[Nonviolenza] No. 21



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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 21 del 3 settembre 2020

In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. Luciano Bonfrate: Montesquieu contro Jack lo squartatore. Cinque volte NO alla mutilazione del parlamento
4. L'appello del Comitato donne per il NO al referendum: "E invece NO"
5. L'appello dalla societa' civile: "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"
6. Alfiero Grandi: Costituzione contro populismo ed opportunismo, fare vincere il NO
7. Peppe Sini: Il solito errore. Un minimo commento al testo che precede

1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO

Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".

3. REPETITA IUVANT. LUCIANO BONFRATE: MONTESQUIEU CONTRO JACK LO SQUARTATORE. CINQUE VOLTE NO ALLA MUTILAZIONE DEL PARLAMENTO

Tengo per ferme queste opinioni.
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Primo: pensaci, Giacomino
Che prima di prendere una decisione e' meglio pensarci.
Che dovendo decidere qualcosa che riguarda tutti, e' meglio pensarci tutti.
Che prima di fare uno sbaglio e' meglio pensarci due volte.
Che tutti possiamo sbagliare, perche' tutti siamo fallibili.
La democrazia e' quella procedura per cui le decisioni che riguardano tutti si prendono tutti insieme dopo averle discusse e ridiscusse.
Piu' tempo si discute, e meglio e'.
Piu' persone partecipano alla discussione, e meglio e'.
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Secondo: grazie, signor Montesquieu
Nel nostro ordinamento giuridico democratico e costituzionale il parlamento e' l'organo che fa le leggi.
Quando il governo si sostituisce al parlamento, usurpa un potere che non gli appartiene: il governo ha il potere esecutivo, non quello legislativo.
Il parlamento e' eletto dall'intera popolazione. Gli organi che esercitano gli altri due poteri dello stato, il potere esecutivo e il potere giudiziario, non li elegge il popolo.
I poteri devono essere separati, e devono essere sottoposti a controllo; altrimenti e' la dittatura.
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Terzo: Jack lo squartatore for President
Chi vuole mutilare il parlamento vuole prostituirlo alla volonta' del governo e dei padroni.
Chi vuole mutilare il parlamento vuole  escludere dalle istituzioni tutte le opposizioni rappresentative delle oppresse e degli oppressi.
Chi vuole mutilare il parlamento vuole continuare ad aggredire la democrazia e procedere lungo la via che porta al totalitarismo.
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Quarto: repetita iuvant
I sostenitori del si' alla mutilazione del parlamento governano dal 2018; hanno dato prova di quale sia la loro politica: persecuzioni razziste, omissione di soccorso, crimini contro l'umanita'.
Ripetiamolo: i sostenitori del si' alla mutilazione del parlamento governano dal 2018; hanno dato prova di quale sia la loro politica: persecuzioni razziste, omissione di soccorso, crimini contro l'umanita'.
E ripetiamolo una volta ancora, e che nessuno lo dimentichi: i sostenitori del si' alla mutilazione del parlamento governano dal 2018; hanno dato prova di quale sia la loro politica: persecuzioni razziste, omissione di soccorso, crimini contro l'umanita'.
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Quinto: l'inventore in camicia nera
Il piano di mutilare, imbavagliare ed infine annichilire il parlamento non l'hanno inventato i grillini-casaleggiani adesso, ne' Renzi nel 2016, ne' Berlusconi nel 2006; e neppure Licio Gelli con il piano della P2 dai signori riformatori costituzionali "antipolitici" ed "antiparlamentari" attuali scopiazzato a piene mani: lo invento' Mussolini, e lo mise in atto. Conseguenze di quella presa di potere fascista furono le guerre e i campi di sterminio: soltanto tra il 1939 e il 1945 cinquanta milioni di morti.
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Conclusione: cinque volte NO
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votero' NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano lo renderebbe ancor piu' subalterno al governo e ai padroni, procedendo lungo la china che annientando la divisione e il controllo dei poteri porta alla dittatura.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano lo renderebbe ancora meno rappresentativo del popolo italiano, che vedrebbe cosi' ancor piu' lesa la sua sovranita' sancita dall'art. 1 della Costituzione repubblicana (e' bizzarro che chi vuole mutilare la sovranita' popolare si autoproclami "sovranista": forse fa riferimento a quei "soprani der monno vecchio" di un celebre sonetto del Belli).
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano rende meno democratico, quindi piu' oligarchico, e quindi piu' oppressivo l'ordinamento e il governo del nostro paese.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano e' un'aggressione alla Costituzione repubblicana, e chi disprezza e aggredisce la Costituzione repubblicana opera per il ritorno del fascismo.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano e' parte di un'ideologia e di un progetto che alla ragione ed alla convivenza sostituisce l'odio e la demenza, alla civilta' la barbarie, al rispetto per gli esseri umani la violenza razzista.
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In calce allego due appelli tra i molti che circolano e che meritano di essere letti: il nostro "appello nonviolento per il NO" e l'"appello per il NO di 183 costituzionalisti".
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Allegato primo: Un appello nonviolento per il NO al referendum
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza".
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Allegato secondo: L'appello di 183 costituzionalisti per il NO al referendum
Le ragioni del nostro NO al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari
In risposta all'appello del Direttore della testata online "Huffington Post" Mattia Feltri, pubblicato lo scorso 8 agosto, le sottoscritte e i sottoscritti, docenti, studiose e studiosi di diritto costituzionale, intendono spiegare le ragioni tecniche per le quali si oppongono alla riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari, illustrando i rischi per i principi fondamentali della Costituzione che la revisione comporta.
Si precisa che il presente documento scaturisce da un'iniziativa autonoma e totalmente indipendente sia dal Coordinamento per la democrazia costituzionale (CDC), sia dal Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, cosi' come da ogni altro ente, organismo e associazione, esprimendo considerazioni frutto esclusivamente dell'elaborazione collettiva dei sottoscrittori.
