[Nonviolenza] Telegrammi. 3857
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 3857
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 8 Sep 2020 19:17:53 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3857 del 9 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Associazione Erinna: C'e' chi dice NO
2. L'appello del Comitato donne per il NO al referendum: "E invece NO"
3. Omero Dellistorti: Cinque ragioni per opporre alla Gioventu' hitleriana il nostro NO nel referendum del 20-21 settembre
4. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
5. Movimento Nonviolento: Un orientamento per il voto referendario
6. Associazione nazionale partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO al referendum del 20-21 settembre
7. Emma Bonino: Salviamo la democrazia da questo scempio populista
8. Peppe Sini: Mercoledi' 9 settembre prendero' parte al "digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" promosso da padre Alex Zanotelli
9. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'
1. L'ORA. ASSOCIAZIONE ERINNA: C'E' CHI DICE NO
[Dalle donne dell'associazione Erinna - centro culturale contro la violenza alle donne - riceviamo e diffondiamo. E cogliamo l'occasione per rinnovare l'invito a sostenere "Erinna": per contatti: via del Bottalone 9, 01100 Viterbo, tel. 0761342056; per sostenere Erinna con una donazione: https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_s-xclick&hosted_button_id=U9AS34Y8RHZ2Q ; per sostenere Erinna con il 5 x 1000: codice fiscale 90058120560]
L'Associazione Erinna aderisce all'Appello del "Comitato donne per il NO al referendum".
La Costituzione e' attaccata da anni, pezzi qua e la' subiscono modifiche con risultati nefasti. Da decenni l'attitudine della politica e' quella di vendere illusioni e creare falsi miti, come qualcuno ha scritto.
Da decenni e' la politica qualunquista e populista che mette a rischio la nostra democrazia, per quanto imperfetta.
Diciamo NO alla mutilazione della rappresentanza che ci viene proposta con il taglio dei/delle parlamentari. Tutte le identita' politiche, sociali, culturali ed economiche hanno diritto di essere rappresentate; penalizzare le minoranze e abbassare il pluralismo politico e' l'obiettivo delle politiche fasciste.
Diminuire il numero dei/lle parlamentari non vuol significare avere rappresentanti piu' qualificati/e, forse potra' significare avere una cerchia piu' stretta di fedelissimi/e.
La riforma penalizzera' l'elezione delle donne, in un paese dove e' gia' ridicola la rappresentanza delle donne in Parlamento e nei luoghi apicali e decisionali.
Diciamo NO all'attacco alla democrazia.
La proposta qualunquista e populista del risparmio della spesa pubblica e' un'illusione, si tratta di risparmi irrisori (lo studio sulla legge di bilancio 2020 riporta un risparmio dello 0.01%).
Molto di piu' si risparmierebbe evitando l'acquisto di aerei bombardieri, evitando di elargire liquidazioni stratosferiche, "regalie" a manager la cui opera e' quantomeno discutibile; i denari si devono trovare ad iniziare dal recupero dell'evasione fiscale.
La democrazia ha un valore che non puo' essere sacrificato per esigenze di risparmio, concordiamo con chi lo afferma.
Associazione Erinna
Per aderire scrivere a: einveceNO.alreferendum at gmail.com
2. REPETITA IUVANT. L'APPELLO DEL COMITATO DONNE PER IL NO AL REFERENDUM: "E INVECE NO"
Il referendum sul taglio dei parlamentari prevede una riduzione dei seggi in entrambe le Camere, andando a modificare gli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione.
Si passerebbe cosi' da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato, con un taglio complessivo di 345 parlamentari, pari al 36,5%. Tra questi, verrebbero ridotti i parlamentari eletti all'estero (18 a 12).
Con il taglio dei seggi, aumenta il numero di abitanti per parlamentare. Per ciascun deputat* si passa da 96.006 a 151.210 abitanti* e per ciascun senator* da 188.424 a 302.420 abitanti*. Di conseguenza, nel caso di approvazione, sara' necessario ridefinire i collegi elettorali tramite una nuova legge che richiedera' ulteriore tempo per l'approvazione.
