[Nonviolenza] Telegrammi. 3843
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 3843
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Tue, 25 Aug 2020 19:06:42 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3843 del 26 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Armido Rizzi ci ha lasciato
2. No alla riforma costituzionale che mutila la democrazia rappresentativa e mira ad imporre un regime totalitario nel nostro paese
3. Gaetano Azzariti: La trappola. A proposito del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari
4. Nadia Urbinati: Col taglio dei parlamentari e senza il proporzionale ci sara' meno rappresentanza
5. Liana Milella: Il fronte trasversale per il NO al referendum
6. "L'Italia aderisca al Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari". Una lettera aperta alla Presidente del Senato e al Presidente della Camera
7. Per sostenere "A. Rivista anarchica", ricordando Paolo Finzi
8. Bruno Eugenio Ballan
9. Charles Baudouin
10. Truman Capote
11. Enrico Chiavacci
12. Cesare Curcio
13. Beniamino Dal Fabbro
14. Françoise Dolto
15. Charlotte Eisenblaetter
16. Alfred Kinsey
17. Aleksandr Ivanovic Kuprin
18. Cino Macrelli
19. Jerry Essan Masslo
20. Alberto Monroy
21. Sergio Mulitsch di Palmenberg
22. Leo Perutz
23. Robert Pinget
24. Lyde Posti Cuneo
25. Umberto Ricci
26. Umberto Saba
27. Ginetta Sagan
28. Dante Sala
29. Adelmo Santini
30. Samantha Smith
31. Natalina Vacchi
32. David Lifodi presenta "Yo soy Teodora, Yo soy Carmen" di Maria Teresa Messidoro
33. Rossana Rossanda presenta "Dieci inverni" di Franco Fortini
34. Segnalazioni librarie
35. La "Carta" del Movimento Nonviolento
36. Per saperne di piu'
1. LUTTI. ARMIDO RIZZI CI HA LASCIATO
Il 17 agosto ci ha lasciato Armido Rizzi, teologo della liberazione, costruttore di pace, amico della nonviolenza.
Era nato nel 1933, teologo, filosofo, antropologo, si era posto con tutto il suo essere all'ascolto e alla sequela dell'uomo di Nazareth, dalla parte dei poveri, per la liberazione dell'umanita' intera da ogni violenza, da ogni oppressione, da ogni ingiustizia.
Interprete profondo e appassionato delle Scritture, della condizione e della storia umana, ha tenuto corsi e scritto libri fragranti e nutrienti come il pane, ha intensamente vissuto esperienze di solidarieta' e di condivisione nel segno dell'agape e della koinonia.
E' stato un maestro saggio e sapiente, amichevole e accudente; e generoso e coraggioso, umile e misericorde, un compagno di cammino - di sofferenze, di lotte, di speranze - di tutte le oppresse e gli oppressi nell'impegno comune per il bene comune.
Con gratitudine che non si estingue lo ricordiamo.
Anche nel suo ricordo prosegue l'impegno nonviolento contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.
Anche nel suo ricordo prosegue l'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa dell'intero mondo vivente.
Anche nel suo ricordo prosegue l'impegno nonviolento contro un modo di produzione e un'organizzazione sociale che per soddisfare l'avidita' onnicida di una esigua minoranza di privilegiati violenta e distrugge e denega la vita, la dignita' e i diritti dell'intera umana famiglia.
*
Anche nel suo ricordo e alla sua scuola continuiamo qui e adesso nell'impegno nonviolento affinche' si realizzino immediatamente quattro semplici indispensabili cose:
1. riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; e' l'unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani;
2. abolire la schiavitu' e l'apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto": un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia;
3. abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani;
4. formare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Chi salva una vita salva il mondo.
2. REPETITA IUVANT. NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE CHE MUTILA LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E MIRA AD IMPORRE UN REGIME TOTALITARIO NEL NOSTRO PAESE
Al referendum costituzionale sulla mutilazione del parlamento del 20-21 settembre 2020 voteremo no.
Siamo contrari a ridurre il Parlamento a una tavolata di yes-men al servizio di esecutivi tanto insipienti quanto tracotanti e dei grotteschi e totalitari burattinai razzisti e militaristi che li manovrano.
Siamo contrari al passaggio dalla democrazia rappresentativa, per quanto imperfetta essa possa essere, al fascismo.
La mutilazione del parlamento attraverso la riduzione del numero dei parlamentari ha questo significato e queste fine: favorire il passaggio da una democrazia costituzionale gia' profondamente ferita a un regime sempre piu' antidemocratico ed eslege, sempre piu' protervo e brutale.
Al referendum del 20-21 settembre 2020 votiamo no all'antiparlamentarismo, no al fascismo, no alla barbarie.
No all'antiparlamentarismo, che alla separazione e all'equilibrio dei poteri, alla rappresentanza proporzionale dell'intera popolazione e alla libera discussione e consapevole deliberazione vuole sostituire i bivacchi di manipoli, l'autoritarismo allucinato, plebiscitario e sacrificale, il potere manipolatorio dei padroni occulti e palesi delle nuove tecnologie della propaganda e della narcosi.
No al fascismo, crimine contro l'umanita'.
No alla barbarie, che annichilisce ogni valore morale e civile, che perseguita ed estingue ogni umana dignita' e virtu', che asservisce la societa' alla menzogna e alla violenza.