Il testo di legge costituzionale sottoposto alla consultazione referendaria, introducendo una riduzione drastica del numero dei parlamentari (da 945 componenti elettivi delle due Camere si passerebbe a 600), avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato e sulla forma di governo del nostro ordinamento. Tanti motivi inducono a un giudizio negativo sulla riforma: qui si illustrano i principali.
1) La riforma svilisce, innanzitutto, il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica.
I fautori della riforma adducono, a sostegno del "SI'" al referendum, la riduzione di spesa che la modifica della composizione delle Camere determinerebbe. Si tratta, pero', di un argomento inaccettabile non soltanto per l'entita' irrisoria dei tagli di cui si parla, ma anche perche' gli strumenti democratici basilari (come appunto l'istituzione parlamentare) non possono essere sacrificati o depotenziati in base a mere esigenze di risparmio.
La riduzione del numero dei parlamentari non deriverebbe, inoltre, da una riforma ragionata del bicameralismo perfetto (il vigente assetto parlamentare in base al quale le due Camere si trovano nella stessa posizione e svolgono le medesime funzioni). Tale sistema non sarebbe toccato dalla legge costituzionale oggetto del referendum.
Spesso si fa riferimento agli esempi di altri Stati ma non puo' correttamente compararsi il numero dei componenti delle Camere italiane con quello di altre assemblee parlamentari in termini astratti, senza tenere conto del numero degli elettori (e, dunque, del rapporto eletti/elettori). Si trascura, inoltre, che in molti degli ordinamenti assunti come termini di paragone si riscontrano forme di governo e tipi di Stato diversi dai nostri.
2) La riforma presuppone che la rappresentanza nazionale possa essere assorbita nella rappresentanza di altri organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, Consigli comunali, ecc.), contro ogni evidenza storica e contro la giurisprudenza della Corte costituzionale.
I fautori della riforma sostengono ancora che la riduzione del numero dei parlamentari non arrecherebbe alcun danno alle esigenze della rappresentativita' perche' sarebbero gia' tanti gli organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, consigli comunali, ecc.) la cui formazione dipenderebbe dal voto dei cittadini. La rappresentanza nazionale, secondo questa tesi, potrebbe trovare un'espressione parcellizzata in altri luoghi istituzionali. A prescindere, pero', da ogni altra considerazione sul ruolo e sulle competenze degli organi elettivi richiamati (ad esempio, i Consigli regionali italiani non sono paragonabili ai parlamenti degli Stati membri di una federazione), si puo' ricordare che la Corte costituzionale ha chiarito che "solo il Parlamento e' sede della rappresentanza politica nazionale, la quale imprime alle sue funzioni una caratterizzazione tipica ed infungibile".
Basta leggere, del resto, le materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore statale (e considerare l'interpretazione estensiva che di molte di queste materie ha dato la stessa Corte costituzionale nella sua giurisprudenza) per avere un'idea dell'importanza delle Camere.
3) La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori.
Per quanto riguarda la nuova composizione del Senato, alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Cosi', ad esempio, l'Abruzzo, con un milione e trecentomila abitanti, avrebbe diritto a quattro senatori, mentre il Trentino-Alto Adige, con le sue due province autonome e con una popolazione complessiva di un milione di abitanti, avrebbe in tutto sei senatori; e ancora la Liguria, con cinque seggi, avrebbe una rappresentanza al Senato, in sostanza, della sola area genovese.
4) La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto (anche se e' spesso presentata dai suoi sostenitori come un intervento volto a raggiungere gli stessi obiettivi di precedenti progetti di riforma, diretti a rendere piu' efficiente l'istituzione parlamentare).
Come si e' gia' detto, l'attuale riforma non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui elevato numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto. Tale assetto, in teoria, potrebbe anche essere modificato senza alterare in modo cosi' incisivo il numero dei parlamentari, anche solo per il tramite di una contestuale riforma dei regolamenti parlamentari di Camera e Senato. Al contrario, se si considerano i problemi di rappresentanza di alcuni territori regionali che la riforma comporterebbe, risulta che paradossalmente la legge in questione finirebbe con l'aggravare, anziche' ridurre, i problemi del bicameralismo perfetto.
5) La riforma appare ispirata da una logica "punitiva" nei confronti dei parlamentari, confondendo la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. La revisione costituzionale sembra essere espressione di un intento "punitivo" nei confronti dei parlamentari – visti come esponenti di una "casta" parassitaria da combattere con ogni mezzo – ed e' il segno di una diffusa confusione del problema della qualita' dei rappresentanti con il ruolo dell'organo parlamentare. Non e' dato riscontrare, tuttavia, un rapporto inversamente proporzionale tra il numero dei parlamentari e il livello qualitativo degli stessi. Una simile riduzione dei componenti delle Camere penalizzerebbe soltanto la rappresentanza delle minoranze e il pluralismo politico e potrebbe paradossalmente produrre un potenziamento della capacita' di controllo dei parlamentari da parte dei leader dei partiti di riferimento, facilitato dal numero ridotto degli stessi componenti delle Camere.
Non puo' trascurarsi, inoltre, lo squilibrio che si verrebbe a determinare qualora, entrata in vigore la modifica costituzionale, non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, con essa coerente, tale da assicurare – nei limiti del possibile – la rappresentativita' delle Camere e, allo stesso tempo, agevolare la formazione di una maggioranza (sia pur relativamente) stabile di governo.
E' illusorio, in conclusione, pensare alle riforme costituzionali come ad azioni dirette a causare shock a un sistema politico-partitico incapace di autoriformarsi, nella speranza che l'evento traumatico possa innescare reazioni benefiche. Una cattiva riforma non e' meglio di nessuna riforma. Semmai e' vero il contrario. Respingendo questa riforma perche' monca e destabilizzante, ci sarebbe spazio per proposte equilibrate che mantengano intatti i principi fondanti del nostro ordinamento costituzionale; al contrario sarebbe piu' difficile mettere in discussione una riforma appena avallata dal corpo elettorale. Occorrono, in definitiva, interventi idonei ad apportare miglioramenti al sistema nel rispetto della democraticita' e della rappresentativita' delle istituzioni.
Per queste ragioni i sottoscritti voteranno convintamente "NO"!