Dunque la riforma costituzionale, in assenza di una contestuale riforma elettorale e dei partiti, e' un salto nel buio che compromette la rappresentanza parlamentare e il ruolo stesso del Parlamento.
I vari comitati del No e il documento dei 183 costituzionalisti e costituzionaliste hanno evidenziato in via generale i rischi della riforma che qui sintetizziamo:
- La riforma svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica sia perche' si tratta di risparmi irrisori sia perche' la democrazia ha un valore che non puo' essere sacrificato per esigenze di risparmio.
- La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza dei territori con il rischio che alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Un Senato composto da 200 membri non puo' rappresentare tutte le identita' politiche, sociali, culturali ed economiche se ogni eletto dovra' rappresentare circa 300mila abitanti.
- La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto perche' non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto.
- La riforma confonde la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. Non c'e' nessuna evidenza che diminuendo il numero dei parlamentari se ne innalzi il livello qualitativo. L'unico effetto che sicuramente produce e' una penalizzazione delle minoranze e un abbassamento del pluralismo politico.
- La riforma non prevede che sia garantito un corretto ed essenziale lavoro delle Commissioni al Senato anche per dare l'opportunita' alle minoranze di rappresentare le proprie ragioni. L'eventualita' di accorpare fra loro le Commissioni esistenti non garantisce che le minoranze possano influire proficuamente sui processi decisionali del Parlamento.
- Con il taglio dei parlamentari la selezione delle candidature da parte delle dirigenze dei partiti o degli stessi leader (gia' oggi fortemente guidata non sempre da criteri di competenza ma piuttosto da quelli di fedelta') sarebbe ancor piu' determinata da considerazioni non valoriali.
- Infine se non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, si verrebbe a creare uno squilibrio circa la rappresentativita' delle Camere tale da non permettere un'agevole formazione di una maggioranza stabile di governo.
A questi argomenti si aggiungono le perplessita' sugli effetti negativi che si avrebbero sulla rappresentanza politica delle donne.
- Mancanza di riforma elettorale e di una legge sulla democrazia interna dei partiti: in assenza di questi interventi – necessariamente correlati – si accentua il potere dei capipartito e l'importanza dei finanziamenti delle lobbies. Le donne sono ancora marginalizzate nei luoghi decisionali politici ed economici, quindi avranno minori chances di essere elette.
- Muta il rapporto con l'elettorato, e dunque con i territori: l'eliminazione di 230 deputati e 115 senatori muta il rapporto di rappresentanza e affievolisce il legame con i territori, penalizzando ad esempio le esperienze delle donne come amministratrici locali. I dati sulle competizioni elettorali mostrano minore visibilita' delle donne nei media e nelle tribune politiche. Risultera' ancora piu' esigua la possibilita' di accesso ai media (che e' decisa dai capipartito) e quindi di essere elette.
- Leadership maschile nei partiti e nei movimenti: l'entrata in Parlamento e' nominalmente aperta a tutti, ma di fatto risulta rigidamente controllata dai partiti. Questo dato mostra di avere un effetto relativamente negativo sulle chances di carriera politica delle donne. La misura prevista nella legge elettorale volta all'incremento della rappresentanza femminile non ha consentito il raggiungimento del 40% di donne elette.
- Ruoli centrali negli organi parlamentari: i dati tendono a confinare la rappresentanza femminile in aree settoriali e a ricostruire situazioni di marginalita' all'interno del Parlamento: e' significativo il fatto che le donne siano assenti in dicasteri importanti quali quelli economici e che siano prevalentemente presenti nelle commissioni parlamentari che trattano questioni tradizionalmente considerate come di pertinenza delle donne.
- Distorsioni sulla rappresentanza territoriale: minore rappresentanza delle regioni piu' piccole e dei partiti minori – se non vi e' un mutamento profondo nei partiti - concentrera' la scelta sui soli candidati uomini, come dimostrano i principali report nazionali e internazionali.