3. RIFLESSIONE. GAETANO AZZARITI: LA TRAPPOLA. A PROPOSITO DEL REFERENDUM SULLA RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI
[Dalla rivista on-line "Diritto Pubblico Europeo Rassegna online", Fascicolo 1/2020, col titolo "La trappola: a proposito del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari". L'autore e' Professore ordinario di Diritto costituzionale all'Universita' di Roma "La Sapienza"]
Il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, se ci sara', sara' una trappola. Ci si chiedera di scegliere tra coloro che sono a favore di questo Parlamento quotidianamente umiliato e coloro che vogliono ridurlo ancor peggio. Saremmo schiacciati dalle peggiori argomentazioni, e non avremo molto spazio per far valere le nostre ragioni. E' difficile infatti interloquire con chi ritiene che i problemi del parlamentarismo oggi si possano ridurre al numero dei suoi membri, senza volere affrontare le reali questioni che stanno trascinando l'organo della rappresentanza politica verso l'abisso.
Ci si attardera' a discutere con toni accesi e spreco di energie su questioni irrisorie, mentre si avverte l'urgenza assoluta di affrontare temi vitali per la democrazia parlamentare. Cosi' sentiremo politici irridenti sostenere le fatue ragioni della necessita' di risparmiare sui costi della democrazia o la moralita' di tagliare "poltrone". I piu' sofisticati ricorderanno come queste motivazioni di continuo ripetute a suffragio della bonta' della riforma sono false e rivelano anche una cattiva coscienza. Ma intanto ci avranno costretto a perdere tempo, mentre monta la marea.
Che i mali del Parlamento siano altri e' ben noto a tutti, in primo luogo a chi si confronta sul nulla nei dibattiti televisivi. Perlopiu' esponenti dei partiti ben consapevoli della fuga dal Parlamento dei poteri reali e della marginalita' assunta da quest'organo. Anche i giornalisti che affollano i talk-show e che ormai da anni raccolgono le informazioni ovunque salvo che nei luoghi preposti alla discussione pubblica, che dunque potrebbero raccontare del vuoto profondo che si registra nei Palazzi del potere. Basterebbe che qualcuno affermasse cio' che e' gia' evidente per smontare il castello di carte, basterebbe affermare che non sono i numeri a determinare la crisi del Parlamento, ben piu' complesso e profondo e' il collasso nel quale siamo immersi. Basterebbe avere il coraggio di dire-il-vero (parresia), che e' il modo migliore per il governo di se' e degli altri. Una lezione dimenticata.
E allora elenchiamoli alcuni dei veri problemi che non riusciamo a discutere seriamente perche' distratti dal pessimo spettacolo messo in piedi da una politica priva di sostanza.
Cominciamo col dire che il Parlamento non e' in crisi per un problema di numeri. Essi sono solo una variabile dipendente, che dovrebbero essere determinati con riferimento alle effettive funzioni esercitate. Questo e' il vero problema del Parlamento italiano che ha perduto il suo ruolo autonomo nell'ambito del complessivo assetto dei poteri. Negli Stati Uniti il Senato e' composto da 100 membri, in Inghilterra la Camera dei Comuni da 650, in Germania il Bundestag da oltre 700. La differenza con il Parlamento italiano e' che in quei paesi la discussione parlamentare ha un suo rilievo, i singoli rappresentanti discutono, si assumono le responsabilita' per cui sono stati eletti e poi, responsabilmente, votano. Non hanno vincoli di mandato, ma sanno bene che - oltre che al partito di appartenenza - dovranno rispondere politicamente agli elettori.
Basta pensare al ruolo determinante (anche dal punto di vista spettacolare) esercitato della Camera dei Comuni che in tutta la vicenda della Brexit ha dettato l'agenda, confrontandosi senza alcun timore reverenziale con il Governo. Per non dire del Congresso degli Stati Uniti (435 membri) che non ha avuto remore nel porre sotto accusa il Presidente eletto Trump, sospettato di avere abusato dei propri poteri. Non voglio generalizzare e so bene che i rapporti tra Parlamento e Governo sono diversi da paese a paese, dipendendo dalla forma di governo adottata e delle diverse tradizioni nazionali. Mi sembra pero' di poter tranquillamente affermare che nessuna democrazia occidentale si sia spinta cosi' avanti nel processo di ghettizzazione dell'organo della rappresentanza popolare, posto ai margini della complessiva dinamica politica e privato di voce autonoma.
Nel Parlamento italiano, infatti, non si discute piu', ne' si decide autonomamente alcunche'. Alcune recenti vicende lo hanno mostrato con esemplare evidenza. Sono anni, gli ultimi due in modo sfacciato, che si assiste alla farsa di una legge finanziaria approvata ma non discussa, in realta' neppure conosciuta dai membri del Parlamento che votano ad occhi chiusi subendo l'umiliazione piu' grande, in violazione non solo della costituzione (prima o poi la Consulta lo attestera') ma della stessa loro dignita'. Se si seguita di questo passo ben poco importa che a votare siano in 630 o in 400, in ogni caso tutti voti a perdere.
Cosi' nei casi in cui una Camera e' chiamata a decidere sulla responsabilita' dei ministri. Cio' che piu' dimostra la perdita del ruolo costituzionale del Parlamento e' l'assoluta dipendenza delle decisioni assunte dagli equilibri altrove definiti, essenzialmente in sede di Governo. Se Salvini abbia abusato dei suoi poteri, non sara' accertato dalla giunta per le autorizzazioni, ma dalle valutazioni extraparlamentari e di convenienza del Governo. Cosi' e' stato nel caso Diciotti, cosi' sara' - magari con esito diverso - nel caso Gregotti. "Faro' le mie verifiche" ha dichiarato il Presidente Conte e da queste dipendera' la decisione del Parlamento che non potra' fare altro che adeguarsi.
