[Nonviolenza] Luciano Bonfrate: Montesquieu contro Jack lo squartatore. Cinque volte NO alla mutilazione del parlamento



LUCIANO BONFRATE: MONTESQUIEU CONTRO JACK LO SQUARTATORE. CINQUE VOLTE NO ALLA MUTILAZIONE DEL PARLAMENTO

Tengo per ferme queste opinioni.
*
Primo: pensaci, Giacomino
Che prima di prendere una decisione e' meglio pensarci.
Che dovendo decidere qualcosa che riguarda tutti, e' meglio pensarci tutti.
Che prima di fare uno sbaglio e' meglio pensarci due volte.
Che tutti possiamo sbagliare, perche' tutti siamo fallibili.
La democrazia e' quella procedura per cui le decisioni che riguardano tutti si prendono tutti insieme dopo averle discusse e ridiscusse.
Piu' tempo si discute, e meglio e'.
Piu' persone partecipano alla discussione, e meglio e'.
*
Secondo: grazie, signor Montesquieu
Nel nostro ordinamento giuridico democratico e costituzionale il parlamento e' l'organo che fa le leggi.
Quando il governo si sostituisce al parlamento, usurpa un potere che non gli appartiene: il governo ha il potere esecutivo, non quello legislativo.
Il parlamento e' eletto dall'intera popolazione. Gli organi che esercitano gli altri due poteri dello stato, il potere esecutivo e il potere giudiziario, non li elegge il popolo.
I poteri devono essere separati, e devono essere sottoposti a controllo; altrimenti e' la dittatura.
*
Terzo: Jack lo squartatore for President
Chi vuole mutilare il parlamento vuole prostituirlo alla volonta' del governo e dei padroni.
Chi vuole mutilare il parlamento vuole  escludere dalle istituzioni tutte le opposizioni rappresentative delle oppresse e degli oppressi.
Chi vuole mutilare il parlamento vuole continuare ad aggredire la democrazia e procedere lungo la via che porta al totalitarismo.
*
Quarto: repetita iuvant
I sostenitori del si' alla mutilazione del parlamento governano dal 2018; hanno dato prova di quale sia la loro politica: persecuzioni razziste, omissione di soccorso, crimini contro l'umanita'.
Ripetiamolo: i sostenitori del si' alla mutilazione del parlamento governano dal 2018; hanno dato prova di quale sia la loro politica: persecuzioni razziste, omissione di soccorso, crimini contro l'umanita'.
E ripetiamolo una volta ancora, e che nessuno lo dimentichi: i sostenitori del si' alla mutilazione del parlamento governano dal 2018; hanno dato prova di quale sia la loro politica: persecuzioni razziste, omissione di soccorso, crimini contro l'umanita'.
*
Quinto: l'inventore in camicia nera
Il piano di mutilare, imbavagliare ed infine annichilire il parlamento non l'hanno inventato i grillini-casaleggiani adesso, ne' Renzi nel 2016, ne' Berlusconi nel 2006; e neppure Licio Gelli con il piano della P2 dai signori riformatori costituzionali "antipolitici" ed "antiparlamentari" attuali scopiazzato a piene mani: lo invento' Mussolini, e lo mise in atto. Conseguenze di quella presa di potere fascista furono le guerre e i campi di sterminio: soltanto tra il 1939 e il 1945 cinquanta milioni di morti.
*
Conclusione: cinque volte NO
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votero' NO all'antiparlamentarismo, NO al fascismo, NO alla barbarie.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano lo renderebbe ancor piu' subalterno al governo e ai padroni, procedendo lungo la china che annientando la divisione e il controllo dei poteri porta alla dittatura.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano lo renderebbe ancora meno rappresentativo del popolo italiano, che vedrebbe cosi' ancor piu' lesa la sua sovranita' sancita dall'art. 1 della Costituzione repubblicana (e' bizzarro che chi vuole mutilare la sovranita' popolare si autoproclami "sovranista": forse fa riferimento a quei "soprani der monno vecchio" di un celebre sonetto del Belli).
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano rende meno democratico, quindi piu' oligarchico, e quindi piu' oppressivo l'ordinamento e il governo del nostro paese.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano e' un'aggressione alla Costituzione repubblicana, e chi disprezza e aggredisce la Costituzione repubblicana opera per il ritorno del fascismo.
Votero' NO perche' la mutilazione del parlamento italiano e' parte di un'ideologia e di un progetto che alla ragione ed alla convivenza sostituisce l'odio e la demenza, alla civilta' la barbarie, al rispetto per gli esseri umani la violenza razzista.
*
In calce allego due appelli tra i molti che circolano e che meritano di essere letti: il nostro "appello nonviolento per il NO" e l'"appello per il NO di 183 costituzionalisti".

