[Nonviolenza] Telegrammi. 3856
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 3856
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Mon, 7 Sep 2020 19:53:04 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3856 dell'8 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Mercoledi' 9 settembre prendero' parte al "digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" promosso da padre Alex Zanotelli
2. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
3. Liana Milella intervista Massimo Villone
4. Enzo Paolini: Le argomentazioni a favore del si' rafforzano le ragioni del NO
5. Luciana Castellina: Votare NO e' necessario
6. Andrea Fabozzi: Anche per questo e' meglio votare NO
7. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
8. Premio nazionale Nonviolenza 2020
9. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
10. Daniele Lugli ricorda Umberto Marzocchi
11. Enrico Peyretti: Noi non lo vedremo, ma...
12. Segnalazioni librarie
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'
1. INIZIATIVE. PEPPE SINI: MERCOLEDI' 9 SETTEMBRE PRENDERO' PARTE AL "DIGIUNO DI GIUSTIZIA IN SOLIDARIETA' CON I MIGRANTI" PROMOSSO DA PADRE ALEX ZANOTELLI
Mercoledi' 9 settembre prendero' parte al "digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" promosso da padre Alex Zanotelli (allego in calce il suo appello).
Prosegue la strage degli innocenti nel Mediterraneo e lungo le rotte della disperazione.
Continua l'orrore dei lager e delle abominevoli violenze sui migranti in Libia con la flagrante complicita' del governo italiano.
Persiste il regime di apartheid in Italia.
Non sono ancora stati abrogati gli scellerati "decreti sicurezza della razza" che violano i diritti umani fondamentali.
Ancora una volta con l'esperienza nonviolenta del digiuno si segnala l'esigenza di far cessare questi mostruosi crimini contro l'umanita'.
Ed ancora una volta rinnoviamo l'appello a una vera e propria insurrezione nonviolenta per realizzare quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
*
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
* * *
Allegato. Alex Zanotelli: Digiuno di giustizia il 9 Settembre
Rilanciamo con rinnovato vigore il "Digiuno di giustizia in solidarieta' con i migranti" di fronte al Parlamento italiano il prossimo mercoledi' 9 settembre, al mattino dalle ore 11 alle 14, cosi' ci ha concesso la Questura di Roma.
Un digiuno di protesta perche' ben poco di quanto promesso dal governo Conte 2, nel campo dell'immigrazione, e' stato realizzato. I Decreti Sicurezza (puro razzismo!) sono ancora li', i porti italiani sono ancora chiusi, le navi delle ong sono spesso impedite per futili motivi di operare nel Mediterraneo, la petroliera danese Etienne, che ha salvato 27 migranti, da un mese sta aspettando un porto per farli sbarcare. Senza dimenticare le centinaia di morti in mare quest'estate, perche' nessun governo ha risposto al loro grido disperato di aiuto. E' ora che il governo italiano la smetta di finanziare la Guardia Costiera libica responsabile di crimini orrendi. Non possiamo accettare questa palese violazione di diritti umani.
p. Alex Zanotelli a nome del Digiuno di Giustizia in solidarieta' con i migranti
2. REPETITA IUVANT. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.
3. DOCUMENTAZIONE. LIANA MILELLA INTERVISTA MASSIMO VILLONE
[Dal sito www.coordinamentodemocraziacostituzionalenapoli.it riprendiamo questa intervista apparsa originariamente sul quotidiano "La Repubblica" il 25 agosto 2020 con il titolo "Villone: Per il costo di un caffe' all'anno si ammutoliscono gli italiani"]
"Questo e' un taglio che per un caffe' all'anno toglie la parola ai cittadini". Dice cosi' Massimo Villone, presidente del Comitato per il no al referendum.
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- Liana Milella: Lei e' stato senatore del Pds prima e dei Ds poi, dal 1994 al 2008, 14 anni che la rendono un osservatore privilegiato della vita parlamentare. Il suo no di oggi e' piu' politico da ex parlamentare o piu' giuridico da costltuzionalista?
- Massimo Villone: Il mio e' un no che nasce da entrambe le esperienze perche' l'essere costituzionalista mi da' consapevolezza della strumentazione tecnica del lavoro parlamentare, mentre l'essere stato senatore mi ha fatto conoscere i modi dell'effettivo funzionamento dell'istituzione.
