[Nonviolenza] Telegrammi. 3845



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3845 del 28 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Adesione al digiuno del 28 agosto 2020 promosso dall'appello "E se fossimo noi ad affogare? Adesso basta!"
2. L'appello di 183 costituzionalisti per il NO al referendum
3. Paolo Pombeni: Il taglio dei parlamentari non e' mai un guadagno (2019)
4. Segnalazioni librarie
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. ADESIONE AL DIGIUNO DEL 28 AGOSTO 2020 PROMOSSO DALL'APPELLO "E SE FOSSIMO NOI AD AFFOGARE? ADESSO BASTA!"

Il 28 agosto prendero' parte al digiuno contro la strage degli innocenti nel Mediterraneo.
Aderisco infatti all'appello "E se fossimo noi ad affogare? Adesso basta!" promosso da numerosi movimenti ed esperienze di solidarieta', appello che allego in calce a questa dichiarazione.
*
Ed insieme credo che sia necessario riproporre quattro cose che e' indispensabile fare, per ottenere le quali occorre adesso una vera e propria insurrezione nonviolenta di ogni persona di volonta' buona, di tutte le istituzioni democratiche, dell'intera Italia civile impegnata per la legalita' che salva le vite, impegnata per i diritti umani di tutti gli esseri umani:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
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L'Italia torni alla legalita', alla civilta', all'umanita'.
L'Italia torni al rispetto della vita umana, al rispetto della Costituzione, al rispetto del diritto internazionale, al rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Cessi la strage degli innocenti nel Mediterraneo.
Cessino il razzismo, la schiavitu' e l'apartheid nel nostro paese.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 27 agosto 2020
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Allegato: Il testo integrale dell'appello: "E se fossimo noi ad affogare? Adesso basta!"
Gridare tutta la nostra indignazione, metterci il nostro corpo e non solo la faccia, esigere un cambio di rotta dell'Italia e dell'Europa, complici delle stragi dei migranti, di fronte agli ennesimi crimini di omissione di soccorso! Non ci resta che questo, dopo le ultime tragedie del Mare Nostrum.
Secondo quanto ricostruito da Alarm Phone, il servizio telefonico di Watch The Med dedicato ai migranti in difficolta', la notte tra il 14 e il 15 agosto e' partito dalla Libia un gommone con a bordo 81 persone (inizialmente la notizia parlava di 65). Stando alle telefonate ricevute dai volontari, l'imbarcazione avrebbe cominciato ad avere dei problemi da subito tanto da chiamare in maniera concitata per avere soccorso.
"Eravamo alla deriva quando siamo stati raggiunti da una motovedetta libica con cinque uomini armati a bordo. I miliziani ci hanno detto che ci avrebbero salvati e riportati in Libia se gli davamo i cellulari e i soldi, ma noi non avevamo soldi. E' cominciata una discussione e alla fine loro hanno sparato sul gommone, hanno colpito il motore e alcune taniche di benzina. Ci siamo gettati in acqua, ma molti di noi sono morti".
Nel naufragio, hanno dichiarato alcuni dei 36 superstiti, sono morte 45 persone tra cui cinque bambini, secondo quanto ricostruito dall'Organizzazione internazionale per le migrazione. Ai morti si aggiunge la sorte dei sopravvissuti che, recuperati da un peschereccio, una volta portati sulla terraferma, sono stati trasferiti in un centro di detenzione libico, uno di quelli gestiti dal governo di Tripoli. Si tratterebbe, secondo le prime informazioni, di cittadini provenienti da Senegal, Mali, Ciad e Ghana.
Subito dopo quella strage, in meno di una settimana, ne sono avvenute altre tre: il bilancio totale e' di 100 morti e altre 160 persone sparite dopo aver preso il largo! Non posiamo restare a guardare e a contare senza muoverci!
E' gravissimo che sia proprio l'Italia a finanziare la guardia costiera libica. Il governo italiano continua nei fatti le politiche di respingimento dei migranti violando il diritto internazionale che prevede l'obbligo di accoglienza dei profughi che scappano da guerre e da violazioni di diritti umani. Inoltre l'Italia tiene ancora bloccate nei porti ben quattro navi che potrebbero salvare altri migranti. "Le vostre mani grondano sangue" tuonava il profeta Isaia ai capi responsabili dei crimini contro i piu' indifesi (Is 1,15).
