[Nonviolenza] No. 13



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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 13 del 26 agosto 2020

In questo numero:
1. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
2. Il testo del quesito referendario
3. Domenico Gallo: La posta in gioco nel referendum
4. Gianpiero Landi: Perche' votero' NO al referendum sul taglio dei parlamentari
5. Massimo Teodori: Il taglio dei parlamentari e' solo espressione del becero antiparlamentarismo dei 5 Stelle
6. Nadia Urbinati: L'illusione che il taglio dei parlamentari punisca la casta
7. Maria Elena Capitanio intervista Michele Della Morte: "Il taglio dei parlamentari e' una trappola"
8. Un appello dalla societa' civile: "Referendum costituzionale: NO alla grande menzogna"
9. Associazione nazionale partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO al referendum del 20-21 settembre

1. APPELLI. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE

Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.

2. MATERIALI. IL TESTO DEL QUESITO REFERENDARIO

Il testo del quesito referendario e' il seguente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari', approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?".

3. RIFLESSIONE. DOMENICO GALLO: LA POSTA IN GIOCO NEL REFERENDUM
[Dal sito www.volerelaluna.it riprendiamo il seguente intervento del 21 agosto 2020 dal titolo "La posta in gioco nel referendum"]

Manca meno di un mese: il 20 e 21 settembre saremo chiamati alle urne per approvare o respingere la riforma che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione al fine di ridurre il numero dei parlamentari: da 630 a 400 alla Camera dei Deputati, da 315 a 200 al Senato.
Non dimentichiamo che nell'ultima votazione alla Camera l'8 ottobre 2019 la riforma fu approvata quasi all'unanimita' in quanto tutti i partiti si espressero a favore, salvo dissensi individuali. Il giorno dell'approvazione dinanzi alla Camera fu inscenata una manifestazione durante la quale il capo politico dei 5Stelle, con delle forbici enormi taglio' platealmente una striscia di poltrone di cartone fra il tripudio generale, com'era avvenuto un anno prima quando lo stesso personaggio aveva annunciato l'abolizione della poverta'.
Non v'e' dubbio che all'epoca la riforma godeva di una grande popolarita' poiche' dava l'impressione al cittadino comune di aver messo a segno un risultato importante tagliando le poltrone alla casta. Una popolarita' che i partiti, che pure nelle precedenti votazioni avevano votato contro, non avevano voluto sfidare, al punto che la stessa richiesta di sottoporre la riforma al referendum popolare appariva come una sfida al buon senso. Il referendum fu fissato dal governo a tambur battente per il 29 marzo 2020 per evitare che il passare del tempo potesse smorzare l'onda del consenso che aveva cominciato ad affievolirsi, sennonche' l'emergenza generata dalla pandemia ha scombinato questi piani.
Il disastro sanitario, economico, politico e sociale provocato dalla pandemia ci ha posto di fronte a problemi drammatici rispetto ai quali emerge tutta la vacuita' di una politica che, invece di affrontare i problemi e i bisogni reali della gente, ha cavalcato il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell'antipolitica. Questa politica ha creato l'illusione che il disagio sociale sia frutto dei privilegi della casta, che dimezzare le pensioni dei parlamentari sia stato un grande successo popolare, che la nostra vita si possa migliorare discriminando gli immigrati o altre categorie di soggetti deboli, che il disagio politico che nasce dal vuoto della rappresentanza sia colpa delle istituzioni politiche rappresentative, che quindi devono essere ridimensionate, a cominciare dal Parlamento.
La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e' il frutto piu' significativo di questa politica di diseducazione di massa. Quando le illusioni guidano la politica non c'e' salvezza: basti pensare al disastro creato un secolo fa dal mito della "vittoria mutilata", che provoco' l'avvento del fascismo.
Adesso e' giunto il tempo delle scelte, il tempo di fare i conti con la realta'. Dobbiamo chiederci: avere meno rappresentanti ci consentira' di far sentire meglio la nostra voce quando chiederemo giustizia sociale, investimenti, distribuzione equa delle risorse, un lavoro e una vita decente per tutti?
E' vero che e' profondamente radicato un sentimento antipolitico, certamente non ingiustificato, ma e' una grande menzogna che col taglio del Parlamento si punisca la casta. Rimpicciolendo il Parlamento la casta diventera' ancora piu' oligarchica e per i cittadini sara' ancora piu' difficile essere rappresentati. Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacita' di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese. Soprattutto al Senato, dove verra' eletto un senatore ogni 302.420 abitanti, ma per i 74 collegi uninominali (a fronte degli attuali 116), il rapporto sara' di un senatore ogni 803.158 abitanti (per fare un esempio in una Regione come la Calabria con una popolazione di 1.959.000 abitanti sono previsti solo 2 collegi uninominali, a fronte dei 4 attuali). Che vantaggio ne trarranno i cittadini italiani?
Il referendum e' il momento della verita', abbiamo l'occasione con il nostro voto di far crollare questo castello di illusioni e di costringere la politica a confrontarsi con la realta' dei nostri bisogni. A differenza delle votazioni politiche nelle quali milioni di voti possono andare perduti, nel referendum costituzionale, ogni voto vale, ogni voto puo' fare la differenza e ogni voto e' importante perche' il cittadino elettore con il suo voto diviene legislatore costituzionale: scrive la Costituzione. Occorre un impegno di tutti perche' venga scritta una pagina di verita'.