- Mancanza di una campagna informativa e uso di un linguaggio demagogico dell'antipolitica che offende la democrazia parlamentare. E' molto grave che la riforma costituzionale sia priva di un adeguato dibattito pubblico, anche all'interno dei partiti, e comunque si fondi su un linguaggio proprio dell'antipolitica. L'assunto di fondo della riforma si basa sul discredito del ruolo dei parlamentari e dell'Istituzione, ma non si preoccupa affatto di migliorare il processo di formazione delle leggi. La gran parte dei movimenti femministi che hanno promosso norme di garanzia sono mosse dalla convinzione che la democrazia parlamentare e la democrazia paritaria siano strettamente connesse.
Per queste ragioni di fatto la riforma penalizzera' l'elezione delle donne perche' meno rappresentanti significa competizione piu' dura e piu' cooptazione e piu' difficolta' per le donne di essere elette.
Anche per questo come donne e come cittadine voteremo NO al referendum del 20 e 21 settembre!
Prime firmatarie
Antonella Anselmo, Fulvia Astolfi, Paola Manfroni, Laura Onofri, Mia Caielli, Marina Calamo Specchia, Paola Bocci, Michela Marzano, Daniela Colombo, Marcella Corsi, Giovanna Badalassi, Francesca Romana Guarnieri, Carla Marina Lendaro, Stefania Cavagnoli, Giorgia Serughetti, Giovanna Martelli, Lella Palladino, Maura Cossutta, Norma De Piccoli, Anna Maria Buzzetti, Anna Lisa Maccari, Paola d'Orsi , Paola Mereu, Marina Gennari, Orsa Pellion di Persano, Francesca Ricardi, Annalisa Ricardi, Marina Cosi, Michela Quagliano, Cinzia Ballesio, Manuela Ghinaglia, Nadia Mazzardis, Concetta Contini, Simonetta Luciani, Paola Alessandri, Ilaria Boiano, Silvana Appiano, Mirella Ferlazzo, Anna Ruocco, Fernanda Penasso, Beatrice Pizzini, Giusi Fasano, Paola Guazzo, Daniela Aragno, Stefania Graziani, Eleonora Data, Rosanna Paradiso, Maria Luisa Dall'Armi, Micaela Cappellini, Manuela Manera, Marina Ponzetto, Roberta Giangrande, Anna Santarello, Maria Luisa Dodero, Claudia Apostolo, Donatella Caione, Paola Berzano, Sonia Martino, Enrica Guglielmotti, Sofia Massia, Stefanella Campana, Enrica Baricco, Maria Elvira Renzetti, Mariangela Marengo, Vilma Nicolini, Luisella Zanin, Carmen Belloni, Giuliana Brega, Patrizia de Michelis, Maria Letizia Spasari, Patrizia Soldini, Gabriella Anselmi, Susanna Panzieri, Anna Sburlati, Sandra Basaglia, Paola Ferrero...
Per aderire scrivere a: einveceNO.alreferendum at gmail.com
3. L'ORA. OMERO DELLISTORTI: CINQUE RAGIONI PER OPPORRE ALLA GIOVENTU' HITLERIANA IL NOSTRO NO NEL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
1. La Gioventu' hitleriana vuole mutilare il parlamento italiano; dopo aver finanziato i criminali poteri libici per recludere, torturare, assassinare nei lager esseri umani innocenti; dopo aver cercato di impedire che i naufraghi in pericolo di morte nel Mediterraneo venissero soccorsi; dopo aver imposto scellerate antileggi razziste ed incostituzionali nel nostro paese.
Alla Gioventu' hitleriana noi opponiamo il nostro NO nel referendum del 20-21 settembre.
*
2. La Gioventu' hitleriana vuole distruggere la separazione e il controllo dei poteri dello stato; affinche' il governo e i padroni che lo comandano possano continuare a commettere persecuzioni razziste, riduzioni in schiavitu', stragi degli innocenti e crimini contro l'umanita' senza alcun ostacolo, in completa impunita'.
Alla Gioventu' hitleriana noi opponiamo il nostro NO nel referendum del 20-21 settembre.