Luciano Bonfrate, collaboratore del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo

Viterbo, 2 settembre 2020

Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com
Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile ricevere gratuitamente abbonandosi attraverso il sito www.peacelink.it

* * *

Allegato primo: Un appello nonviolento per il NO al referendum
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza".

* * *

Allegato secondo: L'appello di 183 costituzionalisti per il NO al referendum
Le ragioni del nostro NO al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari
In risposta all'appello del Direttore della testata online "Huffington Post" Mattia Feltri, pubblicato lo scorso 8 agosto, le sottoscritte e i sottoscritti, docenti, studiose e studiosi di diritto costituzionale, intendono spiegare le ragioni tecniche per le quali si oppongono alla riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari, illustrando i rischi per i principi fondamentali della Costituzione che la revisione comporta.
Si precisa che il presente documento scaturisce da un'iniziativa autonoma e totalmente indipendente sia dal Coordinamento per la democrazia costituzionale (CDC), sia dal Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, cosi' come da ogni altro ente, organismo e associazione, esprimendo considerazioni frutto esclusivamente dell'elaborazione collettiva dei sottoscrittori.
Il testo di legge costituzionale sottoposto alla consultazione referendaria, introducendo una riduzione drastica del numero dei parlamentari (da 945 componenti elettivi delle due Camere si passerebbe a 600), avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato e sulla forma di governo del nostro ordinamento. Tanti motivi inducono a un giudizio negativo sulla riforma: qui si illustrano i principali.
1) La riforma svilisce, innanzitutto, il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica.
I fautori della riforma adducono, a sostegno del "SI'" al referendum, la riduzione di spesa che la modifica della composizione delle Camere determinerebbe. Si tratta, pero', di un argomento inaccettabile non soltanto per l'entita' irrisoria dei tagli di cui si parla, ma anche perche' gli strumenti democratici basilari (come appunto l'istituzione parlamentare) non possono essere sacrificati o depotenziati in base a mere esigenze di risparmio.
La riduzione del numero dei parlamentari non deriverebbe, inoltre, da una riforma ragionata del bicameralismo perfetto (il vigente assetto parlamentare in base al quale le due Camere si trovano nella stessa posizione e svolgono le medesime funzioni). Tale sistema non sarebbe toccato dalla legge costituzionale oggetto del referendum.
Spesso si fa riferimento agli esempi di altri Stati ma non puo' correttamente compararsi il numero dei componenti delle Camere italiane con quello di altre assemblee parlamentari in termini astratti, senza tenere conto del numero degli elettori (e, dunque, del rapporto eletti/elettori). Si trascura, inoltre, che in molti degli ordinamenti assunti come termini di paragone si riscontrano forme di governo e tipi di Stato diversi dai nostri.
2) La riforma presuppone che la rappresentanza nazionale possa essere assorbita nella rappresentanza di altri organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, Consigli comunali, ecc.), contro ogni evidenza storica e contro la giurisprudenza della Corte costituzionale.
I fautori della riforma sostengono ancora che la riduzione del numero dei parlamentari non arrecherebbe alcun danno alle esigenze della rappresentativita' perche' sarebbero gia' tanti gli organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, consigli comunali, ecc.) la cui formazione dipenderebbe dal voto dei cittadini. La rappresentanza nazionale, secondo questa tesi, potrebbe trovare un'espressione parcellizzata in altri luoghi istituzionali. A prescindere, pero', da ogni altra considerazione sul ruolo e sulle competenze degli organi elettivi richiamati (ad esempio, i Consigli regionali italiani non sono paragonabili ai parlamenti degli Stati membri di una federazione), si puo' ricordare che la Corte costituzionale ha chiarito che "solo il Parlamento e' sede della rappresentanza politica nazionale, la quale imprime alle sue funzioni una caratterizzazione tipica ed infungibile".