4. RIFLESSIONE. GTIANPIERO LANDI: PERCHE' VOTERO' NO AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
[Dalla mailing-list libertaria de "La bussola" riprendiamo e diffondiamo]

Il 20 e 21 settembre si terra' il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.
Per quanto mi riguarda, ho deciso da tempo di votare NO a una riforma che considero non solo sbagliata ma anche molto pericolosa. Ho deciso inoltre di impegnarmi nella campagna per il NO, nei limiti delle mie possibilita'. Per tale ragione, ho aderito a un Comitato locale della mia citta', collegato al "Comitato Nazionale per il NO al taglio del Parlamento" (https://www.noaltagliodelparlamento.it/).
Sulle ragioni del NO rinvio alla documentazione da me recentemente postata - in evidenza - nel sito "La Bussola": https://sito.libero.it/labussola/.
Richiamo la vostra attenzione, in particolare, sul comunicato dell'ANPI (https://sito.libero.it/labussola/wp-content/uploads/sites/8089/2020/08/Perche-votiamo-NO.pdf) e sul paginone con "10 motivi per votare NO" del quotidiano "Il Manifesto" del 20 agosto (https://sito.libero.it/labussola/wp-content/uploads/sites/8089/2020/08/il-manifesto-perche-nol-20-agosto-2020.pdf).
Segnalo inoltre, perche' lo ritengo molto utile per capire i termini della questione, l'opuscolo informativo diffuso dai comitati: https://sito.libero.it/labussola/wp-content/uploads/sites/8089/2020/08/Libretto_Informativo_referendum_2020_taglio.pdf
Qualcuno probabilmente si stupira' del fatto che un anarchico non solo si appassioni per questioni che riguardano la Costituzione e le istituzioni statali, ma addirittura si impegni in una campagna referendaria.
Il fatto e' che io, a differenza di molti compagni, sono da tempo convinto che nulla di cio' che concerne lo spazio politico ci debba o possa essere estraneo, e che una buona democrazia - sia pure rappresentativa - e' decisamente meglio di una pessima democrazia.
E non ho dubbi sul fatto che il drastico taglio dei parlamentari, cosi' come e' previsto dalla riforma oggetto di questo referendum, peggiorera' notevolmente la qualita' del sistema democratico del nostro paese, distorcendo ancora di piu' il sistema della rappresentanza e rendendo praticamente impossibile alle forze politiche minoritarie di fare sentire la propria voce nelle istituzioni (cosa che peraltro avverrebbe anche se venisse approvata - come correttivo - la nuova legge elettorale proposta dal Pd, che e' proporzionale ma con una soglia di sbarramento del 5 per cento).
Si accentuera' inoltre la tendenza, in corso nel nostro paese perlomeno dall'epoca di Craxi, di svuotamento delle prerogative legislative del Parlamento a favore del governo. Dietro l'angolo ci sono un ulteriore rafforzamento dell'esecutivo, e probabilmente il presidenzialismo.
L'anti-politica e l'odio diffuso per la casta (peraltro giustificata dai comportamenti di molti parlamentari) ci stanno portando all'autoritarismo, alla concentrazione del potere nelle mani di una ristretta oligarchia, forse di "un uomo solo al comando".
Con il NO al referendum, anche se non mi faccio eccessive speranze sul risultato, possiamo perlomeno provare a mettere un granello di sabbia in questo perverso meccanismo.

5. DOCUMENTAZIONE: MASSIMO TEODORI: IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI E' SOLO ESPRESSIONE DEL BECERO ANTIPARLAMENTARISMO DEI 5 STELLE
[Dal sito www.huffingtonpost.it riprendiamo questo intervento del 5 agosto 2020. L'autore e' storico, scrittore e giornalista]

