie.
Adesso non dico che non ci avesse anche le sue brave qualita', ce le aveva e io le ho sempre riconosciute, mica sono un ingrato. Per esempio che lavorava sodo e portava a casa tutti i soldi che poi li amministravo io che sono il capofamiglia, questo si', e chi lo nega?
Dice: pero' di dare fuoco a tutto il palazzo e arrostire un par di cento inquilini per liberarsi di una donna sola e' proprio un'esagerazione.
Ce lo sanno loro quanto m'aveva scocciato? No, pero' mettono becco.
Dice: potevi dare fuoco solo all'appartamento tuo. E se davo fuoco solo a casa mia e magari lei si svegliava? Che magari le toccava uscire sul pianerottolo in sottoveste cosi' che la vedevano tutti seminuda? Io certe oscenita' non le sopporto, mia moglie spogliata la guardo io e basta. A me quando mi va di fare le zozzerie vado con una di quelle, che il matrimonio e' sacro. Mia moglie spogliata neppure il dottore la deve vedere.
Non ci ho ragione? E allora che rugate a fare?
Invece dal pianterreno l'ho cominciato il falo'. Per sicurezza. Quando una cosa la devi fare, la devi fare bene. Certo che m'e' dispiaciuto dei coinquilini, ma che dovevo fare? dovevo citofonare a tutti uno per uno nel cuore della notte? E il rispetto della privacy?
Mi dispiace pure per la ditta, che lo so che guidare le autobotti di benzina e' un incarico di fiducia e loro mi avevano dato fiducia ed era il primo lavoro che facevo dopo dieci anni di disoccupazione ed avevo appena cominciato, ma col tempo che ci vuole tutto il carburante che ho usato per dare fuoco al palazzo glielo ripago, ci dovessi mettere cent'anni. E quanto mai costera' un'autobotte di super? E' che a me mi piace fare le cose fatte bene. Non ci ho ragione?

17. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: PUGILATORE

Lo so che non a tutti piace il mio mestiere. Non piacerebbe neppure a me se non fosse che mi ci guadagno da vivere. Voi trovatemi un altro lavoro che smetto subito. Ah, non ce l'avete un altro lavoro per me, eh? Chissa' perche' la cosa non mi sorprende.
No, non e' che faccio del sarcasmo, ci mancherebbe. Anzi, se vi siete offesi chiedo scusa, mica volevo fare il cafone. E' che magari per voi e' la prima volta, ma per me questa chiacchierata sul mestiere che fo sara' dieci miliardi di volte che mi tocca farla, e si dicono sempre le stesse cose. Dopo un po' uno s'annoia. Senza offesa, eh.
Ma figurarsi, e come no? A nessuno piace restare con le mani in mano. Pero' per certi lavori pretendono che hai studiato e io insomma non mi ci sentivo portato, che ne sapevo quando ero fischiotto che poi il mondo girava cosi'? A quei tempi al paese non ci pensava nessuno che studiare serviva a qualche cosa. A garzone sono stato, subito appena imparato a leggere e scrivere. E che dovevo fare?
Poi invece succede che inventano i computer, i telefonini e tutto il resto, e allora tu che sai domare i cavalli, innestare le piante, aggiustare i camion e zappare la terra, e quando serve fare a cazzotti e pure a coltellate, di colpo sei diventato l'ultimo dei fessi. Che la gente ti ride dietro e i ragazzini per strada ti sfottono e ti fanno vedere che sul telefonino si guardano le femmine ignude e tu manco sai come si fa.
Insomma fini' che dagli oggi e dagli domani erano piu' i giorni delle scazzottature che quelli senza. E siccome ero svelto, e a forza di masticare amaro ero pure diventato cattivo, capito' quello che doveva capitare e uno ci resto' secco. Con un colpo solo.
Io gia' pensavo che finivo in galera e buttavano la chiave, e invece mi ha salvato il giornale, che sul giornale usci' che l'avevo steso con uno sganassone solo, che in effetti era proprio cosi', e allora lo legge il sor Pumpurio, che mica si chiama cosi', solo che il nome vero non lo posso nominare perche' mi ha detto che non lo devo nominare mai che senno' mi fa castrare e quello e' solo l'inizio. E lui mi mette l'avvocato, e che avvocato. Se li fece su come gli spaghetti intorno alla forchetta e gnammete, mi fece assolvere: neanche un giorno di gabbio, dico, che a me mica mi pareva giusto che ammazzi un cristiano e manco un giorno di gabbio, pero' meglio cosi' visto che senno' il gabbio me lo dovevo fare io, no?
Cosi' ho cominciato la carriera. No, ma quale ring, e chi ci ha tempo per lo sport, lo sport io lo guardo in televisione; io mi occupo di recupero crediti ed altri lavoretti per il sor Pumpurio. E' per questo che adesso sono qui. Ah, non lo dite a me. Eh, ci dovevate pensare prima.

18. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: STORIA DI RASTRELLETTO

Lo chiamavano Rastrelleto, ma pure Ruspo.
Dove metteva le mani spariva qualche cosa. Ci credo che nessuno ci aveva piacere di farselo entrare dentro casa.
Una volta che aveva proprio esagerato il sor Otello del bar ci disse a noi che eravamo i suoi migliori amici di vedere di convincerlo. Cosi' ci tocco' menarlo di brutto. Che mentre lo menavamo non e' che non ci dispiacesse, ma lo facevamo per il suo bene. Lui che ormai ci aveva la faccia che pareva una polpetta col sugo continuava a dire che non era colpa sua, che ci aveva una malattia che si chiamava grattomania. E piu' lo diceva e piu' lo menavamo perche' era proprio da stupido volerci far passare per fessi inventando certe scuse che neppure Cecio del zi' Zeppone ci avrebbe potuto credere, e Cecio era uno che se le beveva tutte.
Poi qualche giorno dopo quando lo dimisero dall'ospedale dove aveva detto che era cascato dalle scale si presento' al bar con un librone dove c'era scritto che quella malattia c'era davvero, e si chiamava pure come diceva lui, cioe' un po' differente, ma quando uno parla con la faccia che pare una polpetta col sugo le parole non gli vengono fuori bene.
Non e' che fu l'unica volta che il sor Otello ci disse di dargli una ripassata. La volta dopo la fece finita di dire della grattomania, disse solo di fare piano e di aspettare che prima si levava la dentiera. Era un amico, perche' non fargli quella cortesia?

19. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: TURISMO

I. Alla reception
- Buonasera.
- Buonasera. Desidera?
- Vorrei una camera, grazie.
- Solo per questa notte?
- No, per un paio di giorni almeno.
- Bene. Ha bagagli?
- Si', ho la valigia in macchina.
- Ha un documento, per favore?
- Certo, eccolo.
- Grazie.
- Prego.
- Viene da lontano, eh?
- Eh si'.
- La prima volta qui?
- Si'.
- Tutto solo? Se attende parenti le riservo le stanze vicine.
- No, no, tutto solo.
- Affari, eh?
- No, turismo.
- Ma certo, e quali affari mai potrebbe fare qui?
- Prego?
- No, dicevo, qui a parte le tombe etrusche e le chiese medievali non c'e' niente di niente, chi viene qui non viene certo per affari, viene per turismo.
- E io per turismo vengo.
- O per visitare amici e conoscenti.
- No, non conosco nessuno, sono qui per riposarmi e basta.
- Ha gia' preso qualche contatto in loco o le serve una guida? Sa, glielo dico perche' mia figlia fa la guida turistica.
- Veramente pensavo di girellare un po' per conto mio, se poi mi dovesse servire una guida glielo faro' sapere.
- Non volevo essere invadente, eh, volevo solo farglielo sapere che di qualunque cosa avesse bisogno si puo' rivolgere a me, come si dice: servizio completo.
- Grazie.
- E di che? Grazie a lei di aver scelto il nostro paese e di esser sceso al nostro albergo. Ecco la sua chiave ed ecco il suo documento. Al secondo piano in fondo al corridoio, tanto c'e' il numero sulla porta. Le do' una mano per i bagagli?
- No, ho solo una valigia. La macchina dove posso lasciarla?
- Abbiamo il parcheggio coperto, se gira intorno all'edificio lo trova. Il posto macchina ha lo stesso numero della stanza.
- Grazie.
- Deve cenare?
- Perche', e' possibile?
- Tutto e' possibile, servizio completo.
- Pensavo di cercare una trattoria, ma se avete anche un ristorante qui.
- E come no? Caratteristico. Specialita' locali. Cucina mia moglie, le stesse cose che mangiamo noi. Roba genuina, del posto.
- Allora prendo la valigia, la porto in camera, poi parcheggio e torno a fare onore alla cucina.
- Bravo. L'onore e' tutto.
- Come?
- Fare onore alla cucina.
- Ah.
- E vedra' che se ne trovera' soddisfatto.
- Non dubito.
- Non dubiti, non dubiti.
- Prendo la valigia.
- Se vuole gliela porto su io mentre lei va a parcheggiare.
- Ma no, non vorrei disturbare.
- E che disturbo e'? Cosi' mi sgranchisco un po'.
- Allora grazie.
*
II. In cucina
- Allora: non conosce nessuno, e a quest'ora col buio che c'e' non deve averlo visto arrivare nessuno. Lo dico sempre io che avere l'albergo un po' fuori del paese e' la cosa migliore.
- E' la volta che ci facciamo la macchina nuova?
- Non lo so, finche' non lo torturi non lo sai mai che ci puoi tirare fuori.
- Nella valigia?
- Niente, solo vestiti e il solito ciarpame da viaggio, ma che ne sai? Potrebbe essere un travet e potrebbe essere pure il padrone delle ferriere.
- Sonnifero, allora.
- Sonnifero, certo.
*
III. Nel parcheggio
- Mi pare un posto tranquillo, fuori mano, non c'e' nessuno. Adesso ceno e poi tiro fuori il pezzo e poi la solita routine. E speriamo che sia gente ragionevole che di doverli ammazzare tutti proprio non ci ho voglia, a me piace fare le rapine, non le stragi.