Noi diciamo basta! Con papa Francesco, che domenica scorsa nell'Angelus ha detto con emozione che "Dio ci chiedera' conto di tutte le vittime dei viaggi della speranza", abbiamo a cuore la vita di questi fratelli e sorelle in pericolo e sentiamo piu' che mai il dovere di muoverci per evitare la prossima strage! "I ritardi registrati nei mesi recenti e l'omissione di assistenza, sono inaccettabili e mettono vite umane in situazioni di rischio evitabili" hanno dichiarato giovedi' scorso Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Migranti) e l'Oim. Se continua cosi' tra diversi allarmi inascoltati e mancati interventi delle avremo presto altri morti.
Dobbiamo muoverci anche e soprattutto se e' ancora per molti tempo di vacanza. Anche e soprattutto perche', mentre come ogni agosto, si riaffollano le spiagge italiane (e il Covid ne approfitta), la notizia di questa strage e di questa ennesima detenzione sta passando tranquilla senza clamori. Ne' da parte della politica ne' da parte della Conferenza Episcopale italiana. E siamo molto indignati riguardo le esternazioni del governatore Musumeci che usa i migranti per scopi elettorali.
In tempi difficili per ritrovarci fisicamente proponiamo, a tutti e tutte coloro che hanno a cuore questa causa:
- un digiuno il giorno venerdi' 28 agosto, come segno di protesta contro l'indifferenza e di solidarieta' con i migranti, secondo le modalita' possibili ad ognuno/a.
- una foto da inviare sui social venerdi' 28 agosto con il proprio volto e un cartello con scritto #esefossimonoiadaffogare?Adessobasta!
Nella speranza di poter presto tornare a ritrovarci dal vivo per dire basta a questi crimini con molti altri gesti, restiamo umani, vigilanti e appassionati della giustizia e della dignita' di ogni vita umana.
I primi firmatari: Associazione Casa Amadou, Associazione Laudato si' – Un'alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale, Centro Astalli, Ciac (Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione), Cimi (Conferenza degli Istituti Missionari italiani), Comitato 3 ottobre, Commissione Giustizia e Pace dei Missionari Comboniani, Comunita' comboniana di Castelvolturno (Ce), Emmaus Italia, Fondazione Casa della carita' (Angelo Abriani), Gim (Giovani Impegno Missionario), Gruppo Abele, Libera, Nigrizia, ResQ - People Saving People, Suam (Segretariato unitario animazione missionaria degli Istituti missionari)
Per adesioni (personali e di gruppi, associazioni, etc.) scrivere a: redazione at nigrizia.it

2. DOCUMENTI. L'APPELLO DI 183 COSTITUZIONALISTI PER IL NO AL REFERENDUM
[Dal sito www.huffingtonpost.it riprendiamo questo appello sottoscritto da 183 costituzionalisti pubblicato il 24 agosto 2020]

Le ragioni del nostro NO al referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari
In risposta all'appello del Direttore della testata online "Huffington Post" Mattia Feltri, pubblicato lo scorso 8 agosto, le sottoscritte e i sottoscritti, docenti, studiose e studiosi di diritto costituzionale, intendono spiegare le ragioni tecniche per le quali si oppongono alla riforma sulla riduzione del numero dei parlamentari, illustrando i rischi per i principi fondamentali della Costituzione che la revisione comporta.
Si precisa che il presente documento scaturisce da un'iniziativa autonoma e totalmente indipendente sia dal Coordinamento per la democrazia costituzionale (CDC), sia dal Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, cosi' come da ogni altro ente, organismo e associazione, esprimendo considerazioni frutto esclusivamente dell'elaborazione collettiva dei sottoscrittori.
Il testo di legge costituzionale sottoposto alla consultazione referendaria, introducendo una riduzione drastica del numero dei parlamentari (da 945 componenti elettivi delle due Camere si passerebbe a 600), avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato e sulla forma di governo del nostro ordinamento. Tanti motivi inducono a un giudizio negativo sulla riforma: qui si illustrano i principali.
