[Nonviolenza] No. 32



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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 32 del 14 settembre 2020

In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. Siti utili per l'informazione e l'impegno
4. A Gaspare, a Melchiorre, a Baldassarre. Tre lettere
5. Raul Mordenti: Un NO informato e convinto per sconfiggere l'onda qualunquistica dell'anti-parlamentarismo, anticamera di ogni disegno reazionario
6. L'appello del Comitato donne per il NO al referendum: "E invece NO"
7. L'appello di 183 costituzionalisti per il NO al referendum

1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO

Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".

3. RIFERIMENTI. SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE E L'IMPEGNO

- Comitato nazionale per il NO al taglio del parlamento: sito: www.noaltagliodelparlamento.it
- Coordinamento per la democrazia costituzionale, sito: www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it
- Noi per il NO, sito: https://noiperilno.it

4. REPETITA IUVANT. A GASPARE, A MELCHIORRE, A BALDASSARRE. TRE LETTERE

Ritenendo di far cosa non disutile, copia di queste tre lettere private e' diffusa pubblicamente (naturalmente omettendo il vero nome dei diretti destinatari) dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo.
Il 20 e 21 settembre votiamo NO al referendum.
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Carissimo Gaspare,
da quanto ci conosciamo? Saranno cinquant'anni.
E da quanto siamo compagni di lotte? Se non e' mezzo secolo poco ci manca.
Cosi' mi ha sconcertato sentirti dire che a te del referendum che c'e' fra una settimana non te ne frega niente, e pensi di non andare a votare.
Eravamo insieme in piazza nel 2006 quando ci battemmo per il NO alla riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia di Berlusconi, e fortunatamente vincemmo.
Ed eravamo insieme in piazza nel 2016 quando ci battemmo per il NO alla riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia di Renzi, e fortunatamente vincemmo.
Speravo saremmo stati insieme in piazza anche oggi a batterci per il NO alla riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia di Conte-Salvini-Di Maio (e Zingaretti al seguito).
Perche' in buona sostanza, diciamoci la verita', e' ancora una volta la stessa riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia, che si prefigge la mutilazione del parlamento e la sua prostituzione all'esecutivo e ai suoi padroni e burattinai.
E' la stessa riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia, che si prefigge la cancellazione della separazione e del controllo dei poteri.
E' la stessa riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia, che si prefigge di impedire che possano entrare nelle istituzioni repubblicane le ed i rappresentanti del movimento delle oppresse e degli oppressi.
E' la stessa riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia, che si prefigge il passaggio dalla democrazia all'oligarchia e poi al totalitarismo.
E' la stessa riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia, che si prefigge la demolizione, picconata dopo picconata, della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista.
Tu lo sai che c'e' un solo modo per impedire che questo disegno golpista si realizzi: e questo solo modo e' votare NO al referendum.
Chi non vota NO al referendum, avalla la decisione golpista gia' presa dai barbari oggi al potere.
Astenersi e' essere complici.
Tu non sei mai stato complice della violenza dei potenti: non esserlo adesso.
In nome della nostra vecchia amicizia: ripensaci, e vota NO. No all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Un forte abbraccio,
Peppe
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Carissimo Melchiorre,
la lettera di insulti che mi ha scritto l'ha mandata alla persona sbagliata.
E' evidente che lei non mi conosce, e quindi quel turpiloquio e quelle offese cadono da se'.
Ma entriamo nel merito delle sue - diciamo cosi' - argomentazioni.
Mi scrive che votando NO sarei un membro della "casta": ahime', vivo poveramente e non ho alcun potere; invece i membri della "casta", come la chiama lei, stanno al governo e in parlamento e sono proprio quelli che vogliono imporci la scellerata riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia a cui io opporro' il mio NO nel referendum.