4. REPETITA IUVANT. L'APPELLO DEL COMITATO DONNE PER IL NO AL REFERENDUM: "E INVECE NO"

Il referendum sul taglio dei parlamentari prevede una riduzione dei seggi in entrambe le Camere, andando a modificare gli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione.
Si passerebbe cosi' da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato, con un taglio complessivo di 345 parlamentari, pari al 36,5%. Tra questi, verrebbero ridotti i parlamentari eletti all'estero (18 a 12).
Con il taglio dei seggi, aumenta il numero di abitanti per parlamentare. Per ciascun deputat* si passa da 96.006 a 151.210 abitanti* e per ciascun senator* da 188.424 a 302.420 abitanti*. Di conseguenza, nel caso di approvazione, sara' necessario ridefinire i collegi elettorali tramite una nuova legge che richiedera' ulteriore tempo per l'approvazione.
Dunque la riforma costituzionale, in assenza di una contestuale riforma elettorale e dei partiti, e' un salto nel buio che compromette la rappresentanza parlamentare e il ruolo stesso del Parlamento.
I vari comitati del No e il documento dei 183 costituzionalisti e costituzionaliste hanno evidenziato in via generale i rischi della riforma che qui sintetizziamo:
- La riforma svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica sia perche' si tratta di risparmi irrisori sia perche' la democrazia ha un valore che non puo' essere sacrificato per esigenze di risparmio.
- La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza dei territori con il rischio che alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Un Senato composto da 200 membri non puo' rappresentare tutte le identita' politiche, sociali, culturali ed economiche se ogni eletto dovra' rappresentare circa 300mila abitanti.
- La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto perche' non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto.
- La riforma confonde la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. Non c'e' nessuna evidenza che diminuendo il numero dei parlamentari se ne innalzi il livello qualitativo. L'unico effetto che sicuramente produce e' una penalizzazione delle minoranze e un abbassamento del pluralismo politico.
- La riforma non prevede che sia garantito un corretto ed essenziale lavoro delle Commissioni al Senato anche per dare l'opportunita' alle minoranze di rappresentare le proprie ragioni. L'eventualita' di accorpare fra loro le Commissioni esistenti non garantisce che le minoranze possano influire proficuamente sui processi decisionali del Parlamento.
- Con il taglio dei parlamentari la selezione delle candidature da parte delle dirigenze dei partiti o degli stessi leader (gia' oggi fortemente guidata non sempre da criteri di competenza ma piuttosto da quelli di fedelta') sarebbe ancor piu' determinata da considerazioni non valoriali.
- Infine se non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, si verrebbe a creare uno squilibrio circa la  rappresentativita' delle Camere tale da non permettere un'agevole formazione di una maggioranza stabile di governo.
A questi argomenti si aggiungono le perplessita' sugli effetti negativi che si avrebbero sulla rappresentanza politica delle donne.
- Mancanza di riforma elettorale e di una legge sulla democrazia interna dei partiti: in assenza di questi interventi – necessariamente correlati – si accentua il potere dei capipartito e l'importanza dei finanziamenti delle lobbies. Le donne sono ancora marginalizzate nei luoghi decisionali politici ed economici, quindi avranno minori chances di essere elette.
- Muta il rapporto con l'elettorato, e dunque con i territori: l'eliminazione di 230 deputati e 115 senatori muta il rapporto di rappresentanza e affievolisce il legame con i territori, penalizzando ad esempio le esperienze delle donne come amministratrici locali. I dati sulle competizioni elettorali mostrano minore visibilita' delle donne nei media e nelle tribune politiche. Risultera' ancora piu' esigua la possibilita' di accesso ai media (che e' decisa dai capipartito) e quindi di essere elette.