1) La riforma svilisce, innanzitutto, il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentativita', senza offrire vantaggi apprezzabili ne' sul piano dell'efficienza delle istituzioni democratiche ne' su quello del risparmio della spesa pubblica.
I fautori della riforma adducono, a sostegno del "SI'" al referendum, la riduzione di spesa che la modifica della composizione delle Camere determinerebbe. Si tratta, pero', di un argomento inaccettabile non soltanto per l'entita' irrisoria dei tagli di cui si parla, ma anche perche' gli strumenti democratici basilari (come appunto l'istituzione parlamentare) non possono essere sacrificati o depotenziati in base a mere esigenze di risparmio.
La riduzione del numero dei parlamentari non deriverebbe, inoltre, da una riforma ragionata del bicameralismo perfetto (il vigente assetto parlamentare in base al quale le due Camere si trovano nella stessa posizione e svolgono le medesime funzioni). Tale sistema non sarebbe toccato dalla legge costituzionale oggetto del referendum.
Spesso si fa riferimento agli esempi di altri Stati ma non puo' correttamente compararsi il numero dei componenti delle Camere italiane con quello di altre assemblee parlamentari in termini astratti, senza tenere conto del numero degli elettori (e, dunque, del rapporto eletti/elettori). Si trascura, inoltre, che in molti degli ordinamenti assunti come termini di paragone si riscontrano forme di governo e tipi di Stato diversi dai nostri.
2) La riforma presuppone che la rappresentanza nazionale possa essere assorbita nella rappresentanza di altri organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, Consigli comunali, ecc.), contro ogni evidenza storica e contro la giurisprudenza della Corte costituzionale.
I fautori della riforma sostengono ancora che la riduzione del numero dei parlamentari non arrecherebbe alcun danno alle esigenze della rappresentativita' perche' sarebbero gia' tanti gli organi elettivi (Parlamento europeo, Consigli regionali, consigli comunali, ecc.) la cui formazione dipenderebbe dal voto dei cittadini. La rappresentanza nazionale, secondo questa tesi, potrebbe trovare un'espressione parcellizzata in altri luoghi istituzionali. A prescindere, pero', da ogni altra considerazione sul ruolo e sulle competenze degli organi elettivi richiamati (ad esempio, i Consigli regionali italiani non sono paragonabili ai parlamenti degli Stati membri di una federazione), si puo' ricordare che la Corte costituzionale ha chiarito che "solo il Parlamento e' sede della rappresentanza politica nazionale, la quale imprime alle sue funzioni una caratterizzazione tipica ed infungibile".
Basta leggere, del resto, le materie attribuite dalla Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore statale (e considerare l'interpretazione estensiva che di molte di queste materie ha dato la stessa Corte costituzionale nella sua giurisprudenza) per avere un'idea dell'importanza delle Camere.
3) La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori.
Per quanto riguarda la nuova composizione del Senato, alcune Regioni finirebbero con l'essere sottorappresentate rispetto ad altre. Cosi', ad esempio, l'Abruzzo, con un milione e trecentomila abitanti, avrebbe diritto a quattro senatori, mentre il Trentino-Alto Adige, con le sue due province autonome e con una popolazione complessiva di un milione di abitanti, avrebbe in tutto sei senatori; e ancora la Liguria, con cinque seggi, avrebbe una rappresentanza al Senato, in sostanza, della sola area genovese.
4) La riforma non eliminerebbe ma, al contrario, aggraverebbe i problemi del bicameralismo perfetto (anche se e' spesso presentata dai suoi sostenitori come un intervento volto a raggiungere gli stessi obiettivi di precedenti progetti di riforma, diretti a rendere piu' efficiente l'istituzione parlamentare).
Come si e' gia' detto, l'attuale riforma non introduce alcuna differenziazione tra le due Camere ma si limita semplicemente a ridurne i componenti, il cui elevato numero costituisce una caratteristica del Parlamento e non del bicameralismo perfetto. Tale assetto, in teoria, potrebbe anche essere modificato senza alterare in modo cosi' incisivo il numero dei parlamentari, anche solo per il tramite di una contestuale riforma dei regolamenti parlamentari di Camera e Senato. Al contrario, se si considerano i problemi di rappresentanza di alcuni territori regionali che la riforma comporterebbe, risulta che paradossalmente la legge in questione finirebbe con l'aggravare, anziche' ridurre, i problemi del bicameralismo perfetto.