Altri innumerevoli esempi potrebbero essere richiamati per dimostrare l'inconsistenza parlamentare, la sua perdita di peso. Chiunque conosce il funzionamento delle Camere sa bene come ormai l'intera attivita' delle commissioni cosi' come dell'aula e' posta al servizio del Governo che detta l'agenda senza lasciare nessuna autonomia ai lavori dei parlamentari. Certo in questa prospettiva puo' ben dirsi che il numero dei parlamentari sia irrilevante. Rinunciando in tal modo pero' a porsi il reale problema della crisi del Parlamento ridotto ad ente privo di un suo ruolo autonomo. Ma e' proprio da qui - dalla ridefinizione del ruolo costituzionale del Parlamento - che si dovrebbe partire se si volessero realmente affrontare i problemi che affliggono la nostra stressata democrazia parlamentare.
L'attuale legislatura era iniziata con un gran bel discorso del presidente, allora neoeletto, Fico, il quale con serena determinazione e chiarezza d'idee aveva individuato alcuni problemi reali ed aveva proposto misure di natura organizzativa importanti per cercare di recuperare una dignita' alla funzione parlamentare. Nulla e' stato fatto e il Parlamento ha proseguito nel suo lento declino. Ora fallita ogni prospettiva di seria riforma si gioca alla lotteria dei numeri. Peccato che nessuno vincera'. Non e' una questione di numeri.
4. DOCUMENTAZIONE. NADIA URBINATI: COL TAGLIO DEI PARLAMENTARI E SENZA IL PROPORZIONALE CI SARA' MENO RAPPRESENTANZA
[Da "L'Espresso" del 5 luglio 2020]
Il "taglio alla politica" e' un classico cavallo di battaglia del populismo. Nell'Italia repubblicana, questo refrain e' stato cantato originariamente da liberali e monarchici (contrari ai partiti di massa) e, soprattutto, da Guglielmo Giannini, che nel libro La folla (1945) e con il movimento dell'Uomo Qualunque propose un parlamento sorteggiato con lo scopo di rendere i partiti inutili (resi necessari, invece, dalle elezioni).
L'antipolitica e l'antipartitismo si sono alimentati (insieme al declino di legittimita' dei partiti che avevavo scritto la Costituzione e al successo della televisione) per approdare alla piu' radicale campagna contro la democrazia dei partiti: lo slogan "Roma ladrona" della Lega Nord di Bossi era la voce di un partito populista, che voleva guidare la secessione dallo Stato unitario e la sepoltura della casta. I resti di quella battaglia sono, oggi, il regionalismo differenziato e il referendum per il taglio dei parlamentari.
La linfa dell'antiestablishment ha nutrito quasi tutti i partiti, nuovi e nuovissimi. Come dimenticare la scesa in campo di Silvio Berlusconi con la sua Forza Italia come "un non-partitto"? Generato dal sistema di corruzione contro il quale chiedeva il voto agli italiani, Berlusconi riusci' a convincere che la sua propaganda era puro liberalismo perche' contro la "paritocrazia".
All'ombra dell'antipolitica populista e videocratica sono cresciuti i piu' prominenti leader politici di oggi. Figli della democrazia del pubblico, "rottamatori" di tutte le caste preesistenti la loro. E, fatalmente, invece di buttare a mare i politici corrotti e ridare dignita' all'istituzione democratica per eccellenza, il Parlamento, la loro retorica ha attaccato e attacca la politica.
E arriviamo all'oggi, alla madre di tutte le battaglie populiste, quella per il "taglio dei parlamentari" voluta dal M5S, ben poco amica della democrazia perche' produce una potatura drastica della rappresentanza nostra, con il risultato di depotenziare la nostra voce e incrementare il potere degli eletti e delle maggioranze.
Con partiti solo nelle istituzioni, un Parlamento cosi' potato sara' di e dei notabili. Senza un sistema elettorale proporziale, fara' essenzialmente da grancassa a chi governa, mentre le sue funzioni classiche, quella della rappresentanza della maggior parte delle istanze e delle idee che vivono nel Paese e quella del controllo del governo saranno ridotte. I forti nella societa' avranno piu' forza in Parlamento.
Il treno della campagna referendaria e' gia' stato messo sui binari. La recente bocciatura della proposta del taglio dei vitalizi alla Commissione Contenziosa del Senato ha dato ossigeno al riallineamento propagandistico: "tutti i populisti uniti!". Commentando pochi giorni fa ad Agora' il voto contro il taglio dei vitalizi, Salvini si e' messo alla guida della locomotiva quando ha commentato: "Noi abbiamo votato contro, ma non siamo stati sufficienti". E' una chiamata a raccolta di tutti i populisti contro la rappresentanza parlamentare. Con l'esito di mettersi saldamente a capo di un establishment ancora piu' potente e intoccabile.