20. NUOVI RACCONTI CRUDELI DALL'AUTOBIOGRAFIA DELLA NAZIONE. OMERO DELLISTORTI: UNA SERA E UNA CHITARRA

- E che ci manca per essere felici? Guarda che luna, guarda che mare...
- E ci abbiamo pure la chitarra.
- E dopo una cena come quella...
- E con tutto quello che ci siamo trincati...
- E c'e' ancora tutta questa notte tra sabato e domenica, e guarda che notte da favola, da mille e una notte.
- E domani si puo' dormire tutto il giorno, cascasse il mondo.
- E che si puo' volere di piu'?
- Magari due belle guaglione.
- E magari qualche attrezzo per torturarle. Con questa luna, con questo mare...
- Ah, che sei sempre romantico tu.

21. NUOVI RACCONTI CRUDELI DELLA CITTA' DOLENTE. OMERO DELLISTORTI: UN RITORNO

- E dove sei stato tutti questi anni?
- Un po' qua, un po' la'.
- E come ti e' andata?
- Non mi lamento.
- Comunque adesso sei tornato.
- Si'.
- Ti fermi?
- Un po' si', ma poco, il  minimo indispensabile.
- Solo un po'?
- Devo fare una cosa, poi devo andare da un'altra parte.
- Ma almeno qualche giorno si'?
- No, non credo, se tutto va come deve andare me ne rivado via stasera.
- Ma come, almeno il tempo per rivedersi con i parenti, con gli amici...
- No, e' meglio di no.
- Ma insomma, saranno venti, trent'anni che non ti fai vivo.
- Saranno si' trent'anni.
- E allora una rimpatriata ci vuole, stasera a casa mia, eh?
- No, devo fare una cosa e poi me ne vado.
- E dai, non farti pregare.
- No, non e' per scortesia, ci mancherebbe. E' che proprio non posso fare diversamente.
- Cosi' torni al paese dopo trent'anni e non possiamo neppure farti un po' di festa?
- Non c'e' motivo, non c'e' proprio motivo, devo fare una cosa e poi scappo subito.
- Ma cosi' gli altri non ci crederanno quando gli racconto che ti ho rivisto.
- E perche' pensi di raccontarglielo?
- Come perche'?
- Io penso che non glielo racconti.
- Ma scherzi? Eccome se glielo racconto, poi se ci credono bene, se non ci credono chi se ne frega.
- No, non credo che glielo racconti.
- E come no? Glielo racconto, glielo racconto.
- No, non glielo racconti, credimi. E' per via della cosa che sono venuto a fare.
- Perche', e' una cosa segreta?
- Un po' si' e un po' no.
- O e' segreta o non lo e'.
- No, la cosa segreta non resta, ci puoi scommettere. Quello che resta segreto e' che l'ho fatta io.
- Ah, e' una cosa che non si puo' dire.
- Diciamo cosi'.
- E a me la puoi dire?
- A te si'.
- E come fai a saperlo che se me la dici poi io non la dico?
- Adesso lo vedi.

22. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Leonardo Filippi (a cura di), Braccia rubate. Donne, uomini e caporali, Left, Roma 2020, pp. 122, euro 6,50.
*
Riletture
- AA. VV., Ruah. Il femminile di Dio, Stampa alternativa, Viterbo 1997, raccolta in cofanetto di cinque opuscoli (Emma Fattorini, Maria, pp. 48; Romana Guarnieri, Amiche mie, Beghine, pp. 48; Luisa Muraro, Le rose e la verita', pp. 32; Lucetta Scaraffia, Spose di Dio, pp. 48; Adriana Valerio, Mater Ecclesia, pp. 48).
- Susan Bassnett, La traduzione. Teorie e pratica, Bompiani, Milano 1993, 1999, pp. VIII + 184.
*
Riedizioni
- Dacia Maraini, Il treno per Helsinki, Rcs, Milano 2000, 2020, pp. 336, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

23. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

24. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3891 del 13 ottobre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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