Basta leggere, del resto, le materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore statale (e considerare l'interpretazione estensiva che di molte di queste materie ha dato la stessa Corte costituzionale nella sua giurisprudenza) per avere un'idea dell'importanza delle Camere.
3) La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori.
Per quanto riguarda la nuova composizione del Senato, alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Cosi', ad esempio, l'Abruzzo, con un milione e trecentomila abitanti, avrebbe diritto a quattro senatori, mentre il Trentino-Alto Adige, con le sue due province autonome e con una popolazione complessiva di un milione di abitanti, avrebbe in tutto sei senatori; e ancora la Liguria, con cinque seggi, avrebbe una rappresentanza al Senato, in sostanza, della sola area genovese.
4) La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto (anche se e' spesso presentata dai suoi sostenitori come un intervento volto a raggiungere gli stessi obiettivi di precedenti progetti di riforma, diretti a rendere piu' efficiente l'istituzione parlamentare).
Come si e' gia' detto, l'attuale riforma non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui elevato numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto. Tale assetto, in teoria, potrebbe anche essere modificato senza alterare in modo cosi' incisivo il numero dei parlamentari, anche solo per il tramite di una contestuale riforma dei regolamenti parlamentari di Camera e Senato. Al contrario, se si considerano i problemi di rappresentanza di alcuni territori regionali che la riforma comporterebbe, risulta che paradossalmente la legge in questione finirebbe con l'aggravare, anziche' ridurre, i problemi del bicameralismo perfetto.
5) La riforma appare ispirata da una logica "punitiva" nei confronti dei parlamentari, confondendo la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. La revisione costituzionale sembra essere espressione di un intento "punitivo" nei confronti dei parlamentari – visti come esponenti di una "casta" parassitaria da combattere con ogni mezzo – ed e' il segno di una diffusa confusione del problema della qualita' dei rappresentanti con il ruolo dell'organo parlamentare. Non e' dato riscontrare, tuttavia, un rapporto inversamente proporzionale tra il numero dei parlamentari e il livello qualitativo degli stessi. Una simile riduzione dei componenti delle Camere penalizzerebbe soltanto la rappresentanza delle minoranze e il pluralismo politico e potrebbe paradossalmente produrre un potenziamento della capacita' di controllo dei parlamentari da parte dei leader dei partiti di riferimento, facilitato dal numero ridotto degli stessi componenti delle Camere.
Non puo' trascurarsi, inoltre, lo squilibrio che si verrebbe a determinare qualora, entrata in vigore la modifica costituzionale, non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, con essa coerente, tale da assicurare – nei limiti del possibile – la rappresentativita' delle Camere e, allo stesso tempo, agevolare la formazione di una maggioranza (sia pur relativamente) stabile di governo.
E' illusorio, in conclusione, pensare alle riforme costituzionali come ad azioni dirette a causare shock a un sistema politico-partitico incapace di autoriformarsi, nella speranza che l'evento traumatico possa innescare reazioni benefiche. Una cattiva riforma non e' meglio di nessuna riforma. Semmai e' vero il contrario. Respingendo questa riforma perche' monca e destabilizzante, ci sarebbe spazio per proposte equilibrate che mantengano intatti i principi fondanti del nostro ordinamento costituzionale; al contrario sarebbe piu' difficile mettere in discussione una riforma appena avallata dal corpo elettorale. Occorrono, in definitiva, interventi idonei ad apportare miglioramenti al sistema nel rispetto della democraticita' e della rappresentativita' delle istituzioni.
Per queste ragioni i sottoscritti voteranno convintamente "NO"!

* * *