5) La riforma appare ispirata da una logica "punitiva" nei confronti dei parlamentari, confondendo la qualita' dei rappresentanti con il ruolo stesso dell'istituzione rappresentativa. La revisione costituzionale sembra essere espressione di un intento "punitivo" nei confronti dei parlamentari – visti come esponenti di una "casta" parassitaria da combattere con ogni mezzo – ed e' il segno di una diffusa confusione del problema della qualita' dei rappresentanti con il ruolo dell'organo parlamentare. Non e' dato riscontrare, tuttavia, un rapporto inversamente proporzionale tra il numero dei parlamentari e il livello qualitativo degli stessi. Una simile riduzione dei componenti delle Camere penalizzerebbe soltanto la rappresentanza delle minoranze e il pluralismo politico e potrebbe paradossalmente produrre un potenziamento della capacita' di controllo dei parlamentari da parte dei leader dei partiti di riferimento, facilitato dal numero ridotto degli stessi componenti delle Camere.
Non puo' trascurarsi, inoltre, lo squilibrio che si verrebbe a determinare qualora, entrata in vigore la modifica costituzionale, non si avesse anche una modifica della disciplina elettorale, con essa coerente, tale da assicurare – nei limiti del possibile – la rappresentativita' delle Camere e, allo stesso tempo, agevolare la formazione di una maggioranza (sia pur relativamente) stabile di governo.
E' illusorio, in conclusione, pensare alle riforme costituzionali come ad azioni dirette a causare shock a un sistema politico-partitico incapace di autoriformarsi, nella speranza che l'evento traumatico possa innescare reazioni benefiche. Una cattiva riforma non e' meglio di nessuna riforma. Semmai e' vero il contrario. Respingendo questa riforma perche' monca e destabilizzante, ci sarebbe spazio per proposte equilibrate che mantengano intatti i principi fondanti del nostro ordinamento costituzionale; al contrario sarebbe piu' difficile mettere in discussione una riforma appena avallata dal corpo elettorale. Occorrono, in definitiva, interventi idonei ad apportare miglioramenti al sistema nel rispetto della democraticita' e della rappresentativita' delle istituzioni.
Per queste ragioni i sottoscritti voteranno convintamente "NO"!
*
Promotori: Alessandro Morelli, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Messina; Fiammetta Salmoni, Professoressa ordinaria di diritto pubblico, Universita' Telematica degli Studi di Roma Guglielmo Marconi; Michele Della Morte, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi del Molise; Marina Calamo Specchia, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale comparato, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro; Vincenzo Casamassima, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' del Sannio di Benevento.
Firmano (in ordine alfabetico):
1. Fulvia Abbondante, Ricercatrice di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
2. Ugo Adamo, Assegnista di ricerca di diritto costituzionale, Universita' degli Studi Magna Graecia di Catanzaro
3. Cristiano Aliberti, Ricercatore di diritto pubblico, Universita' degli Studi Roma Tre
4. Umberto Allegretti, gia' Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Firenze
5. Carlo Amirante, gia' Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
6. Adele Anzon, gia' Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi Tor Vergata di Roma
7. Antonio Arena, Assegnista di ricerca di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Messina
8. Marco Armanno, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Palermo
9. Paolo Armaroli, gia' Professore ordinario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Genova
10. Francesca Bailo, Ricercatrice a tempo determinato. Universita' degli Studi di Genova
11. Enzo Balboni, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' Cattolica di Milano
12. Vincenzo Baldini, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
13. Rosa Basile, Ricercatrice di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Messina
14. Francesco Saverio Bertolini, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Teramo
15. Cristina Bertolino, Professoressa associata di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Torino
16. Marco Betzu, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Cagliari
17. Raffaele Bifulco, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi Luiss Guido Carli
18. Felice Blando, Ricercatore di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Palermo
19. Salvatore Bonfiglio, Professore associato di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Roma Tre
20. Monica Bonini, Professoressa associata di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Milano Bicocca
21. Andrea Bonomi, Ricercatore a tempo determinato, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
22. Roberto Borrello, Professore ordinario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Siena
23. Giuditta Brunelli, Professoressa ordinaria di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Ferrara
24. Fernanda Bruno, gia' Professoressa ordinaria di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
25. Gaetano Bucci, Ricercatore di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
26. Camilla Buzzacchi, Professoressa ordinaria di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Milano Bicocca
27. Giulia Caravale, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
28. Maria Cristina Cabiddu, Professoressa ordinaria di diritto pubblico, Politecnico di Milano
29. Mia Caielli, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli studi di Torino
30. Marina Calamo Specchia, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale comparato, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