- Leadership maschile nei partiti e nei movimenti: l'entrata in Parlamento e' nominalmente aperta a tutti, ma di fatto risulta rigidamente controllata dai partiti. Questo dato mostra di avere un effetto relativamente negativo sulle chances di carriera politica delle donne. La misura prevista nella legge elettorale volta all'incremento della rappresentanza femminile non ha consentito il raggiungimento del 40% di donne elette.
- Ruoli centrali negli organi parlamentari: i dati tendono a confinare la rappresentanza femminile in aree settoriali e a ricostruire situazioni di marginalita' all'interno del Parlamento: e' significativo il fatto che le donne siano assenti in dicasteri importanti quali quelli economici e che siano prevalentemente presenti nelle commissioni parlamentari che trattano questioni tradizionalmente considerate come di pertinenza delle donne.
- Distorsioni sulla rappresentanza territoriale: minore rappresentanza delle regioni piu' piccole e dei partiti minori – se non vi e' un mutamento profondo nei partiti - concentrera' la scelta sui soli candidati uomini, come dimostrano i principali report nazionali e internazionali.
- Mancanza di una campagna informativa e uso di un linguaggio demagogico dell'antipolitica che offende la democrazia parlamentare. E' molto grave che la riforma costituzionale sia priva di un adeguato dibattito pubblico, anche all'interno dei partiti, e comunque si fondi su un linguaggio proprio dell'antipolitica. L'assunto di fondo della riforma si basa sul discredito del ruolo dei parlamentari e dell'Istituzione, ma non si preoccupa affatto di migliorare il processo di formazione delle leggi. La gran parte dei movimenti femministi che hanno promosso norme di garanzia sono mosse dalla convinzione che la democrazia parlamentare e la democrazia paritaria siano strettamente connesse.
Per queste ragioni di fatto la riforma penalizzera' l'elezione delle donne perche' meno rappresentanti significa competizione piu' dura e piu' cooptazione e piu' difficolta' per le donne di essere elette.
Anche per questo come donne e come cittadine voteremo NO al referendum del 20 e 21 settembre!
Prime firmatarie
Antonella Anselmo, Fulvia Astolfi, Paola Manfroni, Laura Onofri, Mia Caielli, Marina Calamo Specchia, Paola Bocci, Michela Marzano, Daniela Colombo, Marcella Corsi, Giovanna Badalassi, Francesca Romana Guarnieri, Carla Marina Lendaro, Stefania Cavagnoli, Giorgia Serughetti, Giovanna Martelli, Lella Palladino, Maura Cossutta, Norma De Piccoli, Anna Maria Buzzetti, Anna Lisa Maccari, Paola d'Orsi , Paola Mereu, Marina Gennari, Orsa Pellion di Persano, Francesca Ricardi, Annalisa Ricardi, Marina Cosi, Michela Quagliano, Cinzia Ballesio, Manuela Ghinaglia, Nadia Mazzardis, Concetta Contini, Simonetta Luciani, Paola Alessandri, Ilaria Boiano, Silvana Appiano, Mirella Ferlazzo, Anna Ruocco, Fernanda Penasso, Beatrice Pizzini, Giusi Fasano, Paola Guazzo, Daniela Aragno, Stefania Graziani, Eleonora Data, Rosanna Paradiso, Maria Luisa Dall'Armi, Micaela Cappellini, Manuela Manera, Marina Ponzetto, Roberta Giangrande, Anna Santarello, Maria Luisa Dodero, Claudia Apostolo, Donatella Caione, Paola Berzano, Sonia Martino, Enrica Guglielmotti, Sofia Massia, Stefanella Campana, Enrica Baricco, Maria Elvira Renzetti, Mariangela Marengo, Vilma Nicolini, Luisella Zanin, Carmen Belloni, Giuliana Brega, Patrizia de Michelis, Maria Letizia Spasari, Patrizia Soldini, Gabriella Anselmi, Susanna Panzieri, Anna Sburlati, Sandra Basaglia, Paola Ferrero...
Per aderire scrivere a: einveceNO.alreferendum at gmail.com