*
3. La Gioventu' hitleriana vuole impedire che in parlamento possano essere presenti persone rappresentanti del movimento delle oppresse e degli oppressi; vuole che vi siano ammessi solo i signori padroni, i loro maggiordomi, i loro giullari, i loro sicari, ebbri di tracotanza, di avidita', di violenza.
Alla Gioventu' hitleriana noi opponiamo il nostro NO nel referendum del 20-21 settembre.
*
4. La Gioventu' hitleriana vuole abolire la democrazia e le istituzioni rappresentative perche' sono costose; e i soldi servono alla Gioventu' hitleriana per comprare le armi, per finanziare le guerre e lo schiavismo, per tener sottomesse le classi sfruttate, per perseguitare, deportare ed eliminare i non appartenenti alla razza ariana.
Alla Gioventu' hitleriana noi opponiamo il nostro NO nel referendum del 20-21 settembre.
*
5. La Gioventu' hitleriana vuole fare a pezzi la Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista; gli viene mal di stomaco, gli viene l'orticaria, gli vengono le convulsioni alla Gioventu' hitleriana ogni volta che sentono nominare la Costituzione, ogni volta che sentono parlare della legalita' che salva le vite, ogni volta che qualcuno ricorda i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Alla Gioventu' hitleriana noi opponiamo il nostro NO nel referendum del 20-21 settembre.
4. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.
5. RIFLESSIONE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: UN ORIENTAMENTO PER IL VOTO REFERENDARIO
[Dal Movimento Nonviolento riceviamo e diffondiamo]
Il referendum impone una scelta secca: o si', o no. Non ci sono le mezze misure, i distinguo, le sfumature. La decisione cui siamo chiamati riguarda solo il numero, non la qualita', non le mansioni, non il modo di eleggere deputati e senatori. Se vuoi tagliarne circa un terzo, voti Si'; se vuoi mantenere il numero stabilito dalla Costituzione, voti No. O 945 parlamentari, o solo 600.
Noi abbiamo un'idea piu' complessa e articolata della politica, della rappresentanza, delle funzioni istituzionali, del rapporto tra elettori ed eletti. Ci piacerebbe discutere di questo nella campagna referendaria, ma la proposta di riforma costituzionale si e' concentrata solo sul taglio lineare e numerico dei parlamentari, per ridurne i costi, per snellire le camere, per sveltire i processi legislativi. Una concessione ad un diffuso sentimento antipolitico "contro la casta".
I principi costituzionali che riguardano l'ordinamento della Repubblica (articoli 55-69) a noi paiono ancora validi, anche nel rapporto numerico elettori-eletti stabilito. Sappiamo che la democrazia e' sempre perfettibile, e che molti sono i limiti che vanno superati. Per orientarci in questo dibattito, ci piace richiamare le idee-cardine del pensiero nonviolento di Aldo Capitini sui temi della democrazia, del potere di tutti, dell'omnicrazia, che costituiscono ancor oggi un riferimento fondamentale, un orizzonte ampio di ispirazione.
La necessita' di un rinnovamento era gia' presente in Capitini: "C'e' un'esigenza reale e diffusa di una nuova strutturazione del potere, sul passaggio cioe' del potere dalle mani di pochi, che oggi lo detengono, alle mani dei molti che oggi ne sono privi". Questa tensione, naturalmente, porta ad una sensibilita' estrema alla questione delle minoranze: "La democrazia attuale attribuisce alla maggioranza un potere che qualche volta e' eccessivo rispetto ai diritti delle minoranze".