Mi scrive che votando NO vorrei continuare a sprecare i soldi degli italiani: ahime', io sono invece uno di quelli che da molto prima che lei nascesse si batte contro il mostruoso sperpero delle spese per le armi e per le guerre, contro il famelico regime della corruzione, contro le ruberie e le devastazioni; criminali dilapidatori sono invece proprio i messeri che stanno al governo e in parlamento, che hanno sperperato immense risorse pubbliche per le armi, per le guerre, per la complicita' con regimi violatori dei diritti umani, per attuare persecuzioni razziste, per favoreggiare grassatori e malfattori; gli stessi messeri che vogliono imporci la scellerata riforma costituzionale ammazzaparlamento e ammazzademocrazia a cui io opporro' il mio NO nel referendum.
Mi scrive che votando NO cercherei di impedire il cambiamento che la fara' finita con il vecchiume e sostituira' "un parlamento che non serve a niente" (e' cosi' che ha l'amabilita' di scrivere) con internet per tutti: ebbene, e' vero, mi oppongo a chi vuole fare "tabula rasa" delle istituzioni democratiche, della rappresentanza popolare, dell'eguaglianza di diritti, della politica come impegno comune per il bene comune, della democrazia come metodo e come sistema; e' vero, mi oppongo alla dittatura degli avidi tracotanti oligarchi e dei loro mercenari e caudatari ipnotizzati dalle tecnologie della comunicazione veloce che offusca la capacita' di ascoltare, di capire, di discutere, di esercitare costruttivamente il conflitto e la mediazione, di confrontarsi e di deliberare insieme; e' vero, mi oppongo all'antiparlamentarismo, al fascismo e alla barbarie; e per questo voto NO nel referendum.
Lei e' giovane, evidentemente si e' lasciato sedurre e traviare dal turpiloquio che e' sempre fascista, si e' lasciato ubriacare e abbrutire da slogan roboanti che lei crede nuovi ed invece sono gli stessi del "Voelkischer Beobachter". Ma lei puo' liberarsi da queste catene e riconquistare la sua piena umanita'. Glielo auguro con tutto il cuore.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini
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Carissimo Baldassarre,
grazie di avermi detto che votera' NO al referendum, e per aver aggiunto che lo fara' per motivi diversi dai miei.
So bene che si puo' votare NO muovendo da opinioni, riflessioni, collocazioni diverse. E' il bello della democrazia, della razionalita', della civilta'.
Su un punto pero' vorrei risponderle: quando lei sostiene che la situazione non e' poi cosi' drammatica come io la descrivo.
Mi dispiace, ma a me sembra drammatica.
Mi sembra drammatico che chi governa perseveri nelle folli spese per gli armamenti, quando e' del tutto evidente che la guerra e' nemica dell'umanita'; e dopo Hiroshima sappiamo che o l'umanita' abolira' la guerra o la guerra annientera' l'umanita'.
Mi sembra drammatico che chi governa perseveri nelle abominevoli persecuzioni razziste (addirittura ancora non sono stati abrogati i mostruosi "decreti sicurezza della razza" di Conte, Salvini e Di Maio), negando il diritto alla vita e alla dignita' di esseri umani innocenti, violando la Costituzione, violando il diritto internazionale, violando il sentire morale condiviso dall'umanita' intera.
Mi sembra drammatico che chi governa pretenda un potere assoluto, ed a tal fine s'adoperi per mutilare ed asservire il parlamento, s'adoperi per annullare la separazione e il controllo dei poteri, s'adoperi per impedire che nelle istituzioni elettive possano essere presenti anche rappresentanti delle oppresse e degli oppressi, s'adoperi per erodere la democrazia e sostituirla con l'oligarchia, s'adoperi per fare strame della Costituzione repubblicana e antifascista.
Forse conduciamo vite diverse e frequentiamo persone diverse: io frequento pressoche' solo persone povere e poverissime; e se volessi essere piu' chiaro e piu' preciso: persone sfruttate, rapinate, emarginate e ridotte allo stremo dalla violenza dei poteri dominanti.
Lo vede, giunto alla vecchiaia sono ancora un militante del movimento operaio e contadino, e sono ancora un amico della nonviolenza. L'ideologia dominante, che e' l'ideologia della classe dominante, puo' occupare totalitariamente tutti i mass-media e i social-media, ma basta scendere in strada ed aprire gli occhi per vedere l'orrore.
Ma naturalmente di tutto cio' potremo discutere un'altra volta. Adesso sia lei che io sappiamo che il poco tempo libero che abbiamo di qui al 20 e 21 settembre dobbiamo dedicarlo a spiegare a quante piu' persone sia possibile perche' e' importante andare a votare NO al referendum.
Un cordiale saluto dal suo
Peppe Sini