5. REPETITA IUVANT. L'APPELLO DALLA SOCIETA' CIVILE: "REFERENDUM COSTITUZIONALE: NO ALLA GRANDE MENZOGNA"

Il 20 e 21 settembre saremo chiamati a votare sul referendum costituzionale sul taglio del Parlamento, meno 36,5%, riducendo da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori.
Il progetto politico che ha portato al taglio della rappresentanza parlamentare senza ascoltare alternative e critiche e' rapidamente invecchiato, esso si risolve in un attacco al ruolo della rappresentanza parlamentare proprio quando ne andrebbe rilanciato il ruolo di rappresentanza e unificazione dell'Italia.
Di fronte al disastro umano, economico, occupazionale e sociale provocato dalla pandemia e alla gravita' dei problemi che il popolo italiano si trova ad affrontare in questo momento storico, risalta la vacuita' di una politica che, anziche' affrontare i problemi reali, ha cavalcato il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell'antipolitica.
Negli ultimi anni la competizione politica si e' svolta sul filo delle illusioni, sublimando sentimenti di rancore legati al crescente disagio sociale. Si e' creata l'illusione che il disagio sociale sia frutto dei privilegi della casta, che dimezzare le pensioni dei parlamentari sia stato un grande successo popolare, che la nostra vita si possa migliorare discriminando gli immigrati o altre categorie di soggetti deboli, che il disagio politico che nasce dal vuoto della rappresentanza sia colpa delle istituzioni politiche rappresentative, che quindi devono essere ridimensionate, a cominciare dal Parlamento.
La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e' il frutto piu' significativo di questa politica di diseducazione di massa.
Tagliare il numero dei parlamentari non e' solo una questione di numeri o di costi. Si tratta di una riforma destinata ad incidere sulle modalita' di organizzazione della rappresentanza attraverso la quale si esprime e si realizza il principio fondamentale della Repubblica secondo cui la sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione e che attribuisce al parlamento un ruolo centrale nel nostro sistema democratico.
Il percorso di questa riforma costituzionale e' stato alimentato dalla grande menzogna che riducendo il numero dei parlamentari si punisce la casta, mentre, al contrario, si puniscono i cittadini che vedranno diminuita la possibilita' di eleggere un "proprio" rappresentante, si dara' un potere sempre maggiore a chi non ne risponde direttamente agli elettori, proseguendo nella separazione tra cittadini e rappresentanti.
Minando il rapporto fra cittadini e parlamentari, si incide sulla rappresentanza, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, aumenta di conseguenza la distanza fra rappresentato e rappresentante e viene ulteriormente sacrificato il pluralismo, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante.
Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacita' di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese, creando per di piu' squilibri tra le aree territoriali a parita' di popolazione.
Cio' e' tanto piu' grave alla luce della legge elettorale vigente caratterizzata da una forte quota maggioritaria (3/8 dei seggi) con liste bloccate nel proporzionale e voto obbligatoriamente congiunto tra candidato uninominale e lista collegata con l'effetto di comprimere notevolmente la possibilita' dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti.
Il nostro Paese deve affrontare delle grandi sfide di cambiamento per risollevarsi dal disastro provocato dalla pandemia, ma per farlo bisogna sconfiggere l'attitudine della politica a vendere illusioni e a creare falsi miti.
Per questo e' importante respingere la mutilazione della rappresentanza che ci viene proposta con il taglio dei parlamentari oggetto del referendum.
La crisi della rappresentanza politica non si puo' curare riducendo il numero dei rappresentanti ma facendo si' che gli elettori possano tornare a scegliere direttamente i propri rappresentanti di modo che il Parlamento ritorni ad essere il motore della democrazia.
Nel breve tempo che ci separa dalla celebrazione del referendum, grande e' la responsabilita' dei mezzi di comunicazione che hanno il dovere civico di attivare un dibattito pubblico trasparente che fornisca ai cittadini le informazioni essenziali per far si' che il voto sia frutto di una scelta libera e consapevole.
Mobilitiamoci tutti per respingere questo ulteriore sfregio alla nostra democrazia costituzionale.
Roma, 24 giugno 2020
Pietro Adami, Adista, Mario Agostinelli, Francesco Baicchi, Felice Besostri, Mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, Mauro Beschi, Maria Agostina Cabiddu, Antonio Caputo, don Luigi Ciotti, Nicola Colajanni, Elettra Deiana, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Carlo Di Marco, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alfonso Gianni, Raniero La Valle, Silvia Manderino, Tomaso Montanari, Mons. Raffaele Nogaro, Francesco Pallante, Livio Pepino, Antonio Pileggi, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Salme', Antonia Sani, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Emanuele Ungheri, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli, Rina Zardetto ed altri...
Per adesioni inviare una mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com