La riduzione dei parlamentari da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato e' solo l'espressione dell'antiparlamentarismo dei Cinque Stelle che hanno fatto della demagogia la loro identita' proiettata a distruggere la democrazia rappresentativa, pilastro liberale dell'Italia repubblicana.
Su Huffington Gianfranco Pasquino e Nadia Urbinati hanno gia' argomentato le ragioni per cui il taglio dei parlamentari con qualsiasi legge elettorale e' una misura fasulla e un autentico aborto istituzionale. Basta confrontare la proposta con le misure delle grandi nazioni d'Europa: 709 sono i membri del Bundestag tedesco, 577 dell'Assemblea nazionale francese, e 650 del parlamento britannico.
Da parte mia vorrei chiarire la reale ispirazione del taglio dei parlamentari giustificato con un ridicolo risparmio economico. Si e' trattato della spinta antiparlamentare che, in mancanza di altri progetti, ha ispirato i Cinque Stelle che ne hanno fatto un altro avamposto della loro marcia volta a squalificare quel tanto che rimane dei caratteri democratici e liberali delle istituzioni italiane.
Gli atti antiparlamentaristici del M5S si sono inanellati l'uno con l'altro. Dapprima e' stato proposto di abolire il parlamento da sostituire con l'informatica che avrebbe permesso a tutti i cittadini di votare ogni provvedimento senza inutili perdite di tempo. Poi si e' preteso che ogni deputato e senatore pagasse a una entita' estranea al parlamento (Casaleggio) con la firma di una obbligazione che avrebbe dovuto costringere i disobbedienti a dimettersi contro il dettato costituzionale (art. 67: "Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato").
Quindi si e' armata una canizza contro i "vitalizi" dei parlamentari che non esistevano piu', apostrofando la residua schiera dei rappresentanti del popolo del passato come farabutti. Quando poi gli organi costituzionali hanno decretato l'incostituzionalita' della proposta dei 5S, questi hanno pretestuosamente ostacolato il corso della giustizia previsto dagli organi costituzionali di garanzia.
A tutto cio' va aggiunto il disprezzo dei 5S verso la democrazia parlamentare e costituzionale insito nel modo in cui sono state affrontate le responsabilita' di governo. Con la proclamazione che tutti sono ugualmente qualificati a ricoprire ruoli di alta responsabilita', gli elettori hanno dovuto digerire che a capo dei principali ministeri fossero designati incompetenti senza esperienza se non quella dell'arroganza del potere, e che alla testa dei grandi gruppi economici controllati dallo Stato fossero inseriti compagni di scuola, amici, compagni e simili.
Questo intervento potrebbe apparire una lamentela di un superstite del passato ma forse non lo e'. Conosco bene le regole della maggioranza nella democrazia che ho praticato con responsabilita' di fronte ai cittadini che mi hanno eletto alla Camera e al Senato nelle liste del Partito radicale che di tutto poteva essere accusato fuorche' di essere espressione della casta. Ma l'accettazione delle regole della maggioranza non implica che si deve stare zitti di fronte agli abusi del potere che fanno leva sulla credulita' alimentata artificiosamente.
Il mio "grido di dolore" vuole essere un richiamo su due questioni che segnano la decadenza dell'Italia. Il primo riguarda il fatto che i Cinque Stelle con le loro fanfaluche riescono a convincere i cittadini che le loro fake news sul taglio dei parlamentari sono una vittoria della democrazia contro la casta. Il secondo e' un appello affinche' le forze politiche - a sinistra, destra e centro - abbandonino la loro passiva rassegnazione di fronte ai diktat di Di Maio senza avere il coraggio di aprire un dibattito pubblico.
Nel referendum del 20 settembre gli italiani subiranno ancora gli inganni dei seguaci di Grillo, e i partiti resteranno ancora nel colpevole silenzio per paura dell'impopolarita'?

6. DOCUMENTAZIONE: NADIA URBINATI: L'ILLUSIONE CHE IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI PUNISCA LA CASTA
[Dal sito www.huffingtonpost.it riprendiamo questo intervento del 5 agosto 2020. L'autrice e' Professor of Political Theory, Department of Political Science, Columbia University]

Non e' saggio, ragionevole e razionale dare il nostro assenso a una riforma costituzionale la cui coerenza con i principi della democrazia rappresentativa e' condizionata ad una legge ordinaria che, per giunta, ancora non c'e' e forse non riuscira' ad esserci. Questo e' esattamento il caso assurdo che sta dietro alla questione che i cittadini sono chiamati a risolvere per via referendaria il 20 e 21 settembre prossimo sul taglio del 36,5% del numero dei parlamentari.
Questa riforma della Costituzione sarebbe sbagliata anche qualora il PD riuscisse a portare a casa una riforma in senso proporzionale del sistema elettorale. Lo sarebbe perche' si tratta comunque di una norma costituzionale la cui bonta' o funzionalita' e' e resta condizionata ad una norma ordinaria. A meno che la legge elettorale non sia essa stessa parte del dettato costituzionale, questa riforma e' un aborto. Lo sarebbe anche qualora fosse corredata da una legge elettorale che si prefiggesse di rendere un Parlamento di 600 meno esposto alla logica del maggioritarismo, meno ingiusto verso i partiti piccoli o non grandi, meno iniquo nei confronti dei cittadini che votano in regioni piccole, meno deprimente del nostro potere del diritto di voto.
Si tratta di una riforma in tutto scellerata. E la radice di questa scelleratezza sta nella sua gestazione: e' figlia di una logica aberrante, quella che crede (che vuol far credere) che rimpicciolendo il numero dei rappresentanti si rimpicciolisca la casta. Ma sarebbe vero proprio il contrario: si formerebbe una casta piu' potente perche' piu' selezionata numericamente, e soprattutto naturalmente direzionata verso le parti piu' forti della societa' e dell'elettorato.
Come ha spiegato con limpidezza Gianfranco Pasquino su Huffington in questi giorni, la battaglia per essere eletti diventera' piu' dura e quindi anche piu' cara: e' ovvio che se si disbosca il numero dei posti per cui competere la radicalita' della competizione aumentera' e le armi usate dovranno essere piu' letali. Le armi sono in questo caso i denari – privati — che necessiteranno per farsi eleggere, con evidente squilibrio dell'eguaglianza di opportunita' politica, con una esposizione evidente ai rischi di una virata oligarchica dell'intero sistema politico.
I forti vinceranno con piu' agio in una gara con minor numero di concorrenti. Solo gli sprovveduti possono credere che il taglio dei parlamentari sia la strada vincente per abbattere la casta. Vero e' il contrario: la casta dei notabili che si formera' sara' ancora piu' autoreferenziale, famelica e corrotta. La logica del numero e' fatale: nella democrazia come nel suo opposto, l'oligarchia.
L'identificazione dei mali del paese con la "casta" ha una storia lunga quanto quella dell'antipolitica e dell'antipartitismo. Oggi, essa e' la linfa del populismo. Proprio perche' la democrazia populista ha l'ambizione di sistituirsi alla democrazia dei partiti (definita castale o partitocrazia) l'idea di sfoltire il Parlamento e' nel DNA del populismo, che ama forti e nette maggioranze (disdegnando, potendolo, alleanze di governo), esecutivi forti e con pochi ostacoli (e un Parlamento che non serve solo a formare una maggioranza e' un ostacolo).
La democrazia parlamentare, che e' democrazia fatta di "parti" e di "partiti", si regge su una ragione chiara: la rappresentanza ha bisogno di partiti o gruppi politici, senza i quali essa non e' propriamente rappresentanza politica ma delega elettorale a questo o quel notabile o gruppo che dice di rappresentare "il popolo" (idealmente contro le sue parti).
Tutti i grandi pensatori democratici, da Schattschneider a Sartori, da Kelsen a Bobbio hanno per questo identificato la democrazia rappresentativa con una democrazia che articola l'opinione in partiti e che struttura la vita parlamentare secondo la piu' ampia rappresentanza di queste parti, per smorzare il peso degli interessi settoriali. Con un taglio del numero dei parlamentari cosi' drastico si rendera' il Parlamento e la politica della rappresentanza una questione veramente per pochi e potenti.
Se questo parlamento riuscisse ad approvare una riforma elettorale in senso proporzionale, forse questa deriva oligarchica e castale potrebbe essere se non altro resa piu' difficile. Ma non c'e' certezza che a cio' si giunga, anche perche' i piccoli partiti o gruppi non sono convinti che sia nel loro interesse scegliere una soglia di sbarramento che forse li penalizzerebbe (e, in aggiunta, alcuni di essi, come i reduci della "rottamazione", sono essi stessi sostenitori di una virata in senso esecutivista del sistema politico, poco amici della democrazia parlamentare). Insomma troppi "se" e troppe condizionalita'.
E una riforma costituzionale cosi' sospesa e' brutta sul nascere. Se davvero vogliamo contenere il potere degli eletti, non c'e' miglior strategia che volere che il loro numero non sia cosi' piccolo. Se davvero vogliamo che la rappresentanza valga per noi cittadini, non possiamo volere che per eleggere un rappresentante occorra quasi il doppio dei voti che servono oggi. Perche' dovremmo votare contro il nostro interesse?

7. RIFLESSIONE. MARIA ELENA CAPITANIO INTERVISTA MICHELE DELLA MORTE:"IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI E' UNA TRAPPOLA
[Dal sito www.huffingtonpost.it riprendiamo questa intervista del 25 agosto 2020 dal titolo "Il taglio dei parlamentari e' una trappola. Il No del costituzionalista Michele Della Morte" e il sommario "Tra i promotori dell'appello di 183 accademici per il No al referendum: Interi territori resteranno senza rappresentanza. Subordinare una riforma costituzionale alla tenuta del governo non e' cosa buona"]

"Il taglio dei parlamentari e' un inganno, una trappola che mette a rischio l'elaborazione collettiva delle decisioni del governo, a prescindere dai correttivi che chiede il Pd". Il costituzionalista Michele Della Morte, promotore del documento dei 183 accademici che ha dettagliato in cinque punti le ragioni tecniche per le quali e' necessario opporsi al taglio dei parlamentari, analizza con HuffPost il tema oggetto della riforma costituzionale, che attende di essere confermata nella chiamata alle urne di settembre. Il colloquio arriva nelle stesse ore in cui il segretario del Pd Nicola Zingaretti e' tornato di nuovo a parlare di pericolosita' della sforbiciata agli scranni, questa volta insistendo sull'importanza di modifiche ai regolamenti, richiesta che si somma alla necessita' di una nuova legge elettorale proporzionale come punto di caduta per continuare a sostenere il si'.
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- Maria Elena Capitanio: Il fatto che rende perplessi e' che la Costituzione sia in balia di una legge ordinaria, quella elettorale, che per di piu' ancora non c'e'. Si puo' approvare una riforma cosi'?
- Michele Della Morte: E' chiaro che c'e' una condizione difficile in ambito politico che nasce dalla malsana idea di porre sullo stesso piano un'armonia costituzionale e la convinzione che si possa fare qualcosa in piu' attraverso dei correttivi, che peraltro sono del tutto paventati, perche' si va a votare il 20 e 21 settembre, ma di questi non v'e' ancora traccia.
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- Maria Elena Capitanio: Il Pd sembra un po' condannato al letto di Procuste del Movimento 5 stelle, cioe' ad adattarsi forzatamente, se dovesse prevalere davvero il si', a una situazione molto difficile e scomoda, a un'amputazione o deformazione dei suoi valori.
- Michele Della Morte: Diciamo cosi': quando un accordo politico coinvolge la Costituzione, non e' mai una cosa buona. Subordinare una riforma costituzionale alla tenuta di un governo e' un'operazione che andrebbe evitata perche' i governi passano, ma le costituzioni restano. Un cambio di opinioni da parte dei dirigenti del Partito democratico (tre volte hanno votato no, poi si', ndr) e' una condizione che mette in difficolta' chi e' preoccupato, come Zingaretti, per una tenuta istituzionale complessiva. Si possono avere idee diverse sul taglio dei parlamentari, il problema vero e' se la riforma, come in questo caso, prescinde da qualsiasi idea di forma di governo e forma di Stato.
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- Maria Elena Capitanio: Quali sono i rischi effettivi se passasse?
- Michele Della Morte: Che interi territori restino senza rappresentanza e che venga ridotto il pluralismo politico, ricordando che la rappresentanza nasce proprio per garantire questo pluralismo. Se ci fosse un mix tra legge elettorale attuale e riduzione drastica del numero di parlamentari su base lineare, cio' avrebbe un effetto ultramaggioritario che sicuramente lederebbe il principio di rappresentativita'.
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- Maria Elena Capitanio: Quale sarebbe lo scenario se dovesse vincesse il si' con l'attuale Rosatellum bis, sistema elettorale maggioritario per il 37% dei seggi?
- Michele Della Morte: Innanzitutto accadrebbe una asimmetria molto forte tra Camera e Senato. In molte regioni piccole o medio-piccole arriverebbero in Senato pochissime forze politiche, forse uno o due. Un'ampia parte dei cittadini del territorio non avrebbero rappresentanza ed e' una situazione che gia' abbiamo con l'attuale legge elettorale, che crea uno scenario a macchia di leopardo, ma con il taglio dei parlamentari si assisterebbe a un effetto moltiplicatore nocivo.
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- Maria Elena Capitanio: Il Parlamento funzionerebbe meglio con meno deputati e senatori?
- Michele Della Morte: Il Parlamento e' espressione del pluralismo politico ed e' collegato alla rappresentanza come elemento fondamentale di equilibrio tra la liberta' e l'autorita', cioe' il luogo della discussione, ed e' anche una questione di numeri. Se si discute tra poche persone non e' la stessa cosa che se si discute tra piu' persone. Solo in questo secondo caso le idee possono essere portate, difese e possono essere elementi di modernizzazione del Paese. Per cui tutto questo tema dei correttivi sconta l'idea di funzionalita', l'idea che un Parlamento funzioni meglio se agisce rapidamente ratificando le idee del governo, ma la centralita' parlamentare ha un altro significato. Il Parlamento dovrebbe ridiventare il luogo dell'elaborazione e della discussione e del controllo del governo.
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- Maria Elena Capitanio: Tutto cio' pero' sembra in chiaro contrasto con la logica populista.
- Michele Della Morte: Che infatti e' una logica riduttiva che svela il suo volto anti-parlamentare.
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- Maria Elena Capitanio: Il funzionamento del Parlamento e' garanzia di salute di un sistema democratico?
- Michele Della Morte: I grandi maestri democratici del Novecento hanno sempre indicato il Parlamento come elemento ideale per garantire il connubio tra l'autorita' e la liberta'. Quando manca l'elaborazione collettiva, la liberta' della decisione, il principio di pubblicita' della discussione e il pluralismo politico, naturalmente si va a discapito della collettivita' e della tenuta democratica.
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- Maria Elena Capitanio: Quando si tratta del Movimento 5 stelle, tanti temi si riducono al tema del risparmio, in questo caso con la riforma si sbandiera un taglio dei costi della presunta casta parlamentare, che pero' voi costituzionalisti ritenete un risparmio irrisorio e ingiustificato.
- Michele Della Morte: Il risparmio e' non solo irrisorio, ma si conferma l'idea che la lotta ai privilegi dei parlamentari sia una formidabile leva per attirare i risentimenti delle persone, che sono il vero motore della politica italiana degli ultimi anni. Per la "democrazia del pubblico", termine coniato da Bernard Manin, e' necessario alimentare la rabbia perche' la gestione di essa puo' produrre una chiusura oligarchica. Il taglio dei privilegi e' una cosa che tutti possono vedere e che tutti collegano a qualcosa di intollerabile, quindi da li' si crea l'appoggio popolare alle decisioni della politica. Si tratta ovviamente di un appoggio popolare pensato ad arte, l'idea secondo cui il popolo si esprime solo attraverso la contestazione di privilegi.
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- Maria Elena Capitanio: C'e' una sorta di rifiuto della complessita'?
- Michele Della Morte: Certo. E il progetto populista si fonda sul rifiuto della complessita', quando invece la complessita' e' una condizione inevitabile della democrazia. Questa riforma, in particolare, portera' a una progressiva privatizzazione della politica italiana.
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- Maria Elena Capitanio: Professore, ritorniamo un attimo sul punto della legge elettorale. Se dovesse passare il si' al referendum, sara' poi possibile per i governi futuri cambiare tante altre volte la legge elettorale, incidendo con essa (che e' una legge ordinaria) su una riforma costituzionale, quindi di rango superiore?
- Michele Della Morte: Non solo la legge elettorale potra' essere modificata da qualsiasi maggioranza, ma far passare la riforma senza una legge elettorale adeguata, dara' vita a maggioranze ancora piu' forti e sara' a quel punto sempre piu' facile cambiare legge elettorale. Quest'ultima diventerebbe l'ago della bilancia di un sistema asimmetrico e quindi si perpetuerebbe una prassi deleteria di cambio della legge elettorale a ogni governo. Per concludere, siamo di fronte a una riforma estrema, non meditata, di corto respiro e che manca di un'idea di centralita' del Parlamento.
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- Maria Elena Capitanio: Alcuni studiosi dicono che il Parlamento italiano e' stato pensato male fin dal principio, fatto che ha poi portato negli anni a un eccesso di decretazione. E' d'accordo?
- Michele Della Morte: Io credo che esso sconti la scomparsa dei grandi partiti di massa, la crisi delle formazioni partitiche. La Repubblica si regge ancora su grandi leggi di sistema, penso allo Statuto dei lavoratori, alla legge sul Sistema sanitario nazionale, di cui in questi mesi abbiamo visto l'importanza e la lungimiranza. Questo per dire che quando il Parlamento ha voluto pensare a una grande legislazione organica, ci e' riuscito. Dall'avvento del sistema elettorale maggioritario, la situazione e' radicalmente cambiata.

8. REPETITA IUVANT. UN APPELLO DALLA SOCIETA' CIVILE: "REFERENDUM COSTITUZIONALE: NO ALLA GRANDE MENZOGNA"
[Dal sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it riproponiamo questo appello del 24 giugno 2020 dal titolo "Referendum costituzionale: No alla grande menzogna"]

Il 20 e 21 settembre saremo chiamati a votare sul referendum costituzionale sul taglio del Parlamento, meno 36,5%, riducendo da 630 a 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori.
Il progetto politico che ha portato al taglio della rappresentanza parlamentare senza ascoltare alternative e critiche e' rapidamente invecchiato, esso si risolve in un attacco al ruolo della rappresentanza parlamentare proprio quando ne andrebbe rilanciato il ruolo di rappresentanza e unificazione dell'Italia.
Di fronte al disastro umano, economico, occupazionale e sociale provocato dalla pandemia e alla gravita' dei problemi che il popolo italiano si trova ad affrontare in questo momento storico, risalta la vacuita' di una politica che, anziche' affrontare i problemi reali, ha cavalcato il disagio sociale per costruirsi un consenso fondato sulle illusioni dell'antipolitica.
Negli ultimi anni la competizione politica si e' svolta sul filo delle illusioni, sublimando sentimenti di rancore legati al crescente disagio sociale. Si e' creata l'illusione che il disagio sociale sia frutto dei privilegi della casta, che dimezzare le pensioni dei parlamentari sia stato un grande successo popolare, che la nostra vita si possa migliorare discriminando gli immigrati o altre categorie di soggetti deboli, che il disagio politico che nasce dal vuoto della rappresentanza sia colpa delle istituzioni politiche rappresentative, che quindi devono essere ridimensionate, a cominciare dal Parlamento.
La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e' il frutto piu' significativo di questa politica di diseducazione di massa.
Tagliare il numero dei parlamentari non e' solo una questione di numeri o di costi. Si tratta di una riforma destinata ad incidere sulle modalita' di organizzazione della rappresentanza attraverso la quale si esprime e si realizza il principio fondamentale della Repubblica secondo cui la sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione e che attribuisce al parlamento un ruolo centrale nel nostro sistema democratico.
Il percorso di questa riforma costituzionale e' stato alimentato dalla grande menzogna che riducendo il numero dei parlamentari si punisce la casta, mentre, al contrario, si puniscono i cittadini che vedranno diminuita la possibilita' di eleggere un "proprio" rappresentante, si dara' un potere sempre maggiore a chi non ne risponde direttamente agli elettori, proseguendo nella separazione tra cittadini e rappresentanti.
Minando il rapporto fra cittadini e parlamentari, si incide sulla rappresentanza, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, aumenta di conseguenza la distanza fra rappresentato e rappresentante e viene ulteriormente sacrificato il pluralismo, abbassando il grado di potenziale identificazione del rappresentato con il rappresentante.
Il taglio dei parlamentari sommato alle norme elettorali in vigore apre una ferita nella capacita' di rappresentare i cittadini, i territori, le posizioni politiche esistenti nel paese, creando per di piu' squilibri tra le aree territoriali a parita' di popolazione.
Cio' e' tanto piu' grave alla luce della legge elettorale vigente caratterizzata da una forte quota maggioritaria (3/8 dei seggi) con liste bloccate nel proporzionale e voto obbligatoriamente congiunto tra candidato uninominale e lista collegata con l'effetto di comprimere notevolmente la possibilita' dell'elettore di scegliere i propri rappresentanti.
Il nostro Paese deve affrontare delle grandi sfide di cambiamento per risollevarsi dal disastro provocato dalla pandemia, ma per farlo bisogna sconfiggere l'attitudine della politica a vendere illusioni e a creare falsi miti.
Per questo e' importante respingere la mutilazione della rappresentanza che ci viene proposta con il taglio dei parlamentari oggetto del referendum.
La crisi della rappresentanza politica non si puo' curare riducendo il numero dei rappresentanti ma facendo si' che gli elettori possano tornare a scegliere direttamente i propri rappresentanti di modo che il Parlamento ritorni ad essere il motore della democrazia.
Nel breve tempo che ci separa dalla celebrazione del referendum, grande e' la responsabilita' dei mezzi di comunicazione che hanno il dovere civico di attivare un dibattito pubblico trasparente che fornisca ai cittadini le informazioni essenziali per far si' che il voto sia frutto di una scelta libera e consapevole.
Mobilitiamoci tutti per respingere questo ulteriore sfregio alla nostra democrazia costituzionale.
Roma, 24 giugno 2020
Pietro Adami, Adista, Mario Agostinelli, Francesco Baicchi, Felice Besostri, Mons. Luigi Bettazzi, Sandra Bonsanti, Mauro Beschi, Maria Agostina Cabiddu, Antonio Caputo, don Luigi Ciotti, Nicola Colajanni, Elettra Deiana, don Pierluigi Di Piazza, Anna Falcone, Carlo Di Marco, Domenico Gallo, Alfiero Grandi, Alfonso Gianni, Raniero La Valle, Silvia Manderino, Tomaso Montanari, Mons. R. Nogaro, Francesco Pallante, Livio Pepino, Antonio Pileggi, Franco Russo, Giovanni Russo Spena, Giuseppe Salme', Antonia Sani, don Alessandro Santoro, padre Alberto Simoni, Armando Spataro, Emanuele Ungheri, Nadia Urbinati, Massimo Villone, padre Alex Zanotelli, Rina Zardetto ed altri...
Per adesioni inviare una mail a adesione.nograndemenzogna at gmail.com

9. REPETITA IUVANT. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA: PERCHE' VOTIAMO NO AL REFERENDUM DEL 20-21 SETTEMBRE
[Dal sito dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (www.anpi.it) riprendiamo il seguente vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020]

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia: Perche' votiamo NO
Vademecum per il referendum del 20-21 settembre 2020
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Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari; contemporaneamente si vota in sette Regioni, in piu' di mille Comuni per la tornata elettorale delle amministrative, per le elezioni suppletive nei collegi Sardegna 03 e Veneto 09 del Senato.
Con la riforma costituzionale il Parlamento passera' dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. E' un taglio di piu' del 36%.
La scelta di accorpare il referendum e il voto in una unica data per di piu' cosi' ravvicinata, immediatamente dopo il periodo festivo, rendera' impossibile fornire ai cittadini in campagna elettorale una adeguata informazione sul tema referendario, che e' molto importante perche' comporta una rilevante modifica della Costituzione.
Inevitabilmente tanti elettori, portati alle urne dalle contemporanee elezioni amministrative e regionali, saranno costretti a votare in modo frettoloso e superficiale, non avendo su fficienti elementi di conoscenza per giudicare se il taglio dei parlamentari proposto sia una scelta giusta, opportuna e ponderata, o meno.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
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Dicono che in Europa l'Italia ha il numero piu' alto di parlamentari: non e' vero.
Fra i Paesi dell'Unione Europea l'Italia, rispetto al numero di abitanti, ha un numero di deputati molto basso, poco piu' di Francia, Olanda, Spagna e Germania, e meno, spesso molto meno di tutti gli altri Paesi.
[Per insormontabili difficlta' grafiche abbiamo qui omesso la riproduzione della tabella che puo' essere consiltata neol sito www.anpi.it - ndr] Dal Dossier degli uffi ci studi di Camera e Senato. Con la riforma in Italia si avrebbe un deputato ogni 151.210 abitanti; diventerebbe il Paese Ue col minor numero di deputati per abitante (0.7 per 100.000). In altre parole diminuisce la rappresentanza.
In parole povere, con la riforma un deputato non rappresenterebbe piu' come prima in media 96.006 elettori, ma ben 151.210. Percio' per il deputato sara' molto piu' diffi cile rappresentare concretamente un numero cosi' elevato di cittadini. Questo e' il limite piu' grande della riforma, perche' colpisce la funzione piu' importante che dovrebbe avere il parlamento: la rappresentanza. Sara' poi piu' diffi cile, ed in alcuni casi impossibile, rappresentare adeguatamente le minoranze linguistiche e i partiti piu' piccoli. Inoltre tagliando cosi' i parlamentari potra' essere che in questa o quella regione siano eletti solo i candidati della maggioranza. Per questo la riforma e' l'ennesimo colpo ad un parlamento gia' duramente sminuito.
Nel corso degli ultimi decenni ci hanno raccontano che andava migliorata la governabilita' e per questo hanno umiliato la rappresentanza. Che vuol dire rappresentanza? Vuol dire agire su un mandato consapevole di altri, in loro nome. In questo caso, su mandato degli elettori. Che vuol dire governabilita'? Vuol dire garantire che il governo possa fare il suo lavoro a lungo e senza intoppi. In realta' per una presunta governabilita', hanno trascurato la rappresentanza. Infatti tanta gente non si sente rappresentata e non va piu' a votare. Con l'attuale legge elettorale di fatto l'elettore non decide chi eleggere, ma lo decide il capopartito o il capocorrente. E non e' vero che e' migliorata la governabilita'. Basti pensare alla crisi dell'ultimo governo ad agosto dell'anno scorso, quando il ministro dell'Interno ha deciso di far cadere il suo stesso governo. Che c'entra il parlamento?
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Dicono che si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura: non e' vero.
I tecnici aff ermano che la cifra esatta e' circa la meta', per l'esattezza 285 milioni di euro per legislatura, pari a 57 milioni all'anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica. Una cifra insignificante.
Peraltro la riduzione dei costi come conseguenza della riduzione del numero di parlamentari e' un fatto del tutto marginale, perche' i costi di Camera e Senato sono determinati da moltissime voci e variano enormemente a parita' di numero dei parlamentari. Per esempio la Camera del Regno Unito costa molto meno di quella italiana a parita' di numero, mentre quella degli Stati Uniti costa di piu', nonostante il numero di rappresentanti (parlamentari) sia di 435, cioe' molto inferiore al numero attuale di deputati nel parlamento italiano.
Risparmiare e' giustissimo, e il primo a dare l'esempio dev'essere lo Stato. Ma un conto e' risparmiare, un altro conto e' tagliare a casaccio, senza criterio, solo per mettersi il fiore all'occhiello e dire "Abbiamo tagliato la casta!". Tutti i Paesi hanno dei costi per far funzionare le istituzioni. Ma i costi per far funzionare la democrazia sono degli investimenti perche' siano garantiti diritti e liberta'.
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Dicono che ci sara' una maggiore efficienza del Parlamento: non e' vero.
Dove sta scritto che avere meno parlamentari aumenti l'e fficienza? Ma in primo luogo che vuol dire e fficienza del Parlamento? Vuol dire maggiore capacita' di realizzare i suoi compiti. I compiti stabiliti con chiarezza dalla Costituzione sono tre: rappresentare i cittadini ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione"), legiferare ("La funzione legislativa e' esercitata collettivamente dalle due Camere"), controllare l'operato del governo in base a un rapporto fiduciario ("Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"). Abbiamo gia' visto che la funzione di rappresentanza sara' fortemente svuotata. La funzione legislativa e' del tutto indipendente dal numero di parlamentari. Il controllo sull'operato del governo sara' presumibilmente meno e fficace, perche' un gruppo di parlamentari molto piu' ridotto sara' meno pluralista e piu' facilmente prono alle indicazioni del capogruppo.
Per di piu' diminuendo drasticamente il loro numero, in Aula e nelle Commissioni vi saranno meno parlamentari con competenze specifiche. Bisognera' comunque riscrivere i regolamenti delle Commissioni e dei gruppi parlamentari.
In sostanza a ffermare che con meno parlamentari aumentera' l'effi cienza e' un'aff ermazione non dimostrata in alcun modo, e percio' puramente propagandistica.
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Legge elettorale e elezione del Presidente della Repubblica: Scilla e Cariddi.
La riduzione del numero di parlamentari comporta necessariamente la modifica della legge elettorale.
Per salvaguardare in qualche modo la rappresentanza, ci vorrebbe una legge elettorale proporzionale che tuteli i piccoli partiti. Non c'e' ancora nulla.
Non solo: bisognera' cambiare ancora la Costituzione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Infatti la Costituzione aff erma che "Il Presidente della Repubblica e' eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze". Ma se diminuisce di piu' di un terzo il numero dei parlamentari e si mantiene lo stesso numero di delegati regionali, si da' a questi ultimi un soverchiante potere di elezione a discapito di quello dei parlamentari. D'altra parte diminuendo il numero dei rappresentanti regionali, come necessario, c'e' il rischio di non assicurare la rappresentanza delle minoranze.
Un vero pasticcio che richiede una riformulazione dell'articolo della Costituzione per salvaguardare il potere del Parlamento senza punire le minoranze regionali.
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Chi non paga le tasse, chi ha sede fiscale all'estero: la vera casta.
La polemica contro i rappresentanti delle istituzioni come "la casta" e' inquietante. Ci sono i ricchissimi, che spesso le tasse non le pagano, o che hanno la sede fiscale all'estero. Ci sono grandi patrimoni che sembrano intoccabili. La vera casta. Ma su di loro, un muro di silenzio.
Diciamoci la verita': oggi, proprio quando i ricchi sono sempre piu' ricchi e i poveri sono sempre piu' poveri – basti pensare al dramma del virus – si difende un sistema che mantiene e aumenta le diseguaglianze, si difende una casta, quella vera. E si off ende e si umilia il parlamento, cioe' il cuore della rappresentanza politica, invece di restituirgli la sua funzione costituzionale.
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Serve un Parlamento rappresentativo, forte e autorevole: e' una riforma scritta male.
Questa riduzione del numero di parlamentari e' scritta male, senza alcuna seria motivazione e senza alcuna considerazione sulle conseguenze istituzionali. Non sembra progettata per migliorare il lavoro del Parlamento, ma per ridurne ancora le funzioni trasformandolo in uno strumento marginale della democrazia. Tanto minore e' il potere del Parlamento, tanto maggiore e' il potere del governo, cioe' dell'esecutivo. Ma oggi all'Italia serve proprio il contrario: una democrazia forte e' una democrazia che rappresenta fortemente i cittadini attraverso organismi autorevoli e riconosciuti a cui i cittadini rivolgono la loro fiducia. E' invece sulla sfiducia e sul qualunquismo che punta questa riforma: i continui attacchi al Parlamento – la "casta", le "poltrone" – rivelano un'avversione verso la democrazia rappresentativa molto pericolosa perche' puo' portare al successo dell'idea dell'uomo forte, idea che ha gia' portato una volta il Paese nel baratro.
Addio diritti!
Addio democrazia!
Non sprechiamo le conquiste di liberta' e democrazia donateci dalla Resistenza!
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Tagliare cosi' il numero dei parlamentari vuol dire tagliare il diritto di scegliere i nostri rappresentanti.
Noi votiamo NO.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
www.anpi.it - www.patriaindipendente.it

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NO ALL'ANTIPARLAMENTARISMO, NO AL FASCISMO, NO ALLA BARBARIE
No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
Al referendum del 20-21 settembre votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 13 del 26 agosto 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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