31. Quirino Camerlengo, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Pavia
32. Laura Cappuccio, Professoressa associata di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
33. Giuliana Giuseppina Carboni, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Sassari
34. Paolo Caretti, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Firenze
35. Rossana Carida', Professoressa associata di diritto pubblico, Universita' degli Studi Magna Graecia di Catanzaro
36. Sara Carnovali, Dottoressa di ricerca in diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Milano
37. Vincenzo Casamassima, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' del Sannio di Benevento
38. Rino Casella, Professore associato di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Pisa
39. Fabrizio Cassella, Professore ordinario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Torino
40. Massimo Cavino, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro"
41. Eleonora Ceccherini, Professoressa associata di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Genova
42. Marcello Cecchetti, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Sassari
43. Alfonso Celotto, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
44. Omar Chessa, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Sassari
45. Anna Ciammariconi, Ricercatrice di diritto pubblico comparato. Universita' degli Studi di Teramo
46. Pietro Ciarlo, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Cagliari
47. Ines Ciolli, Professoressa associata di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
48. Anna Maria Citrigno, Ricercatrice di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Messina
49. Giovanni Coinu, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Cagliari
50. Gian Luca Conti, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Pisa
51. Giovanni Cordini, Professore ordinario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Pavia
52. Pasquale Costanzo, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Genova
53. Matteo Cosulich, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Trento
54. Entela Cukani, Assegnista di ricerca di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi del Salento
55. Giovanni D’Alessandro, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' Telematica degli Studi di Roma Niccolo' Cusano
56. Maria Elisa D'Amico, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Milano
57. Luigi D'Andrea, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Messina
58. Marco Dani, Professore associato di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Trento
59. Antonio D'Atena, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Roma Tor Vergata
60. Luciana De Grazia, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Palermo
61. Michele Della Morte, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi del Molise
62. Bruno De Maria, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
63. Francesco Raffaello De Martino, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi del Molise
64. Giovanna De Minico, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
65. Gianmario Demuro, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Cagliari
66. Andrea De Petris, Ricercatore di diritto costituzionale, Universita' Giustino Fortunato di Benevento
67. Valeria De Santis, Ricercatrice di diritto pubblico, Universita' degli Studi Parthenope di Napoli
68. Giovanni Di Cosimo, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Macerata
69. Maria Dicosola, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
70. Alfonso Di Giovine, Professore emerito di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Torino
71. Angela Di Gregorio, Professoressa ordinaria di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Milano
72. Enzo Di Salvatore, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Teramo
73. Mario Esposito, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi del Salento
74. Laura Fabiano, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
75. Gianluca Famiglietti, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Pisa
76. Gennaro Ferraiuolo, Ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
77. Gianni Ferrara, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
78. Daniele Ferrari, Dottore di ricerca in diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Genova
79. Justin Frosini, Professore associato di diritto pubblico comparato, Universita' Luigi Bocconi di Milano
80. Davide Galliani, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Milano
81. Silvio Gambino, Professore emerito di diritto pubblico comparato Universita' della Calabria
82. Paolo Giangaspero, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Trieste
83. Federico Girelli, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' Telematica degli Studi di Roma Niccolo' Cusano
84. Daniele Granara, Ricercatore di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Genova
85. Andrea Gratteri, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Pavia
86. Maria Cristina Grisolia, gia' Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Firenze
87. Enrico Grosso, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Torino
88. Cosimo Pietro Guarini, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
89. Carlo Iannello, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
90. Antonio Iannuzzi, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi Roma Tre
91. Emma A. Imparato, Professoressa associata di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Napoli L'Orientale
92. Giuseppe Laneve, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Macerata