6. DOCUMENTAZIONE. ALFIERO GRANDI: COSTITUZIONE CONTRO POPULISMO ED OPPORTUNISMO, FARE VINCERE IL NO
[Dal sito www.noaltagliodelparlamento.it, apparso originariamente in Jobsnews online il 4 luglio 2020]

Il governo sotto la pressione del M5Stelle ha costretto la maggioranza parlamentare ad approvare l'imposizione di votare in un'unica giornata per le regioni, per i comuni, per le suppletive dei parlamentari e per il referendum costituzionale. Questo e' l'election day, quasi certamente il 20 e 21 settembre. Anzitutto e' un grave errore che riduce l'autonomia delle regioni su un punto che non meritava questo intervento, mentre e' indispensabile una clausola sul prevalere dell'interesse nazionale sulle iniziative delle regioni in casi come la recente pandemia. Ma la questione di fondo e' la forzatura sul voto referendario per il taglio del parlamento che viene mescolato, quasi nascosto, in una giornata elettorale che mischia argomenti diversi e di fatto non consentira' agli elettori di comprendere il vero oggetto del voto su una materia decisiva come la Costituzione.
La scelta del M5Stelle e' difficile da capire. Il Movimento e' nato con una vocazione a favore dei referendum, cioe' della democrazia diretta nei casi previsti, che per loro natura obbligano a informare gli elettori per consentire di scegliere sulle materie oggetto di voto. Tanto piu' e' necessario decidere informati se si tratta di materia costituzionale, cioe' di interventi sulla legge fondamentale della nostra Repubblica che e' l'architrave di tutto il nostro sistema legislativo, che deve rispondere infatti della sua coerenza con la Costituzione. Inoltre il M5Stelle ha decantato il taglio del parlamento, a torto, come una grande riforma, quindi c'era da aspettarsi che avrebbe fatto di tutto per fare conoscere l'argomento, motivando il taglio del 36,5 % dei parlamentari, chiedendo un voto a favore limpido, a se' stante. A meno che la motivazione vera non sia quella di Casaleggio jr che ha previsto la fine del ruolo del parlamento tra qualche lustro e quindi mettere sotto tiro composizione e ruolo del parlamento sia la premessa per la sua scomparsa, magari per lasciare il posto a piattaforme opache e di parte come quella Rousseau. Il M5Stelle ha il dovere di dire la verita'. Invece no. Il M5Stelle si e' fatto promotore di un'iniziativa per mischiare gli argomenti oggetto del voto pur di portare piu' elettori a votare anche per il referendum non appena si e' reso conto che la sua "bandiera" non riusciva a mobilitare e per il timore che con pochi partecipanti al voto il referendum potessero vincerlo i No. L'election day e' nato cosi', dalla paura di un flop, e quindi l'obiettivo e' stato di portare a votare su tutto pur di portare piu' elettori ai seggi, con buona pace dell'informazione, delle scelte consapevoli.
Le motivazioni per il taglio dei parlamentari erano e restano povere. Si parla di un risparmio al limite del ridicolo di fronte agli 80 miliardi di spese extra gia' decise e di altre che arriveranno per affrontare la crisi sanitaria e le sue conseguenze occupazionali ed economiche. Cifre per di piu' gonfiate pur di dargli un significato che non possono avere. Di Maio e' arrivato a moltiplicare per 10 anni un risparmio gonfiato pur di raggiungere una cifra significativa. La democrazia ha dei costi ma sono costi necessari per fare funzionare la rappresentanza dei cittadini. Se oggi funziona male la responsabilita' e' di un parlamento di nominati dall'alto, da partiti che decidono nelle segrete stanze chi deve stare in parlamento, non i cittadini che cosi' non sono veramente rappresentati perche' non possono scegliere chi deve andare in parlamento e rispondere a loro. Proprio questo e' il punto: tagliando il parlamento i cittadini saranno meno e peggio rappresentati e sappiamo che gia' oggi con le attuali leggi elettorali i parlamentari non sono i rappresentanti ma i nominati dall'alto indicati dai capipartito, perche' da lustri le leggi elettorali non hanno cercato la rappresentanza migliore ma quella piu' fedele ed obbediente. Altrimenti come si spiega che Renzi ha due gruppi parlamentari senza avere partecipato ad elezioni e con sondaggi che sono al massimo al 3%?