Un allargamento del potere dai pochi ai molti, e poi a tutti, e' decisivo nel pensiero capitiniano, nella sua idea di ampliare la democrazia, fino a trasformarla in omnicrazia, potere di tutti, appunto: "L'omnicrazia progredisce tutte le volte che il potere di uno si esplica strettamente connesso con il potere di ogni altro". La riflessione di Capitini si e'è concentrata anche, e forse soprattutto, sugli strumenti di lavoro: "Per trasformare la democrazia in omnicrazia vi sono due elementi: le assemblee e l'opinione pubblica". Ed e' proprio sul tema dell'assemblea (dunque anche l'assemblea legislativa) che Capitini ha insistito molto: "Non sono d'accordo con i distruttori del sistema rappresentativo; bisogna essere vissuti sotto una dittatura per capire che il libero funzionamento della rappresentanza parlamentare e' qualche cosa di positivo, pur con i suoi difetti (...). Considero utile il Parlamento, ma mi preme dire che esso ha bisogno di essere integrato da moltissimi centri sociali, assemblee deliberanti o consultive in tutte le periferie. Questa integrazione e' dal basso". Infatti "Il controllo dal basso puo' essere esercitato solo da organismi democratici eletti (...) Il Parlamento viene dal basso, per la sua derivazione dall'elezione".
C'e' quindi la necessita' di rinforzare il Parlamento, non di mutilarlo: "Nell'ipotesi migliore il centro formato da chi e' persuaso dell'apertura nonviolenta si presenta come integrazione delle istituzioni". Integrare, non tagliare. Non distruggere quel che c'e' ma migliorarlo per il bene comune.
Con queste poche piste di lavoro non vogliamo far dire a Capitini quel che non ha detto. Vogliamo solo offrire alcuni spunti di riflessione, perche' ognuno, in coscienza, possa farsi un'opinione da tradurre poi in una scelta, nella ricerca della verita'.
Movimento Nonviolento
www.azionenonviolenta.org
azionenonviolenta at sis.it
6. REPETITA IUVANT. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA: PERCHE' VOTIAMO NO AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
[Dal sito dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (www.anpi.it) riprendiamo il seguente vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020]
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO
Vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020
*
Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
*
Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
*
Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
[Per insormontabili difficolta' grafiche abbiamo qui omesso la riproduzione della tabella che puo' essere consultata nel sito www.anpi.it - ndr] Dal Dossier degli uffi ci studi di Camera e Senato. Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000). In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
*
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
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Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
*
Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
*
Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
*
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti!
Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
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Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
www.anpi.it - www.patriaindipendente.it
7. DOCUMENTAZIONE. EMMA BONINO: SALVIAMO LA DEMOCRAZIA DA QUESTO SCEMPIO POPULISTA
[Dal quotidiano "Il riformista" dell'8 settembre 2020, col titolo "Taglio parlamentari, salviamo la democrazia da questo scempio populista"]
Come e' spesso accaduto nella storia italiana, anche nel dibattito sul referendum costituzionale emerge una costante di assoluta e misconosciuta gravita': la violazione dei diritti civili e politici dei cittadini, a partire da quello di conoscere per deliberare, non e' un fenomeno casuale, legato alla semplice negligenza di quanti – "palazzi" politici, organi di informazione, istituzioni di garanzia – dovrebbero salvaguardarne l'effettiva possibilita' di esercizio. La violazione dei diritti degli elettori e' sempre funzionale a un disegno di potere, cioe' all'arruolamento coatto e passivo dell'opinione pubblica in una battaglia dal significato "epocale", ma dai contenuti indeterminati, quando non manifestamente falsi e in ogni caso incontrollabili.
In questi anni abbiamo visto campagne con uno straordinario successo "di pubblico" su fenomeni che nella realta' non esistevano, ma che dilagavano nella rappresentazione mediatica di essa: l'invasione preordinata dell'Italia da parte di milioni di migranti, per un progetto di sostituzione etnica della popolazione indigena; il complotto delle istituzioni internazionali – europee e non solo – per l'asservimento politico e la spoliazione economica dell'Italia; le regole di bilancio e di disciplina finanziaria dell'Ue, per non parlare della giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Ue e della Corte europea dei diritti dell'uomo, come dispositivi imperialistici finalizzati a cancellare l'identita' e l'interesse nazionale italiano.