93. Salvatore La Porta, Ricercatore di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Milano Bicocca
94. Eva Lehner, Ricercatrice di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Siena
95. Sara Lieto, ricercatrice a tempo determinato di diritto pubblico, Universita' degli Studi Parthenope di Napoli
96. Aldo Loiodice, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
97. Andrea Lollo, ricercatore a tempo determinato di diritto costituzionale, Universita' Magna Graecia di Catanzaro
98. Fabio Longo, Ricercatore universitario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Torino
99. Donatella Loprieno, Ricercatrice di diritto pubblico, Universita' della Calabria
100. Laura Lorello, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Palermo
101. Federico Losurdo, Ricercatore a tempo determinato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Urbino Carlo Bo
102. Alberto Lucarelli, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
103. Giovanni Luchena, Professore associato di diritto pubblico dell'economia, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
104. Patrizia Macchia, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Torino
105. Gianfranco Macri', Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Salerno
106. Gabriele Maestri, Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Scienze politiche, Universita' degli Studi Roma Tre
107. Patrizia Magaro', Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Genova
108. Maurizio Malo, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Padova
109. Michela Manetti, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Siena
110. Raffaele Manfrellotti, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
111. Giuseppe Marazzita, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Teramo
112. Gianluca Marolda, Dottore di ricerca in diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum
113. Francesco Marone, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' Suor Orsola Benincasa di Napoli
114. Pamela Martino, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
115. Pietro Masala, Ricercatore a tempo determinato, Universita' degli Studi di Siena
116. Ilenia Massa Pinto, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Torino
117. Anna Mastromarino, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Torino
118. Giuditta Matucci, Ricercatrice di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Pavia
119. Alessandro Mazzitelli, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi della Calabria
120. Luigi Melica, Professore ordinario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi del Salento
121. Luca Mezzetti, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum
122. Roberto Miccu', Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
123. Giovanna Montella, Ricercatrice di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
124. Alessandro Morelli, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Messina
125. Giovanni Moschella, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Messina
126. Angela Musumeci, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Teramo
127. Ilario Nasso, Dottore di ricerca in diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Bologna, e magistrato
128. Anna Maria Nico, Professoressa ordinaria di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
129. Raffaella Niro, Professoressa associata di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Macerata
130. Walter Nocito, Ricercatore di diritto pubblico, Universita' della Calabria
131. Alessandro Pace, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
132. Saulle Panizza, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Pisa
133. Claudio Panzera, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' Mediterranea di Reggio Calabria
134. Stefania Parisi, Professoressa associata di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
135. Fulvio Pastore, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
136. Barbara Pezzini, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Bergamo
137. Paola Piciacchia, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
138. Roberto Pinardi, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Modena e Reggio Emilia
139. Andrea Pisaneschi, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Siena
140. Marco Plutino, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' di Cassino e del Lazio Meridionale
141. Giovanni Poggeschi, Professore associato di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi del Salento
142. Anna Maria Poggi, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Torino
143. Daniele Porena, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Perugia
144. Salvatore Prisco, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
145. Andrea Pugiotto, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Ferrara
146. Fernando Puzzo, Ricercatore di diritto pubblico, Universita' della Calabria
147. Maria Letteria Quattrocchi, Ricercatrice di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Messina
148. Alberto Randazzo, Ricercatore a tempo determinato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Messina
149. Francesca Rescigno, Professoressa associata di Istituzioni di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Bologna Alma Mater Studiorum
150. Giuseppe Ugo Rescigno, Professore emerito di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
151. Antonio Riviezzo, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Siena
152. Raffaele Guido Rodio, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli studi di Bari Aldo Moro
153. Maria Grazia Rodomonte, Professoressa associata di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza"