Fare un taglio puro e semplice non fa risparmiare e mette in discussione l'architrave della democrazia: la rappresentanza dei cittadini, che puo' e deve essere migliore di quella attuale e sicuramente peggiorera' le cose e dara' l'impressione che i difetti (seri) di funzionamento della democrazia italiana dipendano tutti dal parlamento mentre gravi responsabilita' le hanno i governi che hanno perso l'abitudine e il gusto del confronto parlamentare per imporre invece con decreti, voti di fiducia e ora anche con i dpcm le proprie scelte al parlamento, di fatto rovesciando la gerarchia. Infatti il parlamento dovrebbe essere l'architrave istituzionale, mentre di fatto pian piano e' diventato subalterno alle imposizioni del governo e dei capipartito, aprendo la strada a forti processi di centralizzazione e di personalizzazione della politica. Una strada aperta da Berlusconi 20 anni fa e purtroppo seguita da altri, anche a sinistra, al punto che ormai la personalizzazione e' diventata dominante.
Tutto questo prepara il presidenzialismo, storico cavallo di battaglia della destra che oggi lo ripropone con una raccolta di firme ed altre iniziative che quindi preparano il terreno di ben altri stravolgimenti costituzionali. Gli apprendisti stregoni che hanno proposto il taglio del parlamento, gli opportunismi che hanno lo hanno subito perche' incapaci di parlare chiaro e forte e di condurre una limpida battaglia politica per bloccare questa grave forma di populismo, stanno preparando di fatto il terreno per la destra, perche' al taglio dei parlamentari seguira' un ulteriore indebolimento del parlamento, a cui seguira' un tentativo di forzare la mano per andare al voto politico anticipato per conquistare la maggioranza in parlamento che la riduzione del numero degli eletti e la legge elettorale gia' fatta approvare da Calderoli della Lega, pronta ad entrare in vigore, renderanno del tutto alla portata di mano. Il paradosso e' che il taglio del parlamento, visto come un elisir di lunga vita per il governo, e' probabilmente destinato a farlo cadere e potrebbe aprire la strada alle elezioni anticipate, tanto piu' che chi governera' gestira' ingenti risorse italiane ed europee.
Poco importa se regioni con il doppio e piu' degli abitanti o tutti gli italiani all'estero avranno meno rappresentati del solo Alto Adige, conta che la destra tentera' di conquistare ad ogni costo la maggioranza per mettersi nelle condizioni di eleggere il futuro Presidente della Repubblica, che diventerebbe cosi' non piu' garante supremo della Costituzione e dell'equilibrio tra i poteri ma verrebbe trasformato nel capo della parte politica che ha conquistato la maggioranza. Veramente il M5Stelle pensa con il taglio del parlamento di fermare la destra? Non comprende che prepara in questo modo lo smottamento verso il presidenzialismo e la sua stessa irrilevanza politica? Veramente il Pd, Leu, le altre forze democratiche presenti in parlamento e fuori sono convinte che accontentare, per di piu' senza convinzione, il M5Stelle aiutera' il decollo di una nuova fase politica? Solo un grande timore, ai limiti dell'irrazionale, puo' spingere ad appoggiare scelte come questa che portera' sugli altri partiti della maggioranza non solo l'ombra del capovolgimento di posizione – senza mai avere dato una reale motivazione – che ha reso possibile l'approvazione del taglio del parlamento nella quarta lettura parlamentare. Dopo questa piroetta politica anche il taglio effettivo del parlamento? L'avvio di una fase politica che offre alla destra l'opportunita' di tornare al governo nel modo peggiore dovrebbe imporre a tutti un rinsavimento. Non si cambia la Costituzione, tanto piu' sul ruolo del parlamento senza prendersi una grave, storica, responsabilita' che puo' portare a snaturarla, a cambiarla radicalmente. Eppure era stata definita nel programma del centrosinistra la Costituzione piu' bella del mondo.
Ci saranno pure ragioni importanti se l'Anpi ha gia' detto No e prepara una posizione per il No in cui spendera' figure di grande prestigio. Fermarsi e' ancora possibile. Anzitutto per i ricorsi in campo. Quello del Comitato per il no al taglio del parlamento, quello dei senatori che hanno promosso il referendum e ora il conflitto presso la Corte promosso dalla Regione Basilicata. In ogni caso se si dovesse arrivare al referendum comunque, per respingere questa deriva basta votare No: per la Costituzione contro il populismo e l'opportunismo. Quello che non riescono a fare le forze politiche dovranno farlo persone che non hanno interessi particolari da difendere ma forti convinzioni, che organizzando la campagna per il No, a fianco di importanti soggetti che si stanno schierando, come "l'Espresso", potranno fare appello alla mobilitazione delle coscienze in nome della Costituzione perche' votino No. Forse anche chi ufficialmente si dichiara a favore di questa controriforma iniziera' a convincersi che a volte rRispondere a scelte complicate con l'opportunismo non e' la scelta piu' conveniente ma la peggiore.