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- Liana Milella: E la sua idea oggi e' che le Camere dopo il taglio si troverebbero in difficolta'?
- Massimo Villone: Non e' una questione di numeri. Che il Parlamento funzioni o no non dipende dalla quantita' dei parlamentari e in verita' neppure dalle regole del lavoro delle Camere. Per capirci, non e' possibile, ad esempio, che l'ostruzionismo dell'opposizione impedisca al Parlamento di decidere, perche' tecnicamente all'ostruzionismo, in base alle regole, si puo' rispondere in modo efficace ...
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- Liana Milella: Lei sta dicendo una cosa diversa da molto sostenitori del no sulla questione del numero.
- Massimo Villone: Le Camere non funzionano quando la maggioranza litiga. La ragione vera della mancanza di efficienza sta nella litigiosita' della maggioranza che non trova la sintesi politica, per cui una legge non riesce a diventare tale. Per capirci, le cito la questione Mes, che una parte della maggioranza vuole a tutti i costi, e un altro pezzo no. Ma il taglio dei parlamentari non si puo' ridurre a una questione di numeri, ma tocca la rappresentativita' stessa dell'istituzione parlamentare, cioe' la ragione per cui il Parlamento esiste.
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- Liana Milella: Si riferisce, per esempio, al fatto che con pochi parlamentari potrebbero arrivare a Roma meno esponenti delle regioni e soprattutto un minor numero di forze politiche?
- Massimo Villone: Certamente si', perche' se la legge passa il Paese sarebbe rappresentato a macchia di leopardo ...
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- Liana Milella: Leopardo?
- Massimo Villone: Perche' in molte regioni piccole e medie andrebbero soprattutto in Senato due, forse tre forze politiche, lasciando senza voce un'ampia percentuale, stimabile anche fino al 15 o 20% del corpo elettorale. Con l'inevitabile conseguenza di un disallineamento con la Camera dove le stesse forze, invece, riuscirebbero ad avere una congrua rappresentanza.
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- Liana Milella: Quindi la pensa come chi, nel Pd, ad esempio Zanda, sostiene che bisogna votare no, visto che il M55 non ha mantenuto la promessa di accompagnare il taglio con le altre riforme?
- Massimo Villone: I correttivi avrebbero ridotto il danno della rappresentanza, senza pero' eliminarlo del tutto. La prova, per esempio, sta nel fatto che la proposta di Giuseppe Brescia (presidente della commissione Affari costituzionali della Camera ed esponente MSS - ndr) sulla nuova legge elettorale inserisce il sistema proporzionale, ma lascia il voto bloccato. Il che significa che i parlamentari continueranno a non essere scelti dagli elettori ma dalle oligarchie di partito che avranno il compito facilitato dal fatto che sono di meno. E, come accade dal 2006, in questo modo continueremo ad avere un Parlamento di nominati che non rappresenta gli elettori ed e' la causa prima della dequalificazione del Parlamento in carica. Ma non basta.
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- Liana Milella: Non dica che serve anche una riforma costituzionale...
- Massimo Villone: Certamente si', perche' bisognerebbe abolire la base elettorale regionale per il Senato, che puo' essere fatto solo con legge costituzionale, e che comunque lascerebbe aperto il problema di collegi pluriregionali in cui le forze politiche minori non riuscirebbero proprio a fare campagna elettorale, lasciando parimenti senza voce una parte importante del popolo italiano.
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- Liana Milella: Lo sa pero' che molti di quelli che voteranno si' lo faranno contro un Parlamento descritto ormai da molti anni come assenteista, poco preparato, ingiustamente super pagato e rimborsato?
- Massimo Villone: Innanzitutto oggi c'e' piu' bisogno di rappresentanza parlamentare perche' non esiste piu' l'organizzazione territoriale dei partiti che faceva da tramite delle istanze della base. Il cittadino elettore, sul suo territorio, non ha piu' un punto di riferimento, gli resta solo il parlamentare. Tagliarlo, ridurne il numero, significa di conseguenza imbavagliare i cittadini e ridurre il governo della cosa pubblica alle oligarchie che comandano.