5. DOCUMENTAZIONE. LIANA MILELLA: IL FRONTE TRASVERSALE PER IL NO AL REFERENDUM
[Dal sito www.libertaegiustizia.it riprendiamo il seguente articolo dal titolo "No al referendum, associazioni e partiti il fronte trasversale contro i tagli" e il sommario "Costituzionalisti e magistrati, intellettuali e societa' civile. Nel Pd crescono i contrari. Il segretario Zingaretti: una direzione per decidere la linea all'inizio di settembre"]
Un appello di costituzionalisti che ha gia' raggiunto oltre cento firme in due giorni e che sta per diventare pubblico. Magistrati notissimi che prendono posizione per il no. Nel Pd la voce di uno schieramento ugualmente per il no che giorno dopo giorno sembra crescere, mentre Zingaretti convoca per i primi di settembre una direzione per discutere e poi ufficializzare la decisione. Che fino ad allora potrebbe anche restare in bilico.
Bottino ricco per i Comitati per il No che si sfidano nella raccolta delle firme. Torna il clima accesissimo che ha caratterizzato tante battaglie sulle modifiche alla Costituzione e sull'opportunita' di fare un passo indietro, come dimostra la reazione di consenso all'editoriale "Votare No al referendum" del direttore di Repubblica Maurizio Molinari.
*
I mal di pancia del Pd
Ci sono nomi che pesano nella galassia dei Dem che hanno gia' deciso di votare No al taglio dei parlamentari. Uno su tutti? Addirittura quello di Luigi Zanda, il tesoriere del partito. Che mentre si arrampica in montagna al cellulare conferma: "Si', ci sto pensando". E i ragionamenti che seguono rivelano chiaramente che il suo e' un no a quella legge perche' "il Pd ha sempre votato contro la riduzione dei parlamentari, tranne che per l'ultimo voto al Senato in quanto legato a un preciso patto di governo, che pero' non e' stato mantenuto: la legge elettorale non e' cambiata, per cui andare oggi al voto sarebbe una scommessa, ne' sono mutati i regolamenti parlamentari, ne' tantomeno e' stata avviata la modifica del quorum che dovra' eleggere il Presidente della Repubblica".
Bene, per tutte queste ragioni un elettore del Pd potrebbe sentirsi libero di votare No, in quanto, ragionando in soldoni, non si vede perche' i Dem dovrebbero rispettare un patto che gli altri partiti alleati (leggi M5S) non hanno rispettato. Una fibrillazione che vedrebbe anche un riscontro esterno, l'assenza di rappresentanti sia Dem che M5S nelle tribune Rai degli ultimi giorni programmate da tempo.
E' per mal di pancia come questi che il segretario Zingaretti ha deciso di convocare nei primi giorni di settembre una riunione della direzione che ufficializzi la scelta del suo partito. Ma nel frattempo le defezioni al Si' crescono. Ecco quelle che gia' oggi si possono registrare.
Sulla pagina Facebook del Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento fa bella mostra un video di 27 minuti di Cuperlo che spiega le sue ragioni. Dice No anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'informazione Martella. No dal sindaco di Bergamo Gori. No dall'economista Nannicini. No dall'ex sindaco di Napoli Bassolino. No da Andrea Manciulli, ex parlamentare Pd oggi in Finmeccanica.
*
Un No trasversale
E' netto il No di Emma Bonino, la leader di Piu' Europa. Ma i no fioccano anche nel centrodestra, soprattutto in Forza Italia, come dimostrano le firme al comitato "Noino" degli avvocati Andrea Pruiti Ciarello ed Enzo Palumbo. Si schierano Simone Baldelli, Deborah Bergamini, Nazario Pagano e Andrea Cangini. Ma sono per il no anche Renato Brunetta e Lucio Malan. E' No da Sandro Gozi di Italia viva. No da Carlo Calenda di Azione.
No da un nome storico della politica italiana come quello di Giorgio La Malfa.
*
L'appello dei costituzionalisti
Estremo riserbo da Massimo Villone, costituzionalista ed ex senatore del Pd, oggi nella veste di presidente del Comitato nazionale per il No al taglio del Parlamento, che da due giorni sta raccogliendo le firme di costituzionalisti e studiosi del diritto al suo appello per il No. Finora le firme raccolte raggiungono il centinaio.
Tra queste quella di Francesco Pallante, docente di diritto costituzionale a Torino, autore quest'anno di "Contro la democrazia diretta" e nel 2016, con Gustavo Zagrebelsky, di "Loro diranno noi diciamo" nel pieno della campagna sulla riforma costituzionale di Renzi.
*
I magistrati e gli avvocati
Ma anche tra le toghe ricorrono i nomi di chi ha gia' fatto battaglie in difesa della Carta. Ecco l'ex procuratore di Torino Armando Spataro, oggi in pensione, attivissimo nel 2006 contro la riforma di Berlusconi e dieci anni dopo contro quella di Renzi. "Perche' – dice Spataro – nella difesa della Costituzione bisogna essere tutti uniti e non c'e' distinzione di ruolo. Quindi magistrato o meno, ho sentito il dovere di scendere in campo contro l'ennesimo attacco al ruolo del Parlamento".
Altri magistrati per il No sono altre toghe in pensione come Pino Salme', Giovanni Palombarini, Livio Pepino, mentre Domenico Gallo lavora in Cassazione. Tanti avvocati per il No, l'ex senatore ed ex componente del Csm Guido Calvi, Anna Falcone, Felice Besostri, Silvia Manderino.
*
Associazioni e intellettuali
Da Massimo Cacciari ad Alberto Asor Rosa. Da Mario Tronti a padre Bartolomeo Sorge. Da Bernard Shloz, presidente del meeting di Rimini, a Franco Debenedetti. E la lista dei no continua. Mentre si dichiarano per il no l'Anpi, l'Arci, le Acli, e le Sardine.