154. Graziella Romeo, Ricercatrice a tempo determinato di diritto pubblico, Universita' degli Studi Bocconi di Milano
155. Laura Ronchetti, Ricercatrice a tempo determinato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi del Molise
156. Monica Rosini, Ricercatrice a tempo determinato di diritto pubblico, Libera Universita' di Bolzano
157. Antonio Ruggeri, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Messina
158. Fiammetta Salmoni, Professoressa ordinaria di diritto pubblico, Universita' Telematica degli Studi di Roma Guglielmo Marconi
159. Lucia Scaffardi, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Parma
160. Simone Scagliarini, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi di Modena e Reggio Emilia
161. Lucia Sciannella, Professoressa associata di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Teramo
162. Vincenzo Sciarabba, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Genova
163. Michele Scudiero, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
164. Massimo Siclari, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi Roma Tre
165. Giorgio Sobrino, Ricercatore a tempo determinato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Torino
166. Giusi Sorrenti, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Messina
167. Giovanni Tarli Barbieri, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Firenze
168. Giuseppe Tesauro, Presidente emerito della Corte costituzionale
169. Massimo Togna, Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparate, professore a contratto di Information Law and Ethics, Universita' degli Studi dell'Aquila
170. Roberto Toniatti, Professore ordinario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Trento
171. Vincenzo Tondi della Mura, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' del Salento
172. Alessandro Torre, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
173. Dario Elia Tosi, Professore associato di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Torino
174. Michele Troisi, Professore associato di diritto pubblico, Universita' degli Studi del Salento
175. Lara Trucco, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Genova
176. Luigi Ventura, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi Magna Graecia di Catanzaro
177. Paolo Veronesi, Professore ordinario di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Ferrara
178. Luca Vespignani, Professore associato di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Modena e Reggio Emilia
179. Massimo Villone, Professore emerito di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Napoli Federico II
180. Lorenza Violini, Professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Universita' degli Studi di Milano
181. Maria Paola Viviani Schlein, Professoressa ordinaria di diritto pubblico comparato, Universita' dell'Insubria
182. Luigi Volpe, gia' Professore ordinario di diritto pubblico comparato, Universita' degli Studi di Bari Aldo Moro
183. Jens Woelk, Professore ordinario di diritto pubblico, Universita' di Trento

3. DOCUMENTAZIONE. PAOLO POMBENI: IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI NON E' MAI UN GUADAGNO (2019)
[Dal "Quotidiano del Sud" del 28 settembre 2019]

Ma davvero il taglio di 345 parlamentari fra Camera e Senato e' una riforma epocale? E' curioso che a crederlo siano soltanto i Cinque Stelle che ne hanno fatto una delle loro bandierine. Gli altri si sono sempre accodati per ottenere in cambio da M5S il supporto ad altre manovre che interessavano loro di piu', come e' stato nel caso della Lega, oppure perche' era il prezzo che bisognava pagare per averli alleati nella maggioranza di governo, come e' il caso del Pd+Leu.
Non c'e' grande condivisione in giro, sebbene i pentastellati si diano da fare per sostenere che si guadagneranno un sacco di soldi: l'ultimo annuncio trionfale parla di un miliardo di risparmi in 10 anni con cui, spiegano da bravi ragionieri della domenica sul loro blog, si possono realizzare 133 nuove scuole, o 67mila aule, acquistare qualcosa come 13mila ambulanze. Oppure assumere 25mila infermieri o 11mila medici. Anche i trasporti potrebbero giovarsi di questo miliardo di nuove risorse con 133 treni nuovi.
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Risorse in dieci anni
Sono chiaramente conteggi da demagoghi in libera uscita, perche' stiamo parlando di risorse rosicchiate in 10 anni, dunque di cifre che volendo si possono ricavare da altre fonti, e non e' chiaro se si possono fare tutte le cose che elencano o se e' una lista all'interno di cui poi si dovra' scegliere. La domanda da porsi e' differente e suona così: ma davvero i soldi per far funzionare la rappresentanza popolare, cioe' la democrazia, sono soldi buttati che sarebbe meglio spendere per altre cose?
Argomentando come sembrano fare i Cinque Stelle, si tende a far passare il messaggio che nella sostanza i parlamentari sono dei parassiti che pesano sulla spesa pubblica senza che ci sia alcun ritorno. Sarebbe curioso ricordare che tutti i regimi antidemocratici hanno sostenuto cose simili, salvo poi guardarsi bene dall'abolire i parlamenti in cui far sedere, pagandoli, i loro uomini.
Per onesta' si deve ricordare che questo argomento del "taglio delle poltrone" non e' stato usato solo dalle destre o dai Cinque Stelle. Il Pd di Renzi, quando faceva propaganda per il si' al referendum sulla riforma costituzionale del suo governo che tagliava un po' di seggi, soprattutto al Senato, faceva ricorso in un volantino ufficiale alla stessa argomentazione: stiamo tagliando i costi della politica. Inutile poi lamentarsi se queste affermazioni diventano un luogo comune a cui si deve pagare un tributo.