4. DOCUMENTAZIONE. ENZO PAOLINI: LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DEL SI' RAFFORZANO LE RAGIONI DEL NO
[Dal sito www.lasinistraquotidiana.it riprendiamo questo intervento apparso originarimente sul quotidiano "Il manifesto" col titolo "Referendum, tutte le ragioni del Si' per votare convintamente NO"]
Le argomentazioni a favore del si' rafforzano le ragioni del NO.
Alcune addirittura con una imbarazzante evidenza.
Analizziamole.
1. Si risparmia. Irrisorio, lo dicono anche i fautori del taglio (uno per tutti, Giovanni Valentini sul "Fatto" del 26 agosto: "E' vero che tutto sommato il risparmio sarebbe minimo, un centinaio di milioni di euro l'anno – mezzo euro a cittadino –, cinquecento milioni in una intera legislatura"). Se si dimezzassero lo stipendio ed i vitalizi si risparmierebbe dieci volte di piu'.
2. Si rendera' piu' snello il Parlamento e piu' efficienti i suoi lavori. Pero' la snellezza non e' un requisito costituzionale e, soprattutto, non e' il presupposto dell'efficienza dal momento che essa non dipende dal numero dei parlamentari addetti ad una commissione o ad un progetto di legge ma da altre condizioni (i regolamenti parlamentari) e da altri requisiti (la qualita', la competenza e soprattutto l'indipendenza di deputati e senatori, tutte cose che dipendono dalla legge elettorale).
3. Appunto, la legge elettorale. Tutti i fautori del si' concordano che dopo si dovra' – per forza – mettere mano ai "correttivi ed alla legge elettorale" (sempre Valentini ma anche Fassina sull'"Huffington post"). Questo e' l'argomento che taglia la testa al toro del si'. Per quale motivo confermare una legge per la quale gia' si prevede la necessita' di correttivi, nonche' di una legge elettorale totalmente diversa (cioe' proporzionale con preferenze) rispetto a quella in vigore (maggioritario con nomine)? Dice (Zingaretti): perche' l'hanno promessa, su questo patto abbiamo fatto nascere il governo e non votare si' legittimerebbe il non mantenimento dell'impegno.
Ecco, qui siamo arrivati alle offese. Alla Costituzione (la nascita di un governo, cioe' di un fatto politicamente contingente e transitorio sarebbe, secondo il segretario pd, piu' importante dell'assetto costituzionale del Paese) ed alla intelligenza dei cittadini italiani (cambiare prima la Costituzione perche' poi Di Maio ha promesso di fare la legge elettorale e' come credere a Lucignolo quando promette a Pinocchio il paese dei balocchi, o a Renzi quando dice qualsiasi cosa).
La realta', politica, morale, istituzionale, e' tutt'altra. Se dovesse vincere il si' il 21 settembre pochi oligarchi avranno raddoppiato il loro potere di nominare quali legislatori un manipolo di fedelissimi non rappresentativi di altro che dei loro padroni, il governo rafforzera' il predominio su un consesso ridotto ad ostaggio e l'opera di delegittimazione del Parlamento, cardine e fulcro della nostra democrazia, garanzia dello stato di diritto, contrappeso legislativo rispetto al potere esecutivo, sara' completata.
Nessuna legge elettorale si fara'.
In compenso, come auspicano certi costituzionalisti "a' la carte", si aprirebbe "una breccia" nella Costituzione. Come dire: siccome la giustizia funziona male dimezziamo i giudici. Oppure, poiche' i trasporti vanno male riduciamo i treni.
Insomma proprio una bella prospettiva quella di dare agli italiani la piu' esemplare eterogenesi dei fini: votare pensando di contribuire a punire la "casta", magari a levarsela dalle balle – rimpiangendo la classe dirigente di Nenni, Pertini, Berlinguer, Moro che ha governato il Paese con questa Costituzione – e ritrovarsi con un'altra Carta Suprema fatta a piacimento ed immagine di Toninelli, Renzi, Fassina, Di Maio e Salvini. Tutta un'altra casta.