5. RIFLESSIONE. RAUL MORDENTI: UN NO INFORMATO E CONVINTO PER SCONFIGGERE L'OND QUALUNQUISTICA DELL'ANTI-PARLAMENTARISMO, ANTICAMERA DI OGNI DISEGNO REAZIONARIO
[Riceviamo e diffondiamo]

"Quando si vuole limitare l'importanza di un organo rappresentativo, si incomincia sempre con il diminuirne il numero dei componenti"
(Umberto Terracini, comunista, Presidente dell'Assemblea Costituente)

1. Un po' di storia a proposito del numero dei parlamentari italiani
Cominciamo, come e' sempre giusto fare, con un po' di storia, e anche con un po' di numeri.
"Nel 1861 con l'Unita' d'Italia i deputati erano 443, mentre gli abitanti erano 22 milioni (quindi un deputato ogni 50mila abitanti). Nel 1865 i deputati italiani divennero 493 con 24 milioni di abitanti (rapporto 1 a 49mila). Nel 1870 il numero di deputati sali' a 508 con 27 milioni di abitanti (1 ogni 53mila). Nel 1921 i deputati erano arrivati a 535 con 39 milioni di abitanti (1 ogni 73mila)" (1).
Solo Mussolini, ispirato dall'idea di fare dell'"aula sorda e grigia" di Montecitorio "un bivacco per i suoi manipoli", ridusse questi numeri nel 1928, quando il numero dei deputati fu portato a 400.
E' certo solo una coincidenza, ma una coincidenza inquietante, che il numero di 400 deputati proposto oggi dai sostenitori del Si' sia esattamente quello voluto da Benito Mussolini nel 1928; anzi con percentuali ancora peggiori, perche' nel 1928 gli abitanti erano 40 milioni e di conseguenza il rapporto era di 1 deputato ogni 100mila, mentre ora gli abitanti d'Italia sono 60 milioni, dunque la vittoria del Si' ridurrebbe i senatori da 315 (1 ogni 192mila abitanti) a 200 (1 ogni 302mila!) e i deputati da 630 (1 ogni 96mila) a 400 (1 ogni 151mila abitanti!).
Nel 1946 furono eletti all'Assemblea Costituente 556 membri con 45 milioni di abitanti (1 ogni 80mila abitanti), per la prima volta col voto delle donne. Con le percentuali proposte oggi dal Si' i/le Costituenti sarebbero stati la meta', e la nostra Costituzione non sarebbe certo quella meraviglia di sapienza e di sintesi politico-culturale che essa e'.
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2. Cosa decisero i padri e le madri Costituenti
Nella seduta di lunedi' 27 gennaio 1947 si riuni' il plenum della Commissione per la Costituzione, presieduta da Meuccio Ruini. Intervenne Umberto Terracini (presidente della II Sotto-commissione, che aveva gia' discusso il problema).
Disse Terracini: "le argomentazioni contrarie esposte dall'onorevole Conti (che proponeva un deputato ogni 150.000 abitanti, ndr) in realta' sembra che riflettano certi sentimenti di ostilita', non preconcetta, ma abilmente suscitata fra le masse popolari contro gli organi rappresentativi nel corso delle esperienze che non risalgono soltanto al fascismo, ma assai prima, quando lo scopo fondamentale delle forze antiprogressiste era la esautorazione degli organi rappresentativi. Quanto alle spese, ancora oggi non v'e' giornale conservatore o reazionario che non tratti questo argomento cosi' debole e facilone. Anche se i rappresentanti eletti nelle varie Camere dovessero costare qualche centinaio di milioni di piu', si tenga conto che di fronte ad un bilancio statale che e' di centinaia di miliardi, l'inconveniente non sarebbe tale da rinunciare ai vantaggi della rappresentanza" (2).
Dunque i due veri "motori" dell'attuale Si', cioe' l'ostilita' reazionaria per la democrazia e la scusa di ridurre i costi, erano ben presenti ai Costituenti, ma essi seppero dare a queste pseudo-argomentazioni la risposta che meritavano allora, e che meritano oggi. Ma sull'argomento della riduzione dei costi, che Terracini definisce "debole e facilone", torneremo fra poco.
La decisione finale stabili' in 80.000 abitanti la quota per eleggere un deputato, come poi risultera' nel testo finale delle Costituzione Repubblicana promulgata il 27 dicembre 1947.
La fedelta' a questo criterio costituzionale di un deputato per 80.000 abitanti porto' coerentemente a far crescere il numero dei deputati proporzionalmente al crescere del numero della popolazione. Si ebbero cosi' 574 deputati nel 1948, 590 nel 1953, 596 nel 1958 e 630 nel 1963, anno in cui e' stato fissato il numero attuale di 630 deputati (e di 315 senatori) a prescindere dal numero di abitanti, che all'epoca erano 51 milioni. Dunque quel criterio costituzionale di 1/80.000 e' stato gia' superato in pejus, poiche' oggi i deputati sono ancora 630, anche se la popolazione e' di 60 milioni (3), rendendo l'attuale rapporto tra deputati e abitanti a un deputato per 96mila, cioe' il piu' alto della storia d'Italia. Se vincesse il Si', quel rapporto sarebbe – come detto – addirittura di un deputato per 151mila abitanti, dunque quasi il doppio di quello previsto da chi ha redatto il testo della Carta Costituzionale. Analogo discorso si puo' fare per il Senato, dove anzi pesa il dettato dell'elezione su base regionale; ma, se vincesse il Si', abolendo il numero minimo di 7 senatori per Regione (4), in molte Regioni (come il Friuli, l'Abruzzo, l'Umbria, la Basilicata, etc.) il numero dei Senatori sarebbe ridotto a quattro o addirittura a tre solamente, con conseguenze devastanti sulla possibilita' di eleggere da parte delle minoranze, dato che sarebbe necessario per eleggere un Senatore un quorum abnorme. Una lista che giungesse quarta, magari con il 20% dei voti, non avrebbe diritto ad alcuna rappresentanza in Senato se vincesse il Si'!