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Il calcolo pericoloso
Ovviamente il numero attuale dei parlamentari italiani non e' un comandamento scritto nelle Tavole della Legge: si puo' benissimo discutere se sia congruo rispetto al fine che si vuole raggiungere, cioe' dare articolata rappresentanza al sentire politico del paese. Quel che e' pericoloso e' stabilire che la valutazione di questa congruita' sia da misurare sulla base del "quanto ci costa", perche' non stiamo parlando ne' di una spesa voluttuaria ne' di una spesa inutile.
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La resa tattica del Pd
In una democrazia matura suscita sospetto che si sia varata una riconsiderazione del numero dei parlamentari senza alcuna riflessione sulle sue implicazioni, solo per portare un po' di fascine sul falo' dell'antipolitica che e' gia' ben alimentato.
La resa del Pd a questa demagogia e' comprensibile nella contingenza tattica, visto il potere di ricatto che ha un M5S fra il resto in grande tensione per le sue fibrillazioni interne. Mettere a rischio il governo in questa fase delicata, dopo le tempeste agostane e con la legge finanziaria che avvia il suo iter, era oggettivamente impensabile. Tuttavia ce' da chiedersi se sia sufficiente a salvare il salvabile convincersi che la faccenda sara' regolata con una ennesima riforma del sistema elettorale.
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Il mantra populista
Dubitiamo che con questa operazione si possa veramente disinnescare il messaggio antipolitico che viene dal taglio dei parlamentari cosi' come si sta facendo. Innanzitutto perche' si tende a riforme che sono a loro volta dei mantra populisti, si veda l'ipotesi di dare il voto per il Senato anche ai diciottenni.
Qui non e' questione che davvero restringendo il voto a classi di eta' un po' piu' mature si abbia un tipo di rappresentanza almeno un poco diverso secondo l'illusione che al proposito ebbero i Costituenti. Si tratta piuttosto di prendere coscienza che si va ad accentuare il carattere di "camera fotocopia" del Senato, rafforzando un bicameralismo paritario che, quello si', e' uno spreco di risorse istituzionali senza giustificazione eccetto in casi molto limitati (quando la doppia lettura di una legge molto importante puo' essere davvero un momento di decantazione).
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La sfida tra fazioni
Per il resto il lavoro per la riforma elettorale verra' letto dalla pubblica opinione come l'ennesima sfida tra fazioni ciascuna interessata a trovare il meccanismo (la porcata, per dirla col costituzionalista Calderoli) che la favorisca a detrimento dell'avversario.
Non e' un modo per stabilizzare un paese che ha grande necessita' di ritrovare un equilibrio nella sua convivenza e che deve dunque rimodulare i suoi strumenti di governo in vista di questo fine. Una classe politica che vive nell'autoreferenzialita' delle convention dei suoi fan (regolarmente scambiate per "il popolo") non riesce a prendere coscienza di questa necessita', ma prima o poi sara' costretta a farlo dalla delegittimazione che travolgera' tutti.
Perche' populisti e demagoghi si illudono sempre di poter delegittimare gli avversari a proprio vantaggio, ma dovrebbero sapere che quella e' una valanga che messa a rotolare alla fine travolge tutti.

4. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa, Bompiani, Milano 1977, 1985, pp. XVIII + 242.
- Giuliana Morandini, La voce che e' in lei. Antologia della narrativa femminile italiana tra '800 e '900, Bompiani, Milano 1980, pp. II + 400.
- Carla Ravaioli, Il pianeta degli economisti ovvero l'economia contro il pianeta, Isedi, Torino 1992, pp. 234.
- Carla Ravaioli, Maschio per obbligo, Bompiani, Milano 1973, 1979, pp. 320.
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Riedizioni
- Murakami Haruki, L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, Einaudi, Torino 2014, 2017, Rcs, Milano 2020, pp. IV + 284, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Gianfranco Ravasi, La paternita' divina nella Bibbia, Mondadori, Milano 2020, pp. 102, euro 5,90.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3845 del 28 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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