5. DOCUMENTAZIONE. LUCIANA CASTELLINA: VOTARE NO E' NECESSARIO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 settembre 2020 col titolo "Un No non basta, ma e' necessario per impedire una brutta svolta" e il sommario "Referendum. Diritto universale al voto, liberta' di opinione e Parlamento sono beni essenziali, ma di per se' non bastano affatto. E il Si' sarebbe un ulteriore colpo alla democrazia"]
Anche se si puo' pensare che il referendum puo' essere usato solo come occasione per pronunciarsi contro, o a favore, dell'attuale governo, non credo che sia cosi'. Il taglio dei deputati che verrebbe operato se vincesse il Si' e' grave perche' la questione riguarda un problema generale: le sorti della democrazia.
Non solo per il valore simbolico dell'immagine di quelle poltrone svuotate euforicamente mostrate davanti a Montecitorio, come a dire il parlamento non serve a niente.
E' grave perche' quella proposta che il Si' avallerebbe si inserisce nel contesto di una crisi molto pesante, e ormai di lunga data, dell'intero sistema democratico.
Crisi principalmente italiana, ma non solo: di tutto l'Occidente che pure continua a sbandierare la democrazia rappresentativa come il punto di per se' piu' alto della storia dell'umanita'. Quella che avrebbe giustificato tutti i tanti interventi militari "umanitari" intesi a instaurare la democrazia dove non era stata mai sperimentata.
Intendiamoci: diritto universale al voto, liberta' di opinione e Parlamento sono beni essenziali, ma di per se' non bastano affatto. Hanno valore e senso se sono accompagnati da una consapevole e generalizzata partecipazione dei cittadini alle scelte politiche che vengono assunte, altrimenti si riducono ad un esercizio formale.
Oggi come sappiamo bene questa partecipazione e' minima: un voto sempre piu' casuale per candidati ai piu' semisconosciuti, al meglio in base al giudizio su problemi di cui si ignorano le complessita', perche' manca ogni occasione di confronto se non quello passivo di auditore (o lettore di media detti non si sa perche' "social"). Basterebbe in queste condizioni anziche' procedere alla faticosa pratica delle elezioni ricorrere al tiro a sorte, cosi', anzi, si avrebbe anche una rappresentanza piu' "autenticamente" popolare, non contaminata dalla politica. (Chissa' che un giorno non si arrivi anche a questo!).
Oppure scelti in base al richiamo comunitario, senza valutare che le comunita' locali sono importantissime ma possono anche essere pessime se diventano autoreferenziali e xenofobe contro chiunque non faccia parte della propria. Ricordo – permettetemi questo mio consueto richiamo nostalgico – le vecchie sezioni del Pci, tutte radicatissime nel proprio territorio ma che ogni settimana dedicavano una serata a conoscere e riflettere su quanto accadeva nel mondo, in Europa, in Italia, alla propria citta', poi anche al tram che non arrivava, o alla fontanella senza acqua. Ma cosi' a lottare perche' questi problemi locali fossero risolti, uno non si sentiva un povero disgraziato, ma parte di un grande movimento mondiale che voleva cambiare il mondo. Dove avviene oggi una simile riflessione, dove si incontra chi sa cosa si deve fare e ne discute con la propria comunita'?
Potremmo, per l'ennesima volta, piangere perche' non ci sono piu' i partiti, o meglio quelli che erano davvero partiti. Io piango, o meglio rimpiango, e credo che non dovremmo farci travolgere dall'odio e discredito che ormai li accompagna. Ma non c'e' dubbio che occorre ormai reinventare nuove forme di espressione e partecipazione. Sapendo che questa non si ottiene con una nuova legge elettorale pur indispensabile.
Non si tratta di regole o leggi. Si tratta di riaffermare nella pratica l'importanza della politica come solo strumento che consente agli umani di controllare le decisioni che li coinvolgono senza farsi abbindolare dall'idea che le scelte sono "oggettive", e misurate dal famoso pilota automatico, il mercato. E percio' vanno affidate ai tecnici, come quelli che guidano i Cda delle Banche o delle aziende, altrimenti detta "governance".
Se si e' arrivati alla crisi democratica attuale e' perche' e' finita per prevalere in buona parte della sinistra l'ossessione governista, quasi che tutto dipendesse dall'andare o meno ad occupare l'esecutivo. Abbandonando a se' stessa la societa', via via sempre piu' ripiegata sull'"io forse me la cavo", quasi che la maggior parte dei problemi di ognuno non fosse uguale a quella del vicino.
Dunque problema collettivo, e dunque, proprio per questo, politico.
Colpe anche, diciamocelo con franchezza, della sinistra-sinistra, che questo guasto dei partiti che ha otturato i canali di partecipazione l'ha subito, senza avere le fantasia e la forza di dare ai movimenti che pure ha continuato ad animare, la indispensabile ulteriore capacita' di inventarsi forme stabili di gestione della societa', (i "Consigli", come suggeriva Gramsci) in grado di riappropriarsi, attraverso la partecipazione politica, dell'amministrazione dei beni comuni. (Non dello Stato, i comunisti sono antistatalisti!).
Capaci, pero', anche, a partire da questi nuovi punti di forza, di tener aperti i canali di comunicazione con le istituzioni democratiche rappresentative, che se non ridotte a forma e' bene averle a cuore.
Anche questo non e' problema che risolvera' neppure la migliore riforma della legge elettorale. Ma e' certo che tagliare il numero dei deputati renderebbe questo difficile tentativo di rianimazione della democrazia anche piu' difficile, perche' una volta che il Parlamento diventasse preda di una maggioranza e di una opposizione inevitabilmente non piu' articolata, anche piu' distante dalle pulsioni, esigenze, proposte, energie della societa', il senso di impotenza e dunque la spoliticizzazione diventerebbero ben piu' gravi.
Voglio dire che certo il No non risolvera' tutti questi problemi, ma la vittoria del Si' non comporterebbe solo una riduzione dei parlamentari con tutte le ripercussioni negative che quasi tutti i costituzionalisti ci hanno indicato nella battaglia che stanno conducendo. Significherebbe molto di piu': accelerare ulteriormente il gia' pericolosissimo processo di svuotamento della democrazia rappresentativa che gestisce le nostre societa' occidentali. E a quel punto i rischi di ogni possibile avventura autoritaria sarebbero gravi.
6. DOCUMENTAZIONE. ANDREA FABOZZI: ANCHE PER QUESTO E' MEGLIO VOTARE NO
[Dal sito www.lasinistraquotidiana.it riprendiamo il seguente articolo originariamente apparso sul quotidiano "Il manifesto" il 3 settembre 2020 col titolo "Il No e le responsabilita' della crisi" e il sommario "Referendum. Se c'e' un trappolone, Zingaretti se l'e' costruito da se'"]
Non e' votando No al referendum costituzionale che si "destabilizza" il governo; non e' l'opposizione a questo sconsiderato taglio del parlamento "la clava" con cui si colpisce il Pd, come sostiene il suo segretario. Se c'e' un "trappolone", Zingaretti se l'e' costruito da se'. Accettando di votare gratis una riforma improvvisata, che aggrava la crisi della rappresentanza e consegna una vittoria postuma agli appannati campioni dell'antiparlamentarismo. Gratis, perche' com'era evidente da principio non c'e' contrappeso costituzionale in grado di "riequilibrare" un'amputazione che e' innanzitutto simbolica. Non basterebbe neanche una migliore legge elettorale, che peraltro non c'e' e non ci sara' per molto tempo ancora. Con in mano il trofeo delle "poltrone in meno da sfamare", dal 22 settembre l'anticastista Di Maio ritrovera' – piu' di quanto gli era lecito sperare – la sua centralita' di demagogo professionale. Altro che porte aperte al riformismo. Altro che "respingere l'ondata populista": insistendo per il Sì' anche ora che vede il baratro, Zingaretti si mette in scia.
Peraltro il governo si destabilizza a sufficienza da solo, come dimostra la brutta storia della fiducia sui servizi segreti, salvo poi chiedere indulgenza per non lasciare spazio alle "manovre". Ne ha ottenuta tanta, di indulgenza. In qualche raro caso l'ha persino usata bene. Ma Zingaretti non puo' arrivare al punto di chiedere sostegno a una modifica costituzionale che il suo stesso partito ha giudicato propagandistica e pericolosa, in nome della ragion di governo.
Il fatto che la conversione a favore del taglio sia stata la condizione chiesta dai 5 Stelle al Pd per far nascere il governo e' un argomento che non regge piu'. Perche' un'identica condizione c'era anche, per esempio, sulla modifica dei decreti sicurezza, che stanno sempre li'. E perche' da un pezzo e' tramontata la "contestualita'" con la modifica dei regolamenti e della legge elettorale che era negli accordi. Ma certamente le responsabilita' non sono solo del Pd. Il modo in cui i gruppi parlamentari hanno trattato il taglio della rappresentanza e' da solo uno spot contro il parlamento. Di fronte a una riforma mal ispirata e frettolosa, l'unica preoccupazione nelle aule e' stata quella di non andare contro il sentimento anticasta, cosi' alimentandolo. I cambi di rotta, i no in piazza dopo i si' nel palazzo, i silenzi, le assenze, la stessa difficolta' a dire adesso una parola chiara sono la prova che, grande o piccolo che sia, il parlamento non recuperera' il ruolo che ha perso senza un salto di qualita' negli eletti e nei partiti che devono selezionarli.
Intanto non c'e' alcuna garanzia che riducendo il numero e solo il numero dei deputati e dei senatori le cose possano migliorare. Ci sono invece buoni motivi per pensare che peggioreranno, primo fra tutti il rombante spirito aziendalista che domina la campagna per il Si'. Al riparo della retorica del risparmio, fioriscono centri di potere privati che da tempo hanno sostituito le aule della sovranita' popolare. Perche' la rappresentanza e' in crisi, ma gli interessi continuano a essere ben rappresentati in sedi e luoghi che se ne fregano della coerenza e della responsabilita' dei partiti. L'inganno in cui siamo precipitati e' quello per il quale mortificando l'istituzione democratica, per quanto acciaccata sia, faremmo tutti un passo avanti nella democrazia. Anche per questo e' meglio votare NO.
7. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020
8. INIZIATIVE. PREMIO NAZIONALE NONVIOLENZA 2020
[Dal sito di "Azione nonviolenta" (www.azionenonviolenta.it) riprendiamo il seguente comunicato]
L'Associazione Cultura della Pace e il Comune di Sansepolcro, Assessorato alla Cultura, comunicano con grande soddisfazione i nominativi dei vincitori del Premio nazionale "Nonviolenza" Edizione 2020.
Il Comitato Scientifico dell'Associazione Cultura della Pace, composto da Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento, Luigina Di Liegro, Segretaria della Fondazione Internazionale "Don Luigi Di Liegro", David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, e don Achille Rossi, filosofo e teologo, insieme ai componenti dell'Associazione Cultura della Pace hanno ritenuto, vista la trentennale esperienza del premio, di riconoscere per quest,anno l'onorificenza a due realta':
- Sergio Bassoli e Francesco Vignarca, responsabili di Rete della Pace e Rete Italiana per il Disarmo che si riuniranno in un'unica realta' proprio a Sansepolcro, in occasione del conferimento del premio. Lo studio dei meccanismi di armamento e della vendita di armi sono decisivi per la comprensione del fenomeno della guerra e quindi elementi imprescindibili da conoscere per interrompere una pratica che, se fa guadagnare vari gruppi industriali, di fatto produce distruzione e morte, senza operare soluzioni decisive per il conflitto.
- L'altra realta' che sara' premiata e' "Rondine, Cittadella della Pace", esperienza pluriennale di ricomposizione dei conflitti attraverso la conoscenza reciproca di persone che hanno vissuto e vivono la realta' del conflitto stesso. Metodo innovativo ed efficace che ha permesso una semina di pace attraverso quelle stesse persone che, una volta tornate al proprio Paese di origine, hanno saputo portare con loro i motivi del diverso, le ragioni dell'incontro e il desiderio di riconciliazione.
Inoltre in questa occasione il Comune di Sansepolcro e l'Associazione Cultura della Pace hanno il piacere di comunicare che Mauro Biani, Vignettista e Premio nazionale "Nonviolenza" nel 2012, ha fatto omaggio alla citta' di una sua opera che arricchira' il progetto di Street Art dedicata alla Cultura della Pace. Nei prossimi giorni sara' inserita tra quelle gia' presenti.
E' una grande soddisfazione vedere sempre piu' la citta' di Sansepolcro punto di riferimento della riflessione riguardante la cultura della pace e la nonviolenza.
9. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI
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Indirizzo postale:
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10. MEMORIA. DANIELE LUGLI RICORDSA UMBERTO MARZOCCHI
[Dal sito di "Azione nonviolenta" (www.azionenonviolenta.it).
Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sara' presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna e' nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull'obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell'Educazione all'Universita', sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali e' intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all'incarico piu' recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. E' attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una societa' civile degna dell'aggettivo ed e' un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell'ambiente. Nel 2017 pubblica con Csa Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948.
Su Umberto Marzocchi si veda anche il ricordo di Paolo Finzi ripubblicato nei "Telegrammi della nonviolenza in camino" n. 3830]
Nei primi anni Sessanta Umberto Marzocchi e' a Casa di Stella a Ferrara. Ci parla della guerra di Spagna e degli anarchici. A Ferrara e' gia' venuto in passato. Trovero' una sua presenza al Teatro comunale, alle 18 del 12 maggio 1947, "Dalla Spagna di ieri all'Italia di oggi". Il tema e' rimasto piu' o meno lo stesso. La serata finisce, con anarchici sopraggiunti da altre citta', nello studio di Sergio Zanni. Non ricordo presente Remo, il cui nome a Ferrara e' sinonimo di anarchia. Posso sbagliarmi.
Ci presentiamo. Mi chiede che conosco dell'anarchia. Rispondo e, a una domanda sui partiti, dico di avere amici nel Partito socialista, anche se non sono iscritto.
"Vi racconto la storia della quercia e della ghianda impaziente: Una ghianda si sente pronta prima di tutte le altre. Vuole staccarsi dalla grande quercia. 'Voglio cadere nel suolo, aprirmi, mettere radici e divenire quercia anch'io'. 'Non e' il momento. Non sei pronta. Non hai la forza di fare quello che giustamente vuoi. Attendi il tempo che occorre'. Impaziente la ghianda si divincola e cade al suolo. Cerca di nascondersi sotto le foglie. Il porco la individua e ne fa un boccone". Serio, ma con un grande sorriso, aggiunge: "La quercia e' l'anarchia, il porco e' il partito".
La sua – lo apprendero' poi, lui non ci dice nulla al riguardo – e' una vita (Firenze, 10 ottobre 1900 – Savona, 4 giugno 1986) impegnata e avventurosa tesa allo sviluppo della grande e benefica quercia. Giovanissimo operaio della Vickers Terni a La Spezia (l'attuale OTO Melara, gia' allora specializzata in forniture militari), a 17 anni e' segretario dell'Unione degli Operai Metallurgici, aderente all'U.S.I., il sindacato anarchico. Lo chiamano Lenin, per il pizzetto (quello lo ricordo anch'io) e per l'impegno rivoluzionario. A 19 anni la prima condanna a sei mesi: "eccitamento all'odio di classe". A vent'anni e' prosciolto, per un tentativo insurrezionale fallito, mentre vengono condannati marinai per ammutinamento a bordo della corazzata Duilio. E' organizzatore degli Arditi del popolo nei fatti di Sarzana, luglio 1921. L'avvento del fascismo lo costringe all'esilio a Nizza, con la moglie, dalla quale ha due figlie (1923 e 1926). Nella lista dei latitanti e' il numero 1: "Lenin, Umberto, anarchico schedato, attivissimo nella propaganda e capace di tenere conferenze, molto temuto". Non mi provo a seguirlo in tutta la sua attivita' e peregrinazioni in Francia, negli anni Venti e Trenta, fino allo guerra di Spagna. Subito cerca di dare il proprio apporto, attraverso l'invio di armi (ha per questo anche un processo) e poi si unisce ai combattenti.
Non aggiunge nulla nella conversazione a quanto ci ha detto nella conferenza pubblica. Ha illustrato il contributo anarchico a quella lotta e a quella, attualissima, per liberarsi da Franco. Ha rievocato, con grande sobrieta', momenti durissimi e lutti dovuti a scontri interni. Mi pare che i nomi – forse i soli da me conosciuti – fatti con evidente commozione, siano stati quelli di Berneri e Durruti. Ci ripete che e' necessario aiutare i compagni spagnoli, in difficolta', in una Spagna che conosce il suo miracolo economico: il Desarrollo. Niente ci dice del suo ritorno in Francia, dopo la sconfitta della repubblica spagnola, del suo arruolamento nella Legione straniera nel 1940, per poter soggiornare legalmente nel paese, della sua militanza nella Resistenza francese, del suo rientro in Italia...
Ricordo l'importanza che attribuisce alla causa della pace. Sapro' solo ora della sua amicizia, negli anni Cinquanta, con Pietro Ferrua, obiettore anarchico, antimilitarista e amico della nonviolenza. Due anni dopo Pietro Pinna ha fatto la medesima scelta. Ha avuto lo stesso difensore, Bruno Segre, la stessa testimonianza a favore di Umberto Calosso, mentre non viene ammessa quella di Edmondo Marcucci.
Negli ultimi anni Marzocchi si e' avvicinato ulteriormente al pacifismo piu' risoluto, fino a fondare, con lo scrittore Carlo Cassola, la Lega per il Disarmo Unilaterale dell'Italia. Avrebbero potuto esserci dunque occasioni di incontro, che non ci sono state. Di querce malferme, di ghiande velleitarie, di porci malvissuti avremmo potuto riprendere a parlare. Ha partecipato intensamente a ogni iniziativa di liberazione fino alla morte.
La Spagna e' rimasta nel suo cuore. Mi ha trasmesso allora la voglia di saperne di piu' e di fare qualche cosa, che non ho fatto. Non ricordo la data dell'incontro con Umberto: 1961 o 1962 direi. Il 1962 e' l'anno della Spagna: l'amico Alberto Tomiolo – lo incontro l'anno dopo a Perugia da Capitini – partecipa al sequestro del viceconsole spagnolo (non gli e' torto un capello); si tengono nelle citta', anche nella mia, manifestazioni per scongiurare l'esecuzione di Julian Grimau... Marzocchi continua nel suo impegno antifranchista. Ferrua ricorda di averlo reincontrato nel 1974, reduce da un arresto in Spagna dove Franco, molto ammalato, e' ancora al potere. Nel 1977 – Franco e' morto da due anni – Umberto Marzocchi e' detenuto a Barcellona, arrestato in una riunione anarchica clandestina.
Mi resta il ricordo di una figura nobile, fin nell'aspetto, di un sostenitore dell'anarchia come potere di tutti e il rammarico di non aver approfittato della conoscenza di quella sera lontana.
11. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: NOI NON Lo VEDREMO, MA...
[Riceviamo e volentieri diffondiamo.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di seguito riprodotta, che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]
Noi non lo vedremo, ma l'umanita' si emancipera' dalla guerra, che non e' solo violenza, ma violenza istituita, fatta sistema, organizzata, comandata, sacralizzata. Idolo da abbattere.
Lavoriamo per altri, per domani.
12. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Luciana Castellina, Cinquant'anni d'Europa. Una lettura antiretorica, Utet, Torino 2007, pp. X + 244.
- Luciana Castellina, Eurollywood. Il difficile ingresso della cultura nella costruzione dell'Europa, Ets, Pisa 2008, pp. 244.
- Luciana Castellina, La scoperta del mondo, Nottetempo, Milano 2011, pp. 300.
- Luciana Castellina, Ribelliamoci. L'alternativa va costruita, Aliberti, Roma 2011, pp. 80.
- Luciana Castellina, Siberiana, Nottetempo, Milano 2012, 2013, pp. 188.
- Luciana Castellina, Manuale antiretorico dell'Unione Europea. Da dove viene (e dove va) quest'Europa, Manifestolibri, Roma 2016, pp. 176.
- Luciana Castellina, Amori comunisti, Nottetempo, Milano 2018, pp. 272.
- Milena Agus, Luciana Castellina, Guardati dalla mia fame, Nottetempo, Milano 2014, pp. 216.
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Riedizioni
- Giorgio Bocca, partigiani della montagna, Istituto grafico Bertello, 1945, Feltrinelli, Milano 2004, Gedi, Roma 2020, pp. 208, euro 9,90 (in supplemento ai quotidiani "La Repubblica" e "La Stampa").
- Jean-Pierre Vernant (a cura di), L'uomo greco, Laterza, Roma-Bari 1991, Rcs, Milano 2020, pp. 320, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
14. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3856 dell'8 settembre 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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