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3. Il confronto coi numeri degli altri parlamenti europei
Non e' neanche vero cio' che affermano i sostenitori del Si' a proposito del confronto con altri paesi europei, cioe' che l'Italia avrebbe il numero piu' alto di parlamentari.
Scrive documentatamente a questo proposito Rocco Artifoni: "Attualmente i deputati tedeschi sono 709, quelli del Regno Unito 650. In Italia sono 630 e si propone di diminuirli, sostenendo che un'Assemblea cosi' numerosa non puo' funzionare bene. Questa proposta avrebbe un senso soltanto se si dimostrasse che le Camere della Germania e del Regno Unito funzionano assai male. Restiamo in attesa di prove e riscontri. Tralasciando i numeri assoluti, si possono confrontare quelli relativi, cioe' il rapporto tra deputati ed abitanti. In Europa attualmente i cittadini con meno rappresentanti sono gli spagnoli (1 deputato ogni 133mila abitanti). A seguire i tedeschi e i francesi (1 ogni 116mila), gli olandesi (1 ogni 114mila) e quelli della Gran Bretagna (1 ogni 101mila), che precedono gli italiani (1 ogni 96mila). Nel resto d'Europa il rapporto tra deputati e popolazione e' piu' elevato, anche in Paesi con popolazioni non piccole (Polonia, Romania, Belgio, Grecia, Portogallo, Svezia). Dai dati potremmo dire che l'Italia si trova oggi in una posizione intermedia ed equilibrata. Il problema sta nella proposta referendaria, poiche' con 400 deputati l'Italia si andrebbe a collocare all'ultimo posto della classifica europea nel rapporto tra deputati ed eletti (1 ogni 151mila). Non e' tutto. L'Italia e' l'unico Paese europeo con un bicameralismo paritario (detto anche perfetto). Camera e Senato hanno identici poteri e funzioni. Cio' significa che nel confronto con le Assemblee legislative degli altri Paesi europei, oltre alla Camera, bisognerebbe inserire autonomamente anche il Senato. Cosi' facendo, il rapporto tra eletti e abitanti e' gia' il piu' basso d'Europa (1 a 192mila) e con la proposta di revisione costituzionale scenderebbe addirittura ad 1 ogni 302mila abitanti. Non c'e' nulla di paragonabile in Europa".
Cio' e' tanto vero che – fateci caso – i piu' furbetti fra i sostenitori del Si' limitano il confronto europeo solo alle assemblee elette con suffragio diretto, escludendo dunque dal computo altre "camere alte" come la britannica Camera dei Lords o il Senato francese che e' eletto con suffragio indiretto (anzi e' qui da notare che il Senato francese aveva 321 senatori nel 2004 e che questo numero e' aumentato progressivamente fino agli attuali 348 per adeguarsi all'aumento della popolazione! Ma questo nessuno ce lo dice).
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4. Quanto si "risparmierebbe" davvero (gli strani conti del prof. Perotti)
Ma il deplorevole record della furbizia e' stabilita dai sostenitori del Si' a proposito dei costi del Parlamento e dei fantomatici risparmi che deriverebbero dal suo taglio. Il computo condiviso di questi risparmi sembrava essersi attestato intorno ai 50 milioni all'anno, pari – come si disse – allo 0,007% del bilancio dello Stato, cioe' a un caffe' all'anno per ogni italiano. Fra l'altro faccio notare che la Camera dei Deputati, con un po' di oculata amministrazione, ha gia' risparmiato nel 2019 oltre 50 milioni (per l'esattezza 52.062.259,42 euro), e cio' senza alcun bisogno di "tagliare" il numero dei deputati. Piu' recentemente, forse perche' vedono indebolirsi la propria posizione man mano che avanza l'informazione sul problema, i sostenitori del Si' hanno abbandonato la cifra dei 50 milioni annui di risparmio e hanno cominciato a dare i numeri, cioe' a fornire numeri sempre piu' stravaganti e falsi.