6. REPETITA IUVANT. "L'ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI". UNA LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all'impegno affinche' simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu' e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita' di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'umanita' nel suo insieme.
Orbene, come e' noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell'Onu ha adottato il necessario e non piu' rinviabile "Trattato per la proibizione delle armi nucleari", che entrera' in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
L'Italia e' tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne' sottoscritto, ne' ratificato.
In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell'umanita', ogni appello da parte dei piu' autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all'impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire - ahinoi - come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l'intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
Come gia' innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu' rinviabile: adoperarvi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi nel piu' breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
E' in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche' l'organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l'esecutivo.
E' in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
E' in vostro potere far si' che l'Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell'umanita' aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l'intera famiglia umana.
Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi' come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l'intera comunita' scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta' buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l'umanita' intera; ve lo chiedono le generazioni future.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 12 agosto 2020
7. INIZIATIVE. PER SOSTENERE "A. RIVISTA ANARCHICA", RICORDANDO PAOLO FINZI
Contatti:
Editrice A, via Rovetta 27, 20127 Milano
*
Indirizzo postale:
Editrice A, cas. post. 17120 - Milano 67, 20128 Milano Mi
*
tel: (+39) 022896627
fax: (+39) 0228001271
e-mail: arivista at arivista.org
facebook: A-Rivista Anarchica
twitter: A_rivista_anarc
sito: www.arivista.org
*
Conto corrente bancario:
Banca Popolare Etica
Filiale di Milano
IBAN: IT55A0501801600000011073970
BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A
intestato a: Editrice A Societa' Cooperativa
*
Conto corrente postale N.12552204
IBAN: IT63M0760101600000012552204
CODICE BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
intestato a: Editrice A
CAS. POST. 17120 Mi 67 - 20128 Milano MI, Italia
*
Pagamenti PayPal:
La mail di riferimento per i pagamenti PayPal e' michela at arivista.org
8. MEMORIA. BRUNO EUGENIO BALLAN
Il 25 agosto 2004 moriva Bruno Eugenio Ballan
partigiano e militante del movimento operaio
con gratitudine lo ricordiamo
9. MEMORIA. CHARLES BAUDOUIN
Il 25 agosto 1963 moriva Charles Baudouin
psicoanalista e scrittore
con gratitudine lo ricordiamo
10. MEMORIA. TRUMAN CAPOTE
Il 25 agosto 1984 moriva Truman Capote
l'autore di A sangue freddo
con gratitudine lo ricordiamo
11. MEMORIA. ENRICO CHIAVACCI
Il 25 agosto 2013 moriva Enrico Chiavacci
illustre teologo morale
costruttore di pace
amico della nonviolenza
con gratitudine lo ricordiamo
12. MEMORIA. CESARE CURCIO
Il 25 agosto 1961 moriva Cesare Curcio
antifascista e militante del movimento operaio e contadino
con gratitudine lo ricordiamo
13. MEMORIA. BENIAMINO DAL FABBRO
Il 25 agosto 1989 moriva Beniamino Dal Fabbro
scrittore e musicologo
con gratitudine lo ricordiamo
14. MEMORIA. FRANCOISE DOLTO
Il 25 agosto 1988 moriva Françoise Dolto
pediatra e psicoanalista
amica delle bambine e dei bambini
con gratitudine la ricordiamo
15. MEMORIA. CHARLOTTE EISENBLAETTER
Il 25 agosto 1944 moriva Charlotte Eisenblaetter
antifascista
assassinata dai nemici dell'umanita'
con gratitudine la ricordiamo
16. MEMORIA. ALFRED KINSEY
Il 25 agosto 1956 moriva Alfred Kinsey
sessuologo
con gratitudine lo ricordiamo
17. MEMORIA. ALEKSANDR IVANOVIC KUPRIN
Il 25 agosto 1938 moriva Aleksandr Ivanovic Kuprin
scrittore
con gratitudine lo ricordiamo
18. MEMORIA. CINO MACRELLI
Il 25 agosto 1963 moriva Cino Macrelli
antifascista partigiano costituente
con gratitudine lo ricordiamo
19. MEMORIA. JERRY ESSAN MASSLO
Il 25 agosto 1989 moriva Jerry Essan Masslo
vittima del razzismo e dei poteri criminali
con infinito dolore lo ricordiamo
20. MEMORIA. ALBERTO MONROY
Il 25 agosto 1986 moriva Alberto Monroy
scienziato
con gratitudine lo ricordiamo
21. MEMORIA. SERGIO MULITSCH DI PALMENBERG
Il 25 agosto 1987 moriva Sergio Mulitsch di Palmenberg
filantropo
con gratitudine lo ricordiamo
22. MEMORIA. LEO PERUTZ
Il 25 agosto 1957 moriva Leo Parutz
scrittore
con gratitudine lo ricordiamo
23. MEMORIA. ROBERT PINGET
Il 25 agosto 1997 moriva Robert Pinget
scrittore
con gratitudine lo ricordiamo
24. MEMORIA. LYDE POSTI CUNEO
Il 25 agosto 2007 moriva Lyde Posti Cuneo
scrittrice ed attivista dell'Associazione italiana sclerosi multipla
con gratitudine la ricordiamo
25. MEMORIA. UMBERTO RICCI
Il 25 agosto 1944 moriva Umberto Ricci partigiano
assassinato dai nemici dell'umanita'
con gratitudine lo ricordiamo
26. MEMORIA. UMBERTO SABA
Il 25 agosto 1957 moriva Umberto Saba
poeta
con gratitudine lo ricordiamo
27. MEMORIA. GINETTA SAGAN
Il 25 agosto 2000 moriva Ginetta Sagan
partigiana e militante per i diritti umani
con gratitudine la ricordiamo
28. MEMORIA. DANTE SALA
Il 25 agosto 1982 moriva Dante Sala
Giusto fra le Nazioni
con gratitudine lo ricordiamo
29. MEMORIA. ADELMO SANTINI
Il 25 agosto 1944 moriva Adelmo Santini partigiano
assassinato dai nemici dell'umanita'
con gratitudine lo ricordiamo
30. MEMORIA. SAMANTHA SMITH
Il 25 agosto 1985 moriva Samantha Smith
la bambina che si opponeva alla guerra
con gratitudine la ricordiamo
31. MEMORIA. NATALINA VACCHI
Il 25 agosto 1944 moriva Natalina Vacchi partigiana
assassinata dai nemici dell'umanita'
con gratitudine la ricordiamo
32. LIBRI. DAVID LIFODI PRESENTA "YO SOY TEODORA, YO SOY CARMEN" DI MARIA TERESA MESSIDORO
[Dal sito de "La Bottega del Barbieri" riprendiamo e diffondiamo]
Maria Teresa Messidoro, Yo soy Teodora, Yo soy Carmen. Storie di donne di El Salvador, Inspire Communication, 2020, pp. 94.