Il tema del taglio dei parlamentari e dei miracolosi risparmi conseguenti all'abolizione di quelli eccedenti la supposta giusta misura appartiene a pieno titolo a queste "verita' alternative" (cioe' false), che la vulgata populista e sovranista ha imposto nell'agenda politica nazionale. Oggi sette elettori su dieci non sanno perche' e per cosa dovranno votare tra meno di due settimane. E quelli, per cosi' dire, "informati" sanno che devono semplicemente decidere se tagliare il numero di deputati e senatori che in Italia sono comunque troppi rispetto alla media degli altri paesi europei. Come a dire: "Vuoi che l'Italia continui ad avere piu' eletti di quanti dovrebbe averne e a spendere per essi piu' di quanto dovrebbe spendere?".
L'informazione e la consapevolezza della posta in gioco e', grosso modo, a questo livello di qualita' e approssimazione. Che il numero degli eletti in una democrazia parlamentare sia correlato non solo alla popolazione, ma, tra le altre cose, anche alla natura del sistema istituzionale – e nel nostro caso al bicameralismo paritario – e che i risparmi vadano calcolati correttamente, al netto, anche, delle mancate entrate dello Stato, non e' mai stato tema di discussione. Non mi risultano ad esempio servizi e approfondimenti giornalistici degni di questo nome sul lavoro pregevole che l'Osservatorio dei conti pubblici dell'Universita' Cattolica di Milano, diretto dal Prof. Cottarelli, ha svolto su questi temi, sbugiardando sia le stime miracolistiche sui risparmi, sia la denuncia scandalistica dell'anomalo sovrannumero di deputati e senatori italiani.
Insomma – a quanto pare – non dobbiamo votare sulle premesse (false) e sulle conseguenze (negative) del taglio lineare di deputati e senatori a Costituzione invariata, ma sul significato ideologico che a questo taglio viene attribuito dal M5S. E nelle discussioni in cui si rischia di svelare il bluff di questa riforma – come nelle tribune elettorali previste dalla par condicio – i favorevoli al Si' spesso lasciano la sedia vuota, non presentandosi in trasmissione, pur di evitare il dibattito e il contraddittorio. E' accaduto ripetutamente in queste settimane e la notizia e' che questo non abbia fatto notizia.
Ma tutto fa brodo, pur di non interrompere la messa cantata sul taglio dei parlamentari, effettuato in questo modo barbaro, come misura necessaria di moralizzazione civile. Nella campagna elettorale, come nella discussione precedente alla riforma, sono stati letteralmente rimossi e propagandisticamente sbianchettati i due punti – il superamento del bicameralismo paritario e il riordino delle competenze legislative tra stato e regioni – che da almeno due decenni sono al centro del dibattito costituzionale (non solo in ambito accademico) e da cui dipendono in larga misura i ritardi, le inefficienze e conflitti del processo legislativo nazionale e dunque, anche, dell'azione di governo. Gli stessi correttivi immaginati a questo taglio lineare di un terzo degli eletti – a partire dalla piena equiparazione di Camera e Senato in termini di elettorato attivo e passivo e di base nazionale di elezione – vanno nella direzione di un ulteriore "perfezionamento" del bicameralismo perfetto e lasciano del tutto impregiudicato il rapporto tra Stato e regioni. Eppure questo buco abbastanza clamoroso non emerge nella discussione e rimane sconosciuto all'opinione pubblica e confinato per lo piu' nelle diatribe degli addetti ai lavori.
Come dico da mesi, dunque, questo non e' un referendum su una riforma, che proprio non c'e', ma sulla mutilazione "esemplare" delle camere, come suggello di una campagna di odio della democrazia rappresentativa, di oltraggio al Parlamento e di denigrazione dei parlamentari come parassiti e usurpatori della sovranita' popolare. Questa campagna non ha nulla, ma proprio nulla a che fare con i temi classicamente antipartitocratici, cui nella mia intera storia politica mi sono sempre sentita e tenuta fedele, ma ha piuttosto una intonazione classicamente antidemocratica, che non a caso e' culminata nel successo di un partito politico, il M5S, che ha esplicitamente teorizzato il superamento del Parlamento e l'affermazione di un modello di autogoverno diretto concepito come una sorta di "televoto" permanente. Fare campagna per il No in questo contesto non significa tanto opporre ragioni contrarie a ragioni favorevoli ma ripristinare una discussione sul merito della decisione a cui i cittadini saranno chiamati, in una situazione in cui – quando va bene – si e' costretti a parlare d'altro, o di niente.