Alla recente Festa del "Fatto quotidiano" uno dei padri della riforma, l'esponente dei 5 Stelle on. Riccardo Fraccaro, ha detto: "credo che mezzo miliardo sia una cifra sottostimata" (5) (boom! ndr). Ma come si arriva a questa cifra incredibile di 500 milioni di risparmio? Semplice: basta considerare cinque anni, cioe' l'intera Legislatura e non un anno solo, moltiplicando cosi' per cinque il risparmio annuale valutato a cento milioni. Con questo ragionamento considerando dieci anni invece che cinque soltanto si potrebbe raccontare che il risparmio sarebbe di un miliardo tondo tondo, oppure riferendosi – ad esempio – alla durata della rateizzazione concessa alla Lega per restituire il maltolto, che e' di 48 anni, si avrebbe la bella sommetta di 4 miliardi e ottocento milioni, che certo risanerebbero la finanza pubblica, e cosi' via facendo la gara a chi la spara piu' grossa per ingrossare la voce "risparmio". Ma volete mettere? Un conto e' dire agli elettori che tagliando i parlamentari si risparmierebbe la cicfra di un caffe' all'anno, un conto e' dire invece che si risparmierebbe mezzo miliardo.
Resta comunque da capire perche' mai il risparmio annuale sarebbe di 100 milioni e non di 50 come stimato finora da quasi tutti. Nessun problema: qui accorre in soccorso un altro luminare dei conti (infondati), il celebre prof. Roberto Perottti, dell'Universita' Bocconi di Milano, grande firma dell'organo della Confindustria "Il Sole 24 ore", gia' addetto alla Spending Review di Matteo Renzi e presentato dal "Fatto" in prima pagina come Verita' rivelata ("Roberto Perotti, 59 anni, e' l'uomo dei conti", "Perotti smonta le bugie e fa i conti..." (6)).
Forse qualcuno ricorda altri conti fatti dallo stesso prof. Perotti, al tempo dell'aggressione di Gelmini all'Universita' pubblica, quando Perotti sostenne (nel suo libro L'Universita' truccata, pubblicato da Einaudi, con adeguata eco editoriale e mediatica) che il nostro paese spendeva la mirabolante cifra di 16.027 dollari per studente, cio' che ci collocava al quarto posto nel mondo (dopo solo Usa, Svizzera e Svezia); cosi' concludeva il Perotti che la spesa in Italia per l'universita' "e' fin troppo alta" (ivi, p. 171). In realta' non solo quest'affermazione ma anche i dati che la sostenevano erano totalmente falsi. Condussi a suo tempo un'analisi di quelle posizioni e – soprattutto – di quelle cifre, che in conclusione definivo "false tre volte" (7).
Ma in questo caso come ragiona il prof. Perotti, "l'uomo dei conti" che – si noti – questa volta si e' fatto perfino aiutare nella bisogna da Tito Boeri? Cito dalla sua intervista al "Fatto": "il taglio di 345 parlamentari permettera' di risparmiare 22 milioni di indennita' all'anno, 35 milioni di rimborsi-spese, diaria e assistenti e altri 20 milioni per i vitalizi e la doppia pensione" (8). Prendiamo per un attimo per buone queste cifre (che in realta', alla luce dei Bilanci di Camera e Senato sembrano un po' eccessive), comunque il totale (22+35+20) farebbe 77 milioni e non 100 milioni. Come arriva "l'uomo dei conti" alla cifra di 100 milioni l'anno (che poi diventano 500 in cinque anni, 4 miliardi e otto in 48 anni, e cosi' via)? Rispondo a questa insidiosa domanda con le parole stesse del prof. Perotti, "l'uomo dei conti": "(...) ma non abbiamo calcolato alcuni costi variabili: con meno eletti il Parlamento spendera' meno in computer, pulizia e produzione di carta" (ivi). Ecco svelato l'arcano, ecco come si passa da 77 a 100 milioni tondi tondi di risparmio ogni anno. Basta aggiungere 23 milioni l'anno risparmiati "in computer, pulizia  e produzione di carta".
Qualcuno potrebbe obiettare che dividendo 23 milioni (la spesa aggiuntiva perottiana per arrivare a 100 milioni) per 345 (il numero dei parlamentari "tagliati") si ha la bella cifra di 66.666 euro annui a testa per ciascun parlamentare, e 66.000 euro in un anno per comprargli computer sono un po' tantini (a meno che i parlamentari non siano adusi a mangiarsi i computer come grissini, consumandone cioe' a testa diverse decine all'anno). E qualcun altro, plebeo e non bocconiano, potrebbe perfino fare osservare che noi mortali paghiamo lo stesso prezzo per fare le pulizie in casa se siamo in tre ad abitarla oppure in due, e dunque che far fuori un terzo dei parlamentari non farebbe risparmiare neppure una lira per la voce "pulizia". A meno di ipotizzare che i parlamentari che resteranno dopo il taglio del Si' siano i piu' zozzoni, e accettino di avere corridoi piu' impolverati e cessi meno puliti di prima del taglio.
Resta allora la fatidica voce "carta", ma per estrema sfortuna dell'"uomo dei conti" e del suo aiutante Tito Boeri i bilanci di Camera e Senato sono fatti bene e sono consultabili on line da chiunque (9). Ebbene, andando a vedere alla voce "carta" troviamo che nell'intero 2019 la Camera ha speso in totale alla voce "Carta, cancelleria e materiali di consumo d'ufficio" 460.000 euro (v. p. 29 del Bilancio) e il Senato nell'intero 2018 alla voce "Carta e articoli di cancelleria" 142.280 euro (v. p. 32 del Bilancio del Senato). Dividendo queste cifre per il numero attuale dei parlamentari, si ha che alla Camera per ogni deputato si sono spesi in media 730 euro per la carta (460.000 diviso 630), e al Senato per ogni senatore si sono spesi in media 451 euro per la carta (142.000 diviso 315). Come da queste cifre reali (730 euro per deputato o 451 euro per senatore) si possa passare al totale di oltre 66.000 euro che sarebbero risparmiati per ciascun parlamentare riducendo le voci "computer, pulizia e produzione di carta" rimane dunque un mistero, un inattingibile mistero bocconiano, un mistero perottiano.