Un libro di Maria Teresa Messidoro dedicato alle donne salvadoregne che, dal '700 ad oggi, lottano contro la violenza machista e il patriarcato.
*
"Yo soy Teodora. Yo soy Carmen" raccoglie le storie delle donne salvadoregne ed e' dedicato a Beatriz, ventiduenne morta l'8 ottobre 2017 dopo aver chiesto allo stato di El Salvador di poter interrompere la propria gravidanza. Nonostante la donna fosse in pericolo di vita a causa di una malattia rara, i magistrati la obbligarono a portare a termine la gravidanza, il bambino visse solo poche ore e Beatriz fu colpita da una malattia renale.
L'autrice, Maria Teresa Messidoro, racconta una serie di storie dall'esito purtroppo simile, dove le donne pagano la riforma del Codice penale salvadoregno, avvenuta nel 1997 all'epoca del governo arenero di Calderon Sol, che, agendo per compiacere i gruppi ultraconservatori e ultracattolici, vieto' l'aborto anche in condizioni particolari, quali la presenza di uno stupro, la violenza sulla minore e il pericolo di morte per la madre, ma anche le presidenze efemeliste non hanno mai mostrato realmente il coraggio di sostenere le campagne per un aborto libero e sicuro.
A questo proposito, l'autrice ricorda in particolare il caso delle cosiddette "Las 17", di cui fanno parte Teodora e Imelda, due delle diciassette donne incarcerate per aborto e che rischiano di essere condannate a pene tombali. Inoltre, a partire dal 2018, l'Arcivescovado di San Salvador promosse una raccolta di firme contro l'aborto che raccolse oltre ventimila firme, grazie alla mobilitazione delle chiese evangeliche, del clero piu' conservatore e dell'oligarchia salvadoregna.
In questo contesto sono facilmente immaginabili le difficolta' dell'"Agupacion Ciudadana para la depenalizacion del aborto", che tuttavia e' riuscita comunque a far liberare quarantadue donne, incarcerate per aver interrotto la propria gravidanza o per aver dovuto affrontare un'emergenza ostetrica, non a caso Maria Teresa Messidoro riprende una frase significativa pronunciata da monsignor Oscar Romero che non ha bisogno di traduzione: "La ley es como una serpiente, unicamente ataca a quien esta' descalzo".
Per capire quanto sia ancora oggi attuale questa amara considerazione di monsignor Romero, ucciso dagli squadroni della morte il 24 marzo 1980, basti pensare alla vicenda di Imelda Cortez, una ventenne vittima di abusi da parte del suo patrigno fin dall'eta' di 12 anni. Minacciata dall'uomo, che le aveva promesso di far fuori madre e fratelli, se la ragazza avesse denunciato le violenze, alla fine Imelda rimase incinta. "Non sapendo cosa fare", racconto', "mi precipitai alla latrina posta nel cortile della nostra piccola ed umile casa di campagna: con orrore, scoprii che il mio piccolo bambino era finito in mezzo agli escrementi. Chi accorse ad aiutarmi, mi porto' in ospedale, dove fui immediatamente accusata di tentato omicidio aggravato. Dopo un anno e sette mesi di prigione, lunedi' scorso sono stata messa in liberta', perche' il giudice ha cambiato il delitto di cui ero accusata, ora sono stata dichiarata colpevole di abbandono e trascuratezza di persona. Come sara' la mia liberta'?". Era il 17 dicembre 2018.
A chiedersi quale sara' la sua liberta', e quella delle donne salvadoregne, non e' solo Imelda, ma anche la stessa Maria Teresa Messidoro, che cita l'"Informe sobre hechos de violencia contra las mujeres" (risalente al 2018) segnalando 4028 denunce per delitti contro la liberta' sessuale nei confronti di minorenni. Tra gli aggressori, i piu' frequenti risultano essere i compagni di vita, conoscenti, amici e soprattutto i patrigni. L'indagine constata come purtroppo sia "naturale", a partire dai nove anni, avere relazioni sessuali con uomini piu' vecchi di almeno vent'anni e correre il rischio di rimanere incinta.