In questo contesto non e' facile essere ottimisti, ma e' doveroso essere tenaci. Per dare un altro piccolo contributo a questa battaglia controcorrente – e spesso sott'acqua e in apnea – per domani, 9 settembre, +Europa ha organizzato nel pomeriggio una maratona oratoria di parecchie ore, a cui ha convocato molti dei protagonisti della campagna per il No e che passera' in rassegna le varie motivazioni che ci spingono a partecipare a questa competizione manifestamente impari. Ci saranno alcuni tra i deputati e i senatori che hanno firmato per la convocazione del referendum, giuristi e politologi, esponenti dei vari comitati che in questi mesi si sono costituiti e protagonisti della vita politica e civile che, come usa dire, hanno scelto di mettere la faccia su una presumibile sconfitta al referendum, perche' sanno che dalla vittoria del Si' conseguirebbe una ben piu' rovinosa sconfitta per la democrazia italiana.
8. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: MERCOLEDI' 9 SETTEMBRE PRENDERO' PARTE AL "DIGIUNO DI GIUSTIZIA IN SOLIDARIETA' CON I MIGRANTI" PROMOSSO DA PADRE ALEX ZANOTELLI
Mercoledi' 9 settembre prendero' parte al "digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" promosso da padre Alex Zanotelli (allego in calce il suo appello).
Prosegue la strage degli innocenti nel Mediterraneo e lungo le rotte della disperazione.
Continua l'orrore dei lager e delle abominevoli violenze sui migranti in Libia con la flagrante complicita' del governo italiano.
Persiste il regime di apartheid in Italia.
Non sono ancora stati abrogati gli scellerati "decreti sicurezza della razza" che violano i diritti umani fondamentali.
Ancora una volta con l'esperienza nonviolenta del digiuno si segnala l'esigenza di far cessare questi mostruosi crimini contro l'umanita'.
Ed ancora una volta rinnoviamo l'appello a una vera e propria insurrezione nonviolenta per realizzare quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Allegato. Alex Zanotelli: Digiuno di giustizia il 9 Settembre
Rilanciamo con rinnovato vigore il "Digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" di fronte al Parlamento italiano il prossimo mercoledi' 9 settembre, al mattino dalle ore 11 alle 14, cosi' ci ha concesso la Questura di Roma.
Un digiuno di protesta perche' ben poco di quanto promesso dal governo Conte 2, nel campo dell'immigrazione, e' stato realizzato. I Decreti Sicurezza (puro razzismo!) sono ancora li', i porti italiani sono ancora chiusi, le navi delle ong sono spesso impedite per futili motivi di operare nel Mediterraneo, la petroliera danese Etienne, che ha salvato 27 migranti, da un mese sta aspettando un porto per farli sbarcare. Senza dimenticare le centinaia di morti in mare quest'estate, perche' nessun governo ha risposto al loro grido disperato di aiuto. E' ora che il governo italiano la smetta di finanziare la Guardia Costiera libica responsabile di crimini orrendi. Non possiamo accettare questa palese violazione di diritti umani.
p. Alex Zanotelli a nome del Digiuno di Giustizia in solidarieta' con i migranti
9. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI
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10. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe, Gallimard, Paris 1949, 1976, 1989, 2 voll. per complessive pp. 416 + 672.
- Germaine Greer, L'eunuco femmina, Bompiani, Milano 1972, 1979, pp. XXIV + 380.
- Germaine Greer, La donna intera, Mondadori, Milano 2000, 2001, pp. VI + 390.
- Kate Millett, La politica del sesso, Rizzoli, Milano 1971, pp. 544.
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Riedizioni
- Giulia Sissa, Eros tiranno, Laterza, Roma-Bari 2003, Rcs, Milano 2020, pp. 288, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Mario Spinella, Memoria della Resistenza, Einaudi, Torino 1995, Gedi, Roma 2020, pp. 270, euro 7,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").
11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
12. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3857 del 9 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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