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5. Conclusioni
Viene da ridere, ma in realta' c'e' ben poco da ridere. Anche questo modo di fare i conti e di fornire le cifre e' un indice del disprezzo che costoro nutrono nei confronti delle masse popolari, a cui si possono tranquillamente fornire dati falsi e deformati per indurle a votare Si'. L’argomento di fondo deve essere per tutti i democratici che la democrazia costa, ed e' giusto che costi, perche' un regime autoritario costerebbe mille volte di piu', come il fascismo ci ha insegnato. Ne' puo' valere l'argomento – pure sostenuto da stimabili persone – che la vittoria del No, smentendo il Parlamento che – ahime' – ha votato il taglio quasi all'unanimita' ne comprometterebbe il prestigio. Nella nostra democrazia il referendum serve proprio a  questo, cioe' a consentire al popolo di correggere e se necessario smentire le decisioni sbagliate del Parlamento, e ad esempio la vittoria del No al recente referendum sullo stravolgimento della Costituzione Renzi-Boschi-Verdini che era stato votato dal Parlamento ha rafforzato, non certo indebolito, la nostra democrazia.
Ben altre sono le cose che delegittimano il Parlamento e indeboliscono la democrazia: ad esempio le leggi elettorali truffaldine e maggioritarie che conferiscono premi di maggioranza alle minoranze consegnando loro il potere (ora promettono che faranno una legge elettorale proporzionale, ma perche' – avendo la maggioranza – non l'hanno fatta prima del referendum?); ad esempio gli sbarramenti che privano di ogni rappresentanza milioni di voti validi (con lo sbarramento al 5% una lista che riportasse il 4,9% dei voti, pari a circa due milioni e mezzo di elettori, non avrebbe neanche un parlamentare); ad esempio i comportamenti come quelli dei cinque deputati che sono stati beccati a prendersi i 600 euro mensili previsti per la povera gente (a proposito: tutti e cinque costoro hanno votato Si' al taglio dei parlamentari: riflettiamo anche su questo).
L'onda qualunquistica dell'anti-parlamentarismo, anticamera di ogni disegno reazionario, viene cavalcata irresponsabilmente dai sostenitori del Si'; essa invece va fermata, con un No informato e convinto, ora, prima che sia troppo tardi.
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Note
1. Utilizzo l'importante contributo di Rocco Artifoni (che fra l'altro e' presidente nazionale dell'Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico): http://www.roccoartifoni.it/files/2020%2008%2027%20-%20ildialogo.org%20-%20Taglio%20dei%20parlamentari%20Una%20analisi%20numerica.pdf
2. Cfr. Rocco Artifoni: https://www.pressenza.com/it/2020/09/riduzione-dei-deputati-il-dibattito-in-assemblea-costituente/.
3. Senza contare gli italiani all'estero, a cui e' stato concesso nel frattempo il diritto di voto.
4. Con la ragionevole eccezione del Molise e della Val d'Aosta.
5. G. Salvini, Fraccaro: "Non e' populista tagliare. poi, le preferenze", in "Il Fatto quotidiano", 7-9-2020, p. 4.
6. G. Salvini, "Meno sprechi e piu' lavoro: ecco il Parlamento con il Si'", in "Il Fatto quotidiano", 31-8-2020, pp. 1-2.
7. Tanto per verificare l'attendibilita' scientifica d questo odierno Vate del Si', mi sia permesso di rinviare a quelle analisi, nel mio libro L'Universita' struccata. Il movimento dell'Onda tra Marx, Toni Negri e il professor Perotti (Milano, Punto Rosso, 2010), che si puo' ora leggere gratuitamente nel mio sito al seguente link: http://raulmordenti.it/wp-content/uploads/2012/03/Mordenti.pdf, (oppure: http://raulmordenti.it/download-opere/). Rinvio in particolare al capitolo 5 "Scienza e fede del professor Perotti" (pp.67 e sgg.) e al paragrafo 5.2. "Dati falsati per ragionamenti falsi e conclusioni false (false tre volte)" (pp. 77-85). Mandai a suo tempo il mio libretto al collega Perotti, invitandolo a scegliere lui le modalita', il luogo e la data per una pubblica discussione sui suoi dati (falsi): aspetto ancora una risposta.
8. G. Salvini, "Meno sprechi e piu' lavoro: ecco il Parlamento con il Si'", in "Il Fatto quotidiano", 31-8-2020, p. 2.
9. Per la Camera: http://documenti.camera.it/_dati/leg18/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/008/005/conto.pdf (relativo al 2019). Per il Senato: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/1126942.pdf. (relativo al 2018).