Il lavoro di ricerca dell'autrice non si e' limitato a raccontare lo sfruttamento e le violenze commesse sulle donne salvadoregne ai giorni nostri.
Andando a ritroso nel tempo sono significative due storie, quella di Carmen, nata nel 1957, e quella di Gregoria, risalente addirittura al 1792. Entrambe sono vittime di abusi sessuali.
Vittima dei pregiudizi della societa' maschilista di allora, Carmen nel corso della sua vita e' stata sottoposta piu' volte a violenze ed ha dovuto fare i conti con il senso di colpa e spesso con l'impossibilita' di poter denunciare quanto subito, pena le solite minacce di repressione contro la famiglia e l'impunita' di fronte alla legge che facevano intendere i vari uomini che abusavano di lei.
Quanto a Gregoria, vittima delle violenze di suo padre, viene incredibilmente ritenuta consenziente e trasformata da vittima a complice di un crimine sessuale. Dal 1792 ad oggi e' cambiato molto poco.
Maria Teresa Messidoro cita l'argentina Veronica Gago, la quale afferma, a buon diritto, che i femminismi "sono riusciti a mettere in discussione la subordinazione del lavoro riproduttivo, la persecuzione dell'economia migrante, la naturalizzazione degli abusi sessuali come forma di controllo della forza lavoro precarizzata, il confinamento nelle quattro mura di casa come strumento di sottomissione e invisibilita', la criminalizzazione dell'aborto e delle pratiche di controllo sui corpi soprattutto delle donne", dedicando il suo libro a tutte le Gregoria, Maria, Evelyn, Teodora e Carmen di El Salvador, di tutta l'America Latina, di tutto il mondo, affinche' non ci sia piu' nessuna violenza contro le donne.
*
"Yo Soy Teodora, Yo Soy Carmen. Storie di donne di El Salvador" di Maria Teresa Messidoro. I disegni della copertina sono tratti da opere di Anibal Cedron. Composizione grafica Viola Hajagos.
Per riceverlo, e contribuire al progetto delle collaboratrici domestiche salvadoregne, scrivere a: terri.messi at tiscali.it
33. LIBRI. ROSSANA ROSSANDA PRESENTA "DIECI INVERNI" DI FRANCO FORTINI
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo questo intervento di Rossana Rossanda apparso sul "Manifesto" del 28 ottobre 2018 col titolo "Franco Fortini e i nostri 'dieci inverni'" e il sommario "I comunisti. L'intransigenza di Fortini non e' mai unidimensionale, e' stato piu' che mai attento a non dimenticare il nemico - come invece i comunisti hanno scordato di fare nel 1989"]
Bene ha fatto Quodlibet a ripubblicare Dieci Inverni di Franco Fortini, anche se e' lontano il tempo in cui egli li ripubblico' per la prima volta.
Sono interventi che ruotano tutti intorno a un tema: il silenzio, o peggio, la complicita' dei partiti comunisti occidentali, dunque anche nostra, sulla repressione che infuria in quegli anni sui dissenzienti nei paesi di "socialismo reale". La storia ne e' stata fatta soltanto parzialmente, volta a volta sopravanzata dagli eventi e dall'uso che ne fecero gli avversari di classe, basti ricordare la campagna democristiana del '48 e le "forche di Praga".
Ammesso che oggi io conti qualcosa, allora non ero nessuno, un modestissimo "apparatcik" della Federazione comunista milanese, addetta al "lavoro culturale" (qualcuno ricordera' il libro di Luciano Bianciardi) e quindi in una posizione che mi permetteva, anzi mi obbligava, di osservare d'appresso il conflitto tra il mio partito e Franco Fortini.
Noi comunisti avevamo una visione eroica di noi stessi, per essere la forza politica piu' attaccata dal governo e dalle destre in quanto rappresentanti della classe operaia.
In questo c'era una verita', gli amici stentano a credere se dico che per diversi anni a me, che appunto non ero nessuno, fu tolto senza spiegazione alcuna il passaporto, per cui essere contemporaneamente attaccati anche da un compagno socialista, tanto piu' in quanto egli aveva ragione, ci bruciava assai, come la nostra sordita' bruciava a lui, che ci rimproverava incessantemente di tacere sugli incredibili processi e le intollerabili esecuzioni che avvenivano nelle "democrazie popolari".
Ero stata incaricata tra l'altro di rimettere in piedi la Casa della cultura di Milano, la cui prima forma era stata disastrata dalle elezioni del '48; avevo chiesto a Fortini di farne parte, egli aveva accettato ma non per tacere nei confronti di quello che gli pareva un vero disastro sul piano politico e morale.
Per cui quando uscivano le sue rampogne e seguiva il contrattacco su "Societa'" o su "Rinascita", mi trovavo giusto sulla linea del fuoco incrociato: Franco mi telefonava esulcerato di prima mattina e non era facile calmarlo, Roma ("Rinascita") era lontana, Firenze ("Societa'") anche e non si poteva contare su un intervento della Federazione socialista di Milano, allora diretta da Rodolfo Morandi, piu' che silenziosa nei confronti del Pci, tanto piu' che era in corso la vertenza sui consigli di gestione in fabbrica.
Il mio raporto con Fortini per anni fu permanente ma difficile, per sfociare soltanto alla fine degli anni Cinquanta in un'amicizia che non sarebbe piu' cessata malgrado le sfuriate reciproche.
Oggi e' piu' facile vedere quanto Fortini avesse ragione.