7. LE CHIOSE SGRADEVOLI. PEPPE SINI: IL SOLITO ERRORE. UN MINIMO COMMENTO AL TESTO CHE PRECEDE

L'intervento che precede tra molte cose giuste e ragionevoli ne dice una che piu' sbagliata non potrebbe essere. Continua a interpretare e rappresentare il fenomeno grillino come un movimento democratico, mentre invece si tratta di un partito razzista e totalitario.
Se prima dell'ingresso in parlamento si poteva pensare che l'ideologia razzista e fascista di cui erano palesemente impregnati il suo linguaggio e le sue manifestazioni fosse solo un espediente retorico atto ad accumulare consensi da destra per poi fare una politica - diciamo cosi' - pragmatica, la condotta degli eletti dimostro' subito quanto il culto del capo carismatico e tutto cio' che ne consegue fosse invece elemento forte d'identita' e d'irreggimentazione autoritaria; poi l'esperienza di governo grilino-leghista del 2018-2019 dovrebbe aver aperto gli occhi anche ai piu' sonnolenti: quel governo ha imposto scellerate decisioni razziste, fasciste e assassine.
Ed il governo attuale grillino-pd-renziano e spiccioli non solo non ha ancora revocato le abominevoli misure razziste del governo precedente, ma ha dimostrato tutto l'autoritarismo antidemocratico ed antiparlamentare grillino col pervicace abuso dei Dpcm da parte di quel Conte grillino che oggi governa col Pd come ieri con la Lega, e che dei crimini per cui il razzista Salvini andra' presto a processo e' stato complice primo.
Nulla aggiungiamo sul fatto che il partito grillino ha colmato prima il parlamento e quindi successivamente il governo di personaggi la cui improntitudine, irresponsabilita', insipienza e tracotanza hanno dato cosi' tragica prova dinanzi all'emergenza dell'epidemia: se non ci fossero stati un governo centrale mezzo-razzista (e delle giunte regionali del tutto razziste) molte vite umane sarebbero state salvate, che invece sono state perse per l'intempestivita' e l'inadeguatezza delle misure adottate da governanti che di questa strage un giorno dovranno pur rispondere.
Cosicche' dal profonde del cuore preghiamo ogni brava persona di farla finita col raccontarsi favole sui grillini che erano tanto bravi e chissa' perche' sono cambiati; non sono cambiati: erano e sono un'organizzazione razzista e totalitaria, quindi ovviamente antiparlamentare, quindi ovviamente antidemocratica.
Poi, ovviamente, nel sacco grillino ci sono finite (per ingenuita', per sventatezza, per risentimento o per altri motivi) anche persone che invece fasciste e razziste non erano e non sono, ne conosco qualcuna anch'io e con alcune di esse ho anche un forte legame d'amicizia; ma il nocciolo della questione e' che la politica, l'ideologia, il linguaggio stesso del partito-azienda grillino-casaleggiano sono costitutivamente razzisti e fascisti. Altro che democrazia diretta: omissione di soccorso dei naufraghi, persecuzioni razziste e deportazioni sono crimini contro l'umanita'.

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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 21 del 3 settembre 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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