6. REPETITA IUVANT. L'APPELLO DEL COMITATO DONNE PER IL NO AL REFERENDUM: "E INVECE NO"

Il referendum sul taglio dei parlamentari prevede una riduzione dei seggi in entrambe le Camere, andando a modificare gli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione.
Si passerebbe cosi' da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato, con un taglio complessivo di 345 parlamentari, pari al 36,5%. Tra questi, verrebbero ridotti i parlamentari eletti all'estero (18 a 12).
Con il taglio dei seggi, aumenta il numero di abitanti per parlamentare. Per ciascun deputat* si passa da 96.006 a 151.210 abitanti* e per ciascun senator* da 188.424 a 302.420 abitanti*. Di conseguenza, nel caso di approvazione, sara' necessario ridefinire i collegi elettorali tramite una nuova legge che richiedera' ulteriore tempo per l'approvazione.
Dunque la riforma costituzionale, in assenza di una contestuale riforma elettorale e dei partiti, e' un salto nel buio che compromette la rappresentanza parlamentare e il ruolo stesso del Parlamento.
I vari comitati del No e il documento dei 183 costituzionalisti e costituzionaliste hanno evidenziato in via generale i rischi della riforma che qui sintetizziamo:
- La riforma svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica sia perche' si tratta di risparmi irrisori sia perche' la democrazia ha un valore che non puo' essere sacrificato per esigenze di risparmio.
- La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza dei territori con il rischio che alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Un Senato composto da 200 membri non puo' rappresentare tutte le identita' politiche, sociali, culturali ed economiche se ogni eletto dovra' rappresentare circa 300mila abitanti.
- La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto perche' non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto.
- La riforma confonde la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. Non c'e' nessuna evidenza che diminuendo il numero dei parlamentari se ne innalzi il livello qualitativo. L'unico effetto che sicuramente produce e' una penalizzazione delle minoranze e un abbassamento del pluralismo politico.
- La riforma non prevede che sia garantito un corretto ed essenziale lavoro delle Commissioni al Senato anche per dare l'opportunita' alle minoranze di rappresentare le proprie ragioni. L'eventualita' di accorpare fra loro le Commissioni esistenti non garantisce che le minoranze possano influire proficuamente sui processi decisionali del Parlamento.
- Con il taglio dei parlamentari la selezione delle candidature da parte delle dirigenze dei partiti o degli stessi leader (gia' oggi fortemente guidata non sempre da criteri di competenza ma piuttosto da quelli di fedelta') sarebbe ancor piu' determinata da considerazioni non valoriali.
- Infine se non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, si verrebbe a creare uno squilibrio circa la  rappresentativita' delle Camere tale da non permettere un'agevole formazione di una maggioranza stabile di governo.
A questi argomenti si aggiungono le perplessita' sugli effetti negativi che si avrebbero sulla rappresentanza politica delle donne.
- Mancanza di riforma elettorale e di una legge sulla democrazia interna dei partiti: in assenza di questi interventi – necessariamente correlati – si accentua il potere dei capipartito e l'importanza dei finanziamenti delle lobbies. Le donne sono ancora marginalizzate nei luoghi decisionali politici ed economici, quindi avranno minori chances di essere elette.
- Muta il rapporto con l'elettorato, e dunque con i territori: l'eliminazione di 230 deputati e 115 senatori muta il rapporto di rappresentanza e affievolisce il legame con i territori, penalizzando ad esempio le esperienze delle donne come amministratrici locali. I dati sulle competizioni elettorali mostrano minore visibilita' delle donne nei media e nelle tribune politiche. Risultera' ancora piu' esigua la possibilita' di accesso ai media (che e' decisa dai capipartito) e quindi di essere elette.
- Leadership maschile nei partiti e nei movimenti: l'entrata in Parlamento e' nominalmente aperta a tutti, ma di fatto risulta rigidamente controllata dai partiti. Questo dato mostra di avere un effetto relativamente negativo sulle chances di carriera politica delle donne. La misura prevista nella legge elettorale volta all'incremento della rappresentanza femminile non ha consentito il raggiungimento del 40% di donne elette.
- Ruoli centrali negli organi parlamentari: i dati tendono a confinare la rappresentanza femminile in aree settoriali e a ricostruire situazioni di marginalita' all'interno del Parlamento: e' significativo il fatto che le donne siano assenti in dicasteri importanti quali quelli economici e che siano prevalentemente presenti nelle commissioni parlamentari che trattano questioni tradizionalmente considerate come di pertinenza delle donne.
- Distorsioni sulla rappresentanza territoriale: minore rappresentanza delle regioni piu' piccole e dei partiti minori – se non vi e' un mutamento profondo nei partiti - concentrera' la scelta sui soli candidati uomini, come dimostrano i principali report nazionali e internazionali.
- Mancanza di una campagna informativa e uso di un linguaggio demagogico dell'antipolitica che offende la democrazia parlamentare. E' molto grave che la riforma costituzionale sia priva di un adeguato dibattito pubblico, anche all'interno dei partiti, e comunque si fondi su un linguaggio proprio dell'antipolitica. L'assunto di fondo della riforma si basa sul discredito del ruolo dei parlamentari e dell'Istituzione, ma non si preoccupa affatto di migliorare il processo di formazione delle leggi. La gran parte dei movimenti femministi che hanno promosso norme di garanzia sono mosse dalla convinzione che la democrazia parlamentare e la democrazia paritaria siano strettamente connesse.
Per queste ragioni di fatto la riforma penalizzera' l'elezione delle donne perche' meno rappresentanti significa competizione piu' dura e piu' cooptazione e piu' difficolta' per le donne di essere elette.
Anche per questo come donne e come cittadine voteremo NO al referendum del 20 e 21 settembre!
Prime firmatarie
Antonella Anselmo, Fulvia Astolfi, Paola Manfroni, Laura Onofri, Mia Caielli, Marina Calamo Specchia, Paola Bocci, Michela Marzano, Daniela Colombo, Marcella Corsi, Giovanna Badalassi, Francesca Romana Guarnieri, Carla Marina Lendaro, Stefania Cavagnoli, Giorgia Serughetti, Giovanna Martelli, Lella Palladino, Maura Cossutta, Norma De Piccoli, Anna Maria Buzzetti, Anna Lisa Maccari, Paola d'Orsi , Paola Mereu, Marina Gennari, Orsa Pellion di Persano, Francesca Ricardi, Annalisa Ricardi, Marina Cosi, Michela Quagliano, Cinzia Ballesio, Manuela Ghinaglia, Nadia Mazzardis, Concetta Contini, Simonetta Luciani, Paola Alessandri, Ilaria Boiano, Silvana Appiano, Mirella Ferlazzo, Anna Ruocco, Fernanda Penasso, Beatrice Pizzini, Giusi Fasano, Paola Guazzo, Daniela Aragno, Stefania Graziani, Eleonora Data, Rosanna Paradiso, Maria Luisa Dall'Armi, Micaela Cappellini, Manuela Manera, Marina Ponzetto, Roberta Giangrande, Anna Santarello, Maria Luisa Dodero, Claudia Apostolo, Donatella Caione, Paola Berzano, Sonia Martino, Enrica Guglielmotti, Sofia Massia, Stefanella Campana, Enrica Baricco, Maria Elvira Renzetti, Mariangela Marengo, Vilma Nicolini, Luisella Zanin, Carmen Belloni, Giuliana Brega, Patrizia de Michelis, Maria Letizia Spasari, Patrizia Soldini, Gabriella Anselmi, Susanna Panzieri, Anna Sburlati, Sandra Basaglia, Paola Ferrero...
Per aderire scrivere a: einveceNO.alreferendum at gmail.com

7. REPETITA IUVANT. L'APPELLO DI 183 COSTITUZIONALISTI PER IL NO AL REFERENDUM
[Dal sito www.huffingtonpost.it riprendiamo questo appello sottoscritto da 183 costituzionalisti pubblicato il 24 agosto 2020]

Le ragioni del nostro NO al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari
In risposta all'appello del Direttore della testata online "Huffington Post" Mattia Feltri, pubblicato lo scorso 8 agosto, le sottoscritte e i sottoscritti, docenti, studiose e studiosi di diritto costituzionale, intendono spiegare le ragioni tecniche per le quali si oppongono alla riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari, illustrando i rischi per i principi fondamentali della Costituzione che la revisione comporta.
Si precisa che il presente documento scaturisce da un'iniziativa autonoma e totalmente indipendente sia dal Coordinamento per la democrazia costituzionale (CDC), sia dal Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, cosi' come da ogni altro ente, organismo e associazione, esprimendo considerazioni frutto esclusivamente dell'elaborazione collettiva dei sottoscrittori.
Il testo di legge costituzionale sottoposto alla consultazione referendaria, introducendo una riduzione drastica del numero dei parlamentari (da 945 componenti elettivi delle due Camere si passerebbe a 600), avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato e sulla forma di governo del nostro ordinamento. Tanti motivi inducono a un giudizio negativo sulla riforma: qui si illustrano i principali.
1) La riforma svilisce, innanzitutto, il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica.
I fautori della riforma adducono, a sostegno del "SI'" al referendum, la riduzione di spesa che la modifica della composizione delle Camere determinerebbe. Si tratta, pero', di un argomento inaccettabile non soltanto per l'entita' irrisoria dei tagli di cui si parla, ma anche perche' gli strumenti democratici basilari (come appunto l'istituzione parlamentare) non possono essere sacrificati o depotenziati in base a mere esigenze di risparmio.
La riduzione del numero dei parlamentari non deriverebbe, inoltre, da una riforma ragionata del bicameralismo perfetto (il vigente assetto parlamentare in base al quale le due Camere si trovano nella stessa posizione e svolgono le medesime funzioni). Tale sistema non sarebbe toccato dalla legge costituzionale oggetto del referendum.
Spesso si fa riferimento agli esempi di altri Stati ma non puo' correttamente compararsi il numero dei componenti delle Camere italiane con quello di altre assemblee parlamentari in termini astratti, senza tenere conto del numero degli elettori (e, dunque, del rapporto eletti/elettori). Si trascura, inoltre, che in molti degli ordinamenti assunti come termini di paragone si riscontrano forme di governo e tipi di Stato diversi dai nostri.
2) La riforma presuppone che la rappresentanza nazionale possa essere assorbita nella rappresentanza di altri organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, Consigli comunali, ecc.), contro ogni evidenza storica e contro la giurisprudenza della Corte costituzionale.
I fautori della riforma sostengono ancora che la riduzione del numero dei parlamentari non arrecherebbe alcun danno alle esigenze della rappresentativita' perche' sarebbero gia' tanti gli organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, consigli comunali, ecc.) la cui formazione dipenderebbe dal voto dei cittadini. La rappresentanza nazionale, secondo questa tesi, potrebbe trovare un'espressione parcellizzata in altri luoghi istituzionali. A prescindere, pero', da ogni altra considerazione sul ruolo e sulle competenze degli organi elettivi richiamati (ad esempio, i Consigli regionali italiani non sono paragonabili ai parlamenti degli Stati membri di una federazione), si puo' ricordare che la Corte costituzionale ha chiarito che "solo il Parlamento e' sede della rappresentanza politica nazionale, la quale imprime alle sue funzioni una caratterizzazione tipica ed infungibile".
Basta leggere, del resto, le materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore statale (e considerare l'interpretazione estensiva che di molte di queste materie ha dato la stessa Corte costituzionale nella sua giurisprudenza) per avere un'idea dell'importanza delle Camere.
3) La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori.
Per quanto riguarda la nuova composizione del Senato, alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Cosi', ad esempio, l'Abruzzo, con un milione e trecentomila abitanti, avrebbe diritto a quattro senatori, mentre il Trentino-Alto Adige, con le sue due province autonome e con una popolazione complessiva di un milione di abitanti, avrebbe in tutto sei senatori; e ancora la Liguria, con cinque seggi, avrebbe una rappresentanza al Senato, in sostanza, della sola area genovese.
4) La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto (anche se e' spesso presentata dai suoi sostenitori come un intervento volto a raggiungere gli stessi obiettivi di precedenti progetti di riforma, diretti a rendere piu' efficiente l'istituzione parlamentare).
Come si e' gia' detto, l'attuale riforma non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui elevato numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto. Tale assetto, in teoria, potrebbe anche essere modificato senza alterare in modo cosi' incisivo il numero dei parlamentari, anche solo per il tramite di una contestuale riforma dei regolamenti parlamentari di Camera e Senato. Al contrario, se si considerano i problemi di rappresentanza di alcuni territori regionali che la riforma comporterebbe, risulta che paradossalmente la legge in questione finirebbe con l'aggravare, anziche' ridurre, i problemi del bicameralismo perfetto.
5) La riforma appare ispirata da una logica "punitiva" nei confronti dei parlamentari, confondendo la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. La revisione costituzionale sembra essere espressione di un intento "punitivo" nei confronti dei parlamentari – visti come esponenti di una "casta" parassitaria da combattere con ogni mezzo – ed e' il segno di una diffusa confusione del problema della qualita' dei rappresentanti con il ruolo dell'organo parlamentare. Non e' dato riscontrare, tuttavia, un rapporto inversamente proporzionale tra il numero dei parlamentari e il livello qualitativo degli stessi. Una simile riduzione dei componenti delle Camere penalizzerebbe soltanto la rappresentanza delle minoranze e il pluralismo politico e potrebbe paradossalmente produrre un potenziamento della capacita' di controllo dei parlamentari da parte dei leader dei partiti di riferimento, facilitato dal numero ridotto degli stessi componenti delle Camere.
Non puo' trascurarsi, inoltre, lo squilibrio che si verrebbe a determinare qualora, entrata in vigore la modifica costituzionale, non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, con essa coerente, tale da assicurare – nei limiti del possibile – la rappresentativita' delle Camere e, allo stesso tempo, agevolare la formazione di una maggioranza (sia pur relativamente) stabile di governo.
E' illusorio, in conclusione, pensare alle riforme costituzionali come ad azioni dirette a causare shock a un sistema politico-partitico incapace di autoriformarsi, nella speranza che l'evento traumatico possa innescare reazioni benefiche. Una cattiva riforma non e' meglio di nessuna riforma. Semmai e' vero il contrario. Respingendo questa riforma perche' monca e destabilizzante, ci sarebbe spazio per proposte equilibrate che mantengano intatti i principi fondanti del nostro ordinamento costituzionale; al contrario sarebbe piu' difficile mettere in discussione una riforma appena avallata dal corpo elettorale. Occorrono, in definitiva, interventi idonei ad apportare miglioramenti al sistema nel rispetto della democraticita' e della rappresentativita' delle istituzioni.
Per queste ragioni i sottoscritti voteranno convintamente "NO"!
[Seguono le firme]

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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 32 del 14 settembre 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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