Il Pci non attacco' l'Unione sovietica mai, neppure con una prudente discussione fino a che Berlinguer non comincio' la sua critica nel '69 alla conferenza dei partiti comunisti e operai a Mosca, ne' si fece mai su questo un'autocritica; nel dopoguerra la sua linea contro l'imperversare di Zdanov consiste' nel dare alle stampe, tramite Einaudi, i Quaderni dal carcere di Gramsci, definito da Togliatti fondatore del Pci nonche' martire del fascismo e percio' inattaccabile.
Per cui Franco Fortini non rinunciava a imputargli una vilta' se non una copertura delle pratiche orrende delle democrazie popolari, che pesavano su noi tutti, anche quando il problema, dopo il 1956, si fece bruciante: 1947-1957 sono appunto i dieci inverni, le gelate ideologiche che ricostituiscono le tappe di un percorso per noi in pura perdita ("Politecnico", i primi sciagurati interventi di Togliatti sulle arti figurative, in cui si trovo' contraddetto prudentemente anche da Guttuso, la difesa dei modestissimi ma ben intenzionati romanzi neorealisti come L'Agnese va a morire o il Metello - ricordo che Muscetta li rimproverava di passare piu' tempo in camera da letto che alla camera del lavoro - e dei film neorealisti non senza passare sulle braci ardenti delle scienze, Aloisi e il caso Lyssenko, fino alla contesa con i critici cinematografici "sciolti dal giuramento").
Non so valutare quanto questi interventi abbiano pesato sul percorso della letteratura, delle arti e delle scienze, ma sono persuasa che ebbero una conseguenza fatale per la disfatta attuale dei partiti comunisti: da allora fummo segnati per sempre dal marchio di essere un partito dittatoriale. Anche se e' facile, ma non ci assolve, confrontarci con altri partiti come quello francese che espelleva a destra e a manca, mentre il Pci e' meno violento.
Per cui nella cerchia degli 81 partiti comunisti ci facemmo la fama di essere il piu' intelligente e tollerante.
Certo mi impressiono', quando due o tre anni fa mi sono imbattuta per caso sui verbali stenografici del processo in cui fu coinvolto, finendo poi fucilato, anche Bucharin, accorgendomi che quel materiale era stato pubblicato formalmente dall'Urss mentre neppure i piu' illustri compagni di strada come Romain Rolland o Jean-Pierre Vernant (che non erano neppure legati dalla milizia comunista) hanno voluto o non si sono sentiti di alzare la voce contro le nefandezze indirizzate dal procuratore Viscinski appunto a Bucharin.
Ammesso che noi possiamo scrollarci di dosso la medesima responsabilita': io me ne vergogno ancora. Alcuni fra di essi avanzano una giustificazione: "Perche' mi schierai con la posizione dell'Urss? Ma per battere il fascismo". Come se sarebbe stato piu' difficile batterlo prendendo le difese di Slanskj.
In verita' questi scritti di Fortini vanno riletti oggi perche' la sua analisi va ben oltre il rifiuto di tollerare quello scandalo, anzi di tollerarlo tantomeno in quanto veniva dalla sua parte politica, riguardano il rapporto fra rivoluzione e cultura, indicando anche la debolezza di posizioni non perseguitate o almeno non messe a morte.
L'intransigenza di Fortini non e' mai unidimensionale, e' stato piu' che mai attento a non dimenticare il nemico come invece i comunisti hanno scordato di fare nel 1989, fin dal primo scambio fra Occhetto e Craxi.
Del resto non e' semplice distinguere volta a volta il crinale ideologico su cui passa lo scontro di classe. Non e' semplice ma proprio per questo Dieci inverni e' un testo prezioso per la riflessione ancora oggi (penso anche al modo in cui Fortini giudica le ragioni non solo nei disaccordi ma anche negli accordi come su Ladri di biciclette, o sulla posizione di Vittorini, del quale e' stato sempre amico e sodale, dopo la chiusura del "Politecnico").
34. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Riletture
- Fernanda Pivano, Beat, hippie, yippie, Bompiani, Milano 1972, 1977, pp. 304.
- Fernanda Pivano, Hemingway, Rusconi, Milano 1985, pp. 236 (piu' un inserto di 16 fotografie di Ettore Sottsass).
- Fernanda Pivano, I miei amici cantautori, Mondadori, Milano 2005, 2006, pp. 210.
- Fernanda Pivano, Libero chi legge, Mondadori, Milano 2010, 2011, pp. 336.
- Fernanda Pivano, Poesia degli ultimi americani, Feltrinelli, Milano 1964, 1980, pp. 372 (piu' un inserto).
- Fernanda Pivano, Viaggio americano, Bompiani, Milano 1997, 2001, pp. 400.
*
Riedizioni
- Grammenos Mastrojeni, Antonello Pasini, Effetto serra, effetto guerra. Clima, conflitti, migrazioni: l'Italia in prima linea, Chiarelettere, Milano 2017, Rcs, Milano 2020, pp. 192, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
- Jason Stanley, Noi contro loro. Come funziona il fascismo, Rcs, Milano 2019, 2020, pp. 192, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
35. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
36. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3843 del 26 agosto 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
- Prev by Date: [Nonviolenza] Armido Rizzi ci ha lasciato
- Next by Date: [Nonviolenza] No. 13
- Previous by thread: [Nonviolenza] Armido Rizzi ci ha lasciato
- Next by thread: [Nonviolenza] No. 13
- Indice: